here's your reckoning

feel free to dress slutty at my funeral
it's what i would have wanted

bucky

capisci che sussiste un problema, un problema serio, quando non ricordi esattamente com'è finita la prima settimana di quest e dal cell andare a cercare il gruppo giusto ti costa davvero troppa fatica; se in più si aggiunge la stanchezza, l'ora, il bisogno di difendere rapidamente quanta più gente possibile, l'unica soluzione rimane quella di skippare l'intro like a champion.
Di sicuro c'era che nel ritrovare gwen bucky le aveva stretto le braccia al collo, respirando il profumo familiare della sua pelle; aveva premuto la bocca contro la guancia di barbie, avvertendo il sapore metallico del sangue sulle labbra; e sicuramente si era soffermata per istanti in apparenza infiniti sulla figura di suo padre, ogni ferita aperta sul corpo di jay una fitta lancinante nel cuore della telepate. E poi il dolore era diventato improvvisamente reale, concreto: fottute rocce e spuntoni a spaccare il pavimento e lacerare le carni, costringendo il sangue di ciascuno di loro a sgorgare fino alla magica conca sbrilluccicosa - progettata dalla browingdornette family? -.
«SONO TORNATI DAVVERO»
ma non fu green dallaire la persona che bucky vide per prima, quando gli occhi iniziarono ad abituarsi alla diversa illuminazione nella nuova sala sotterranea. non furono i mangiamorte alle spalle della ragazza, che attirarono la sua attenzione, sebbene forse sarebbe stato meglio, una mossa più furba. Solo che non poteva, scottsdale madaway-baumilton, non con tutti quei visi familiari improvvisamente vicini, a portata di mano. quei cuori che solo fino a pochi mesi prima aveva sentito battere all'unisono con il suo: murphy e shot, lynch, leia, william e akelei, al e maeve. Persone che l'avevano vista nascere e crescere, chi l'aveva accompagnata per tutta la vita e chi se n'era andato da tempo, lasciando un vuoto impossibile da colmare. Credeva di averlo superato, ma si sbagliava. «questi gentili signori hanno promesso di lasciarci stare, se lancaster darà loro le gira tempo; william ha detto che gliele avrebbe date quando voi foste arrivati – e che prima, ha bisogno di vedervi con i suoi occhi»
solo che non era vero.
se anche non fosse stata in grado di leggere nella mente della dallaire, le sue parole le sarebbero comunque risuonate in testa con estrema violenza, l'immagine del fucile puntato così chiara da sentirselo premere nel mezzo della colonna vertebrale. Qualunque cosa stesse succedendo, e per capire questo non ci voleva alcun poter speciale o sottile sesto senso, sarebbe finita presto - troppo rapidamente perché ciascuno di loro potesse anche solo pensare di fare qualcosa. «mi dispiace.» un istante, lo sguardo terrorizzato di green dallaire ad incrociarsi per un istante con quello altrettanto carico di confusione e paura di bucky, prima che le figure ammantate alle sue spalle iniziassero a muoversi come spinte da un segnale inequivocabile che solo loro potevano sentire.
l'attimo prima allungava la mano per stringere quella di suo padre, la terribile consapevolezza di stare per perderlo una volta di troppo; l'attimo dopo non ci fu più nulla, solo il vuoto sotto i polpastrelli e la certezza di aver perso.

