Well, we hide a thousand feelings

Perses & Gideon

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    «Che sei strano lo so.» Fin qui non c’erano dubbi e, per carità, se Gid non lo fosse stato Pers non sarebbe nemmeno diventato suo amico. A parte il vizio di saccheggiargli l’armadio – tra cui, sottolineiamo, la sua felpa preferita – Pers gli voleva bene come a un fratello. Da tempo ammetterlo non era più un’eccezione, ne aveva dovuto prendere atto. «Essere inquietante non è da te. In genere quello è il compito dell’altra McPherson.»
    Non gliela dava a bere: era da giorni che lo vedeva con la testa tra le nuvole più del solito, con quei sorrisini da ebete a lui incomprensibili o un’espressione accigliata che proprio non gliela raccontava giusta. C’era qualcosa di mezzo e quel traditore di Gideon non gliel’aveva ancora detto. Con la sua solita flemma da detective durante un interrogatorio, assottigliò lo sguardo e si sporse leggermente al di là del bancone. «Non ignorarmi con la scusa del lavoro, hai lucidato tutto almeno cinque volte.» E, dato che quello era un orario in cui ai Tre Manici non c’era la consueta calca di clienti, il Corvonero non era propriamente antisgamo mentre faceva finta di pulire un boccale già splendido splendente(?).
    Rimase a fissarlo, concentrando su di lui tutte le proprie forze negative sapendo che, alla fine, l’altro avrebbe ceduto e incrociato il suo sguardo. Era un vantaggio che Gid gli dicesse sempre che quando lo fissava gli metteva ansia. Come previsto, dopo una manciata di secondi il moro alzò il capo in sua direzione. Perses non capiva davvero cosa gli stesse accadendo, ma era sicuro che gli fosse successa una cosa di cui era all’oscuro: da bravo migliore amico, era determinato a fare luce sulla questione. La sua intenzione non era stressarlo o fargli confessare chissà cosa, gli sarebbe dispiaciuto fargli terrorismo psicologico: prima si era accorto della sua distrazione, poi aveva fatto passare una settimana, dopo la quale aveva deciso che, be’, se il Corvonero non gliene voleva parlare, lui avrebbe provato ad affrontare il discorso.
    Poteva passare per pettegolo, ne era cosciente, ma francamente a lui non fregava una cippa dei gossip e delle news scottanti e se si stava interessando era solo per mister Ti-Ho-Perso-La-Felpa-Ma-Ci-Penso-Io McPherson; che brutto momento era stato, quello in cui credeva gli avesse smarrito la sua felpa preferita. Non a caso lo aveva stressato per settimane e ogni tanto glielo rinfacciava ancora, dato che Pers aveva scoperto di provare un certo gusto a ricordargli le minchiate che faceva sempre con amore <3. Piccole gioie della vita.
    La verità era che Perses voleva assicurarsi andasse tutto bene e, non essendo avvezzo a ricamare attorno al dunque introduzioni interminabili, trovava più comodo lasciare il tatto agli altri e andare dritto al nocciolo della questione. Se si fosse accorto che Gideon preferiva tenere per sé la spiegazione, l’avrebbe accettato. Non prima di averci provato, però.
    «Dimmi, cosa mi nascondi di tanto uao da distrarti tanto?» Con l’intenzione di aspettare una risposta da parte dell’amico, anche se questa avesse dovuto impiegare ore e ore per arrivare, raddrizzò la schiena riprendendo a carezzare con la punta dell’indice il corpicino di Sleepy, allegramente stravaccato sul suo palmo neanche stesse prendendo il sole. Vagamente incuriosito, le sue iridi continuarono a osservare Gid e i suoi movimenti. Aveva combinato qualche guaio? No, non l’aveva fatto. Aveva ucciso qualcuno? Più probabile l’avesse fatto Hazel e lui si fosse preso la colpa.



