can i please get a waffle - youtube

[bonus: tutor]

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    Strinse la cannuccia fra i denti rotolandola poi sulla lingua, lanciando un’occhiata di sottecchi ad Amalie. Non era propriamente bravo a rompere il ghiaccio, e certamente lo era ancor meno a sollevare discussioni riguardo argomenti che lo preoccupassero, ma si arrivava ad un punto in cui domandare non era solo lecito, ma necessario. «il…cappellino» domandò, strizzando con la punta delle dita il proprio ed indicando quello premuto sul capo della Corvonero. «è…» spostò l’indice dall’uno all’altro dei berretti di lana, dondolando nervoso sui talloni. Domandarlo esplicitamente era un po’ troppo estremo per l’Hale, che fallendo temeva di ferire i sentimenti della Shapherd, ma doveva sapere se i suoi sospetti fossero fondati. Non aveva trovato nulla di strano nel ricevere in regalo, un paio di settimane prima, un paio di calzini di lana fatti all’uncinetto dalla fu Martha Fay, meglio conosciuta come Heidrun Crane; i timori dell’Hale erano nati quando a quei calzini erano seguiti una sciarpa, cinque cappelli, tre paia di guanti, ed un paio di maglioncini. Erano peggiorati quando, guardandosi attorno ad Hogwarts, aveva notato che lui e sua sorella non erano stati gli unici a ricevere quei doni. Gli era parso perfino d’intravedere dei minuscoli calzini di lana ai piedi di Heroine e Cocaine, i due frenchie di CJ Knowles.
    Doveva sapere se stava impazzendo, capite, o se ci fosse un problema più…generale.
    «lo fa spesso», aveva detto con non curanza Jeremy Milkobitch quando Mac aveva quasi chiesto direttamente spiegazioni. «quando si fissa su qualcosa, ci si chiude», aveva concluso, richiudendo la panca nel quale erano stipate almeno una decina di capo in maglia. «le passerà» con tanto di spallucce, e pacca sulla testa.
    Ah, ochei. Mckenzie Hale, che non conosceva termini del ventunesimo secolo quali tranzollo, sciallo, o il mero gEt A gRiP che più volte i suoi compagni gli rivolgevano, non riusciva a sentirsi… a suo agio. Insomma, era ad Hogwarts, come faceva ad essere sicuro che fosse tutto ok? E se quello fosse il suo (molto particolare) grido d’aiuto perché stava affrontando un periodo difficile? (nda: no) Razionalmente sapeva di non avere un reale motivo per cui preoccuparsi, soprattutto considerando che il coach la conoscesse decisamente meglio di quanto non facesse lui, ma …? Strinse ancora inquieto le labbra attorno alla cannuccia, lasciando che lo smoothie afferrato poco prima alla bancarella dello zoo placasse il suo animo ansioso. Gli occhi guizzarono distratti oltre le spalle della bionda, soffermandosi poi su una speciale gabbia cronologica la quale, in un attimo, catturò la sua completa attenzione. Strinse d’istinto le dita attorno al polso di Phoebe, mostrandole emozionato la creatura al suo interno.
    Perché no, Mac non aveva dimenticato il motivo per il quale s’erano diretti al Carrow’s District, ma fino a quel momento non erano ancora incappati in nessuna creatura che conoscesse abbastanza da poterla presentare alle sue compagne. E ci teneva, Mac. Voleva dimostrare di non essere inutile, di non essere solo un peso, con quelle sue lacune di cent’anni trasparenti negli occhi chiari – no.
    Qualcosa, qual cosina, la sapeva anche lui.
