I can admit, I am not fireproof

[pq09] jamie + gugi

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    Un secondo.
    Due secondi.
    Ma che cazzo.
    Tre secondi.
    Fu il tempo concesso a Jamie Hamilton per battere le palpebre e guardarsi attorno, un liquido caldo a sporcargli la pelle ed un dolore non meglio precisato ad ogni fottuta parte del corpo. Deglutì e strizzò gli occhi cercando di abituarsi alla nuova luminosità, mentre i suoni si accatastavano gli uni sugli altri schiacciandosi nel vano tentativo di prevaricare. Poteva essere passata un’era da quando, gocciolando cremisi sul pavimento di Hogwarts, aveva detto ad Aloysius Crane che Shia Ryan Hamilton II non sarebbe tornato; un’eternità da quando, in mezzo battito di cuore, si era risvegliato - per la seconda cazzo di volta - in una stanza che faticò a riconoscere, e quando l’ebbe fatto, avrebbe preferito rimanere nell’ignoranza: s’era perso un, maledetto!, secondo, Jamie Hamilton, e sia William che Melvin erano spariti.
    Ma allora era un cazzo di vizio.
    Aveva perso il senso del tempo, dita intrecciate pigre fra loro mentre valutava minuzioso tutti i modi in cui, nel dubbio: chiunque, gliel’avrebbero pagata. Sollevato dal fatto che fosse stata la rabbia ad avere la meglio sul turbinio di emozioni contrastanti a bruciare nel petto, più leggero nella ferocia fredda con cui apriva e chiudeva i pugni, sorrisi morbidi ed incoerenti a chiunque fosse stato così stupido da pensare fosse una buona idea rivolgergli la parola – non bontà, quella dell’Hamilton; abitudine, nell’indossare maschere cortesi e vacue.
    Poi era arrivata Jeanine.
    Solo dopo, era giunto tutto il resto: l’odore di sangue e carne maciullata, i singhiozzi a scivolare sulle piastrelle accompagnando il liquido scarlatto, i pianti - l’urlo. Quello, Jamie Hamilton, l’avrebbe riconosciuto ovunque, seccato dalle centinaia di volte in cui il medesimo strillo aveva disturbato i suoi sempre pacifici, e sempre vuoti, sonni. Non si diede realmente tempo di guardarsi attorno, di valutare la situazione, nel voltarsi ed agire; non un grande estimatore degli istinti sulla ragione, ma sapeva quante poche fossero le cose in grado di terrorizzare Melvin Diesel. Alzò il capo cercando di individuare la minaccia, fallendo nel trovarsi di fronte ad un caos di stra fottute dimensioni bibliche, e stringendo la lingua fra i molari seguì lo stridio fino ad arrivare alle spalle della ragazzina.
    Un battito.
    Uno e mezzo.
    Ma che cazzo.
    Premette una mano sulla sua bocca e la trascinò all’indietro, un braccio attorno alla vita per trattenerla dal - Dio, ma cosa fottutamente stava succedendo. L’adrenalina aiutò Jamie a schiarirsi la mente, permettendogli di concentrarsi sui dettagli senza metterci il cuore, distrazione che gli Hamilton non potevano permettersi:
    uno, la presa era troppo fottutamente scivolosa;
    due, dove cazzo era will;
    tre, quella chiazza di sangue in lento movimento era laurent?;
    quattro,
    «merda» soffocato dai grugniti dell’empatica, le dita di lei febbrilmente strette al suo braccio. Riconobbe il viso tondo di Tokyo Lovecraft, le mani abbandonate lungo i fianchi in posizione ben poco naturale; Jason Maddox, i tatuaggi a colorarsi di porpora; Kieran, le spalle a scuotersi in singhiozzi mentre scrollava il busto di – Shot.
    Ed un corpo così piccolo, così piccolo, che dovette battere le palpebre perché quel che vedeva si accordasse con quel che sapeva. Non era un tipo sentimentale, Jameson Hamilton; quei lamenti, quei pianti, non facevano che attivare la modalità disgusto dell’umanità che, in altri frangenti, l’avrebbero spinto a celarsi nelle ombre ed andare il più fottutamente lontano da lì. Avrebbe dovuto importargli di più, e lo sapeva; sapeva, Jamie, che avrebbe dovuto essere più triste per il petto immobile della Lovecraft, più vuoto nei tratti gentili, persino nella morte, di una ragazzina che aveva visto gattonare all’interno di una volante, e dire che da grande avrebbe voluto essere come leonnad - ma come poteva, quando non ci stava capendo un cazzo? Come poteva realmente interessarsi ad un Yoann Jackson (…non che gli fosse mai importato, ma stiamo cercando di mostrare un po’ di tatto in una situazione altresì delicata) quando ancora non aveva la più pallida idea di dove fosse william fuckin barrow secondo di francia? Decise di non credere che potesse essergli successo qualcosa, perché sapeva che, in cattiva e peggiore sorte, se necessario sarebbe andato a recuperarlo anche all’inferno – e che una volta lì, l’avrebbe ucciso con le proprie mani. Come poteva piangere, metaforicamente parlando, una Callie Jackson, quando alla fotocineta non poteva più fottere una sega di meno di un Jamie qualunque? Era morta; la sirena di Leonard Hamilton dal sorriso brillante ed i ridenti occhi azzurri, era morta, e lui non poteva farci un cazzo.
