hopin' you'd text me so I could tell you -

erin + meh

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +9    
     
    .
    Avatar

    we'll be together again

    Group
    Neutral
    Posts
    429
    Spolliciometro
    +746

    Status
    Offline
    not on drugs
    tove lo
    good times
    ella eyre
    telephone
    waterparks
    «visto?» esattamente come Morgan piantato in asso sul parco dell’Ariston, Erin seguì con lo sguardo l’introvabile profilo di Mehan Tryhard mentre si lanciava, nuovamente!, nel corridoio opposto al suo. Ruotò gli occhi sulla ragazza al proprio fianco, la quale, stringendo i libri al petto, assecondò la richiesta della Chipmunks puntando gli occhi celesti sulla nuca del Grifondoro. «te l’avevo detto.» non c’era rassegnazione nel tono di Erin; non c’era neanche la confusa tristezza dei primi tempi, smarrita insieme al coraggio dell’allungare ogni volta, ogni dannata volta, la mano per trattenere il Tryhard un maledetto momento in più. L’ex Tassorosso era, lecitamente a parere di chiunque avesse già udito le sue lamentele, seccata. «che problemi ha?» Ricambiò l’occhiata di Amalie stringendosi nelle spalle, labbra strette in una linea apparentemente dura, ma ad un passo dal tremare in un mare di insulti o singhiozzi – o perché no, entrambe. «io, sono il problema» una conclusione a cui era stata costretta a giungere dagli inequivocabili tentativi di Meh di evitarla, a cui neanche i suoi amici riuscivano più a trovare scuse. Dopo i primi meh? Non l’ho visto sorrisi fra i denti, e balbettati inviti a rimanere comunque con loro per pancake & chill, perfino Beh e Nicky si erano arresi al è solo timido? È un bravissimo ragazzo, davvero, NON ODIARLO CI PARLEREMO confuso ed imbarazzato. Erin non… non capiva, neanche dopo mesi. Aveva iniziato a credere di esserselo immaginato, il pomeriggio a wicked park; di essersi inventata l’intera conversazione, trascinata da quei sogni ad occhi aperti che, evidentemente, iniziava a confondere con la realtà. Ma perché evitarla? Morse il labbro superiore poggiando una spalla sulla porta dell’ufficio del docente di erbologia (che non esisteva, quindi era suo e di jeremy), mentre Amalie le dava una pacca sul braccio. «impossibile. è chiaramente lui che ha problemi. Vuoi che scopra quali? Dammi solo il tempo di mettere gli occhiali - » la Corvonero infilò una mano in tasca cercando le lenti che, a suo dire, la facevano apparire più intelligente, e che erano oramai entrati a far parte del Kit Psicomaga insieme al taccuino, ma Erin la fermò con una leggera risata ed un abbraccio stanco. «AMA/AAAAA/LIEEE» frustrato e stanco, sospirato sulla spalla della bionda. Quanto le era mancata. Il tempo strappato (a barry. Senti, so che è la tua ragazza e tutto quanto, ma non l’ho avuta per anni LASCIAMI LA MIA MIGLIORE AMICA) fra una lezione e l’altra, era quanto Erin avesse sempre sognato: sarebbe stato perfetto solo se entrambe fossero ancora state studentesse, con Amalie ad aiutarla nei ripassi e con la quale esercitarsi, ma quello se l’erano perso. L’unico motivo che aveva spinto Erin a diventare assistente di Erbologia, era la possibilità di perlomeno esserci nell’ultimo anno di Amalie; la Shapherd non aveva potuto esserci nel suo, quindi, in qualche modo, avevano dovuto improvvisare un rimedio. «sicura? COMUNQUE CI PERDE LUI» se avesse avuto un quarto (un quarto) della sicurezza di Amalie Shapherd, forse non si sarebbe trovata in quella situazione.
    Peccato fosse solo una Erin Chipmunks. Annuì fingendosene convinta, un sorriso orgoglioso a far capolino dalle labbra morbide. «sempre bello sentirselo dire» indipendentemente dal fatto che potesse non essere vero, cosa del quale s’era ormai persuasa. «magari ha cambiato idea» onestamente, la risposta più sensata a quelle reazioni. Si pentiva di averle detto di avere una cotta per lei, e non sapeva più come dirglielo perché troppo...Tryhard per farlo. Magari quel giorno era stato allucinato dalle droghe? Sull’oblivion non si sapeva mai, tutto era probabile. Non poteva neanche giustificarlo dicendo non avesse più avuto tempo, perché tempo per baciare Fitz a capodanno ed avere un appuntamento al buio con Posh, l’aveva trovato.
    just saying.
    «alquanto improbabile» Amalie inarcò un biondissimo sopracciglio lanciandole un’occhiata allusiva da sopra i libri. «è solo un...» fece spallucce, agitando vaga una mano libera nell’aria. «ragazzo» brutta razza il genere maschile. Si lamentavano tanto di come le donne fossero incomprensibili, e poi che facevano? Raddoppiavano il mistero con panic moonwalk e parkour sulle spalle di Hunter Oakes. Una razza davvero a parte con la quale cominciava a credere di non voler avere più nulla a che fare. «vado dentro.» un altro sospiro, ed un sorriso più leggero alla Corvonero. «buona lezione» con tanto di support kiss sulla guancia, e pollice alzato nella sua direzione.
    Si chiuse la porta dell’ufficio alle spalle, luogo dove Erin si rifugiava ogni qual volta Amalie avesse lezione, sprofondando con l’ennesimo borbottio inintelligibile sulla scrivania. «buongiorno anche a te?» «ciao» mugolò, poggiando la guancia sulle braccia incrociate per lanciare una triste occhiata al suo collega; Erin non era l’unica a rifugiarsi nell’ufficio quando il resto della scuola diventava troppo noioso, o un campo minato di studenti che volessero sapere cose. «senti ma,» si drizzò a sedere improvvisamente attenta, mentre lo sguardo di Jeremy Milkobitch diceva chiaramente non farlo, poi mi sento moralmente obbligato a risponderti e non so se mi va con quella lieve preoccupazione tipica di chiunque si ritrovasse sotto i curiosi occhi verdi della ragazza. Erin mandava effettivamente i vibes di qualcuno sempre sull’orlo di fare innocenti domande imbarazzante, ma non era mai la realtà dei fatti; quelle le teneva per i blog anonimi. «se, ipoteticamente parlando, qualcuno...uhm, ti dicesse che gli piaci, no» capo chino e sguardo fisso sulle proprie dita a tamburellare sul tavolo. Erin Therese Chipmunks, diciannove anni, ribelle per diciotto, con due battaglie alle spalle e tachicardia nervosa per un ragazzo.
    Che vita assurda. «ma poi ti evitasse» labbra curvate verso il basso, lingua ad umettarle. Non alzò gli occhi nel continuare, guance in fiamme e bocca asciutta. «cioè, tipo...che vuol dire» Con il senno di poi (e con poi, s’intendeva il secondo successivo) forse Jeremy Milkobitch non era la persona più adatta a cui domandarlo. «che vuol dire» ripetè, infondendo in quella (retorica, più che altro) domanda tutto il condivisibile malessere interiore. «che vuol dire» «EH» allargò le braccia come se quella di Jeremy fosse stata effettivamente una risposta, abbandonandosi sullo schienale della sedia con l’ennesimo sospiro. «dici che è il momento di ricorrere alla violenza?» Milkobitch, spettatore di una Erin con un pugno conficcato nello sterno di una persona: «cosa intendi per violenza» la replica della Chipmunks non si fece attendere, con un SONORISSIMO!!! POTENTISSIMO!!! buffetto sulle nocche. L’altro rimase in silenzio così a lungo da costringere Erin a guardarlo. «uau. direi che si può fare» «ok. proviamoci.» [hint], subtle perché Erin sapeva che non avessero gli stessi concetti di violenza e non voleva dare strane idee al suo socio; rimanere sul vago era più chic. «vado. Augurami buona fortuna» Jeremy, dondolando sulla sedia, l’espressione solenne di chi, volente o meno, si era affezionato agli strani metodi di Erin Chipmunks. «spacca culi» Pausa carica di suspance. «...non letteralmente; mehan è il portiere grifondoro, ci serve» «CHI HA PARLATO DI MEHAN SCUSA» jeremy i’m stoned not stupid le diede una pacca sulla spalla.
    Capita l’antifona, grazie tante.