    «questo è un bibiciù!» Allargò un braccio mostrando i tre stadi della gabbia ad Amalie e Phoebe, sorridendo entusiasta come un bambino il mattino di Natale. Piantò l’indice contro la prima parte della voliera, gonfiando il petto come un Pidove qualunque. «il bibiciù è un uccellino molto particolare. Non ha alcuna caratteristica magica utile – nessun potere che possa interessare ai maghi, nessuna parte pregiata che possa essere mangiata venduta al mercato nero – ma si tratta comunque di una creatura assai affascinante» Spinse gli occhiali da sole sulla punta del naso. «come potete notare, questo è un uovo di bibiciù» uau. Si spostò abbastanza da mostrare loro il guscio tondo, di un opaco bianco perlaceo, dell’animale. L’indice scattò poi verso lo scheletro di un piccolo volatile, rassomigliante un pollo ma di dimensioni nettamente più piccole dato che non superava i quindici centimetri, il quale saltellava allegro per la gabbia privo di preoccupazioni. «e quello, è un cucciolo di bibiciù» *gasp* a chiLD. «i bibiciù, volatili piuttosto comuni nelle brughiere che tendono a vivere sui rami delle betulle, nascono allo stato finale della loro vita, ovverosia come scheletro -» si spostò poi verso la teca adiacente, quella in cui veniva mostrato un vivace bibiciù nella sua pubertà. «- crescendo, sviluppa muscoli, tendini, organi e pelle, raggiungendo la maturità intorno ai sei mesi, periodo in cui sviluppano le penne» sì, sembrava proprio un polletto di montagna. «mentre, intorno all’anno – ovverosia quando concludono il loro ciclo vitale -» indicò l’ultima teca, dove un pulcino giaceva immobile e stanco al centro della gabbietta. Il bibiciù spostò gli occhi neri su Mac, pigolando piano dal becco arancio. «diventano pulcini, tornando allo stadio che altri volatili vedono come iniziale – vedete il piumaggio? È proprio quello di un cucciolo» dai, era bellissimo. «ecco, l’unica particolarità che hanno, e che interessa solo gli allevatori di pokèmon, è che ne esistono di diversi colori; la leggenda narra che quando la Pantone ha fatto la pubblicità per la sua nuova linea, non abbia /colorato/ pulcini su Photoshop, ma abbia semplicemente usato dei bibiciù ormai vecchi» eh, Mckenzie Hale si entusiasmava con poco. «non sono davvero affascinanti?»
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    meglio tardi che mai, VIA DI ROLE TUTOR! qua le info a chi (chi) interessassero
     
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    Gli incontri di tutoraggio non avevano impiegato molto tempo a diventare tra i suoi preferiti. Hunter, alla fine, era un ragazzo semplice: bastava mettergli davanti una fumante tazza di tè e dargli l’opportunità di apprendere cose nuove per renderlo felice. Ogni incontro era una nuova scoperta e, soprattutto in quegli ultimi appuntamenti, aveva notato quanto, pian piano, l’Hale fosse sempre più incline ad aprirsi a loro, un passetto alla volta, quasi parlare di ciò che gli interessava lo entusiasmasse al punto da mettere da parte le sue insicurezze. Un po’ lo capiva, se non del tutto, e avrebbe voluto dargli una pacca sulla schiena per dirgli che, in fondo, quella loro mente acuta sarebbe stata sempre la loro ancora di salvezza. Tuttavia, aveva il terrore che l’altro potesse prenderlo per uno svitato – più di quanto già non fosse – e scappare via, lasciandolo con la mano ancora sospesa in aria, lì dove ci sarebbe dovuta essere ancora la figura di Mac.
    “Sembra quasi abbiano preso ispirazione dal Bibiciù da un film babbano: The Curious Case of Benjamin Button.” Commentò mentre la punta della piuma finiva di grattare la superficie della pergamena. Se stesse prendendo appunti? Ovviamente. Come sua sorella, Hunter viveva sempre con una boccetta di inchiostro e della carta in mano, incapace di trattenersi dal mettere nero su bianco qualsiasi cosa potesse ritenere utile per la sua formazione, o per semplice curiosità personale. “In questa opera cinematografica, il protagonista viene alla luce affetto da una forma di invecchiamento precoce e nessuno, neanche il medico che lo ha visitato, pensa possa avere delle possibilità di sopravvivenza. È un bambino nel corpo di un anziano e cresce in una casa di riposo, ma più passa il tempo, più le condizioni di Benjamin migliorano, quasi lui ringiovanisse. Non andrò avanti nel racconto della storia per non fare spoiler, ma il principio dietro il funzionamento del ciclo vitale dell’uccellino mi sembra simile.” Strinse tra le dita la tazza che aveva davanti, dando un lungo sorso al liquido ambrato, prima di continuare. “Eppure mi domando perché in natura ci sia spazio per creature come loro.” Le dita sfiorarono delicatamente il guscio perfettamente sferico dell’uovo, incredibilmente attratto dalle sue tonalità chiara e dalla sua lucentezza. “Sembra sia inutile anche a sé stesso, incapace di difendersi nelle fasi più deboli della propria vita e, soprattutto, nel momento di massima maturità e conoscenza del mondo, per lui è tutta una scoperta, non una sedimentazione delle abilità sviluppate nel tempo. È una preda facile?” Domandò incuriosito, spostando la sua attenzione al pulcino colorato. “Mi chiedo solo se un piumaggio così vivace, accompagnato dalla lentezza di riflessi e dal corpo sempre più minuto, in realtà non sia un invito ad essere cacciato dai suoi predatori, quasi supplicasse qualcuno di porre fine alla propria esistenza. Come se il suo scopo sia solo quello alimentare.”
