1919: hotei

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    It's fate, not luck.

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    Hotei
    yelena - orion - jean jerome - bohemian - rhapsody - taz


    Quando scegliete di unirvi alla battaglia, quando iniziate a salutarvi pronti alla separazione, i ragazzi provenienti dall’altro universo vi fermano: perché se volete avere una possibilità di tornare a casa, dovrete partire tutti. È una piccola, minuscola probabilità, ma quella percentuale è abbastanza da convincervi a raccogliere i feriti, stringere il braccio di chi non può partecipare, e farvi avanti come un fronte unito con un unico obiettivo: riuscire nell’impresa. Non è sicuro, vi dicono, tornare con la corretta Giratempo fino a Bodie; non conoscete abbastanza l’oggetto magico da contraddirli, ed anzi, avete ormai così poca fede in Lancaster da lasciarvi convincere con le loro mere ipotesi che sia l’unica opzione: e se il mago, una volta messo piede nella vostra realtà, decidesse di sparire di nuovo? E se avesse trovato il modo per distruggerle? Un rischio che non potete correre.
    Perché, per quanto infinitesimale, potrebbe essere la vostra unica occasione di riabbracciare il vostro mondo – amici, famiglia. Di riavere la vostra vita.
    In poco meno di un’ora, siete pronti per la Missione.
    Di nuovo - sempre.
    Eravate scettici quando il popolo dall’altro universo, ha affermato di potervi portare in Francia con uno schiocco di dita. Pensavate si trattasse di un modo di dire. Li osservate mentre, nel giardino sul retro della villa ove si era tenuta la riunione, disegnano un cerchio ed alcune rune, chiedendovi – e non del tutto illegittimamente – se la loro intenzione non sia quella di sacrificarvi a Satana, ma qualcuno di voi, appassionato di aritmanzia, potrebbe riconoscere i simboli.
    Viaggio. Spazio. L’incantesimo non ha alcun senso, per voi. Quei ragazzi che ridono impugnando una cartina della Francia, pungendosi appena il polpastrello per sporcarla di sangue, non hanno alcun senso. E ne ridereste anche, se solo uno fra loro, una volta assicurati tutti all’interno del cerchio, non avesse schioccato le dita.
    Perché, una volta fuori dai maestosi cancelli di Beauxbatons, c’è ben poco di cui ridere. Più ruvida di una smaterializzazione, nessuno vi giudicherà se, in seguito al trasporto, dovrete rimettere nei radi cespugli che circondano la scuola – anzi. Quel genere di viaggi è raro e complesso perfino nel loro universo; nel 2038, hanno – decisamente – metodi più comodi per raggiungere luoghi oltre oceano, che non riti medievali e grezzi.
    Siete magicamente apparsi all’esterno della scuola francese. Un momento prima eravate a Bodie, California, e quello dopo - bam - in uno dei posti magici più segreti e protetti d’Europa. In quell’epoca, poi! Beauxbatons ad inizio ‘900 è ancora legata agli antichi valori di bellezza, più corte e regnanti che non scuola e docenti. Nascosti dietro solidi incantesimi di occultamento, avete modo di vedere alcuni ragazzi lasciare il castello, le divise…d’altri tempi a pendere morbide, e riccamente ornate, da fisici asciutti e delicati. Qualcuno, e potreste giurarlo, indossa parrucche bianche e cotonate. Pare più un quadro di Versailles, che non la scuola che, prima della vostra partenza, ha intasato la cronaca al grido di Ribelli e Traditori, dipinta come un covo di vipere nido di corruzione e mostruosità.
    È pacifica, quella Beauxbatons.
    Sarebbe bello se foste lì per esplorarla; se poteste, semplicemente, entrare e vedere con i vostri occhi - ma no, certo che no.
    Perché dopo qualche minuto, una delle vostre Guide vi indica un percorso fuori dalle mura che proteggono la scuola; un centinaio di metri dopo, vi mostra raggiante un tombino. Dobbiamo andare nei Sotterranei, vi dicono. È il modo più sicuro, vi ripetono, prima di spingervi – l’uno dopo l’altro – nell’impianto fognario della scuola.
    Con vostra immensa gioia, è asciutto. Non viene usato da anni; nessuno, vi fanno sapere, ha saputo della sua esistenza fino ad almeno il 2020: impossibile trovarlo, se non si avesse idea di dove cercarlo. Mentre camminate, spalla contro spalla per passare in corridoi che si fanno sempre più stretti, vi spiegano a grandi linee il piano: dobbiamo raggiungere la caverna sotto la scuola; è una specie di labirinto, ma noi – mi raccomando! – dobbiamo sempre tenere una direzione, e – soprattutto! – mai divid-
    Il pavimento sotto i vostri piedi crolla, separandovi dai vostri compagni.

    Vi rialzate, diversi - troppi - metri più in basso, senza avere la più pallida idea di dove siate. Cercate di tornare in cima, e vi rendete conto di non riuscirci: la magia non funziona.
    Nessun tipo di magia. Siete nella più completa oscurità, circondati da macerie crollate insieme a voi, e non sapete cosa fare. Quando farsi prendere dal panico non è un opzione, vi rimane solamente una cosa: andare avanti.
    Sfiorando i muri con le dita, trovate gli intarsi di una porta. È pericoloso? Sì. Più pericoloso di rimanere a marcire solo Dio, o forse neanche lui, sa dove?
    Nello sfondarla, decidete che no, non è così pericoloso.
    E l’avventura, ha inizio.

    Nessuno vi aveva anticipato ci sarebbero state così tante scale: gradino dopo gradino, di fronte a voi si srotola una di quelle scalinate che sembrano portare direttamente all’inferno – e forse, forse è proprio così. Un freddo innaturale s’insinua nelle ossa e fra le fibre degli abiti, le mani a scivolare sulle pietre del castello francese; non v’è alcun corrimano, ma ci sono delle torce: non sapete, né probabilmente volete sapere, se sia passato qualcuno prima di voi, o se a tenerle in vita sia la magia stessa di Beauxbatons.
    Non che abbia importanza, considerando che sono la vostra unica fonte di luminosità mentre scendete nel nulla. Qualche volta la scala si snoda a destra o sinistra, ma perlopiù è una discesa apparentemente infinita. E deserta - o almeno, così pare.
    Ne siete convinti, fino a che le prime note non iniziano a rimbalzare dalle pareti direttamente al vostro cuore, i denti a scricchiolare fra loro. L’avete sentito solo voi? C’è … c’è della musica? Siete già morti?
    Forse, lo preferireste: al termine della gradinata, davanti ai vostri occhi compaiono sei uomini apparentemente dal nulla, alcuni strumenti abbandonati in un angolo della stanza. Potreste domandarvi come, o un del tutto lecito perché, ma non ve ne danno il tempo.
    Li avete interrotti, ed ora dovete pagarne il prezzo.

    yelena13 pa17 pd60 psARMA: revolver 0/24 | potere: assorbimento cinetico
    orion10 pa10 pd50 psARMA: doppietta artigianale 0/12
    jean jerome10 pa10 pd50 psARMA: moschetto 0/12
    bohemian10 pa10 pd50 psARMA: accetta
    rhapsody11 pa9 pd50 psARMA: lupara 0/12 | potere: telecinesi
    taz9 pa11 pd50 psARMA: piede di porco | potere: guarigione
    slash10 pa10 pd50 psattacco: 8pd: --chitarra
    axl10 pa10 pd50 psattacco: 5pd: --bastone | em. onde
    duff10 pa10 pd50 psattacco: 1pd: --coltellini | gen. acidi
    dizzy10 pa10 pd50 psattacco: 1pd: --chakram
    richard10 pa10 pd50 psattacco: 4pd: --lanciafiamme
    frank10 pa10 pd50 psattacco: 10pd: --cerbottana


    YELENA: Slash, bacchetta verso i tuoi piedi, lancia un contundens.
    ORION: Axl spalanca la bocca,inondandoti con onde sonore mirate a farti perdere i sensi.
    JEAN JEROME: Duff, dopo aver lucidato la lama dei coltellini sulla spalla, te ne scaglia uno al petto.
    BOH: Dizzy punta la bacchetta al tuo petto, lanciando un aqua flecturus.
    RHAP: Richard, unendo utile e dilettevole, tenta un cordis furca.
    TAZ: Frank non se lo fa ripetere due volte, prima di infilarsi la cerbottana fra i denti e sputare un dardo verso il tuo collo.

    ┉┉┉ info. potete fare un solo attacco per post, e massimo due difese. A meno che non ci sia un solo PNG, solo un massimo di due PG può attaccare lo stesso nemico. Vi ricordo sempre di parlare al condizionale, e mai auto determinare le vostre mosse. Più postate più potrete guadagnare PE, e viceversa.
    Ricordate che potete usare solamente incantesimi del vostro livello [INCANTESIMI - POTERI] - e no, non c'è il limite di utilizzi del vostro potere come scritto nella pagina, potete usarlo quanto volete. Plus, ogni 10 post (del pg, non della slot) i pg a livello master avranno diritto ad una SUPER, differenziata da potere a potere; i maghi, a seconda che il loro potenziamento sia di pa o pd, potranno fare un incantesimo di guarigione che ridia tot ps (variabili a seconda del livello del pg da curare) o attaccare due png anzichè uno.. [P.S.: le granate possono essere utilizzate contro più di un PNG, ma il loro danno si dimezza. Se viene estratto, ad esempio, 9, contro un png farà danno 9, contro due png 4, contro tre png 3]
    Dopo 48 ore dall'ultimo fateggio, se il vostro PG non viene difeso da altri personaggi e non avete postato per difendervi autonomamente, ai vostri PS ne verranno sottratti tanti quanti sono i PA dell'avversario (es: Tizio attacca Sempronio con un Expelliarmus da 10 PA; Sempronio non si difende entro le 48h, quindi ai suoi Punti Salute di partenza, ne vengono sottratti 10). Nel caso si dovesse arrivare a 0 PS il pg rimane "bloccato" per 48 ore durante le quali non può postare; dopo le 48h, può riprendere a postare, ma con la metà dei punti salute.

