first date, will it be easy? nope.

Gideon x Narah - Wicked Park

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +2    
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Member
    Posts
    1,073
    Spolliciometro
    +2,074

    Status
    Anonymous
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    Era rimasto ai Tre manici di scopa oltre l'orario di chiusura solo per poter usufruire del cellulare che, com'era noto, ad Hogwarts non funzionava. Esistevano argomenti che il McPherson non avrebbe trovato tra i libri della biblioteca del castello, per cui doveva cercarli tramite altri mezzi. Non che non ci avesse provato, eh. Negli ultimi giorni aveva persino preso in prestito - e finito in tempi record (due giorni) - la saga completa di Incontri incantati, di Fifi LaFolle. Non era un esperto di romanzi rosa, al contrario, i suoi gusti letterari erano vasti e vari ma prediligeva il fantasy, soprattutto che non avesse una storia d'amore come sfondo: le storielle lo annoiavano. Gli aveva dato una possibilità e, in cambio, quella serie di romanzi rosa gli aveva lasciato addosso un acidulo senso di inettitudine. Ancora una volta aveva potuto notare quanto il genere maschile, nei libri, non rispettasse affatto la realtà delle cose. Finti oltre l'inverosimile.
    Nella stragrande maggioranza dei casi, infatti, i protagonisti maschili dei romanzi rosa erano fighi, misteriosi, affascinanti, ricchi e pieni di talenti, ma al tempo stesso stronzi, menefreghisti e spesso sciupa-femmine. MENZOGNE, tutte menzogne, secondo il McPherson. Quando avrebbero fatto un libro il cui protagonista era un disagiato awkward, pigro e tutto sommato buono, di quelli che non attirano il pubblico alla lettura, allora avrebbe provato ad apprezzarne il genere. Dato che quella saga non gli aveva insegnato niente che già sapesse (LUI VOLEVA LA FORMULA MAGICA PER CHIEDERE AD UNA RAGAZZA DI USCIRE IN MODO CHE LEI DICESSE SI. CHIEDEVA TROPPO?) Nella disperazione si era affidato a google, non potendosi affidare nè ad Hazel (consigli in fatto di appuntamenti con una ragazza? figuriamoci), nè ad Halley (non era proprio certo di volersi fidare di Halley per questi argomenti). In passato gli era capitato di chiedere a qualcuno di uscire, ma ormai sembrava essersi arrugginito. L'ultima ragazza a cui avrebbe voluto chiederlo era stata licenziata il giorno dopo dal suo posto di lavoro ed era sparita chissà dove. Questo non aveva certo buttato il McPherson nello sconforto - anche se gli dispiaceva per lei - però gli aveva fatto credere di non essere particolarmente fortunato nel campo. L'appuntamento al buio con Amélie, a febbraio, gli aveva fatto prendere un po' più di coraggio con le ragazze, ma non tanto quanto ne avrebbe avuto bisogno.
    Da qualche giorno, era sua intenzione chiedere a Narah Bloodworth, special del VI anno, di uscire con lui. Niente di impegnativo, alla fine, voleva solo provare a conoscerla perchè aveva trovato con lei dei punti di connessione non indifferenti. Gli era sembrata una ragazza sensibile, buona, gentile, dolce e...comunque molto bella. Che poi quell'appuntamento avrebbe portato ad una bella amicizia o altro, non poteva saperlo, nè dirlo.

    "Valuta il suo interesse nei tuoi confronti."
    Lesse, a bassa voce, dallo schermo del cellulare e sollevò lo sguardo pensieroso sul locale vuoto e perfettamente in ordine.
    "Ti guarda negli occhi?" Continuava l'articolo. Cercò di focalizzare vari spezzoni di ricordi, mettendoli insieme per farsi un'idea. Agli inizi della loro conoscenza, meh, si okay il contatto visivo con Narah non mancava, al contrario quando la incrociava per caso nei corridoi di Hogwarts lei era solita cercare il suo sguardo e gli sorrideva in maniera piuttosto imbarazzata. Ma era sempre stato un contatto visivo molto breve, fugace. Il motivo era semplice e stupido: Gideon, in un primo momento, si era convinto che se l'avesse guardata negli occhi per troppo tempo, lei avrebbe potuto leggergli i pensieri per sbaglio (?). Era un'idea che non trovava alcun fondamento, ma che dopo il Lilum si era fatta per lui assillante. Ne aveva davvero, davvero paura. Credeva nella buona fede di lei, ma temeva che potesse accadere per sbaglio e questo lo terrorizzava. Lo aveva terrorizzato per giorni finchè i suoi dubbi non erano stati chiariti dalla stessa Narah, durante un pomeriggio passato insieme a studiare erbologia - lui lo faceva perchè gli serviva, lei per diletto.

    ❖❖❖

    Probabilmente le era apparso strano, durante l'ora di studio, la guardava poco e niente, spesso nascondendo lo sguardo sotto le dita di una mano e fissandolo sul libro, in maniera alquanto bizzarra. Allora, Narah, la vera corvonero tra i due, avendo capito quale fosse il suo problema, aveva chiarito in maniera gentile, ma senza evitargli una buona dose di disagio.
    Comunque posso leggerti il pensiero anche senza guardarti. Ah, ecco.
    TI PREGO, PERCHE' ME LO HAI DETTO NARAH. Questo apriva un mondo di possibilità inesplorate.
    Era avvampato, divorato dalle fiamme.

    ❖❖❖

    Per lo meno, però, da quel giorno avevano rotto il ghiaccio prendendo un po' più di confidenza l'uno con l'altra. Ed anche il contatto visivo tra di loro sembrava essere...aumentato?
    Forse la confidenza era aumentata in maniera esponenziale, tanto da portarli a scherzare ed ironizzare tra di loro nei modi più stupidi.

    ❖❖❖

    Narah, non so cosa significhi questo nome. Voleva chiederglielo dal giorno in cui lei si era presentata nella serra, ma non c'era stata occasione.
    Vuol dire signora dei lupi...credo.
    Allora Gideon aveva sorriso, ritenendola buffa, non tanto per la spiegazione sul suo nome, quanto per la sua espressione nel pronunciarla.
    Signora dei lupi? E dove sono? Aveva domandato, con un sorrisetto divertito e si era guardato intorno, cercandoli.
    Mmmh non saprei, se vuoi li cerco nei tuoi pensieri. Ecco, aveva scoperto che la Bloodworth poteva essere anche KATTIVA e sapeva rigirare alla perfezione il coltello nella piaga. In particolare da quando aveva scoperto il suo punto debole.
    Touchè, non farlo.

    ❖❖❖

    "E se invece ti continuasse a guardare perché infastidita dai tuoi sguardi?" Ecco, lo sapeva che non avrebbe dovuto entrare su google per cercare aiuto, già si sentiva insicuro di suo, figuriamoci! Come faceva a capire se lei lo guardava e gli sorrideva perchè le faceva piacere vederlo o perchè era infastidita da lui?! Ma si, quisquiglie, andiamo avanti.
    "Fai caso a quanto spesso ti tocca."
    Mai. Perchè avrebbe dovuto farlo? Al contrario, Narah sembrava molto intimidita dal contatto fisico.
    "Fai caso a come ti guarda."
    Ah bè, praticamente gli stava suggerendo di nascere già esperto in materia, che genio, come aveva fatto a non pensarci prima lui?
    "Se ti guarda in maniera strana, controllati i denti. "
    Ah occhei. ihihih fantastico! Una vera scena alla McPhersonTM .
    "Mentre parlate guardala in faccia, soprattutto gli occhi." E fin qui, ok, da quando aveva chiarito come funzionasse la lettura del pensiero, guardarla negli occhi era diventato più un piacere che un disagio.
    "Non ti fare beccare a fissare il suo corpo (in particolare il seno)." Stai dicendo delle cose gravissime. Gideon McPherson nella sua vita aveva sbagliato tutto dal principio e doveva scoprirlo tramite google?
    Oh Morgana. Si portò una mano ai capelli castani e lievemente sudaticci per il turno di lavoro stancante e, particolarmente caldo. Vabbè, non è che lui fissava sempre e solo il seno della gente eh, e poi Narah non ne aveva.

    "Aiutala, fai qualcosa di carino per lei."
    La memorià vagò fino a qualche giorno prima, quando, vedendola in difficoltà per il trasporto di uno scatolone pieno di libri, si era offerto di portarlo per lei fino alla biblioteca al terzo piano. In quell'occasione lei gli aveva sorriso ed erano rimasti in biblioteca a scambiare due chiacchiere.
    "Quando sembra il momento giusto, chiedile di uscire. Abbi fiducia in te stesso, ma sii pronto per l'eventuale rifiuto." No, non era pronto al rifiuto. Era orgoglioso e sensibile (?) ed un rifiuto lo avrebbe portato a piangere per giorni e nascondersi sotto le coperte fino alla primavera successiva. #maturo
    "Nella malaugurata ipotesi che lei ti guardi con la faccia schifata, gridando "Nemmeno per sogno!" significa che la tua tecnica non ha avuto granché successo." Gideon era dell'idea che, in certi contesti, l'ironia fosse meglio lasciarla da parte. Tipo quello. Quello era il contesto sbagliato. Cristo Santo, ma cosa aveva appena letto? Sarebbe andata senza dubbio così, con Narah. Ma perchè continuava a stare su quel sito?! Chiuse google, siglando la fine del loro rapporto con un Grazie al cazzo. #educato Ed immaginare la scena del rifiuto lo spinse a riempirsi un bicchiere di acquaviola, per distendere i nervi.

    Sì, vabbè, lui voleva chiederle di uscire solo per conoscerla in un contesto diverso da quello scolastico e non circondati da altri diecimila studenti. Ci era rimasto troppo male dopo il Lilum, perchè era riuscito ad avvicinarsi a lei e scoprire che fosse una bellissima persona ma...non nei suoi panni. Era frustrante. Non è che aveva davvero bisogno di tutti quegli accorgimenti presi da google, no? Dopotutto il McPherson non partiva con l'intenzione di avere un secondo fine (?) A parte che avremmo dovuto specificare meglio cosa e quale fosse un secondo fine. Si trovavano bene tra le mura scolastiche, a studiare erbologia e chiacchierare, quindi perchè non provare a vedere come sarebbe andata fuori?

    Il giorno dopo, erano rimasti soli nei cortili del castello e tra un trattato sugli usi del bubotubero e quelli dell'orclumpo, aveva trovato il coraggio di chiederglielo. Non senza aver rimandato la cosa almeno una quindicina di volte.
    Ti va se una di queste sere andiamo al Wicked Park? Fanno delle mele caramellate buonissime. O mio dio. Glielo aveva chiesto davvero e la voce non aveva nemmeno tremato in modo eccessivo!
    Narah lo aveva guardato per troppi secondi, era avvampata. Aveva aspettato così tanto, prima di aprire bocca e rispondere, da lasciargli il tempo di immaginarsi il "NEMMENO PER SOGNO" in risposta. Ma poi aveva sorriso, ed aveva accettato il suo invito.

    ❖❖❖

    Il sabato pomeriggio dell'appuntamento, il McPherson aveva fatto i salti mortali per chiedere la serata libera ai Tre Manici, ed alla fine l'aveva ottenuta indebitandosi di un favore. Puntuale alle quattro, era andato a prendere Narah al dormitorio different lodge, fuori dal castello, evitando i commenti dei suoi compagni di Casa. Si era vestito in modo causal, un paio di jeans neri, t-shirt verde erba e scarpe da ginnastica scure (una foto di Gid che prova a correre perchè in ritardo all'appuntamento). Come al solito, poi, pareva aver fatto un bagno nel profumo, tanto da lasciare la scia al proprio passaggio e far sorgere più di una domanda da parte dei compagni Corvonero. "McPherson hai un appuntamento?!" e poi "Dove vai così in ghingheri?!" Poi vi spiego. Aveva tagliato così le curiosità dei suoi compagni, con la classica frase da utilizzare per rimandare qualcosa che non sarebbe mai arrivata. Aveva bussato al dormitorio con la speranza che ad aprire fosse Narah e non qualche sua compagna, tipo Jane che lo avrebbe messo, volontariamente o meno, in soggezione.

    Don't cry because it's over, smile because it happened
    Gideon
    McPherson
    16 y.o.
    ravenclaw
    metamorph.
    first date!