    Era curioso di sapere l’opinione dei presenti e, nel frattempo, sperava di non averli turbati con i suoi pensieri.
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    Post 1/2: spiegazione
    GRAZIE CECIIIIIIIII


    Edited by Messier_43 - 29/12/2019, 21:34
     
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    Una gita fuori Hogwarts era stata davvero una splendida idea, anche se erano solo in quattro e lei preferiva quando aveva intorno più persone ma alla fine le andava bene chiunque, tanto parlava senza alcun problema anche da sola. Erano allo zoo e non poteva che esserne felice, potevano osservare molte specie di animali e bastava trovarne una che per lei era interessante e poi parlarne con gli altri. E lo avrebbe fatto se la player non si fosse persa non si fosse distratta a guardare le nuvole e dare ad ognuna una forma diversa avrebbe rotto lei il ghiaccio parlando di qualche animale,ma non era andata così quindi decise di ascoltare prima Mac «non sono davvero affascinanti?» disse il compagno e dire che la ragazza aveva davvero ascoltato beh dai sappiamo tutti quanto fosse distratta ma come poteva non amare un animale che somigliava ad un pokemon non poteva non trovarlo affascinante «Anche se non sono utili per la magia a me piacciono. Chi non si sente ogni tanto inutile in questo mondo » che pensiero profondo ma forse anche senza davvero una logica, eppure a lei tornava così bene. « sono delle creature adorabili, come quelli che i babbani chiamano più comunemente Puffi.» poteva sembrare assurdo ma i babbani avevano quasi trovato quella specie di animale una volta, probabilmente perchè « Questi animali, che in realtà si chiamano Spuffolo vivono nei boschi, tra l'erba alta e incolta ma sono tipi molto spavaldi infatti tendono a stare tra gli umani, anche se non si fanno mai vedere. Infatti hanno un colore simile alla terra o al verde, dipende quanto vogliono mimetizzarsi» si mise a guardare proprio nel fogliame accanto a loro perchè sapeva che si nascondevano tipo folletti e che erano anche molto dispettosi «il motivo per il quale stanno tranquillamente tra di noi senza essere visti è perchè sono alti più o meno 15 cm, quindi è praticamente impossibile vederli se questi non vogliono farsi notare. Inoltre sono anche molto dispettosi infatti si divertono a mordere le gambe degli umani tanto da drogarli ed è solo in quel momento che si rendono davvero visibile ai nostri occhi, per l'effetto della droga che rilasciano. Non dura comunque più di un'ora e non credo ci siano particolari effetti collaterali se non che la persona è strafatta. Chissà forse un babbano è riuscito a vederlo dopo che era stato morso e sono nati per questo motivo i Puffi, solo che non sono blu e sicuramente non camminano su due zampe ma sono molto più simili a dei topi.» disse cercando con lo sguardo ancora una volta quegli animaletti, ma senza riuscirci, forse doveva drogarsi per poterli ammirare. «Lo sapete che questa specie di animale funziona come le api?! Esiste una sola Spuffola che feconda i maschi da lei scelti per poter portare avanti la propria dinastia. Inoltre la regina Spuffola detta spuffettola se, nel gruppo, nascono più femmine si mangia quelle non adatte alla sua successione. Non lo avrei mai detto ma sono davvero animali intelligenti o almeno diabolici.» disse pensando che forse aveva deciso di parlare dell'animale sbagliato e sicuramente non aveva neanche detto tutto. Vabbè, avrebbe commentato uno dei suoi compagni se solo avesse ascoltato almeno una delle loro storie.