    ➞ combo. gli attacchi/le difese combo fra più personaggi, devono essere postati a massimo due ore di distanza.

    ➞ spoiler. specificate sempre sotto spoiler l'attacco/la difesa + numero munizioni usate.

    ➞ è obbligatorio. mandare del tutto K.O. i nemici, quindi farli arrivare a 0 PS.
    Se non riuscirete a concludere l'ostacolo in tempo, ve lo trascinerete anche a settimana successiva, quindi l'accanimento terapeutico è caldamente consigliato. Se, al contrario, riuscirete a finire prima delle 23:59 del 17.05, avrete la possibilità di raccogliere BONUS che potranno influenzare i punti (attacco; difesa; salute) del vostro personaggio fino a che non sarà scoccata l'ora per il balzo epoca.

    avete tempo fino alle 23:59 del 17/05 per postare.



    Edited by portavoce del karma‚ ossequi - 12/5/2019, 00:29
     
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    We've been on the run, driving in the sun
    looking out for number one: beauxbatons here we come

    «quindi...» non è che si sentisse proprio a disagio, bohemian, ma quasi.
    Lanciò un'occhiata a suo fratello, che stava evidentemente intrattenendo una relazione clandestina con la parete contro la quale si era schiacciato - la stava forse accarezzando? wHy?!? forse cercava un appiglio, una via d'uscita, ma agli occhi di boh sembrava comunque che stesse limonando il muro. «vogliamo procedere?» per andare dove, questo il ventenne non lo sapeva. Anzi, non sapeva proprio nulla: era come quel giovanni neve di cui gli aveva parlato martha, al quale tutti facevano notare quanto fosse ignorante perché sparava cazzate random senza prima informarsi. la differenza era che a boh non interessava essere messo a conoscenza dei dettagli, poteva benissimo vivere all'oscuro crogiolandosi nel nulla assoluto, e ne andava pure felice. Accoglieva la vita così come capitava, e nel random si trovava anche il motivo per cui era finito nei sotterranei di beauxbatons con una spalla quasi slogata a fissare suo fratello che si faceva una mattonella; se non avesse avuto l'abitudine di dormire sul tappeto nel salone di villa fay, proprio dietro al divano con i piedi d'ottone (?), quel giorno alla riunione non sarebbe stato presente. E invece era spuntato nel bel mezzo della conversazione, stropicciandosi gli occhi e completamente nudo ad esclusione di un asciugamano legato in vita, uno sbadiglio interrotto a metà nel momento in cui si era accorto di non essere solo nella stanza. Quando buon gesú fosse arrivata tutta quella gente, boh non ne aveva idea.
    Il resto era storia, per così dire.
    «non è per mettervi fretta eh, sia mai.» mostrò loro i palmi delle mani, stringendo il collo tra le spalle, in quella che nel regno animale veniva considerato una vero e proprio atto di sottomissione, il cucciolo innocuo di fronte al branco. Una rappresentazione teatrale che gli era sempre tornata utile in passato, con più o meno successo. «ma questa umidità mi sta facendo impazzire i ricci. Possiamo levarci dalle palle?» eh! Afferrò rhap per un braccio, staccandolo dalla sua pietra/fidanzata, incamminandosi lungo il corridoio immerso nella penombra, senza nemmeno controllare che gli altri precipitati con loro li stessero effettivamente seguendo. Aveva recepito a mala pena i loro nomi quando li aveva sentiti a casa di martha e dardennonmiricordoilnomefake fay, e a parte il terrore puro che provava nei confronti di yelena, della loro sorte gli importava fino ad un certo punto. Era partito da bodie perché esisteva nulla capace di tenerlo ancorato a quella terra arida nel momento in cui anche il gemello si era detto pronto a levare le tende, ed era solo in cambio della vita di rhap che era disposto a rischiare la sua; glielo doveva, da sempre. E okay, si preoccupava un po' anche per le sue mamme acquisite, lo mandava troppo a male non sapere dove fossero finite, SE LE AVREBBE MAI RIVISTE!1! come poteva vivere senza le occhiate torve di darden? e run che gli scompigliava i capelli? non poteva nemmeno pensarci.
    Superarono una porta e un milione di maledettissime scale, roba che nella sua breve ma intensa carriera di ryder bohemian non aveva mai sudato tanto; e tanti saluti ai suoi bei ricci vaporosi, ridotti a serpentelli sudaticci incollati alla fronte e alla nuca. Ok che nel far west era abituato a lavarsi poco, ma ci teneva comunque al suo aspetto fisico, che curava quotidianamente ringraziando il signore per averlo fatto tanto caruccio. «sento qualcosa! sembra.. il coro della chiesa di padre abraham?» meh, mica tanto. Una musica c'era di sicuro, ma non aveva niente di celestiale, o satanico. Sembrava più il casino apocalittico di un temporale all'orizzonte, fulmini e saette a rischiarare il cielo plumbeo (i was here), tuoni così forti da far tremare le pareti della mesta casetta nella quale lui e rhap avevano vissuto fino a pochi mesi prima. Quando a prendersi cura di loro c'era solo lo zio, e nessun altro che valesse la pena citare. Scattò in avanti di corsa, senza ovciamente prendere in considerazione l'idea di voltare le spalle alla musica per filare a gambe levate dalla parte opposta, troppo curioso per rinunciare nonostante la paura. Che quella non sembrava ma c'era, eh! «salve! fate parte delle voco bianche del c-» rimase interdetto, quando i tizi ruotarono tutti insieme nella loro direzione come perfetti soldatini, bacchette alla mano e sguardo truce. No, non facevano parte delle voci bianche. «come non detto. andiamo rhap» quell'ultima parte di frase se la lasciò sfuggire come un sibilo tra i denti, ma nel momento in cui fece un passo indietro afferrando di nuovo il braccio di suo fratello si rese conto che era troppo tardi.
    Gli rimaneva una sola cosa da fare - pregare sant'antonio e scolarsi la mezza bottiglietta di succo di barbabietola che aveva portato con sé da bodie, conservata con cura quasi fosse una pozione magica. E un po', a voler ben vedere, lo era: faceva schifo, ma donava un fantastico senso di euforia e potere, oltre a tutta una serie di scorie radioattive presenti nei terreni di bodie; era a quelle che puntava boh, per potenziarsi. «e comunque la vostra musica fa schifo.» era più tipo da queen, if you know what i mean #no. gettò con sprezzo l'ampolla vuota sul pavimento, asciugando le labbra tinte di rosso con il dorso della mano. Era pronto. Per darne prova anche ai suoi nuovi amici - i compagni, non i tizi che volevano ucciderli - mise rapido mano alla bacchetta, che ultimamente aveva usato solo come bastoncino per far crescere la sua piantina di pomodori OGM ma vabbè, puntando il catalizzatore contro il tipo con la cerbottana. Meglio, contro l'arma che quello aveva deciso di utilizzare per sparare al collo di taz. «diffindo!» che in teoria avrebbe dovuto distruggere la freccetta, o fargli esplodere la cannuccia in faccia, i dettagli dell'incantesimo in quel momento proprio gli sfuggivano, ma alla fine contava il risultato, no? Poi, agile come una gazzella strafatta di succo di barbabietole puro al novanta per cento - il restante 10 erano le famose scorie - bohemian si gettò in avanti capriolando sul pavimento di pietra, raggomitolato su se stesso come ina splendida palla tutta spigoli e ossicina sporgenti, il metodo secondo lui più rapido per avvicinarsi a dizzy, mica per difendersi da un attacco di cui nemmeno si era accorto eh! Stava ancora rotolando quando con la mano destra afferró il manico dell'accetta tirandola fuori dal suo fodero, e sempre da terra ormai fermo ai piedi del nemico avrebbe tentato di allungare il braccio piantandogli la lama della piccola ascia poco sotto la caviglia, con tutta l'intenzione di azzopparlo.

    bohemian a'chapelle
    20 pukwudgie bodie
    american dream
    spacciatore di barbabietole


    (10) DIFESA TAZ (taz + boh): diffindo sulla cerbottana
    (1) DIFESA BOH (boh + rhap): rotola via
    ATTACCO SU DIZZY (boh + taz): accettata sul piede
     
