| | tongue tied yungblud ft. gente | | the village wrabel | | the kids are alright barns courtney | | «ma dai? ehi sono contento per te!» Bro. Dude. Homie. Il panico di Mckenzie tramutò di secondo in secondo, passando per la (lecita) fase dell’imbarazzo, e planando infine nella tristezza: una parte di lui si odiava per essere stato così egocentrico (aveva fallito? Aveva interpretato male i segni?), ma l’altra si sentiva un po’...come dire, offesa. Cioè, non che si aspettasse salti di gioia, però non gli sembrava una sorte così terribile essere la sua anima gemella. Occupava poco spazio, non disturbava, piangeva solo una (1) volta al giorno, ed era il classico esempio di eh, poteva andarmi peggio che rasserenava sempre gli animi più inquieti. Insomma, era un gran buon partito! Non in senso romantico, chiaramente, quanto ...universale, capite. Di principio. «è per quella cosa- sai quella cosa che abbiamo. come dici tu.. in comune! sicuramente è per quello, insomma, per darci- modo di condividere, no??? dividere l'onere» Gli rivolse l’occhiata che quella paranoia incarnata in lettere meritava, un sopracciglio sollevato ed uno sguardo intenso che valutasse il livello di isteria crescente. L’aveva rotto? Aprì la bocca per dirgli che davvero, non vuol dire niente, ma la richiuse nel momento in cui si rese conto che le parole sembravano non intenzionate ad uscire. Lo pensava davvero, Mac, ma c’era qualcosa - qualcosa - nelle ottave raggiunte dalla voce di Ty, che lo frenava: il senso di colpa, probabilmente; quel vago, ma sempre familiare, sentore di aver sbagliato senza sapere con esattezza come, ma soprattutto… soprattutto, un flusso di frasi sempre uguali che cambiavano accento, ma non significato. «così possiamo.. come dire, parlarne????» L’ombra di un sorriso sfiorò amara le labbra dell’Hale, che corrugò le sopracciglia ritraendosi involontariamente di un passo. C’erano argomenti sul quale era più sensibile di altri, ed il ragazzo, pur non sapendolo, ne stava premendo un po’ troppi, ed un po’ tutti insieme. Troppo Mckenzie per dirglielo, però. Sempre troppo maledettamente Mac. «sì, infa-» «per caso ti vedi con qualcuno?» «-tti?» in che sensoh. L’angoscia che aveva momentaneamente abbandonato l’Hale tornò trionfante dal campo di battaglia, costringendo un cuore già debilitato di natura ad una corsa folle contro lo sterno. Avrebbe definito l’imbarazzo una malattia, Mac, e dannatamente incurabile: dava sempre l’impressione sbagliata, con quel roseo colorito nelle guance, anche se nel 90% dei casi si trattava di imbarazzo verso se stesso nato, principalmente, dalla confusione. Come in quel momento. Poco ma sicuro, fra i due, in quel momento, il più in paranoia era Mckenzie. Seguì lo sguardo del moro oltre le proprie spalle, individuando una Livy intenta a gesticolare; quando portò gli occhi grigi su Ty, la confusione aveva raggiunto livelli così densi che Junior, percependone l’aura, vibrava come un diapason. «eh?» «NON FRAINTENDERMI! intendevo- sai no, un dottore, tipo strizzacervelli. per.. l'ansia, sai? cioè non voglio dire che sei ansioso ok? magari no insomma, l'ho pensato perché io mi sento sempre morire quindi mi sembrava di aver riconosciuto... i sintomi? no ma dimmelo se sto andando oltre eh» Un altro istintivo passo all’indietro, colpito e affondato dalle parole dell’altro. Sapeva, perchè lo sapeva, che il loro intento fosse buono, ma… era un mondo troppo alieno, per l’Hale. Ai suoi tempi, gli strizzacervelli, lo erano in maniera letterale, e nessuno era ancora riuscito