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gideon x narah [lemon - fluff]

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    Era...dispiaciuto. La loro prima vera "discussione" stava avvenendo in un momento in cui avrebbero dovuto pensare solo a stare insieme, chiacchierare, stringersi e ridere, essere felici. E Gideon aveva percepito, con amarezza, che questa prospettiva si stava lentamente sgretolando sotto i suoi occhi. Non era abituato ad avere una discussione con Narah, essendo entrambi sempre stati portati a risolvere i disguidi in maniera pacata e parlandone, in maniera...razionale. Di logico, però, nei loro discorsi adesso c'era ben poco: non di rado, la gelosia poteva avere una base poco razionale su cui appoggiarsi e troppo spesso era montata di niente. Ma poi, quando pensava che ormai la serata fosse andata male, Narah sembrò capire che non aveva davvero motivo di essere gelosa, ed arrivò persino a dargli spiegazioni sul suo amico. Il McPherson portò le mani avanti, i palmi aperti che si agitavano piano, convinto di non voler sapere niente di personale su quel ragazzo e deciso a voler fermare Narah dallo spiegargli cose che non lo riguardavano.
    Se mi dici che è un tuo amico, ci credo.
    Segretamente, però, il fatto che lei gli avesse detto che Gabriel fosse gay, lo rasserenava e si sentiva una merda per questo. Sentirsi insicuro era un qualcosa di sè che aveva sempre odiato.

    Era pronto ad accantonare tutto, fare pace e magari anche vedere qualcosa in tv con lei prima di salutarla per dormire e, soprattutto, convinto che avrebbero dormito in letti separati - certo, anche finire tra le sue braccia non era un'opzione che aveva scartato, sebbene la reputasse assai remota (e invece). Il cuore palpitò sotto la t.shirt, quando Narah si alzò per abbracciarlo, chiedendogli scusa per come erano andate le cose e per averlo fatto soffrire. Sorrise, dolce, mentre la stringeva a sè, chiudendo gli occhi ed inspirando il suo profumo e spazzando via dalla sua testa, seriamente, tutta la discussione appena avvenuta. E' okay. Ti chiedo scusa anche io. Le prossime volte parliamo subito se c'è qualche problema o qualcosa di non chiaro. Ed era riferito soprattutto a sè stesso, Narah era sicuramente più cristallina di quanto non fosse lui.
    Mugolò, crogiolandosi del contatto del suo corpo. Bastava un solo braccio per circondarla tutta, tanto era sottile, ma Gideon amava esagerare quindi l'avvolse in un abbraccio largo e completo, riuscendo a coprire gran parte della superficie del corpo di lei, come un orso. Ridacchiò, tra sè, felice che la situazione fosse tornata normale e tranquilla.

    Poi, quella proposta. Del tutto inattesa.
    «Vorrei dormire abbracciata a te, svegliarmi con te. Non accetto un no!»
    Ah ochei.
    L'aveva preso in considerazione?
    Bè, si, non era certo uno sciocco, nè troppo ingenuo, nè tanto meno un bugiardo, ma non avrebbe mai pensato che Nah glielo avrebbe potuto chiedere così apertamente, spiazzandolo un po', e ne era felice.
    Aveva in testa mille se e mille ma, e non voleva affatto dar voce a nessuno di questi, perchè se lo avesse fatto, lo sapeva, la risposta sarebbe stata un "credo sia meglio di no"
    Io...ehm...Andò visibilmente in tilt, il cervello che provava ad elaborare informazioni nuove e che non aveva mai avuto l'opportunità di esaminare in precedenza, le gote più rosse che mai e che esprimevano ogni suo pensiero. La Bloodworth non aveva davvero bisogno di leggergli nella mente per capirlo.
    Non le diede davvero una risposta, limitandosi ad alzarsi dalla sedia, seguendola verso il letto e sporgendosi su di lei per lasciarsi baciare e ricambiando quello stesso bacio in modo più approfondito. La mani delicate di Narah gli scompigliarono delicatamente i capelli, mentre il ragazzo la spingeva con altrettanta delicatezza sul letto, ponendo un ginocchio tra le sue gambe magre e facendola sdraiare. Solo un braccio a sorreggerlo dal crollarle sopra. Un attimo di silenzio, si perse a contemplare il suo viso delicato, appena illuminato dalla luce della stanza, riconoscendone le intenzioni nello sguardo colmo di desiderio. Decisamente, ma davvero, lo voleva anche lui.
    Sì. Rispose, allora, abbassandosi di nuovo sulle sue labbra per depositarvi un bacio fresco, che sapeva di menta. Sì. Ed un altro bacio. Sì. E un altro ancora.
    Poi, un flash improvviso. Allargò lo sguardo, come spaventato.
    Aspetta però, chiudo a chiave la porta! Allarmato.
    L'ultima cosa che avrebbe voluto era ritrovarsi sua nonna nel letto con loro nel cuore della notte. Per carità! Si alzò, veloce e silenzioso come un gatto, rischiando comunque di inciampare sul baule ai piedi del letto, e chiuse a chiave la porta della propria camera. Adesso era più tranquillo.
    Tornato a letto, recuperò da dove aveva lasciato, avvicinandosi pianto ed osservandola per capire bene da dove iniziare. Perchè, sì, se si fosse lasciato andare alla foga del momento, probabilmente avrebbe fatto un...grosso pasticcio. Quanto era bella??!?!?!?!
    Si avvicinò di nuovo, e ora con più sicurezza, con le labbra sul collo di lei. Un calore familiare si irradiò nel suo basso ventre, all'idea di averla lì, di essere lì con lei, con la porta chiusa a dargli intimità. Posso??? Domandò, con urgenza trattenuta, a bassa voce. Era...visibilmente in crisi e con la mano ferma sull'addome della ragazza, indeciso se poter salire più su, sotto la t-shirt.
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    Discutere per la prima volta non era stato piacevole, ma alla fine erano riusciti a risolvere tutto, come dimostravano le parole del Corvonero. Gideon era troppo buono per non perdonarla o non comprendere le sue motivazioni e, in parte, Nah lo amava anche per la sua genuinità, la sua bontà di cuore. Acconsentì quando lui propose di parlare subito se avessero avuto altri problemi, fiduciosa e ancora dispiaciuta per averlo fatto star male. Non le aveva espresso subito i suoi dubbi nei confronti di Gabriel, ma forse lei avrebbe dovuto immaginarlo o, comunque, non gli faceva affatto una colpa per aver taciuto al riguardo. «D’accordo, parleremo subito.»
    Poi, ebbe il coraggio di proporgli di condividere il letto. Gid non le avrebbe detto di no: glielo aveva letto nello sguardo agitato, nelle guance rosse, nel silenzio incerto che era seguito alla sua proposta. Sapeva che, se avesse detto di no, l’avrebbe fatto solo per scrupolo, ed era per questo che l’aveva trascinato verso il letto, anche se Gideon non le aveva dato una risposta e lei sentiva a propria volta il viso divenire rosso per… per tutto, a dire la verità, e non solo per l’insolita audacia che stava dimostrando in quel frangente.
    Narah sentiva di volerlo, voleva quel contatto con lui mentre gli carezzava i capelli, mentre avvertiva il suo ginocchio insinuarsi tra le sue gambe, e quando Gid la fece sdraiare sul letto lei non oppose resistenza, rilassandosi sulle lenzuola che profumavano di pulito e combattendo l’imbarazzo che le imporporava la pelle di incertezza. Perché sì, non sapeva che cosa stava facendo; all’inizio aveva solo seguito l’istinto – la voglia di lui –, ma fu solo quando gli posò con estrema timidezza le mani sui fianchi in una carezza, quando ricambiò il suo sguardo con altrettanta ammirazione, che capì in che modo lo desiderava e cosa avrebbero fatto.