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    «è solo un portale, giusto? Sarà divertente!» Erano state quelle le parole che il ragazzo aveva rivolto alle sorelle, prima di stritolarle in un abbraccio e raccomandar loro che no, non dovevano assolutamente provare armi troppo strane o che non sapessero usare discretamente bene ( «niente fucile a pompa, taki! Il rinculo è troppo forte!!») Perché avesse scelto di passare attraverso l’altro portale rispetto a quello delle sorelle? Sinceramente, molto a caso. Un po’ perché Cyn e Ram si erano fiondati senza rifletterci due volte verso quello - i suoi amici, capite??? Non l’avevano nemmeno aspettato!! - un po’ perché lui e taki non erano mai stati il tipo di gemelli da far proprio tutto insieme: preferivano piuttosto dividersi così da aver poi un sacco di cose da raccontarsi a vicenda. E, soprattutto, si sentiva decisamente tranquillo a pensare che Taki e Lemon fossero insieme: quelle due affiancate emanavano un tale potere da badass da terrorizzarlo la maggior parte delle volte spesso. Era Taz, in famiglia, quello più soft, seppur a prima vista sembrasse il più kattivo: non era colpa sua l'aver ereditato i tratti caratteristici di nonno Rosales Mendoza. Ed il fatto che andasse in giro in canottiera e con la catena d'oro con la croce al collo ben in vista, proprio come gli appartenenti ad una gang. Sapeva che poteva apparir un po' pacchiana ma..era un regalo di sua nonna, capite??? MICA POTEVA NON METTERLA!
    Comunque. Eran successe cose che, beh, naturalmente non aveva nemmeno capito: poteva pur aver i capelli scuri ed i tratti tipici messicani, ma sapevano tutti quanto in realtà il ragazzo fosse biondo dentro. L'unica cosa che gli era chiara era il fatto che fossero finiti nel 1919 - dico, il millenovecentodiciannove!!& ASSURDO - e la loro speranza di tornare a casa fosse...beh, una vera e propria speranza. Del tipo che, molto probabilmente, sarebbe rimasta tale e tutti loro sarebbero rimasti bloccati nel far west hihihi
    «orion ma la senti anche te la musica?» se avesse già iniziato a molestare il povero Rowell? Per chi l'avete preso, ovvio che sì. Se soltanto quella sinfonia fosse stata un po' più carina e soprattutto più divina, avrebbe tranquillamente pensato che fossero morti a seguito del crollo del pavimento, qualche minuto prima. Iniziava già a sentire la mancanza di Taki: avrebbe potuto chiederle se, secondo lei, quella musica combaciasse con le descrizioni che aveva fatto la loro nonna quando - secondo lei, ma ne era convintissima! - aveva sfiorato le porte del paradiso durante un intervento ad un rene. Però cavolo, non voleva esser morto! Aveva ancora così tanto da dare al mondo, tipo...gli addominali? Il suo sorriso contagioso e le fossette?? (che in realtà non si vedevano quasi per niente, ma LE AVEVA OKAY?? Non proprio belle come il suo guru spirituale dennis dosio, ma quasi!!&) E poi insomma, aveva sempre pensato che sarebbe stato ucciso da qualche poliziotto bianco a caso per strada o perchè ritrovatosi nel bel mezzo di una resa dei conti tra gang. Quando notò le figure nella stanza, strinse un po' di più la presa sul piede di porco che aveva afferrato nella fretta della partenza, dato che quei tipi sembravano decisamente incazzati. «mmmh non vi volevamo interrompere, continuate pure se vi va??» Chissà se poteva calmarli a parole ed iniziare una conversazione civile, così da ottenere un modo per passare senza l'uso insensato della violenza. Spoiler: #no. «e poi dicono ai messicani» cosa? cosa. Odiava i pregiudizi, e ogni volta non faceva che sottolinearlo. Così, per prima cosa, avrebbe fatto uno scatto verso l'urlatore e gli avrebbe poggiato una mano sulla guancia così da usare i propri poteri per fargli del male, nella speranza di farlo smettere ed impedirgli di colpire Orion. Poi, sfruttando il fatto di esser a pochi passi da un altro dei nemici e vedendo che già uno di loro (un gemello!! Voleva bene a tutti i gemelli!!&) si era lanciato all'attacco di uno dei due piedi, Taz puntò sull'altro, tentando di colpirlo con il suo piede di porco. «andiamo di piedi, eh?» Cosa? Cosa. Sperò solo di non avergli fatto troppo male, andava contro i suoi principi
    Taz Rosales Mendoza
    18y/o - healing factor - gangstah
    I'm high then I'm low, low
    Stop, then I go, go
    Yes, then I'm no, no
    My time will come, I promise that
    Pull the trigger back, back


    (5) DIFESA ORION (orion + taz) prova a ferirlo toccandogli una guancia ed usando il suo potere
    (10) DIFESA TAZ (taz + boh) si abbassa
    ATTACCO SU DIZZY (boh + taz) colpo con il piede di porco su un piede
     
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    amaris 🍑

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    Accavallò le gambe con noncuranza, mantenendo lo sguardo fisso sull'orologio, fermo da anni eppure ancora saldamente ancorato alla parete del salone principale. Forse, non conoscendolo, sarebbe anche potuto passare per un attento pensatore, intento a ponderare con razionalità quel dilemma andare non andare che il bordello piombato a villa fay aveva portato con sé. Ma boh probabilmente lo sapeva, doveva saperlo, che nel suo cervello a quel punto non c'era altro che un ritmico tic tac a sostituire quello delle lancette tristemente silenziose del suddetto orologio. In fondo, cos'aveva da rimuginare? La prima opzione era semplice: morire lì, su quel divano coi piedi d'ottone, o in qualche vicolo di bodie con lo zaino pieno di bottiglie di succo di barbabietole che qualcuno, senza troppo ritegno, avrebbe certamente sfilato via dal suo cadavere per rivenderle al miglior offerente. Rhapsody, a parti invertite, l'avrebbe fatto. Ma almeno avrebbe lasciato qualcosa al povero disgraziato, questo sì, tipo un fiore o una sigaretta. Non aveva idea di cosa ci fosse dopo la morte - né ci teneva a scoprirlo tanto presto -, ma insomma, come si dice?, non si sa mai. L'altra opzione era muovere il culo, come avevano fatto i suoi genitori prima di lui e forse anche i suoi nonni ed i suoi antenati ancora prima, come lui stesso aveva più volte rimuginato di fare giungendo sempre e solo ad una conclusione: sapeva ciò che lasciava, ma non sapeva ciò che avrebbe trovato. Ed era più semplice, lo era sempre, restare nella propria zona sicura, lasciare che i giorni passassero e non farsi troppe domande, perché in fondo era meglio così, perché non avrebbe seguito le orme di chi l'aveva preceduto, mollandolo lì senza farsi troppi problemi.
    Spostò lo sguardo dall'orologio fermo alla finestra, sul cui angolo destro del vetro c'era una crepa lievissima, impercettibile, ma che lui riusciva sempre a scovare. Aveva un certo occhio per i dettagli. Pensò che non avrebbe voluto lasciarla la sua crepa familiare, così come non avrebbe voluto lasciare le sue lancette silenziose né il suo divano coi piedi d'ottone un po' scomodo, ma in grado di farlo addormentare con la piacevole consapevolezza del respiro di suo fratello vicino, disteso sul tappeto. Non voleva lasciarli, eppure una parte di sé sapeva che alla fine l'avrebbe fatto.
    Perché in fondo, Rhapsody la odiava quella familiarità. La odiava con ogni fibra del suo essere, perché non era mai abbastanza, perché era sempre qualcosa ma mai tutto, perché gli sapeva sempre di nostalgia, di abbandono, d'insoddisfazione. Perché era semplice cullarsi nella familiarità, convincersi di amarla, volervisi rifugiare all'infinito, ma non altrettanto semplice era rendersi conto di non volerne più neppure una briciola, di esserne dannatamente stanco, di volerne salvare appena un puntino, uno spiraglio nella persiana di legno che abbassava la sera prima di andare a letto e che, puntualmente, ogni mattina gli si ficcava nell'occhio svegliandolo: uno spiraglio che somigliava a suo fratello, sempre.
    «beh, magari ai francesi piace la barbabietola» disse alla fine, spostando lo sguardo su bohemian. E entrambi sapevano che l'avrebbero mollata quella città del cazzo, per un paio d'ore o magari per tutta la vita.

    Non lo sapeva, Rhapsody, di poter provare paura.
    Sì, certo, l'aveva sentita un paio di volte: quando si dondolava con la sedia e lo schienale finiva per inclinarsi talmente tanto da fargli sgranare gli occhi e scattare le braccia in avanti per trovare appoggio sul tavolo; quando, ficcandosi due sigarette nelle narici, un rivolo di tabacco gli finiva su per il naso bloccandogli il respiro per un istante; quando, ancora, gli veniva da starnutire nel bel mezzo di una delle lezioni di gwen.
    Ma, al di là di quello, aveva sempre preso le cose senza scomporsi più del dovuto. Un giorno sarebbe morto? Inevitabile. Avrebbe potuto farsi male? Ciò che non uccide, fortifica. Rischiava la denuncia per spaccio? Viecce.
    Però, a quel punto, Rhap un po' di paura ce l'aveva davvero. Non tanto per ciò che sarebbe potuto accadere, la sua mente non si spingeva mai così in là, quanto più per la pura evidenza di non essere più tra le mura a lui conosciute: niente orologio fermo, niente crepe, niente persiane e niente divani con i piedi d'ottone. Niente, se non suo fratello, la cui presenza da una parte era un sollievo ma, dall'altra, gli faceva temere ancora una volta di poter perdere, e lui non avrebbe sopportato di perderlo.
    E così era rimasto in piedi, fermo, con lo sguardo sulla parete a cercare una crepa, una piccolissima, che somigliasse alla sua. O un orologio, fermo o meno che fosse, a cui poter fare mentalmente il verso. Tic tac.
    Non la sentì nemmeno la voce di boh, ma ne sentì la stretta sul braccio a staccarlo dal suo tentativo di rimettere insieme un brandello di sicurezza. Emise un lamento poco convinto, allungando giusto un braccio verso la parete che vedeva via via farsi sempre più lontana, abbassandolo poi in un gesto sconfitto.
    «sento qualcosa! sembra.. il coro della chiesa di padre abraham?» aguzzò le orecchie l'a'chapelle, scrollando il capo a destra e a sinistra per captare meglio il suono. «secondo te ce li hanno i panini con la mortadella della festa di don bosco?» era seriamente interessato a scoprirlo perché, eh, non aveva neppure avuto il tempo di far colazione - mentre bohemian, dal suo canto, chissà se era partito di corsa in prospettiva dei citati panini o se, semplicemente, aveva uno strano fetish per la musica da apocalisse imminente. In ogni caso, erano davvero così gemelli. «se arrivi prima salva una baguette anche per me!!» e lo seguì, ora più entusiasta che effettivamente spaventato. Era un Rhapsody semplice: cibo, e via la paura.
    Frenò ad un passo dal gemello, rischiando per altro di finirgli addosso, sbirciando oltre i suoi ricci per cercar di capire cosa l'avesse spinto a fermarsi. «ah ecco» non provò neppure a ribellarsi quando la stretta dell'altro tornò ad afferrargli il braccio, convinto probabilmente di poter ancora fare dietro front e fingere di non averci mai neppure provato. Ma tant'é «e comunque la vostra musica fa schifo.» «diglielo, spaventali con l'angelo punitore che è in te» lo incoraggiò in un sussurro, pur non azzardandosi a far capolino oltre le sue spalle. Imitò il fratello a quel punto, tastandosi il petto sotto la maglietta alla ricerca della piccola botte da san bernardo con dentro la sua personale scorta di pietra filosofale liquida: sort of. Ne buttò giù il contenuto, portandosi poi una mano tra i ricci per grattarsi la testa, come se il gesto potesse fornirgli un indizio utile a capire cosa fare in quella precisa situazione.
    Avrebbe esitato ancora, se solo «ma scusa??» il suo nascondiglio-bohemian era appena rotolato via, lasciandolo scoperto e parato dinanzi alla porta con solo tanta confusione addosso. Dopo un breve istante di panico da prestazione, posò lo sguardo sulla bacchetta - quella di legno - del tipo in procinto di attaccare suo fratello e, esattamente com'era abituato a fare a bodie nei periodi di migrazione delle rondini, cercò di usare la telecinesi per sfilargliela via dalle mani e colpirlo sul naso con la stessa. Con gli uccelli, di solito, funzionava: guai a toccare i pomodori a'chapelle. Proprio per questa vena d'agricoltore - probabilmente tipica dalle sue parti -, avrebbe anche potuto prendere in considerazione l'idea di lasciarsi trasformare in forcone e diventare la dote di suo fratello, ma eh - non era mai stato così generoso, doveva ammetterlo #scusabro.
    Lupara in spalla, tentò un teletrasporto d'emergenza alle spalle del suo potenziale aggressore, usando poi l'arma come una mazza e facendo appello a tutta la propria abilità da battitore mancato per colpire sulla nuca il tipo, citando con una certa enfasi Strauss: «l’umanità si cristallizza nella monocultura, si prepara a produrre la civiltà in massa, come la barbabietola» cosa? cosa.
    rhapsody a'chapelle
    20 . telekinesis . kinda dealer
    I want to heal, I want to feel
    Like I'm close to something real
    I want to find something
    I've wanted all along
    Somewhere I belong