«attento.. barrow?» aveva detto di chiamarsi cosi, no? william barrow. Secondo, per essere precisi. E in effetti un po' al will che scottsadale conosceva ci somigliava: occhi chiari, morbidi capello biondo scuro, un sorriso sornione dipinto sulle labbra sottili. Solo che questo will aveva poco da sorridere, come tutti loro. Strinse il calcio della pistola nella mano destra, premendo il grilletto quando la testa di joby finí nella giusta traiettoria, sperando quel solo colpo bastasse a farle passare la voglia di attaccare barrow 2.0. «willie? wilhelm? come ti chiamano di solito?» pura curiosità. dato che dovevano salvarsi la vita a vicenda, e si trattava comunque di un parente alla lontana, tanto valeva imparare a conoscersi. «io sono scott- beh, bucky, in ogni caso.» «solo gugi» che dire, onesto.
Annuí a gugi piegando allo stesso tempo la gamba destra all'indietro come un calciatore pronto a battere la punizione buona, quella che poco ma sicuro andrà ad insaccarsi in rete portando tutti a berlino; bucky non puntava certo a vincere la coppa del mondo, ma almeno piantare una ginocchiata nello stomaco di camille e prendersi quella piccola soddisfazione sì, perdio. «gugi. suona bene, sai?» a dire la verità le ricordava un po' quel gorgogliare liquido dei neonati ai loro primi tentativi di comunicare, ma da una che all'anagrafe risultava iscritta con lo stesso nome di una cittadina sperduta dell'arizona non ci si poteva davvero aspettare commenti negativi. Non su quell'argomento, quanto meno. Perché jayson e lydia si fossero accaniti su di lei in quel modo, dopo tre figli ai quali in una vita o nell'altra avevano concesso altrettanti nomi di tutto rispetto, non era mak riuscita a capirlo. Insomma dai: noah, therese, erin.. e scottsdale. Zio euge glielo rileteva sempre, che certe sfighe quando non ti uccidevano finivano per renderti più forte.
Diede le spalle al ragazzo, voltandosi questa volta verso la signora gialla a sua volta alle prese con la stronzetta di turno, la quale stringeva tra le mani niente popò di meno xhe un mitra. Un cristo di mitra, puntato contro donne anziane e bambini. «penso proprio che dovresti spararti. so che lo vuoi, scommetto che sei curiosa di sapere cosa si prova. Basta puntartelo alla testa e premere il grilletto, la cosa più semplice del mondo.» mantenen un tono di voce pacato, gentile, il più possibile suadente nel suggerire a jilly dove ficcarsi una pallottola, concentrata nel manipolare la forza di volontà della donna per piegarla al proprio volere.
Della serie che se bucky diceva dormi rob, rob dormiva, ecco.