    «MEHAN BAROLO TRYHARD» attivò il meccanismo fight or flight nell’esatto momento in cui vide le spalle di Meh irrigidirsi, lo sguardo gonfio di panico a cercare vie di fuga, e le gambe pronte all’azione. Non oggi. Prima che potesse nuovamente trovare una scusa (beh pensa di avere il coronavirus, devo andare; nicky è rimasta incastrata nelle scale; hunter ha troppi libri da portare, vado; ehi perché non parli un po’ con halley CIAO!), corse nella sua direzione, placcandolo («paccalo» «okay lo placco» «...sì beh, in effetti funziona anche così» cit guru gwen) come un giocatore di football in prima linea. Era piccola, ma she could fiGHT – non di meno si ritrovò comunque a corto di fiato, l’aria sputata dai polmoni a causa dell’impatto. E andava già bene che l’effetto sorpresa avesse realmente trascinato a terra entrambi, perché rimanere appesa come un paguro alla sua conchiglia non sembrava una prospettiva affascinante. «dove credi di andare?» di nuovo. Puntò un minaccioso indice contro di lui, ignorando le occhiate preoccupate degli studenti che passavano loro a fianco, intimandogli di tacere.
    Ecco, non era che Erin avesse realmente preparato un piano. Non l’aveva mai fatto, convinta che se fosse riuscita ad avere cinque, cinque!, minuti dell’attenzione del Grifondoro, avrebbe semplicemente saputo cosa dire. Corrugò le sopracciglia e scosse il capo, togliendosi (a lei, esatto, non a lui) l’impiccio di rimanergli appiccicata, preferendo sedersi imbronciata al suo fianco. «non era previsto andasse così» un bisbiglio sincero e puro, quello della Chipmunks. Aveva sempre immaginato Grandi Rivelazioni in momenti scenografici della sua vita, con tramonti alle spalle o pioggia a rendere il tutto più intenso, ed invece quel che aveva avuto era stato uno strillo confuso ed una fuga strategica – nonché mesi ad essere ignorata. Perfino in quella seconda occasione, il meglio che aveva erano vestiti impolverati, e capelli scompigliati. «te ne sei andato» ed aveva continuato a farlo, maledizione. Cosa si aspettava da Erin? Forse non quello, forse nulla, ma ormai era tardi per cambiare idea. «e non hai mai ascoltato cosa io avessi da dire?» strinse i denti, alzando secca una mano per dare uno schiaffo sulla spalla di Mehan. «cafone!» Tenne il palmo sospeso affinché il Grifondoro non parlasse, conscia che se avesse detto qualcosa in quel momento - qualunque cosa - sarebbe scoppiata a piangere, ed avrebbe smesso di provarci. Non voleva smettere di provarci. «se fossi rimasto...» batté le ciglia, disegnando distratti cerchi con il pollice sul pavimento. Ingoiò la saliva ed inspirò, soffiando piano, ma ben distinguibile, un delicato «ti avrei detto che anche a me piaci» ancora risentita malgrado le guance in fiamme ed il cuore in gola, alzò infine il terrorizzato sguardo color muschio per cercare gli occhi di Meh. Aveva fatto tante cose paurose, Erin, ma – onestamente? - nulla come quella. Era un nuovo livelo di terrore, tutto sulla lingua e lo stomaco. «s-sei carino, e mi fai sempre ridere, e sei gentile con i bambini, e sei...» arricciò il naso ed abbassò gli occhi sulle proprie mani, un sorriso ironico a curvarle le labbra. «meh» che valeva un po’ per tutto, nel dubbio, nelle timide spalle a stringersi della Chipmunks. «non mi offendo se vuoi rimangiarti quello che hai detto» si affrettò ad aggiungere, agitando entrambi le mani nell’aria. «volevo solo...» lasciò la frase in sospeso, incavando il mento sulle ginocchia strette al petto.
    Volevo solo che lo sapessi suonava troppo patetico anche alle sue stesse orecchie.
    You make it difficult to not overthink And when I'm with you I turn all shades of pink, ah
    erin t.
    chipmunks
    when: 25.09.00
    where: london
    sign: libra
    status: confused
     
    .
  2.     +6    
     
    .
    Avatar

    get in l o s e r !

    Group
    Neutral
    Posts
    269
    Spolliciometro
    +753

    Status
    Offline
    wonderwall
    oasis
    crush
    david archuleta
    clumsy
    fergie