    (1) DIFESA BOH (boh + rhap) prova a fargli scivolare la bacchetta con la telecinesi
    (4) DIFESA RHAP (rhap + orion) si teletrasporta -
    ATTACCO SU RICHARD (rhap + orion) - alle sue spalle, per poi provare a colpirlo con la lupara a mo' di mazza
     
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    Or fight for victory? Here we are at the start
    Era. Inciampato. In. Un. Fottutissimo. Portale.
    Orion Rowell, trentasette anni e la parvenza di un cervello funzionante, era inciampato. Un attimo prima era lì che sbraitava nello specchio incantato contro la sua segretaria e quello dopo si era ritrovato a rotolare nella brulla terra rossiccia di un posto sperduto dimenticato anche da Dio. La sfiga avrebbe detto qualcuno, il karma avrebbe detto qualcun altro, “Quello stronzo” aveva urlato lui, guardandosi attorno e non vedendo altro se non la desolazione resa brillante dal sole cocente della California orientale. Aveva preso a calci il primo teschio che gli era capitato sotto tiro, fatto esplodere due o tre cactus, imprecato giusto qualche santo del calendario cristiano, facciamo i primi 365, e poi si era deciso ad incamminarsi alla ricerca di una qualunque forma di vita. Perché non poteva essere successo anche a lui, non quando stava facendo l’impossibile per diventare Capo del Consiglio. Era in piena campagna elettorale, per Merlino! Aveva gente da manipolare, ricattare e portare dalla sua parte, non aveva tempo da perdere in stronzate come quella. Sì, perché se ne era sempre lavate le mani, egoista fino al midollo. Era un avvoltoio che volteggiava pazientemente sui corpi degli animali moribondi, pronto a nutrirsi delle loro carcasse. Attendeva il momento più propizio per colpire, affossando i propri avversari politici e volgendo ogni situazione a suo vantaggio. Agiva per il proprio tornaconto, per se stesso, doveva solo trovare il modo di cadere in piedi, anche quella volta.
    Bodie. Per quanto il nome della cittadina in cui si era ritrovato non gli diceva nulla, lo stesso non poteva dire per alcuni dei volti che aveva visto nella riunione operativa alla villa, quella in cui era stato costretto a prendere in mano le armi e combattere. Per la prima volta. Aveva 17 anni quando CJ e gli altri erano arrivati nel suo mondo e avevano ribaltato il Regime e, già allora, aveva scelto di restare in disparte, osservando quella guerra che non sentiva propria, pur essendo all’epoca considerato un reietto, lo scarto di una società che non lo avrebbe mai voluto e che era stata pronta a togliergli tutto. Prima i Rowell, poi la famiglia che non aveva mai conosciuto. Erano eroi. Avevano combattuto per loro. E lui aveva sputato odio sui loro nomi. Così come lo aveva fatto su quelli di coloro che erano spariti nel 2023. La gente moriva, spariva e lasciava a lui il compito di sistemare le cose, di avere delle responsabilità verso la Campbell in onore della vecchia amicizia col padre, e del Jenkins, che puzzava di fallito, di chi aveva perso ogni cosa, anche la voglia di rialzarsi. Certo, alcune perdite gli avevano spianato la strada per numerose promozioni, sfruttando gli orfanelli nella sua campagna elettorale, pedine del suo gioco politico, ma non erano bastate a farlo sentire più umano, più vicino a coloro che erano rimasti.
    Adesso toccava a loro riportare tutti indietro? Cristo, la vita si stava davvero prendendo gioco di lui.
    Non sapevano neanche dove fosse la gente dell’Upside Down e si aspettavano davvero che li aiutassero a tornare nel loro tempo? In virtù di cosa? Avevano scelto loro di aiutarli venti anni prima, di loro spontanea volontà, nessuno li aveva obbligati, nessuno era inciampato in un fottuto portale, bloccato in un universo parallelo mentre nel proprio mondo doveva incontrare il Primo Ministro. Sentiva l’emicrania avanzare inesorabile, la voglia di prendere a pugni il primo che gli capitava a tiro. Dovette trattenersi solo perché la metà dei partecipanti sembrava già stordita di suo e dubitava fortemente che un gancio ben assestato potesse sanare quella totale mancanza di materia grigia. Oltrepassò il varco aperto dalle rune perché quello era la sua unica via di fuga e, se avesse dovuto combattere, avrebbe fatto in modo fosse memorabile, giusto affinché fosse messo per iscritto che, per una volta, aveva fatto il suo, approfittando così della gloria data dal mettere un punto a quella storia fatta di portali, sparizioni e macabri riti di sangue.

    ***


    Un tombino? Seri? L’impianto fognario? Ma lo avevano letto Hunger Games? Evidentemente no. E ok che ancora non era neanche nata la Collins, ma un minimo di buonsenso! Joshua Brown non insegnava niente nei suoi libri? E ok che si parla sempre di tubi ma… almeno un minimo! Scese nel tombino masticando un’imprecazione dopo l’altra, continuando ad ogni passo, ad ogni gradino, ad ogni tocco leggero contro la spalla di qualcun altro. Aveva i coglioni girati per diversi motivi e, in quel momento, nel suo mondo potevano essere trascorsi anni, perdendo così la possibilità di coronare il suo sogno ancora prima di potervi fare ritorno. Inutile dire che non raggiunsero mai la caverna e che per ogni fidatevi avrebbe dovuto lanciare una maledizione Cruciatus e non limitarsi ad alzare gli occhi al cielo. Erano stati inghiottiti dalle viscere della terra e, solo per quello, era un miracolo fossero ancora a terra, ormai troppo lontani dai loro compagni. Imboscata? Tradimento? Li avevano visti arrivare? Difficile dirlo, il passaggio si sarebbe scoperto solo nel 2020, scimmiottò nella sua testa, lasciando che corpi altrui sfondassero l’ingresso dell’ennesimo corridoio, dell’ennesimo tranello. Scesero le scale in silenzio, -o quasi-, i sensi all’erta perché tutto lì sembrava strano, fuori posto. Voleva smaterializzarsi altrove, senza sapere dove, senza avere una meta ben precisa e, non appena la musica giunse alle sue orecchie, si rese conto fosse ormai troppo tardi. Estrasse la bacchetta e la tenne tesa dinanzi a sé. Non fecero in tempo ad arrivare alla fine della gradinata che i loro nuovi amici non persero tempo con le presentazioni.
    “Credo tu abbia davvero bisogno di un dentista.” Soffiò sarcastico, la bacchetta puntata contro l’uomo che aveva spalancato le fauci nella sua direzione, con l’intento di stordirlo con i suoi poteri. Orion avrebbe potuto permetterglielo, ponendo così fine a quella tragedia annunciata ma era pur sempre figlio di eroi e gli sarebbe piaciuto aggiungere il suo nome alle storie che Elite pretendeva gli raccontasse. Tuttavia, c’era un’altra opzione, ovvero quella di provare ad impedire al temerario giovinotto che aveva davanti a sé di farsi beffe di lui. In quel caso, avrebbe fatto scattare il polso in avanti, la punta della bacchetta rivolta in direzione della gola dello sconosciuto, un Gravedinem a fior di labbra che avrebbe costretto il suo avversario a produrre catarro velenoso. Questo avrebbe potuto rallentare o interrompere l’emissione delle onde, nonché la manifestazione del suo potere, e, nella migliore delle ipotesi, dargli delle allucinazioni o soffocarlo. Avrebbero ancora potuto giocare insieme, magari un’altra volta. “Oblivion Expotentia!” avrebbe continuato poi, rivolgendosi contro chi stava per attentare alla vita (nah, ancora no, solo alla silhouette) di metà della sua canzone preferita. Li aveva visti i due gemelli, sfortunatamente anche sentiti parlare, ma servivano ancora tutti e due alla causa, nella speranza che formassero almeno un neurone funzionante insieme. Certo cancellare la conoscenza degli incantesimi non poteva essere una delle mosse più brillanti che gli fosse venuta in mente, non se la vittima aveva a disposizione un lanciafiamme, ma poteva sempre sperare che la pastoia total body che aveva scagliato contro Richard bastasse a tenerlo lontano dall’arma almeno per un po’.
    Orion
    motherfucker
    Chelsey
    pain in the ass
    ALEXANDER
    asshole


    (5) DIFESA ORION (Orion + Taz): Maledizione del catarro
    CITAZIONE
    Formula: Gravedinem. causa un eccesso di produzione di catarro nell'intero apparato respiratorio, e assorbe sangue dal soggetto; può arrivare a soffocare l'individuo, sempre che non muoia prima a causa delle perdite di sangue. Il colore del fascio di luce è verde pallido.