    Edited by visions of gideon - 26/4/2019, 12:38
     
    .
  2.     +2    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    938
    Spolliciometro
    +837

    Status
    Anonymous
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    «Oh mio dio, ma com’è successo?»
    Be’, per quanto in confusione, Narah era perfettamente consapevole di come fosse successo e la causa del suo sconvolgimento era riconducibile a un nome ben preciso: Gideon McPherson. Eh sì, era proprio Gideon il motivo della sua incredibile agitazione e il perché si trovasse da mezz’ora con la testa infilata nel proprio armadio. Ma procediamo con… «Oh mio dio con calma, sì.
    Neanche lei si spiegava come avesse fatto a instaurare un simile rapporto con Gideon. Era semplicemente successo. Cavolo, non avrebbe saputo nemmeno indicare il momento esatto o le dinamiche che avevano portato al loro improvviso avvicinamento. Dapprima erano dei saluti scambiati per i corridoi, dei rossori che Nah si affrettava a nascondere chinando il capo verso il basso. Ricordava nitidamente il loro incontro alle serre e, a posteriori, era stata così imbarazzata dalle proprie lacrime che credeva non si sarebbe più avvicinata al ragazzo, e che lui fosse dello stesso avviso. Era stato gentile e sensibile, le aveva strappato un sorriso, ma non si era mai fatta vedere tanto vulnerabile da qualcuno e immaginava l’avrebbe evitata come la peste
    Invece, dai saluti erano passati alle ore in biblioteca, tra i tanti tomi di Erbologia che Narah amava sfogliare: Gideon le aveva chiesto un aiuto in materia e lei, seppur titubante, aveva accettato volentieri. Era contenta di potergli offrire un aiuto – anche se lui se la cavava bene – e, contro ogni aspettativa, non si era trovata eccessivamente a disagio. Sarà stato che nemmeno Gideon era un gran chiacchierone, sarà stato che lui non la guardava mai con derisione e, anzi all’inizio non la guardava proprio, dettaglio che ricordava con divertimento. Era rispettoso e buffo nel suo essere a tratti un po’ impacciato, la ascoltava per poi ribattere con commenti sensati. Inaspettatamente, era diventata sua amica.
    Se n’era resa conto durante gli scherzi con Gideon, quando lui provava a metterla in imbarazzo o quando, conscia del piccolo problema del Corvonero, lei gli aveva picchiettato sul braccio per reclamare la sua attenzione, facendogli notare che la telepatia non necessitava del contatto visivo. Gideon McPherson aveva quella capacità di entrare a far parte della tua vita e scombussolartela pur rimanendo in punta di piedi; era il ragazzo più ordinario del mondo, ma con il sorriso più caldo e lo sguardo più dolce e malinconico che avesse mai visto. Era anche un po’ timido e maldestro, e arrossiva con una facilità che rasentava la sua. Questo, di sicuro, era un loro punto in comune.


    Poi, c’era stato un giorno in cui Gideon le era parso troppo strano; Nah si era sentita colpevole ed era andata in paranoia. Aveva iniziato a domandarsi se avesse fatto qualcosa di male, o se per colpa sua Gid aveva preso un brutto voto in Erbologia. Gli aveva lanciato delle occhiate nervose, distogliendo lo sguardo quando lui si voltava in sua direzione. Si sarebbe aspettata di tutto, eh, ma non quello. «Ti va se una di queste sere andiamo al Wicked Park? Fanno delle mele caramellate buonissime.»
    Avrebbe voluto morire, sul serio. E non perché avesse voluto rifiutare, ma perché non se l’aspettava. Insomma, con tutte le ragazze che c’erano a Hogwarts proprio lei?? Non aveva mai avuto un appuntamento con un ragazzo, non l’aveva mai avuto con nessuno. Si era sentita arrossire, le guance bollenti, e si era mordicchiata il labbro in silenzio. Uno, due, tre secondi, fino a farli diventare decisamente troppi. Ne sarò capace? Sarà un disastro? Oh dio, se sbagliassi tutto e mi facessi odiare? Panico, panico totale. Però, in fondo era di Gideon che si parlava, non di un ragazzo qualunque, e che con lui si sentiva tranquilla. Passavano tanto tempo insieme, fuori sarebbe stata la stessa cosa, no? Un sorriso, una leggera alzata di spalle. «Sì, va bene.» E l’espressione stupita di Gideon l’aveva fatta ridere, facendole capire che non era stata l’unica in difficoltà.


    Le insicurezze non erano finite lì, assolutamente. Quella sera lei e Gid sarebbero andati al Wicked Park, insieme: Narah aveva chiesto a una collega di sostituirla, promettendole di ricambiare il favore non appena ne avesse avuto bisogno.
    Il dilemma era come ci si vestiva per un appuntamento. Ma poi non era un appuntamento… o sì? E se avesse frainteso tutto? Come la pensava Gid? Se avesse capito male? Se si fosse vestita troppo elegante, troppo sciatta? Il suo tenero cuoricino era in preda all’ansia: Nah voleva che… be’, che Gideon si trovasse bene con lei, che si divertisse, e lei aveva l’atroce timore di esse piuttosto noiosa. Ci teneva un sacco, non voleva che la sua compagnia lo annoiasse!
    Avrebbe chiesto consiglio a Jane, ma era abbastanza sicura che non sarebbero stati quelli di cui aveva bisogno – perché dai, sarebbe stato troppo imbarazzante ricevere in risposta un “Be’, farsi mettere incinta al primo appuntamento è proprio da cretine” o “Non accettare droga dagli sconosciuti”. Perché sarebbe andata finire così, ne era sicura, e per quanto volesse bene a Jane voleva proprio evitare di provare l’istinto di diventare invisibile per almeno una settimana. Non che lei non sapesse che aveva un appuntamento, era per quello che aveva paura sbucasse da un momento all’altro.
    Si mordicchiò il labbro inferiore, le sopracciglia appena aggrottate in un piccolo broncio incerto. Avvertì una presenza sinistra alle proprie spalle, sussultando nel trovarsi accanto uno dei fantasmi evocati da Fitz. «Oh, salve Mrs. Elisabeth,» la salutò, rivolgendole un sorriso gentile. Era un fantasma discreto, non era invadente e il massimo che potesse fare era chiedere se volevi bere con lei una tazza di tè. A quello, fortunatamente, ci pensava Fitz. Si voltò verso l’armadio riprendendo a cercare, ma Mrs. Elisabeth le si era accostata, indicandole con aria convinta una maglietta. Era messa così male che aveva fatto tenerezza pure a un fantasma. Dato che non aveva nulla da perdere – e probabilmente Mrs. Elisabeth se la cavava meglio di lei – seguì le sue direttive anche per il resto dei capi.
    Dopo alcuni minuti si era spostata davanti allo specchio, osservando il proprio riflesso quel che bastava per ammettere che… non stava malissimo. Sperava solo non fosse troppo semplice, pensò, abbassando lo sguardo sull’abbinamento. «Grazie, Elisabeth! Dirò a Fitz di preparare il tè verde, quello che piace a te!»
    Guarda il lato positivo, sarebbe molto più imbarazzante se ti vedesse mezza nuda al Lilum. Arrossì solo al pensiero. Effettivamente, era una bruttissima prospettiva.


    Non appena avvertì qualcuno – o meglio Gideon – bussare alla porta, Nah si precipitò ad aprire. Sarebbe morta di imbarazzo se avesse dovuto dare spiegazioni a uno degli Special di Different Lodge. Già era in agitazione per conto proprio, ci mancava soltanto che la punzecchiassero e ci mettessero altro carico.
    La prima cosa che notò di lui fu il profumo: Narah avrebbe potuto scommettere di averlo sentito prima ancora di aprire la porta, ma ora che non c’era più nessuna barriera tra loro si accorse che non era stata un’impressione. Era un profumo intenso e per certi versi familiare, le piaceva molto. «Ciao Gid,» esordì, e si ritrovò a pensare per la millesima volta a quanto fosse alto. Era vestito in maniera piuttosto casual e, internamente, Nah fece un profondissimo sospiro di sollievo. Incoraggiata da questo particolare si schiarì la voce, facendo un vago cenno in sua direzione. «Stai… molto bene.» Doveva proprio arrossire a ogni complimento che gli faceva? Le scappò una risatina un po’ nervosa, conscia che Gideon avrebbe notato il suo nervosismo: lo faceva piuttosto spesso, ormai, ed era abitudine che lui la canzonasse per questo. Però sarebbe stata maleducata a non fare nessuna osservazione, a parte il fatto che il Corvonero stava bene per davvero. Era carino, e nonostante le proprie titubanze era sempre lo stesso ragazzo con cui aveva trascorso ore e ore al castello.
    Gideon aveva azzeccato anche il posto giusto: Narah adorava il Wicked Park e non gliene aveva fatto mistero. Forse era passata come una bambina, ma andava matta per lo zucchero filato, le mele caramellate e l’atmosfera allegra. «Oh, io sono pronta se stai aspettando me,» aggiunse con una punta di imbarazzo e un piccolo sorriso. Ora che lo rivedeva e la sua mente facile all’incertezza aveva constatato che il ragazzo era rimasto lo stesso e non c’era nulla da temere, stava tornando alla solita confidenza. Sì, poteva farcela.

    INVISIBLE AND
    INEVITABLE, LIKE A
    BUTTERFLY THAT BEATS ITS WINGS IN ONE CORNER OF THE GLOBE.
    Narah
    Bloodworth
    16 y.o.
    telepath
    awkward
    first date
     
    .
  3.     +1    
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Member
    Posts
    1,073
    Spolliciometro
    +2,074

    Status
    Anonymous
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    Nell'attesa che qualcuno "Ti prego fa che sia Narah" aprisse la porta, il McPherson aveva tirato fuori il suo cellulare per guardare l'orario. Le 16.03. Era stato troppo puntuale? Prima che potesse lanciarsi in una delle sue pippe mentali, finalmente la porta si aprì, mostrando una Narah Bloodworth in splendida forma. Non era abituato a vederla in abiti casual, tutte le volte che l'aveva incrociata per i corridoi portava la divisa degli special, e vederla in vesti differenti faceva sembrare tutto così adatto. Come doveva essere. Si lanciò in un sorriso caloroso, non permettendosi di farle l'ispezione a raggi x dalla testa ai piedi, ma agganciando la sua immagine per intero, per non metterla a disagio. Per i dettagli, c'era tempo.
    Il complimento della ragazza lo fece arrossire, com'era ovvio che fosse. Ma non si scompose più di tanto, al contrario, si fece sfuggire uno sbuffo divertito, allargando le braccia come per dire "eh, che ci vuoi fare, so nato fiko" (?)
    Seriamente parlando, il McPherson sapeva di avere un bell'aspetto, ordinario ma, tutto sommato, carino. Il problema erano i comportamenti goffi che offuscavano il tutto. Il problema si poneva quando apriva bocca per intraprendere un'approfondita conferenza su grilli e cavallette, o quando dal nulla si ritrovava a spiegare perchè la Luna si chiamasse in questo modo, dal latino lūna, dal più antico louksna, proveniente da leuk, "luce". Era...un tipo ordinario, dagli atteggiamenti tutto fuorchè ordinari, ed era felice che, a Narah, questo non dispiacesse. Avrebbe dovuto ricambiare il complimento? Anche lui pensava che lei stesse bene, ma lo pensava...sempre. Insomma, non era una cosa nuova o diversa dal solito. E tu sei...diversa. Meno scolastica (????) Okay, meno un punto per il nostro McPherson che riceverà un bel due di picche per questo appuntamento. Annuì, alla sua affermazione. Andiamo, allora. Sollevò le spalle, ma poi si ricordò, appena in tempo, di aver tralasciato un importante dettaglio! IL SUO REGALO! Ah! Aspetta! Ti ho portato una cosa. Sorrise, felice e gioioso, come se non avesse fatto altro che aspettare quel momento da tutto il giorno. No, non l'appuntamento, proprio il momento del regalo. Infilò una mano nella tasca del jeans nero, con aria palesemente concentrata nell'atto di cercare qualcosa. Incantesimo estendibile. Spiegò, poi, sollevando il volto con le gote rosate verso quello di Narah. Sperò vivamente che il pacchetto non si fosse rovinato, ma estraendolo dalla tasca questo gli parve, quanto mento, integro. PACCHETTO AWKWARD Al suo interno, se Narah avesse avuto il coraggio barbaro di aprire e rompere quella splendida carta regalo con i cruciverba disegnati, avrebbe trovato un paio di calzini color panna, a righe marroni, fatti a mano, morbidissimi, con sopra cucite due orecchiette da cane ed un musino really cute!. Per la precisione, QUESTE. Se ti senti sola, puoi accarezzarle e abbaieranno.
    Sì, insomma, doveva pur mostrarle qualche talento, no? E certo nel club U tried (quello dedicato al fai da te) il McPherson era diventato una star indiscussa. C'era chi ad una ragazza regalava fiori e cioccolatini, e poi c'era Gideon McPherson e la sua passione per i calzini strambi.
    Cosa avevamo detto del fare silenzio e dei comportamenti, Gideon?
    Puoi lasciarle qui nel dormitorio se preferisci, e ci avviamo. Le sorrise, infilandosi le mani nelle tasche del jeans.


    Don't cry because it's over, smile because it happened
    Gideon
    McPherson
    16 y.o.
    ravenclaw
    metamorph.
    first date!
     