    «o gisus»
    o craist
    la bolla d'ansia e panico che era diventato mehan tryhard da qualche mese a quella parte si impiantò di colpo nel bel mezzo del corridoio, la mano destra come l'artiglio di un rapace ad agguantare il braccio del fratello. «mission abort!» se per missione si intende raggiungere la sala grande, non certo un percorso irto di ostacoli e difficoltà. behan, comunque perso nel suo mondo da almeno dieci minuti, ebbe giusto il tempo di lasciarsi sfuggire un sentito «che succede?» prima di venire trascinato via senza troppi complimenti, le spalle improvvisamente incollate al muro.
    non l'aveva vista (impossibile per un normale essere umano riuscire ad individuare erin con quella precisione anche da tale distanza), ma la modalità messa in atto dal gemello era così una routine ormai da cancellare in un attimo la domanda posta per istinti. sapeva benissimo cosa stava succedendo. «bro, ma non potresti.. non so, parlarle?» mehan adorava suo fratello, ma c'erano momenti nella loro vita insieme in cui lo avrebbe volentieri strozzato - a costo di trovare una scaletta sulla quale arrampicarsi - e, a giudicare dagli occhi strabuzzati che il grifondoro gli piantò addosso, sembrava essere una di quelle volte. «parlare, bro? pARlaRe?!?!?» stava facendo uno sforzo sovrumano per tenere dentro l'high pitched scream che minacciava costantemente di sfuggirgli dalla gola «avrei dovuto parlare con lei quattro mesi fa, beh. qUAttRO MEsI fA! dopo averle urlato che mi piace in un luogo pieno di gente a cinquanta metri di distanza.» gli venivano i brividi solo a pensarci. e anche un po' da piangere, ma quella ultimamente era più la regola che l'eccezione: non aveva più idea di cosa fosse una buona dormita, il tryhard, problematica messa in risalto dal sul continuo muoversi a scatti, dal colorito verdognolo e da una corona di capelli incasinati che avrebbe tanto avuto bisogno di un buon parrucchiere. «mi sono comportato come un-» e dai dillo. «-un COGLIONE!» si girarono ben più di un paio di teste, ma non ci fece caso.
    per quanto fosse una bella sensazione poterlo finalmente dire ad alta voce, ammettere di essere un idiota non migliorava la situazione del diciassettenne, né gli dava alcuno spunto per rimettere insieme i cocci. triste, per un grifondoro, ma le cose stavano così: era andato a dormire cullato da un sogno e al risveglio si era ritrovato in un incubo infinito fatto di palpitazioni, sudore e paura. paura, capite? paura di aver rovinato tutto, che erin lo prendesse per il ragazzino scemo che era, di essersi giocato persino la sua amicizia. se l'era tenuto dentro per un anno - UN ANNO! - quel sentimento ridondante al quale inizialmente aveva persino faticato a trovare una collocazione, un nome, e poi andava a sputtanarsi così? gli sarebbe piaciuto poter almeno dare la colpa a eddie e al suo (coltello puntato ai testicoli) entusiasmo, ma in fondo sapeva che prima o poi avrebbe dovuto dirglielo.
    magari più poi che prima.
    possibilmente non così.
    forse persino mai, nel dubbio.
    «ho incasinato tutto e adesso me la faccio sotto, ok?» s'era dovuto sollevare sulla punta dei piedi per raggiungere il bavero della divisa di beh, e nel tornare a terra si sentì improvvisamente svuotato da ogni energia. «ti immagini se le parlassi e lei mi dicesse che andavo bene a malapena come amico, figurarsi come- beh lo sai.» un sospiro rassegnato, entrambe le mani a nascondersi tra i capelli. «non fare così bro! tu sei un ottimo amico, bro» «bro.» behan se lo strinse al petto - maledetta giraffa - per una serie interminabile e meravigliosa di secondi, durantea quale per poco il Grifondoro non si addormentò secco. con il senno di poi, la sfida prevista dalla lezione di papino gli faceva un baffo. «meh? sveglia!» «eh? cos-sono sveglio!» più o meno.«senti io.. faccio un giro qui intorno ok? tu vai pure avanti poi ti raggiungo.» e non perché avesse il terrore di incontrare erin in fondo al corridoio, assolutamente no. era anche a corto di scuse ed eventi catastrofici che richiedevano la sia presenza (non ho chiuso il gas, mi brucia la padella, non sono meh), non avrebbe potuto scegliere momento migliore.
    #maancheno.
    si salutarono con la solita stretta di mano e meh osservò il fratello mentre trotterellava via con l'animo leggero, la coscienza pulita. «sei proprio un pirla, mehan.» ma nemmeno quella era una novità. per un motivo o per l'altro negli ultimi tempi se lo ripeteva spesso, come un mantra, finendo per accogliere tale verità quasi con calore, familiarità - una certezza, quanto meno. testa incassata tra le spalle e schiena leggermente ingobbita sotto il peso dei suoi fallimenti (i'm a theatre kid), meh abbandonò il suo nascondiglio - aka la parete contro cui aveva tentato di mimetizzarsi - sgusciando nel corridoio opposto, dove la pietra lasciava spazio ai vialetti del cortile. gli serviva un po' di aria fresca, alla faccia del corona virus dilagante, un bel respiro a pieni polmoni che gli consentisse di calmare il battito cardiaco e mettere a tacere i crampi allo stomaco: ormai si conosceva, il tryhard, doveva solo contare fino a dieci. molto lentamente. «uno» tutto bene meh «due» puoi farcela, è un giorno come un altro «tre» pensa solo a respirare
    «quattro» adesso passa
    «cinque» non sei poi così pirla
    «sei» te la stai cavando bene in fondo.
    «sette» molto in fondo.
    «ott-» «MEHAN BAROLO TRYHARD» NO! non aveva finito di contare! NON ERA ANCORA PRONTO.
    ruotó su se stesso, il diciassettenne, una pallida trottola già istintivamente pronta a fuggire con uno scatto da atleta consumato. il piano era semplice e potente nella sua banalità: scavalcare il muretto, ruzzolare in cortile, continuare a rotolare sull'erba come una palla di fieno nel far west e scomparire nel primo antro buio. magari una tana di Coccolino, o una buca abbastanza profonda da inghiottire lui e la sua vergogna. era sbagliato, e lo sapeva, ma non è che il cervello gli stesse suggerendo soluzioni migliori - solo un basso ronzio di sottofondo e qualche sjxjksjdjs appena percepibile.
    fortuna vuole che quel giorno la chipmunk avesse finalmente deciso di entrare in modalità berserk: meh non poteva saperlo, ma quella rara condizione aveva mietuto più vittime di quante se ne poteva immaginare, letale quanto una kieran sargent abbracciatrice. la vide partire di corsa, troppo inchiodato sul posto per poter muovere un solo muscolo, e prima di rendersi conto di quello che stava accadendo il grifondoro si trovò gambe all'aria - e chiappe a terra. esattamente dove meritava di stare. «ahio?» non aveva alcun diritto di lamentarsi, ma una smorfia di dolore gli sfuggì comunque dalle labbra, non per forza scatenata dall'impatto tra il coccige e la pietra: con quel placcaggio anche l'ultimo oncia orgoglio rimasta era andata a farsi benedire. alla buon'ora. «dove credi di andare?» stava per dire qualcosa (ammesso avesse davvero pronta una risposta), ma il dito puntato di erin gli fece cambiare idea alla svelta: sembrava pronta a ficcarglielo in un occhio, e il tryhard aveva già sfidato abbastanza la sorte per quel giorno. «non era previsto andasse così» a lui lo diceva? a lui, mehan tryhard, che se qualcuno un anno prima gli avesse raccontato quanto in basso sarebbe caduto - letteralmente - non avrebbe saputo trattenere una risata da far lacrimare gli occhi.
    abbassò lo sguardo mentre erin si rialzava, ancora incapace di guardarla in viso, guance in fiamme che il Grifondoro pregava ardentemente lei non notasse - era già abbastanza difficile così, senza dover ammettere che averla vicina dopo tanto tempo gli creava scompensi di ogni genere. «te ne sei andato. e non hai mai ascoltato cosa io avessi da dire?» di nuovo, come il più testardo dei muli, meh aprì la bocca per controbattere, un istinto più forte di quello di autoconservazione; quest'ultimo aveva abbandonato il tryhard da tempo, o forse non era mai stato parte del suo dna. non furono la sberla sulla spalla o la mano sollevata pronta a colpire di nuovo, ma le iridi verde bosco puntate sul terreno e la confusione dipinta sul volto di erin. odiava l'idea di essere lui il responsabile, solo che non poteva dirglielo - non ancora. «scusa» sussurrato a voce così bassa da non essere certo la chipmunk avesse sentito, troppo spaventato da ciò che stava per accadere per ripeterlo un'altra volta: temeva la friendzone come qualunque altro adolescente, il tryhard, ma il suo terrore andava ben oltre, così radicato da convincerlo che evitarla era la soluzione migliore. sta per dirmi che non possiamo più essere amici.
    «se fossi rimasto.. ti avrei detto che-» non poté più trattenersi, troppa tensione
    «posso essere ancora un buon amico, lo giuro, mi dispiace io-»
    «-anche a me piaci»
    cosa
    «eh?»
    che succede
    in chessensoh
    «(dov'è bugo?) ma-»
    chi si è sentito male?
    «io» esattamente.
    con erin decisa ad ignorare il fatto di aver rotto meh, il diciassettenne poté continuare a sbattere le palpebre boccheggiando come un pesce fuori d'acqua - una vera fortuna che fosse già seduto a terra, con quelle gambe improvvisamente di gelatina. «non mi offendo se vuoi rimangiarti quello che hai detto» «NO!» troppo entusiasmo? chill, bro. «no certo che non.. scusa sono un po'-» shockbasito «respira, meh» questo non dovevi dirlo ad alta voce. si portò entrambe le mani alla bocca nella speranza di bloccare l'afflusso di cazzate in libera uscita, prima che fosse troppo tardi. ne aveva già fatte abbastanza di stupidaggini, e morgan lo aveva comunque graziato con un'ultima, preziosa possibilità. «scusa è che non.. me l'aspettavo. credevo volessi dirmi che non potevamo essere più amici, sai-» perché sarebbe stato troppo imbarazzante, perché niente sarebbe stato come prima «è per quello che..» muovendo random le mani nell'aria tentò di farle capire che si riferiva alle svariate fughe rocambolesche per i corridoi, le guance se possibile ancora più rosse di prima.
    era uno strano mix di entusiasmo e vergogna, quello che stava provando - inatteso e del tutto nuovo.
    «non voglio rimangiarmelo.» almeno di una cosa, a quel punto era sicuro. «scusa se te l'ho detto in quel modo.» da qualche parte doveva pur iniziare, no?