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    Finì di lucidare l'ultimo bicchiere, osservandolo scrupolosamente per assicurarsi che fosse pulito. Non era mica uno zozzone, lui! Ci teneva che tutto dentro il locale fosse perfetto, che non volasse un acaro di polvere, che sui bicchieri non vi fossero aloni sospetti e che in generale vi fosse un odore di muffin appena sfornati e marmellata dolce. La qualità era tutto, secondo lui e non...ma perchè Perses lo fissava così?! Come se fosse un ladro che aveva appena intascato qualcosa, o peggio, un traditore. Quel suo sguardo gli lasciava addosso una sensazione spiacevole, i brividi lungo la schiena gli suggerirono di distoglierlo dai suoi occhi e così fece, tornando a lucidare il boccale. Sarò strano, Sinclair, ma anche tu non scherzi. Alla fine, la miglior difesa era sempre l'attacco. Il ragazzo biondo, seduto dall'altra parte del bancone a fissarlo male, pareva quasi un cliente qualsiasi, ed invece si trattava del suo migliore amico da ormai troppi mesi. Sospirò, posando l'ultimo dei boccali splendenti accanto agli altri. A dirla tutta, comunque, Perses aveva ragione. Gli aveva nascosto qualcosa per troppi giorni e forse era davvero giunto il momento di vuotare il sacco. Ma...cristo se questo lo imbarazzava. Non aveva mai parlato d'amore con lui, o di sentimenti e...aveva paura. Strinse le labbra in una linea sottile, con espressione pensierosa e, per addolcire la situazione, tirò fuori dei dolcetti al cioccolato, ponendoglieli davanti agli occhi. Temeva il suo giudizio, perchè sapeva che questo per lui avrebbe contato molto. Non avrebbe fatto la differenza sulle sue scelte, questo mai, ma sarebbe stato importante. Incredibile quanto Perses fosse bravo ad osservare gli altri e leggerli, chiuso nella sua totale indifferenza che a chiunque sarebbe potuta passare come superbia - okay un po' superbo lo era, ma poteva permetterselo, essendo cento livelli superiore a molti altri adolescenti -
    Pareva quasi che non gliene fregasse di niente e di nessuno, ed invece era sempre piuttosto attento, in particolare con lui.
    Ciò che non stupiva Gideon era, come al solito, quanto semplice fosse da leggere lui stesso, ad un occhio esterno come quello apparentemente distaccato del Sinclair. Gli sorrise, o almeno ci provò, per lasciare intendere che andasse tutto bene. Quindi è così palese? Domandò, ingenuamente. Che nascondo qualcosa. Continuò, poi. Spero non se ne sia accorta anche Hazel. Questa fu più una rassicurazione verso se stesso che un'affermazione a Perses. E nel dirlo si guardò intorno paranoico.
    Le guance diventarono subito più rosee, mentre abbassava lo sguardo sulle proprie mani. Ma sì, era il suo migliore amico, ed aveva capito, la sua sarebbe stata solo una conferma. Forse mi vedi più distratto perchè...sto vedendo una persona? Ammise. E mi piace tanto.
    Il pensiero di Narah tornò prepotente nella sua testa e, com'era ormai consuetudine, assunse un'espressione intenerita all'immagine di lei.
    Non era colpa sua, davvero, non lo faceva apposta. Non era nemmeno colpa del Sinclair o del suo fare noioso #ihih. Solo che quando Narah entrava nei suoi pensieri Gideon faceva molta fatica a scacciarla, pur provandoci. Ebbe il coraggio di risollevare gli occhi sui suoi più chiari solo per qualche secondo, prima di rispostarli sui biscotti al cioccolato che aveva appena servito e prenderne uno per addentarlo. Prova a indovinare di chi si tratta, vediamo quanto sei bravo. E soprattutto, vediamo quanto è palese.
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    Quando Gideon gli domandò se fosse così palese, Pers non trattenne il piccolo sorriso che gli incurvò un angolo della bocca. Gid era molto più che palese, era un libro aperto che avrebbe potuto sfogliare pagina per pagina senza alcuna difficoltà: l’amico era sempre stato trasparente con lui – anche prima ancora che fossero amici nel vero senso della parola, mostrandogli la cicatrice che gli attraversava il petto – e, come in quel caso, neppure volendo far finta di niente ce l’avrebbe fatta.
