Stealing without big reasons

Amy & Anjelika

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    Amy Louise Whittaker // I'm not afraid
    Era da diverso tempo che la giovane non si avventurava per le vie di Hogsmeade. In effetti le motivazioni per farlo scarseggiavano davvero, anche perché trovava già abbastanza clienti nei vari pub di Diagon Alley (più vicini alla sua attuale dimora) o anche solo semplicemente in giro per Londra, quindi a che pro? Essendo fondamentalmente una babbana di nascita, non aveva alcuna possibilità di materializzarsi e smaterializzarsi a piacimento, quindi per lei raggiungere Hogsmeade era davvero un lungo ed inutile viaggio senza una motivazione più che valida alle spalle per farlo -che comunque quel giorno aveva sicuramente, altrimenti non sarebbe stata lì-. Inoltre la cittadina si trovava fin troppo vicino alla scuola magica di Hogwarts e sinceramente Amy non nutriva alcuna simpatia per quel luogo. Ci aveva trascorso diversi mesi perché, obbligatoriamente, doveva seguire delle lezioni al fine di controllare le sue nuove capacità magiche e diciamo solo che non si era trovata bene lì per colpa della rigidità del luogo ed anche delle lezioni impartite. Si respirava un'aria strana che non le era mai andata a genio. Preferiva decisamente altri luoghi magici, senza ombra di dubbio. La vera motivazione, però, era un'altra. In realtà la sua era tutta invidia. Guardava i maghi ed era molto gelosa di tutto quello che loro avevano e che lei non avrebbe mai potuto avere. Dal suo punto di vista era stata comunque abbastanza "fortunata" perché almeno era venuta a conoscenza della magia ed era persino riuscita ad avere un potere magico, tra l'altro anche abbastanza potente, però tutto quello che lei aveva era solo un briciolo in confronto a quello che avevano dei veri maghi e questo pensiero proprio non riusciva a farselo andare giù. Avrebbe voluto essere al posto di uno (studente) qualsiasi di Hogwarts ed invece era solo una persona dal passato triste. Una mezza fortunata. Una né carne né pesce. Una via di mezzo. Il suo orgoglio però le impediva di buttarsi giù e di mostrarsi agli altri per quello che lei davvero pensava di se stessa. Cercava sempre quindi di atteggiarsi da persona forte, orgogliosa di se stessa e dei suoi successi. I suoi dubbi e le sue debolezze venivano sempre nascoste in favore dei suoi punti forti ed anche di cose che effettivamente non facevano parte delle sue capacità e del suo carattere ma che faceva comunque finta di avere. Amy era un po' tutta apparenza ma qualcosa di vero nel suo atteggiamento ovviamente c'era, altrimenti la sua vita sarebbe stata solo un'inferno di finzione. Quello che le dava fastidio era inoltre servire costantemente i maghi. Però era tutta una questione di compromessi. La vita da ladra la divertiva parecchio e la maggior parte dei suoi clienti era per forza di cose dotata di poteri magici, quindi diciamo che non avesse molta scelta in merito.
    Il suo cliente attuale era infatti un mago. Lo aveva incontrato diverse sere prima in un vicolo solitario del quartiere maledetto "Inferius". Era stata ingaggiata da quest'uomo per derubare la casa di un abitante di Hogsmeade. L'aveva pedinato per diversi giorni ed aveva scoperto che l'uomo in questione aveva l'abitudine di andare a bere a I Tre Manici di Scopa e che, proprio per questo, lasciasse la casa incustodita per qualche ora. L'unica cosa che doveva fare Amy era appunto aspettare che entrasse lì per poi entrare di soppiatto in casa e derubarlo per bene. In realtà avrebbe anche potuto aspettare proprio vicino al cancello d'ingresso dell'abitazione, però almeno lì era al calduccio e si sarebbe potuta bere qualcosa nell'attesa. Inoltre così avrebbe avuto la certezza che l'uomo avesse davvero cominciato a bere, altrimenti si potevano davvero rischiare brutte sorprese. L'unico problema era che non aveva soldi con sé ma non era per caso una ladra? Che senso aveva rubare solo per gli altri? E poi non si trattava che di pochi soldi. Una burrobirra e via. No? Si guardò pertanto intorno, cercando di individuare un possibile bersaglio. La colpì subito una donna sola. Era raro vederne una non in compagnia e probabilmente fu proprio questo particolare ad averle fatto decidere di sceglierla come vittima.