    .
  4.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    938
    Spolliciometro
    +837

    Status
    Anonymous
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    Stava andando… bene?? Narah non era ancora sicura riguardo la propria presentabilità, ma quando Gideon le sorrise e arrossì gran parte delle sue ritrosie si sciolse come neve al sole. Era lo stesso ragazzo buffo di tutti i giorni e lo apprezzò, scioccamente felice di constatare che Gideon era sempre Gideon; forse era stupido fare un ragionamento del genere, ma non lo era per lei che aveva timore di non essere abbastanza simpatica o abbastanza adatta a queste cose. Solo negli ultimi tempi aveva iniziato a uscire con le sue amiche, semplicemente perché adesso ne aveva, ma se era una novità andare in giro in una combriccola per una come lei, immaginatevi l’impatto che poteva avere un appuntamento. Grazie Gideon, è sempre molto divertente andare in iperventilazione. Però… se lui l’aveva invitata voleva dire che non si trovava poi così male, altrimenti non l’avrebbe fatto. Era ora di smettere di titubare! Peccato non bastasse ripeterlo tra sé e sé per rilassarsi.
    Sentendosi rassicurata da quel pensiero e dall’apparente tranquillità di Gid, Narah alzò gli occhi al cielo con divertimento nel vedere il Corvonero darsi delle arie; allo stesso tempo sorprese se stessa, rendendosi conto con un secondo di ritardo di aver usato la scusa per dargli un’occhiata un po’ più dettagliata. Un pochino se ne vergognò, arrossendo da sola. Da quando era così sfacciata??(?) Si rimproverò in silenzio mentre accoglieva con un lieve sorriso grato le parole di Gideon: il fatto che essere definita “meno scolastica” non fosse esattamente il complimento più esplicito del mondo non la offese, anzi, le rese più facile accettarlo, mormorando un «Grazie» intenerito.
    «Andiamo, allora.» Nah aveva già annuito con un passo in avanti. Sì, sarebbe andato tutto be- un regalo? Lui le aveva portato un regalo??? Si girò di scatto verso di lui, letteralmente terrorizzata. Cosa?? Ma lei non aveva preparato niente per lui, sarebbe parsa come una maleducata! Lo guardò con occhi un po’ mortificati, portandosi le dita alle labbra. Come aveva fatto a non pensarci?
    Verissimo che si sentiva in colpa, tuttavia tutta quella premura le fece, be’, piacere. Ovviamente. Chi sarebbe rimasta impassibile alla vista di Gideon McPherson con le guance rosse che rovistava nella tasca dei pantaloni? Si lasciò sfuggire una risatina, scuotendo la testa mentre abbassava appena lo sguardo. Non sarebbe mai stata preparata alle sorprese di Gid, vero? Piegò di lato la testa, suo malgrado sbirciando le sue mosse, e dimenticò la propria mortificazione quando Gideon le mostrò un pacchetto con la carta da regalo più bella che avesse mai visto.
    «Io non ti ho fatto niente...» E sì, sembrava quasi voler mettere l’accento su quella mancanza decisamente a suo sfavore, ma Nah era realmente dispiaciuta, non per modo di dire, e ammetteva sempre i propri difetti – e spesso si attribuiva anche quelli che non aveva –. Si sarebbe riscattata al Wicked Park, decise.
    Mise da parte la paranoia, un po’ perché non le sembrava il caso e un po’ perché, cavolo, adorava come il pacchetto era stato incartato! Gideon non lo sapeva, ma la divertiva da morire trovare delle parole in tutte quelle lettere apparentemente gettate alla rinfusa; era come trovare un ago in un pagliaio, o il filo che avrebbe portato a sbrogliare della matassa. Provò a trattenersi, ci provò davvero, facendo appello a tutto il proprio controllo per continuare a comportarsi come una persona normale e mediamente intelligente, ma a quanto pare erano in due a essere delle cause perse disagiate, nonostante si fosse ammonita di non cedere alla tentazione, posò il dito su una lettera con gesto solenne, facendolo scivolare sulla carta liscia fino a lasciarsi sfuggire un’esclamazione soddisfatta. «Guarda, c’è una parola qui, qui e...» Stupidamente, solo in un secondo momento si accorse del “with love” cerchiato di rosso. Ah. «E qui.» Che tenero!
    Si era lasciata trasportare in maniera awkward? Mmmh. Recuperando un po’ di contegno, Nah si decise finalmente a scartare il regalo – e a malincuore, avrebbe voluto trovare altre parole – e sentì un UGH in sottofondo, che dire, il contenuto le piacque ancora di più della presentazione. Quello era il paio di calze più carine che avesse mai visto! «Sono stupende! Come facevi a sapere che mi piacciono le calze strane??» Le tastò, adorando quanto il tessuto fosse morbido, innamorata all’istante di quelle orecchiette. Aaaw. «Le hai fatte tu?» Il suo entusiasmo avrebbe potuto essere catalogato come infantile ma, che l’avrebbe mai ammesso o no, Narah adorava quei tipi di regali. Davvero abbaiavano?? Ne voleva mille paia, sul serio! «Grazie.» Gli lanciò un’occhiata sincera, esitando un paio di secondi con fare indeciso: aveva abbastanza fegato per dargli un abbraccio? Be’, poteva sempre provare. Si grattò distrattamente una guancia e quando prese coraggio sporgendosi verso di lui, non si sapeva come, Nah incespicò sui suoi stessi passi e per poco non stramazzò a terra come proprio la migliore delle ballerine aggraziate. Oh oh.
    Andò subito a fuoco, rendendosi conto di essergli praticamente caduta addosso in un abbraccio piuttosto violento come approccio, soprattutto rispetto a quello che aveva voluto. «SCUSAMI.» E indietreggiò di scatto con un colpetto di tosse, rinnovando il proprio sorriso. Facendo finta di niente magari avrebbe imparato a non sentirsi in imbarazzo (no). Si congedò con la scusa di dover mettere a posto quelle bellissime calze e sparì dietro la porta, poggiandovisi contro con un profondo sospiro. Non era andata male, no?? Ma poi come faceva Gideon a essere sempre così carino? «Oh mio dio.» Ancora? Sicuramente.


    «Mia madre mi doveva prendere in braccio per portarmi via, altrimenti puntavo i piedi.» Nah gli stava raccontando della sua passione per il Wicked Park mentre combatteva contro l’agitazione che le attorcigliava nello stomaco. Per Narah non era tanto semplice parlare di sé, specialmente perché sentiva sempre di non avere niente di interessante, o quantomeno nulla che potesse interessare agli altri; in quel caso, tuttavia, si sentiva ascoltata. Era una sensazione che le portava una piccola percentuale di ansia, ma allo stesso tempo piacevole: aveva l’attenzione di Gideon concentrata su di sé, stavolta non per un consulto su un qualche tipo di pianta, ma per quello che lei aveva da dire. La sua timidezza l’aveva già portata ad arrossire più volte nell’incrociare il suo sguardo, ma a ogni rossore corrispondeva anche un sorriso. Non si sentiva sotto esame, Narah. In più occasioni aveva avuto l’impulso di arrossire e scappare via, perché l’esame cui era sottoposta spesso erano gli occhi avidi dei clienti del Lilum nel vederla ballare, o quando un ragazzo di Hogwarts la scrutava con curiosità a causa della sua divisa. Allora davvero avrebbe voluto scappare, rifugiarsi in camera e non uscirne più.
    «Tu ci vieni spesso, qui?» Questa volta, con suo enorme sollievo, desiderava tutto tranne che scappare. Nah voleva restare. Fare un giro del parco assieme a Gideon, magari comprare schifezze, chiacchierare e ridere per qualunque sciocchezza, cercare di capire silenziosamente che fragranza avesse il profumo dell’altro. Sentirsi una ragazza normale, in compagnia di un ragazzo normale – ma ben poco noioso – durante una serata normale. Avrebbe potuto abituarsi e, nonostante in qualunque altra giornata questo pensiero avrebbe avuto il potere di spaventarla, adesso la faceva sorridere. «E quindi ti piacciono le mele caramellate?» gli lanciò una bonaria frecciatina, ridacchiando mentre alzava le spalle nel prenderlo un po’ in giro nel ricordare come le aveva proposto di uscire.

    INVISIBLE AND
    INEVITABLE, LIKE A
    BUTTERFLY THAT BEATS ITS WINGS IN ONE CORNER OF THE GLOBE.
    Narah
    Bloodworth
    16 y.o.
    telepath
    awkward
    first date
     
    .
  5.     +1    
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Member
    Posts
    1,073
    Spolliciometro
    +2,074

    Status
    Anonymous
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    La sensazione di essere osservato si era fatta pressante, ma il McPherson aveva tentato di non darle peso, convincendosi di essere solo paranoico. Gli era persino parso di vedere delle ombre oltre le finestre del dormitorio, ma non si era fatto distrarre: era troppo preso da Narah e dalla sua reazione al pacco mlml ed ai calzini, per accorgersi davvero di chi li stava bonariamente spiando. Fu felicissimo di sapere che le erano piaciuti, e non riusciva a non sorridere, notando la sorpresa sul suo volto. Dato che aveva fatto colpo, si sentì in dovere di prendersi i meriti di quell'opera d'arte (?). Sì, le ho fatte io al club U tried. Un grande sorriso ad accompagnare quella rivelazione. Poi, se la sentì di strafare. Se ti piacciono te ne faccio altre, anche guanti e cappellini. #GideonFrenati Immaginarsi seduto a fare la calza maglia non era un'immagine sensuale, ma che importava? Era il suo passatempo preferito dopo la lettura! Ed era giusto che Narah lo sapesse, se dovevano conoscersi meglio, no? Non era certo il classico tipo tutto muscoli e palestra, al contrario, amava i passatempi sedentari. Portò una mano a grattarsi la nuca, mentre la guardava osservare i calzini con aria rapita. Com'era carina?! Era ovvio che non avesse l'intenzione di metterla in imbarazzo, presentandosi lì con un regalo, ma...no ci aveva proprio pensato che lei potesse sentirsi a disagio. Non si aspettava che lei gliene facesse uno, e certo non ci era rimasto male per quello. Non avevo idea che ti piacessero i calzini strambi! Le ho fatte perchè anche io li amo. Ci stava un abbraccio? Massì, dai.
    Ed ecco arrivare il primo momento awkward palese di quell'uscita: era probabile che Narah e Gideon ebbero la stessa idea, nello stesso momento, perchè quando lui aprì le braccia, con l'intenzione di fare un passo in avanti, lei gli stava già piombando addosso, inciampando nei suoi stessi passi e, letteralmente, sbattendogli addosso. La sorresse per evitare di farla cadere, mentre il volto della mora stava spiaccicato contro il suo petto. La strinse dalla schiena per un breve istante. Ma quanto era magra?! Certo, lo vedeva che era snella, ma sentirla sotto le proprie mani fu strano. Era bellissima comunque, eh, ma temeva di spezzarla se l'avesse stretta troppo. Doveva farla mangiare (?) Aiutandola a rimettersi dritta sorrise e le diede un buffetto sulla guancia. Non la stava certo prendendo in giro con quella breve risata divertita, ma lei era buffa davvero. Fissò lo sguardo color miele nel suo, con un sorriso a labbra chiuse ancora in viso. Non so te, ma io non ho voglia di vederti con una caviglia gonfia ed una borsa del ghiaccio sopra. Alzò un sopracciglio, l'aria volutamente allusiva. Cosa stava facendo? Il riferimento al loro incontro al Lilum era chiaro - per lo meno per lui - e se il profumo familiare non era stato abbastanza, il McPherson sembrava volerle dare degli indizi per arrivarci. Era...sbagliato? Una parte di lui voleva vuotare il sacco subito, l'altra preparava il terreno per farlo. Si staccò piano da lei quando fu stabile sulle proprie gambe, e lasciò che entrasse nel dormitorio per posare le calze. Ne approfittò anche per dare una sbirciata al suo interno, riuscendo a vedere poco, comunque.

    Era una giornata di sole, tipica primaverile ed adatta ad un giro all'aperto. Il cinguettio degli uccelli accompagnava una fioritura totale di cardi e narcisi. Il tragitto verso il parco fu piacevole e non privo di chiacchiere, tant'è che Gideon non sentì nemmeno il peso della fila all'ingresso del parco. Al suo fianco, Narah gli raccontava di quando era bambina, e Gideon l’ascoltava, sorridendo di tanto in tanto in maniera piuttosto silenziosa. Gli piaceva sentirla raccontare di sè, vederla aprirsi e lasciarsi andare, senza timidezza. Rise immaginandola bambina, mentre faceva i capricci per non essere portata via dal Wicked Park.
    Il parco aveva sempre attirato la sua attenzione per i colori, le musiche, le giostre e, ultimo ma non per importanza, il cibo. Nonostante Gideon ne amasse l’ambiente, però, non erano tante le volte in cui si era recato al parco per una giornata di divertimento. Era stato lì solo una volta con degli amici e si era divertito tantissimo. Sollevò le spalle, infilando le mani nelle tasche dei jeans mentre si voltava appena con il viso per guardarla. Io sono stato qui solo una volta con degli amici, ma non abito nel Regno Unito da molto, sono arrivato a settembre. Sono nato e cresciuto a Boston e ho frequentato Salem.
    Okay avevano camminato troppo. Il corvonero prese l'iniziativa andando a sedersi su una panchina che dava una vista completa sulle giostre più importanti.
    Oh. Rise quando Nah nominò le mele caramellate, riconoscendo il riferimento a quando le aveva chiesto di uscire. Amo davvero le mele caramellate e vorrei provarle. Non sarebbe stato difficile trovare una bancarella al parco, ne era pieno! E tu...sei una tipa da montagne russe o da ruota panoramica? Domandò, tentando di analizzarla e catalogarla, come faceva spesso con tutti. Aspetta, indovino io. L'anticipò, prima che potesse rispondere. Si voltò verso di lei, osservandola in ogni dettaglio e socchiudendo lo sguardo, come se la stesse leggendo, quasi avessero lo stesso potere. Allora...Tu ti senti a tuo agio sulla ruota, e l'idea delle montagne russe un po' ti spaventa. Ma in realtà sai che potrebbe essere un'esperienza indimenticabile e che ti farebbe sentire viva e soddisfatta per il resto della giornata. Sempre che non fosse acrofobica, in quel caso bè, Gideon aveva decisamente sbagliato location per l'appuntamento.
    Don't cry because it's over, smile because it happened
    Gideon
    McPherson
    16 y.o.
    ravenclaw
    metamorph.
    first date!
     