    Non provò paura, solo sorpresa e trepidazione e curiosità. Nessuna voglia di scappare, assolutamente, perché con Gid non c’era mai stato bisogno di nascondersi. «Sì.» Nah schiuse le labbra, si lasciò scappare un sospiro e poi un sorriso dolce, mentre lo osservava abbassarsi fino a raggiungere le sue labbra; ricambiò piano, con delicatezza, lasciandosi andare a una risatina intenerita e un po’ agitata quando Gideon ripeté la sequenza più volte. Si sporse a depositargli un bacio sul mento e strofinargli la punta del naso lungo la linea della mandibola, circondata dal suo profumo.
    «Aspetta però, chiudo a chiave la porta!» Nah si bloccò, arrossendo dalla vergogna per non averci proprio pensato; sì, era davvero, davvero il caso di chiudere la porta. Si schiarì piano la voce, annuì, e rimase sdraiata a scrutare la sua figura allontanarsi. Ridacchiò nel vederlo evitare all’ultimo momento il baule in fondo al letto. Gideon era così bello e lei non riusciva a credere a cosa stavano facendo insieme, da soli. Sarebbe stata una bugiarda a dire che non ci aveva mai pensato, a come sarebbe stato raggiungere quel livello di intimità con Gid, e pensandoci aveva sempre sentito ansia per la propria totale inesperienza, timore di essere un disastro; adesso, invece, c’era solo il bisogno di averlo vicino.
    Riaccolse il ragazzo su di sé, il cuore che batteva a mille: amava averlo sopra di sé, osservargli il viso rosso dal basso verso l’alto, carezzargli i capelli come stava facendo. Se fosse stata più ardita sarebbe scivolata con le dita sul suo petto, sotto la maglietta, ma la sola idea la faceva avvampare di imbarazzo e sentire una sfacciata, senza contare che non… sapeva cosa fare. Per i suoi standard aveva già osato tanto.
    Gideon la sorprese ancora una volta, posandole le labbra sul collo e facendole scappare un piccolo gemito che, oh, la fece vergognare così tanto!! Il respiro decisamente agitato, la pelle bollente dove Gid la stava toccando sulla pancia, lo fissò a occhi sgranati alla sua domanda. Lui-lui voleva… intendeva…? La consapevolezza che lui l’avrebbe toccata come e dove non aveva mai fatto nessun altro, assieme a quella di non portare il reggiseno, la buttò nella confusione più totale. Gideon la rendeva incapace di ragionare, non l’aveva mai visto così impaziente e teso e, si rese conto, era sensuale da impazzire. «Sì,» mormorò, agitata, accaldata mentre un languore sconosciuto iniziava ad appesantirle il ventre in un concentrato di calore, e tensione. Inarcò leggermente la schiena, gli posò la mano sulla sua, facendogli scivolare le dita di qualche centimetro più su, lo sguardo timido ma deciso puntato in quello di lui, esortandolo a continuare. Si fidava di lui. «Per favore Liberò la mano di Gid dalla propria, lasciandolo libero di fare quello che voleva mentre gli passava l’indice sulle labbra morbide e gonfie. Dio, era così bello.
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    Edited by butterfly‚ - 18/9/2019, 19:39
     
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    Era difficile accettare che la sua proverbiale (?) tranquillità razionale stesse venendo ampiamente minata, ma così era. Non c'era molto spazio per la ragione ed i pensieri logici, lì sul suo letto, con Narah sotto le sue braccia. Per questo motivo, il McPherson si trovava un po' perso, in un terreno inesplorato e che un po' lo spaventava.
    Non poteva affidarsi alle sue conoscenze, per portare avanti ciò che stava facendo, ed i sentito dire o i racconti dei suoi amici (per carità, quelli poi!) non avrebbero aiutato poi tanto. Avrebbe dovuto solo lasciarsi guidare dall'istinto e dal momento, e non era qualcosa a cui era avvezzo, al contrario. Forse, per un attimo, aveva creduto che Narah potesse bocciare quel suo slancio di iniziativa, bloccandogli il polso prima che potesse intrufolarsi al di sotto della t-shirt. Magari aveva frainteso tutto e ... niente, sarebbe stato imbarazzante, da una parte, ma dall'altra bè - una parte minuscola ma che aveva un grande impatto emotivo su di lui - forse si sarebbe sentito sollevato. Non perchè non volesse proseguire, quanto perchè spesso leggevala pagina facebook PVDM (prima volta di merda) e MAI avrebbe voluto finire come uno dei protagonisti di quelle storie! Non voleva questo per Narah e...oh, troppo tardi. La sua mano aveva già iniziato a muoversi da sola, in modo parecchio dubbioso ed incerto, tipico di un McPherson alle prime armi. Ma perchè aveva la testa piena di paranoie?! Fece scorrere piano le dita sulla sua pelle, percorrendo pochi centimetri alla volta sul suo fianco e salendo fin dove la pelle diventava più morbida e delicata. Temeva di farle male toccandola con troppa irruenza, per cui si limitò a carezze soffici, così come lo erano i baci che le lasciava nell'incavo del collo. Si domandava se Narah potesse sentire le trombe che si susseguivano nel suo petto ogni secondo, ritmico com'era il battito del suo cuore, bello deciso e forte in un modo che lui non sarebbe mai stato. Non portava il reggiseno, e questo agevolava di parecchio la situazione - non avrebbe dovuto perdersi a cercare di slacciarlo, impiegandoci davvero...davvero troppo tempo. Ah, non porti il reggiseno, figo. Fu una constatazione del tutto sterile, che gli sfuggì dalle labbra prima che potesse mordersi la lingua per tacere. Si lasciò andare ad una breve risata nervosa, staccandosi appena dal suo collo ed osservandola in viso. Il volto di un colore indefinito ma che dava sul porpora. Cristo che vergogna, si stava per sentire male! Riavvicinò piano le labbra a quella di lei, raccogliendo il suo labbro inferiore in un morso delicato. Salì più su con i polpastrelli, esplorando la sua pelle, lasciandosi guidare dai mugolìì di Narah, che parevano essere emessi in tono di approvazione, o almeno lo sperava (?). La sua mano era abbastanza grande da avvolgere tutto il seno di lei in un unica carezza calda. Mosse il palmo in un movimento circolare, facendo scorrere i suoi capezzoli tra le dita. La morbidezza di quella zona del suo corpo, a contatto con il palmo della sua mano, suscitò non poche reazioni alle zone basse del suo corpo e sospirò. Il suo basso ventre iniziò a dare fastidio, ma in un modo che era abituato a sopportare. Curioso, com'era naturale che fosse, si spinse oltre abbandonando quella zona ormai familiare, per provare a sfilarle la t-shirt, scendendo sul bordo e sollevandone appena i lembi del tessuto. Ti va se....se provo a baciarti lì???
    ma dove Vagamente in crisi, il McPherson combatteva contro i propri ormoni, il desiderio di non traumatizzare troppo Narah e anche - in parte - di non traumtizzare sè stesso dalle sue stesse domande.
    Ma era difficile.
    Uomo della situa, dove sei?
    Si era perso.
    Gideon era un po' perso, ma le buone intenzioni c'erano eh.