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    «il…cappellino» Richiamata dalla voce dell'Hale, la ragazza alzò lo sguardo dal taccuino, che aveva portato con sè per prendere appunti, per portare l'attenzione su di lui «è…» capì subito a cosa stava alludendo: i loro cappellini erano identici «un regalo di run» Inutile dire che, da quando l'aveva ricevuto in un pacco contente anche un paio di guanti ed una caldissima sciarpa, non c'era stata volta in cui la ragazza era uscita senza indossarlo: era il primo regalo che le faceva sua sorella, capite? C'erano momenti in cui, semplicemente, se lo girava tra le mani e si ritrovava a trattenere le lacrime.
    Non se ne riusciva ancora a rendere conto, Amalie Shapherd, di avere finalmente una famiglia. Complicata, senza dubbio non convenzionale, con talmente tanti membri da render difficile tenerne il conto, ma bellissima: per una come lei, cresciuta per una vita intera in una casa in cui si era sempre sentita un'intrusa e l'affetto veniva considerato un privilegio per cui lei non possedeva i requisiti adatti, c'erano momenti in cui tutto quello che le era successo negli ultimi anni sembrava semplicemente un sogno.
    Anche solo quel pomeriggio: era lì con suo cugino, non era assurda come cosa? Hunter le era sempre stato simpatico, e avevano un sacco di cose in comune (tranne ovviamente tradire la squadra: il capo ultras corvonero non dimentica, oakes) quindi adorava avere un'occasione per passare del tempo con lui e, soprattutto, imparare qualcosa di nuovo: quando si era resa disponibile per fare da tutor, aveva dato per scontato che sarebbe stata lei ad aiutare qualche altro studente in difficoltà spiegando meglio un determinato argomento - insomma, aveva quasi vent'anni: se non fosse stato per l'imprevisto uau siamo nel futuro e non sappiamo come tornare! a quell'ora la ragazza sarebbe stata dall'altra parte della cattedra a fare da assistente a qualche prof, proprio come stava facendo erin - ma aveva accolto con entusiasmo la proposta di andare al carrow's. C'erano davvero un sacco di cose che non sapeva sulle creature magiche (amalie amava gli animali - tranne gli uccelli - ma l'unico argomento sul quale era davvero imbattibile erano i gatti) e adorava scoprire nuove cose. Tipo: i bibiciù usati per la campagna pubblicitaria di Pantone erano una novità. «ma dai??? questo devo assolutamente dirlo ad erin!!» senza dubbio, trascinandosi dietro anche kieran, sarebbero tornate lì a far loro foto aes per le loro bacheche pinterest. Anzi: Erin e Kier si sarebbero avvicinate a far foto: Amalie avrebbe fatto qualche scatto da lontano, al massimo «quasi non mi fanno paura» quasi, eh: non si sarebbe comunque azzardata avvicinandosi troppo.
    Fortunatamente, l'animale che decise di presentare Hunter non era un altro uccello: amalie altrimenti non ce l'avrebbe fatta. Un conto i bibiciù, che alla fine erano carini (ma comunque spaventosi???? oltre l'apparenza adorabile e innocua) ma era certa di non avere la forza di avvicinarsi alla gabbia di un altro tipo di volatile. Lo Snowbadger, invece, era decisamente più un animale da lei: non era un gatto, ma era comunque adorabile Amalie però non viveva nel profondo nord come Chimi, quindi non desiderava averne uno a casa come lei
    Le Spuffole, al contrario, le misero molta ansia: Amalie era il tipo che non si drogava ma si ritrovava drogata - tipo in quest con il tè - quindi l'idea che una creatura mimetizzata tra l'erba potesse metterla k.o. non era rassicurante. E poi la Spuffola regina si mangiava le figlie non adatte alla successione?????? «...non guarderò più i puffi nello stesso modo» cosa? cosa.