    Si avvicinò di soppiatto e notò subito una tasca nel mantello che la donna indossava. Poteva non esserci niente, come poteva esserci del denaro. Tentare non costava nulla, inoltre non aveva neanche visto se la donna avesse una borsa con sé. La verità era però che stava sottovalutando la situazione. Era proprio convinta che nulla potesse scoprirla, quindi non aveva neanche pensato di starla a guardare per un po' e magari capire dove avesse messo il denaro, ecc. Proprio nulla. Ci provò semplicemente ed allungò la mano verso la sua tasca, cercando comunque di essere il meno visibile possibile a tutti gli altri clienti del locale.

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    Anjelika Queen
    Non sono cattiva, sono gli altri che mi disegnano così.
    Non è vero.



    Aveva solo bisogno di qualche ora lontana da tutto alias dalla bambina. Era diventata l'ombra di se stessa da quando si era lasciata con Damian, non era ufficiale, ma insomma era più di un anno che il marito era lontano e raramente si faceva vedere a Londra. Che dire poi della cerchia? Non esisteva praticamente più e lei si sentiva così sola. Forse poteva sembrare strano che una come lei potesse provare una sensazione del genere, anche perché alla fine dei conti lei amava la solitudine, eppure in certi momenti della giornata, come quella volta aveva davvero bisogno di qualcuno con cui sfogarsi o con cui lamentarsi di quanto Damian fosse fondamentalmente uno stronzo perché non si faceva sentire come lei desiderava o come Antares la stava facendo diventare pazza. Tra l'altro avrebbe volentieri abbandonato la bambina come un animale, magari al palo di una strada, ma alla fine non lo aveva ancora fatto e forse avrebbe continuato a crescerla nell'indifferenza, come solo lei sapeva fare.
    «Elfa io esco!»
    «va bene signora»
    «pensaci tu alla bambina» e così facendo si smaterializzò fuori casa, nei pressi dei tre manici di scopa. Era sola, ma almeno avrebbe staccato la testa dagli affari e dalla famiglia. Ne aveva davvero bisogno. Si mise a sedere, guardando male chiunque le si avvicinasse, non amava parlare con le persone che non conosceva, odiava ogni approccio e poi non era una banale donna che andava in un locale per incontrare altri maghi e portarseli a letto, cioè in realtà in passato lo aveva fatto, ma solo per farli diventare i gioco erotico suo e di Damian, senza di lui non aveva senso fare cose del genere.
    Poi una mano si allungò verso il suo mantello. Chiunque fosse era una persona morta oltre che molto stupida, pensare di derubare una come Anjelika non era persone normali. Possibile che non la conoscesse? Di solito nessuno faceva una stupidaggine del genere. Afferrò immediatamente la mano e si voltò con la bacchetta puntò alla gola di quella che scoprì fosse una ragazza. «Sei stupida o stai cercando la morte? » disse fredda come l'inverno pungente. Era da molto tempo che non uccideva qualcuno e in quel momento sentiva la voglia pungente di sentire del sangue scorrerle sulle mani. «dammi un valido motivo per non ucciderti in questo locale, all'istante» perché stava dando un'opportunità a quella ragazza? Non lo sapeva neanche lei, forse era alla ricerca di compagnia in realtà e aveva solo bisogno di una scusa. Che fosse una buona scusa?