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    Le dita di Gid scorrevano sulla sua pelle con immensa delicatezza e attenzione, come se avesse avuto paura di farle del male; eppure, Narah sentiva la pelle bruciare dove lui la sfiorava, facendole andare a fuoco le guance e aumentare il calore al ventre. Non riusciva a calmare il battito del suo cuore, né i sospiri che le sfuggivano continuamente dalle labbra prima ancora che se ne rendesse conto. Aveva smesso di pensare in maniera lucida, Nah, non era in grado di ragionare, tantomeno di contenersi: erano sensazioni nuove, le dita di Gideon che le carezzavano il fianco nudo, quei baci leggeri ma roventi sul collo. Chiuse gli occhi, scacciò l’ultimo barlume di ragione per godersi quei momenti, metabolizzarli, memorizzarli come… la sua prima esperienza in assoluto di quel tipo.
    Avvertì la mano di Gid andare ancora più su, verso il suo seno, e mugolò piano perché cavolo, lo desiderava come aveva desiderato poche altre cose in vita sua. Riaprì leggermente gli occhi, i polpastrelli che vagavano dolcemente sui capelli di Gideon, saggiandone la morbidezza. «Ah, non porti il reggiseno, figo.» Non poté fare a meno di bloccarsi, ricambiando l’occhiata del suo ragazzo, la propria un po’ divertita e un po’ disorientata. Non le ci volle molto per cogliere la desolazione sul volto di Gideon, che le fece capire che era il nervosismo ad aver parlato e… scoppiò in una risatina bassa, pensando che amava così tanto il suo lato goffo e impacciato. «Figo,» sussurrò dandogli corda, un sorriso a incurvarle un angolo della bocca, prima che l’altro ne prendesse possesso mordendole il labbro. Nah mugolò lieve, perché le piaceva da morire anche quel piccolo gesto. Se non si vergognava? Oh, eccome se lo faceva, ma si era scoperta in grado di trattenersi e, a meno che non avesse fermato Gideon dall’esplorarla – l’ultima cosa che avrebbe fatto, davvero –, non avrebbe smesso tanto presto.
    E poi un altro mugolio, stavolta più forte, quando Gid arrivò al suo seno, una zona del suo corpo così sensibile e delicata: brividi simili a piccole scosse elettriche si propagarono lungo la schiena e verso il basso e Nah, istintivamente, gli strinse piano i capelli per sfogare almeno in parte quell’urgenza che iniziava ad animare i movimenti concitati e i sospiri. Per un istante, uno soltanto, aveva avuto paura che a Gid non piacesse perché troppo magra, ma quella del peso pareva non cancellare neanche un pulviscolo di ammirazione nel suo sguardo. Gideon la faceva sentire bella, accettata, la faceva sentire a casa.
    Avrebbe voluto non smettesse mai; si morse il labbro e gli carezzò una spalla, mentre sentiva i capezzoli reagire a quel tocco caldo divenendo più evidenti. «Mmmh.» Era così piccola, esile, delicata rispetto alla mano grande di Gideon. Incominciava ad avvertire come un impellente bisogno, che aumentava di pari passo alle attenzioni di Gid al suo corpo, come se smaniasse per avere di più. Arrossì, rubandogli un bacio appassionato quando lo vide alzare la testa. Lo osservò, scossa, incuriosita, accaldata. Voleva… voleva sfilarle la maglietta, forse?
    Se lo domandò distrattamente, avvertendolo stringere il tessuto della propria t-shirt; le sembrava che la temperatura nella stanza fosse aumentata in un picco stordente, tanto che togliersi la maglia le parve un’ottima idea. Davvero, giunti a quel punto Narah non si sarebbe scandalizzata e, anzi, voleva che Gid la toccasse ancora, senza alcun ostacolo.
    La sua richiesta, però, fu capace di farla sprofondare nell’ansia, nell’imbarazzo perché non aveva capito, e quindi nell’ansia per l’imbarazzo di non aver capito che le metteva ansia in un circolo infinito. Capito? Non… aveva capito. Guardò Gideon, incerta, prendendo un bel respiro che non le servì affatto a calmare i bollenti spiriti. «Uhm… ma… dove?» Il volto le andò a fuoco; tuttavia, Narah voleva le labbra di Gid su di sé, ne sentiva già la mancanza e… era certa, ormai, che non l’avrebbe trovato sgradevole in nessun caso. «Certo,» rispose in un soffio. Sdraiata sotto di lui com’era, poteva facilmente carezzargli il viso, osservargli il rossore, i capelli scompigliati, lo sguardo che per lei non aveva più segreti. «Puoi… puoi togliermi la maglietta se vuoi,» aggiunse, e si permise di allungare le dita fino a sfiorare i bordi della sua, di t-shirt, insinuandosi al di sotto per arrivare fino alla pancia di Gideon e risalire fino allo stomaco. Aveva la pelle liscia ma compatta, e si chiese come sarebbe stato averla a diretto contatto con la propria. Avvampò per i suoi stessi pensieri. Quanto avrebbe voluto sfilargliela.
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    Ma come "lì dove".
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    Lì...
    Lì!. Era...ovvio!
    Forse non era ovvio che intendesse il seno? Insomma, ci era sopra con le mani, lo aveva accarezzato e...oh shit. Forse lei aveva frainteso per ? Corrugò le sopracciglia, confuso e colpevole.
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    Ma perchè perdersi in parole, se avesse fatto qualcosa di sbagliato, Narah glielo avrebbe fatto capire, quindi si costrinse a smettere di fare domande imbarazzanti. Non tutte le questioni della vita richiedevano delle domande e delle risposte, e Gideon avrebbe fatto bene a capirlo, prima o poi. Per cui, con un po' più decisione di prima, più dettata dal timore di fare una brutta figura mostrandosi troppo inesperto, piuttosto che da una reale convinzione, provò a sollevarle la t-shirt, scoprendole il seno ed aiutandola poi a levarla, con sempre più rossore a rendere il suo viso più inesperto di quanto realmente volesse apparire. L'idea di averla nuda a pochi centimetri da suo corpo lo elettrizzava, gli faceva desiderare di spogliarsi a sua volta, per avere la pelle a contatto con quella di lei...e così fece. Fermandosi un attimo, sollevato con il busto, si sfilò la t-shirt senza farsi troppi problemi, senza pensare al fatto che il suo petto non aveva pettorali sensuali da mostrare nè muscoli troppo sviluppati da farle accarezzare. Al contrario, ciò che aveva da offrire era la sua pelle incisa, una cicatrice simile ad un marchio che gridava ricordandogli in qualsiasi momento la situazione importante e dolorosa che aveva dovuto attraversare. Non pensò che Narah potesse osservarlo incuriosita o, magari, provare anche una sorta di ribrezzo accarezzando quel lembo di pelle dalla consistenza diversa dal resto, non ci pensò nemmeno per un secondo e chinò il viso sul suo petto, piano. Qui. Mormorò, in risposta alla sua domanda e poggiando le labbra sul seno piccolo, depositando un bacio appena sotto il capezzolo sinistro. Cosa avrebbe detto lei? Lo avrebbe respinto? Salì più su, accarezzando il capezzolo turgido con il naso e poi di nuovo con le labbra.
