*jumps over my problems* parkour!

[ hogwarts, cortili > ft. behan]

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    taichi ty lìmore // well, this social situation isn't going the way i acted it in the shower

    incredibile a dirsi, ty era sopravvissuto a quel moralmente discutibile periodo di feste comprensivo di natale e capodanno, senza rimetterci più di qualche graffio e una buona dose di dignità in meno. ma il livello raggiunto da quest'ultima non lo preoccupava: era già in fase calante da anni, ormai, le restava solo da toccare il fondo.
    dopodiché, così almeno sperava il ragazzino, avrebbe finalmente iniziato a risalire.
    e poi tai-chi aveva visto con i suoi occhi quale gradino sociale l'essere umano potesse raggiungere mantenendo comunque spavalderia e fiducia in se stesso contro ogni pregiudizio; se c'era una cosa che aveva imparato durante i giorni passati a casa di sullivan, a più che stretto contatto con la sua particolare famiglia, era proprio che credere nelle proprie capacità, against all odds, era l'unica vera chiave del successo. e che, di conseguenza, lui con quel tipo di vita serena e inconsapevole non avrebbe mai avuto a che fare.
    e vabbè, è andata cosi
    «i would go out tonight, but I haven't got a stitch to wear» non stava proprio sfrecciando su quei viali lastricati di mattonelle piane ma irregolari, pietra grezza a stridere sotto le ruote perfettamente oliate dello skate, ma andava abbastanza veloce perchè il disastro imminente fosse in pratica già annunciato - e, al contempo, molto lontano dai suoi pensieri. sapeva, ty, che esisteva il rischio concreto di andare a sbattere contro qualcuno senza riuscire a fermare la propria corsa, ma in quel momento la sua mente stava da tutt'altra parte. una cosa che gli capitava spesso, a volte anche troppo di frequente: avrebbe dato qualunque cosa per riuscire a mettere a tacere il cervello instancabile che si ritrovava anche solo per una manciata di minuti, una pausa meritata da tutte le paranoie di questo mondo.
    cantava per distrarsi, tai-chi limore, filava sullo skateboard anche quando sapeva che sarebbe stato meglio non farlo solo per sentire l'aria fredda sul volto pallido, in un continuo fuggire da qualcosa cui non era ancora riuscito a dare un nome e che gli stava sempre alle calcagna. insomma, un adolescente nella norma, con problematiche nella norma. «this man said it's gruesome that someone so handsome should careee» su quell'ultimo acuto ty chiuse gli occhi, una frazione di secondo durante la quale si concesse di ringraziare per l'ennesima volta livy di esistere. non solo gli aveva risparmiato di passare il natale tra le mura del castello solo come un cane - comunque un salto di qualità rispetto alle cene imbarazzanti con la sua famiglia al gran completo -, ma era anche riuscita a scovare il regalo perfetto. così non devo più sentire che ti lamenti perché non puoi ascoltare le tue playlist su Spotify a scuola, recitava il bigliettino di auguri e dal momento in cui il limore aveva infilato le cuffie magiche sulle orecchie, sentendosi al contempo incredulo e colmo di un affetto al quale doveva ancora fare l'abitudine, non se ne era più separato.
    nemmeno in quel momento, quando forse una distrazione in meno sarebbe stata utile ad evitare il peggio.
    istintivamente, quasi il suo corpo fosse ormai abituato a dover lottare per la propria sopravvivenza, ty scartó una coppietta che gli si era parata proprio davanti e non accennava a spostarsi di un millimetro - tutti abbracci e sbaciucchiamenti in pubblico, un pullulare di germi e ormoni adolescenziali fuori controllo. sarebbe andato tutto bene, una manovra perfetta terminata con una rapida curva e la suola della scarpa destra a dare nuovamente la spinta in avanti, se solo subito dietro al primo ostacolo non ci fossero state due gambe troppo lunghe da giraffa dispiegate sul vialetto come trampoli da equilibrista abbandonati in tutta fretta.
    il proverbiale bastone tra le ruote della bicicletta.
    lo sapete, no, come funziona la forza in fisica - stato di quiete, accelerazione, velocità e attrito, fottuto primo principio della dinamica: un corpo persevera nel suo stato di moto rettilineo uniforme a meno che non sia costretto a mutare quello stato da forze applicate ad esso.
    e ty non ebbe altra scelta se non premere con forza il piede destro sull'estremità superiore dello skate ancora in movimento, costringendo la tavola a stridere sulla pietra sottostante piantando una frenata che ebbe come risultato l'unico possibile. quello che avrebbe volentieri evitato. una perfetta spirale aurea a mezz'aria, nemmeno il tempo di farsi il segno della croce a testa in giù - come gli aveva insegnato fake («prima tocca la fronte con le dita, kugi, poi la spalla sinistra. ora batti due volte le mani sul petto, finger guns rotanti e concludi con un bacio soffiato al cielo») - ed eccolo lì pancia a terra a fare intima conoscenza con una piastrella di granito, i polmoni svuotati del loro carburante principale e incapaci di riempirsi di nuovo. solo inutili sacche vuote schiacciate sotto la gabbia toracica, compresse dal volume del muscolo cardiaco che sembrava essersi magicamente raddoppiato: fosse esploso non avrebbe recato poi troppo danno, a pensarci bene.
    perche una mezza idea di morire, nel caso non avesse già tirato le cuoia (condizione della quale ty intendeva accertarsi una volta ripreso a respirare normalmente) il sedicenne in quel millesimo di secondo ce l'aveva avuta.
    sentì il calore del sangue scivolare dal mento fin sulla pelle sottile della gola prima ancora di aprire gli occhi, un ma guarda dove vai sibilato senza troppi complimenti dagli studenti costretti a circumnavigarlo per proseguire lungo il vialetto. lungi da loro controllare che non si fosse spaccato la faccia sul pavimento, convinti e pronti a confidare nella saggezza sempre dimostrata dal karma: se giri con lo skateboard pensando ai cazzi tuoi meriti di volare a terra come un pirla qualunque - e, vi dirò, taichi la pensava esattamente allo stesso modo. «[insert some german curses here]» rigiratosi sulla schiena con la stessa grazia di una fettina panata, ty ebbe quanto meno modo di accertarsi di essere ancora tutto intero: le uniche fonti di dolore erano il taglietto sotto il mento e la profonda crepa apertasi nel suo orgoglio già martoriato. sarebbe potuto rimanere lì sdraiato a terra in eterno, con gli occhi chiusi per non dover affrontare il pubblico ludibrio e il cuore a battere troppo rapido nel petto - ti stanno sicuramente guardando tutti, tai. penseranno che sei un cretino, una mezza sega, buu-huu! non riesce nemmeno a stare in piedi! - se non fosse stato per l'high pitched screech di qualcuno nelle orecchie e due mani ad afferrarlo per il bavero del giaccone.
    mai sentito parlare di sindrome da scuotimento?