    Do you catch a breath when I look at you?Are you holding back like the way you do? 'Cause I'm trying and trying to walk away, But I know this crush ain't goin' away
    Mehan tryhard
    when: 26.07.2002
    where: london
    sign: cancer
    status: chesuccede
     
    .
  3.     +6    
     
    .
    Avatar

    we'll be together again

    Group
    Neutral
    Posts
    429
    Spolliciometro
    +746

    Status
    Offline
    not on drugs
    tove lo
    good times
    ella eyre
    telephone
    waterparks
    Le veniva da vomitare. Non avrebbe saputo dare altro nome a quel malessere interiore che rendeva complesso mettere a fuoco il mondo, o alle ondate di caldo al volto che minacciavano il suo equilibrio (fisico, ma anche mentale) costringendola a stritolare le gambe contro il petto. Voleva davvero sentire cosa Meh avesse da rispondere? No. In un lampo d’egoismo e sincero terrore, comprese perché quel giorno il Tryhard se ne fosse andato. Se non fosse stata così...imbarazzata da non riuscire a muovere alcun muscolo, anche lei l’avrebbe fatto. Era passato troppo tempo? L’aveva messo in difficoltà? @amalie aiuto. «NO!» Ingoiò la saliva ed obbligò il cuore a tornare nella cassa toracica, i denti a stringere spasmodici il labbro inferiore. No? No? No, non voglio rimangiarmelo, o no, non dirlo? Con uno sforzo titanico, alzò gli occhi verdi verso il viso di Mehan Tryhard, trasparente nella paura a brillare sincera nelle iridi muschio. Aveva provato tanti generi di paura, ma quella aveva una nota diversa – quasi melanconica, avrebbe scritto nelle sue FF – che non riusciva a elaborare. Non sul momento, perlomeno. Ottimista, romantica senza speranze, nella sua vita Erin si era presa infatuazioni per chiunque, fosse per un sorriso o per un talento innato nella musica, ma non aveva mai realmente...fatto il primo passo - o il secondo, o il terzo. Quello era un territorio inesplorato e, malgrado nelle sue storie l’avesse sempre descritto come eccitante, terrificante e gonfio d’angoscia. Mai più pensò, incrociando gli occhi scuri del Tryhard e fingendosi più coraggiosa di quanto non fosse. «no certo che non.. scusa sono un po'-respira, meh» Annuì come se quella risposta avesse senso, seguendo il consiglio e respirando anch’ella. Se avesse potuto manipolare il tempo, l’avrebbe accelerato per porre fine il prima possibile a quel lancinante dolore al petto, sintomo di cuore spezzato e vergogna in egual misura; tutto, pur di non misurare i respiri frettolosi del Grifondoro come un conto alla rovescia. «scusa è che non.. me l'aspettavo. credevo volessi dirmi che non potevamo essere più amici, sai-» Erin corrugò le sopracciglia, un’occhiata curiosa al moro. Il blaterare del Loser cancellò, seppur momentaneamente, il timore della Chipmunks nei suoi confronti sostituendolo con sincera confusione, il capo reclinato sulla spalla ed uno sguardo di sottecchi al ragazzo. «non l’avrei mai fatto» onesta e ingenua nella replica sussurrata appena al portiere. Se non fosse stata interessata a Meh in quel senso, gli avrebbe semplicemente detto gentilmente che potessero essere solo amici, ma non era da Erin – Aguilera, Chipmunks, Tupp - rinunciare così ad un’amicizia. «non voglio rimangiarmelo.» Solo a quel punto – a quella frase, a quell’espressione - la tensione sul viso della ex Tassorosso si sciolse come neve al sole, lasciando spazio e tempo ad un sorriso genuino, e radioso quanto un campo di grano sotto la luce di mezzogiorno. Tornò a respirare senza rendersi conto di aver smesso, le spalle ad afflosciarsi con un sospiro che sapeva di cose leggere e dolci – nuvole e zucchero filato. «okay» Okay? Era tutto ciò che avesse da dire? Invero, . Non sentiva il bisogno di aggiungere altro, conscia di essere trasparente quanto un vetro levigato sulla spiaggia, né avrebbe saputo cos’altro dire. Okay sembrava una risposta stupida e scontata, ma in quel momento era l’unica che contasse qualcosa. «scusa se te l'ho detto in quel modo.» Abbassò ancora lo sguardo, le guance in fiamme e le labbra a stringersi fra loro per fermare un altro, stupido ma felice, sorriso. «non importa» più o meno. Come aveva detto, non era così che se l’era immaginato, ma non era forse la realtà sempre differente dall’aspettativa? E differente non significava peggiore - non in ogni caso, perlomeno. Non nel loro, perché «almeno l’hai fatto» bisbigliato ma ben udibile malgrado, ad un certo punto di quella conversazione, Erin avesse ceduto all’istinto di nascondersi il volto fra le mani. Lasciò scivolare una risata isterica imbarazzata e allegra sui polpastrelli, liberando poi il viso per pettinare i capelli all’indietro, e lanciare al Tryhard uno sguardo che si sforzò davvero tanto di essere spavaldo e audace, ma che dovette apparire più per quel che realmente era: entusiasta e incredulo. «e puoi sempre riprovarci» in quel momento? fra altri sei mesi? Non le importava, non davvero. Erin non aveva bisogno di sentirselo dire un’altra volta, ma non poteva negare di volerlo - di potergli dare il giusto peso, le giuste reazioni, il giusto batticuore. «la seconda volta è sempre quella migliore, no?» detto da una ragazza tornata in vita da poco meno di un anno, non poteva che essere vero.
    You make it difficult to not overthink And when I'm with you I turn all shades of pink, ah
    erin t.
    chipmunks
    when: 25.09.00
    where: london
    sign: libra
    status: confused
     
    .
  4.     +6    
     
    .
    Avatar

    get in l o s e r !