    Ti piace? Domandò, prima di lasciarsi andare ad una carezza più bagnata, passando sopra la lingua su quella sporgenza morbida, accarezzandolo intorno, mordendolo piano. Si vergognava non poco, ma più passavano i secondi più questa sensazione di vergogna e di inadeguatezza scendeva nella lista delle priorità, lasciando avanzare invece il desiderio puro. Teneva gli occhi socchiusi, godendo del tocco delle mani di lei tra i capelli, e sollevando un po' lo sguardo per qualche istante, solo per vedere che tipo di reazione avrebbe scoperto nel suo viso. Ma in quel momento sì vergognava persino a guardarla negli occhi, nonostante fosse bellissima ed avrebbe tanto voluto rimanere a fissarla con aria sfacciata.
    Non ci riusciva.
    Il petto contro la sua pancia, la mano scese di qualche centimetro, perdendosi ad accarezzarle il basso ventre, senza mai eccedere per paura di una sua protesta. Ovvio era che il McPherson volesse entrarle nelle mutande, il fatto che non sapesse come fare lo rendeva il Re Indiscusso dei Disagiati.
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    Fino anche solo a mezz’ora prima, il pensiero di rimanere mezza nuda di fronte a Gideon l’avrebbe fatta morire di imbarazzo e desiderare di sprofondare sottoterra. Le sarebbe sembrato… sfacciato e audace, qualcosa che Narah non avrebbe mai fatto senza aver bevuto una buona dose di coraggio e pazzia che le facesse dimenticare la sua timidezza.
    Non era così, non era affatto così, perché non aveva messo in conto quella voglia di averlo sempre più vicino, in maniera sempre più intima, ed essere nuda, esposta ai suoi occhi, ne era la diretta e naturale conseguenza. Non era del tutto priva di vergogna, perché non sarebbe stato da lei essere tanto sicura di sé da non avere remore al riguardo ma… voleva farsi vedere da Gid in quel modo, perché era lui, si fidava e lo amava. Lui conosceva i suoi pensieri, cosa le piaceva e cosa invece le faceva storcere il naso, le poche cose che le facevano perdere la pazienza, le sue paure, i suoi trascorsi. Era il ragazzo con cui aveva già condiviso l’intimità più profonda; solo, in una forma diversa.
    Era Gideon.
    Lo agevolò nell’atto di toglierle la maglietta, sollevandosi per stendere le braccia verso l’alto e lasciare che le sfilasse via l’indumento. Poi si ristese sulla schiena, quel rossore sulle guance ancora ben presente e un’infinita curiosità per quello che voleva fare. Gid la guardava come se fosse stata immensamente bella, e le rendeva quasi impossibile provare vergogna, anche se era la prima volta che lasciava che qualcuno guardasse il suo corpo senza veli.
    Il labbro inferiore stretto tra i denti per l’incertezza, rimase a osservarlo togliersi la t-shirt, attratta e assorta in un’ammirata contemplazione, e vedere la sua cicatrice non le sortì nessuna emozione, se non quella di farla emozionare un po’: alla sorella di Gideon doveva molto più di quanto credesse. Non era grazie a lei che adesso era insieme a lui? Vincendo l’esitazione, sollevò le mani e le posò sul suo petto con delicatezza, esplorandolo con delle brevi carezze. Di nuovo, pensò fosse incredibilmente bello.
    Incrociò le sue iridi scure, aggrottando appena le sopracciglia, non comprendendo subito perché si stesse abbassando verso il suo petto. Quando lo realizzò, Gid era già così vicino al suo seno da farle sentire il respiro sulla pelle, suscitandole brividi ovunque. «Oh,» esclamò appena al suo bacio delicato, e chinò di lato la testa per guardarlo. Il piacere che le suscitarono le labbra del ragazzo su quel punto, gonfio e sensibile, la colse decisamente impreparata: inarcò la schiena di scatto, per poi arrossire subito dopo e rendersi conto che gli aveva tirato di nuovo quei capelli scuri e ricci che le piacevano tanto. «Ti piace?» «Sì, molto...» Non fece altro che godersi le sue attenzioni, il corpo che rispondeva concentrando il piacere nelle zone basse, ora passandogli le dita sui fianchi, sulla schiena, tuttavia non azzardandosi neanche per sogno ad avventurarsi troppo in basso. Insomma… che imbarazzo!!!!! No!!!!!
    La sensazione provocatale dalla mano di Gideon sul suo basso ventre, poi, si sarebbe proprio vergognata anche solo provando a descriverla, ma si sentì come una foresta che andava a fuoco. Un gran bel falò. Oh. Quindi… voleva toccarla proprio lì?? Cioè, proprio… ??? Si schiarì la voce, improvvisamente imbarazzatissima e sperduta, e puntellandosi timidamente sui gomiti guardò Gideon negli occhi. Però non si ritrasse, né protestò – no, non voleva assolutamente farlo –, rimanendo con il respiro bloccato e le labbra socchiuse, non rendendosi neppure conto di aver allargato appena le gambe per accogliere più comodamente il suo corpo su di sé e per… dargli più accesso, inconsciamente o forse no.
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    Le piaceva? Era bravo? Presto per darsi una risposta, ma questa era la domanda costante che aleggiava nella testa di Gideon, nonostante solo qualche istante prima si fosse riproposto di non...farsi più domande. Impossibile a quanto pareva. Più concentrato sul piacere di Narah che sul proprio, perchè...ci teneva, accolse la risposta a quelle domande con estremo piacere. Nello specifico, si rese conto che , ciò che le stava facendo le piaceva tanto, e se ne rese conto ancora prima che lei stessa potesse aprire bocca per confermare: al suo tocco delicato sul seno, era scattata come una corda di violino in tensione, stimolata da una mano capace. Aveva inarcato la schiena, sollevato il petto verso il suo viso in un gemito di piacere che aveva smosso il McPherson là sotto in maniera indicibile. Lasciò che si muovesse liberamente, seguendo quel movimento lento, riprendendo la stessa carezza bagnata sul suo seno piccolo e sodo. Più la sentiva sospirare, libera ed all'apparenza priva di inibizioni, più Gideon acquisiva fiducia in sè stesso, sicurezza nelle proprie azioni, in un certo senso. E mosso da questa fiducia in sè, si convinse di poter osare di più. Abbandonò per il momento il suo seno, per rirsalire a prendere possesso, in modo mai invadente, delle sue labbra, mentre al contempo la mano scendeva sulla coscia sottile, accarezzandone il muscolo snello fino a sfiorarne l'interno. Prima l'inguine, poi al di sopra del tessuto del pigiama. Il fatto che Nah gli avesse dato spazio era un'ennesima conferma: voleva ciò che stava facendo, e certo lui non l'avrebbe privata di quel contatto.
    L'anatomia femminile per Gideon non era un mistero, e non perchè l'avesse studiata sui libri, o perchè avesse mai sperimentato cose simili con un'altra persona - non era mai successo - ma perchè spesso si era ritrovato a vivere in un corpo femminile, con tutto ciò che questo comportava in ogni zona del proprio corpo. Nonostante questo, sapeva che ogni donna era diversa, ed era curioso di scoprire di più su Narah. La curiosità aveva sempre fatto parte di lui in qualsiasi contesto, e forse ancora di più ne faceva parte in quel momento. Aveva sedici anni, era innamorato, curioso e ormonato.

    Si tirò su, staccandosi dalle sue labbra e provvedendo a sfilarle piano il pantaloncino.