    «s-s-s-» barbie is that you? «s-sto bene, puoi lasciarmi.» una richiesta, una supplica, same thing. aveva cercato di moderare la frustrazione e il disagio nella propria voce solo riconoscendo nel volto che li osservava con viva preoccupazione quello di behan tryhard, quanto meno una persona di cui conosceva il nome, ma l'averci parlato due volte nella vita non cancellava i diversi problemi di fondo: in primis, lo stava toccando senza esplicito permesso, una mossa azzardata per la quale il tassorosso non aveva ovviamente colpa. e che ty si affrettò ad interrompere rialzandosi in piedi da solo, con uno scatto così repentino che al posto del tryhard per un attimo vide solo milioni di puntini colorati. la costellazione della bassa pressione, come li chiamava livy. «m-magari mi siedo un attimo» meglio. perché anche se aveva spostato le iridi castano scuro più rapidamente possibile, non era bastato ad evitargli di intravedere il sangue sulla punta delle dita, solo qualche goccia lì dove involontariamente si era sfregato la piccola ferita sotto il mento; pochissimo e già in fase di coagulazione, ma sufficiente perché sotto i riccioli neri sparsi in modo disordinato sulla fronte si formasse un primo sottile strato di sudore freddo. ty e il sangue non andavano affatto d'accordo, un rapporto turbolento quasi quanto quello con le persone che non si lavavano le mani dopo aver fatto pipì, e che andava incomprensibilmente in contrasto con la passione del ragazzino per un passatempo tutto tagli e contusioni come lo skateboard. non che vi fosse qualcosa di davvero coerente nella vita di taichi límore, cinese per sbaglio e nato sbagliato.
    «tu sei... a posto?» chiese, conscio di quanto potesse far male una tavola di legno con le ruote sugli stinchi, spinto più dal bisogno di distrarsi per non pensare al liquido cremisi raggrumato sul mento che dalla buona educazione, contri la quale comunque l'altair non possedeva difese. diceva sempre buongiorno e buonasera anche quando aveva le palle girate, grazie e per favore a rotolare istintivi sulla lingua senza nemmeno più pensarci, il tono di voce a calare di un tono ogni volta che un adulto gli rivolgeva la parola. gliel'avevano inculcato con una certa prepotenza, quel rispetto forzato da portare ad ogni costo, quel chiedere scusa e permesso anche quando dall'altra parte non gli veniva concesso altrettanto. si sentiva un po' più libero di mandare a fanculo i coetanei quando l'occasione lo riteneva, ma l'ansia di tradire quanto gli era stato insegnato era sempre dietro l'angolo.
    l'ansia in generale, per qualunque cosa.
    pulì i polpastrelli sfregandoli con zelo eccessivo sui jeans neri, la mancina svelta a rovistare in una tasca della giacca cercando la sua piccola, inseparabile salvezza - altro regalo di sullivan, ovviamente. quando la mano riapparve, tra le dita stringeva un cerotto di Spongebob, solo uno dei quindici o sedici che si portava sempre appresso pronti per ogni occasione. se lo appiccicó sul taglietto senza mai aprire gli occhi durante la delicata operazione, le palpebre finalmente sollevate solo una volta certo di non ritrovarsi più davanti macchie di sangue; e solo a quel punto ty si accorse del modo in cui behan lo stava guardando, quasi stesse studiando o tratti del suo viso per arrivare ad una conclusione che ancora gli sfuggiva.
    o, più probabilmente, il tryhard stava pensando ai cavoli suoi, maledicendo mentalmente taichi per essergli arrivato a razzo sulle caviglie, e quell'occhiata era solo... beh, un'occhiata. «questo non me lo sono fatto adesso.» perché il tassorosso stava fissando il livido brunastro sotto il suo occhio destro, giusto? per forza. «non mi ha picchiato nessuno, eh. nel caso te lo stessi chiedendo. no perché me lo hanno già chiesto e danno tutti per scontato che.. è che ho passato il natale a casa di livy con la sua famiglia, uno dei fratelli mi ha chiesto se conoscevo il kung fu perché sono cinese, come se fosse scontato, no? e gli ho detto figurati chi lo conosce e lui beh io lo sto studiando ti faccio vedere e io ma ti pare e niente mi ha colpito in faccia con un pugno non sono sicuro che l'abbia fatto per sbaglio anche se dice di sì.» fai anche una pausa per respirare tra un aneddoto che nessuno ti ha chiesto di raccontare e l'altro, ty. difficile dire quanto behan avesse capito, tra l'inglese maccheronico del sedicenne e la velocità raddoppiata delle parole, ma alla fine era solo questione di abitudine.
    bastava far finta di niente, sorridere e annuire.

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    Il come avesse fatto a sopravvivere anche a quelle vacanze di natale era un mistero, ma del resto, per Behan Tryhard, ogni anno era sempre la stessa storia. Anzi: qualcosa era cambiato. Se in positivo o in negativo? Beh - non lui -, quello dipendeva dal punto di vista #wat Quell'anno, i gemelli Tryhard erano stati costretti a spostarsi da una casa all'altra, combattuti - come sempre, da quando la verità era venuta a galla - tra Phobos e Teddy. Uno stress totale, per uno come Beh, che per star tranquillo avrebbe solo voluto starsene in camera avvolto dal piumone, calzettoni di lana ai piedi, cioccolata calda tra le mani e un sacco di serie su netflix con cui rimettersi in pari. Ed invece, contro ogni sua volontà, era stato costretto ad uscire e fare cose, dovendo persino lavarsi e vestirsi bene: uno scandalo!& Alla fine però, il ragazzo era riuscito ad arrivare vivo fino alla fine delle feste, ed a tornare a scuola praticamente illeso: niente fratture, quell'anno, ma solo una bruciatura alla mano destra (colpa del bollente brodo di santo stefano, che sua zia gli aveva fatto cadere addosso) e un'acconciatura discutibile dato che non aveva avuto voglia tempo di andare dal parrucchiere e meh non aveva voluto aiutarlo e dargli una spuntatina.
    Insomma: rispetto al solito, gli era andata di lusso!! Si sentiva quasi libero dalla sfiga - una tregua stagionale? Una grazia per intercessione divina??? Il presagio di un disastro????? Eh, #coronavirus - tanto da azzardare persino a camminare tranquillo per i corridoi, senza prestare particolare attenzione a dove mettesse i piedi e curarsi delle eventuali occhiate delle persone intorno a lui. Ovviamente a nessuno fregava che il ragazzo avesse i capelli più lunghi del solito ed uno paio di occhiali da sole scuri a Gennaio, ma questo Behan non lo sapeva: era sempre convinto che tutti fossero impegnati a giudicarlo, in ogni momento, ma da quando era tornato a scuola (aka: quella mattina stessa) al Tryhard non importava più nulla.