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    1/2 - ascolto e commenti inutili
     
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    Mckenzie era sempre stato un ragazzo trasparente, incapace, con quegli occhi troppo chiari ed aperti, di nascondere i propri pensieri - neanche quando avrebbe dovuto. In passato, quella sua caratteristica l’aveva fatto finire nei guai fin troppo spesso, costringendo il volto angelico della sorella a celare per entrambi quel che Mac non riusciva a tenere per sé: funzionavano così, i fratelli Hale, in grado di mentire solamente per proteggersi a vicenda. Non che in quel momento il Corvonero dovesse nascondere qualcosa; c’era solo ammirazione sincera nelle iridi grigie del sedicenne, mentre ascoltava la spiegazione di Hunter Oakes. Non era riuscito neanche a biasimarlo per aver tifato per la sorella anziché per la sua casata, malgrado egli fosse in squadra – i veri fan TM non si lasciavano confondere da un malinteso, e Mac rientrava decisamente in categoria. Era abbastanza certo che il Cappello l’avesse smistato nei Corvonero più per assecondare la forza gravitazionale del fascino dei blu-bronzo che agiva sull’animo spugna di conoscenza dell’Hale, piuttosto che per particolarità insite nel californiano: sentiva parlare i suoi compagni, e andava in brodo di giuggiole dall’entusiasmo. Erano così brillanti! Voleva così, così tanto poter diventare come loro! Ciascuno dei Corvonero era un punto di riferimento per Mac, quindi era scontato che, considerando il timore reverenziale dell’Hale nei confronti delle autorità, il Caposcuola fosse una specie di stella polare. «come si fa a fare amicizia con uno snowbadger?» gli occhi di Mac brillavano come quelli di una teen nei film inerenti i cavalli, sognando già un legame speciale (due anime gemelle il cui legame è più forte dell'amicizia e persino dell'amore e destinate a stare insieme in una realtà ultraterrena per sempre - cit) con uno snowbadger che si facesse cavalcare nelle desolante lande artiche. «se vanno ghiotti di biscotti di pan di zenzero, è per questo motivo che in finlandia c’è la tradizione, la notte di natale, di lasciarli sullo zerbino della propria porta?» Non erano mai stati per Babbo Natale?? Shock.
    Spostò l’affascinato sguardo su Phoebe, seguendo lo sguardo di lei al suolo per individuare eventuali Spuffoli. La spiegazione sulle creature magiche colpì troppo vicino a casa, ricordando una conversazione con il Kingsley – cioè, Shia Hamilton – sulla storia dell’ape e dell’ape: lui e Swing erano rimasti in silenzio per giorni, fianco a fianco, cercando di dimenticare il sorriso perv del contadino. Una storia interessante, eh – ma i traumi rimanevano. «ho letto che è possibile sintetizzare la droga emessa dagli spuffoli in piccole pastiglie non più allucinogene, ma in grado di mostrare comunque le creature – è vero? Mi pare ci siano delle…caramelle? Una versione delle…api frizzole, tipo…come si chiamavano…» Corrugò le sopracciglia, schioccando poi le dita di fronte alla Campbell. «spuffrizzole!» o forse quella era la versione ancora tossica che girava per casa Milkobitch, e non avrebbe dovuto parlarne? Sono californiano but in sono giapponese tone.
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    post commento, 2/2 olè!
     
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    Quando toccò a lui toccava a lui? Siamo tipo alcolisti anonimi dove ognuno racconta la sua storia? Dai, si!, Hunter spostò le pergamene sui cui aveva preso appunti fino a quel momento e fece spazio sul tavolo per riporvi sopra una gabbia di medie dimensioni, incantata per far sì che, all’interno, potesse nevicare. “Lui, invece, è un cucciolo di Snowbadger. Si chiama Rob ed ha soltanto tre settimane! Guardate che carino…” Invitò Mac, Phoebe e Callie ad avvicinarsi alle sbarre sottili, mostrando loro la piccola creatura che scivolava felice da una montagnetta finta. “L’interno della gabbia è più grande dell’esterno, questo per permettere al cucciolo di poter svilupparsi in salute. La temperatura, inoltre, è tenuta a -12 gradi Celsius, in modo tale da ricreare l’habitat ideale per gli Snowbadger. Come potete vedere, somigliano molto ai tassi, per quanto riguarda il muso e la coda, mentre il corpo è un parallelepipedo molto sottile. Tuttavia, l’apparente fragilità della struttura corporea di queste creature è soltanto apparente, infatti, per secoli, sono stati utilizzati come mini slitte per consegnare pacchi pesanti nelle zone di montagna. Hanno uno sviluppatissimo senso dell’orientamento e la loro magia gli permette di scalare anche le montagne più insidiose. Si cibano di bacche e ghiande e vanno ghiotti di biscotti di pan di zenzero. Adorano gli esseri umani e, avendo una luccicante pelliccia bianca come la neve, spesso vogliono giocare con loro spingendoli sulla neve per farli scivolare giù con loro. Tuttavia, quando si sentono minacciati, iniziando a rotolare su se stessi, generando valanghe per allontanare la minaccia incombente.” Allungò un dito all’interno della gabbia, accarezzando il musetto dell’animale e avvicinandogli una piccola bacca. Lo vide annusarla felice, prima di scivolare via. “Si dice siano la versione magica degli slittini, specialmente nella fase adulta del loro sviluppo, ma anche i precursori degli snowboards. Non è raro, infatti, che gli Snowbadger si facciano cavalcare dai loro amici umani, dilettandosi in questo modo in acrobazie sulla neve."