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    Amy Louise Whittaker // I'm not afraid
    Amy era ancora molto giovane, indipendente e tanto sicura di se stessa. Tanti anni passati alla mercé del padre le avevano fatto scattare dentro una voglia di rivalsa ed anche una rabbia così grande da riuscire a stento a contenerla. Si riteneva scaltra, capace di qualunque cosa ed anche pressoché invincibile ma la verità era che ne aveva ancora molta di strada da fare. Prova ne era proprio la scelta della sua vittima della serata. Davvero pensava che una donna sola potesse essere un bersaglio ideale? Proprio il fatto che fosse, per l'appunto, sola testimoniava il fatto che la donna non temesse nessuno, il che avrebbe dovuto farle scattare più di un campanello d'allarme. La poca esperienza sul campo, però, aveva avuto la meglio sul giudizio della giovane che, ovviamente, avrebbe pagato ben presto il prezzo delle sue scelte. Inoltre, il fatto di riuscire a rubare con molta facilità non le arrogava il diritto di farlo ogni qualvolta ne aveva l'occasione! In realtà non avrebbe mai dovuto intraprendere un mestiere del genere ma, dato che ormai era nel giro, doveva imparare a saper riconoscere le occasioni in cui poter sfoggiare il suo talento e le occasioni in cui sarebbe stato molto meglio sembrare una normale ventenne. Un buon ladro è colui che agisce indisturbato e che non si fa prendere dall'impulso, no? Tutto ciò che al momento Amy non era, infatti all'improvviso si era ritrovata in una situazione incresciosa e con una bacchetta alla gola. Il volto della donna era... spaventoso. Probabilmente non aveva mai visto nulla di più terrificante in vita sua (e ne aveva viste nelle sua vita!). Non era però il suo aspetto a far paura perché, diciamocelo chiaramente, quella strega era bellissima sotto tutti i punti di vista. Ciò che faceva paura era proprio la durezza del suo sguardo e quell'aria gelida che le aleggiava attorno. Quella era una donna capace di uccidere ed Amy ne aveva sinceramente paura. Proprio questa sensazione le riportò alla mente tanti di quegli episodi in cui il padre l'aveva picchiata fino a farle uscire sangue, spezzandole il respiro. Aveva fatto tanta strada da allora, eppure ancora si impietriva davanti alla prima persona che glielo ricordava tanto. Si disse che ora era diverso... che ora aveva un modo concreto ed efficace per difendersi. Eppure eccola lì, impietrita e con una mano a tenere quella bacchetta che ancora gli veniva puntata alla gola. «Sei stupida o stai cercando la morte? » chiese quella donna gelida. Le parole però non le uscirono di bocca. L'unica cosa che poteva fare era rimanere impalata davanti a quegli occhi di ghiaccio, sperando in un miracolo che non sarebbe avvenuto. «dammi un valido motivo per non ucciderti in questo locale, all'istante» disse infine la donna, continuando a squadrare Amy dall'alto in basso. Era un'opportunità questa? Sicuramente si ed avrebbe fatto bene a coglierla, ma la verità era che non sapeva assolutamente cosa dire. Non aveva scuse, non aveva frasi pronte. Tutta la sua spavalderia era evaporata. Sinceramente? Un po' si odiava per questo. Sperava di essere diventata un po' più forte ed invece si scopriva di nuovo ad essere fragile come lo era sempre stata, ancor prima dei Lab. «Non ne ho. Volevo i soldi per una Burrobirra ed ho provato a rubarli da lei, signora. Non ho alcun valido motivo per impedirle di fare ciò che vuole.» disse Amy, tutto d'un fiato. Il cuore le batteva in gola.
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    Anjelika Queen
    Non sono cattiva, sono gli altri che mi disegnano così.
    Non è vero.


    Anjelika non era una persona che dava le così dette seconde possibilità. Mai. Non era capitato nel mondo del lavoro e potevano dirlo i suoi segretari. Anzi no, erano tutti morti, questo perchè uno sbaglio era più che sufficiente per portarla a uccidere il proprio personale. Odiava gli incompetenti. Non aveva perdonato Damian che l'aveva lasciata per una carriera, non tanto per averla messa al secondo posto ma insomma lei era pur sempre la moglie e odiava non essere al centro dei suoi pensieri; meritava le peggiori torture quell'uomo, che ora era pure diventato ex, se lo avesse avuto davanti probabilmente lo avrebbe prima cruciato, poi strappato il cuore per mangiarselo e infine lo avrebbe trasformato in un infero solo per averlo come schiavo. Ma era acqua passata, l'aveva oramai superata. Certo.