    Erano i vivi, a turbarlo; era percepire sotto i polpastrelli quanto fosse fragile la barriera fra Vin ed il suo potere, temere che da un momento all’altro la bionda potesse svuotare le emozioni che impregnavano la stanza su di lui.
    Perché di base, Jamie Hamilton era un egocentrico figlio di puttana.
    Erano le lacrime, a sconvolgerlo. Era tutto quel fottuto sangue al suolo e sulle dita, erano le debole proteste della Diesel fra le braccia – e la situazione divenne ancor più sconveniente quando la ragazzina gli si aggrappò al collo, stringendo decisamente più di quanto il corpo di Jamie, in quel momento, potesse tollerare. Ma c’era qualcuno a cui chiedere cosa minchia stesse succedendo? Erano nati imparati, da quelle parti?
    /quali parti/
    E poi apparve dal fottuto buco nel pavimento lo stronzetto super potente dell’universo alternativo. Voi (Jamie) direte: ma non era morto? Evidentemente l’unica cosa six feet under era il suo senso dell’umorismo dato che, con la sua spettacolare entrata in scena, non fece ridere neanche Jamie. Certo, partiva un po’ prevenuto dato che gli giravano i coglioni, ma solitamente si sforzava di essere un po’ più diplomatico con chi poteva ucciderlo con uno schiocco di dita. Aprì la bocca per chiedere a Melvin (dove fottutamente fosse will) cosa si fosse perso nei TRE CAZZO DI MINUTI in cui li aveva persi di vista, ma - niente, non poteva parlare.
    Ah, ecco. Allora sti cazzi che l’avrebbe ascoltato.
    Meglio di uno swiffer di nuova generazione (e se ne intendeva #2119), Seth fece sparire tutti i cadaveri.
    Oh, là. Se avesse potuto muoversi, quello sarebbe stato il momento in cui, sguardo diretto dall’altra parte del posto (cos’era poi, una specie di piazza gotica? Il medioevo era finito da un pezzo…….sperava. Se li avessero sbattuti nel Medioevo, gli sarebbero girate così tanto le palle che, essendo cronocineta, sarebbe diventato direttamente un gira tempo), avrebbe rivolto un sentito dito medio al Barrow - perché Jamie non era tipo, da mostrare sollievo; perché a Jamie, quella roba lì, non piaceva manco per un cazzo - ma la costrizione del cattivo di turno, lo salvò dal dilemma morale del come salutare in maniera appropriata il ritrovato, e vivo per poco, gugi: yas.
    [insert something shakespearian + uscita ed effetto]
    Voilà.
    E per carità….Tutto bellissimo…..
    Ma: «e noi ora come ci torniamo a casa»
    Domanda sbagliata, Jamie.
    Melvin lo spinse, le mani a coprire il volto. «…qualcosa»
    Cosa. «uh?» distratto, l’Hamilton, con gli occhi a vagare oltre la testa dell’empatica per assicurarsi di non essersi (ancora.) perso Will, o che non si fosse (di nuovo) suicidato. «fai qualcosa» Corrugò le sopracciglia, spostando nolente un annoiato sguardo turchese sulla diciassettenne. L’espressione seccata dell’Hamilton divenne più ruvida, sotto l’occhiata ostile di Vin, furenti occhi smeraldo a guardarlo di sottecchi. In cinque anni di forzata, e decisamente non richiesta, convivenza, non l’aveva mai vista - così. «melvin?» «sei un cronocineta, no? Torna indietro, fai-qualcosa.» le avrebbe fatto notare quanto poco appropriato fosse quel tono, se solo i pianti non si fossero fatti più intensi – le grida più lacere.
    Se solo, negli occhi verdi della canadese, non avesse letto speranza: ci aveva sempre creduto un po’ troppo, Melvin, che Jamie potesse risolvere qualunque problema. Che potesse riportare indietro Callie, e Jason e Tokyo, e Barry e Shot - ma non poteva, Jamie.