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    Post 2/2: spiegazione
     
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    Una volta che aveva esposto il suo esemplare la mora si era è disconnessa per un paio di minuti ripensando alle parole che gli altri avevano speso per i loro animali, sai giusto per fare il secondo post intervenire in modo intelligente anche lei, ma la cosa si stava facendo ardua perchè la ragazza non aveva idea di quello che avevano detto, l'ho già detto che la ragazza si distraeva come un bambino di sei mesi?! Beh, non suo fratello, lo sentirete di nuovo perchè era proprio da lei fare una cosa del genere, fingere di ascoltare quando chiaramente non era così, ma alla fine riuscì a tornare tra i presenti e riuscì persino a rimanere scioccata dalle parole di Mac
    «Ecco perchè babbo natale non li ha mai trovati i biscotti che cucinavo. Sono loro che li rubavano» era sconvolta davvero, per la notizia dei biscotti, magari poteva farne qualche d'uno in più ora che sapeva di questa notizia e magari sarebbe riuscita anche a catturarne uno proprio per natale così da tenerselo in casa, al diavolo babbo natale lei voleva assolutamente uno snowbadger «sarebbe favoloso averne uno, potrebbe fare compagnia al mio tacchino. Ma vanno d'accordo anche con le altre specie vero?» per lei era fondamentale che fossero socievoli perchè aveva praticamente uno zoo in casa e doveva convincere, ma anche no, Phobos per averne uno «Ma si possono adottare?» le sarebbe piaciuto averlo per fare lo slittino con lui. Ok, forse era esagerato. «ho letto che è possibile sintetizzare la droga emessa dagli spuffoli in piccole pastiglie non più allucinogene, ma in grado di mostrare comunque le creature – è vero? Mi pare ci siano delle…caramelle? Una versione delle…api frizzole, tipo…come si chiamavano…» la mora lo guardò accigliata cercando di ricordarsi qualcosa al riguardo ma ad essere sincera non ne aveva idea, anche se ogni tanto, sempre, fumava qualche canna non era così esperta di droghe, forse doveva chiedere a Phobos. «spuffrizzole!» sul serio ma di cosa si faceva quel ragazzo? Frequentava troppo i Milkobitch o magari qualcuno di peggio. Vabbè, gli sorrise come se avesse detto qualcosa che per lei avesse senso «Ti credo sulla fiducia. » disse mettendosi le mani dietro alla schiena e sorridendogli in modo dolce, che lo stesse assecondando? Probabilmente si. Poi ripensò ai bibiciù «ma i bibiciò volano o no? Non ho capito bene. So che vivono in stormi o mi sbaglio con la specie rivale?» finalmente dalla sua bocca erano uscite domande sensate, forse.




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    secondo post senza senso, scusate ma sono di corsa
     
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    «spuffrizzole!» mmh... molto interessante: natale sarebbe stato di lì a pochi giorni, e lei aveva ancora un bel po' di regali da dover comprare «ma sono legali? e, se sì, dove posso comprarle?» non temeva la loro opinione su di lei - okay, forse un po' tanto quella di hunter sì - ma giusto per non apparir come la drogata di turno, le sembrò necessario specificare «non per me eh, per il mio fidanzato a natale!» e bastava che quei tre avessero visto almeno una volta in faccia barry per esser certi che quella di amalie non era una scusa.