    Group
    Neutral
    Posts
    269
    Spolliciometro
    +753

    Status
    Offline
    wonderwall
    oasis
    crush
    david archuleta
    clumsy
    fergie

    da quanto tempo non si sentiva così leggero?
    probabilmente troppo, perché non ricordava l'ultima volta in cui aveva inspirato riempiendosi il petto senza sentire una fitta, che non aveva nulla di fisico eppure si ripercuoteva in tutto il corpo. l'ultima volta in cui aveva sorriso e quel sorriso gli era rimasto sulle labbra senza svanire a poco a poco, l'ultima volta in cui si era sentito ancora un ragazzino.
    non se le ricordava, quelle ultime volte, e se in parte la spiegazione era semplice, fisiologica - non sei più un ragazzino - dall'altra mehan aveva faticato ad accettarne la rapidità. era successo tutto troppo in fretta, nel modo peggiore possibile, senza lasciargli il tempo di abituarsi ad un mondo nuovo, ad una vita nuova. la vita in cui la sua famiglia non era quella che sembrava, i suoi amici morivano, e le parole rimanevano incastrate in gola come chiodi ostinati nel muro. non immaginava, Mehan Tryhard, che sarebbe bastata una sola parola, un «okay» sussurrato a fior di labbra per farlo sentire come quando aveva quindici anni e niente di terribile a tenerlo sveglio la notte. perché forse a qualcun altro quella risposta sarebbe suonata insufficiente, priva di valore nel contesto, ma non al grifondoro.
    per lui equivaleva al va tutto bene di cui sentiva il bisogno.
    «okay» lo ripeté persino, incapace di distogliere lo sguardo, le labbra leggermente dischiuse per la sorpresa; non tanto l'idea di piacerle, piuttosto la capacità di riuscire nuovamente a respirare senza la fitta a pungere il costato. e l'inevitabile imbarazzo nel rendersi conto di quanto prima avrebbe potuto porre rimedio. well done tryhard, well done. «non importa, almeno l’hai fatto» doveva combattere contro tutta una serie di impulsi, il grifondoro, ma ormai era abituato; nessuno di quegli stimoli gli era nuovo, nemmeno il battito del cuore ad accelerare furioso intrappolato sotto le costole: prenderle una mano, sistemare una ciocca di capelli dietro l'orecchio, baciarla. non era la prima volta che si ritrovavano così vicini, l'aria deglutita a fatica nel tentativo di non rendere troppo ovvi i suoi pensieri, una risata lieve e soffocata in fretta a mescolarsi con quelle degli altri. solo che quegli impulsi tanto familiari, ora gli risultavano insopportabili - perché non aveva più bisogno di fingere. e quando erin abbassò nuovamente le mani, senza nemmeno accorgersene meh si ritrovò a sfiorarne il dorso con la propria, gli occhi scuri a cercare un punto imprecisato nel terreno.
    «la verità è che mi sei sempre piaciuta.. come persona, dico.» territoriale come pochi, fatto risaputo in tutta la scuola (altrimenti non avrebbe organizzato il rapimento di un ragazzo solo perché si vedeva con hunter #psycho), per mehan non era semplice accettare la presenza di estranei nel suo gruppo, eppure con erin era stato facile sin dal principio. impossibile resistere alla sua gentilezza, a quel modo che aveva di entrare nelle vite degli altri in punta dei piedi senza fare troppo rumore, al sorriso sfumato di tristezza che in certi momenti della giornata le piegava gli angoli della bocca. ok troppi dettagli, mehan smettila di fare lo stalker. «e poi dopo la festa di halloween mi sono reso conto che mi piacevi.. insomma, di più.» eh ma quanto gli mancavano i bei tempi in cui trovare le parole giuste da dire ad una ragazza senza balbettare era la caratteristica che lo rendeva famoso. scriveva discorsi per un sacco di studenti (compreso suo fratello, ma beh su impappinava anche con gli appunti davanti), lavoro a tempo pieno. «si lo so, è assurdo. ho una cotta per te da quell'halloween» un anno e mezzo prima. si vergognava un po' ad ammetterlo, ma a quel punto era in ballo e voleva terminare il suo tango con un casquet e punteggio pieno. «non sapevo come dirtelo, così ho aspettato finché.. beh, finché le cose non sono andate per il verso sbagliato.» e non c'era alcun bisogno di specificare quanto o come tutto fosse andato in vacca. erin era morta, tanto bastava. «il punto è che quando ci sei tu faccio davvero fatica a trovare qualcosa di intelligente da dire, sai-» non l'avevamo notato «a malapena respiro.» un po' meno, meh, fingi di avere ancora una dignità.
    quale.


    Do you catch a breath when I look at you?Are you holding back like the way you do? 'Cause I'm trying and trying to walk away, But I know this crush ain't goin' away
    Mehan tryhard
    when: 26.07.2002
    where: london
    sign: cancer
    status: chesuccede
     