    (4) DIFESA RHAP (Rhap + Orion): Oblivion exponentia
    CITAZIONE
    Formula: Oblivion exponentia. Elimina temporaneamente la capacità di chi ne viene colpito di ricordare qualsiasi incantesimo. Colore: lilla. Non Verbale.

    ATTACCO SU RICHARD (Rhap + Orion): Petrificus totalus
    CITAZIONE
    Irrigidisce il corpo della persona o dell’animale su cui è lanciato facendolo diventare duro come una pietra. Per immobilizzare un avversario oppure per difendersi da bestie feroci e Creature Magiche.
     
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    yelena13 pa17 pd60 psARMA: revolver 0/24 | potere: assorbimento cinetico
    orion10 pa10 pd50 psARMA: doppietta artigianale 0/12
    jean jerome10 pa10 pd50 psARMA: moschetto 0/12
    bohemian10 pa10 pd50 psARMA: accetta
    rhapsody11 pa9 pd50 psARMA: lupara 0/12 | potere: telecinesi
    taz9 pa11 pd50 psARMA: piede di porco | potere: guarigione
    slash10 pa10 pd50 psattacco: 8pd: --chitarra
    axl10 pa10 pd50 psattacco: 10pd: --bastone | em. onde
    duff10 pa10 pd50 psattacco: 1pd: --coltellini | gen. acidi
    dizzy10 pa10 pd31 psattacco: 4pd: --chakram
    richard10 pa10 pd39 psattacco: 7pd: --lanciafiamme
    frank10 pa10 pd50 psattacco: 9pd: --cerbottana


    (5) DIFESA ORION: 8 (orion) + 9 (taz) = 17 (+12)

    (1) DIFESA BOH: 9 (boh) + 2 (rhap) = 11 (+8)
    (10) DIFESA TAZ: 8 (taz) + 4 (boh) = 12 (+2)
    ATTACCO SU DIZZY: 7 (boh) + 7 (taz) + 10 = 24
    DIFESA DIZZY: 5 (-19)
    ...ahia: Dizzy non riesce a contenere l'urlo, il dolore talmente forte da fargli girare la testa per qualche secondo. Barcolla, quindi scivola a terra – e vi lascia il suo piede amputato come souvenir. Auguri!


    (4) DIFESA RHAP: 4 (rhap) + 8 (orion) = 12 (+8)
    ATTACCO SU RICHARD: 2 (rhap) + 10 (orion) + 8 = 20
    DIFESA RICHARD: 9 (-11)
    Richard riesce a prevedere l'attacco di Rhapsody e si sposta prima che la lupara possa colpirlo sulla nuca. È Orion a prenderlo alla sprovvista: il petrificus lo colpisce in pieno, mandandolo a terra e facendogli sbattere violentemente la spalla destra.



    Siete stati bravi, ma loro non sono intenzionati ad arrendersi così facilmente.
    ORION: Axl si accascia a terra tossendo come un ottantenne, poi ti indica: «shun n-n-n-n-n-n-n-n knees, knees, uh, I, I want to watch you bleed!» dunque sposta la foresta di capelli sporchi di catarro dal viso e corre verso di te per prenderti a bastonate.
    BOH: Dizzy è ancora destabilizzato; alza debolmente la bacchetta, e ti lancia uno stupeficium.
    TAZ: Frank non si scoraggia e prova nuovamente a colpirti con la cerbottana.
    RHAP: Slash gli si avvicina rapido e mormora un infinite incantatem: quindi Richard alza il braccio ancora funzionante, e per vendicarsi ti lancia un foramen.
     
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    Aveva visto la morte in faccia Jean, troppe volte da quando era entrato nell'esercito. Di battaglie ne aveva combattute molte e il suo corpo era un tempio di cicatrici e tatuaggi. Ricordava ogni singola ferita che gli era stata inferta e portava quei segni con orgoglio perchè indicavano che era sopravvissuto. Era vivo e poteva raccontare ciò che era successo in guerra, poteva imparare dagli errori commessi.
    Aveva fatto carriera nei corpi armati. Da recluta era passato ad essere uno degli strateghi più brillanti della squadra. Non gli piaceva vantarsi delle proprie doti, per lui ad essere importante era solamente il compimento della missione. Fin da bambino gli era stato insegnato ad eseguire gli ordini, ma Jean era più di questo. Lui eseguiva gli ordini che riteneva corretti, in caso contrario non si faceva scrupoli a seguire la propria testa.
    Non il cuore.
    Mai il cuore.
    Aveva imparato nel corso di una missione che il cuore creava solo scompiglio e che ad avere importanza era la testa. Era importante ragionare e calcolare le probabilità. Il cuore rischiava di uccidere chiunque, la testa poteva salvare almeno una persona. E questa era una grande lezione che aveva imparato a sue spese. Non avrebbe mai dimenticato il giorno in cui il nemico era riuscito a prevedere le loro mosse tendendo loro l'imboscata che aveva portato alla dipartita di gran parte della squadra, compresa una delle persone a cui teneva di più. Uno dei suoi migliori amici, l'unico che poteva quasi considerare un fratello.
    Guardò il tatuaggio sul polso. Andrés. Per non dimenticare.
    Jean era un uomo d'azione ma prima dell'azione c'era la strategia. Non gli piaceva ficcarsi in situazioni di cui conosceva poco o niente ed ancora di più detestava andare allo sbaraglio senza un piano ben preciso. Perchè diciamocelo, quello era tutto fuorchè un piano ben elaborato e numerosi erano gli aspetto che avrebbero potuto creare un conflitto, numerosi erano gli aspetto che avrebbero certamente creato un problema. Sperava solo che in francesi non sospettassero qualcosa.
    Non si fidava di questo Lancaster. E certamente non poteva dire di fidarsi delle loro guide. Ma comprendeva il desiderio di tornare a casa. Non appartenevano a Bodie, e benchè li avessero accolti, quella non era casa loro. Non era la loro epoca. Il suo cuore voleva aiutarli e tornare a casa, la sua mente gli gridava pericolo.
    Infine, armato di moschetto, si era lasciato trascinare dal gruppo ed aveva attraversato il portale senza mancare di storcere il naso all'uso di strani simboli che per quanto ne sapeva potevano aver evocato bizzarre creature o demoni in tutto il mondo. Non era la sua area di competenza e la cosa lo disturbava più di quanto avrebbe mai pensato.
    Beauxbatons.
    La scuola pareva niente male. I problemi erano sorti nell'esatto momento in cui avevano avvistato il tombino, quello stesso tombino che avrebbe dovuto facilitare la missione ma che in realtà era stato l'inizio della fine.
    Il pavimento aveva ceduto sotto il loro peso ed il sospetto che fosse una trappola fin dall'inizio sembrava farsi sempre più concreto. Immagino questo non rientrasse nei piani commentò rialzandosi e tastando le mura alla ricerca di un varco, un passaggio nascosto, una via d'uscita. E lo trovarono un passaggio, ma non era la via d'uscita che speravano.
    Dinnanzi a loro un'immensa discesa di gradini. Guardò oltre le scale, cercò di scovare qualcosa nell'oscurità che si espandeva ai loro piedi. Ma era il nulla, il vuoto totale. Se non fosse stato per le torce che illuminavano il percorso era certo sarebbero precipitati per chissà quanti metri. Man mano che scendeva le scale avvertiva un certo gelo penetrare nelle ossa. Era abituato alle basse temperature pertanto non ci fece particolarmente caso, ma notò che un cambio tanto repentino doveva avere un significato.
    Forse l'Inferno è davvero gelido come dicono.
    Uno strano stridio accolse Jean quando l'ultimo gradino della scalinata entrò nel campo visivo. Uno stridio accompagnato da sfregamenti di dita, corde. Sembrava musica se così poteva essere chiamata, ma in fondo era esattamente ciò che era. Ed i musicisti erano tutto fuorchè amichevoli.
    Ma non si sarebbe lasciato intimorire da ciò.
    Era un soldato e proteggere era lo scopo della sua vita.
    Impugnò la bacchetta e la battaglia ebbe inizio.
    Alla vista del coltellino perfettamente lucidato -come se ciò bastasse a renderlo affilato e mortale- si sarebbe scansato di lato, evitando così di finire infilzato come uno spiedino. Sarebbe poi passato al contrattacco, non volendo lasciare al nemico il tempo di riprendersi e tentare un secondo colpo, puntando la bacchetta contro il nemico e scagliando una fattura.
    Everte statim!
    Non era l'incantesimo più aggressivo esistente ma avrebbe scaraventato il nemico ad una certa distanza, possibilmente ferendo nei metri in volo da una parte all'altra della stanza.
    Non pensavo avessero invitato Black Canary al party, a saperlo avrei portato dei tappi di cera avrebbe commentato il soldato pronto a mettere ko l'urlatore di scimmie. Aveva appena trovato il più antipatico del gruppo, e non vedeva l'ora di prenderlo a pugni, ma quello avrebbe dovuto attendere.
    Tarantallegra l'incantesimo sarebbe servito da distrazione, avrebbe fatto perdere la concentrazione al nemico e forse avrebbe cominciato a ballare a suon di musica anziché gridare e miagolare come un gatto in calore. Davvero noioso e di poca classe.
    Chi è il prossimo?
    Sbruffoni lo siamo?
    JEAN JÉRÔME
    strategist - musket
    Soldiers are citizens
    of death's grey land,
    drawing
    no dividend from time's
    tomorrows