    Solo poco prima Narah era entrata nel pigiama che lui le aveva prestato, ed adesso Gideon glielo stava sfilando, senza darle il tempo di tenerlo abbastanza da attaccargli il suo profumo. Non potè evitare di lanciare uno sguardo la sotto, sperando di non metterla a disagio ma... AVEVA LE MUTADINE DI PIZZO?! Era così carina, così bella, così sexy! Non che se avesse avuto altre mutande - tipo le sue con sopra disegnati i dinosauri - non l'avrebbe apprezzata comunque, eh, ma forse gli avrebbe ricordato troppo lo stile di sua sorella e...brrr. Ma si ritrovò totalmente rapito da quel suo essere così femminile, e si rese conto, in quel momento più che mai, quanto questo gli piacesse. Gli piaceva davvero un sacco e lo eccitava. Hai delle mutandine molto belle. Onesto. A disagio, si grattò la nuca con un dito, e poi anche lui provvide a levarsi il pantalone del pigiama, mostrando un boxer neutro grigio scuro e decisamente gonfio, che poco spazio lasciava all'immaginazione, data l'aderenza alla lunghezza della sua erezione. Non le avrebbe certo confessato che aveva cambiato biancheria insieme al pigiama solo perchè si vergognava di quello precedente: era blu con sopra disegnate fette di anguria con tanto di occhi e mani. Si chinò di nuovo sul suo corpo, dedicandosi adesso al basso ventre, lasciando un bacio appena sopra l'elastico della mutanda e percependo il suo profumo caldo. Con le dita, accarezzò la sua intimità da sopra la stoffa, curioso della sua reazione.
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    Era possibile essere attratti a tal punto da qualcuno? Narah non riusciva ad allontanare lo sguardo dagli occhi di Gid, dalla sua bocca, dalla linea decisa della mandibola, dai suoi capelli e quei riccioli che gli ricadevano sulla fronte, e pensare che era stata lei a scompigliarli con le dita poco prima le provocò un sospiro. Gideon le piaceva tanto, da impazzire, e ogni cosa che faceva attirava i suoi occhi come se fosse stato una calamita. credeva proprio che anche se quella non fosse stata la prima volta in cui la toccava in quel modo, Nah avrebbe comunque reagito così: ogni suo movimento la faceva arrossire, ogni tocco la faceva fremere, ogni occhiata che aveva il coraggio di lanciare al suo petto nudo le suscitava quel calore cui non era abituata.
    Lo desiderava, ma era troppo timida e inesperta per farglielo capire con qualcosa di diverso dalle proprie reazioni che, a dire il vero, erano già eloquenti senza bisogno di parole. Riaccolse le sue labbra sulle proprie, afferrandogli il viso tra le mani mentre si azzardava a prendere l’iniziativa, sfiorandogli il labbro inferiore con la punta della lingua prima di approfondire il bacio; le scappò un ansito nella sua bocca, e pensò di impazzire quando sentì la mano di Gid avventurarsi sulla sua coscia, in maniera intima e stavolta più sicura di sé che la spinse a fargli timidamente spazio, completamente alla sua mercé.
    Continuò a passargli le dita sulle spalle, sulla schiena, attirandolo delicatamente a sé per avvertire meglio la meravigliosa sensazione della sua pelle sulla propria in una morbida carezza che la eccitava. Delicatezza, desiderio, amore era tutto quello che Gideon le stava trasmettendo in quei momenti di passione e la stava sorprendendo ogni secondo di più. In positivo, naturalmente.
    Come quando Narah capì che aveva intenzione di sfilarle i pantaloncini e lei, seppur avvampando, lo agevolò nei movimenti alzando il bacino e poi le gambe, piegandole verso di sé per semplificargli il compito. Era… rimasta in mutandine davanti ai suoi occhi. Si poteva morire di imbarazzo e sentirsi gratificata da uno sguardo contemporaneamente? Era quello che avvertiva, vedendo che Gid le guardava la biancheria con apprezzamento. Lo osservò, mordicchiandosi il labbro, insicura. «Hai delle mutandine molto belle.» «Oh,» rispose piano. Era sorpresa dal suo commento, ma anche… contenta. Contenta perché ancora una volta Gideon era riuscita a toglierla dall’imbarazzo, facendola sentire bene. «Grazie.» Gli sorrise e ridacchiò piano, ma il suo sguardo si fece di nuovo serio, curioso e al tempo stesso pudico, perché Gid si stava togliendo i pantaloni e Narah non era… non era affatto esperta di quella parte anatomica maschile, e quel rigonfiamento le parve… mmmh. Enorme. Forse… forse troppo?
    Avrebbe voluto toccarlo per imparare meglio com’era fatto ma, no, decisamente no. Sarebbe morta dalla vergogna. Lanciò un’altra occhiatina a quel gonfiore, sentendosi molto scettica, guardando poi Gid negli occhi. Prima che potesse fermarsi dal dire qualcosa di imbarazzante, diede voce ai suoi dubbi. «Ma…… mi entrerà?» Che disagio. Una marea di disagio. Si passò nervosamente una mano a sistemarsi una ciocca di capelli, sfuggita alla crocchia.
    Quando lo vide abbassarsi sul suo ventre, però, si bloccò in ogni movimento, il respiro ancora troppo accelerato. «Gid, co-?» La voce le si spezzò a metà della domanda, in un sospiro stupito. La-l’aveva baciata lì, proprio lì, così vicina a… Riprese fiato, e si imbarazzò davvero tanto quando si sentì…… umida, là sotto. Era normale???? Forse sì, in fondo non aveva mai avuto quella tensione e- oh. Oh. «Dio, Gid mugolò, il tono vergognosamente alto mentre portava di scatto le dita sulle sue, non per fermarlo, tutt’altro. Si sollevò nuovamente su un gomito, guardandolo rapita. «Puoi… puoi continuare?» gli chiese, in un pigolio timido, implorante, un po’ tremante. Le sue dita che accarezzavano quel punto tanto sensibile la facevano sentire… accaldata, così male e così bene, leggera e pesante, soprattutto desiderosa di esplorare ancora quelle intense scariche al bassoventre, che lui continuasse a rivolgerle quelle attenzioni che le facevano scoprire sensazioni nuove. La imbarazzava ma… voleva continuare a esplorare il proprio corpo in quel modo, assieme a Gid.
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    Tentava di cogliere ogni segnale da parte della ragazza, e si rese conto di quanto questa fosse imbarazzata dalla situazione, come lo era lui. Al contempo, però, sentiva che le piaceva, che avrebbe voluto proseguire e Gideon era più esaltato che mai all'idea. Un po' meno sicura gli apparve quando notò che anche lui si era tolto il pantalone, rimanendo in boxer. Pensava che avessero rotto il ghiaccio, ma non aveva fatto i conti con la cruda realtà: il suo pene era il vero iceberg. Era la dura lastra ghiacciata che ancora dovevano rompere. Perchè se Gideon non si scioccava nel vedere una vagina, magari a Narah scioccava vedere un pene. Era...profondamente imbarazzante. Lui la guardava, come faceva anche lei di rimando, studiandola e cercando di capire cosa stesse pensando in quel preciso momento. Avrebbe voluto possedere il suo potere solo per dieci secondi, gli sarebbero bastati. Lo sguardo che lanciò al boxer gonfio, per un attimo lo mise profondamente a disagio. Lo stava osservando come avrebbe potuto osservare un alieno sceso sulla terra, con riserva, dubbiosa e forse anche con un po' di sfiducia.
    Perchè???????
    Non si era nemmeno tolto il boxer! Ed adesso non era davvero sicuro di volerlo fare. E se poi non le piaceva? Cioè...dubitava che Narah non avesse mai visto un...pene, ma se era davvero così? Non voleva chiederglielo, non era il momento e comunque preferiva non sapere.