    E fu così, ragazzi miei, che Behan Tryhard si beccò uno skateboard in piena tibia. Camminare come una persona normale, senza preoccuparsi di potersi far male ad ogni passo?? Decisamente non faceva per lui. Ovviamente, trattenere un «AAAAAAAAAAAAA» fu a dir poco impossibile, un po' perchè spinto dal dolore alla gamba ma, soprattutto, perchè stava assistendo al volo in cielo di un ragazzo senza riuscir a far nulla per aiutarlo: ci provò, a riafferrarlo per la manica del maglione o per una caviglia, ma ogni tentativo fu vano e Behan rimase costretto a vederlo schiantarsi a terra. «stai bene?? TI SEI ROTTO QUALCOSA????» Il primo istinto del ragazzo fu quello di afferrarlo per la giacca con entrambe le mani ed iniziare a scuoterlo, convintissimo fosse questa la procedura da adottare in caso di svenimento - non era (totalmente) colpa sua non saperla, di solito era sempre lui quello che sveniva quindi non era preparato a ritrovarsi nel ruolo di soccorritore. «s-sto bene, puoi lasciarmi.» Ah, ma allora era vivo!!& Behan tirò un sospiro di sollievo: già quello era un notevole passo avanti «Sicuro??? Vuoi dell'acqua?? Un po' di zucchero??? O...O MIO DIO» O mio dio«..stai sanguinando!!!!» Tentando di rimanere vigile e non finir steso per terra - il sangue era uno dei suoi punti deboli, non ci poteva far nulla - il ragazzo iniziò a fare profondi respiri e pensare a qualunque altra cosa pur di non focalizzarsi sulla ferita di Ty. E tirò un sospiro di sollievo, quando vide che il ragazzo era già ben attrezzato di cerotti, visto che così Behan non avrebbe dovuto accompagnarlo fino in infermeria mentre seminava per terra goccioline di sangue. Anche se, pur con il cerotto, il Lìmore sembrava comunque aver bisogno di farsi controllare: ed era sul punto di offrirsi come accompagnatore - tipo bastone? anche se dopo la botta con lo skate probabilmente avrebbe zoppicato per i seguenti tre giorni, ma poteva provarci - quando .. «questo non me lo sono fatto adesso.» Ah: effettivamente era strano i lividi uscissero così in fretta, ma il tryhard aveva imparato a non farsi troppe domande «non mi ha picchiato nessuno, eh. nel caso te lo stessi chiedendo. no perché me lo hanno già chiesto e danno tutti per scontato che... - come già detto prima, non si faceva troppe domande: ogni giorno era pieno di lividi ed almeno una volta ogni due mesi si ritrovava con un osso fratturato, behan tryhard, e in nessuna occasione era successo perchè qualcuno l'avesse (volontariamente) picchiato. - ...è che ho passato il natale a casa di livy con la sua famiglia, uno dei fratelli mi ha chiesto se conoscevo il kung fu perché sono cinese, come se fosse scontato, no? e gli ho detto figurati chi lo conosce e lui beh io lo sto studiando ti faccio vedere e io ma ti pare e niente mi ha colpito in faccia con un pugno non sono sicuro che l'abbia fatto per sbaglio anche se dice di sì.» Mh, un attimo solo «Quindi sei stato picchiato» Prove di kung fu o meno, a Behan sembrava a tutti gli effetti un colpo dato da un fratello maggiore geloso. O forse Ty si era espresso male?? E lui non aveva capito??? Del resto era cinese, e tutti a scuola avevano notato come Duolingo avesse preso di mira lui e Livy: brutto da dire, ma per Behan il loro arrivo era stato una liberazione, dato che così aveva potuto ricominciare a scrivere senza il terrore di venir colpito alle spalle in caso avesse confuso un you're con un your. «comunque posso capirti, c'è stato un momento» proprio quando la pubertà l'aveva investito in pieno, e da un giorno all'altro era diventato venti centimetri più alto «in cui tutti davano per scontato fossi bravissimo a giocare a basket??? Ho ricevuto più pallonate in faccia quella settimana che in tutto il resto della mia vita, poi penso che chiunque in questa scuola abbia capito quanto io faccia pena» Nel basket, così come in qualunque altro sport: il come avesse fatto ad uscire vittorioso dalla sua prima partita di quidditch era ancora un mistero per l'umanità intera. «Ma... hai messo qualche pomata sul livido?? Guarda io dovrei averne..» Iniziò a rovistare nello zaino, alla ricerca del vasetto che portava sempre con sè «..uh eccolo!» lo porse al ragazzo «la prepara mia madre, basta metterla due volte al giorno e il livido scompare! Se vuoi puoi tenerla, tanto ne ho una scorta infinita» Davvero: aveva quattro cassetti del comodino pieni solo di quei vasetti «...mi faccio male spesso, e mia madre ha ideato la ricetta in modo da accelerare la guarigione dei miei lividi perchè, quando ero piccolo, temeva che le persone pensassero che venissi maltrattato dai miei genitori e chiamassero i servizi sociali» Fun fact: una volta era successo davvero!! E spiegare agli assistenti sociali che tuo figlio era rotolato per cinquecento metri in discesa dopo esser inciampato nel filo dell'aquilone di suo fratello era stato più complicato del previsto.
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    «..stai sanguinando!!!!»
    normalmente quel sottolineare l'ovvio in una situazione già precaria avrebbe contribuito a far sbroccare tai-chi una volta per tutte, ma in quel caso sembrava che la vergogna fosse riuscita a superare il panico. di solito si bilanciavano perfettamente, ma i suoi trascorsi con behan tryhard influivano sul risultato finale: gli aveva parlato una volta, lasciandosi sfuggire la cosa sbagliata al momento sbagliato, e quello spezzone balbettante di conversazione aveva perseguitato ty per mesi, senza dargli pace. a volte chiudeva gli occhi nel buio e le brutte figure (la tua maleducazione) risalenti alle scuole elementari gli tornavano in mente tutte insieme, distorte in peggio dall'ansia, figurarsi una fresca di un paio di mesi.
    «ho tutto sotto controllo.» non era vero, ma almeno poteva fingere. mise il cerotto sul taglietto sotto il mento, inspirando a fondo mentre un formicolio familiare gli si estendeva lungo le braccia dalla punta delle dita, iridi scure debitamente puntate su un sassolino tra i piedi. doveva solo attendere che la pressione tornasse ai suoi soliti livelli, prima di potersi dileguare. ma il tryhard lo stava ancora fissando, sentiva il suo sguardo preoccupato a bruciare la pelle del viso in un imprevisto afflusso di sangue alle guance, e prima ancora di sapere cosa dire ty stava già parlando: a raffica, senza pause per respirare, incespicando con l'inglese e gli accenti, le iridi quasi dello stesso colore della pupilla a guizzare da beh al pavimento, troppo rapidi i battiti di ciglia per tenerne conto.
    non aveva vie di mezzo, tai chi límore.
    poteva stare in silenzio per ore, rispondere a monosillabi chiudendosi in se stesso e rendendo impossibile a chiunque sapere cosa gli passasse per la mente, o vomitare parole su parole per riempire inconsciamente un momento di vuoto quando non sapeva come altro affrontarlo. due meccanismi di difesa sui quali il sedicenne non aveva alcun potere decisionale, utilizzava uno o l'altro in modo totalmente random, come venivano.
    «Quindi sei stato picchiato» eh.
    «no, senti-» una parte del cervello di ty aveva scansionato il tono di voce del ragazzo seduto al suo fianco senza riscontrare tracce di sarcasmo o disprezzo, nessuna ombra di giudizio a graffiargli le orecchie e la gola, ma la forza dell'abitudine era troppo forte perchè potesse contrastarla: qualcosa, una vocina ovattata nella mente, gli suggeriva di non lasciarsi ingannare, che la cosa giusta da fare era correre ai ripari e difendersi ad ogni costo, trovare sempre una giustificazione adeguata. e poi c'era gente che gli diceva di rilassarsi! ASSURDO! «è stato un incidente. insomma, non aveva alcun motivo per volermi picchiare!» e già mentre lo diceva l'immagine di livy che lo presentava alla famiglia - lei con un sorriso solare stampato sulle labbra, ty paralizzato sul posto e con un colorito cadaverico da morte imminente - gli si dipinse chiara davanti agli occhi scuri, quasi fosse tornato magicamente indietro di un mese; gli sguardi omicidi erano giunti con l'annuncio che avrebbero dormito nella stessa stanza, per mancanza di spazio. «ah. no, ok, mi ha picchiato.» sollevò lo sguardo un istante, nel tentativo furtivo e comunque maldestro di osservare l'espressione sul volto di behan alla ricerca di un sogghigno, anche il più lieve segnale sfottò, ma non ne vide. stava annuendo, il tryhard, in un moto pensoso di comprensione che raramente ty aveva provato sulla propria pelle.
    comprensione non era esattamente un termine conosciuto e apprezzato, nella famiglia Lìmore.