    Quindi potete capire quanto la donna fosse una persona squilibrata e che bastava una parola detta nel modo sbagliato che poteva farla diventare in un serpente pronto a mangiare la persona davanti a lei, letteralmente. Infatti continuava a guardare la ragazza come se volesse inghiottirla in un sol boccone e non sarebbe stata neanche tanto di pessimo sapore dato che era una bella ragazza e pure in forma. Poteva farci davvero un pensierino. «Non ne ho. Volevo i soldi per una Burrobirra ed ho provato a rubarli da lei, signora. Non ho alcun valido motivo per impedirle di fare ciò che vuole.» poteva uccidere la ragazza in quel preciso momento, senza neanche ascoltare il motivo per il quale aveva provato a derubarla perchè fondamentalmente non le importava, aveva osato sfidarla con quel gesto e meritava la morte. Eppure qualcosa la fermò, «e va bene» abbassò la bacchetta e sorrise seppur in modo diabolico perchè lei non si fidava di nessuno, mai. Non avrebbe per il momento abbassato la guardia rimanendo sempre pronta a ucciderla come e quando le pareva Forse per questo era sola, ancora una volta ma questa è un'altra storia.
    Non poteva negare a se stessa che le era piaciuta; non aveva pianto o implorato di non ucciderla come gli altri e persone come lei suscitavano nella Queen una sorta di ammirazione, nonostante godesse nel vedere il terrore negli occhi, nel sentire il pianto disperato o le urla del dolore, non poteva rimanere indifferente a tanta sfacciataggine. Poteva forse lasciarla andare. Forse. Rimase a fissarla senza dire niente pensando cosa farne di una come lei, di una ladra. Alla fine mollò completamente la presa su di lei «E poi che no mi si venga a dire che non sono una persona magnanima » le fece sedere accanto a lei «ti offro io la burrobirra e tu mi dirai cosa mi puoi dare in cambio.» disse per poi fare un accenno al barista così farsi servire la bevanda. Avevano da discutere le due donne e lei in particolare doveva capire davvero cosa farne di una come lei, forse poteva esserle utile in un qualche modo. Quale? Dipendeva tutto dalla bionda e anche dal suo umore, ma per il momento non era così pessimo quindi poteva andarle davvero molto bene, la Queen non dava mai una seconda chance, doveva solo giocarsela bene, davvero bene.






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    Amy Louise Whittaker // I'm not afraid
    Ci voleva molto coraggio nell'ammettere di non avere una buona motivazione dietro un proprio gesto, specialmente se legato ad un'azione moralmente discutibile (come il tentativo di rubare soldi). Amy avrebbe potuto mentire alla strega in mille modi diversi, eppure aveva optato per la sincerità (stupidamente). La lingua gli si era proprio impappinata ed il suo cervello non era stato collaborativo abbastanza e quindi dalla sua bocca era uscita solo la verità. Credeva di essere pertanto spacciata? Si. Ed era spaventata da quello che la strega avrebbe potuto farle? Si. Sotto sotto era davvero spaventata da tutti i maghi in generale perché avevano diversi assi nella manica che lei purtroppo si sognava. Era anche vero che il suo potere non era certo da buttare, eppure che cosa avrebbe potuto fare contro la rapidità della loro bacchetta e soprattutto contro la larga scala di incantesimi in loro possesso? Ecco perché di solito lavorava nell'ombra. Essendo una ladra, si nascondeva nell'oscurità e colpiva quando nessuno era nei paraggi, ma si era fatta prendere da una spavalderia che non aveva motivo di esistere. Era davvero una sciocca. La troppa ed improvvisa libertà l'aveva mandata fuori di testa. Forse aveva sempre avuto ragione suo padre... forse meritava tutto quello che le era stato riservato in passato ed anche quell'attuale guaio. Il pensiero di suo padre era sempre in grado