    COMBO DIFESA per JEAN (jean + yelena): si sposta di lato per evitare il coltellino
    COMBO DIFESA per YELENA (jean + yelena): tarantallegra su Slash
    ATTACCO COMBO su DUFF (jean + yelena): everte statim
     
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    «гавно.» tossicchiò nel palmo della mano destra, la mancina a sorreggerla mentre perlustrava rapida i dintorni alla ricerca di uno stralcio di luce. Non poteva far affidamento sulla vista, quindi. Strinse i denti, poi tastò il terreno alla ricerca della revolver – e soffiò ancora un «гавно» tra i denti quando sentì le schegge bucarle la pelle. Rilasciò un respiro che non sapeva di star trattenendo quando, finalmente, le dita toccarono il metallo del cilindro; era rapida ad adattarsi casomai ce ne fosse stato il bisogno, Yelena, ma era pur sempre un fottuto ultimo modello della Smith & Wesson. Era pronta a sacrificare ogni persona presente in quel buco sotterraneo pur di tenerla al suo fianco per sempre. Non attese che gli altri decidessero di darsi una mossa, né tantomeno fece caso al blaterare di Bohemian A’Chapelle – a cui avrebbe rivolto uno sguardo omicida se solo la povera illuminazione (or lack thereof) glie l’avesse concesso. Non era lì per fare da babysitter, dopotutto, e supponeva che se il ragazzo desiderasse il linciaggio al punto da rendersi vulnerabile al nemico in un territorio sconosciuto non c’era molto che potesse fare. Lei, però, da quel posto voleva uscirne quantomeno integra. Non attese di venir sorpresa da un’armata di francesi scazzati, quindi, sibilando uno «zitto, per l’amor di dio» nella direzione generale di Boh prima di superarlo, mani ferite a tastare le pareti così da procedere più rapidamente, e fronte corrugata per la concentrazione. Avrebbe voluto fingere di essere pronta a ciò che successe pochi attimi dopo, ma inutile dire che nulla l’aveva anche solo lontanamente aiutata a capire dove iniziare con la situazione che le si presentò dinnanzi – anni e anni di addestramenti rigidi, di gole tagliate, di teste mozzate. Inutili, terribilmente inutili, di fronte ai Guns ‘n Roses racchiusi nei sotterranei di Beauxbatons come goblin assetati di sangue. Non poteva saperlo, Yelena Rasputina, che in un altro universo le sei sagome che si ritrovò a studiare erano alcolizzati con seri problemi di anger management, ma di certo non faticò comunque ad immaginarlo. Umettò le labbra secche, poi inspirò dalle narici: e «che cazzo succede.» rivolto a tutti e nessuno, nel dubbio. La situazione era ridicola in circa… ogni modo possibile ed immaginabile, d’altronde. Cercò tra i volti ora illuminati il meno peggio, imprecando tra sé e sé mentre i pensieri vagavano tristi agli unici ragazzini che in ventotto anni d’esistenza non le avevano fatto venir voglia di strapparsi i capelli; chissà cosa stavano facendo, le merdine ingrate. Se Olivia era fuggita come lei le aveva intimato di fare, possibilmente lasciando suo padre a marcire a Bodie – se il piccolo Villalobos si era assicurato di pulirgli bene i bicchieri prima di lasciare il saloon e andare a sgozzare qualche baguette, che sennò gli avrebbe ridotto la paga a mezzo centesimo per un mese, una volta usciti da quel posto, se ne fossero usciti. Un sospiro rassegnato mentre gli occhi perlustravano i compagni di sventura, e per la terza volta in cinque minuti ripeté mentalmente oh kentucky give me strenght nella speranza che la preghiera la raggiungesse, ovunque lei si trovasse in quel momento delicato.
    Senza indugiare ulteriormente, quindi, sarebbe sfrecciata di lato così da evitare l’incantesimo del capellone. Batté le ciglia, e concesse un ultimo sguardo all’uomo (portava… portava gli occhiali da sole? ma di che problemi erano afflitti, gli americani) prima di spostarsi in direzione del suo amichetto biondino; passi rapidi ma silenziosi, i suoi, così da potersi avvicinare di soppiatto. Quindi avrebbe stretto un braccio attorno alla sua gola, l’altro a rigirargli il polso fino ad udire il crack dell’osso che si spezzava, per poi affondare il ginocchio nella sua schiena; e lo lasciò andare a terra, le sopracciglia a malapena inarcate come unica reazione al (probabile) mugugno di dolore. Una piccola pausa – il tempo necessario di tirare fuori la revolver, far girare il cilindro e rimuovere la sicura; infine avrebbe sparato un colpo in direzione dell’orecchio di Duff. Chissà, magari così sarebbe stato in grado di suonare decentemente.
    helena rasputin
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    that i am bitter and angry
    that i'm no mother of a child



    (8) DIFESA YELENA (yelena + jean): si sposta
    (1) DIFESA JEAN JÉRÔME (yelena + jean): gli dà una ginocchiata e lo blocca
    ATTACCO SU DUFF (jean jérôme + yelena): spara (1/24)
     
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    jean jerome10 pa10 pd50 psARMA: moschetto 0/12
    bohemian10 pa10 pd50 psARMA: accetta
    rhapsody11 pa9 pd50 psARMA: lupara 0/12 | potere: telecinesi
    taz9 pa11 pd50 psARMA: piede di porco | potere: guarigione
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    frank10 pa10 pd50 psattacco: 9pd: --cerbottana


    (8) DIFESA YELENA: 14 (yelena) + 6 (jean jérôme) = 20 (+12)
    (1) DIFESA JEAN JÉRÔME: 11 (yelena) + 7 (jean jérôme) = 18 (+17)
    ATTACCO SU DUFF: 4 (jean jérôme) + 3 (yelena) + 12 + 17 = 36
    DIFESA DUFF: 5 (-31)
    C'è sangue ovunque. Duff ci prova, a difendersi: tenta di rotolare di lato, ma il dolore provocato dalla ginocchiata nella schiena (abbastanza potente da potergliela spaccare come un grissino, chill) lo fa muovere a fatica – e viene preso in pieno da entrambi. L'orecchio è ormai poltiglia, il polso è girato in un angolo innaturale, e il violento impatto col suolo gli spacca labbro e parte degli incisivi. Well done.


    YELENA: Slash ti lancia un tarantallegra.
    JEAN JÉRÔME: plot twist! Invece di buttarsi a terra e piangere in un angolino, Duff si gasa come un matto e torna subito all'attacco. È ancora debole, quando ti lancia i coltellini, ma non per questo devi rilassarti troppo; noti qualcosa di diverso?

    Edited by homini lupus - 13/5/2019, 00:25
     
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    looking out for number one: beauxbatons here we come