    .
  6.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    938
    Spolliciometro
    +837

    Status
    Anonymous
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    Ripensandoci, Narah era ancora stupita di come il loro rapporto si fosse sviluppato con la stessa velocità con cui si scostava una tenda e si lasciava entrare il sole a illuminare la stanza. Gideon aveva illuminato la sua giornata nello stesso modo, e il fatto che Nah già si fidasse di lui le suscitava una paura di fondo, quella che tutto potesse finire così com’era iniziato.
    Però non ci rifletteva spesso, le bastava guardare il fare buffo e rilassato del moro per accantonare i suoi timori: sì, quella si chiamava decisamente fiducia, perché fino ad ora erano state rare le occasioni in cui Narah fosse riuscita a riconoscere l’irrazionalità di una propria paura e metterla da parte. Non aveva mai incontrato un ragazzo che affermava senza vergogna di condividere la sua stessa passione per i calzini strambi, e l’aveva fatta ridere quando le aveva proposto con soddisfazione di farle altre calze, e addirittura di guanti e cappellini rigorosamente fatti a mano – tra l’altro, Nah aveva accettato al settimo cielo, non poteva lasciarsi sfuggire l’occasione di avere quei pezzi unici fatti da Gideon McPherson in persona! Come avrebbe potuto Narah non volergli bene?? E, cosa di cui era stata grata, non le aveva fatto pesare il suo tentativo di abbracciarlo finito male – non poteva capitare che a lei una gaffe simile, ovvio –, commentando con una frase scherzosa che, per un attimo, le aveva fatto tornare in mente le circostanze in cui era avvenuto l’incontro con Guinevre. Tra l’altro Narah sperava vivamente che la ragazza stesse bene e le era capitato di cercarla con lo sguardo al Lilum per assicurarsene di persona, ma non l’aveva più incrociata.
    Mentre Gideon parlava, Narah cercava di immaginare come fosse Boston. Le sarebbe piaciuto un sacco visitarla per vedere il posto in cui Gid e sua sorella erano cresciuti, intravedere le differente tra quell’ambiente e quello dell’Inghilterra, e andare in America in generale per soddisfare la propria curiosità. «Sì, lo sapevo.» Eh sì, i pettegolezzi li venivano a sapere anche gli Special! Gli sorrise, trattenendo le mille domande che avrebbe voluto fargli su come avesse vissuto prima di arrivare ad Hogwarts. Temeva di infastidirlo, e magari ne avrebbero avuto il tempo più tardi, Nah non aveva alcuna fretta. Comunque Gideon sembrava essersi fatto molti amici e, ora che lo conosceva meglio, non si stupiva per niente.
    Lo seguì fino alla panchina su cui prese posto, accavallando una gamba sull’altra, leggermente sporta in avanti mentre gli lanciava la frecciatina delle mele caramellate; lo osservò ridere, sorridendo a propria volta contenta che, sul serio, fosse tutto molto più… leggero e piacevole e spontaneo di quanto si fosse aspettata. Era felice di essere lì con lui, e questo la rendeva un po’ più spigliata e aperta del solito, complice la giornata soleggiata e l’atmosfera giocosa del Wicked Park. Si atteggiò a un’espressione sconvolta, portandosi una mano al petto con gli occhi sgranati di fronte alla rivelazione del ragazzo. «Non hai mai assaggiato le mele caramellate che fanno qui??» Non sapeva cosa si perdeva. Che poi a Narah le mele caramellate piacessero sempre e comunque, quello era un altro discorso.
    Persa a riflettere sul giro turistico delle varie bancarelle per riempirlo di dolciumi vari e fargli vivere il vero spirito del parco – aspetta, e se poi avesse vomitato tutto su una delle giostre?? vomitino Si sarebbe sentita troppo in colpa, poverino! –, fu colta di sorpresa dal quesito di Gideon. Si voltò verso di lui, osservandolo negli occhi con espressione interdetta, quasi volendo comprendere meglio cosa gli ronzasse per la testa. Oddio, essendo una telepate avrebbe potuto farlo, ma ormai chiunque sapeva che non l’avrebbe fatto. Le sarebbe davvero piaciuto avere una risposta fulminea da offrirgli, ma se mesi prima avrebbe optato subito per la sicura e rassicurante ruota panoramica, ora stava valutando se sbilanciarsi o meno, o meglio, se ne avrebbe avuto il coraggio.
    «Aspetta, indovino io.» Oh. Be’, okay. Sorrise appena, avvertendo come sempre quel brulicante nervosismo allo stomaco nel sentirsi osservata da Gideon. Però alzò entrambe le sopracciglia, ricambiando il suo sguardo con divertimento e curiosità mentre lui si atteggiava a telepate a propria volta. «Sentiamo, magari trovi la risposta per me,» rise, girandosi col busto verso di lui, le mani congiunte sulle gambe nonostante avrebbe voluto abbassare il viso per nascondere quel velo di imbarazzo che persisteva anche con lui. Nah non aveva ancora capito se era normale l’effetto che il Corvonero aveva su di lei, perché se da una parte le ispirava lo stesso affetto di un dolcissimo cucciolo, dall’altra si sentiva un sacco fragile, ma non in senso… negativo.
    Si era aspettata una battuta, una tenera presa in giro, ma non un’analisi in cui Narah si rispecchiava tremendamente bene. Ebbe un attimo di perplessità, le iridi stupite fisse nelle sue, prima di rivolgergli l’ennesimo sorriso. Prese atto del fatto che Gid doveva conoscerla meglio di quanto pensasse, o forse che era bravo a capire le persone. «Non sapevo avessi queste doti da Legilimens, quali altri talenti nascondi?» scherzò, per poi iniziare a mordicchiarsi il labbro, pensierosa. «Sai… credo tu abbia ragione.» E arrossì, perché per lei non era facile condividere i propri stati d’animo. «Anche se non mi piaccio molto,» gli confessò con ostentata leggerezza. No, il suo carattere non le piaceva ed era essenzialmente il motivo per cui lavorava al Lilum, ma questo a Gid non poteva confessarlo… avrebbe pensato male di lei, e Nah ci sarebbe troppo male. Sperava solo non la trovasse noiosa. «Ma oggi faremo le montagne russe!» (cosa Gideon? Hai paura di vomitarle addosso? Eeeh ora ti arrangi, tièH.) Anche se in effetti le montagne russe un po’ la spaventavano eh, chiariamolo, però non soffriva di tachicardia né aveva paura delle altezze, non poteva succedere nulla di male!
    Poi, siccome aveva scoperto settimane fa quanto fosse divertente far stare in ansia Gideon kattiva, il suo sguardo divenne più serio e Nah si sistemò meglio, iniziando a fissarlo con intensità. «Ora provo io, ci riuscirò sicuramente meglio!» Fece finta di concentrarsi, lasciando che passasse qualche secondo in nome della credibilità; successivamente corrugò la fronte, come se avesse trovato qualcosa che non le piaceva per niente. «Perché non me l’hai detto subito??» Riuscì a rimanere seria per davvero poco – giusto quell’attimo per fargli prendere un micro infarto ihih – prima di sciogliersi in una risatina. «Okay, tu sei stato più bravo. Sono un pochino imbarazzata però, sei stato troppo bravo.» Mise su un broncio palesemente finto e, per un istante in cui si sentì scioccamente libera di farlo, alzò una mano per scostargli con due dita un ricciolo che gli era finito sulla fronte.
    Oh oh. Dio, ma cosa le era saltato in mente? Avvampò in uno schiocco di dita, schiarendosi la voce mentre, ovviamente, tornava a posare la mano sulle gambe. «Scusa.» Sarebbe stato un momento perfetto per diventare invisibile. Perché doveva sempre mettersi in imbarazzo da sola? Giusto per precisare, Gideon aveva i capelli più morbidi che avesse mai sentito e le sarebbe piaciuto un sacco toccarli ancora #awkward. Optò per fare finta di niente, perché sennò sarebbe morta sul posto e voleva proprio evitarlo, ma prima si sentì in dovere di giustificarsi in maniera… evitabile, con voce bassa e delicata. «Sembravano morbidi...»
    Non ce la poteva fare. Insomma, non era la prima volta che si toccavano (???), Gideon le dava spesso dei buffetti sul viso, dei colpetti sul braccio o sulla spalla, e a volte la spintonava leggermente per stuzzicarla; era gradevole e Nah ci era abituata, nonostante all’inizio la mettesse un po’ in imbarazzo, ma era raro che fosse lei a cercare un contatto con lui. Per cambiare discorso, optò per ciò che avrebbe voluto chiedergli indipendentemente dal bisogno di trovare un argomento “comodo”. «Come ti trovavi a Boston? È diverso da qui?» Pregava che Gid le desse corda, anche se non avrebbe mai potuto arrabbiarsi se invece l’avesse canzonata per avergli toccato i capelli e – oddio, lo aveva detto davvero. – averli definiti morbidi. Probabilmente l’avrebbe fatto pure lei se fosse stata nella sua posizione. Avrebbe voluto farsi spiegare le differenze che c’erano tra Salem e Hogwarts, capire di più dei posti in cui era stato, ma vista la triste fine della scuola aveva paura di toccare un tasto dolente per lui, e non voleva intristirlo in una giornata in cui, goffaggine a parte, anche lei si sentiva allegra e contenta di essere dov’era adesso. L’idea di chiedergli il permesso di scandagliargli ricordi riguardo la sua città natale le sfiorò la mente, prima che la scacciasse via e gli sorridesse.

    INVISIBLE AND
    INEVITABLE, LIKE A
    BUTTERFLY THAT BEATS ITS WINGS IN ONE CORNER OF THE GLOBE.
    Narah
    Bloodworth
    16 y.o.
    telepath
    awkward
    first date


    Edited by butterfly‚ - 4/5/2019, 20:08
     
    .
  7.     +1    
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Member
    Posts
    1,073
    Spolliciometro
    +2,074

    Status
    Anonymous
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    Glielo aveva giurato, giorni addietro.
    Croce sul cuore, no?
    E Gideon voleva fidarsi, lo voleva davvero.
    Eppure. Eppure, non era un tipo diffidente a prescindere, forse perché sapeva subito di chi potersi fidare e chi no. Studiare le persone e delineare un quadro davvero troppo preciso di loro era ciò che, da sempre, gli riusciva bene. Non aveva passatempi movimentati, non era uno sportivo nè un amante delle camminate o dei ritmi frenetici. Lui amava osservare, e capire. E di Narah aveva capito tanto e subito. Poteva fidarsi di lei.
    Eppure. Eppure, quella paura era sempre lì, presente, ben nascosta dietro un sorriso o uno sguardo più timido degli altri, ma pressante. ”Sì, lo sapevo.”
    Lo sapeva?!
    Il suo primo pensiero non venne formulato con logica, ma fu dettato dalla paura. Dal terrore, per la precisione. Non andò a pensare che Narah potesse sapere che lui veniva dall’America perchè, si sa, gli studenti chiacchierano e lui era "quello nuovo". Andò a pensare che potesse averlo scoperto grazie al suo potere di telepate e quindi, per un attimo, rimase spiazzato. In silenzio. Poi, però, si riprese subito. Giusto il tempo di un battito ci ciglia ed uno sguardo lanciato di sottecchi alla ragazza al suo fianco. Doveva rilassarsi.
    Glielo aveva promesso.
    Nonostante ciò, si rese conto che vivere in questo modo non era ciò che avrebbe voluto, si accorse di non riuscire a vivere bene determinati momenti con Narah, non come avrebbe voluto. E non li avrebbe vissuti mai bene finchè tra di loro ci fosse stato quel segreto. Non era sereno come avrebbe dovuto essere. Poteva anche fidarsi di lei, ma sapere di avere la coscienza sporca lo faceva diventare paranoico. Capì che la fiducia contava ben poco quando il vero problema era con sè stesso e non con gli altri. Le sorrise, comunque. Abbandonando per un attimo quel pensiero e provando a concentrarsi solo su di loro.