    «comunque posso capirti, c'è stato un momento in cui tutti davano per scontato fossi bravissimo a giocare a basket??? Ho ricevuto più pallonate in faccia quella settimana che in tutto il resto della mia vita, poi penso che chiunque in questa scuola abbia capito quanto io faccia pena» fu soprattutto la sincerità terra a terra del tassorosso a spiazzare ty, la gola solleticata da un principio di risata con fatica distorta in un colpo di tosse. non era abituato a quel disinvolto sbandierare i propri difetti, poter ammettere con tranquillità di non essere all'altezza - non lo aveva mai fatto taichi límore; molto meglio nascondere, somatizzare, non far vedere a nessuno, come gli era sempre stato imposto più che insegnato, negare anche davanti all'evidenza. behan tryhard, era strano, il modo in cui si comportava andava oltre sua portata di comprensione, e forse il motivo per cui era così facile rimanere seduto su quel gradino stava tutto lì.
    e poi c'era da dire che gli faceva meno paura del fratello.
    «per questo ti sei dato alla... pole dance? ho detto giusto stavolta, pole dance?» non voleva essere una presa in giro, anche se l'angolo destro della bocca si era finalmente sollevato verso l'alto, ma semplice curiosità. aveva vissuto quindici anni in un posto dove ballare attorno ad un palo non era considerato esattamente uno sport, e certo non per ragazzi. «non giudico, insomma-» mise entrambi i piedi sullo skateboard, facendolo ondeggiare avanti e indietro, soppesando le parole. gli capitava fin troppo spesso di dire la cosa sbagliata al momento sbagliato, un problema che andava ben oltre le difficoltà di traduzione, radicato più in profondità. avrebbe voluto chiedere a behan cosa lo spingesse ad esporsi a tal punto, quale fosse il segreto che gli permetteva di continuare a respirare pur sentendosi troppi occhi puntati addosso; se era normale, per chiunque tranne ty, scegliere di fare qualcosa solo per il piacere di farla. aprì la bocca e la richiuse, certo che qualunque domanda gli fosse sfuggita dalle labbra avrebbe finito per essere fraintesa - e non voleva. «è che sembra difficile.» se ne uscì con un'osservazione innocua, alla fine, neutra e assolutamente banale, le braccia a circondare le ginocchia sbucciate. quello sotto l'occhio non era l'unico livido a spiccare sulla pelle chiara del ragazzo, ma finché macchie scure e croste secche rimanevano coperte, fuori dal suo campo visivo, poteva conviverci.
    «Ma... hai messo qualche pomata sul livido?? Guarda io dovrei averne... uh eccolo! la prepara mia madre, basta metterla due volte al giorno e il livido scompare! Se vuoi puoi tenerla, tanto ne ho una scorta infinita» ora, tai era un ragazzino buono e caro (sort of), ma aveva dei limiti - alcuni più evidenti di altri. si ritrasse istintivamente, nemmeno behan gli avesse offerto del cibo direttamente sul palmo della mano, osservando il vasetto con lo stesso sguardo terrorizzato che avrebbe riservato ad un asciugamano sporco. non prenderlo. non sai nemmeno cos'è,
    POTREBBE SCATENARTI UNA REAZIONE ALLERGICA! magari ti sta solo prendendo per il culo, perché dovrebbe farti un favore? non prenderlo.
    «veramente non-» ma il tassorosso gli aveva già smollato il contenitore in mano, e ty non era morto.
    non ancora almeno.
    erano solo seghe mentali le sue, e lo sapeva, ma questo non le rendeva più facili da arginare e superare, semmai il contrario.
    «mia madre ha sempre fatto in modo che non potessi farmi male. ho imparato ad andare sullo skateboard di nascosto, se lo sapesse mi ammazzerebbe.» quasi felice di avere qualcosa da raccontare per mettere a tacere altri pensieri sconclusionati. «anche se non credo lo faccia per me.» concludendo con una stretta di spalle tai sfilò una sigaretta dal pacchetto che teneva in tasca («ma fai due bronchiti al giorno e fumi??!!?1?!?» cit. livy), il filtro stretto tra le labbra «grazie comunque per la.. posata? vabbe, quella.»
    vabbe quella.

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    «per questo ti sei dato alla... pole dance? ho detto giusto stavolta, pole dance?» Ricordava chiaramente la prima (ed unica) volta che aveva parlato con il ragazzo: aveva quasi causato un infarto a meh, e beh per poco non aveva preso fuoco per combustione spontanea. Perchè lui e la lap dance erano due mondi lontani come gli americani ed il diritto alla salute, o taylor swift e kanye west. Era bastata la sola idea di lui a ballare intorno ad un palo mezzo nudo per fargli desiderare di sprofondare e morire il più velocemente possibile, figuriamoci: non l'avrebbe mai e poi mai fatto davvero. «SI È LA POLE! L'altra...mai» non che giudicasse chi decideva di praticarla, sia chiaro, ma... lui??? Gli venivano i brividi solo a pensarci. Non aveva il fisico, non aveva l'attitudine, non possedeva un briciolo della self confidence necessaria: sarebbe stato solo un ottimo modo per mettersi in ridicolo e rovinare la sua reputazione per sempre. Che, tra parentesi, già metteva a dura prova durante le lezioni di pole dance: nonostante si allenasse ormai da quasi un anno, erano ancora più le volte che il ragazzo finiva con il sedere a terra di quelle in cui riusciva ad eseguire correttamente le mosse sul palo. Braccia ed addominali però, bisognava ammetterlo, erano notevolmente migliorati: aveva ormai perso la sua tipica pancetta da muffin - nemmeno dopo un intero periodo di vacanza passato a mangiare dolci era ricomparsa!! non aveva certo un definito six pack, ma comunque era piatto!!& - e riusciva perlomeno a fare venti flessioni di seguito senza desiderare di strapparsi le braccia dal corpo per non sentire tutto quel dolore. «non giudico, insomma..è che sembra difficile.» mamma mia se lo era! «in realtà...non so bene perchè l'abbiamo scelta, io ed il mio amico hunter - altissimo, super intelligente, ha la fama di esser il traditore dei corvonero??? lui»prima che chiara ferragni la facesse diventare cool, prima dell'uscita al cinema di hustlers: non aveva idea di come lui e hunter avessero fatto ad anticipare i tempi, e decidere di far qualcosa pochi mesi prima che essa diventasse di tendenza. «volevamo provare uno sport...credo?? Ed eravamo così ingenui da pensare che sarebbe stato facile» non lo era «invece è una tortura» Behan a volte (sempre) tornava dalle lezioni e piangeva sotto la doccia per il dolore a braccia ed addominali, e il giorno dopo quando si svegliava non riusciva nemmeno a fare le cose più semplici, come prendere in mano la bacchetta per lanciare incantesimi o ridere per le battute dei suoi amici. Il giorno della prima lezione post vacanze natalizie incombeva, e behan sapeva che avrebbe dovuto fare i conti con tutti i pandori mangiati, gli addominali non fatti e i pomeriggi passati spiaggiato sul divano a rimettersi in pari con una lunghissima lista di serie tv.