    Perses sapeva di essere bravo a osservare le persone, del resto era la sua attività da snobbone preferita, ma sospettava che sopportare e farsi sopportare da Gideon McPherson per lunghi mesi lo avesse agevolato nel comprendere gli stati d’animo del Corvonero. E, decisamente, lui non gli stava dicendo qualcosa. Qualcosa che lo faceva stare con la testa per aria tutto il tempo.
    «Molto palese. Però non capisco cosa.» Con fare vagamente da mafioso e gli occhi puntati sul moro, prese a carezzare il pelo morbido di Sleepy. A Hogwarts si mormorava che L’Oréal spedisse a Villa Sinclair dei flaconi di shampoo apposta per il suo ghiro, su suo stesso ordine, dato che L’Oréal non produceva prodotti per animali. Che fosse verità o leggenda, era proprio vero che Sleepy aveva un pelo soffice come una nuvola.
    «Hazel? È tanto grave da far arrabbiare quella psicopatica di tua sorella?» Inarcò un sopracciglio, mentre esprimeva la propria perplessità con schiettezza, perché che la Grifondoro avesse qualche rotella fuori posto lo sapevano bene e Gid non poteva offendersi.
    Era curioso, molto più di qualche secondo fa. C’erano un sacco di cose che potevano accendere la scintilla della psicopatia nella testolina di Hazel, ma non per questo Gideon era solito avere dei segreti con lei. Che dire, sperava non fosse così grave da fargli rischiare la vita. Lo sperava sul serio. Fortunatamente, essere il suo migliore amico significava avere il diritto di rompergli le pluffe quanto voleva. Avrebbe anche potuto fingersi offeso se l’altro si fosse rifiutato di parlare, ma non ci sarebbe stata molta differenza con l’espressione impassibile di adesso.
    E poi, c’era una sola cosa che potesse far imbufalire Hazel. Sì, c’erano mille altre possibilità, ma stavano parlando della stessa ragazza che portava addosso una spilla con su scritto “McOakes”. C’era di mezzo una ragazza. Per forza. «Sputa la cioccorana, McPherson.»
    Tanto aveva già capito. Guardò Gid che arrossiva, come da copione, ed evitare il suo sguardo come da copione. Oh sì, ne era più che sicuro. L’ammissione di Gideon gli diede soltanto ragione e, allora, Pers fece un altro sorriso, stavolta più canzonatorio. Era sconvolto? No, si lasciava sconvolgere facilmente ma, nonostante non l’avrebbe mai ammesso, provava una punta di sorpresa. Non riusciva a immaginarsi Gid con una ragazza, non perché fosse brutto o altre stupidaggini cui Perses non dava peso, bensì perché… be’, era una persona abbastanza riservata, e si chiese quando avesse iniziato ad avere un rapporto con questa ragazza tale da portarlo a lasciarsi andare in quel modo.
    Lo conosceva, la tenerezza che trasparì dal viso sinceramente ebete del Corvonero non lasciava dubbi su quanto fosse coinvolto. Per qualche irragionevole motivo, assieme alla curiosità di conoscere quella misteriosa ragazza avvertì un leggero fastidio, quasi di gelosia. Naturalmente era un’idiozia: non avrebbe iniziato ad essere geloso perché il suo migliore amico dedicava attenzioni a qualcun altro, non ci sarebbe stata cosa più patetica e vomitevole. E poi era davvero contento per lui. Senza contraddire la propria proverbiale compostezza, quindi, manifestò il suo coinvolgimento con un «Ah sì, eh.» piuttosto divertito e interessato. Gli sarebbe piaciuto metterlo un po’ in imbarazzo ma, dato che purtroppo era chiaro quanto Gid fosse imbarazzato, decise saggiamente di non infierire. «Be’, non c’è niente di male. Inaspettato, ma positivo!» Solo un pochino, semmai.