    .
  5.     +6    
     
    .
    Avatar

    we'll be together again

    Group
    Neutral
    Posts
    429
    Spolliciometro
    +746

    Status
    Offline
    not on drugs
    tove lo
    good times
    ella eyre
    telephone
    waterparks
    Era davvero un universo inesplorato quello che si stava spalancando davanti agli occhi di Erin Chipmunks. Troppo abituata ad essere la scrittrice dietro le storie, non riusciva a capacitarsi di poter essere la protagonista di qualcosa che somigliava dannatamente tanto alle fanfiction che era solita costruire a due mani con Kieran, ma che invece era reale. Concreto, da poter toccare e sentire sulla pelle. Fino a quel momento era stato tutto astratto, ancora nella testa di Ale Erin, ma bastò il brevissimo contatto fra i polpastrelli di Meh ed il dorso della sua mano per causare un picco d'accelerazione cardiaca, di quelli che ti ricordava fossi viva - ed eri viva ed eri viva ed eri viva - e ti stampava uno stupido sorriso sulle labbra. Trattenne il fiato, gli occhi smeraldo incantati a seguire quel minimo movimento nel timore che, distogliendo lo sguardo, potesse svanire. Non era niente, ma era un minuscolo passo verso quel che avrebbe potuto essere - qualcosa di più naturale, meno impacciato -, un gesto che conteneva tutta la morbida tenerezza che centinaia di parole non sarebbero state in grado di esprimere. Volse timidamente la mano per tenere quella del Tryhard nella propria, e più che una stretta si limitò a fare da appoggio; così, sapete, giusto per saggiarne il peso ed abituarcisi - abituarcisi. Strinse un altro sorriso fra le labbra, sfarfallando solo brevemente gli occhi color giada per cercare una muta conferma dal Grifondoro prima di riabbassarlo sulle loro mani. «la verità è che mi sei sempre piaciuta.. come persona, dico.» was that a friendzone in feedback. Corrugò lievemente le sopracciglia e si arrischiò ad alzare il capo verso il Tryhard, il quale però osservava testardamente il suolo come se contenesse i segreti dell’universo. Come biasimarlo. Anche Erin tornò a guardare per terra, rannicchiando maggiormente il mento fra le ginocchia e comprimendovi un altro sorriso. L’ex Tassorosso si era sempre interessata troppo di quel che gli altri pensavano di lei; non erano i giudizi a inquietarle l’animo, quanto più la possibilità che potesse non piacere: il suo sogno era sempre stato quello di andare d’accordo con tutti, l’aesthetic della ragazza che entrava nei locali e riceveva saluti e pacche sulle spalle dai presenti, quella ricordata con un sospiro ed uno sguardo sognante. Non desiderava necessariamente fossero tutti amici, ma almeno...allegri conoscenti? In parte egocentrica e vanesia, ma Erin voleva lasciare il segno, e farlo nel modo migliore. Libri e film l’avevano viziata, caso mai non l’aveste notato; aveva sempre sognato troppo in grande per una realtà piccola e asciutta. «e poi dopo la festa di halloween mi sono reso conto che mi piacevi.. insomma, di più.» noooOOo perché aveva nominato quell’halloween? Chiuse gli occhi come se potesse bastare a cancellare quanto appena udito, un inintelligibile verso di gola a sgusciare ruvido dalle labbra. L’aveva evitato per giorni, e settimane e mesi, dopo quell’halloween infame di cui ricordava, fortunatamente, poco e niente. Dai, era stato troppo - troppo - imbarazzante, e il solo pensiero bastò a infiammarle le guance e convincerla a incavarsi nel terreno un po’ di più. Chissà a che punto della loro vita sarebbero stati i merin, se quel lontano Halloween Sara avesse estratto casualmente, boh, NATE!!!, invece di Meh. Conoscendoli, avrebbero sicuramente trovato un altro modo imbarazzante per far scoccare la scintilla, ma la player ci teneva comunque a far notare che it’s fate not luck. «si lo so, è assurdo. ho una cotta per te da quell'halloween» «sdfb gnnnn» perCHè, avrebbe voluto domandargli. Con tutti i bei ricordi (quali) che avrebbe potuto avere di lei (QUALI), per quale motivo quella serata. Niente, si sentiva ancora male nonostante fossero passati anni.
    Però aspetta -
    «davvero?» ed il tono si era fatto più morbido ed incredulo, liquido quanto succo di frutta a colazione. Era un sacco di tempo, per avere una cotta per lei. Premette il palmo libero contro la guancia trovandola, non inaspettatamente, bollente, e nervosa portò ancora una ciocca scura dietro l’orecchio. COME SI FACEVAA AAAA @AMALIE AIUTO. Era piuttosto certa che da qualche parte nel mondo, il suo battito cardiaco avesse causato un evento sismico di portata notevole: effetto farfalla, sapete. Il cuore pulsava troppo vivo nella cassa toracica di Erin – troppo caldo, e troppo grande, e troppo tutto. Si sentiva sciolta come un budino, molle una medusa sulla spiaggia, e se Meh non fosse stato letteralmente al suo fianco, era certa che sarebbe già collassata nell’erba del prato da almeno un paio di minuti. Era quello che aveva provato Scott al suo primo APPUNTAMENTO con Connor? Non aveva indagato abbastanza, maledizione! «non sapevo come dirtelo, così ho aspettato finché.. beh, finché le cose non sono andate per il verso sbagliato.» ah, che fitta al cuore. Incassò quel colpo quasi fisicamente, Erin, evitandosi di sobbalzare solamente perché abituata. Annuì senza aggiungere nulla, il labbro inferiore torturato fra i denti.
    Per il verso sbagliato. Quello sì che era un eufemismo. «ci ho pensato anche io» sussurrò appena, capo basso e voce tesa. «che non avrei mai potuto...» una lista lunga, quella lì; una lista che non voleva percorrere, perché non ne aveva più bisogno, ma della quale un punto si meritava di depennarlo. «avere questo» un sorriso, gli occhi ad alzarsi appena sul volto del Grifondoro. Una confessione. Una confessione vera, a LEI!, da un ragazzo che le piaceva!! «il punto è che quando ci sei tu faccio davvero fatica a trovare qualcosa di intelligente da dire, sai-a malapena respiro. » mehan barolo tryhard gfdhsakjLç. «DAI PIANTALA» ma le stavano già venendo le caldane? Non aveva neanche vent’anni (i might die at 40) (lol) per l’amor del cielo, da dove arrivava tutto quel caldo. «cosa dICI» ma a lei????? non lo vedeva che era fragile ed emotiva?? Chiuse ancora gli occhi nascondendo il viso sotto il braccio, la mano libera allungata per tappare vaga la bocca al Tryhard. OKAY, aveva detto di volere una seconda volta, ma nON ERA PSICOLOGICAMENTE PRONTA!! «mi fAI ArRosSIrE» un eufemismo, ma sempre più romantico del forse sto avendo un infarto, se mi sento morire ti saluto. «nonvogliosentirealtroktixdono» bofonchiò veloce, ridacchiando nervosa affacciandosi nuovamente sulla realtà. Si sentiva...strana, un po’ come quella volta in cui lei e Murphy avevano finito i brownie speciali prima che arrivasse Scott, e Scott – offesissimo – aveva filmato tutti i loro momenti per ricattarle in seguito.
    Arma a doppio taglio che suo fratello non aveva mai avuto l’opportunità di usare, dato che erano state tutte confessioni d’amore e di bro4life e familyyYyY. Insomma: Erin era felice. «però grazie, apprezzo» accennò un sorriso timido, i vispi occhi verdi a scintillare d’allegria. «sei davvero carino quando dici cose tenere» le sfuggì dalle labbra, e lo rimpianse subito con un’occhiata terrorizzata ed esplicativa, ma poi…? …? ????? In realtà poteva dirlo, no? Cioè: «è vero» eH.
    You make it difficult to not overthink And when I'm with you I turn all shades of pink, ah
    erin t.
    chipmunks
    when: 25.09.00
    where: london
    sign: libra
    status: confused
     
    .
  6.     +6    
     
    .
    Avatar

    get in l o s e r !

    Group
    Neutral
    Posts
    269
    Spolliciometro
    +753

    Status
    Offline
    wonderwall
    oasis
    crush
    david archuleta
    clumsy
    fergie