    ma!, avevo detto azzopparlo, non menomarlo!1!
    «gesu giuseppe e maria che skifo.» non riuscì a trattenere una smorfia, bohemian a'chapelle, nel rimettersi in piedi tenendo sollevata l'accetta a mezz'aria altezza sguardo; c'era attaccato il cristo di piede nel quale aveva affondato la lama, a quel punto con un tantino troppa forza, e che complice il colpo ricevuto da taz si era dislocato completamente dalla caviglia. Un souvenir più adatto ai freaks che a lui, questo è certo. «andiamo di piedi, eh?» ruotando lentamente il capo, boh si ritrovò a fissare gli occhi scuri del viaggiatore nel tempo, un'espressione divertita a tendergli le labbra sottili Gli sarebbe piaciuto condividere quell'entuasiamo, eh, ma le urla di dolore di un dizzy zoppicante e quel piede che gli sgocciolava sangue sulle scarpe stava decisamente smorzando il benché minimo tentativo del ragazzo di godersi quella gita fuori porta. «meh» uno dei suoi propro..pro? nipoti, cose da far venire l'emicrania «se ti piace te lo regalo, puoi tenerlo come porta fortuna.» e così dicendo staccò il piede dalla lama dell'accetta, lasciando il macabro trofeo nelle sapienti mani di taz. Un ricordino da portare nel futuro per farsi figo con gli amici ♡
    «l’umanità si cristallizza nella monocultura, si prepara a produrre la civiltà in massa, come la barbabietola» «amen, fratello» soffió un bacio a rhapsody dopo essersi accertato fosse ancora tutto intero, e per poco quel gesto affettuoso nei confronti del gemello non gli fu fatale. Eh perché quel pezzente di dizzy non poteva aspettare che boh finisse di fare le sue cose, no!, doveva attaccarlo a tradimento saltellando sull'unico piede che gli rimaneva. «lo sapevo che dovevo puntare più in alto.» una considerazione carica di rammarico, quella del mago, che gli sfuggì spontanea dalle labbra quando vide l'uomo puntargli contro la bacchetta. Come avrebbe insegnato a tutti un certo film che rob e le ciatelle continueranno a citare nei post per il resto della (loro vita) quest, quando sei in dubbio mira sempre alla testa.
    «inf a a a a m e e e e eeeeEEE» sfidando le leggi della fisica, bohemian si esibì in un salto in lungo meritevole della medaglia d'oro alle olimpiadi, scoprendosi impreparato a rispondere all'attacco in maniera più consona, così su due piedi - lui che ancora lo aveva entrambi. Sembrava essere finito su una molla, il neo ventenne, tanto volò lontano (?), e fu solo per puro buccio di culo che riuscì ad atterrare sul morbido senza slogarsi una caviglia. Che poi il /morbido/ fosse jean jerome, la cui unica colpa era stata trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato (o l'esatto contrario, vista la situazione), quello era solo un dettaglio. Intanto - e ipoteticamente - lo aveva sbattuto a terra spostandolo dalla traiettoria dei coltellini. ERANO AVVELENATI??? non dirmelo eh. «scusa, pensavo mi prendessi al volo.» cosa. batté con fare amichevole una mano sul bicipite ben sviluppato di jean jerome, mentre lo spostamento d'aria causato da un coltellino volante gli scompigliava i riccioli ancora bagnati d'umiditá da sotterraneo e sudore; chissà se anche il ragazzo che aveva abbattuto se l'era cavata solo con una botta al sedere o se una delle lame gli si era effettivamente conficcata da qualche parte, sarà il f a t o a dircelo.
    Tutto quello che poteva fare bohemian nel frattempo era rialzarsi in piedi e spolverare i vestiti sottomarca pieni di strappi e macchie di sangue fresco - stupido piede amputato, e così fece; non la cosa che avrebbe voluto (nello specifico farsi un riposino utilizzando jean come materasso), ma quella di cui aveva bisogno. Dizzy non meritava di rimanere impunito, non dopo l'affronto che gli aveva fatto non morendo dissanguato per l'amputazione del piede! Davvero, come osava quello stronzino trovare ancora la forza di attaccare senza svenire come un sacco di patate? Forse anche loro erano strafatti di barbabietola radioattiva, o magari in francia usavano più patate e cipolle con aggiunta di plutonio. «yaaaa-» un suono gutturale, quello che gli scaturí dal fondo della gola, le dita della mano destra a stringersi attorno al suo bastoncino per i pomodori, che chissà se qualcuno a bodie si ricordava di annaffiarglieli. «-baaaa-» iniziò a scuotere la bacchetta con viulenza, come rob immaginava facesse brotell mentre maltrattava uno shaker, il ritmo forsennato riprodotto anche attraverso la voce, improvvisamente più acuta. «-iiiiii YABAAI/YAAAABAI/YABAIIII!» lo sguardo verde giada rivolto al cielo, il catalizzatore magico vibrante nell'aria e diretto contro dizzy, bohemian avrebbe scaricato sul nemico il più oscuro e terribile incantesimo di trasfigurazione, se non per il risultato quanto meno per la formula così simile ad un'invocazione demoniaca.
    Beh dai se funzionava almeno potevano spacciare dizzy per uno Swarovski.

    bohemian a'chapelle
    20 pukwudgie bodie
    american dream
    spacciatore di barbabietole


    (4)DIFESA BOH ( boh + yelena): si sposta

    (4) DIFESA JEAN (jean + boh): finisce addosso a jean e lo stende

    ATTACCO DIZZY (boh + taz): ... lo yabai
     
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    In un primo momento, Taz non comprese quell'urlo di dolore. Lo associò semplicemente alla botta data da lui e Boh ad entrambi i piedi del musicista, persino fiero di sè essendo stato in grado di colpirlo e non finire per beccare il pavimento. Poi però si rese conto della /leggera/ differenza tra le armi usate dai due ragazzi: quella del A'Chapelle era affilata. E accadde tutto in una frazione di secondo, giusto il tempo per il suo cervello di elaborare quell'informazione: un attimo prima era a farsi i complimenti mentalmente per la riuscita di quell'attacco - insomma, era un musicista!! Mica gli servivano i piedi per suonare, poteva reggerla una frattura!!! NON ERA UNA COSA KATTIVA - e quello dopo.. «AAAAAAAAA» ma quanto sangue era?????? Perchè il piede era così lontano dalla caviglia???? non era mica...MA SI ERA STACCATO??????? «CENTODIGIOTTOOOOOH» voleva un po' morire. Probabilmente avrebbe anche vomitato, ma grazie a dio non aveva nulla in pancia: patito per la palestra com'era, da qualche mese aveva iniziato la dieta a digiuno intermittente, quindi mangiava unicamente quando calava il sole. Un po' come fare il ramadan, con l'unica differenza che, al posto dell'anima, ciò che al ragazzo interessava salvare erano gli addominali. «se ti piace te lo regalo, puoi tenerlo come porta fortuna.» ??? non gli piaceva???? Non era tipo..ovvio, a giudicare dalla sua faccia??? Evidentemente nel passato avevano strani modi di esprimere il loro entusiasmo, altrimenti non si spiegava. Rimanendo immobile in stato di shock, il ragazzo non trovò le forze per fare altro oltre al fissarlo sconvolto, così nel giro di un attimo si ritrovò con un piede in mano. Dico: un piede. Nelle sue mani. UN PIEDE STACCATO DA UNA CAVIGLIA. Non ce la poteva fare, davvero. E, soprattutto, iniziava a pentirsi di essersi separato da Taki e Lemon e si chiese se a loro un souvenir del genere sarebbe piaciuto. Magari poteva tenerlo e darglielo per convincerle del fatto che avesse combattuto sul serio?? Sapeva che, senza prove concrete, non avrebbero mai preso i suoi racconti per veri. Poi però una goccia di sangue andò a macchiargli la felpa e un conato di vomito lo colpì in pieno. «no sks non lo voglio, RIPRENDITELO TU!!» e così avrebbe scagliato l'arto direttamente contro il musicista ormai monco, mirando alla sua faccia: ritrovarsi il proprio piede sul naso non doveva esser una bella esperienza, ma egoisticamente a Taz non importava. Tutto era meglio che tenerselo in mano, anche perchè - oltre ad usarlo per schiaffeggiare le persone, ma che schifo!! - non aveva una qualche utilità. Poi notò un altro dei musicisti con la bacchetta puntata contro Yelena (che, nella sua testa, Taz aveva battezzato come old!lemon perchè era bionda come sua sorella e...nient'altro, la somiglianza stava solo nei capelli. Oh che ci poteva fare, ne sentiva la mancanza) e così subito scattò in suo soccorso: era l'unica donna in quella stanza, e dubitava che senza di lei sarebbero sopravvissuti. Non le serviva nemmeno conoscerla, per saperlo: il semplice fatto che fosse donna bastava a dargli la sicurezza che, di lei, ce n'era decisamente il bisogno. Il Rosales era nato e cresciuto circondato dal gentil sesso, ed aveva imparato da subito che convenisse sempre riporre le proprie speranze in loro piuttosto che negli uomini. «signora..» si diceva così nel passato?? Insomma, lui non chiamava "signora" nemmeno le anziane, dato che poi si offendevano sempre e lo prendevano per insulto (????) ma erano nel passato quindi...immaginava fosse una delle basi fondamentali del galateo ??? «questo tipo sta provando a colpirla con un incantesimo» e, detto ciò, il ragazzo gli avrebbe dato un colpo al braccio con il suo piede di porco così da impedirgli di colpirla. Infine, notando il Cecchino (aka l'insopportabile musicista con la cerbottana) pronto a prendersela di nuovo con lui, avrebbe fatto un rapido scatto per andarsi a riparare dietro le spalle del Misogino - non lo sapeva che le donne non si dovevano sfiorare nemmeno con un fiore?? Ma anche gli uomini in realtà!! Quanto odiava la violenza, mamma mia - così da usarlo come scudo ed evitare il dardo. «ma se mettessimo su un bel numero tutti insieme?? Voi suonate e noi cantiamo!!» Oh, uno ci provava sempre.
    Taz Rosales Mendoza
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    Stop, then I go, go
    Yes, then I'm no, no
    My time will come, I promise that
    Pull the trigger back, back


    ATTACCO DIZZY (boh + taz) gli lancia il piede
    (1)DIFESA YELENA (yelena + taz) botta al braccio
    (9) DIFESA TAZ (taz + jean) usa Slash come scudo
     
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    «SCUSAMI» dieci minuti in battaglia and chill e già le stava uscendo il cervello fuori dalle orecchie. «SCUSAMI VORRESTI DIRMI CHE NON VUOI MORIRE?» ma chi (chi) cazzo si credeva di essere quella testina di merda di un Duff. Non aveva mirato a organi vitali, okay, errore suo – ma lui poteva anche farle il gran favore di schiattare lo stesso. Cioè ma non era anche lui stanco solo a vedere il genere di gente che stava cercando di ridurlo a coriandoli? Non li vedeva in faccia, i fottutissimi ragazzini senza un minimo di combat training che le fischiettavano attorno con le loro armi overpowered e i loro musini tutto fuorché seri? Lei avrebbe sicuramente scelto di morire con onore e farsi disintegrare da qualcuno di veramente capace – oppure, che so, si sarebbe gettata in un rapidissimo harakiri e fine della storia. E invece no. No. Il cretino aveva il coraggio di continuare a respirare con un orecchio maciullato e il polso rotto. Roba da non credere. E vabbè, prima o poi il suo momento sarebbe arrivato e lei sperava di essere in prima fila per poterlo veder perire lentamente e dolorosamente. Piuttosto: «ma pure tu, pirla Il capellone era tornato munito di bacchettina magica, perché giustamente l’imbarazzo (di Slash, ma c’è forse il bisogno di specificare?) non ha mai fine. Umettò le labbra, poi prese un lungo respiro. Eh, le toccava: avrebbe quindi alzato l’abito così da poter correre senza intralci, per poi attendere che l’incantesimo la colpisse in pieno – dunque, una volta assorbito il tarantallegra, si sarebbe gettata addosso a Slash così da afferrargli il polso e, con uno strattone, infilargli la bacchetta in un occhio. Soddisfatta (o rimborsata) (unicorno avesse il sonno profondo altrimenti notte difficile da portare al pascolo) tornò quindi a cercare vittime da fare a fettine, trovando lo sfigato ideale in un Dizzy selvatico e con un arto in meno. Gli avrebbe dunque dato un calcio dritto in faccia, calpestando bene con la suola dello stivale così da fargli sentire tutto l’adorabile profumo di sterco tipico di Bodie. Si accucciò accanto all’uomo, mani strette in grembo mentre, espressione seria, osservava la ferita aperta da cui sgorgavano ancora fiotti di sangue: «molto, molto male.» Incredibile, non sapevano manco tagliare un fottuto piede in modo pulito! Ma da dove l’avevano tirati fuori, questi bodiotti gasati.
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    (1) DIFESA YELENA (yelena + taz): assorbe l'incanto
    (1) DIFESA BOH (yelena + boh): gli schiaccia la faccia con la scarpa
    ATTACCO SU SLASH (yelena): gli infila la bacchetta nell'occhio