di mandarla in confusione, purtroppo, soprattutto in situazioni difficili. Era come se cercasse ogni volta di buttarsi la zappa sui piedi da sola perché era già nei guai, poi pensava pure alla persona che più le aveva fatto del male al mondo e la situazione peggiorava. Non che comunque potesse andare peggio di così, eh. La strega e quei suoi occhi di ghiaccio facevano già paura così! «e va bene» disse poi la strega all'improvviso, abbassando la bacchetta. Amy era così stupita che sgranò inverosimilmente gli occhi. Davvero? La lasciava andare così? Era salva? Veramente non poteva crederci. Si era data 100% spacciata ed invece qualcosa, forse nella sua risposta, aveva colpito la strega. Incredibile! «E poi che non mi si venga a dire che non sono una persona magnanima » disse ancora la strega. Chissà chi era quella donna! Ora che la guardava bene, sembrava proprio la tipica persona importante di cui tutti conoscono l'esistenza e di cui se ne stanno bene alla larga. Che appartenesse a qualche famiglia nobiliare? Amy sapeva bene dell'esistenza nel mondo dei maghi di famiglie storiche che, letteralmente, avevano fatto la storia del Mondo Magico. Essendo babbana però aveva conoscenze limitate quindi non aveva idea di chi potesse essere quella donna. Fatto sta che la strega l'invitò a sedersi. «ti offro io la burrobirra e tu mi dirai cosa mi puoi dare in cambio.» continuò lei. Sembrava uno scambio più che equo. Amy non aveva proprio nulla da ridire, specialmente perché aveva ancora la testa attaccata al collo, quindi avrebbe fatto di tutto per sdebitarsi. «Sono una ladra, signora. Questo è il mio unico "talento", temo. Anche se stavolta non è andata come previsto.» disse Amy, prendendo meglio posizione accanto alla strega. Ovviamente non aveva abbassato la guardia. Aveva ben capito quanto quella strega fosse pericolosa, ma che poteva fare? Doveva continuare su quella linea e sperare in un altro po' di fortuna così da tornare a New Hovel tutta intera. «Vengo contattata spesso per rubare oggetti antichi per conto di altri maghi. E sono una special...» disse infine la giovane, quasi in un sussurro. Forse era giovane confessare di non essere una strega, per questo aveva perso coraggio nel pronunciare quella frase.
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    Anjelika Queen
    Non sono cattiva, sono gli altri che mi disegnano così.
    Non è vero.

    La mora non si stupiva mai e considerava il genere umano tendenzialmente stupido o senza talento comunque tanto da poter contare sulla dita di una mano le persone che riteneva intelligenti o degni della persona. «Sono una ladra, signora. Questo è il mio unico "talento", temo. Anche se stavolta non è andata come previsto.» e tra queste ci era appena entrata persino la ragazza dai capelli biondi. Era vero che era una ladra e si era fatta persino beccare in fragranza; e non da una persona comune ma proprio da Anjelika, una delle persone più stronze che potessero esistere, per non parlare che lavorava al ministero e si poteva dire con tutta tranquillità che Amy era praticamente morta. Ma era anche vero che il modo in cui le stava rispondendo la stava davvero facendo innamorare. Non in quel senso ovviamente dato che la donna non provava davvero quei tipi di sentimenti, specialmente ora che non era più sposata con Damian ma si poteva dire che forse c’era speranza per la sua vita; strano ma aveva trovato la donna in una delle sue giornate positive. Aveva davvero al sua stima, poteva davvero diventare qualcuno; «quindi guadagni abbastanza bene» disse più a se stessa che a lei ma stava cercando di capire che fine farle fare, poteva davvero esserle utile in qualche modo. Poteva farle fare persino la baby-sitter ad Antares, quella peste della quale avrebbe fatto volentieri a meno.