    Avrebbe dovuto essere facile, farglielo notare. Ma quella speranza, e quella disperazione, e quella cieca adorazione - Cristo Santo, l’Hamilton non voleva deluderla. D’altronde, per come stavano messi in quel momento, non era che gli fosse rimasto molto altro, uh? Aveva lasciato che sua sorella e sua madre morissero sole; aveva lasciato suo padre punto, privandolo dell’unica famiglia che gli fosse rimasta; non aveva neanche salvato callie.
    Non si era neanche mai posto il problema che potesse perdere Vin. Con William, talvolta, ci aveva un po’ sperato di smarrirlo per strada, permettendosi così di sfuggire al costante, inappropriato, denso battito sulla lingua – ma Melvin? «lo sai che non posso» un mi dispiace inespresso, una voce gentile.
    Prima di andare avanti, vorrei ricordare che Jamie (ancora? Sempre) era arrabbiato, e (ma ancora? Certo) confuso su quanto stesse accadendo: il dov’erano l’aveva intuito dalla scuola, il quand’erano dalle espressioni quasi sollevate di taluni, ma – nessun indizio su come portare via le palle? Ed allora potevate creparci tutti quanti, in questa cripta di merda. Come se non bastasse, era alterato con se stesso per (aver fatto morire ham) aver permesso che gli portassero via le uniche due persone del quale gli importasse, e incazzato con loro per l’aspetto di merda che prometteva morte ad ogni fiato: insomma, l’Hamilton era suscettibile.
    «perché -» Un passo indietro, lontano da lui. Melvin scosse il capo, un sospiro nei palmi. Se non fosse stato comunque vicino, troppo vicino, non avrebbe udito la conclusione dell’empatica, e forse - forse - sarebbe stato meglio per entrambi. Non si meritava forse una pausa, il buon Jamie, dopo essere sopravvissuto a Yuno? Non si meritava cinque fottuti secondi con Gugi dove nessuno dei due stava morendo?
    Ma no, perché quando: «ti odio»
    Pensa te sta bestia ingrata di un metro e cinquantaquattro. «k»
    Va bene, e allora sai che c’è?
    Niente.
    Niente, non c’era proprio un cazzo di niente. Perché se avesse potuto, se avesse fottutamente potuto, Jamie avrebbe fatto qualcosa. Non qualunque cosa, non a qualsiasi costo, ma per Melvin (e Kieran) ci avrebbe provato. – e no, degli altri non gli importava abbastanza: non fingerò un’etica che l’Hamilton mai aveva conosciuto.
    Mi dispiace, Vin. La guardò mentre si sedeva a terra, le gambe martoriate strette al petto e la schiena a vibrare di singhiozzi.
    Fai qualcosa
    Fai qualcosa
    Fai qualcosa
    .
    Ed invece se la lasciò alle spalle, conscio che una Melvin, qualcuno, l’avrebbe trovato sempre - che l’avrebbe meritata di più, magari; non poteva dire migliore di me perché sperava in qualcosa di realistico (smak) per l’empatica. «gugi,» un battito di ciglia, la testa reclinata verso il basso. «hai un aspetto di merda.» finse perfino un sorriso, Jamie Hamilton, malgrado gli occhi d’un pallido azzurro narrassero altre storie – quelle fatte di promesse di decenni che s’avanzava di voler mantenere sempre, e che invece finivano sempre per rimanere in bilico. Non mostrò la propria preoccupazione, il fastidio, il respiro incostante nello sterno nell’incrociarne il volto sporco di sangue e polvere, il battito a mancare nel sapere di averlo stretto fra le dita solo poco prima. Un ghino piacevole ma piatto, quello del ventiquattrenne. «vado in infermeria» asserì, con più sicurezza di quanta non ne avesse.
    Anche perché…ma ce l’avevano l’infermeria, nel paleolitico?
    Chi lo sapeva.
    Che fossero ad Hogwarts, considerando il friabile contorno del castello oltre la radura, era certezza – tutto il resto, manco mastercard.
    E…anche ci fosse stata…..dove cazzo stava: domande a cui avrebbe trovato risposta sul momento. «vieni con me» (wink wink) e se il tono non lasciò spazio ad alternative, era perchè William non ne aveva: non si stava contrattando, lì.
    Era un dato di fatto.
    Non si fidava dei Guaritori. Non si fidava degli ospedali (che poi li avevano, o erano tipo – baracche mal attrezzate?). Non si fidava dei maghi.
    E William aveva davvero un aspetto di merda.
    «poi pensiamo al resto» hashtag: quale resto.

    «ma chi cazzo mette l’infermeria al primo piano, senza un maledetto ascensore per arrivarci» i maghi che potevano sollevare magicamente i loro morti, chi sennò? Minimo non avevano neanche il wifi, da quelle parti: assurdo.