    Quali altri talenti nascondi? Fu a quel punto che, il McPherson, iniziò a provolare a modo suo. (Ah, non aveva ancora iniziato?) Sorrise caloroso, lusingato dalle parole di le ed allungò un braccio sulla spalliera della panchina, dietro le spalle di Nah, senza toccarla, comunque.
    You know nothing, Narah Sand! Come suonava bene, Narah Sand? Certo, lei sarebbe stata un'abitante di Dorne, con la sua pelle dorata e baciata dal sole ed i suoi ricci selvaggi. Di sicuro non una Snow.
    Ti prego, dimmi che segui il Trono di spade. La pungolò con lo sguardo, fissandola come si fissa una preda da catturare presto. Questo appuntamento potrebbe concludersi qui e subito. No, non era vero, però ihihi, bello credere di essere un po' stronzo ogni tanto. No scherzo, ma sarebbe una cosa gravissima, anche perchè siamo all'ottava stagione e sta morendo troppa gente che merita di essere pianta. Comunque #NoSpoiler La scrutò a lungo, sfidandola a rispondere che NO, non seguiva il Trono di Spade. Il McPherson avrebbe potuto anche spingerla ad iniziare la serie quella sera stessa #malattie

    Assottigliò lo sguardo reso un po' più chiaro, quasi verde, sotto la luce del giorno, alla sua affermazione sul "non piacersi". Non si prodigò in frasi fatte o perle di saggezza - per quanto veritiere fossero - sul "sei bellissima dentro e fuori" o "come fai a non piacerti? insomma...guardati!". Avrebbe voluto dirglielo, in verità, che era bellissima e che non piacersi non poteva davvero essere un'opzione. Ma Gideon era abbastanza intelligente da comprendere che non importavano le impressioni altrui, nè ciò che appariva agli occhi degli altri, ciò che contava era stare bene con sè stessi. E poteva anche essere Miss mondo fuori e Maria Teresa di Calcutta dentro: se non si piaceva lei per prima, per i più svariati motivi che solo lei poteva conoscere, non aveva alcuna importanza quanto bella fosse per tutti gli altri. E perchè non ti piaci? Domandò, sinceramente curioso di scoprire la sua risposta, sempre che lei avesse voluto dargliene una. Libera di non farlo, comunque.
    E bene, montagne russe siano. Il sorriso del giovane si allargò di nuovo, illuminato dalla consapevolezza che aveva fatto bene a rimanere a stomaco vuoto: non ci sarebbe stato niente da rimettere, in quel caso. Sì, era decisamente pronto per l'occasione. Andare sulle montagne russe non era come girare sul nottetempo, anche se ci si avvicinava molto, non vivevamo con la paura di poter finire addosso a qualche altro passeggero, nè di finire per sbattere contro i vetri spaccandosi il naso e, magari, anche un dente. Le montagne russe erano liberatorie, gridava, poteva esprimere ciò che difficilmente riusciva a fare a parole il resto del tempo, lo facevano respirare nonostante il suo cuore venisse messo a dura prova pompando più velocemente. Era l'unico svago adrenalinico che era disposto a concedersi perchè, a conti fatti, i pro erano più dei contro.

    ”Ora provo io, ci riuscirò sicuramente meglio!"
    La fulminò con lo sguardo, sollevando il dito indice e puntandola, con aria fintamente minacciosa. Non farlo. Narah? Lo sai.
    Lo aveva promesso. Non poteva farlo davvero.
    "Perché non me l’hai detto subito??" Occristo. Lo aveva fatto?
    C-che cosa?! Sbiancò, le mani a coprirsi velocemente gli occhi perchè sì, la convinzione che farsi guardare negli occhi le avrebbe quanto meno agevolato le cose, nessuno poteva levargliela. Ma poi lei rise, facendolo piombare nel dubbio che potesse aver davvero scoperto qualcosa, come magari anche no. Poteva detestare qualcuno a cui voleva bene?! Bè, adesso sì. Sappi che ho appena iniziato ad odiarti. Disse, non credendoci nemmeno lui, ma bè, poco importava.

    Narah parve imbrociata, dopo aver appurato quanto bravo lui fosse stato a leggerla. Avrebbe voluto rassicurarla sul fatto che lei non era un libro così aperto come poteva sembrare, ma non poteva certo farlo senza ammettere di conoscerla più di quanto lei gli avesse raccontato. C'era la questione "Lilum" che non era certo da sottovalutare, e che infatti, aveva contribuito in gran parte a fargli delineare quel preciso quadro di lei. A sua insaputa aveva conosciuto il suo lato più segreto, quello più proibito e libertino, il suo desiderio di sentirsi apprezzata, di andare fuori dagli schemi e stupire gli altri al di fuori dal proprio guscio. Non poteva fare riferimento a questo, però, perchè non avrebbe dovuto saperne niente.
    Un po' si rabbuiò per quel pensiero e per lo scossone che aveva preso poco prima per il suo scherzo. Gliene avrebbe parlato prima o poi? E...oh, accidenti, immaginarla in quel locale, sotto lo sguardo lascivo di centinaia di clienti, gli faceva prudere le mani più di quanto avrebbe voluto ammettere. Non lo avrebbe ammesso mai, MAI, lo giurò a sè stesso. Mai.
    Lo sguardo basso a fissarsi le mani, mentre le dita di Narah gli accarezzavano il sottile ciuffo castano che, come spesso accadeva, gli era ricaduto sugli occhi. Non poteva negare che, in un primo momento, quel contatto lo aveva spaventato e lasciato un po' spiazzato, confuso dal fatto che potesse essere reale o meno. Un gesto così dolce e carino, così quasi intimo, non se lo aspettava. Per cui non si fece scappare l'occasione, prendendo la palla al balzo per afferrarle con delicatezza la mano che lei aveva ritratto e stringerla nella propria. Un piccolo sorriso timido sulle labbra ad accompagnare quel gesto. Anche la sua mano era morbida come lui aveva pensato, ma questo non glielo disse. Si voltò di spalle, permettendosi si abbassarsi a poggiare la testa sulle sue ginocchia, le gambe piegate ed i piedi al limite della panchina. Tenendo la mano della ragazza stretta nella propria, la invitò a riportarla sui suoi capelli, per riprendere ad accarezzarli. Allora puoi assicurartene. Chiuse gli occhi perché guardare il cielo limpido e soleggiato ad occhi aperti gli dava fastidio. Hai appena scoperto un mio punto debole. Farsi accarezzare i capelli era probabilmente il punto debole di chiunque, ma del McPherson più che mai, tanto che sarebbe stato in grado di addormentarsi in pieno giorno, all’aperto e durante un appuntamento, se accarezzato. Contava di non addormentarsi, però, stimolato dalla conversazione. E poi, dopo lo spavento che lei gli aveva fatto prendere, gli doveva come minimo qualche carezza! #marpions
    Prese un profondo respiro, ogni muscolo rilassato grazie al tepore del sole e le mani della ragazza morbide su di lui.
    Sperava di non averla messa a disagio, con quel gesto, ma be, nel caso sarebbe stato sempre meno di quanto lo aveva messo a disagio lei fingendo di leggergli il pensiero!
    Boston... ripetè, rendendosi conto che la sua città gli era sempre mancata tantissimo, in quei mesi, ma che con il tempo questa nostalgia si era alleviata sempre più. Era una città frenetica e piena di vita, più tranquilla di Londra ma be, lì aveva degli amici che, con tutta onestà, non vedeva l’ora di rivedere. In America le leggi non sono così rigide come qui, e ho tanti amici che mi mancano. Non è mai semplice ripartire da zero, ma adesso ho amici anche qui e fa sembrare questa terra meno inospitale. Aprì gli occhi per guardarla per qualche secondo, dal basso della sua posizione. Era anche grazie a lei se, adesso, poteva dire di trovarsi bene. A lei, Perses, Hunter, Halley e tutti i compagni che aveva avuto la fortuna di conoscere. E tu... da quanto tempo hai questo potere? Com’è successo? Non era pienamente cosciente di quanto dura potesse davvero essere stata per lei, aveva solo una vaga idea di come quelli che venivano definiti “special” acquisissero il loro potere. Nella sua ingenuità - definiamola anche “ignoranza in materia” - non poteva sapere di aver risvegliato in lei, forse, dei ricordi difficili.
    Don't cry because it's over, smile because it happened
    Gideon
    McPherson
    16 y.o.
    ravenclaw
    metamorph.
    first date!


    Edited by visions of gideon - 7/5/2019, 20:22
     
    .
  8.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    938
    Spolliciometro
    +837