    «Vengo contattata spesso per rubare oggetti antichi per conto di altri maghi. E sono una special...»disse infine la giovane, quasi in un sussurro. Magari non era davvero intelligente come aveva creduto. Anjelika sorrise quasi in modo diabolico «Non dovresti dire così facilmente ad una ministeriale che sei una special.» prese un sorso della propria bibita ( che non ricordo cosa sia)[ « Ha mai pensato di usare la tua dote per fare qualcosa di diverso?» magari una come lei poteva essere sul serio utile, anche per i lavori sporchi o per avere comunque una special poteva risultare positivo per lei in futuro. « Vorresti lavorare per un solo mago? » stava iniziando ad attuare il piano ed era sicura che la bionda non avrebbe rifiutato, non poteva farlo o lo avrebbe uccisa all'istante e in quel luogo, entrambe lo sapevano. Potevano già brindare a quell'affare anche se forse non era così buono per la sua interlocutrice ma in fondo si trattava di Anjelika e non lasciava vivere le persone così a caso se non aveva qualcosa in cambio.








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    Amy provava vergogna nell'auto-definirsi una special ma non poteva tacere questo dettaglio alla strega, soprattutto perché la giovane non sapeva cosa la donna volesse da lei. Era chiaro che qualunque cosa avesse in mente era un compito alquanto arduo, dunque non poteva proprio non metterla a conoscenza dei suoi limiti. Era da stupidi. Gli special non erano in grado di fare molte delle cose che un mago poteva fare, quindi erano chiaramente in svantaggio in uno scontro. Amy non si definiva di certo una piccola indifesa ma era chiaro che Amy si sarebbe trovata in difficoltà in un eventuale scontro con un mago, per cui era giusto accettare la situazione e mettere subito le cose in chiaro. Ovviamente questo gesto le era costato molto, sia in termini di orgoglio che di vergogna, ma sentiva che non c'era altra soluzione se non essere sincera. Fino a quel momento l'esserlo (sincera fino in fondo) le aveva portato bene. Avrebbe evitato volentieri di dirlo ma in questo caso proprio non vedeva come tacere avrebbe potuto giovarle in qualche modo. Anzi, avrebbe potuto solo finire nei guai. Tanto comunque era una special dichiarata quindi alla fine non poteva succederle nulla di che. Il punto era proprio solo l'orgoglio. «Non dovresti dire così facilmente ad una ministeriale che sei una special.» disse però la strega, sorprendendola. Non era stata quindi la mossa giusta? Si era buttata da sola dentro la fossa? «Ha mai pensato di usare la tua dote per fare qualcosa di diverso?» continuò però ancora la strega, mandandola in confusione. Sul serio credeva che essere una special significava avere una dote? Non voleva prenderla in giro solo perché era una special? Ora, parliamoci chiaro: essere una special era sicuramente meglio di essere una babbana (Amy era nata e cresciuta come una babbana) però non era decisamente come essere un mago. «No, signora. Ho sfruttato il mio nuovo potere solo facendo la ladra. Non ho mai pensato ad un'alternativa. Fare la ladra riusciva a farmi guadagnare quanto bastava e quindi non ho mai cercato altro.» disse Amy, non capendo assolutamente dove la strega volesse andare a parare. Sentiva che ci fosse qualcosa di losco dietro a quelle strane domande della donna ma Amy non aveva il potere di leggere nel pensiero, quindi non sapeva assolutamente cosa la donna avesse in mente. Poteva solo aspettare. « Vorresti lavorare per un solo mago? » chiese infine la strega, lasciandola con l'amaro in bocca. Aveva scelta? Non sembrava. Non dal tono usato dalla donna. E si riferiva a lei? Nel senso, era lei il mago per cui doveva lavorare? Troppe domande. «Ho scelta, signora?» disse Amy anche se era solo una domanda retorica. Sospettava già di non avere scelta. «Farò tutto ciò che lei vorrà, anche solo per ripagarla di non avermi punita.» disse infine Amy, chinando la testa.