    Non fece nemmeno caso alla diffidenza di ty per la pomata che gli aveva appena offerto, e senza ulteriori indugi gliela piazzò in mano: mamma teddy era la migliore! in rimedi a lividi e ferite - forse perchè aveva dovuto imparare presto a farlo, con due figli come i suoi e nessunissima intenzione che i servizi sociali le si presentassero alla porta - quindi il lìmore doveva assolutamente usare la pomata lì dove aveva sbattuto. «mia madre ha sempre fatto in modo che non potessi farmi male.» Ah, tecnica interessante «ho imparato ad andare sullo skateboard di nascosto, se lo sapesse mi ammazzerebbe.» aveva un dubbio solo «e come fai a nascondere quando ti fai male??» soprattutto senza l'infallibile pomata brevettata tryhard «...penso per un po' ci abbia provato anche mia madre, ma ha capito presto che era una causa persa» che poi, behan non faceva nemmeno cose pericolose??? e si faceva male anche da fermo????? Era una maledizione, la sua. «ma effettivamente forse tu non ti fai male spesso» grazie a dio - per loro - non erano tutti maldestri e sfigati come beh. anzi, di persone ai suoi livelli, o anche solo un po' più in basso, non ne conosceva. «grazie comunque per la.. posata? vabbe, quella.» «*pomata. Quando ha la "s" si usa per mangiare (?)» Si guardò intorno preso dal panico: era da una vita intera che viveva nell'ansia costante di un attacco da parte di duolingo, e sapeva che ora la bestia aveva concentrato tutta la sua cattiveria sui poveri hawkmore. Per fortuna però, non sembrava nei paraggi: chissà se era da qualche altra parte del castello a far piangere Livy, minacciandola di ucciderle tutta la famiglia. «ma...una domanda» per curiosità, ecco «tua madre non vuole che tu faccia sport ma le sta bene se fumi???» era davvero confuso.
    Perchè sì, nella testa del diciassettenne, fumare senza farlo sapere ai propri genitori - alla propria madre, in particolare - era un qualcosa di impossibile. Teddy avrebbe sentito l'odore di fumo rimasto impregnato nei capelli dei figli, o nei loro abiti, anche dopo tre docce e quattro lavatrici: aveva un certo radar per determinate cose, e behan aveva sempre dato per scontato fosse una specie di superpotere che si acquistava una volta messo al mondo un figlio. «che tecnica...strana» ma oh, chi era lui per giudicare: ognuno seguiva i modi che credeva migliori per crescere i propri figli.
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    taichi ty lìmore // well, this social situation isn't going the way i acted it in the shower

    «in realtà...non so bene perchè l'abbiamo scelta, io ed il mio amico hunter - altissimo, super intelligente, ha la fama di esser il traditore dei corvonero??? lui» ty non avrebbe voluto, ma gli fu impossibile impedire al proprio sguardo di spostarsi altrove, ovunque tranne che sul viso del tassorosso. non era una novità quel sangue ad affluire fino al volto tingendogli due pomelli rossi sulle guance, impossibili da non notare, e il non riuscire a controllare certe reazioni puramente casuali lo faceva sentire stupido. sbagliato.
    certo che aveva in mente chi fosse hunter oakes, anche senza una descrizione dettagliata. il perché gli fosse rimasto impresso invece risultava troppo difficile da elaborare, assolutamente estraneo, un po' troppo oltre la sua portata. «mh.» più di quello non poteva concedergli. anche se parlare con behan tryhard sembrava più facile del previsto; era sempre pronto ad incepparsi, il sedicenne, la lingua improvvisamente inchiodata al palato, ma al contempo si sentiva.. tranquillo. fuori pericolo.
    «volevamo provare uno sport...credo?? Ed eravamo così ingenui da pensare che sarebbe stato facile invece è una tortura» annuì facendo ricadere nuovamente i capelli ricci sulla fronte, la sigaretta penzoloni tra le labbra, ancora spenta. una peculiarità di taichi límore quella di stare zitto quando una conversazione richiederebbe un po' di sano botta e risposta, per poi aprire bocca a sproposito nel momento sbagliato. come, per esempio: «si lo so. cioè non è che lo so, lo immagino. perché vi ho visti?» cos'era, una domanda? «non- non vi stavo.. stanando (spiando, ty), ero solo passato per chiedere un lavoro, no? sai, per fare i.. come dite voi» tuffandosi nuovamente in quel baratro familiare chiamato panico, l'altair alzò entrambe le mani a mezz'aria muovendo le dita come per impastare una pizza invisibile ─ criptico quanto i disegni improponibili di rob che solo lele riusciva a codificare #ingoiareilrospo. «i messaggi
    duolingo perdonalo perche non sa quello che dice fa.
    una vera fortuna, per il límore, che behan tryhard sembrasse immune al suo farneticare confuso, portatore anch'egli di quella paranoia linguistica capace di farti sputare i dettagli più assurdi ─ spesso e volentieri quelli che meno c'entravano col discorso. prese il contenitore con la pomata tenendolo con due dita, sollevato di fronte al viso nel tentativo fallito di osservarne il contenuto in controluce. «*pomata. Quando ha la "s" si usa per mangiare (?)» mise il vasetto in tasca, afferrando al suo posto un pennarello rosso; se lo portava sempre dietro in ogni occasione, pronto a prendere appunti quando qualcuno gli suggeriva il modo giusto per pronunciare una parola ─ il che accadeva piuttosto spesso. «pomata, con la m.» la scarabocchiò sul palmo della mano cerchiando la lettera incriminata, prima di accendere finalmente la sigaretta. «finché stavo a casa il trucco era coprire sempre i lividi con i vestiti. qui.. beh posso fare un po' quello che voglio.» più o meno. si sentiva sempre e comunque sotto osservazione, controllato a distanza come una cavia da laboratorio, moderno Truman nello show della famiglia Wu Chen.
    «ma...una domanda» cosa. perche. quale domanda. non fa troppo caldo per essere gennaio???? «tua madre non vuole che tu faccia sport ma le sta bene se fumi???» aveva trattenuto il respiro senza accorgersene, l'altair, abbastanza da trasformare in cenere gran parte della sigaretta; quello che gli sfuggì dalle labbra doveva essere una una risata saggia, di chi la sa lunga, ma alla fine somigliava più al rantolo esalato da un condannato a morte. «i miei ci tengono molto alle.. appartenenze. no, apparenze! fumare qualche sigaretta chiuso in bagno è meglio che presentarmi alle cene di famiglia con un occhio nero.» e indicò il livido brunastro attorno alla palpebra destra. sarebbe stato davvero, davvero divertente, potendo guardare la scena dall'esterno. non aveva mai avuto le palle per ribellarsi, il sedicenne, ogni tentativo di far valere la sua volontà soffocato sul nascere ─ al punto da diventare normale. non funzionava così per tutti? «per capodanno hanno voluto una foto e livy ha dovuto prima sistemarla con Photoshop.» cosa non si faceva per il quieto vivere. «ma non sono idealmente preoccupati.» *realmente, ty.
    spense la sigaretta strofinando il mozzicone per terra, senza però lasciarvelo cadere: ty per l'ambiente faceva la raccolta differenziata, non lasciava cicche in giro, faceva sparire le gomme da masticare sotto le sedie. sempre meglio che appiccicate a qualche suola di scarpa. gli ci volle solo una frazione di secondo per prendere la successiva decisione, il tutto senza nemmeno dover studiare l'espressione di behan o valutare i pro e i contro; poteva trovarsi in difficoltà con molti argomenti, taichi, il più delle volte frutto di paranoie personali senza reali fondamenta, ma- «nicole dice che dovrei provare a comunicare con loro, sai, spiegargli come mi fanno sentire.» -non con quello. fare terapia rientrava nella sua quotidianità al punto da credere fosse normale per tutti, esattamente come le lunghe cene di famiglia durante le quali nessuno gli rivolgeva la parola e suo nonno lo squadrava continuamente dall'alto in basso perché 'non sembra affatto un Wu, Lan Mei'. «ah, nicole è Nicole Rivera, la mia.. fa la psicomaga.» e di nuovo quella stretta nelle spalle, mentre afferrava lo skateboard con entrambe le mani. «mi piace parlare con lei, è brava. ma evidentemente non ha ancora capito come sono fatti i miei.» e comunque nessuno te l'ha chiesto, ty.