    Ma poi, la ragazza manifestò ogni suo pensiero in una domanda, la più inaspettata.
    Ma...mi entrerà?
    WAAAAAAAAAAT
    Ah ochei.
    Gideon, per un attimo, rimase spiazzato. Io...io...non lo so. Non...sapeva davvero cosa risponderle perchè, pensandoci, forse un po' aveva senso. Ed adesso cominciava seriamente ad avere paura. Un po' per l'imbarazzo, un po' perchè seriamente preoccupato, la buttò sul ridere. Un breve risata nervosa che terminò con un poco convinto Ma sì, dai. Insomma, l'uomo era presente sulla terra da milioni di anni e non aveva mai avuto questo problema, Gideon poteva giurarci, mica poteva toccare proprio a lui e Narah! Ma forse avrebbe solo dovuto prenderla come una specie di complimento? Lo spero (?)
    Ma adesso aveva paura, temeva di avvicinarsi al quel momento e non riuscire ad entrare, adesso sì che era nel panico, e Nah ce lo aveva lanciato senza nemmeno rendersene conto, senza colpa. Stai tranquilla. Proseguì, come se tranquillizzando lei avrebbe potuto tranquillizzare sè stesso, e concluse quella frase con un bacio, lasciato appena sopra la mutandina. Non aveva mai pensato di poter fare quell'effetto a qualcuno, e vedere Nah contrarsi dal piacere del suo tocco lo fece stare bene. La vedeva confusa, persa nel proprio benessere, priva adesso di qualsiasi tipo di imbarazzo, naturale, vera. Ma la curiosità di scoprire ancora più a fondo si fece sentire di nuovo, e lo spinse a sfilarle anche quell'ultima barriera, lasciandola adesso completamente nuda. Non potè esimersi da dare un'altra occhiata curiosa, non sapendo bene da dove iniziare a toccarla ed andando ad accarezzarla appena all'interno dell'inguine, dove iniziava un accenno di peluria. Non riusciva quasi più a resistere, voleva sfogare e non sapeva quanto ancora avrebbe resistito a trattenersi. Iniziava a fargli male. Voleva avere ciò che il suo basso ventre gridava per possedere, ma...temeva. Temeva di non riuscire! Sondò la zona, passando l'indice sulla sua apertura e monitorando la sua reazione. Distolse la vista dalla sua intimità, spostando lo sguardo sul suo viso, e poggiando la testa sulla sua pancia piatta per baciarla, mentre con le dita l'accarezzava là sotto, penetrandola appena, senza essere irruento. Notò subito il cambio di temperatura e la consistenza morbida scivolargli sul dito, era...stranissimo, come mettersi un dito in bocca. Era...stretta, calda, bagnata. E si convinse che NO non sarebbe mai riuscito ad entrarci, tragedia! Ti fa male??? Domandò, terrorizzato all'idea di andare più a fondo, anche perchè insomma, il McPherson non aveva mai avuto delle mani di fata, anzi, aveva le mani molto grandi.
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    Pensava che avessero rotto il ghiaccio, ma non aveva fatto i conti con la cruda realtà: il suo pene era il vero iceberg. Era la dura lastra ghiacciata che ancora dovevano rompere.
    Pensava che avessero rotto il ghiaccio, ma non aveva fatto i conti con la cruda realtà: il suo pene era il vero iceberg. Era la dura lastra ghiacciata che ancora dovevano rompere.
    Pensava che avessero rotto il ghiaccio, ma non aveva fatto i conti con la cruda realtà: il suo pene era il vero iceberg. Era la dura lastra ghiacciata che ancora dovevano rompere.

    «Io… io… non lo so.»
    Ah ochei. Nah aveva cercato di mettere da parte quei dubbi, più che altro perché si era accorta di aver messo ansia a Gid – che stupida era!! – e… non voleva che si sentisse così! Voleva che vivesse quei momenti con lei sereno, come aveva fatto fino a poco prima, ed era anche per questo che decise di accantonare l’ insicurezza; fece finta che le parole di Gideon fossero state più decise e di fidarsi di lui perché, be’, se lui diceva che non avrebbero avuto problemi, Narah gli credeva!
    «Stai tranquilla.» Giocherellò coi suoi capelli come se avesse avuto il potere di farlo rilassare – o meglio, teoricamente avrebbe potuto farlo ma… non voleva forzare nulla, e se lo avesse calmato trasmettendogli pace le sarebbe sembrato quasi innaturale. No, era meglio così. Non avevano bisogno di un potere per stare insieme. «Va bene.» Gli sorrise, nascondendo il nervosismo derivante non solo dall’interrogativo che gli aveva posto, ma da tutta la situazione in generale, le cose che stava scoprendo letteralmente ihih con Gideon, i loro tentativi di esplorarsi e acquisire esperienza, muoversi insieme.
    Però, rimase sorpresa di quanto fosse facile scordarsi del tutto del nervosismo, soprattutto quando Gid non faceva altro che baciarla e sfiorarla in zone estremamente sensibili, che la facevano irrigidire e rilassare al tempo stesso. Gli aveva chiesto di proseguire a toccarla dove adesso aveva la mano, e invece lui la fece arrossire di botto ancora una volta: sconvolta, Nah fu quasi rapita della visione delle sue dita lunghe che le afferravano l’elastico dell’ultimo indumento che ancora copriva la sua pelle, e lo lasciò fare sentendo sempre più caldo addosso. L’ennesimo sospiro mal trattenuto le sfuggì dalle labbra, mentre Gid mandava a quel paese il suo autocontrollo – d’altronde era l’unico, con cui Narah si sarebbe sentita abbastanza sicura da permetterselo – e la sfiorava, cavolo, vicinissimo a… emise un piccolo lamento. Non credeva il suo corpo potesse reagire così, ed era fin troppo su di giri per questo. Gli fece ulteriore spazio, senza quasi imbarazzarsi per esporgli in quel modo la sua intimità perché, davvero, lo voleva da morire e voleva lasciarsi trasportare ovunque Gideon l’avesse portata.
    E poi… Gideon le passò l’indice dove non… non si era aspettata. Rilasciò un altro mugolio, più udibile stavolta, piccole fitte di piacere che le facevano quasi male per quanto intense. Chiuse gli occhi, piegò maggiormente le ginocchia come se ciò avesse potuto contenere quel mare caldo di brividi e, in un gesto che stava diventando familiare, allungò un braccio ad affondare la mano nei capelli di Gid, tirandoli appena per avere uno sfogo, uno qualsiasi.
    Il petto che si alzava e abbassava a un ritmo veloce, Nah guardò il ragazzo negli occhi scuri, la pelle soffusa di un rossore affatto dovuto alla vergogna. Cosa- cosa avrebbe fatto adesso? Seguì i suoi movimenti, agitata, incuriosita, intenerita da quel bacio soffice sulla propria pancia; si perse a pensare che le piaceva tanto, vedere Gid toccare il suo corpo in quel modo, con amore, con confidenza e intimità. Le trasmetteva un senso di appartenenza assurdo e le faceva accelerare i battiti del cuore, per la dolcezza di tutto quello.