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    Anjelika Queen
    Non sono cattiva, sono gli altri che mi disegnano così.
    Non è vero.


    Anjelika non credeva nelle potenzialità degli altri, a parere suo tutti erano su di un gradino più basso rispetto a lei e la ragazza di fronte a lei non faceva eccezione. Tanto da essere stupita da se stessa per il fatto che fosse ancora lì a parlare, ma era curiosa tanto da non riuscire ad ucciderla e basta, prima l'avrebbe sfruttata. «No, signora. Ho sfruttato il mio nuovo potere solo facendo la ladra. Non ho mai pensato ad un'alternativa. Fare la ladra riusciva a farmi guadagnare quanto bastava e quindi non ho mai cercato altro.» A volte era davvero triste vedere quanto le persone non si valorizzassero ed Amy sembrava una di quelle. Non che fosse una persona speciale, era diversa dai maghi si, ma sicuramente avere dei poteri non la rendeva migliore, solo che effettivamente poteva sfruttarli in modo diverso e Anjelika aveva già un'idea.
    «Ho scelta, signora?» quanto le piaceva vedere gli altri sottomessi a lei, lo trovava molto soddisfacente, perchè sentiva di avere il potere e in quel mondo era tutto, o forse lo era solo per lei, ma comunque le piaceva essere una donna in cima alla piramide e non una di quelli che invece venivano schiacciati da essa.
    «Non chiamarmi signora. Sono Queen» perchè ovviamente farsi chiamare per nome era fin troppo confidenziale, poche persone lo facevano e sempre col suo permesso, però diciamo che la bionda aveva vinto un piccolo privilegio potendola chiamare anche solo Queen dato che effettivamente solo gli elfi la chiamavano signora; ah si anche i pezzenti, quindi quasi tutti, ma insomma poteva sentirsi una privilegiata.
    «e comunque non hai scelta se non vuoi finire ad Azkaban o in un letto per esperimenti.» sorrise in modo fin troppo maligno perchè non poteva fingere che aveva avuto anche una mezza idea di prenderla, di addormentarla e portarla in una delle sue camere insonorizzate per poterla studiare. Non era un problema per lei uccidere, vivisezionare e a volte mangiare anche i cuori, ma per Amy aveva deciso una sorte diversa, forse sotto alcuni aspetti era anche peggiore.«Farò tutto ciò che lei vorrà, anche solo per ripagarla di non avermi punita.» appunto. «Ho in mente un lavoro al mio fianco e ti mostrerò quale. Ma prima finiamo di bere. » disse sorseggiando il suo drink, non amava gli sprechi. Mai.
    «ma non essere così grata signorina ...» stavano parlando da mesi diversi minuti e non sapeva ancora come si chiamava. «come hai detto che ti chiami?» non che fosse davvero interessata a sapere chi avesse davanti, ma dato che avrebbe lavorato per lei poteva sapere il nome. Forse. Diciamo che era stata solo per cortesia in quel momento perchè quasi sicuramente si sarebbe scordata del nome non appena si fossero salutate e per il restante dell'esistenza della bionda l'avrebbe chiamata special, o schiava o con qualsiasi altro vezzeggiativo che le sarebbe venuto in mente sul momento.






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    Amy Louise Whittaker // I'm not afraid
    Era in trappola. Perduta. Distrutta.
    Sentiva come se le mancasse il respiro.
    Avrebbe voluto scappare. Sparire. Ma era inutile.
    Si sarebbe voluta mettere a piangere ma le era rimasto un po' d'orgoglio. Ed aveva paura di peggiorare la situazione.
    Era viva per miracolo. Questo era chiaro.
    E per quanto non volesse ammetterlo, era tutta colpa sua.
    Era stata lei a cacciarsi in quella situazione.
    Era stata lei a scegliere quella donna come bersaglio.
    Era stata lei a ritenerla una preda facile.
    Era stata lei a non rendersi conto del pericolo.
    Ed era stata lei a sottovalutare le conseguenze.