    Edited by portavoce del karma‚ ossequi - 13/5/2019, 00:40
     
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    Non si reputava una persona violenta ma vivere in constante pericolo in luoghi di guerra, lo aveva portato a ricorrere alla violenza molto più spesso di quanto avrebbe mai voluto. Non era nella sua indole, ma aveva imparato che un ottimo modo per scaricare la tensione.
    E di tensione ne avvertiva molta, forse troppa. Non perchè temesse non sarebbero usciti vivi da quel posto, se lottavano fianco a fianco e sconfiggevano i nemici, prima o poi avrebbero trovato una via d'uscita. Si trovavano nei sotterranei del castello, da qualche parte avrebbero portato ma data l'accoglienza era pronto all'occorrenza di dover fare uso di forza fisica più a lungo di quanto si sarebbe mai aspettato.
    Avevano messo al tappeto Duff, ma quello si era rialzato con sguardo beffardo. Lo vedeva che i movimenti erano più lenti di quanto lo erano stati in un primo momento ma nel suo sguardo c'era qualcosa di diverso. Che quel colpo avesse risvegliato la sua doppia personalità? Non si sarebbero sorpreso, ma in genere le doppie personalità psicopatiche era tutto fuorchè amichevoli.
    Duff sarebbe tornato all'attacco con il coltellini malefici, ma questa volta non li aveva puliti come si sarebbe aspettato. Forse si era reso conto che non bastava pulirli per renderli più affilati e pericolosi, ma questo non significava che si fidava di ciò che stava guardando. Si sarebbe abbassato giusto in tempo per evitare i coltellini e poi, senza sapere né quando né come, si sarebbe ritrovato steso a terra con un peso addosso.
    Non volevo dirtelo così. Ma dovresti metterti a dieta disse a Bohemian che gli era letteralmente volato addosso la prossima volta che vuoi una presa in stile Dirti Dancing, avvisami inarcò un sopracciglio mettendosi a sedere.
    Strisciò in direzione di Duff, fermandosi quando una cerbottana si materializzò come per magia accanto a lui. Bacchetta ancora alla mano, avrebbe bloccato il suo utilizzatore prima ancora che potesse pensare a cosa fare con quella cerbottana e dove infilarsela. Expelliarmus un fascio di luce rossa avrebbe avvolto Frank, e la cerbottana sarebbe volata ad alcuni metri di distanza da lui. Ma se voleva sedercisi sopra nessuno glielo avrebbe impedito, per lo meno non l'avrebbe usata in modo inappropriato.
    Ancora frustrato per lo spettacolo mancato di Duff a terra in preda alla disperazione, continuò l'avanzata verso il nemico, facendosi largo tra i corpi alleati e nemici. L'ultimo metro che li separava lo avrebbe percorso quasi correndo, e Jean avrebbe colpito il ginocchio dell'altro con un calcio di tale potenza che gli sarebbe parso di udire un osso rompersi.
    Poteva la dea bendata averlo assistito in quella titanica impresa?
    Potevo mirare un po' più in alto in effetti
    JEAN JÉRÔME
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    of death's grey land,
    drawing
    no dividend from time's
    tomorrows


    COMBO DIFESA per JEAN (jean + boh): si abbassa per evitare i coltellini
    COMBO DIFESA per TAZ (jean + taz): expelliarmus su Taz
    ATTACCO su DUFF: calcio sul ginocchio
     
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    It's fate, not luck.

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    yelena13 pa17 pd60 psARMA: revolver 1/24 | potere: assorbimento cinetico
    orion10 pa10 pd50 psARMA: doppietta artigianale 0/12
    jean jerome10 pa10 pd50 psARMA: moschetto 0/12
    bohemian10 pa10 pd50 psARMA: accetta
    rhapsody11 pa9 pd50 psARMA: lupara 0/12 | potere: telecinesi
    taz9 pa11 pd50 psARMA: piede di porco | potere: guarigione
    slash10 pa10 pd31 psattacco: 9pd: --chitarra
    axl10 pa10 pd50 psattacco: 10pd: --bastone | em. onde
    duff15 pa15 pd19 psattacco: 13pd: --coltellini | gen. acidi
    dizzy15 pa15 pd9 psattacco: 5pd: --chakram
    richard10 pa10 pd39 psattacco: 7pd: --lanciafiamme
    frank10 pa10 pd50 psattacco: 3pd: --cerbottana




    (4) DIFESA JEAN: 2 (jean) + 5 (boh) = 7 (+3)
    ATTACCO DUFF: 6 (jean) + 3 = 9
    DIFESA DUFF: 10
    Duff ti guarda perplesso. Splash!

    (1) DIFESA YELENA: 11 (yelena) + 2 (taz) = 13 (+12)
    ATTACCO SU SLASH: 10 (yelena) + 12 = 22
    DIFESA SLASH: 3 (-19)
    Slash suona la canzone dell'arrivederci al suo occhio, poi torna ad attaccare.

    (9) DIFESA TAZ: 8 (jean) + 2 (taz) = 10

    (4) DIFESA BOH: 9 (yelena) + 9 (boh) = 18 (+14)
    ATTACCO SU DIZZY: 3 (boh) + 7 (taz) + 14 = 24
    DIFESA DIZZY: 2 (-22)
    Dizzy è talmente triste nel vedere il suo stesso piede volargli in faccia che neanche fa caso alle urla disperate di Boh. Viene preso in pieno dallo yabai, e quando il suo fellow comrade decide di liberarlo dalla trasfigurazione rimane accasciato a riconsiderare le sue scelte di vita.



    BOH: wait! he isn't dead! DIZZY SURPRISE! Risvegliato da un'improvvisa voglia di suonartele di brutto, Dizzy ti tira i chakram in un tentativo di decapitarti.
    YELENA: Slash vuole vendicarsi, e tenta di spaccarti la chitarra in testa.
    JEAN JÉRÔME: Duff ti ride in faccia, poi cerca di colpirti con una grossa palla d'acido.
    TAZ: Frank si sente ignorato, e ti scaglia una fattura idropompa (aqua flecturus).
     
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    amaris 🍑

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    And I've got nothing to say
    I can't believe I didn't fall right down on my face
    Inarcò le sopracciglia, abbassando lo sguardo sul chitarrista dei guns n'roses con un certo disappunto. Allungò la lupara verso di lui, picchiettandolo su una spalla come in una puntata di Arale, voltando poi il capo verso Orion e fissandolo per qualche istante, indeciso se odiarlo per essere riuscito a colpirlo al posto suo o ringraziarlo per lo stesso motivo.
    Sorrise infine, piegando la testa in un «ow man, non dovevi», prima d'essere nuovamente richiamato da un movimento del musicista ferito.
    Tirò un calcio sul suo braccio per impedirgli di lanciare l'incantesimo, focalizzandosi poi sulla bacchetta, che avrebbe afferrato con la telecinesi ed usato per menare Richard sulle mani, più e più volte «suonala adesso welcome to the jungle, miscredente» grande fan eh, la musica del futuro era proprio un must, ma niente a che vedere con i cori domenicali della parrocchia #sorrynotsorry.
    «magari è colpa del succo di barbabietola, eh» si girò lentamente, stendendo il braccio ed indicando ad Orion un punto indefinito dinanzi a sé «però io vedo unn» allungò quella 'n' per qualche battuta, giusto per darsi il tempo di capire cosa un fosse «è un antilope?» non aveva neanche idea di cosa fosse, ma il nome gli suonava bene «è un austrolopiteco?» same for that «è un vercingetorige?» come sopra «è un sopravvissuto del diluvio universale?» quello magari sì «oh no, è catarroman!» allungò una gamba dinanzi a sé, abbastanza perché agevolasse l'incantesimo di Orion e lasciasse scivolare il suddetto catarroman di faccia.
    E fu a quel punto che, signori e signore, il solo neurone nel suo cervello si svegliò dal lungo torpore, facendogli drizzare il capo alla ricerca di suo fratello, un po' per assicurarsi che stesse bene, un po' perché «fa schifo ma è carino, un po' come mio fratello» tutto amore bro, tutto amore.
    rhapsody a'chapelle
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    I want to find something
    I've wanted all along
    Somewhere I belong


    (10) DIFESA ORION (orion + rhap) sgambetto per axl
    (7) DIFESA RHAP (rhap + orion) calcio sul braccio per richard
    ATTACCO SU RICHARD (rhap + orion) telecinesi sulla bacchetta e menate sulle mani
     
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47 replies since 10/5/2019, 23:00   967 views
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