    Status
    Anonymous
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    «You know nothing, Narah Sand!»
    Di fronte alla palese semicitazione del Trono di Spade a Narah si illuminarono gli occhi, mentre guardava Gideon con la tipica espressione di chi aveva trovato un compagno nerd con cui commentare la propria serie tv preferita. Ecco un altro punto da segnare nella lista di cose in comune con Gideon: era così contenta che quasi si dimenticò del braccio del ragazzo dietro la propria schiena, che la metteva in imbarazzo non perché lo trovasse fastidioso o molesto – o meglio, aveva imparato che Gid, molesto, sapeva esserlo, certo non in quel senso né in quell’occasione e mai in senso negativo –, ma per la semplice vicinanza fisica.
    Però non poteva fargliela passare liscia. Sbatté le palpebre con aria supponente, il sorriso di chi la sapeva lunga sulle labbra mentre alzava le sopracciglia a ribadire con ironia la propria superiorità in risposta al suo sguardo indagatore. «Potrei batterti a un quiz sul Trono di Spade a occhi chiusi, ma non voglio umiliarti. Ecco, quello delle morti è un tasto dolente.» Erano sempre i migliori a morire, per non parlare dei suoi personaggi preferiti. Fece finta di sistemarsi degli immaginari occhiali sul naso, arricciando quest’ultimo e restituendogli la stessa occhiata di sfida. Gideon scherzava facendo il superiore, tuttavia ancora non conosceva il suo lato da nerd incallita: avrebbe avuto la guerra.
    Perché non si piaceva? Oh, ce ne sarebbe stato da dire, dal suo punto di vista! Per quanto si trovasse bene nell’intavolare discussioni con il Corvonero, parlargli della propria bassa autostima era qualcosa che non le andava di fare. È sempre imbarazzante ammettere di non sentirsi bene con se stessi, e Nah non si sarebbe mai sognata di narrargli di ciò che non le andava a genio di sé al loro appuntamento, perché malgrado le sue paranoie quell’uscita era un appuntamento in piena regola. Non lo avrebbe rovinato con le proprie insicurezze e non voleva sembrare lagnosa o stupida; inoltre questo l’avrebbe portata a desiderare di raccontargli del Lilum e, cavolo, al solo pensiero si vergognava così tanto! Cosa avrebbe pensato di lei? A fronte di queste considerazioni, fatte nel brevissimo giro di due o tre secondi massimo, Narah scosse la testa sperando di non dare a vedere la nota dolente che per lei rappresentava la domanda di Gideon. «Oh, niente, sono sciocchezze...» che la imbarazzavano particolarmente. La consolava il fatto che non fosse evidente, comunque, voleva dire che forse Gideon non si accorgeva di quanto fosse imbranata nei rapporti sociali – o magari aveva scelto di essere carino o fare finta di niente, e le andava bene in entrambi i casi.
    Lasciargli credere di essere stato vittima della sua telepatia fu davvero divertente come si era aspettato, e si ritrovò a ridere apertamente, senza smorzare il volume. Doveva farlo più spesso. Si asciugò una lacrima, schiarendosi la voce mentre tentava di tornare seria, anche se lo sdegno di Gideon era impagabile nonostante un pochino le dispiacesse avergli fatto quello scherzo. Passava decisamente troppo tempo con Jane e Fitz, erano questi gli effetti! «Okay, me lo merito,» ammise allegramente. Non era stata sicura che Gid ci sarebbe cascato però, gli aveva promesso che non gli avrebbe letto nulla senza il suo permesso! «Però mantengo sempre le promesse.» La voce un po’ più timida, mentre gli sorrideva fiduciosa. No, non l’avrebbe mai fatto e ci teneva che lui le credesse e si liberasse di quel timore. In fondo, riteneva che Gideon non le stesse nascondendo alcunché, che non lo avrebbe mai fatto. Si fidava.
    E a questo punto si fidava più di lui che della propria intelligenza. L’aveva fatto sul serio, gli aveva sistemato i capelli come una fidanzatina affettuosa. Dio, che vergogna. Che vergogna. No, sul serio, Nah non capiva cosa le fosse preso, e di certo non aveva a che fare con le farfalle nello stomaco che Gideon le provocava. Assolutamente no. Avrebbe continuato a rimanere immobile come un camaleonte che cerca di mimetizzarsi con l’ambiente, i lineamenti ad esprimere un immenso disagio se Gid non l’avesse – di nuovo – indotta a comportarsi in maniera diversa da come avrebbe fatto di solito. Inizialmente quasi dubitò che non fosse frutto della sua immaginazione, mentre le stringeva la mano con una dolcezza che le fece provare un’emozione sconosciuta e ingombrante, oppure mentre le sorrideva guardandola come se nemmeno lui, fino all’ultimo, fosse stato sicuro se sbilanciarsi. Le fu abbastanza chiaro che però stava succedendo davvero, e il peso della testa di Gid sulle sue gambe, troppo reale per esserselo inventato, era inequivocabile. Le stava chiedendo di carezzargli i capelli? Poteva farlo?
    Abbassò lo sguardo su Gideon per capire se fosse serio, vedendolo a occhi chiusi e con un’espressione di rilassata beatitudine. Be’, lui le aveva dato il permesso, magari si sarebbe offeso se non gli avesse dato retta – se questa era una scusa bella e buona, Narah fece finta di non saperlo; affondò con delicatezza e un po’ di esitazione le dita in quei ricci soffici, quasi affascinata da quel contatto fatto di confidenza e affetto. Gideon la stava sconvolgendo troppe volte in un giorno solo, la sua resistenza cardiaca aveva un limite. «Hai scoperto un mio punto debole.» Una magra consolazione, dato che Nah aveva scoperto che carezzarglieli, invece, era un suo punto debole. Confusa, si ravviò i capelli ribelli con la mano libera, non sapendo bene dove poggiarla dato che l’altro aveva praticamente occupato tutta la panchina. Ma quanto era alto?? Le scappò una risatina, concedendosi di osservare Gideon liberamente, ora che aveva gli occhi chiusi. «L’ho notato.»
    Mosse piano le dita in lunghe carezze sulla sua testa, giocando di tanto in tanto con un riccio particolarmente ribelle che le strappava un sorriso. Era bello poterlo fare, e vedere che a Gid andava bene. Nah dava quasi sempre retta alle proprie insicurezze, non poteva farne a meno: le sue stesse insicurezze, il più delle volte, amplificavano la sua sensazione di non sentirsi accettata, di essere diversa dagli altri – in mezzo ai maghi, soprattutto – e quindi esclusa. Ma quel gesto le sapeva di confidenza, di appartenenza a un legame, e la faceva sentire bene.
    Nel frattempo Narah rifletteva sulle parole di Gid. Provò compassione per lui – non pena, che era qualcosa che Nah non voleva né provare né suscitare – e anche comprensione, perché tornando a Hogwarts senza la sua magia era come vederla per la prima volta. Una prospettiva completamente ribaltata, in cui lei non faceva più parte di quel mondo. Poi aveva conosciuto Jane, dopo ancora Fitz, ed erano state loro a non farle più rimpiangere la sua natura di strega. Incrociò i suoi occhi, arrossendo. «Capisco.» Infatti, ogni tanto la telepate si perdeva nei suoi pensieri e realizzava che, nonostante tutto, un lato positivo da ciò che aveva passato si poteva trovare: non avrebbe fatto amicizia con le sue amiche, e questa sì che sarebbe stata una perdita da rimpiangere. Gideon, immaginò, doveva essersi sentito in maniera simile ed era contenta che avesse trovato qualcosa di buono in Inghilterra. Non doveva essere stato difficile abbandonare tutto, una casa, le abitudini, la scuola, gli amici e forse… qualcos’altro. Sentendo lo stomaco pungere in maniera sgradevole Narah si morse il labbro. Non erano affari suoi, non doveva impicciarsi; in fondo era sempre stata brava a essere riservata e a lasciare agli altri la propria privacy.
    Ma cavolo, rimanere nel dubbio l’avrebbe logorata troppo, e in un’altra circostanza non avrebbe avuto il coraggio. Cosa doveva fare? Smise di accarezzarlo per un breve intervallo, gli occhi fissi sulla sua maglietta perché si vergognava a guardarlo in volto. «Dovevi avere molti amici lì… e amiche.» Cercò di rimanere neutra, schiarendosi la gola come se nulla fosse e concentrandosi sul movimento ritmico delle dita tra i capelli di Gid. Ma mi sa tanto che era capace ad abbozzare tanto quanto lo era a mentire: faceva schifo.
    Incrociò il suo sguardo, arrossendo sotto quello scrutinio. Non si infastidì alla sua domanda, e piuttosto si chiese come avrebbe potuto raccontarlo senza… i dettagli, quelli più spiacevoli sia da ricordare che da narrare, che non avrebbe dimenticato neanche tra decenni, impressi nella sua memoria in un modo che odiava. «Non da molto, in realtà, anche se mi sembra una vita» gli rivelò. Si sentiva vulnerabile a parlarne, ma voleva farlo. Gideon si era aperto con lei, e non voleva fosse uno scambio unilaterale. «Era estate, avevo finito il primo anno a Hogwarts. Ero una Corvonero!» Fece un piccolo sorriso, ricordandosi quanto le era piaciuta la Sala Comune la prima volta che l’aveva vista. Le sembrava quasi di rivederla, la Narah di cinque anni fa che passava il suo tempo a curiosare nel proprio libro di Erbologia. Non tanto diversamente da come faceva adesso con quello di Gideon, alla fine.
    «Sono stata rapita. Non so chi sia stato, ho perso i sensi prima che potessi accorgermi di cosa stava succedendo. Mi sono risvegliata in laboratorio, ma a dire il vero non l’ho capito subito: ero in un posto sconosciuto e non a casa mia.» Dov’era sua madre? Non se lo ricordava, ma non con lei, o avrebbe fatto qualcosa. Narah, però, non gliene avrebbe mai fatto una colpa. Ricordava il disorientamento che aveva provato, lontana dalla mamma, la paura nel sentire gli urli provenienti da altre stanze, fino a quando la stanza da cui giungevano quegli echi di dolore non era divenuta la sua. Era sicura non ne sarebbe uscita viva e, probabilmente, nemmeno i mostri che la trattavano come una cavia –. Quando i Pavor avevano scoperto il laboratorio Nah era già in possesso di un potere che non sapeva gestire, ma almeno era viva e aveva ringraziato per questo infinite volte. «Mi hanno portata a Different Lodge e sono riuscita a comunicare con mia madre. Da allora è cambiato tutto.»
    Guardò Gideon e la sua espressione attenta, pensando che non doveva essere un argomento facile da affrontare per lui. Di sicuro, non era il massimo dell’allegria. Gli sorrise timidamente, confortata dalla sua vicinanza: era un resoconto triste, sia per lui che per lei, che con il tempo aveva imparato ad accettare il suo passato per com’era stato e trarre da esso qualche pensiero positivo. Voleva che Gid sapesse come era stato vivere a Hogwarts come special; voleva che la conoscesse e, una volta tanto, credeva che a lui non sarebbe dispiaciuto. Arricciò una ciocca di capelli del Corvonero attorno al dito. Le venne in mente, ma non l’aveva mai provato con nessuno al di fuori delle lezioni. Non sapeva se ne sarebbe stata capace, né se Gideon l’avrebbe gradito. Incerta, piegò di lato la testa. «Ti andrebbe bene se provassi a… fare una cosa? Puoi fidarti.»
    Bastò quel «Mi fido» di rimando per convincerla che stesse facendo la cosa giusta ad aprirsi con lui. Gli sorrise, prima di prendere un profondo respiro. Cosa le aveva detto il professore? Era necessaria una grande concentrazione per trasmettere correttamente i propri ricordi dalla sua mente a un’altra, veniva più facile se era comoda, rilassata e senza pressioni esterne. Ad occhi altrui sarebbero parsi solo due ragazzi che riposavano e Narah non se ne sarebbe curata. Non poteva essere complicato, o forse sì, ma scoraggiarsi rendeva più probabile il suo fallimento. Scacciò ogni pensiero dalla mente, tranne quel ricordo da cui sarebbe partita. Lo mise a fuoco, lo rivisse, si focalizzò su come si era sentita e, allora, lo incanalò verso la mente di Gideon.


    L’inizio di quello che avrebbe dovuto essere il suo secondo anno. Il suo primo giorno da Special. La sera prima Narah aveva rimuginato per ore, fantasticando nella realtà in cui avrebbe vissuto se non fosse stata rapita e usata come cavia. In quella realtà aveva passato settimane felici sotto il sole estivo con sua madre, poi si sarebbe preparata per salire sul treno che l’avrebbe portata a Hogwarts, indossando la sua bellissima divisa dei Corvonero, la bacchetta a portata di mano. Di notte, invece, quella sua mente che aveva acquisito nuove capacità era stata crudele con lei, e Nah aveva sognato di… be’, di essere normale. Vivere una vita normale, sogno che era sfumato all’arrivo dell’alba.
    A stento aveva trattenuto le lacrime: indossare la divisa grigia degli Special era stato insopportabilmente difficile, ma del resto una bambina di dodici anni con un enorme trauma da metabolizzare alle spalle non avrebbe potuto avere una reazione tanto diversa.
    Non aveva mai avuto un carattere forte, e da settembre in poi questo non le era stato affatto d’aiuto: ogni occhiata di sbieco che i suoi ex compagni di Casata le lanciavano arrivava come una pugnalata allo stomaco, ogni commento cattivo le faceva venir voglia di scappare. Per i corridoi la guardavano come si studiava un fenomeno da baraccone, un errore, quello che per molto tempo si reputò.
    Different Lodge era diventato il suo rifugio. Lì nessuno avrebbe sparlato di lei, né l’avrebbe chiamata “scherzo della natura” o “esperimento”. Vi si chiudeva dentro tutto il tempo in cui non aveva lezione e leggeva, leggeva e leggeva, oppure ballava su note che solo lei poteva sentire. Era l’unica soluzione per distrarsi, perché il suo cuore sensibile non avrebbe sopportato altre prese in giro e altro disprezzo. Isolarsi le permetteva di proteggersi.


    Si era sistemata nervosamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio, lo sguardo basso e le spalle rese rigide dalla tensione mentre sentiva i passi di quella che sarebbe stata la sua compagna di stanza fuori dalla porta.
    In quell’anno vissuto a Different Lodge aveva imparato a rimanere in disparte per evitare di rimanerci male, a essere invisibile anche se non letteralmente – in certi casi pure quello –. Un po’ aveva paura che sarebbe stata oggetto di prese in giro per i suoi balbettii e le sue scene mute, senza dimenticare chi amava renderle noto che gli Special gli facevano schifo. Non si fidava di nessuno e aveva iniziato a temere anche la propria ombra.
    Ben presto, Nah aveva incominciato a sentirsi sola in quell’isolamento che, secondo lei, era inevitabile. Ormai il suo potere non era più fonte di odio verso se stessa ma, in compenso, fonte di odio era tutto il resto: il suo essere impacciata, la riservatezza, l’ansia che la attanagliava quando veniva costretta a stare in mezzo alla gente.
    Una nuova compagna l’avrebbe fatta sentire sola, l’unico problema era proprio lei. Nah non era brava a farsi degli amici, perciò era sicura che quella ragazza, Jane, l’avrebbe detestata con tutte le sue forze. Si era già fatta un filone ben preciso di ciò che sarebbe successo: Jane sarebbe entrata, si sarebbe presentata con un sorriso tendendole la mano e lei sarebbe rimasta lì impalata, a fissarla come se non avesse mai visto un essere umano in vita sua, per poi balbettare a stento qualche parolina, troppo timida per stringerle la mano. E quella sarebbe stata solo una delle mille occasioni in cui Jane avrebbe tentato di fare amicizia sentendosi rifiutata, anche se Narah non aveva per niente l’intenzione di farla sentire una presenza indesiderata.
    Invece, l’unica dinamica che somigliava a quella che aveva immaginato era Jane che apriva la porta. Narah l’aveva osservata con la disperazione negli occhi, prima di rendersi conto che quest’ultima non si era diretta verso di lei, piombandosi piuttosto sul letto accanto al suo senza degnarla di un’occhiata. Nah ne aveva scrutato la pelle chiarissima e i capelli neri, incuriosita e sollevata da quel comportamento bizzarro. «Se vogliamo avere una convivenza pacifica non devi fare altro che non parlarmi e non invadere i miei spazi personali. Allora sarai sopportabile.»
    Ah. Aveva riflettuto per un minuto, la fronte corrucciata, prima di illuminarsi come se le si fosse accesa una lampadina in testa. Oh, ma lei era bravissima a stare zitta e rispettare lo spazio altrui! Questo vuol dire che aveva una piccola possibilità di non farsi odiare e, chi lo sa, diventare sua… amica. Certo che, aveva pensato, se non potevano parlarsi non sarebbe mica stata questione di un giorno.
    E infatti erano passate settimane, prima che scambiassero due parole. Erano appena uscite dall’aula utilizzata per le lezioni degli Special e, nel tragitto, Jane si era fermata di botto, scattando una foto con la propria fotocamera a un ragazzo dai capelli rossi poco distante. «Secondo me ha un cane brutto come, come si chiama, una Mandragola.»
    Nah le aveva scoccato un’occhiata un po’ perplessa, indecisa. «Come fai a saperlo?»
    «Non lo so. Lo immagino,» le aveva risposto la mora, il tono annoiato di chi era certo non sarebbe stato compreso.
    Nel momento in cui capì che lei non era l’unica a immaginare come potesse essere la vita di tutte le persone che vedeva passare accanto a lei ma con cui non parlava mai, Narah aveva sorriso. «Secondo me è più tipo da iguana.»
    Jane l’aveva guardata, e dall’espressione la telepate avrebbe giurato che l’avrebbe mandata a quel paese, ma d’altronde Jane aveva sempre quell’espressione. Non si poteva mai sapere. «Mh. Potresti aver ragione.»
    Quella fu la scintilla della loro amicizia tanto strana quanto sincera. Da lì sarebbero iniziati i suoi ricordi felici, passo dopo passo, giornata dopo giornata. Ci sarebbero state le serate passate a cercare di far funzionare Netflix con il potere di Jane, le nottate in cui chiacchieravano di ciò che le andava – perché, a dire il vero, era Nah a parlare e l’altra ad ascoltare –, i momenti in cui Jane la difendeva da chi la prendeva di mira e poi, ovviamente, quelli in cui sempre Jane la rimbrottava perché non rispondeva mai ai bulletti. Sarebbe stata la base della sua ritrovata positività e del suo amore per la vita nonostante tutto.