    Quindi non aveva che se stessa da biasimare e questo già di per sé era un dettaglio pesante come un macigno.
    Si sentiva umiliata e riusciva a stento a sopportare il fatto che, per giunta, dovesse essere pure grata a quella donna per averla lasciata in vita.
    Il suo orgoglio era in mille pezzi.
    Poteva sentire la risata di scherno di suo padre.
    Il sapore del sangue a seguito delle sue botte.
    Si sentiva tanto impotente quanto si era sempre sentita in presenza del padre ed era proprio per questo che la sua mente aveva rievocato quelle sensazioni così vivide.
    Il trauma non era passato. Amy si credeva tanto forte ma il suo passato non era ancora riuscito a cancellarlo.
    Si era liberata del padre, vero. Aveva combattuto contro di lui. Si. Ma era ancora bloccata nel passato.
    Ed ora aveva perso anche la libertà che si era duramente guadagnata dopo anni di dolore.
    Era solo colpa sua. Tutta colpa sua.
    Avrebbe dovuto trovare un lavoro normale.
    Avrebbe dovuto non essere così sicura di se stessa.
    Ed ora era troppo tardi per rimediare.
    «Non chiamarmi signora. Sono Queen» disse la donna.
    Amy così scopriva per la prima volta il suo cognome. Non che questo l'aiutasse in qualche modo. Sarebbe comunque rimasta legata a Queen per chissà ancora quanto tempo, con o senza cognome. Purtroppo.
    Come se tutto ciò non bastasse, le erano ancora ignote le vere intenzioni della donna: cosa voleva farle fare?
    Doveva rubare qualcosa? La voleva come schiava?
    L'incertezza e tutto questo non sapere erano snervanti.
    «e comunque non hai scelta se non vuoi finire ad Azkaban o in un letto per esperimenti.» disse Queen in tono molto maligno. Le venne la pelle d'oca. Per la paura. Amy non sapeva proprio che cosa rispondere a quella donna.
    Si limitò ad abbassare il capo, completamente terrorizzata all'idea di dover andare ad Azkaban.
    Nella sua ignoranza non aveva mai pensato davvero a quella eventualità. Credeva infatti che non le sarebbe mai accaduto nulla. Che se la sarebbe cavata sempre, forse anche grazie ai suoi poteri. La verità però era un'altra.
    La dura realtà le si era appena spiaccicata in faccia.
    «Ho in mente un lavoro al mio fianco e ti mostrerò quale. Ma prima finiamo di bere. » disse Queen.
    Forse non avrebbe brancolato nel buio ancora a lungo. Il che era sicuramente una cosa positiva. Era così apparsa una piccola luce in quel grande buco nero da cui era stata inghiottita. Fioca. Pallida. Ma era meglio di niente.
    Amy guardò la donna finire ciò che stava sorseggiando e fece altrettanto. La gola bruciava.
    «ma non essere così grata signorina ...» disse la donna.
    "Non lo sono." pensò subito Amy. Era tutt'altro che grata.
    Era disperata. Era arrabbiata. Era soffocata.
    Avrebbe voluto colpire quella donna e sparire nel buio.
    "Se solo potessi...!" pensò ancora Amy.
    Ma non poteva. Aveva le mani legate.
    Quella donna era pericolosa e doveva stare bene attenta a ciò che faceva. C'era la sua vita in ballo.
    «come hai detto che ti chiami?» chiese Queen.
    Amy avrebbe voluto non dirglielo. Avrebbe preferito mille volte dirle il suo nome da ladra: Abdiel. Temeva però che una bugia del genere le sarebbe potuta costare cara, quindi si costrinse a dire la verità.
    «Amy.» disse lei. Dopodiché la donna le fece un cenno ed Amy si ritrovò a seguirla fuori dal locale.
    Tremante. Insicura. Sola.
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    Don't you dare to underestimate me! I can look like a very blonde child, but I've been through so many that I know how to get by.
    Carry on my wayward son - Kansas
    23.01.1998
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