    «ah-ehm.» era andato un po' troppo oltre? di cosa parlavano le persone normali????? magari non dei loro problemi psicologici, soprattutto con studenti che conoscevano appena. «scusa ancora per la gamba. adesso dovrei...» e si rimise in piedi, lo skateboard sottobraccio e le mani infilate nelle tasche, grato dei capelli scuri a ricadergli sugli occhi come una visiera protettiva. «tu cosa..???» fai. tu cosa fai adesso? era quella la domanda, ma magari beh ci arrivava da solo e gli risparmiava sia tempo che una sudata inutile.

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    «si lo so. cioè non è che lo so, lo immagino. perché vi ho visti?» no. un attimo. cosa stava succedendo. COME AVEVA FATTO A VEDERLI??? Insomma: il bello di andare a fare pole dance stava proprio nel fatto che lui e hunter fossero gli unici liceali in quella stanza, e che l'unica persona che conoscessero era il santino di arci - sì, anche dopo il suo ritorno dal far west l'altarino con la sua foto era sempre lì, probabilmente era troppo uno sbatti toglierlo - dal quale, seppur i due ragazzi si sentissero sempre giudicati, perlomeno non poteva parlare riferire le loro tremende figure a qualcuno. «non- non vi stavo.. stanando (spiando, ty), ero solo passato per chiedere un lavoro, no? sai, per fare i.. come dite voi» le parole del ragazzo non servirono a molto: behan si sentiva comunque le guance andare a fuoco. Cioè.. l'aveva visto?? mentre??? faceva??? pole dance??? Un conto era raccontarlo, un altro era esser visto! Non a caso il tryhard aveva implorato il resto dei losers di non andare mai a vedere lui ed hunter durante gli allenamenti, sarebbe stato troppo imbarazzante!!! Perchè, nonostante i mesi su mesi di esercizio, la verità era ancora solo una: vedere behan allenarsi era come osservare una scopa entrare in collisione con un palo. «i messaggi.» mh «tipo...centralinista??» era un secondo confuso, ma forse lo volevano proprio per le relazioni con i clienti stranieri #cos Ma notando lo sguardo altrettanto confuso di ty, capì di aver fallito «aaaaahh, i massaggi!» okay sì, effettivamente aveva più senso. Cavolo comunque, possibile che non riuscisse mai a esser rilassato parlando con una persona?? Perchè, anche se con Ty stranamente non aveva alcuna ansia da o mio dio cosa dico? come si fa a parlare? PERCHÈ MI STA PARLANDO??? come al contrario di solito gli capitava con...tipo..chiunque, non riusciva in ogni caso a star tranquillo perchè se lo sentiva che da un momento all'altro duolingo sarebbe apparso a torturare entrambi.
    E il tryhard aveva talmente tanti warflashbacks dell'uccellaccio in questione che, in caso fosse arrivato da loro in quel momento, sicuramente sarebbe scoppiato a piangere.
    «finché stavo a casa il trucco era coprire sempre i lividi con i vestiti. qui.. beh posso fare un po' quello che voglio.» annuì, arrivando alla conclusione fosse la cosa più giusta non metter il dito nella piaga anche se la sua curiosità gli ordinava tutt'altro: e d'estate?? non aveva caldo con i maglioni??? come faceva???? Riusciva a sentirlo chiaramente il "beeeeh no" del fratello nella sua testa, e la leggera gomitata che gli avrebbe dato se fosse stato lì per farlo star zitto: meh sapeva sempre quello che il gemello avrebbe voluto dire ancora prima che lui aprisse bocca, e per questo quando parlava con qualcuno di nuovo il tassorosso aveva bisogno di lui al suo fianco, così da portare avanti una conversazione in modo normale. «fumare qualche sigaretta chiuso in bagno è meglio che presentarmi alle cene di famiglia con un occhio nero.» ma tu guarda un po' quanto erano diverse le loro famiglie! «a casa mia l'occhio nero me lo farebbero se mi presentassi a cena puzzando di fumo» che poi in realtà nessuno dei due coniugi tryhard aveva mai alzato un dito sui figli - cioè dai, sarebbe stato come sparare sulla croce rossa, non scherziamo - ma, se immaginava di presentarsi a casa con l'odore di sigaretta addosso?? riusciva a vedere chiaramente mamma teddy super incazzata e pronta ad ucciderlo «awww anche nicky ogni tanto photoshoppa le mie foto!!» dopo che beh la implorava di toglierli un po' di pancetta - soprattutto dopo pranzi, merende o cene importanti, dove il suo stomaco lievitava come fosse in attesa di un bambino. Ma questo forse era meglio non specificarlo, non lo sapevano nemmeno meh, hunter e halley!!! Era uno dei tanti (ma quali?) segreti dei becky.
    «nicole dice che dovrei provare a comunicare con loro, sai, spiegargli come mi fanno sentire.» non aveva la minima idea di chi fosse questa nicole, ma... sì?? brava nicole!! anche lui effettivamente gli avrebbe dato lo stesso consiglio, ma hey mica poteva farlo senza il rischio di .. che so, spaventarlo o farsi mandare a quel paese «ah, nicole è Nicole Rivera, la mia.. fa la psicomaga.» aaahhh «io anche ne ho uno!! stiles.. magari l'hai già visto in giro? lavora qui a scuola» e se behan avesse avuto un po' più di memoria avrebbe anche evidenziato la parentela tra i due, ma ahimè non la ricordava assolutamente «e poi invece per consigli più.. /base/» (???) «c'è jess, uno dei fantasma della scuola!» che la ragazza non fosse un vero fantasma, il tryhard ovviamente non l'aveva ancora capito «sa anche tutto ciò che succede in questi corridoi, è come polgy ma le sue notizie sono sempre vere e non le rivela proprio a tutti, solo a chi è gentile con lei» dai che magari ty queste cose non le sapeva!!! invece avere un'amica fantasma era sempre utile, soprattutto lì ad hogwarts. Ma forse stava divagando troppo... cioè ty gli parlava della sua psicomaga e lui arrivava a parlare di gossip??? Ecco perchè di solito le conversazioni le faceva portare avanti da meh.
    Ecco infatti, l'aveva spaventato, vedi come se ne stava andando??? Complimenti behan. «scusa ancora per la gamba. adesso dovrei...» ah la gamba: sinceramente l'aveva già dimenticata «figurati, niente di grave!! sono abituato a botte peggiori» tipo cadere da una scopa e rompersi tutte le ossa, ad esempio, ma quello doveva ancora succedere. Però vabbè, finale di campionato o meno, c'erano state altre volte in cui il ragazzo era caduto spaccandosi praticamente tutto. «tu cosa..???» ....cosa? doveva forse...capirlo?? interpretare??? Piegò leggermente la testa di lato, continuando a fissarlo in attesa di... /cosa/? «stavo camminando» ma non mi dire! «..cioè, proprio.. camminando» e poi si chiedeva come mai le persone lo considerassero strano «..senza una meta precisa? volevo sperimentare una cosa» aka: passeggiare senza preoccuparsi ogni secondo di dove metter i piedi per non cadere «ma l'esperimento è fallito, il che significa che non mi libererò mai della sfiga» dura la vita di un behan tryhard. L'unica nota positiva era il fatto che di lì a qualche mese avrebbe condiviso un po' del suo triste destino con gideon «anzi... mi dispiace averti coinvolto. Non era mia intenzione eh, ma dovevo immaginarmelo che passeggiando tranquillamente, come di solito fanno le persone normali, avrei fatto danni» perchè su, era talmente scontato che il lìmore fosse caduto solo perchè aveva avuto la sfortuna di incontrare beh lungo la sua strada. «ti devo uno yogurt al BDE» gli sembrava il minimo per scusarsi!!