    Insomma, Gideon che frequentava nel vero senso della parola una ragazza era proprio una novità. Ma avrebbe voluto conoscerla, così, giusto per assicurarsi che non avesse intenzioni strane o losche nei confronti del suo migliore amico. Perses Sinclair sapeva essere estremamente vendicativo. Alzò il mento e socchiuse gli occhi, entrambi gesti da supponente stronzo che nel tempo era diventato parte della sua scarsa gamma di espressioni, ovvero l’unico dettaglio da cui si poteva comprendere che era pallido come un morto ma non morto. Morto ma non troppo, ecco. #wat Non doveva essere così difficile indovinare, a meno che non sapesse nemmeno dell’esistenza di questa ragazza. Allora sì, sarebbe stato alquanto impossibile; tuttavia stette al gioco, scrutandolo con concentrazione mentre nella propria testa ripercorreva un film intitolato “Le brevi ma intense avventure di Gideon”.
    Prima di cominciare, però, non poté trattenersi dall’arricciare appena il naso. «Non mi piacciono i biscotti al cioccolato.» Un’implicita accusa nelle iridi chiare, del tipo “Sei il mio migliore amico e non sai che scappo da Theia ogni volta che mi vuole obbligare a mangiare i suoi biscotti”. Bravo Gideon, complimenti. Si appoggiò al bancone col fianco, sia mai che il suo braccio lasciasse un alone e Gid riprendesse a strofinare col suo panno per evitare la conversazione. Quando voleva era un bravissimo paraculo. «Fammi pensare. La gigantesca cotta che avevi per Halley è sparita, quindi escludo l’indiziata numero uno.» E poi? «Ah, la Dumont, con cui hai avuto un appuntamento a San Valentino. Mmh.» Era lei? No, non credeva: non aveva notato comportamenti ambigui di Gideon nei confronti della biondina. «Neanche.»
    Ma allora chi era? Chinò di lato la testa, la curiosità sempre più forte. Tentò di immaginarsela, ma non aveva letteralmente alcun indizio su cui basarsi. «A quanto pare sei riuscito benissimo a nasconderlo, non ne ho la più pallida idea.» Più pallida persino di lui. A meno che… tornò a guardarlo di scatto, neanche avesse risolto un rebus. «Non frequenta Hogwarts, vero?» Si sarebbe accorto di qualcosa, altrimenti. «È una ragazza al di fuori della scuola. O una Special, perché no.» Alzò le spalle buttandola lì, ignaro di aver centrato il bersaglio.

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    Edited by Anchor(less) - 25/1/2020, 15:46
     
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    Vagamente indispettito, Gideon strinse le mani tra di loro, intrecciando le dita, così forte da far diventare bianche le nocche. Perchè Perses era così? Ancora una volta si convinse che essere un libro aperto andasse solo a suo svantaggio. Invidiava Perses Sinclair e la sua faccia da poker, invidiava la sua espressione perennemente seria e tirata, tanto da costringerlo a distogliere lo sguardo dal suo, gelido. L'espressione di superiorità del Sinclair era tale da far sentire Gideon inferiore a lui, perchè? Eppure, proprio per questo il McPherson tentava di combatterlo, per non ammettere a lui e nemmeno a sè stesso di pensare di essere un filo inferiore, nemmeno se nelle vene dell'amico scorreva il tanto agognato da molti "sangue puro", al contrario delle proprie. Consciamente, sapeva che l'espressione di Perses era così e basta, sapeva che non pensava di essere superiore a lui - ma al 90% delle altre persone sì, sempre. Tentò di mantenere il suo sguardo, combattendolo, ma niente, fallì. Come accadeva fin troppo spesso.