    Messo da parte il discorso api e droghe da spacchettare sotto l'albero, la ragazza si rese conto di esser l'unica a non aver ancora esposto agli altri un animale: fin a quel momento, non avevano ancora mai incrociato un felino. Ma, dopo qualche minuto di camminata... «UH!» iniziò ad accelerare il passo, camminando spedita verso una delle gabbie ed invitando gli amici a fare altrettanto. «lui è un esemplare di allungatto! Siamo stati fortunatissimi a trovarlo in questa posizione, è raro che dormano di giorno» L’animale, infatti, era appeso a testa in giù tenendosi grazie alla coda al ramo di un albero «comunque, questa posizione è l’unica in cui dormono: ricordano un po’ i pipistrelli, per questo loro modo di fare. Gli allungatti da un occhio inesperto potrebbero esser scambiati per gatti normali, dato che hanno le loro stesse fattezze, solo che in realtà chi ne conosce le caratteristiche specifiche può esser in grado di distinguerli anche quando non mostrano la loro peculiarità magica. Per distinguerli basta osservare due cose: gli occhi, che sono di due colori diversi e quello destro è sempre di un blu molto intenso, e le zampe, che sono leggermente più piccole di quelle di un gatto comune e, soprattutto, non hanno i cuscinetti ma sono ricoperte interamente dal pelo. Perché non li hanno? Dato che principalmente si muovono da un albero all’altro e fanno i loro spostamenti grazie alla coda, l’uso delle zampe per loro è secondario e per questo nel corso del loro processo evolutivo hanno lentamente perso i cuscinetti di cui invece gli altri felini sono dotati» si avvicinó ancora di più alla gabbia, puntando con il dito alla coda dell’esemplare davanti a loro «vedete come, seguendo il ritmo del suo respiro, la coda si allunga ed accorcia leggermente? È questa la caratteristica principale dell’allungatto: è dotato di una coda che può a suo piacimento far arrivare più o meno fino a quattro metri e mezzo di lunghezza. Pensate, alcuni magizoologi in Quebec hanno persino riportato casi di animali la cui coda arrivava ai cinque metri! Principalmente la allungano solo nei momenti in cui ne hanno bisogno, come quando devono spostarsi da un ramo all’altro di un albero, altrimenti prediligono tenerla ad una lunghezza nella media. Spesso lo fanno per confondere gli altri animali e farsi sottovalutare, per poi sfruttare la cosa a loro vantaggio ed attaccare: non a caso un altro modo di chiamarli è gatti strangolatori. Però non sono animali cattivi, sia chiaro!! Attaccano solo quando si sentono minacciati, o quando hanno bisogno di difendersi, però visto che hanno una presa molto stretta e sono capaci di strangolare anche una persona in pochi secondi, è bene non avvicinarsi troppo ad un esemplare di allungatto, per quando carini ed innocui possano apparire» Ad Amalie? Un po’ la intimorivano, ad esser sinceri, ma erano sempre gatti: li amava a prescindere.
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    2/2 - post spiegazione (scusatemi è davvero tremendo, ma sempre meglio di nulla hihihi)
     
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    Era arrivato in ritaro quella mattina, Sehyung, ma non perché aveva preferito accoccolarsi tra le coperte piuttosto che affrontare il freddo tagliente di quel dicembre - che, pieno, aveva reso le sue goti di un rosso intenso quanto i suoi capelli durante un attacco di rabbia – o per recuperare i compiti non fatti di pozioni, così come le ultime consegne prima delle vacanze natalizie, no: era semplicemente…perso. Ed anche in quel caso avrebbe potuto usare la scusa dell’essere un kinese e del fusorario che rendeva il suo orologio biologico totalmente sballato, ma quello a cui mi riferisco per lui è quel senso di non appartenenza che si portava dietro da quando il suo cuore aveva ripreso a battere; il fantasma dell’opera in quel teatro che un tempo gli apparteneva, uno spettatore distratto che rimandava indietro il film per riguardare proprio quella scena. Aveva perso la cognizione del tempo, alle volte entrava in blackout e quindi…poof, eccolo a correre con cappotto di una taglia non sua presa per sbaglio ad un ragazzo del primo anno ed un barattolo di vetro sotto al braccio che conteneva quello di cui avrebbe parlato quel giorno.
    Eppure c’era un sorriso che arrivò sulle lebbra di Sehyung, e non provò a fermarlo, non provò a nasconderlo con un colpo di tosse per soffocarlo nella sua nascita. Lo lasciò lì, diverso a quelli che inarcava sotto mosse di muscoli che sapevano riflettere solamente quei pensieri pre-impostati, una felicità forzata per mantenere le apparenze di quel ragazzo che aveva tenuto la sua vita ed innocenza troppo stretta. Lo lasciò lì a respirare prima di prendere un grosso respiro ed espirare dalle narici, quasi come fosse una paura che resta lì, una da prendere e trattenere fra le dita, come una carica che si sarebbe avventata contro il mondo. E nonostante tutto era felice di far parte di quella routine, di restare in quel momento ad ascoltare l’ultima parte dei loro discorsi e, beh, magari smettere di fingere che tutto quello vada bene per davvero.