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    anche se erano lì seduti solo da dieci minuti, forse un quarto d'ora a voler stare larghi, ty sentì comunque il bisogno di cambiare posizione, irrequieto sul rialzo di cemento quanto la leggendaria principessa sul pisello. nessuna conversazione tra il sedicenne e un'altra persona era mai durata così a lungo (persino con livy avevano entrambi bisogno di pause programmate per raccogliere i pensieri e tradurli nella lingua giusta) e non era nemmeno quel dato insolito a metterlo a disagio.
    gli faceva più strano voler continuare a parlare.
    senza essere costretto, come quando i suoi genitori gli facevano il terzo grado per ogni minima cazzata e ty si ritrovava con le chiappe metaforicamente incollate alla sedia - e la lingua al palato. diventava così difficile sputare fuori ogni singola parola che anche cinque minuti sembravano un'eternità. ma almeno quella sensazione la conosceva - gli stava accanto da tutta la vita come un'amica fedele, sempre in grado di tenerlo con i piedi per terra. preferiva muoversi su terreni conosciuti, il límore, che per quanto fossero scivolosi e infidi sapeva con certezza non avrebbero mai tremato sotto i suoi piedi: riconosceva le proprie orme e le seguiva, passo dopo passo, in un loop infinito e rassicurante.
    poi quando aveva conosciuto livy era cambiato tutto. e ora si ritrovava a vivere di ansia perché gli piaceva parlare con una persona.
    ma che cacchio di problemi aveva.
    «awww anche nicky ogni tanto photoshoppa le mie foto!!» strinse quanto rimasto della sigaretta tra le labbra, nel tentativo disperato di cavarne fuori ancora un po' di nicotina - una battaglia persa. infilando in tasca il mozzicone spento fece del suo meglio per assumere un'espressione neutra, disinvolta, le classiche chiacchiere sul meteo. «nicky è la tua ragazza?» non c'era malizia nella voce dell'altair, solo curiosità. gli era venuto il dubbio ben prima di quell'incontro/scontro, perché frequentando hogwarts era impossibile non posare lo sguardo sui losers. si muovevano sempre insieme, tutti e cinque o a gruppetti separati, in sintonia come se per loro stare uno accanto all'altro fosse un bisogno necessario tanto quanto respirare - sembrava facessero persino quello, all'unisono. sapeva anche (perché livy si era informata da brava ciatella) che lo spilungone e la biondina erano fratello e sorella, mentre nicky winston non era legata loro da nessun grado di parentela. come i golden di fake, i perdenti in quanto sqwad mettevano a taichi un'ansia da manuale, ma questo non riusciva comunque a soffocare l'interesse per certe dinamiche a lui oscure.
    e behan tryhard sembrava la persona adatta a chiarirgli le idee, se non altro per quell'invidiabile capacità di assorbire l'imbarazzo e tirare comunque avanti con un sorriso mite sulle labbra.
    o magari avrebbe deciso di spaccargli la tavola dello skateboard in testa. «mh» avrebbe dovuto tenere in considerazione quella possibilità prima di farsi i cavoli suoi, ma ormai il danno era fatto. per quello tu approfittò della breve pausa di silenzio per cambiare argomento con ritrovata intensità: gli capitava spesso di dover rimediare ad una cazzata detta sviando l'attenzione del suo interlocutore, ormai era un esperto.
    e nel parlare di nicole si sentì già un po' meglio, il sedicenne, abbastanza da smettere di muoversi come il proverbiale tarantolato, entrambi i piedi saldamente incollati allo skate. «io anche ne ho uno!! stiles.. magari l'hai già visto in giro? lavora qui a scuola» cercò di nascondere il sollievo premendo le labbra una contro l'altra, un guizzo della mascella che non poteva in alcun modo mascherare; ringraziava sempre i suoi riccioli scuri, ormai troppo lunghi sulla fronte, per la protezione che gli concedevano quando non voleva mostrare apertamente ciò che gli si leggeva in modo fin troppo chiaro negli occhi scuri. non doveva nemmeno abbassare lo sguardo, solo piegare leggermente la testa e il gioco era fatto. «sì, so chi è. quando mio padre si è informato per la terapia è venuto fuori anche il suo nome» e quello di un certo sinclair, ma alla fine límore senior aveva fatto cadere la sua scelta sull'unica donna del terzetto. strano.
    «ti fa fare anche lui i giochi di ruolo?» e nel chiederlo si illuminò un po'di più, perché l'approccio semplice e familiare della Rivera era il motivo per cui non era scappato dalla prima seduta per non farsi mai più rivedere. «e il bingo. non so perché ma ha la fissa per il bingo» che ty aveva preparato con cura, pur non seguendo alla lettera le istruzioni di nicole nel compilare le caselle - dettagli. corrugó la fronte accigliandosi di nuovo, l'altair, quando behan si mise a parlare di fantasmi: ancora non aveva conosciuto il suo demone personale, amaDeus, ma in qualche povera anima lattiginosa si era comunque imbattuto, soprattutto durante le soste al bagno. fantasmi voyeur, senza dubbio.
    ma nessuna Jess, a meno di non aver capito male il nome (possibilissimo).
    «cos'è.. Polly? (???)» un bene per tai non aver mai sentito parlare di polgy girl da quando si era trasferito nel Regno Unito, perché essere a conoscenza del giornale scandalistico sarebbe equivalso a leggerne gli articoli - compreso quello di Capodanno. evento che il sedicenne aveva rimosso dalla memoria grazie ad una buona dose di alcol (buona per lui, in realtà gli bastava pochissimo per prendersi una sbronza potente) e alla forza della disperazione; sapeva solo quello che gli aveva raccontato livy con una nota stonata nella voce, ed era più che sufficiente.
    pareva essersi un po' tranquillizzato, nonostante il perpetuo battere del piede destro sulla tavola dello skate, ma la linea temporale e quanto scritto in precedenza da una rob con scarsa memoria gli impose comunque di alzarsi in piedi. senza preavviso, come fosse stato morsicato sul sedere da una qualche strana creatura (war flashforward). gli era bastato un attimo di silenzio durante il quale behan stava molto probabilmente pensando a cosa rispondere, per pensare di essersi spinto oltre, che forse tutte quelle domande stavano annoiando il tryhard o, peggio, iniziava ad apparirgli stupido. perche no?
    non sarebbe stata la prima volta.