    Non riusciva a guardarlo in volto, per questo fu costretto ad abbassare gli occhi prima sulla sua cravatta, poi su Sleepy, che aveva in mano. E l'espressione contrariata si palesò sul suo volto sincero, esprimendosi in tutta la sua forza. Mi farai licenziare, Dio. Levalo dal bancone. Bisbigliò, guardandosi intorno, circospetto. Ma cosa si era messo in testa? Portare il topo lì ai Tre Manici! Perses non era Perses senza Sleepy, e se non ne fosse andato del suo lavoro probabilmente Gid avrebbe provato ad accarezzare il roditore, e magari anche offrirgli un un biscotto o un tovagliolo, dato che amava la carta. Ma...non era questo il punto. Dopo essersi perso per più di qualche secondo ad ammirare la chioma fluente del criceto, meritevole di una pubblicità della L'Oreal, il McPherson riprese il filo del discorso. Bè, che Perses fosse intelligente Gideon lo aveva sempre saputo, ma fino a quel punto?! Aveva escluso varie ipotesi, arrivando al nocciolo della questione. Che glielo avesse letto in volto? Annuì, confermando che la sua teoria fosse esatta. Oh, accidenti. Si sentiva così un libro aperto! Era indispettito al tal punto da non saper nemmeno camuffare la propria reazione. Voleva colpire Perses almeno quanto lui riusciva a colpirlo ogni volta. Doveva mostrarsi sorpreso delle sue doti investigative / intellettuali? O forse lo avrebbe colpito di più se si fosse mostrato completamente indifferente alle sue capacità? Alla fin fine, Gideon non era davvero sorpreso del fatto che il Sinclair ci fosse arrivato: sapeva quanto fosse scaltro. Ed infatti, non riuscendo a camuffare alcuna reazione, semplicemente annuì. Non sono affatto sorpreso, sapevo ci saresti arrivato. E' una special...Narah. Narah Bloodworth. La conosci? Anche solo pronunciare il suo nome gli solleticava lo stomaco, così come i polsi che sentiva improvvisamente più deboli, le orecchie ovattate ormai, erano una sensazione familiare e sapeva a cosa avrebbe portato: stava arrossendo. Stava arrossendo un sacco. Anche per questo, pensò fu meglio cambiare discorso. E tu? Hai mai incontrato qualcuno di speciale?
    Perchè, in fondo, a Gideon dispiaceva sempre aprire un discorso che comprendesse solo lui, ed era interessato più che mai a scoprire quali fossero i pensieri del Sinclair. Ma magari il suo intento era anche spostare l'attenzione da sè, perchè diventata insopportabile, al Serpeverde. Era curioso, innegabilmente curioso, di scoprire se anche Perses avesse una cotta, o qualcuno di speciale nel cuore.
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    «”Levalo dal bancone”? Portagli rispetto!» ribatté, gli occhi socchiusi. Ma insomma, cosa costava a Gideon chiamare Sleepy col suo nome? Lasciò un’altra carezzina sul morbido pelo del ghiro, quasi questo fosse stato un affronto verso l’amico, ma suo malgrado sapeva che lui aveva ragione e, lentamente, portò quella pallina sonnecchiosa sulle proprie gambe, attento a non disturbare il suo sonno. Be’, che dire, avere un ghiro non era poi così impegnativo.
    Poi tornò a fare l’investigatore privato – Sherlock Holmes chi –, e non gli fu affatto difficile giungere alle proprie esclusioni, valutando ciò che sapeva di Gid, del suo comportamento e delle persone cui parlava. Non che Gideon fosse un mago della socializzazione o chissà quanto espansivo, ma lo era sicuramente più di lui, oltre a risultare di gran lunga più simpatico ai loro compagni di scuola; perciò, Pers approfittava sempre del fatto che il McPherson intrattenesse gli altri per osservare, quello che sapeva fare meglio. E ormai era un gioco da ragazzi interpretare i diversi sguardi che il Corvonero aveva quando parlava con gli altri: nessuno che lui conoscesse riceveva da Gid uno sguardo tale da giustificare il suo essere sempre tra le nuvole.