    Era riuscita a mentire persino a Jane, l’unica persona che considerasse una sorella e che le voleva bene così com’era. Come aveva fatto ad arrivare a questo punto, proprio lei, che detestava con tutte le sue forze i bugiardi? Nah non aveva scusanti e lo sapeva, eppure anche solo l’eventualità di perdere la sua migliore amica la distruggeva. Per un attimo si sentì come si era sentita a dodici anni, alle prese con l’accettazione di qualcosa che non voleva accadesse.
    Le serre avevano il relativo effetto di calmarla, donarle quel senso di protezione che in genere trovava nella stanza che divideva con Jane che, per la maggior parte del tempo, rimaneva lì tutta intenta a odiare il mondo, le persone e qualunque cosa respirasse con quel piglio così rassegnatamente schifato che la faceva ridere.
    «...Mi dispiace, non volevo disturbarti.» Nell’atto di asciugarsi una lacrima, Nah si era girata di scatto, sentendosi colta con le mani nel sacco come una ladra, i capelli un po’ scompigliati e le guance segnate dalle lacrime. Aveva incontrato gli occhi scuri di un ragazzo dai capelli ribelli e il viso rosso dall’imbarazzo. Le era sembrato dolce, non come i ragazzi che la prendevano in giro, ma in quel momento avrebbe voluto fuggire come un cerbiatto davanti alla canna di un fucile.


    Lasciò che l’ondata di ricordi si assottigliasse e sfumasse, fino a interrompere definitivamente il collegamento con la mente di Gid. Non era stata sua intenzione mostrargli quell’ultimo ricordo, ma le cose le erano sfuggite di mano e il flusso era divenuto troppo veloce e spontaneo per riprenderne subito il controllo. Le ci volle un attimo, prima di mettere a fuoco il viso di Gid. «Questo ce l’hai anche tu,» scherzò, stringendosi nelle spalle in preda all’imbarazzo. Non aveva voluto essere così specifica nel comunicargli i suoi stati d’animo, ma questi erano legati indissolubilmente ai suoi ricordi e, riportando in vita questi ultimi, ci sarebbe voluto uno Special molto più esperto di lei a separare il ricordo oggettivo da quello soggettivo. Ma era contenta di esserci riuscita, e ora non riusciva a smettere di fissare Gideon, non sapendo neppure lei cosa stesse aspettando, se una battuta per smorzare la tensione, un commento o… be’, qualsiasi cosa. Nah si era esposta un sacco e, a dirla tutta, non era sicura di cosa Gid potesse pensare. Aveva esagerato? Si era spinta troppo in là? Si passò una mano sulla guancia, sperando di non avergli fatto desiderare di scappare a gambe levate.

    INVISIBLE AND
    INEVITABLE, LIKE A
    BUTTERFLY THAT BEATS ITS WINGS IN ONE CORNER OF THE GLOBE.
    Narah
    Bloodworth
    16 y.o.
    telepath
    awkward
    first date
     
    .
  9.     +1    
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Member
    Posts
    1,073
    Spolliciometro
    +2,074

    Status
    Anonymous
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    Se Narah Bloodqualcosa - perchè sì, dopo quell'aperta sfida su GOT poteva tranquillamente dire di aver abbassato il loro livello di amicizia alla semplice conoscenza #2anni - credeva di poterlo battere su un quiz riguardo il Trono di spade, era solo perchè lei avrebbe barato leggendogli nella mente le risposte corrette. OVVIO! Rispose al suo sguardo di sfida con un'espressione molto scettica, ma questa non durò a lungo, lasciando spazio ad un'altra di pura gioia e stupore. Finalmente, finalmente quella giusta #criteri.
    Non commentò oltre, dopotutto lui era un signore dalla spiccata eleganza ed il fascino estremo (?) #dove e certo non avrebbe terminato l'appuntamento con un acceso dibattito riguardante una serie tv, per quello c'era la seconda uscita e anche la terza (nel caso in cui ci fosse stata). Non commentò nemmeno quando Narah tentò di sminuire la frase pronunciata poco prima sul "non piacersi", concludendo lei stessa che fossero "solo sciocchezze". Combattè con il desiderio di esplodere in un irrispettoso "MA COM'E' POSSIBILE". Com'era possibile che non si piacesse? Voleva davvero scoprirlo, sapere tutto di lei. Perchè? Perchè???. Il McPherson non voleva crederci. Socchiuse appena lo sguardo, fissando gli occhi nei suoi, era probabile che lei non voleva parlare dei suoi problemi al primo appuntamento, e ci stava, Gid rispettava questa sua decisione, convinto che comunque non fossero "sciocchezze" come lei le aveva definite. In caso cambiassi idea, devi sapere che, se e c’è una cosa che so fare molto bene a parte saperne una più degli altri sulle serie tv - ops, gli era scappato. - è mantenere un segreto. L'aveva già sentita? Non era un caso che avesse ripetuto la stessa frase pronunciata quando, sotto altre spoglie, lui aveva provato a scoprire la sua vera identità al Lilum. Sperò, ancora una volta, che questo accendesse un ricordo dentro di lei. Che la spingesse a saperne di più, magari.

    Trovarsi con la testa poggiata sulle gambe di una ragazza non era certo ciò che avrebbe immaginato se, qualche giorno prima, gli avrebbero chiesto di pensare ad un futuro appuntamento. Il McPherson ci aveva dato dentro alla grande quell'anno, in campo amoroso, e non si pentiva di niente. Conoscere gli altri era bello, amare era bello e non rinnegava nemmeno un secondo degli istanti passati in compagnia, nemmeno uno sguardo o un battito di ciglia, perchè tutti erano stati intensi, sentiti e stimolanti allo stesso modo. Aveva sedici anni, era normale che ricercasse delle conferme anche attraverso il contatto fisico e non solo con lo scambio di informazioni verbali con l'altro sesso, no?
    Narah gli era parsa nervosa, in ogni gesto, in ogni sguardo, mentre teneva le mani tremanti tra i suoi capelli. Eppure, tutto di lei gli aveva suggerito che volesse quel contatto, che lo stesse cercando come lo aveva cercato lui e che, nonostante il tremolio e lo sguardo imbarazzato, non si sentisse a disagio. Avrebbe voluto chiudere gli occhi e lasciarsi andare a quelle carezze, delle semplici effusioni scambiate tra due ragazzi che si stavano conoscendo non solo sul piano mentale, ma anche su quello fisico. Avrebbe voluto chiudere gli occhi e rilassarsi, ma non riusciva a non guardarla con espressione curiosa, studiando le sue reazioni: le gote che si arrossavano, lo sguardo che tentava di sfuggire al suo e che poi, timidamente, lo agganciava. Le sorrise, pensando che fosse troppo carina mentre arrossiva, e che aveva la straordinaria capacità di fargli dimenticare che, forse, era stato lui ad arrossire per primo e che lo stava facendo tutt'ora. Per una volta non essere l'unico disagiato lo faceva sentire quasi sicuro di sè. Si rilassò così tanto da ammorbidire ogni muscolo, chiudendo gli occhi sotto il tocco delle mani di lei che giocavano con i suoi capelli. «Dovevi avere molti amici lì… e amiche.» Chissà se aveva inteso bene il riferimento alle "amiche" o se, ancora una volta, aveva inteso male ciò che chiunque altro avrebbe capito in una conversazione tra due esseri sociali. Non sono mai stato il tipo da "grandi gruppi", avevo pochi amici ma buoni e li sento tutt'ora. Avevo anche una ragazza. Ed a quel pensiero riaprì gli occhi, osservando la reazione di Nah alle sue parole, per curiosità, più che altro.
    Ci siamo lasciati poco prima che partissi. Non sapeva se Nah voleva sapere i motivi per cui si fossero lasciati, ma certo per Gideon era una storia chiusa da mesi, anche se... ogni tanto ci ripensava. Non a lei, più che altro a come le cose erano andate.
    Ascoltò il suo racconto sul rapimento con aria del tutto concentrata, sentendosi una merda per aver riaperto quella che era senza alcun dubbio per lei una ferita. Ed adesso riusciva persino ad immaginare perchè non si piacesse, forse. Doveva essere difficile, per una strega brillante come doveva essere lei, non poter più seguire le lezioni, non poter praticare incantesimi e vedersi diversa e privata dei propri poteri. Forse era questo il motivo? Mantenne la calma, ascoltando quella sua esperienza senza battere ciglio. Non riusciva ad immaginare una realtà simile, che pareva quasi presa da un film, ed invece era la realtà di migliaia di ragazzi che, non troppo di rado, non erano nemmeno riusciti a sopravvivere agli esperimenti ed quei laboratori ci avevano lasciato la vita, oltre ai poteri. Il cuore si strinse in una morsa, e la pelle d'oca si manifestò evidente sulle sua braccia. Non voleva uscirsene con un ovvio "mi dispiace" anche se era quello che stava provando in quel momento. Portò la mano indietro, per raggiungere quella di lei che non era impegnata ad accarezzarlo e la strinse nella propria. Adesso come stai? La domanda sorse spontanea, perchè alla fine, era il presente che contava, più di tutto il resto. Se lei adesso stava bene, allora il passato, per quanto tragico, non doveva essere rinnegato, al contrario. Erano stati i suoi trascorsi a trasformarla nella ragazza che era adesso, ed era con la Narah del 2019 che doveva fare i conti, non con la bambina dodicenne che aveva perso i propri poteri.
    «Ti andrebbe bene se provassi a… fare una cosa? Puoi fidarti.»
    L'osservò interrogativo, non potendo indovinare cosa avesse in mente in quel preciso frangente, ma sapeva che sì, poteva fidarsi.
    Annuì. Mi fido. La vide chiudere gli occhi e prendere un respiro, sembrava si stesse concentrando e, nonostante la fiducia, il McPherson provava un leggero timore per ciò che sarebbe potuto succedere.
    Chiuse gli occhi, per istinto, e dopo qualche istante venne raggiunto da immagini che non erano suoi pensieri, tanto meno erano suoi ricordi. Provò spavento, confusione, e pur riaprendo gli occhi, si accorse che le immagini gli erano davanti, dietro, circondandolo. Si tranquillizzò, percependo la mano di Narah nella propria, e la strinse appena, accorgendosi che si trattava dei ricordi della mora, non di altro. Si rilassò. Riconobbe la Sala Grande di Hogwarts, non molto diversa da com'era attualmente, e la figura di una Narah più piccola, vestita con una divisa Corvonero. Sorrise. Il cuore, se possibile, si strinse ancora di più nel vederla in quegli abiti che adesso sembravano più spenti e senza un briciolo di colore a vivacizzarli.
    La vide trattenere le lacrime, mentre indossava la nuova divisa. La vide distogliere lo sguardo dai compagni che la osservavano come fosse un avanzo da buttare via, o un pezzo di una scacchiera che non avrebbe dovuto trovarsi la sopra perchè già fuori gioco da un po'. Percepì i commenti cattivi che le lanciavano i compagni quasi stessero insultano lui stesso. Gideon non avrebbe mai compreso il pensiero di molti maghi, anzi, di molte persone. Come potevano considerare qualcun'altro un errore o uno scherzo della natura? Come poteva poi, Narah, averci creduto davvero? Strinse maggiormente la sua mano, senza rendersi conto della forza che aveva impiegato nel farlo. L'immagine sfumò in una Narah solitaria, chiusa nel proprio dormitorio a Different Lodge, per confluire in un'altra che riguardava la sua amica, Jane. Non avevano iniziato nel migliore dei modi, ed anche se non poteva davvero fare un paragone, quel loro inizio gli ricordò quello che lui aveva avuto con Perses: non si erano capiti, non subito. Ma non ci avevano messo tanto per legarsi e nonostante il carattere particolare del Serpeverde, Gideon era riuscito ad entrare "nelle sue grazie" e forse anche nel suo cuore. Gli amici erano importanti e nel caso di Narah, probabilmente, erano stati addirittura vitali. Dall'incontro con Jane, la vita di Narah aveva subito un'impennata non indifferente, e questo aveva portato Gideon ad avvalorare la sua teoria su quanto il passato fosse utile, sebbene tragico: se non fosse stata una special, probabilmente non avrebbe legato con Jane come aveva fatto, non si sarebbero trovate. Poi l'immagine cambiò ancora, portandolo nella serra, proprio nel momento in cui si erano conosciuti. Sorrise, allentando la presa sulla mano di lei. Oh sì, questo me lo ricordo. Eppure, nonostante questo, rimaneva il dubbio sul perchè lei stesse piangendo, quel giorno. Le immagini sfumarono di nuovo, fino a sparire del tutto, ed il Corvonero riaprì gli occhi. A malincuore dovette sollevarsi, lasciando che la mano di Nah scivolasse dai suoi capelli adesso del tutto scompigliati, e si riposizionò a sedere sulla panchina, per osservarla meglio, da un posizione più agevole. Il suo cuore ancora martellava nel petto per ciò che aveva appena visto, perchè gli era sembrato di assistere ad un film su di lei, ed avrebbe voluto abbracciarla per ogni secondo passato. Adesso l'aveva davanti, era lì, con lui, e gli sembrava impensabile che la stessa ragazza che aveva sofferto così tanto, adesso si trovasse là con lui, per un appuntamento leggero, come fosse una ragazza come tante quando, invece, non lo era. Gli faceva piacere, un piacere infitino. E doveva necessariamente capire come lei stesse adesso.
    Mi dispiace per quello che hai dovuto passare, ma... vedi, se non fossi diventata una special forse non avresti legato con Jane come invece hai fatto. O magari vi sareste trovate lo stesso, chi lo sa, ma torneresti indietro rimanendo con il dubbio? Nemmeno lui, avendo l'opportunità, sarebbe tornato indietro a cambiare il proprio passato. Per quanto tragico potesse essere. Però...certo è che anche se tragico, il tuo passato ti ha portato ad essere ciò che sei ora. Si avvicinò di un paio di centimetri a lei, posandole le labbra sulla guancia. Una bruchetta con un carattere fantastico. Con un potere fantastico e...dei fantastici capelli.
    Stava provolando?
    Stava provolando.
    Ma era anche sincero, soprattutto. Lo pensava davvero.
    Si allontanò di qualche centimetro, con un sorriso furbo sulle labbra, che poi svanì del tutto al pensiero di lei dodicenne che veniva bullizzata. Non commento nemmeno i "nostri" compagni (erano più di Narah che suoi *mani in alto*) che, ancora una volta, hanno dimostrato di avere un sacco della mondezza al posto del cervello. Se ci fossi stato io a scuola in quegli anni...
    ti avrei difesa?
    gli avrei fatto il culo?
    avrei fatto valere i diritti di noi anime fragggili?