    «ci ho pensato anche io che non avrei mai potuto... avere questo» chiuse per un istante gli occhi, la scusa pronta di un raggio di sole a solleticare le palpebre. è che ad una cosa così grande mehan tryhard non sapeva come rispondere - ed era quasi certo di non doverlo fare. perche sarebbero state troppe le cose da dire, alcune più compromettenti persino dell'ammettere una cotta tenuta segreta per quasi due anni; al limite dell'egoismo, una trappola micidiale nella quale a volte il grifondoro cadeva senza nemmeno rendersene conto.
    non poteva raccontarle dei minuti - delle ore in cui aveva tenuto la testa sotto il getto della doccia con le ginocchia premute al petto, acqua calda a lavare via ciò che rimaneva della battaglia ma non le lacrime; troppe, da fargli pensare che prima o poi sarebbero rimasti solo asciutti singhiozzi e niente altro. non si era mai sentito messo a nudo come in quel momento, mehan, sotto lo sguardo fermo di phobos e un dolore inestinguibile nel petto.
    e non si era mai sentito tanto meschino come nel credere, per un istante, che confessare i propri sentimenti avrebbe potuto salvare la vita di erin. quasi non ci fosse nient'altro, solo quell'amore acerbo da bambino che non aveva trovato il coraggio di ammettere.
    così, nel riaprire gli occhi ritrovandosi così tanto vicino ai suoi, Mehan le disse semplicemente la verità: non quel sentimento aggrovigliato e contorto che aveva provato il giorno in cui era morta, non la rabbia, il rancore e una tristezza così acuta da sentirne gli spilli attraverso la pelle, ma come lo faceva sentire. sempre, con un sorriso, con un movimento lieve della testa, con lo sguardo rivolto ad una finestra; capace di fargli battere il cuore così forte nel petto da averne paura, dove la mancanza di ossigeno a svuotare i polmoni era infinite volte meglio dell'acqua bollente di una doccia a bruciarli.
    «DAI PIANTALA!cosa dICI» gli venne spontaneo sciogliersi in una risata, di fronte all'improvviso rossore diffuso sulle guance della ragazza - ora che la parte più difficile era passata, e poteva costringere quello scemo pagliaccio del suo cuore a rallentare il ritmo. «solo la venrjdksk» verità, che bofonchiato contro un palmo a chiudergli la bocca non suonava poi così bene. il sorriso a contatto sulla pelle, quello suonava benissimo - aveva un che di giusto, istintivo; naturale, più di quello che sembrava quando ancora erano solo amici. più di quello che a meh era sembrato con chiunque altra, perché di vere occasioni in fondo non ne aveva avute. stare con (giuro non ricordo come si chiamano) simpatika-ragazza1 e menosimpatika-ragazza2 nello stesso momento era stato un gioco, stare con nat beech un massacro.
    alla faccia delle mezza misure.
    «mi fAI ArRosSIrE» e ne andava decisamente fiero, il tryhard. si strinse appena nelle spalle, prendendo la mano di erin nella sua così che gli liberasse la bocca: non era un ragazzo timido per natura, mai stato. estroverso a volte oltre il limite consentito, quel contegno che si stampava sul volto imberbe di fronte agli estranei era, per l'appunto, una maschera; bastava dargli il via, far scattare l'interruttore che lo metteva a proprio agio, e spegnere mehan tryhard diventava impossibile. good for him. «sei ancora più bella quando arrossisci» che non era solo una pickup-line carpita dal manuale di William Barrow (almeno non aveva ceduto alla tentazione del 'bacio da Dio'), ma una verità che aveva desiderato dirle ogni giorno per davvero troppo tempo. «nonvogliosentirealtroktixdono. però grazie, apprezzo.sei davvero carino quando dici cose tenere» AH! JULIE! il suo povero cuore!
    si portò effettivamente la mano libera al petto, stringendo tra le dita la stoffa della divisa proprio all'altezza del muscolo cardiaco. non aveva una piscina nella quale tuffarsi, ma l'idea era quella. solo che non c'era dolore sul volto del diciassettenne, solo una scintillante, comprensibile soddisfazione - era carino (!) ed era tenero (!!) ed era capace di farla sorridere con le guance in fiamme; not bad per uno con la faccia da scemo come la sua ♡ «davvero? il professor Henderson dice che ho un'anima romantica.» con fare teatrale rivolse gli occhi scuri al cielo, un sospiro a gonfiare il torace contro il quale posò entrambe le mani di erin, stringendole appena i polsi. «a proposito» non inghiottì aria a vuoto, non ebbe bisogno di mordersi l'interno della guancia per frenare un pensiero; l'idea gli era rimasta incastrata sulla punta della lingua anche troppo a lungo, intrappolata da una tensione nervosa improvvisamente svanita. «se non hai da fare sabato.. possiamo andare da qualche parte - insieme.» non così scontato.
    poi, imprevedibile, come l'infamous fulmine del cielo durante una partita di quidditch,«un appuntamento.» e già mentre lo diceva, e due rughe gli si formavano proprio al centro della fronte, mehan si rese conto di non averne mai avuto uno. e che gli tremava leggermente il labbro inferiore, segnale di rapido impanicamento che sperava con tutto se stesso erin non avesse notato. o meo deo. avrebbe dovuto chiedere consiglio a qualcuno, lo sapeva, ma a chi? per quanto amasse i losers sapeva di doverli escludere a priori (già immaginava lo sguardo confuso di suo fratello, le risatine isteriche di nicky e halley); hunter aveva un ragazzo, ma a) ancora non si parlavano e b) le sveltine in biblioteca non erano un'opzione che il Grifondoro potesse tenere in considerazione (ahaha jk. unless???)
    ma allora chi?
    edward.
    buon Dio, no.
    phobos.
    ne avrebbe fatto una questione di stato.
    scott.
    ma no, dai, è sua sorella CHE DICI.
    gideon.
    «GIDEON!» quasi febbrile nel citare l'amico corvonero totalmente out of context, al punto da far quasi sobbalzare non solo eri ma anche se stesso. e dopo quella manciata di secondi in cui le iridi castane avevano fissato il vuoto come in preda ad un ictus improvviso, quell'uscita estemporanea richiedeva una spiegazione - che per amor proprio non poteva darle. «cioe, volevo dire.. potremmo andare a mangiare ai Tre Manici! ecco perché gideon» tutto chiaro. offrí alla chipmunk un sorriso sincero, un po' imbarazzato, ma senza distogliere lo sguardo dal suo. e chissà se lo sentiva, erin, attraverso la pelle delle mani e il tessuto della divisa, quanti respiri meh stesse perdendo senza nemmeno rendersene conto. «e poi magari» non dirlo, Mehan. pensaci bene. non correre troppo. «lo so sembra una follia, ma se andiamo al wicked chiudiamo il cerchio.»
    tre volte, tre cicli (26 giugno 2020 non ti temo) - il numero perfetto
    «ma eviterei il labirinto degli specchi» e sorrise un po' di più, il tryhard, nonostante un brivido di terrore lungo la schiena. anche perché l'alternativa era la ruota panoramica insomma vedete voi ihihi.

    Do you catch a breath when I look at you?Are you holding back like the way you do? 'Cause I'm trying and trying to walk away, But I know this crush ain't goin' away
    Mehan tryhard
    when: 26.07.2002
    where: london
    sign: cancer
    status: chesuccede
     