    Cosa? Se Jamie stesse ignorando la faccenda jamie-e-will? Ma per chi l’avevate preso –
    Certo che lo stava facendo. Sapeva che l’adrenalina, e chissà che cazzo di droga aveva loro somministrato la psicopatica dai capelli rosa confetto, poteva giocare brutti scherzi; sapeva, Jamie, che poteva essere stato tutto un fraintendimento: le persone ci perdevano sempre un po’ il cervello, quando di mezzo c’erano sangue e morte.
    Nulla di personale. Dopo anni, anni, ed altro cazzo di anni, non avrebbe mandato tutto a puttane in un momento in cui tutto già lo era - una situazione troppo delicata, per giocarsela così. E si era trattenuto così tanto, dal lesinare pelle contro pelle, o le dita a sfiorare la bocca di Will – a non soffermarsi a guardare le sue labbra, e ivi premere demandando un poco più d’ossigeno. Cauto, Jameson Hamilton, lo era sempre stato solo con lui. Limitò i contatti allo stretto indispensabile, sorreggendolo solo quando l’equilibrio lasciava un po’ troppo a desiderare; esitò di fronte all’armadietto aperto, e già svuotato sul tavolino, malgrado quello fosse esattamente ciò che jamie-e-will erano stati per anni.
    Coprirsi le spalle a vicenda. Prendersi cura delle ferite.
    Esserci e basta. «vorrei davvero…» appena un bisbiglio, quello di Jamie – che di cose, ne avrebbe volute tante. Poter fare qualcosa; capire come fottutamente tornare a casa; chiedere scusa - a Will, a Melvin, a Yoann e Laurent e Kieran e Cristo Barry, ma proprio tu dovevi morire? -; che tu non fossi così una testa di cazzo irresponsabile, ma sapeva che sarebbe stato chiedere troppo; baciarti. Soprattutto quello, a dire il vero, lasciando l’incertezza di futuro e presente ad un dopo che non era certo di volere mai, perché perdere non era contemplato nel vocabolario dell’Hamilton – e quella, non gli sembrava affatto il percorso che indirizzava alla vittoria.
    Fai qualcosa
    Fai qualcosa
    Fai qualcosa
    .
    «...una doccia.» davvero più di tutto il resto, nel sentire il sangue, proprio ed altrui, raggrumarsi sulla pelle. Arricciò il naso e sbatté le ante dell’armadietto, ruotando poi il capo verso William.
    Come funziona, adesso. Io, te, ma anche - «dove mi faccio una doccia» aka: siamo senza tetto, gugi, ed anche nulla tenenti. Non era pronto a chiedere skills di sopravvivenza alla strada a Laurent; chi doveva uccidere per dell’acqua calda?
    Ma ce l’avevano, l’acqua calda?
    Scosse la testa, labbra strette fra loro e palpebre serrate.
    Quando le riaprì, osservando di sottecchi l’ancora sanguinante, all’incirca da ogni parte, William Rowan Barrow II, non ci provò neanche a trattenere il sorriso spontaneo e divertito dalle labbra, marginalmente conscio che se avesse potuto provare più di due emozioni in contemporanea, quello sarebbe stato l’inizio di una crisi isterica. Scosse la cassetta del Primo Soccorso indicando poi Gugi con un vago cenno della mano.
    «non so da dove cominciare» Letteralmente.
    Ma anche metaforicamente.
    24 y.o.
    01.11.2094
    chronokinesis
    /muggle/
    tsk
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    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
     
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    Se chiudeva gli occhi, poteva quasi illudersi che non fosse cambiato niente.
    Se si concentrava sul proprio respiro, poteva quasi sentire la risata di Callie mentre scuoteva le braccia sul tettuccio di Leonard.

    Per avere venticinque anni, William Barrow aveva assistito alla morte di più amici di quanti gli piacesse ammettere. Prima c’era stata la bomba, e poi quello. Era stanco di vedere la gente a cui teneva morirgli davanti, era stanco di essere sempre colui che veniva graziato.
    Perché me? Non se lo meritava, l’egaisson, la sua coscienza era tinta di cremisi quasi al pari di un altro assassino – era colpa sua se Lemon e Ham non erano lì.