    Dopo, Narah rimase davvero, davvero stupita dalla fitta di dolore al bassoventre; irrigidì i muscoli, presa alla sprovvista, e sinceramente un pochino spaventata, disorientata, mentre cercava di capire se le piacesse quel senso di riempimento. Detta senza tanti giri di parole, non aveva mai subito delle “intrusioni” nella sua intimità e… era strana, la percezione di essere così stretta attorno a lui. «Mi-mi dà un po’ fastidio. Aspetta.» Mugolò, ma pian piano avvertiva che il dolore, più simile a un fastidio, che l’aveva fatta irrigidire stava scemando. Si mosse appena, per prendere confidenza, nel frattempo carezzando la guancia e la nuca di Gideon, facendogli intendere che andava tutto bene. Dopo qualche secondo, lo smarrimento lasciò spaziò a una piacevole pesantezza. Un altro sospiro, un altro brivido. «Vai avanti.» Gli passò le dita tra i capelli, di nuovo, scrutandolo con desiderio. Gid aveva appena iniziato a penetrarla, vero, ma fastidio a parte le piaceva.
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    Avere il controllo sul corpo di qualcun altro era qualcosa di estremamente piacevole persino per Gideon che, al momento, non traeva davvero piacere fisico. Ma era immerso in quella situazione - e dentro di lei - con tutto sè stesso - o quasi - ben presto si rese conto che non erano più due persone distinte che provavano piaceri differenti, ma erano una cosa sola. Era...davvero stranissimo pensarci, ma era così. Nonostante fossero due corpi in quella situazione, in realtà erano...uno solo.
    Fermò le dita, quando Narah gli disse che provava fastidio, ed attese che lei si abituasse a quella nuova intrusione, posandole un bacio sulla coscia scura. Non accenò una parola, anche se di cose avrebbe davvero voluto dirne. Ma si sarebbero tradotte in un unico ed imbarazzante messaggio: hai proprio una bella patata. Perchè rovinare l'atmosfera dando aria alla bocca? Anche perchè, diciamocela tutta, magari Gideon conosceva l'anatomia femminile, ma certo non era esperto di vagine. Ed era lungi da lui far credere a Narah il contrario. Quando acconsentì a proseguire, si permise di muovere il dito, sentendo che scivolava bene al suo interno grazie al fatto che fosse lubrificata. Sì lasciò prendere dal momento, avvicinandosi con la labbra alla sua intimità e lasciandovi dei baci indecisi, all'altezza del pube fino a scendere con le labbra sul clitoride. Ti piace qui vero? Lo aveva letto ovunque, aveva fatto le sue ricerche, mica era uno scemo! Con una mano allargò meglio le cosce della ragazza, scendendo con la lingua ad accarezzare le zone più basse ed interne di lei, appena sopra a doveva aveva il dito. Se prima non aveva percepito sapori di nessun tipo, adesso il sapore del suo liquido un po' aspro gli rimase sulla lingua facendolo fermare un attimo per riorganizzare le idee (?) Gli piaceva? Gli faceva schifo?
    Sinceramente imbarazzante ma, si domandò se potesse esistere qualcosa di più bello. Ed era...molto onesto con sè stesso, insomma (probabilmente perchè ancora non era toccato a lui, trovarsi al posto di Narah! eeeeeeh). Gli piaceva perchè era lei, la sua piccola Narah a cui teneva sopra ogni cosa. Si convinse che con altre persone non sarebbe stata la stessa cosa.
    Tornò a concentrare le proprie attenzioni sul suo clitoride, modulando i propri movimenti in base alle reazioni di Narah. Guidato dalle sue parole. Prese in bocca quel soffice pezzo di pelle, stringendolo tra le labbra e succhiandolo piano finchè poi i suoi sospiri eccitati gli penetrarono nella testa, annebbiando ogni altro pensiero. Le mani di lei affondavano nei suoi capelli, li stringevano, li tiravano. E se in altre situazioni avrebbe trovato quel gesto fastidioso, in quel momento contribuiva ad aumentare la sua eccitazione.
    Il piacere di Narah divenne inspiegabilmente il suo, finchè non riuscendo a trattenersi ancora, percepì per brevi istanti delle scosse elettriche percorrergli il corpo, irradiandosi dal basso ventre fino a tutto il corpo. Un sosprio più intenso degli altri, quasi un gemito, ed una sensazione molto familiare che aveva sempre provato da solo. Lì dove prima aveva percepito stretti i propri boxer, adesso sentiva umido, bagnato. Si fermò, ignorando le probabili proteste di Narah che lo pregava di continuare.
    OH.
    MIO.
    DIO.
    Era già venuto???
    .
    .
    .
    Panico.
    .
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    Non ne sarebbe uscita viva; ne era sicura, e la sicurezza aumentava incalzante col passare dei secondi.
    Quando lo sentì affondare maggiormente dentro la propria intimità, il suo cuore saltò un battito e sembrò poi riprendere a velocità raddoppiata. Non poté fare a meno di irrigidirsi di nuovo, accusando quel lieve dolore adesso familiare, che si tramutò in sorpresa, rossore e puro piacere nel momento stesso in cui Gid aggiunse al dito le labbra e la lingua. «Ti piace qui vero?» Nah sentì un gemito che solo dopo riconobbe come proprio, così eccitato che l’avrebbe fatta vergognare, se non fosse stata… distratta da… oh, Signore. Le lasciava umide carezze in posti che Narah non avrebbe mai creduto potessero essere toccate in quella maniera fin troppo sensuale, fin troppo non perché fosse esagerato o… o meglio, sì: era troppa la tensione che Nah stava accumulando, che sentiva l’urgenza di sfogare, ma non sapeva come o se poteva e questo le provocava frustrazione, esternata torturando i capelli di Gideon.
    Aprì gli occhi e un brivido le percorse la schiena fino al bassoventre nel vedere la testa di Gid tra le proprie gambe e, be’, sentiva distintamente che cosa le stesse facendo. Proprio quando credeva che nulla potesse essere paragonato a quello, la bocca di Gideon prese possesso della sua intimità in un punto ben preciso; si sentì mancare il fiato e, d’istinto, gli tirò i capelli con più forza di quanto avrebbe voluto. Dio. «Gid...» Non sapeva nemmeno lei dove volesse arrivare con quel richiamo, ma di sicuro non era un monito o un rimprovero, tutt’altro. Questa volta, fece scivolare le dita tra i suoi riccioli con più gentilezza, nonostante l’urgenza che trapelava dalla sua voce. Il calore aumentava ancora, ancora e ancora, dandole la sensazione di essere sempre più incapace di trattenerlo oltre...
    All’improvviso, però, Gid fece qualcosa che la rese davvero sofferente: si fermò, lasciandola agitata e scombussolata. Perché si era fermato??? Non… non proprio ora! Emise un mugolio di protesta, e sulle labbra le si era disegnato un piccolo broncio contrariato, almeno fino a quando non si sollevò sui gomiti e constatò che l’espressione di Gideon si era fatta strana. Così strana che non riuscì a decifrarla, cosa che invece accadeva tranquillamente, frutto della loro confidenza e sintonia. Era panico, forse? Vergogna, scontento?
    Per un attimo, pensò di aver fatto qualcosa di male – o aver rovinato tutto, per quanto ne sapeva – e si sentì subito mortificata. Allora, scacciando l’imbarazzo si tirò su, fino a ritrovarsi seduta con Gid tra le gambe, il viso a nemmeno mezzo metro dal suo; lentamente gli sfiorò la guancia e poi il collo, nella speranza di veder sparire quell’espressione dal suo viso. «Qualcosa non va?» sussurrò infine, cercando di parlare con calma nonostante il respiro affannato. Non voleva Gideon credesse che fosse scocciata. Lo osservò, notando le sue guance paonazze, dettaglio che la fece sorridere appena. Forse… si era lasciata troppo andare e lui non aveva gradito o…
    Mille e una paranoia le attraversarono la mente una a una, in quel silenzio che si protraeva troppo per lei, che avrebbe voluto assicurarsi fosse tutto a posto. Abbassò lo sguardo, riflettendo e tentando di indovinare cosa fosse successo; nel farlo, una macchia più scura sui boxer di Gid attirò la sua attenzione, come il fatto che quel gonfiore che poco prima l’aveva colpita non c’era più. Ci mise un po’ a collegare tutto e, allora, non le fu difficile capire cosa fosse preso al ragazzo. Oh. Oh.
