2019: amun

jericho

«questa situazione non mi piace» Alzò gli occhi al cielo, incapace di trattenere la mano a scattare verso la fronte di Andrew Stilinski in un sonoro, quanto meritato e lecito, schiaffo. «e nessuno te l’ha chiesto, caz- aH» Si ritrasse con un sibilo ferino e seccato, nel sentire il dorso pizzicare. Le aveva - le aveva dato la scossa? Guardò la propria mano, e nel trovarvi una clessidra rosso sangue, beh, non fu…come dire, affatto confortata. La sfiorò con l’indice, osservando poi il polpastrello per accertarsi che non fosse sangue, sollevando poi furente sguardo zaffiro sullo Psicomago. «non sono stato io??» t’ammazzo la famiglia. Battè lenta le palpebre, labbra strette fra loro decretando che l’ex Tassorosso non meritasse una seconda occhiata d’ammonimento.
Piegò il capo verso Nathaniel, verso cui inarcò un sopracciglio indicando vaga la stanza magica che li aveva appena inghiottiti. Aveva bisogno di dire ad alta voce quanto fosse stata un’idea di merda? Dubitava. Se solo si fosse fidata (punto.) degli individui che aveva visto sgattaiolare nei sotterranei, Jericho sarebbe rimasta dov’era destino rimanesse, armi sguainate e sempre gocciolanti di sangue altrui nel cuore della battaglia, ma…come poteva permettere che il ritorno di Darden, o Gemes e Jay, dipendesse da uno Stiles, o un esercito di bambini? Siamo realisti. Incrociò le braccia umide di liquido cremisi sul petto, indietreggiando d’un passo alle dita del fratello allungate per tentare di pulirle la guancia dai resti di uno dei pavor: innanzitutto, non osare, sono tutti trofei!; in secondo luogo, vaffanculo Nathaniel. Te, e la tua cera di merda. L’aveva lasciato da solo cinque, cinque!, minuti, e le era tornato già debilitato: odiarlo era più semplice, che non ammettere pubblicamente fosse preoccupata.
Più tollerabile. Diciamo pure l’unica alternativa possibile, e via ogni timore.
«mhh.» un verso basso scivolò dalle labbra delle telepata, il disappunto dipinto nelle fosche iridi cobalto puntate sulla nuca di Marcus: come avevano osato portarle via l’unico individuo di cui si fidasse a coprirle le spalle? Beh, c’era ancora - «e che cazzo, però» niente, non c’era neanche più Jack Daniels. Vabbè, allora ditelo. Rimase a fissare il punto in cui sparivano le linee rosse senza azzardarsi ad alzare il capo, temendo che vedere i propri compagni le avrebbe fatto salire istinti suicida prima ancora di trovare il primo tranello (perché dai: magici sotterranei nascosti sotto il lago nero? Fighissimo, bisognava ammetterlo, ma anche….potenzialmente letale su più fronti). Guardò Charles, gli occhi chiari a guizzare sulla mano del ragazzo; non lo privò di un elegante dito medio, nel rendersi conto fosse di un colore diverso dal suo.
Che palle, vacca boia. «vabbè, amen.» superò tutti aprendo la fila, non risparmiandosi un (amikevole) spallata al nano Chips nel passargli affianco. Non si voltò neanche una volta per controllare chi le fosse toccato come utile sacrificio in cambio di punti attacco bonus, consapevole solo dell’unica cosa che avesse realmente importanza.
Se Nathaniel Henderson fosse morto, l’avrebbe fatto per mano sua, e non perché fosse in un’altra squadra a crepare senza la sorella: una ragazza doveva accontentarsi di piccoli traguardi.

«pure.» incrociò impassibile le dita sul seno, palpebre assottigliate nell’osservare come l’isis avesse ampliato il proprio range offensivo. Chissà cos’aveva fatto di crudele nella sua vita precedente, per meritarsi quello. Strinse le labbra fra loro, la lingua a scivolare sull’arcata superiore dei denti nell’ideare un piano che avrebbe permesso ai tre (3) sacrifici presenti, di morire con (quasi) onore.
I tre sacrifici, nello specifico, erano la Beckham non famosa (meglio; suo fratello le aveva davvero cagato il cazzo con i positive monday, ed i “haha? fortissimo” con cui fingeva di non credere alle ripetute minacce di morte della ex Grifa), un Minkia (e lei preferiva la patata, quindi ciaone) ed un Milkobitch. Neanche le faceva alcuna differenza fosse quello au, tanto avrebbe usato come scudo anche l’altro Todd, se presente. «fantastico» non ebbe neanche il tempo di mandare le cinque merde a farsi fottere, che subito quelli accendevano i ventilatori.
Ma dico, io: «falso milkobitch, cazzarola, la prossima volta non dire che hai caldo» avrebbe ringhiato, afferrando un braccio del rosso per non volare via. Come un assorbente usato, l’avrebbe poi gettato direttamente sul kinese (era ancora offesa dal fatto che la yakuza non l’avesse voluta in squad; ormai tutti gli orientali avevano il suo odio a prescindere tranne te chouko smak da mamma), un po’ per levarselo di torno ed un po’ perché, insomma, un samurai vivo faceva sicuramente più comodo di un ragazzo armato di pala. Un po’ ci sperava, che Minkia avesse la giusta eredità dalla sua patria.
Illusa. «insieme» Da quando. Neanche si volse verso il rosso, osservando invece il thai con lo strano tatuaggio. «non credo proprio.» e con un agile balzo, avrebbe raccolto il ginocchio destro al petto cercando di tirare un calcio al plesso solare di Water. Yuppie yay!