Dear gravity
You held me down in this starless city

Rimase seduta a terra con le gambe strette al petto, il mento poggiato sulle ginocchia ed I pigri occhi color muschio socchiusi.
Era successo tutto troppo in fretta. Faticava a carburare, la fu Doc Martins, lottando con demoni che credeva sepolti e dimenticati. Dal Canada alla Francia, s’era fatta una nuova vita - una nuova identità - ed era stata così ingenua, così bambina, da credere che le cose brutte fossero rimaste alla sua terra natia. Non considerava prostituzione, spaccio, né la violenza che incontrava ogni giorno, e sperimentava sulla propria pelle ogni notte, qualcosa di brutto; era semplicemente la vita, per Melvin, e la vita, perlomeno la sua, andava così. Inguaribile ottimista, sognatrice sociale – bicchiere sempre pieno anche quando non sarebbe bastato a saziare la sete di un colibrì. Pur sapendo che quella missione fosse pericolosa, non l’aveva mai, mai sfiorata l’idea di non poter rivedere Dakota e Jason, Laurent e Tokyo, Yoann - Jamie e Will. Neanche per un secondo l’empatica aveva messo in dubbio che sarebbero tornati, ed ovviamente - ovviamente - trionfanti, perché non esisteva alcun scenario in cui Jameson Black Barrel Hamilton, agli occhi di Melvin, perdesse.
E poi, giunta alla stanza tonda, era schizzata fra la folla pronta a saltargli in braccio, mostrando con onore la propria ferita di guerra (okay, un semi zombie l’aveva morsa, ma valeva…?), e l’aveva trovato con più sangue che inchiostro. E poi, nell’incrociarne lo sguardo chiaro, nel ruotare gli occhi su William Barrow II, e nel guardare alle loro spalle, s’era resa conto che i conti non tornassero.
Era delusa, Vin. Era delusa dalla crudeltà del mondo, dal fatto che Jamie fosse solo un ragazzo di ventiquattro anni - letale, sì, ma anche mortale. Delusa da Ham, che aveva avuto il coraggio – il coraggio! – di non tornare. Le piaceva, Shia Ryan Hamilton II. A Melvin piacevano un po’ tutti, ma Ham era stata una delle poche, pochissime eccezioni, che l’affetto della Diesel se l’era meritato sul serio. Le sorrideva sempre. Era stato gentile, con lei – e la bionda, quando si trattava di uomini, non era abituata alla gentilezza. Non l’aveva mai sfiorata neanche con un dito, se non per quei contatti involontari che finivano sempre per colorargli le guance di un rosso acceso. Lo trovava adorabile, Vin.
E non l’aveva neanche salutato. A che pro, s’era detta, se tanto ci rivediamo fra, boh, mezz’oretta massimo?
Invece non l’aveva salutato, e lui era morto. La paura aveva iniziato a sedimentare nello stomaco della Diesel a quel punto, stringendola la gola in lacrime che non versava, per motivi reali, da dieci anni. Ne aveva vista, di gente morire; lei stessa, se ordinatele di farlo, aveva ucciso, ma non si era mai trattato di persone che conosceva. Gkee e Nath Lowell erano stati i primi dopo tanto, tanto, tempo, che avevano scalfito l’ottimismo della Diesel, e li aveva conosciuti solo per poche ore. Ma Ham? Non era neanche la sua guerra, quella.
Avevano portato solo morte, i Salvatori. Amava Dak, e Jason, e Kieran e Murphy e dannazione, li amava tutti – ma Dio, se faceva male. Strinse maggiormente la presa sulle gambe, il labbro inferiore a tremolare. C’erano state le rocce, e Melvin aveva visto il sangue dei suoi amici riempire la conca; c’era stato lo strappo dimensionale, e quei gentili signori a minacciarli con le armi. Era troppo Melvin Diesel per farsi prendere dal panico, ma ne era stata schiacciata, soffocata dalle forti emozioni degli altri. Ed anche se aveva saputo, aveva saputo che a Gamal gli ambienti affollati non piacessero, ed il contatto fisico non piacesse, nel trovarselo accanto si era sentita in dovere morale di stringergli le braccia alla vita, affondando il viso sulla sua spalla. «gummy?» aveva deglutito, mentre il «mi dispiace» di Green Dallaire rimbalzava sui muri. Si era fidata, ancora, del fatto che Jamie e Will sarebbero sopravvissuti; si era fidata, sempre, di Laurent e Tokyo, e di Jason e Dakota. L’avevano fatto nel loro mondo, perché quello avrebbe dovuto essere diverso? Ma Gamal…Aveva passato la prima mezz’ora, circondati da quasi redivivi, a fissare il vuoto cosmico, intorpidito dalle droghe e da una vita diversa, da quella a cui era abituato. Ma erano stati insieme, e Melvin l’avrebbe riportato con i piedi per terra sempre, perchè se non servivi come ancora ai tuoi amici - qual era il punto? Ma se li avessero separati?, aveva pensato; E se lui non fosse stato con Yoann?, si era chiesta. Chi altro avrebbe saputo cosa fare? «tu non muori, vero?» ed era stata l’ultima domanda, prima di perdere i sensi.