    Era stato lui a premere il pulsante e a vederli esplodere, non Yuno ma lui, così come aveva piantato una pallottola in fronte a William un anno prima. Ovunque andasse si lasciava dietro solo morte e distruzione, ed era così stanco. Voleva solo fermarsi un attimo e respirare senza che niente di tutto quello lo seguisse, era tanto chiedere di avere un momento di pace? Appoggiò la schiena alla parete, troppo debole per reggersi in piedi da solo, estraniandosi dalla morte che lo circondava. Lui non c’entrava niente con quel mondo, non aveva il diritto di piangersi addosso quando c’era chi aveva perso più di un amico. Un padre, una sorella. Sorrise amaro, il Barrow, era quella la fortuna di essere rimasti senza una famiglia. «che merda» si lasciò scappare una risata isterica, dovuta più alla perdita di sangue che lo stava portando lentamente al delirio, che ad un’effettiva comicità della situazione. Callie e Tokyo erano morte, e gli altri non erano messi tanto meglio. Avrebbe potuto farsi avanti ed aiutare, William, se solo non si fosse sentito di troppo. Che utilità aveva ormai che li aveva riportati a casa? Il suo compito era finito, era ora di tornare al suo tempo. Aprì gli occhi decidendo che la sua pausa caffè era finita, muovendo un passo in avanti senza preoccuparsi del suo equilibrio precario – si rivelò una pessima idea: riuscì ad avanzare di poco prima che la testa incominciò a girargli, dovette aggrapparsi alla spalla di qualcuno per non cadere a terra. Dov’era Jamie quando serviva? Prima lo baciava, e poi lo abbandonava come una delle sue sgualdrine. Ammetteva di essere confuso e offeso, anche grazie ai consigli dei suoi nuovi amici, si chiedeva come avrebbe fatto a guardarlo in faccia dopo le parole di Vin e Yoann. Sempre che fosse vivo. Fino a quel momento non si era nemmeno posto il problema, dando per scontato che nulla potesse toccarli ormai. Erano sopravvissuti a una bomba, un fottuto portale non sarebbe stato nulla per lui. «gugi,» ecco che quando si parla del Diavolo, questi si sente autorizzato a farti prendere un infarto «hai un aspetto di merda» nel sollievo di rivederlo quasi si era dimenticato di quando fosse una piccola merda, menomale che gliel’aveva ricordato immediatamente. «ma ti sei visto?» era certo che lui sembrasse back fronte the dead (literally), ma non avrebbe alimentato l’ego di Miguel.
    Si lasciò scappare un sospiro di sollievo a vederlo tutto intero, che fino a quel momento era rimasto incastrato nei polmoni. E niente tagliamo che sono arrivata al porto e scrivere è tesa.
    «vado in infermeria» gli sembrava un’ottima decisione, molto adatta alla loro attuale condizione. William era così stordito che si fidava di lui, qualsiasi cosa volesse fare, dopotutto non poteva essere peggio di puntare la canna di un fucile alla tempia.
    «vieni con me»
    «quando vuoi» ah no, scusate, voleva dire- «hashtag: onesto»
    «poi pensiamo al resto»
    Lui non chiede io non dico.

    Odiava il paleolitico, William, di certo se avesse potuto scegliere di viaggiare nel tempo non sarebbe tornato lì. Primitivi e rozzi, privi della tecnologia sulla quale il biondo faceva tanto affidamento: ma come si faceva a vivere in quel modo. Era come chiedergli di accendere un fuoco con un fiammifero e due legnetti, che cazzo ne sapeva. Neanche avevano gli ascensori nella scuola, ma vi rendete conto? Si sarebbe aspettato un minimo di cura alle attenzioni dei disabili o degli studenti sanguinanti, e invece niente: solo scale. Ogni gradino che saliva lo rendeva painfully aware dei tagli disseminati su tutto il corpo, oozing blood whenever he moved. Posso passare a scrivere in inglese sono di fretta dai. Barrow didn’t give a damn about Jamie’s reluctance, he didn’t want to touch him? Joke’s on him, because he didn’t have any other choice. His ability to walk like a proper human being, and not a drunken, had been damaged qualche punto salute fa, quindi taci e reggimi Miguel. Almeno quello glielo doveva, dopo averlo lasciato solo con la gang del bosco. «ma chi cazzo mette l’infermeria al primo piano, senza un maledetto ascensore per arrivarci» «siamo nel 2019, cosa pretendi?» scommetteva che nemmeno avevano l’acqua corrente, tanto meno il