    «stavo camminando.. cioè, proprio.. camminando. senza una meta precisa? volevo sperimentare una cosa, ma l'esperimento è fallito, il che significa che non mi libererò mai della sfiga» più che infastidito, il tassorosso sembrava affranto; rassegnato ad un inevitabile che con i pochi dati a sua disposizione taichi non poteva comprendere. dal canto suo non si considerava davvero sfigato, in sedici anni di vita era quasi sempre riuscito ad evitare il peggio: con costanza e impegno, sudando sette camicie, ma portando a casa il risultato. «se ti fa stare meglio, non è la prima volta che colpisco qualcuno con lo skate» non dico che a volte puntava le persone come rob in macchina con i ciclisti, ma insomma. «adesso.. devo raggiungere livy, per studiare» il volto imberbe del ragazzino si fece improvvisamente cinereo sotto i riccioli ribelli, perché delle punizioni di Duolingo bastava il pensiero.
    e quello era il momento in cui di solito ty si sganciava da una conversazione divenuta insostenibile, mani in tasca e testa bassa, svignandosela prima di dare tempo all'interlocutore di rispondere. ma alla classica frase da uscita di scena (ora ho da fare, devo fare i compiti, mi bruciano le uova) l'altair si ritrovò ad aggiungere qualcosa - unexpected «se non devi più- camminare? puoi, non so, stare con noi. solo se ti va di darci una mano, sai com'è quel gufo, questa settimana ce l'ha su con i fratelli di livy e..» e niente. finiva li la sua capacità di comportarsi come una persona normale che porta avanti una conversazione normale. era già un passo avanti notevole per il límore, considerato che l'ingrato compito di parlare con gli altri studenti e chiedere eventualmente aiuto per lo studio toccava - sempre. - a sullivan; non importava quante difficoltà avesse la ragazzina ad esprimersi, davanti a quegli occhioni blu si scioglievano tutti come gelati al sole. non proprio l'effetto che faceva ty, per dire.

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    «nicky è la tua ragazza?» Tra i due non era stato behan quello ad aver appena finito una sigaretta, ma alle parole del lìmore beh iniziò a tossire a raffica come se avesse appena aspirato un po' troppa nicotina, rischiando per poco di strozzarsi con la sua stessa saliva. Lui, behan tryhard, con nicky: era davvero la cosa più strana che avesse mai sentito in vita sua, e di cose inusuali ne aveva sentite davvero tante (giusto per dirne una, piccolissima, bisnipoti in collegamento magico dal 2118 a dirgli che suo padre in realtà era phobos campbell)
    In sette anni di amicizia con la winston, mai aveva ricevuto quella domanda. Certo, nel corso degli anni alcuni gli avevano chiesto se la ragazza stesse con meh (soprattutto data l'antica - e ormai cancellata - fama del grifondoro), ma mai con beh: i becky erano praticamente la stessa persona ma divisa in due corpi differenti, e da sempre avevano condiviso quel disagio interiore e quella incapacità di stare a proprio agio in situazioni che richiedessero il minimo sforzo di socializzazione. Del resto si erano conosciuti perchè behan, la seconda settimana di scuola, le aveva rovesciato due bicchieri pieni di latte addosso: l'inizio perfetto per un'amicizia come la loro (anche perchè ovviamente a risolvere le cose ci aveva pensato meh, intervenendo in soccorso del fratello, altrimenti sappiamo tutti che beh e nicky probabilmente non sarebbero mai diventati amici: behan terrorizzato dalla figuraccia fatta, nicky spaventata dal nano - bei tempi, quelli - che le aveva macchiato tutta la divisa) «no, assolutamente!!» cioè, era la sua nicky!!! La considerava a tutti gli effetti come una sorella «è la mia migliore amica» e lo tranquillizzava, perchè mentre fidanzati e fidanzate potevano scomparire da un momento all'altro, i migliori amici erano per sempre: in qualunque anno imprecisato del futuro si immaginasse, i losers erano sempre lì con lui.
    Ah, e poi c'era anche il fatto che a nicky piacessero le ragazze e in quel momento fosse cotta di chouko, ma mica stava a lui andare a sbandierare in giro le crush dell'amica. Anche perchè preferiva davvero evitare nuovi rapimenti, e quando suo fratello si metteva in testa qualcosa era difficile distoglierlo dall'obiettivo.
    «ti fa fare anche lui i giochi di ruolo?» ?? chissà che giochi di ruolo intendeva: magari nicole lo faceva scrivere sui gdr? Tipo... per effetto catartico??? OMG, ERA ANCHE LUI SUL FRAT??? Doveva indagare, avrebbe esaminato per bene i vari profili alla ricerca di qualcuno simile al Lìmore «e il bingo. non so perché ma ha la fissa per il bingo» ... si vedeva che stava con sin, le aveva chiaramente passato la vecchiaia (♡) «noi giochiamo con i pokemon!» e no, non specificò nè che non fosse per alcuna terapia ma per il semplice fatto che amassero entrambi quelle creature, nè che con giocare intendeva sia i videogiochi, sia i pokemon in carne ed ossa: a volte dimenticava che non era normale avere pokèmon veri, ed invece a loro erano arrivati come un miracolo!!1! «anche con jess» modestamente, erano tutti allenatori professionisti.
    «cos'è.. Polly? (???)» NON CONOSCEVA POLGY???? GIOVANE ANIMA PURA E INNOCENTE!!!! «non l'hai mai mai letto??» assuuuuurdo, era l'unica persona in quella scuola a non conoscerla!! «devi farlo, ti porterò un numero» e non era una proposta, era un dato di fatto: poteva pure esser timido, behan tryhard, ma quando si trattava di gossip si trasformava in una persona nuova. E poi era abbastanza certo di aver letto anche il nome di ty in qualche articolo??? Aveva il diritto di sapere ciò che scrivevano su di lui. «è essenziale tenersi aggiornati su cosa scrive, per sopravvivere» tanto lo sapevano tutti che anche chi si vantava di non leggerlo in realtà lo teneva nascosto tra i libri di testo o lo leggeva in segreto prima di andare a dormire, chi volete fregare.
    La successiva proposta di ty non se l'aspettava.
    No, ma tipo, per niente, cioè dai quando mai qualcuno gli chiedeva aiuto (in generale) per qualcosa che riguardasse lo studio??? Le materie in cui il tryhard era bravo si contavano sulle dita di una mano - ma anche solo metà, una mano era pure troppa - quindi omG quasi si commosse???? «mi farebbe piacere!» non era nemmeno in ansia all'idea di passare del tempo vicino a livy (sapete, in base alla teoria scientificamente accertata che dimostrava come behan fosse incapace di comportarsi come una persona anche solo vagamente normale in presenza di una ragazza che non fosse nicky o halley) dato che, stranamente, la hawkins non gli faceva così paura?? E di certo aiutava il fatto che fosse la fidanzata di ty, visto che con il ragazzo non provava il solito imbarazzo che lo prendeva quando conversava per la prima volta con qualcuno di nuovo?? e dato che livy era la sua fidanzata, per osmosi sarebbe successa la stessa cosa anche con lei??? «...sono pieno di war flashbacks di duolingo» ogni tanto lo sognava ancora la notte, e si svegliava piangendo «ma potrei darvi qualche consiglio?? del resto, sono riuscito a sopravvivere io!» ty forse non poteva saperlo, ma quella era già una garanzia di successo. E poi non doveva esser difficile aiutare con i compiti per i gufo, no?? sì beh, perchè sei una capra Lui quell'anno aveva i MAGO, un po' di ripasso non gli avrebbe di certo fatto del male!!!!
    E così, insieme al suo nuovissimo amiko - mi dispiace ty, non è mai un bene dargli troppa fiducia: ti distrai un attimo e ecco che ti ritrovi con i braccialetti abbinati con le iniziali #cos - si incamminarono verso.. qualunque aula della scuola in cui livy era intanto alle prese con duolingo che la bullizzava, inconsapevoli che quello scontro aveva segnato l'inizio di quella che probabilmente sarebbe degenerata in - hyde's voice - una tragedia.
    Sarebbe bastato vedere i resti di villa walsh per capirlo.
    17 y/o - hufflepuff - loser
    I stress about stress
    before there's even
    stress
    to stress about
    Behan
     
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