a convincerlo che gli avrebbe fatto bene, vederne uno. Si sentiva un po’ mandato al macello, sapete; si sentiva ancora un po’ il ragazzino calciato dai genitori alle ginocchia del prete di turno per essere esorcizzato. Avrei quasi preferito la proposta del threesome, pensò, cadendo nelle brutte abitudini di un Percy BMW qualsiasi. Quel che invece disse, fu «no, sto...» deglutì ed umettò le labbra. «bene» un altro sorriso forzato, e - Gesù - quante volte aveva ripetuto quella frase negli ultimi mesi? Aveva quasi iniziato a crederci. «ho solo bisogno di...» una risata strozzata sul palato, sputata in un mezzo sorriso a fior di labbra. Una risposta ironica che avrebbero potuto comprendere in pochi. «tempo» concluse debole. E dire che di tempo ne aveva avuto il doppio, rispetto ad altri – eppure, continuava a mentirsi dicendosi che quello, da sé, avrebbe sistemato le cose. Avrebbe sistemato lui. Poi accadde … Accadde. . «miei cari, prego, prendetevi per mano, e – okay, una cosa per volta, avete ragione» In che «sensoH» Mckenzie osservò shockbasito la fata afferrargli la mano, e metterla in quella di Ty. «che succede» evergreen. Per la legge della compensazione, fu il momento di Mac di mantenere il sangue freddo, equiparando i vasi comunicanti dell’ansia sociale. Un tempo non aveva mai avuto problemi in contatti casuali come quello, ma Gesù Cristo, gli costava uno sforzo notevole mantenere i nervi saldi in quel momento. Il suo corpo reagiva fisicamente all’isteria del Limore con il primordiale istinto fight or flight che gli avevano indottrinato nelle chiese di Sacramento. Quel costante, strisciante, sentirsi sempre sbagliato – l’impossibilità di battere il cinque ai suoi amici, perché e se mi contagi?; non poterli abbracciare, perché ehi, non sono mica finocchio. Come se l’essere gay significasse che tutto diventasse improvvisamente gay, fra le sue dita. Ed ecco perché la maggior parte dei suoi amici, erano amiche. «respira» bisbigliò, convincendosi che la reazione di Ty fosse dettata semplicemente dall’ansia generale, da – boh – una germofobia, ma non da lui. Non da lui. Vero? Deglutì mordendosi l’interno della guancia, andando contro ogni principio del suo essere nello stringere la mano dell’altro piuttosto che sottrarsi. Era una questione di principio, quella; egoista, quello un po’ sempre, ma lo faceva per se stesso – perché non c’era niente di male, ad essere dei Mac. «è solo questione di pochi secondi» tentò ancora rassicurante, spalancando lo sguardo chiaro sul viso pallido (...un po’ troppo, pallido) del cinese. [baciala.mp3] you’re on thin fucking ice. Ecco. C’erano momenti – davvero rari, si potevano contare sulle dita della mano di un monco - in cui l’oltraggio superava tutto: l’ansia, la paranoia, l’angoscia nei confronti dell’universo. C’era ancora un po’ d’orgoglio nell’animo dell’americano, ed era il suo momento di brillare. Ma che volevano da lui. Le stelle, il destino, Polgy, Taichi Limore ed il suo coronavirus. Sospirò. «scusa» soffiò al ragazzo, in un tono di voce arrendevole e gonfio di senso di colpa. Perchè anche quello andava contro i suoi principi, soprattutto dopo essersi reso conto di quanto l’intera questione mettesse a disagio il suo compagno di giochi, ma onestamente? Si sentiva ingiustificatamente offeso, motivo per cui avrebbe accontentato quel perverso gioco. Portò la mano di Ty ancora stretta nella propria alle labbra, posandovi un bacio così sottile ed impalpabile da essere meno di una carezza, volgendo un paio di non troppo dispiaciuti occhi