jericho

Rimase al suolo un istante più del dovuto, il mondo a roteare attorno a lei come la magic house di Prezzemolo, prendendosi quei secondi per gustarsi il primo sentore di come avrebbe maciullato malissimo quella «TESTA DI CAZZO!» di metal. Si rialzò ignorando l’ondata di nausea, un’occhiata bieca alla mano di Nate allungata nella sua direzione. Avrebbe dovuto avere ben più che un lieve trauma cranico, prima di accettare l’aiuto di qualcuno - soprattutto se Nate. Malgrado la Lowell minore si atteggiasse come un membro di qualche mafia orientale, c’era una parte di lei (minuscola; praticamente invisibile) che ci teneva a dimostrare al fratello che, a conti fatti, l’aveva abbandonata, di non aver bisogno di alcun aiuto da parte sua. Che era grande - indipendente, e poteva benissimo fare il culo a stelle, strisce, ed arcobaleni, a quei troioni millenari a guardia delle bombe. Razionalmente sapeva di non dovergli nulla, di non essere costretta a dimostrare alcunché, ma…era stata pur sempre una Grifondoro, e per un ottimo motivo: orgoglio e testardaggine non erano solo aggettivi da sparare a raffica a the cube come difetti per cercare un’anima gemella in grado di tollerarli, nel caso della Lowell. «in effetti, anche io mi sentirei parecchio solo e incazzato, fossi in loro» gli lanciò lo sguardo omicida che una sentenza del genere meritava, inarcando poi uno scettico sopracciglio verso Willow, prima di tornare a guardare gli stronzetti tibetani (dai,sono certa arrivino dal tibet: non li sentite i vibes zen?). «federica la mano amica non va più di moda?» li indicò tutti, labbra piegate verso il basso. «non ci credo ma manco per il BELINO alla pratica no homo just bombe» pratica, scartò i capelli di lato con un fluido gesto della mano, concludendo il movimento con un preciso dito medio da 30 PA in direzione dei loro aguzzini. Ci mancavano solo gli omofobi – erano mica della Lega? A vedere come se la prendevano con il kinese, probabilmente sì. Chissà se erano tristi per non aver vinto la Giornata con Sulveene; magari gliel’avrebbe chiesto, mentre staccava loro le braccia impedendogli così di compilare i moduli. DANNO E BEFFA. «e VAFFANCULO» concluso con un agile balzo che le avrebbe permesso di giungere in /prossimità/ della faccia del kattivo, di modo da colpirlo con una gomitata in faccia prima che potesse lanciare l’incantesimo sulla Beckham. Odiava che quegli stronzetti usassero la magia – era come barare: DOV’ERANO I VERI WOMINI CHE CERCAVANO DI PUGNALARTI? Quasi sospirò di sollievo, quando vide uno dei bruti avventarsi sul fratello con la clava: ora sì che ci siamo. Piantò gli occhi chiari su di lui, una mano allungata di fronte a sé a demandare (jklowell: la donna che non chiedeva mai) che lasciasse l’arma a mani più esperte. «dai qua, coglione» ed avrebbe spinto il proprio potere ad avvolgere completamente l’altro, così che la sua volontà cedesse contro l’uragano Lowell. Una volta che, tanto gentilmente, il tibet le avesse dato la sua clava, «e si fa così» avrebbe corretto i suoi scarsi schemi comportamentali mostrandogli, con una clavata nelle palle, come si usasse un bastone. «L'età sarà anche solo un numero, ma pure gli anni in galera per pedofilia lo sono» ke simpa haha. Alzò gli occhi al cielo e sospirò, lo sguardo zaffiro a scivolare sul profilo di Willow. «prima regola di sopravvivenza:» erano una squadra, era giusto chiarire subito. «ignora qualunque cosa dica nathaniel – e sì, per inciso, è davvero» pedofilo una rapida occhiata al fratello, prima di tornare sulla Beckham. «stupido quanto sembra.» Un debole sorriso sollevò un angolo delle labbra di Jericho, il capo reclinato sulla spalla.
«skusa bro, qualcuno doveva avvisarla prima che si facesse l’assurda impressione sbagliata del adulto badger della situa.» eh.