wifi. Non poteva pensarci, o avrebbe incominciato a sentirsi ancora più male, ma dov’era finito. Doveva chiedere al più presto ad Aidan qualche info su quel tempo, magari anche qualche tips per sopravvivere: avevano mica le guide per i turisti temporali? Così, per chiedere. «vorrei davvero…» William cocked his head to the side, suddenly aware of the fact that they were alone for the first time in forever. They had crossed a line they weren’t supposed to cross, and now William didn’t know how to act around Jamie, or if he could even speak about the kiss they had shared. Conosceva il migliore amico abbastanza da sapere che non avrebbe mai fatto il primo passo quando si trattava di emozioni, concetto lontano di anni luce, e il pensiero di dover essere lui a spezzare la tensione era snervante. «...una doccia» rilassò il capo contro il lettino, preferendo portare lo sguardo su un punto qualsiasi della stanza che non fosse il biondo. Anche a lui sarebbe piaciuta una doccia a cancellare il sangue e lo sporco dalla pelle, ma quello non lo disse, sia mai che la mente dell’Hamilton viaggiasse troppo (wink wink). «dove mi faccio una doccia» che, glielo stava chiedendo a lui? Sollevò un sopracciglio, mordendosi la lingua per evitarsi di offrirgli una doccia con i fiocchi: un semplice aguamenti e avrebbe sguazzato in tutta l’acqua che voleva. «secondo te non hanno le docce qui da qualche parte?» supponeva che persino gli infortunati si lavassero, sempre che il quel secolo andasse di moda. Da quello che aveva visto dai suoi amiketti sapevano come usare una doccia, quindi non c’era da preoccuparsi. Quando vide Jamie avvicinarsi a lui con una cassetta del Primo Soccorso dovette appellarsi a qualche divinità per mantenere il solito sangue freddo – William e Jamie, come avrebbero funzionato da quel momento in poi? «non so da dove cominciare» come se io ne avessi idea. Preferì concentrarsi su un'unica cosa, il Barrow, e il quel momento la questione più bisognosa di attenzione erano le sue ferite. Avrebbero dovuto portarsi un guaritore dietro, o almeno qualcuno che avesse una preparazione con quel genere di ferite. Quasi sorrise il biondo, ricordando come un anno prima si erano trovati nella stessa situazione ma a posizioni invertite; sperava che Miguel fosse almeno la metà dell’infermiera che era stato lui. «non mi fido di quello che hanno in giro» passò lo sguardo sugli scaffali impolverati dell’infermeria e poi sulla cassetta, arricciando le labbra in disgusto: meglio la morte. Non aveva nemmeno idea di cosa usassero per curarsi, non aveva intenzione di giocare all’allegro chirurgo con il suo corpo. «prova ad usare il tuo potere» non gli chiese se ne fosse ancora in grado, conosceva troppo bene l’amico per porre domande che sarebbero state incontrate con il solito Sguardo tm. Plx sn il best ma cm osi!11! «ma prima devo vedere quanto sto morendo – scommesse?» dai, un numero da uno a dieci. Sollevò il busto dal lettino, quel poco che riusciva senza mettere alla prova le ferite sullo stomaco, sfilandosi la maglia ormai rovinata; si fermò qualche secondo ad osservarla, chiedendosi quanto di quel sangue fosse suo e quanto altrui. «abbastanza» commentò privo dell’ilarità che aveva mostrato fino a pochi momenti prima, non pensava di essere messo così male. Sperava che le mani da fatina dell’Hamilton potessero risolvere una parte del danno, Will non aveva nessuna intenzione di andare in ospedale: cristo, sarebbe dovuto essere morente per affidarsi a dei primitivi di un altro secolo. «jamie,» un filo di voce, il suo, nell’incontrare le iridi chiare dell’Hamilton - Jamie, cosa? Aveva bisogno di sapere perché l’aveva baciato, il Barrow, non avrebbe aspettato di morire un’altra volta per chiarire quella situazione.
    Aveva smesso, di aspettare che qualcun altro facesse la prima mossa.
    «non mi pento di averti baciato» si morse l’interno della guancia, percependo il battito cardiaco aumentare a ogni secondo che passava «lo rifarei, se potessi» dubitava che avrebbe avuto una seconda occasione, ora che ce l’aveva davanti gli veniva difficile credere a Vin e Yoann: Jamie non provava nulla per lui. Almeno poteva illudersi ancora per un po’, fino a che non avesse aperto bocca.