color cenere sul suo interlocutore. Non ...non ce l’aveva davvero con Ty, come avrebbe potuto?, e comprendeva quasi interamente l’Ansia nello sguardo impanicato, ma...era un simbolo, quello. Ty, il bacio - perfino Mac. Tutte pedine su un gioco dell’oca più grande, tutte un passo verso il punto d’arrivo. «sono un gentiluomo» tentò di accennare un sorriso sardonico; almeno la canzone aveva cessato di reclamare la loro attenzione insieme alla pioggia di fiori e glitter. Quello era più imbarazzante di un baciamano. #ragazzi di altre epoche e dove trovarli Lasciò immediatamente la presa liberando Ty con un #ty drop# di classe e non curante, ruotando invece il capo verso Livy. «esistono tanti tipi di anime gemelle» tentò cauto verso la ragazza, ma – oramai abituato alle tristezze della vita – senza riporre troppe speranze nell’idea di un possibile rapporto : a parti inverse, seppur senza una reale logica, anche lui si sarebbe odiato. Non era né razionale né giustificato, eppure esisteva e resisteva quel filo di risentimento – quello di chi si rendeva conto che la realtà fosse diversa dai sogni. Sempre. Mise in saccoccia (quale? la saccoccia) i regali dei suoi compagni, sentendo caldo e freddo al tempo stesso. Non si sarebbe mai abituato a ricevere dei regali, e per quanto sapesse che in quel frangente fossero stati perlopiù obbligati, non poteva che essere...un po’ felice. Sempre patetico ed a tratti perfino stupido, Mckenzie Hale. Eh vabbè, gli si voleva bene così. Quando fu il suo turno, la prima cosa che fece fu togliersi la corona. Si avvicinò alla Principessa, offrendogliela come un servitore ai piedi del trono di spade: «so che non è lo stesso rispetto ad una Cerimonia Ufficiale» accennò un sorriso nervoso, posandola fra le mani di Livy. «ma...tieni» anche quello, simbolico: d’altronde era più della ragazza che sua, e se la faceva sentire anche solo un briciolo meglio, Mac ne avrebbe raccattate a decine. [some princes don’t become king.mp3] Non era nella scatola, ma valeva comunque, no? Poi «uh, non so, sai cucire? Posso...posso insegnarti se ...ti va?» porse esitante ago e filo ad Aveline, ancora (sempre!) confuso. Cosa vi aspettavate ci fosse nella scatola di Mckenzie Hale? Eh! Puttanate, esatto. «e questo è un...guanto» un guanto molto carino, di quelli da motociclista ma modificato da Mac perché fosse ancora più cool – peccato ce ne fosse solo uno. «fa molto punk, e sarà trending nel ventiventi» sorrise alla ragazza orientale, offrendoglielo con un piccolo inchino. «e...due spartiti? Suono il pianoforte» spiegò, anche se assolutamente nessuno (neanche un’anima) gliel’aveva chiesto, dando i “Per Elisa” a Shiloh e Emaline. Haha, per elisa, l’avete capita xd sono troppo simpa «e...ash?» oddio, poteva chiamarlo per nome? Battikwore. Umettò le labbra, mettendogli fra le mani una scatola di cerotti colorati. «ho notato i calli» tamburellò le dita sul palmo, un imbarazzato sorriso sulle labbra. «così non ti fanno male quando lavori» giustificò, di nuovo non richiesto, schiarendosi la voce ed abbassando il capo.
e mi stavo dimenticando di Tai Agitò un barattolo, di quelli arancioni da psicofarmaci, di fronte agli occhi del moro. «sono m&m’s» glieli lanciò stringendosi nelle spalle. «effetto placebo, sai» Si grattò poi distrattamente la nuca, dondolando nervoso sui talloni. «...e... sono solo i colori che non mi piacciono, scusa» chi mangiava le m&m’s marroni, rosse e arancioni, è complice #kosa | 'Cause I feel my life's been so tongue-tied I'm trapped outside, inside my mind |