    .
  7.     +5    
     
    .
    Avatar

    we'll be together again

    Group
    Neutral
    Posts
    429
    Spolliciometro
    +746

    Status
    Offline
    not on drugs
    tove lo
    good times
    ella eyre
    telephone
    waterparks
    Erin poteva quasi sentire il sapore del proprio battito sulla lingua, dolce ed effervescente come un’ape frizzola o una bibita gassata. Lo sentiva leggero, il cuore a tamburellare nello sterno; lo sentiva diverso, come se fino a quel momento si fosse limitata a sopravvivere, e non a vivere. Non fraintendete, Erin aveva vissuto, e sapeva d’averlo fatto, ma c’erano momenti come quello – Scott ad arrossire come una scolaretta alla sola menzione di Connor, gli abbracci di Murphy quando le portava i brownies, le risate di Jess e Nathan mentre cercavano di costruire la torre di pancake più alta del mondo, il sorriso triste ma fiero di Amalie quando parlavano del loro passato e futuro - in cui le veniva ricordato, in cui viveva come fosse la prima volta e non ce ne fosse mai un’ultima. Non si trattava sempre di momenti felici, perché anche il sangue d’altri a impiastricciare i palmi ancorava alla realtà dividendo sopravvivenza da vita, ma talvolta lo erano. Quello lo era, e la ex Tassorosso non poteva che sorriderne incredula. «davvero? il professor Henderson dice che ho un'anima romantica.» E rise, allegra e spensierata, pensando di dirgli che Nathaniel lo dicesse a tutti sperando di portarli sulla oscura strada delle otp (convertendoli o allo shipper club o alla coppia che stannavano in quel momento; non funzionava, ma come diceva sempre l’Henderson con tanto di finger gun, worth the shot), ma scegliendo di non farlo perché non voleva smorzare il momento: visto? anche Sara ogni tanto crea personaggi in grado di tenere la bocca chiusa. Senza contare che aveva entrambe le mani premute contro il torace di Meh, vibrante di battiti e sospiri e così vivo da far male. Comprese, la risata ormai consumata ma il sorriso ad aleggiare sulla labbra, perché dicessero l’amore rendesse vulnerabili e sciocchi: avrebbe creduto a qualunque cosa, avrebbe taciuto qualunque cosa, pur di rimanere in quell’istante, con il riso a grattare la gola e gli occhi cioccolato di Mehan Tryhard a guardarla come fosse la cosa più bella del mondo. Come guardava i suoi amici, come l’aveva sempre guardata, ma con una sfumatura in più che sapeva di sollievo e sospiri. «a proposito...se non hai da fare sabato.. possiamo andare da qualche parte – insieme.» Certa di essere impallidita, Erin fece guizzare lo sguardo dagli steli d’erba al circondario - forse cercando supporto nelle colonne. o negli studenti che li osservavano curiosi con la coda dell’occhio – raccogliendo dignità e buon senso prima di riportare le iridi muschio sul Grifondoro. Le aveva...le aveva appena…? Chiesto? Un? Appuntamento? Avrebbe voluto essere in grado di fermare il tempo, bloccarlo ignaro in attesa di una risposta, e sgusciare da Amalie per stringerle le mani sulle spalle e scuoterla per almeno, almeno, dieci minuti, inondandola con parole di vago senso compiuto che la Corvonero avrebbe comunque compreso. UN!!! APPUNTAMENTO!!! ??? LEI?? non era mai andata ad un appuntamento. L’aveva immaginato centinaia di volte, si era creata scenari (irrealistici) prima di addormentarsi e ne aveva scritto storie su storie, ma non le avevano mai chiesto un appuntamento. Il cuore la tradì con un picco tachicardico che le fece tremare le spalle, le ciglia a battere furiosamente sugli occhi giada. «insieme?» fece eco involontaria, umettando le labbra secche, senza sapere se fosse per aver conferma, o semplicemente perché ribadire il concetto lo rendeva più reale. «sabato??» acuì poi, drizzando le spalle perché NON AVEVA NIENTE DA METTERE, MA CHE PREAVVISO ERA, DOVEVA ANDARE A FARE SHOPPING, E SE LA MASCHERA PER IL VISO NON ARRIVAVA DA AMORTENTIA IN TEMPO COME AVREBBE FATTO, NON POTEVA PRESENTARSI CON TUTTI QUEI PORI!, E DOVEVA SCRIVERE ALMENO DIECI PAGINE DI DIARIO, E DISCUTERNE CON SCOTT SMONTANDO OGNI EVENTO DELLA GIORNATA, CIOè SABATO? «un appuntamento» soffiò isterica incredula, nello stesso momento in cui anche il portiere di riserva dei rosso – oro pronunciava la sentenza di morte Parola TM ad alta voce rendendolo non solo possibile, ma reale. Ma con me??? SEI SICURO? VUOI UN APPUNTAMENTO CON ME? @AMALIE AIUTO!!!!&&&&&&&&&&& Mentre il labbro di Mehan tremava, il sisma nello sterno della Chimpunks aveva raggiunto vette non percepibili nella scala Richter, e se solo fosse stata bionda, dal colore latteo della pelle qualcuno avrebbe potuto scambiarla per una Sinclair. Scontato che sobbalzasse, nell’udire il «GIDEON!» strillato da Meh – un po’ perché #TRIGGER GIDES, così canon che si completano anche solo nei Pensieri TM, un po’ perché hai già cambiato idea e preferisci i cannelloni?, ed un po’, la parte lecita, perché inaspettato – sguardo oltre le spalle del Grifondoro per cercare il Corvonero in questione. «ma non ci sono temporali» scivolò rapido dalla bocca di Erin, perché era certa che l’urgenza nel tono del Tryhard avesse a che fare con fulmini e morti premature.
    Ma [xfiles theme] non c’era alcun Gideon.
    «cioe, volevo dire.. potremmo andare a mangiare ai Tre Manici! ecco perché gideon» Ah? Ah. Annuì lentamente come se avesse realmente senso, ancora incastrata nel appuntamento pronunciato poco prima. «e poi magari...lo so sembra una follia, ma se andiamo al wicked chiudiamo il cerchio.» Suonava definitivo, chiudere il cerchio, eppure non aveva il sottotono inquietante di una fine; non c’era paura, quella già ad attanagliare lo stomaco di Erin, nella voce di Meh; non c’era ironia, né il punto conclusivo di una serie giunta al termine. «ma eviterei il labirinto degli specchi» ed Erin rise di nuovo, perché come poteva non farlo, testa reclinata sul petto e occhiata di sottecchi al Tryhard. «si chiude una porta, si apre un portone» rispose, fuori contesto solo nella vita reale perché nella sua testa aveva perfettamente senso. Aveva passato troppo tempo al fianco di Sin, pareva, che con proverbi e modi di dire ci faceva intere conversazioni; quel che avrebbe voluto dire, ma tacque anche nella smorfia imbarazzata con cui rimpianse la propria triste uscita, era che per iniziare qualcosa, c’era bisogno di concludere il precedente. Le settimane, i mesi e gli anni fatti di non detto ed occasioni sprecate. Non si corresse, coerente alla propria natura astratta e distratta fino alla fine, limitandosi a scrollare brevemente le spalle con un sorriso timido. Si schiarì la voce – una, due, forse anche tre volte – annuendo rapida come un gioco a molla per bambini. «un appuntamento. sabato» ribadì, sicura che quella volta fosse più per se stessa che per l’altro, saggiando le parole sulla punta della lingua. «mi...» inspirò, un sorriso già a curvare la bocca. «mi piacerebbe molto» confessò impacciata, sguardo basso e dita a tamburellare sul palmo di Meh. «solo io e te?» giusto per essere chiari, ecco. Non le sarebbe dispiaciuto se ci fossero anche i Losers, così come sapeva che avrebbe vissuto meglio se al proprio fianco ci fossero stati Scott o Jess (beh….alla ragazza poteva sempre domandarlo….mantello dell’invisibilità no?), ma… avrebbe preferito non ci fossero, ecco. Non così, non quel sabato. Non al suo PRIMO!! APPUNTAMENTO!! quindi: «solo io e te.» sancì definitiva, prima di cedere e cambiare idea, cercando approvazione e conferma nel viso di Meh. Quando trovò quel che stava cercando, gli sorrise - come poteva non farlo - morbida come burro al sole.
    Un appuntamento.
    «allora...sabato» dopo un paio di secondi di trasognato silenzio, scattò in piedi come ne andasse della sua vita (che, ad essere onesti, poteva tranquillamente essere vero) già progettando di rapire tutti (tutti) i suoi amici per una sessione d’intenso AAAAAAAAAAAA e !!!!!!! che meritava prima di dedicarsi alla Preparazione del Grande Evento, e non si rese conto di essersi allontanata fino a che sotto i piedi non sentì la pietra anziché l’erba. Rimase immobile una manciata d’attimi e battiti, indecisa e tremula come una foglia d’autunno, ma tornò indietro, sancendo così l’inizio della caduta. Si chinò per premere rapida le labbra sulla guancia del Grifondoro, ritraendosi rossa in volto ma sorridente. «un appuntamento» ripetè esitante ma felice, prima di recarsi nel corridoio più vicino e girare l’angolo senza più voltarsi .
    ...okay, forse una volta si era voltata, giusto per assicurarsi di non essersi inventata tutto; e ok, poteva anche averlo salutato sfarfallando le dita nell’aria, problemi?
    You make it difficult to not overthink And when I'm with you I turn all shades of pink, ah
    erin t.
    chipmunks
    when: 25.09.00
    where: london
    sign: libra
    status: confused
     
    .
6 replies since 4/3/2020, 19:21   342 views
  Share  
.
Top