jericho

Sbuffò, la guancia a strofinarsi sulla spalla per pulirsi dal sangue dell’uomo. Non era una ragazza schizzinosa, anzi, e quel liquido cremisi non faceva altro che mescolarsi a quello dei suoi predecessori, ma quando Jericho Lowell parlava di bagno di sangue, intendeva quello che spillava lei: come già detto, si trattava di trofei, una malsana doccia di potere; quello causato da suo fratello? Meh, solo scomodo. E poi chissà che cazzo di malattie avevano, in quei sotterranei. La lebbra? Minimo. Osservò ammirata la gamba di uno dei tibetani rotolare sul pavimento, volgendo poi un cenno con il capo alla Beckham – il massimo dei complimenti che si potesse ottenere dalla telepata: high praise. «così responsabile da essere legato a triplo filo ad elijah dallaire» commentò, alzando le sopracciglia e le mani in segno di resa. Capiva perché l’avesse fatto, Jer; sapeva che una scelta diversa, Nate, non l’aveva neanche ponderata – ma non significava che non fosse stata una decisione stupida: il Dallaire non era certo rinomato per le proprie skills di sopravvivenza, ed un così stretto rapporto con Rea, l’avrebbe indubbiamente portata al suicidio trascinando con sé gli altri due casta all’inferno. Fu abbastanza delicata da tingersi le labbra di un debole sorriso per ammortizzare l’accusa, lo sguardo a distogliersi da quello del fratello per posarsi sull’ambiente circostante. Non che non amasse il terrorismo psicologico su Nathaniel, quando mai?, ma si trattavano in una situazione…delicata, perfetta per innescare war flashback. Anche lei aveva esitato, al boom dei nemici; ricordava il «sono così felice che siate riusciti a disinnescare la bomba» di Heidrun Crane, la cui unica risposta a strappare dolenti battiti dal petto, era stata: «quale bomba?».
L’inizio della fine.
Ed in quel sotterraneo, la solfa non era poi così diversa. Da quel lontano Novembre, Jericho s’era indurita, stringendo i denti ed i palmi attorno a lame o armi da fuoco, ma una parte di lei, quella che aveva atteso per anni il ritorno di Nate e che, paziente, aveva appreso come intrecciare corone di fiori con Dakota, non poteva che sentirsi responsabile, pur sapendo di non aver avuto nulla a che fare con l’ordigno. Non li avevano salvati. Alla fine di tutto, non avevano fatto un cazzo: se non ci fossero stati Vasilov e Lafayette, se non fosse arrivato Lancaster, sarebbero morti tutti.
All’epoca Jericho era stata impotente; quel giorno, non avrebbe commesso lo stesso errore. «lo sapete che morirete tutti, vè?» Sopracciglia lievemente corrugate, perché aveva come la sensazione che quel dettaglio, ai loro amici bombaroli del Tibet, fosse sfuggito. Nessuno si metteva contro jklowell, e ne usciva integro. «e poi, cazzarola, avete vissuto boh, almeno quanto la signora gialla cinque secoli, basta no?» LASCIAMO SPAZIO AI GIOVANI! Non lo sapevano che c’era la crisi? Puntò furiosi occhi zaffiro sull’uomo con evidentemente potere di manipolare la terra, braccia incrociate sul petto. La telepatia le permetteva di annullare i poteri altrui, e per quanto fosse una parte del suo potere pressoché inesplorata, non vedeva perché non tentare e, come diceva sempre il vecchio fuori dal suo tabaccaio preferito (quello dove aveva sistematicamente ucciso tutti i tabaccai perché le chiedevano se fosse maggiorenne, sì), infilargliela intu cùl. Avrebbe cercato di spingere la propria mente verso quella dell’uomo, avvolgendolo e stritolandolo in modo da spegnerlo. Non c’era più rispetto. Dopo un altro gesto dell’ombrello verso i signori della terza età, sarebbe entrata in scivolata verso la merda che aveva ben deciso di mettere in pratica i suoi insegnamenti contro di loro (beh, ke altro s’era aspettata xd fato bellissimo sente tutto!) un calcio alle caviglie, e che la clava gli finisse pure negli occhi.
Ma pensa te.
Concludendo in bellezza, avrebbe preso uno dei suoi bellissimi shuriken stampando un bacio sul metallo, una silente preghiera verso il cielo: oh naruto, give me strenght.
Ao ma in giapponese.
Piegando il braccio verso il petto, avrebbe valutato le correnti (quali, ch’erano sotto terra? Appunto, quindi non rischiava di sbagliare per i venti) e calcolato l’angolo di tiro, scagliando poi la lama verso il collo dell’uomo mutilato, così che idealmente gli recidesse la gola in un taglio pulito e netto. «ingoia.» sempre lecito in qualunque epoca.