    Lui… pensava davvero fosse un problema?? Il volto arrossato – certo non perché Gid era… venuto, bensì per il piacere interrotto e il fatto che fosse nuda davanti a lui –, prese quello del ragazzo tra le mani e impresse sulle sue labbra – dal sapore diverso e, ovviamente, sapeva perché – un bacio delicato, lasciandogliene un altro sul naso, poi un altro e un altro ancora. Poteva capire perché si stesse probabilmente vergognando, ma non doveva. Era la prima volta di entrambi ed era bella, fantastica, perfetta. Forse avrebbe dovuto dirglielo; ma quello più tardi. «Ehi, va tutto bene.» Si allontanò un po’, un dolce sorriso nell’incrociare i suoi occhi che alla penombra erano color cioccolato. «Non c’è nessun problema…» Gli impresse un altro bacio soffice sulla mandibola, mordendogli appena la pelle con una risatina sbuffata. Sapeva che Gideon non avrebbe pensato stesse ridendo di lui – mai –, ma solo sdrammatizzando. Non sapeva in che modo fargli capire che non importava e che… potevano sempre rimediare. Non aggiunse altro, semplicemente gli posò le mani sulle spalle, e non le ci volle molto per sintonizzarsi con la mente di Gid, che per lei era come un libro aperto: una volta stabilito il collegamento, tentò di trasmettergli i ricordi di loro due, ma dal proprio punto di vista. Le mani che aveva affondato tra i capelli di Gideon, l’immagine di lui che le baciava il seno e poi arrivava sempre più giù e le dedicava attenzioni che l’avevano fatta impazzire. Voleva fargli capire che amava quello che stavano facendo, che lo desiderava e, in confronto a questo desiderio, il fatto che a Gid fosse piaciuto parecchio – perché di quello si trattava, no?? – non costituiva affatto motivo di esitazione o vergogna. Anzi, la lusingava.

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    Era successo, inevitabilmente.
    Avrebbe voluto morire, scomparire.
    Se Narah fosse rimasta in silenzio ad osservarlo, pietrificato lì sul letto, probabilmente sarebbe morto sul serio. Il suo cuore martellava il torace minacciando di fermarsi da un momento all'altro, ed una costrizione alla gola tentò di soffocarlo, impedendogli di respirare. Il panico. Non sapeva cosa dire, come reagire. M-mi dispiace tanto. Le palpebre abbassate sulle proprie mani, raccolse subito la tshirt che si era levato, andando a posarla sopra le cosce per coprire il misfatto. Non voleva sottolineare l'ovvio, ma...E' che mi piaci troppo. Avrebbe potuto rappresentare un trauma, un fallimento, qualcosa che si sarebbe portato dietro per tutta la vita e che lo avrebbe condizionato negli anni a venire. Ma Narah riuscì a reagire per prima, abbracciandolo e lasciandogli baci umidi sul viso.
    No.
    No.
    No.

    Era carina, ma Gideon avrebbe voluto dirle di fermarsi, che non aveva bisogno della sua compassione o della pietà, che aveva solo bisogno di stare un attimo da solo a riflettere. Ne aveva davvero bisogno, avrebbe voluto scomparire, stare da solo.
    Sì sentiva incredibilmente esposto, la pelle più sensibile a qualsiasi contatto, ed avrebbe reagito ad ogni minima stimolazione esterna. Ma non riuscì a spingerla via, quando le sue braccia lo avvolsero. Fece un po' di resistenza, prendendo un profondo respiro, sentendosi però un po' infastidito. Combattuto, in verità. In altre circostanze avrebbe solo voluto abbracciarla, farsi stringere, ma quel fare consolatorio di Narah, sottolineava quanto male fosse andata quella loro prima volta, ed anche se lei avrebbe voluto fargli capire che non doveva abbattersi, bè, non era così semplice! Non c'è nessun problema. Cercò di convincerlo, ma Gideon sapeva che era una frase di circostanza, perchè lei era fin troppo gentile per fargli pesare qualcosa.
    Scosse la testa, convinto che sì, il problema c'era eccome! Lui lo vedeva, così terribilmente imbarazzante. Sì che c'è. La contraddisse, mentre le sue braccia continuavano a stringerlo e lui adesso faceva lo stesso. Stringendosi a lei a sua volta, con vigore. Lei lo baciò sulla mandibola, e Gideon chiuse gli occhi lasciandosi andare ad un altro sospiro sconsolato. Non avrebbe voluto staccarsi da lei solo per non essere costretto a guardarla negli occhi e sostenere il suo sguardo, si vergognava troppo. Si sarebbe vergognato nei giorni a seguire, non permettendosi di sfiorarla finchè non si fosse sentito abbastanza forte da... da cosa?! Resistere a lei? Ma quanto era stupido??? Aveva gli occhi lucidi per quella situazione, ma si appigliò ad ogni sua forza per non piangere. Si maledisse diecimila volte, prima di lasciar spazio ad una...sensazione diversa. Adesso con più calma, accolse le immagini che Nah gli stava trasmettendo, riproducendole nella propria mente come un film, o come se stesse leggendo un libro del quale poteva immaginare le scene in maniera vivida. Riuscì a capire come si era sentita Narah sotto le sue braccia, quanto gli era piaciuto ciò che avevano fatto e quanto le avesse fatto piacere scoprire con lui parti di sè che prima gli erano sconociute. Rimase ad occhi chiusi, poggiando il volto nell'incavo del collo di lei, rendendosi conto che quel loro primo approccio tutto era stato meno che un fallimento, e che quella "prima volta" non avrebbe lasciato a Narah alcun ricordo sgradevole, nè alcuna delusione. Si sentì talmente bene, in quel momento, dopo aver realizzato questo, che si permise di lasciarsi andare ad una risata imbarazzata. Riuscì a ridere di sè stesso e di come aveva reagito a quell'intoppo. Riuscì a farlo perchè più tranquillo, più sicuro. Non pensavo ti fosse piaciuto così tanto. Ammise, con un velo di imbarazzo. Tentò di non fare resistenza, lasciandola entrare quanto più possibile nella sua mente, affinchè scavasse nei suoi sentimenti, nelle sue sensazioni, perchè anche lui voleva che lei capisse quanto gli era piaciuto anche sè...bè, lui lo aveva involontariamente palesato, avendo un orgasmo spontaneo in un momento sbagliato. Raccolse il lenzuolo dal letto ed avvolse Narah, tutta nuda tra le sue braccia. Avvolse entrambi e rimase in silenzio per un po'. Possiamo sempre fare di meglio, comunque.
    Il suo primo approccio ad attività sessuali non era stato dei migliori, ma aveva affrontato quella situazione con più tranquillità di quanto avrebbe mai pensato, ed il merito era stato di Narah. Alla fine, avrebbe ricordato per sempre la loro "prima volta" con un po' di imbarazzo, ma soprattutto con piacere.
    ✕ schema role by psiche
     
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