    Ancora una volta, a giudicare dalla sorpresa mal celata di Gideon, doveva aver ponderato bene tutte le possibilità, e aveva escluso quelle giuste. Non nascose la soddisfazione che provò per aver avuto ragione – d’altronde, Perses Sinclair aveva sempre ragione ed era un passo davanti agli altri –, nonostante non avesse dimenticato che la sua priorità era ascoltare il suo migliore amico. E soddisfare la sua curiosità, sì. Non l’avrebbe negato. Si guardò le unghie, in attesa, mettendo implicitamente pressione all’altro per sputare definitivamente il rospo. Chissà se la conosceva. Quando poi Gid gli disse che la ragazza in questione era una special di nome Narah Bloodworth, Pers aggrottò le sopracciglia, riflettendo. Non doveva essere una che ci teneva a farsi notare, perché non ricordava alcuna special che corrispondesse a quel nome e lui, in genere, notava tutti… sforzandosi un po’ di più, gli venne in mente una testa di ricci scuri, e un viso dalla carnagione caffelatte e un paio di occhi schivi. «Oh. La conosco, sì.» E, pur provando una punta di antagonismo verso la ragazza, ne fu sollevato: gli sembrava una persona tenera e timida. Buona, almeno all’apparenza. Una ragazza adatta a Gid. «Molto carina,» ammise, osservandolo arrossire solo a nominare la special. Doveva davvero aver perso la testa per lei, non l’aveva mai visto così. Dio, tutto quel diabete rischiava di farlo vomitare.
    Però era felice per lui. Ma la Bloodworth non doveva azzardarsi a farlo soffrire – a meno che non avesse fatto lo stronzo #onesto. Si accorse dell’evidente tentativo di Gideon di sviare l’attenzione, puntandola invece su di lui. Sorrise impassibile, restituendogli un’occhiata tranquilla. Per un attimo, uno solo, si concesse di pensare a Corey e ciò che era stato per lui; non abbastanza di permettere a quel ricordo di fargli male. «Sì, ogni volta che mi guardo allo specchio.» Altro sorriso deadpan. Poi fece spallucce. «Ma a parte me, nessuno. Quindi torniamo a parlare di te.» Ciatella mode on. «Quando hai conosciuto questa Narah?»


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    Perses Sinclair era un lago ghiacciato. Abbastanza profondo da contenere il mondo, tanto spesso, come una lastra di ghiaccio, da non riuscire a vederne attraverso la superficie. A Gideon piaceva studiare le persone, osservarle, ma con Perses spesso i suoi tentativi andavano a vuoto. Non di rado le loro conversazioni parevano essere unilaterali: se da una parte Gideon riusciva ad aprirsi, confessandogli cose personali, Perses non ricambiava mai con la stessa apertura. E Gideon poteva accettarlo, erano amici, doveva necessariamente prendere Perses così com'era: introverso, anche con lui. Magari non aveva davvero niente da confessargli, magari davvero non aveva mai conosciuto qualcuno che gli interessasse più di quanto fosse interessato a sè stesso, ma il McPherson dubitava che fosse così. Si limitò quindi a lanciargli uno sguardo allusivo, il sopracciglio sinistro che tradiva incredulità, in uno scatto divertito. Sì, certo. Disse, senza nascondere lo scetticismo nel tono di voce. Che poi, a volerla dire tutta, quanto poteva fidarsi in generale di qualcuno che non amava i biscotti al cioccolato? Era...chiaramente una bestia.
    Un po' deluso, il McPherson tirò fuori il menù, ponendoglielo davanti agli occhi. Offro io, Sinclair, prendi qualcosa.
    Voleva offrirgli qualcosa, era così che si faceva a casa McPherson.
    Probabilmente Gideon aveva passato troppo tempo vicino a nonna Bana, per la quale ogni occasione era buona per imbottirlo di cibo. Quando nonna Bana stava bene, a casa McPherson era Natale ogni giorno. Adesso doveva stare attento che non mettesse i suoi calzini a bollire in pentola. L'ho conosciuta nella serra. Strano non ci fossimo mai incontrati prima di allora. Ma abbiamo avuto subito...feeling. N-non in quel senso! Arrossì, again.

    Detto ciò, i due ragazzi si fanno una o due risate molto no sense, ma il sense c'è. wat Perses ordina qualcosa come gli esseri umani, e Gid è felice di offrirglielo. Si ripromettono di fare un'uscita insieme a Nah un giorno.

    [SFUMATURA CINEMATOGRAFICA]
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