    «waaaaaaaah, che forza della natura gli allungatti!» forse lo sentirono già arrivare dato che. un ragazzo dalla chioma azzurra per la preoccupazione che correva tra un visitatore e l’altro chiedendo scusa alle rocce, non era poi così invisibile, ma tentò comunque di puntare sull’effetto sorpresa ed apparire alle loro spalle, «Si trovano anche in Corea, specialmente nella parte settentrionale e nelle isole che hanno un clima un po’ più caldo, ed andavano molto di moda quando ero soltanto un piccolo kimchi.» disse con il petto gonfio dalla fierezza per averlo riconosciuto e con gli occhi sognanti Sehyung, che si avvicinò al recinto per poterne stringere le sbarre con le falangi della mano destra. «Sapete se vivono in braco o singolarmente? O se sia possibile renderli degli animali domestici?» gonfiò le guance, cercando di far tornare alle memoria quelle immagini di una cena di alta classe a cui aveva partecipato con la sua famiglia quando aveva dieci anni «Come vi dicevo, in Corea erano abbastanza frequenti ma non da vivi, ecco… Le donne di alta classe spesso utilizzavano la coda degli allungatti come cinture o addirittura come corsetto, sfruttandone l’incredibile adattabilità. E’ usuale anche da queste zone? »
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    Il secondo motivo per cui Sehyung aveva fatto ritardo era proprio quel barattolo che con tanta cautela teneva sotto al braccio, sorretto dal palmo della mano sinistra. Inizialmente sembrò vuoto ma, dopo aver richiamato l’attenzione dei suoi compagni di scuola, e dunque sfoggiando un altro di quei sorrisi che lo facevano sembrare un bambino alla scoperta del mondo – aprì il coperchio: ancora nulla.
    « Okay, giuro che non sono pazzo…» disse con le labbra appena dischiuse, il coreano, lasciando che quelle parole uscissero come un soffio mentre il dito indice venne alzato orizzontalmente. Fu proprio in quel momento che qualcosa si mostrò ai loro occhi, quella che all’apparenza poteva risultare una comunissima farfalla: « Questa piccolina è una lifecatcher ed è un esemplare molto raro». Con l’indice dell’altra mano Sehyung andò con l’accarezzare delicatamente le sue ali, cercando di mostrare loro le sue capacità, « Il periodo migliore per osservarle parrebbe essere nelle calde sere d'agosto, in particolari luoghi come i cimiteri, le paludi e gli stagni nelle brughiere. E per la loro abilità di cambiare calore, spesso diventando così intenso da sembrare piccole fiammelle, vengono scambiate per dei fuochi fatui. Non è vero? » disse parlando direttamente con la lifecatcher che, con tutta tranquillità, svolazzò intorno al capo del coreano per andarsi a poggiare sul colletto della sua camicia, prendendo un brillante color verde, « Sono estremamente leali ed affezionate, infatti si pensa che abitino i cimiteri proprio perché non vogliono mai perdere di vista il loro vecchio proprietario anche se, beh, è morto. E parlando di morte, vedete anche il colore che ha adesso? Funziona un po’ come nei videogiochi: man mano che la salute del padrone di una di queste farfalle sarà cagionevole, sfumerà fino a tendere al rosso ». Quasi sapesse che si stesse parlando di lei, la lifecatcher non sostò per molto tempo sul colletto di Sehyung, volendo pavoneggiarsi un po’ e dunque svolazzando intorno a Phoebe fino a poggiarsi sulla punta del suo naso « Le leggende che riguardano le lifecatcher sono davvero tantissime e riportate in tutto il mondo, anche se quelle meglio attestate si tramandano nel folklore inglese e in gran parte di quello europeo. Si dice che siano la reincarnazione dei defunti a noi più cari, o la manifestazione della nostra anima che ci guiderà attraverso il destino. Per lo stesso motivo vengono molto rispettate e in altre parti del mondo vengono addirittura considerate come animali sacri. Eh beh, come potete ben vedere assumono anche qualche tratto del carattere del proprio possessore. »
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    spiegazione!!!
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