Per poi risvegliarsi lì.
Guardò i suoi compagni riprendere conoscenza, per la prima - prima - volta intimorita a fare il primo passo, sorridere e domandare come se la passassero. Si era trascinata al fianco di Will e Yoann, il mento affondato fra le ginocchia e priva del coraggio necessario a fare qualcosa - qualunque cosa. Si era sentita sollevata quando gli occhi scuri del Ragazzo dei Tarocchi, erano andati a cercare i suoi amici, scivolando su di lei senza vederla davvero. Aveva bisogno di - aveva bisogno di più tempo, per raccogliere se stessa. Aveva bisogno di un attimo per ricordarsi di essere, ancora e sempre, Melvin Diesel - che a casa volesse tornarci.
Che quella Vin, non sarebbe stata d’aiuto a nessuno. Ecco perché, un paio di minuti dopo: «BUONGIORNISSIMO, RAGGIO DI SOLE!» si era già appolipata a Willy, la testa sulla sua spalla e le mani allacciate al braccio. «secondo te yoann dobbiamo portarlo in braccio? Ha l’aria di uno che ha bisogno di essere preso in braccio. ed io a chi mi azzaino???» prendeva vigore ad ogni parola, tornando nella pelle della Melvin Diesel con le priorità sbagliate, ed i sogni giusti. Melvin Diesel, signori e signore, meglio conosciuta come Eastpak da chiunque (tutti) vantasse più centimetri di lei in altezza! Il bello di non arrivare al metro sessanta in un mondo dove Chernobyl aveva dato i suoi frutti, strizzando in altezza tutti gli abitanti – il Canada aveva evidentemente fatto sciopero -: yay!
Niente, alla fine Yoann camminava, ed era troppo gentile per dire a Melvin che stesse morendo – motivo per cui la Diesel, in groppa, c’era salita comunque. Era il fratello della sua anima gemella, doveva essere abbastanza in forze da sopportarla – eh! Tutte prove! «voi che avete fatto? noi abbiamo trovato degli zombie – sììì, uno mi ha morsa, guarda!!» fece scivolare la spallina della maglia per mostrare il marchio sulla pelle, un sorriso entusiasta sulle labbra. «ed abbiamo usato gamal come palla – è stato bellissimo!!» ruotò gli occhi verdi sul Barrow, e quando fu abbastanza vicino, cambiò spalle alle quali aggrapparsi, poggiando tutto il proprio dolce peso sui ventisei punti salute di Will. Progressi, considerando che lui era una matricola: il cinquanta per cento di vita! Contro i novanta di Vin, ma ehi, aveva bisogno di affetto, conforto, e contatto. «tu hai fatto che?» Non vedeva come il buon William Rowan Barrow II potesse aver fatto casini – aveva fatto involontariamente scivolare qualche vecchietta dalle scale? «yoann?? TI SEI DIVERT-» Drizzò le orecchie alla voce proveniente dalla radiolina. «uccideteli tutti»
In che sensoh. Corrugò le sopracciglia, un’occhiata ammonitrice ai cecchini. «allora, innanzitutto, è incredibilmente maleducato non abbassare il volume della ricetrasmittente, quando si parla della morte di qualcuno» fece notare, indicando loro stessi alla menzione di qualcuno. «le basi – LE BASI! E poi - » ma gli pareva?? Dedita al parkour, come l’antenata che placcava gente dal 2000, sarebbe saltata sulle spalle di Jilly, evitando così anche Wolfe – ma pensa XD. «NON LA CONOSCI????? SCUuUuUuUSA» giravano infinite leggende sulla signora gialla, e Melvin era una grande fan, come ritenne opportuno farle notare: «BUONGIORNISSIMO SIGNORA GIALLA!! È BELLISSIMA DAL VIVO!!! SONO MELVIN, UNA SUA AMMIRATRICE!!!» Sarebbe rimasta lì a fangirlare, se solo «vuoi saperla una cosa divertente?» Urca se voleva saperla! Quando si parlava di divertimento, era sempre in prima fila. Salutò la signora con un inchino, saltando poi su Joby, il fratello perduto di Jilly. MaaAAA niente, si sarebbe poi scansata limitandosi a colpire con una ginocchiata dopo che Will avesse sparato, sarebbe stato poco carino se l’avesse colpita per sbaglio.
Droga all over again.
«ho baciato Jamie»
HA! FINALMENTE! Aspetta - «TU HAI BACIATO LUI??????????????????????» differenze importanti.

melvin

feel free to dress slutty at my funeral
it's what i would have wanted