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco


    Edited by cocaine/doll - 23/6/2019, 20:25
     
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    «secondo te non hanno le docce qui da qualche parte?» Una vera fortuna che quando Dio, o chi per esso, aveva distribuito la pazienza, Jamie Hamilton fosse stato in prima fila, altrimenti quel secolo avrebbe avuto di nuovo un solo William Barrow. Battè le ciglia ruotando lento il capo verso il mago, un sopracciglio a scattare verso l’alto: era l’apice di un problema più grande, quello della doccia – tipo non ho una cazzo di casa - ma lungi da lui sottolineare quanto fossero nella merda. «a vederla, non mi pare che hogwarts abbia un grande badget» commentò lapidario, fingendo che domanda e replica fossero davvero così semplici, e che la soluzione fosse a portata di mano. «anche ipotizzando abbiano il sapone, avranno quello del penny market» Chiuse l’armadietto con un tonfo, un sospiro – primo fra centinaia di migliaia – a scivolare dalle labbra. Vorrei dire che Jamie non fosse un ragazzo viziato, ma sarebbe una menzogna; sapeva adattarsi a quasi tutto, ma non allo shampoo sottomarca: fra le tristi scelte di vita dell’Hamilton, una delle quali lo osservava con liquidi occhi azzurri dal lettino dell’infermeria, quella non aveva mai fatto scena. Aprì la cassetta del primo soccorso, un’occhiata torva al Barrow al suo «non mi fido di quello che hanno in giro»: trattandosi di una questione vagamente più urgente di una doccia, «non è che ci sia molta altra scelta» escluso l’ospedale con persone idealmente competenti, certo, ma la fiducia di Jameson Hamilton nell’umanità del medioevo, non arrivava a tanto. Preferiva materie prime scarse ma buona mano ad usarle – ed attenzione, malgrado la metafora potesse suonare ambigua e fraintendibile, non era una politica che adottava anche in questioni più personali. «prova ad usare il tuo potere» sapeva che sarebbero arrivati a quella soluzione, Jamie – così come sapeva che, di base, sarebbe stata la più ovvia per qualcuno diffidente di natura quanto il cronocineta.
    Ma. Ma. Ogni potere aveva regole proprie e leggi ben definite a cui era impossibile girare attorno, ed il fattore rigenerante della cronocinesi prevedeva il contatto fisico. Non era mai stato un problema, fino a quel momento - ma c’era ancora qualcosa di troppo denso nell’aria, perché Jamie potesse reputarlo facile. D’altrocanto, era stato il Barrow a proporlo, e lui più di molti altri sapeva cosa comportasse; l’usuale ci sono modi più facili per chiedermi di toccarti, gugi, e che non implicano ferite sanguinanti che gli aveva ripetuto da tredici anni a quella parte, premeva tasti un po’ troppo sensibili perché l’Hamilton gliela suggerisse.
    Che vita di stenti.
    «ma prima devo vedere quanto sto morendo – scommesse?»
    «no» perché in realtà non voleva davvero saperlo, Jamie. Se avesse avuto meno dignità e meno buon senso, avrebbe tirato i lembi della maglia affinchè rimanessero al loro posto, così che potesse fingere che tutto quel fottuto sangue, fosse di qualcun altro. Sapeva che fosse un pensiero infantile, Jamie; sapeva che se non avessero fatto qualcosa, avrebbe potuto morirci davvero.
    Non lo rendeva più facile.
    Lasciò che lo sguardo si ammorbidisse preoccupato nell’unico istante in cui William non potè vederlo, il viso coperto del tessuto, scegliendo invece di lasciargli visibile l’unica cosa che in quel momento meritava: rabbia e disappunto. «abbastanza» «sfigato e stupido» staccò lo sguardo dalle ferite per riportarlo serio verso gli occhi del mago, abbandonando anche lui la vena ironica che gli aveva colorato la lingua sino a quel momento – perché, invero, non c’era proprio un cazzo di divertente. Lo osservò in silenzio più del dovuto, incapace di comprendere - di comprendere - come si potesse amare tanto una creatura così sfigata, e stupida, e fragile.
    Non aveva proprio imparato nulla, Jamie.
    Inspirò, espirò.
    L’hai scelto tu, ricordi?
    Difficile dimenticarlo, con la costante consapevolezza che l’avrebbe, e l’aveva, fatto ancora.
    «jamie,» seduto sul lettino affianco, ancora passivamente impegnato a curare le proprie, di ferite, l’Hamilton alzò un arrendevole sguardo turchese verso il biondo, permettendosi un mezzo battito di cuore di vulnerabilità - che odiava, che odiava più di tutto il resto, ma con il quale era difficile scendere a patti in un momento simile. Perché aveva solo lui, Jamie. Poteva girarci attorno quanto voleva, posticipare quel pensiero ad un dopo che non voleva giungesse mai – ma quella era la realtà dei fatti.
    In quel secolo
    ma anche in quella vita
    Jamie aveva solo Will.
    E guarda in che condizioni di merda. Come aveva potuto fargli quello? Fu quasi sul punto di aprire la bocca per interromperlo, un istintivo e stupido “avresti potuto morire” a vibrare sulla punta della lingua. Non aveva bisogno di dirlo, Will lo sapeva, ma sentiva comunque il bisogno di fargli sapere che non andasse fottutamente bene, caso mai da solo non ci arrivasse: parlando di un Guglielmo d’Inghilterra II, tutto poteva essere.
    «non mi pento di averti baciato» chissà se poteva sentirlo, da quella distanza, il battito frenetico dell’Hamilton a pulsare fra i denti ed ogni costola. Chissà se ci arrivava da solo, Will, che si trattasse di terreno troppo fragile perché con i suoi fottuti modi da bulldozer, ci camminasse mandando tutto a puttane. Sembrava così delicato rispetto ad un Jamie, Will – eppure era lo stesso William che per anni, ed una vita intera, aveva frantumato l’Hamilton senza neanche rendersene conto.
    Senza neanche rendersene conto.
    E quasi lo pregò di non fargli quello, Jamie – che non fosse giusto. Dio, ma ti pare il cazzo di momento? Eppure ne aveva ogni diritto, e l’Hamilton l’ingrato compito di ascoltare.
    Pur sapendo
    Pur sapendo
    Che ogni replica sarebbe stata quella sbagliata.
    Perché era sempre stato così, Will per Jamie: la cosa più naturale del mondo e la più complessa, la più giusta e la più fallimentare. Non erano nella posizione perché uscirne vincitori, potesse essere facile.
    In qualunque modo –
    «lo rifarei, se potessi»
    Perché adesso.
    Perché me.
    Era difficile conciliare il battito folle ed il respiro quieto e denso, per l’Hamilton. Non ci aveva mai neanche realmente sperato, accettando miseramente che quella di osservarlo da lontano e prendersi il poco che gli era concesso sarebbe stata la sua vita. Quelle quattro parole bastavano a cambiare tutto
    A cambiare tutto
    E Jamie non potè fare a meno di distogliere lo sguardo e deglutire, perché crederci e volerlo fare, erano due cose ben distinte: voleva credere che fosse abbastanza, Jamie, ma non aveva aspettato anni nelle retrovie per accontentarsi di un Barrow dissanguato e lecitamente confuso: viaggi dimensionali e temporali non erano per tutti. Se fosse stato chiunque altro, gli sarebbe andato bene - ma era William, cristo santo.
    Ed aveva solo lui. Era troppo bravo a mandare tutto a puttane, per permettersi di rovinare anche quello.
    Non ho obiezione in merito, avrebbe potuto dirgli.
    Sei il mio miglior amico, avrebbe voluto dirgli.
    Ma non era quello, lo stile di Jamie Hamilton.
    Così si avvicinò al lettino dov’era l’altro, sedendosi al suo fianco e posando distratto lo sguardo sulle ferite. «siamo in un secolo dove non possiamo fidarci di nessuno» Premette l’indice sulla tenera pelle del fianco, risalendo poi lento verso le ferite sul ventre. Spinse il proprio potere, Jamie, ma spinse anche fisicamente più del necessario con il dito nella carne martoriata, perché William di Jamie conosceva solo quel che l’Hamilton voleva conoscesse. «e non sappiamo se mai potremo tornare a casa» e salì ancora, osservando affascinato il polpastrello mentre aggirava i tagli, costringendoli ad accelerare la guarigione del tessuto leso. E si permise di guardarlo, e guardarsi toccarlo, perché era quel che il Barrow così ingenuamente sembrava aver offerto - e l’Hamilton, che sapeva quanto lunatico fosse William, voleva fargli sapere nel modo più diretto cosa avrebbe significato. Ho solo te. «so che ci tieni a me» che un po’ lo temeva, quella fosse solo una reazione al timore di rimanere solo. Cristo, sperava di no, ma aveva bisogno di levarsi anche quel dubbio – che Will l’avesse detto perché sapeva Jamie lo volesse: non era così, che funzionava. «non devi dimostrarmi nulla» onesto, per una volta. Finito di tracciare il busto con l’indice, strinse il palmo attorno alla spalla del mago costringendolo a sedersi malgrado il resto delle ferite ancora non fosse guarito. E se da una parte odiava sentirsi costretto a spiegare le differenze fra loro, dall’altra - Dio, gli sembrava di aver aspettato tutta la vita per quel momento, e se lo sarebbe goduto per ogni fottuto respiro concesso. «quindi te lo dirò una volta sola, gugi» posò le labbra sul suo collo, sospirando caldo sulla pelle salata di sudore e sangue. Proseguì poi verso la curva della mandibola, trattenendosi (oh, così tanto) appena dal far guizzare la lingua sulla carne seguendo la scia di quei contatti così delicati, che definirli baci sarebbe parso esagerato. Solo alla fine, a corto di fiato e di battiti, avrebbe posato la fronte su quella di Will cercando il suo sguardo.
    Solo alla fine Jamie, il fiato del Barrow sulle labbra, gli avrebbe rivolto il mezzo sorriso di scherno ch’era diventato il suo marchio di fabbrica: «pensaci bene.»
    24 y.o.
    01.11.2094
    chronokinesis
    /muggle/
    tsk
    neutral evil
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
     
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