    ...saremmo stati bullizzati insieme. Ci pensi? Che idea romantikaH! Rise.
    Che ridere, davvero. E pensare che anche lui, a Salem, veniva spesso bullizzato nei bagni della scuola. Tentavano sempre di mettergli la faccia dentro il cesso, che gusto ci provavano, poi?
    Ora che mi hai passato i tuoi ricordi, mi sento in debito... Ricordi importanti, per di più. Abbassò lo sguardo sulle proprie mani, per poi risollevarlo. per cui, avanti, tocca a te farmi una domanda. Anche se non posso passarti i miei ricordi, risponderò in tutta onestà.
    Don't cry because it's over, smile because it happened
    Gideon
    McPherson
    16 y.o.
    ravenclaw
    metamorph.
    first date!
     
    .
  10.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    938
    Spolliciometro
    +837

    Status
    Anonymous
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    Il sollievo che aveva provato quando Gid le aveva detto che si era lasciato con la ragazza che aveva a Boston l’aveva fatta sentire… un po’ cattiva, sì. Perché era una cosa scorretta gioire del fatto che due persone che stavano insieme si fossero lasciate, vero? Quasi sicuramente c’era stato dolore, se Gideon e quella ragazza si erano voluti bene davvero, e lei non poteva essere contenta di una cosa simile! Non era giusto. Però era una reazione comprensibilissima, dato che era un’adolescente alle prese con una leggera infatuazione e il Corvonero stava iniziando a piacerle più di quanto facesse già: Nah non l’aveva ammesso apertamente con nessuno, neanche con le sue amiche, perché provare emozioni simili e avere colui che gliele provocava tanto vicino, be’, la metteva in soggezione. Era un miracolo che fosse capace di scherzare e parlargli con naturalezza, senza bloccarsi e balbettare ogni due secondi. Che il lavoro al Lilum la stesse aiutando a superare la vergogna in maniera dignitosa??
    Gli aveva persino riportato la sua storia, e per l’intera durata del racconto aveva avvertito la sua attenzione su di lei, ma non in quel modo invadente di chi stava giudicando qualcuno. Era lo sguardo di chi si stava limitando ad ascoltare e Nah non aveva avuto timore ad aprirsi, sentendosi rincuorata dalla stretta del ragazzo, dalla sua ricerca di contatto. Le ricordò che quei momenti erano passati da un bel pezzo, ed ebbe l’effetto di alleggerirle il cuore. Per quanto sapesse che non poteva continuare a rimuginare per il resto della sua vita sul suo rapimento, non credeva che parlarne sarebbe mai stato facile.
    «Bene. Sto bene, sul serio.» Sorrise per la sua premura. Era stato dolce a volersi assicurare di come stesse e non le aveva posto domande sulle dinamiche dell’accaduto. Altri, ne era sicura, si sarebbero concentrati più che altro sulla storia, ma a Gideon sembrava importare solo di lei. Questo sì che la metteva in soggezione! L’aveva invitata all’appuntamento e tutto il resto, certo, ma Narah non riusciva a capire perché Gid non si comportasse come se lei fosse invisibile e, al contrario, ricercasse la sua compagnia e le prestasse tutta quell’attenzione. Sentì un gran desiderio di ringraziarlo, non sapeva nemmeno se per la sua gentilezza, per la giornata che stavano trascorrendo o perché aveva il carattere che aveva – un carattere che lei adorava –. Gideon era un amico straordinario e… e. E cosa, Narah? Arrossì, e per fortuna non sarebbe parso strano visto che non faceva altro che assumere lo stesso colorito scarlatto dei papaveri.
    Era stata troppo concentrata sulla buona riuscita del suo esperimento per pensare ad altro, ma Nah era sicura che l’altro non si fosse perso un solo frammento dei suoi ricordi e non solo perché non avrebbe potuto fare altro che osservarli man mano che confluivano nella sua mente: salvo un iniziale momento di smarrimento, Gid le aveva facilitato enormemente le cose. Non aveva opposto resistenze, dimostrandole che non aveva mentito sulla fiducia che aveva verso di lei. E così Nah aveva lasciato ai propri trascorsi il compito di fargli conoscere ciò che aveva passato e quindi ciò che era, più di quanto avrebbero fatto le parole.
    Non fu una passeggiata, nonostante lei stessa avesse preso l’iniziativa; forse sarebbe sempre stata troppo sensibile e riservata per infischiarsene e in genere tentava di proteggersi in ogni maniera possibile dagli altri, si faceva sfuggire meno dettagli possibili su di sé per non essere oggetto di critiche. I suoi pensieri, le sue emozioni, i suoi ricordi erano troppo personali per darli in pasto a una persona di cui non si fidasse e, salvo poche eccezioni, Narah metteva una notevole distanza tra se stessa e gli altri.
    Distanza che con Gid si era annullata, sia fisicamente che – soprattutto – mentalmente. Cavolo, non si era mai sentita tanto vulnerabile. Si morse il labbro, mandando all’aria tutti i suoi propositi di non farlo perché, come le ripeteva Svetlana, non era carino farlo, non importava se ormai lo faceva talmente poco da non rovinarle. Provò un senso di perdita e dispiacere quando Gideon si togliesse dalle sue gambe per mettersi seduto, anche se la vista dei suoi capelli tutti scompigliati le strappò un sorriso divertito. Si sorprese a pensare che era carino lo stesso, un sacco carino. D’altronde lo pensava davvero, e temeva che con il tempo le cose sarebbero solo peggiorate. Sospirò tra sé e sé, l’agitazione che le faceva accelerare il battito cardiaco. Cosa pensava di quello che aveva visto? Aveva rovinato tutto? Magari si era messa troppo a nudo e lui non l’aveva gradito, anche se non avrebbe avuto il cuore di farglielo notare.
    Ma come sempre Narah si era fatta troppi problemi, e tutte le sue preoccupazioni svanirono davanti all’atteggiamento tranquillo di Gideon. Non aveva cambiato il proprio atteggiamento, questo era un bene, no? I suoi commenti le fecero piacere e si commosse un pochino. Non con le lacrime, grazie al cielo, tuttavia non pensava di essere in grado di nasconderlo: era così Nah, un po’ imbranata e dalla tenerezza facile(??). E avrebbe voluto davvero abbracciarlo, ma non aveva ancora abbastanza fegato per farlo di propria iniziativa. Prima o poi ce l’avrebbe fatta, dai. «Un po’ ci credo nel destino e non vorrei tornare indietro. Se è successo è perché doveva succedere. La mia vita mi piace così,» rispose, e la propria mano si posò sulla panchina vicino alle gambe di Gid in un’automatica ricerca della sua mano. Se ne accorse subito dopo e sperò che da fuori sembrasse solo un gesto casuale, mentre abbozzava un altro sorriso timido. Sarebbe stato tanto imbarazzante. «E poi senza di te non avrei nessuno da battere ai quiz del Trono di Spade, sarebbe stato un peccato!» scherzò. Sì, era profondamente convinta che nulla accadesse per caso, o comunque che in qualche modo tutti gli eventi che parevano casuali andassero a incastrarsi come i pezzi di un puzzle, delineando il percorso che una persona era predestinata a seguire. Magari era una cosa stupida, ma ci credeva. Non avrebbe mai corso il rischio di cambiare tutta la sua vita e di non conoscere Fitz, Jane, Gid e chissà, altri amici che in futuro avrebbero incrociato la sua strada.
    Non si rese pienamente conto del perché Gideon si stesse sporgendo verso di lei fino a quando non avvertì le sue labbra sulla guancia. Oh mio dio. Sul serio? Rischiò di andare in iperventilazione, mentre rimaneva immobile come una cretina a fissarlo con sguardo esterrefatto. Si era attivato un processo di autocombustione o era solo la sua impressione? Le stava facendo i complimenti. Gid pensava avesse dei fantastici capelli.
    DEI FANTASTICI CAPELLI.
    Rilasciò il sospiro di chi era sopravvissuto alla guerra e si sentiva un veterano. Avrebbe potuto morire. «Potrei morire.» Ah, ma l’aveva detto? Merda. Cercò di salvarsi in extremis, giusto per non rendere palese al ragazzo per cui aveva una cotta che, be’, la cotta ce l’aveva eccome. «Mmh, di caldo,» precisò, grattandosi distrattamente la nuca come se non provasse l’impulso di prendersi a schiaffi da sola.
    Per fortuna il momento imbarazzante passò quando Gideon accennò ai ragazzi che l’avevano presa in giro. Già, aveva visto anche quello. Era abbastanza sincera da ammettere che si era vergognata da morire dei modi in cui l’avevano chiamata, ma adesso era cresciuta e si vergognava piuttosto di non aver avuto il coraggio di reagire. Per il resto, Nah si identificava come Special punto e basta. I tempi in cui poteva fare incantesimi era finito ed era durato poco. Si sistemò meglio sulla panca, sorridendo mentre aspettava che Gid terminasse la frase. «...saremmo stati bullizzati insieme. Ci pensi? Che idea romantikaH!» Presa in contropiede, lei scoppiò in una risata. Che scemo. Scosse la testa senza smettere di ridere. «Ti hanno mai detto che saresti un coach motivazionale perfetto? Mi commuovi!» Le piaceva la sua autoironia, il suo ammettere chiaramente di non essere un superuomo, bensì un ragazzo normalissimo che non le faceva sentire il bisogno di mostrarsi perfetta.
    Una domanda, eh? Si ritrovò a riflettere, alzando gli occhi verso il cielo come alla ricerca di ispirazione. Era curiosa e ci sarebbero state tante cose che avrebbe voluto sapere di lui, praticamente tutto. «Non posso lasciarmi scappare l’occasione! Fammi pensare...» Batté ripetutamente l’indice sulle labbra. Quella mistica cosa che in tutta la sua vita Nah aveva appena sfiorato e che portava il nome di gelosia avrebbe voluto sapere di più di quella misteriosa ragazza con cui Gideon stava prima di le- prima di trasferirsi. Eppure non era incline a cedere all’istinto, e realizzò che non le sarebbe piaciuto ficcare tanto il naso in qualcosa che non la riguardava minimamente. L’unica domanda che gli volesse fare era quella che le frullava in testa da giorni. Incatenò lo sguardo al suo. Ora o mai più.
    «Perché mi hai chiesto di uscire con te?» Fece un piccolo sorriso dispettoso, sperando che lo avrebbe messo almeno un pochino in imbarazzo per il solo gusto di farlo, anche se in realtà Narah realmente non aveva una risposta. Poteva immaginarla, ma avrebbe potuto immaginare male. «In tutta onestà!» gli ricordò facendo spallucce.

    INVISIBLE AND
    INEVITABLE, LIKE A
    BUTTERFLY THAT BEATS ITS WINGS IN ONE CORNER OF THE GLOBE.
    Narah
    Bloodworth
    16 y.o.
    telepath
    awkward
    first date
     
    .
  11.     +1    
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Member
    Posts
    1,073
    Spolliciometro
    +2,074

    Status
    Anonymous
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    Oh, vederla arrossire così ai suoi gesti, lo faceva scoppiare di gioia, perchè significava che anche lei ci teneva come ci teneva lui. Si sentiva apprezzato, iniziava a sentirsi importante e fortunato di poter essere una persona di fiducia, per lei.
    Perchè mi hai chiesto di uscire con te?
    Sollevò un sopracciglio, pensando ai motivi che lo avevano spinto a chiederle di uscire. Era solo uno, in realtà, e non pensava nemmeno fosse così ecclatante o sorprendente come risposta da dare. Perchè le aveva chiesto di uscire?
    Perchè Narah gli era piaciuta subito ed aveva trovato con lei dei punti di incontro. Insomma...cosa doveva dirle?
    Davvero sprechi così la tua domanda? Scosse la testa, fingendosi deluso. E stirò le braccia in avanti, per poi sollevarle sulla testa e farle scivolare di nuovo sullo schienale della panchina. Le dita così vicine ai suoi boccoli da poterli sfiorare. Lo fece, soffermandosi con lo sguardo su uno di essi poggiato sul ferro battuto. Lo arricciò al dito prima di riportare gli occhi su di lei. Forse per lei non doveva essere così scontata come risposta, sennò non glielo avrebbe domandato. Davvero si piaceva così poco da non riuscire a capire perchè l'avesse invitata ad uscire? Prima di tutto perchè in un mondo di predatori, un bruco vuole stare con i propri simili. E poi perchè...mi piaci. Non arrossì, nel dirlo. Ormai gli sembrava una cosa piuttosto evidente, dopo quel bacio sulla guancia poi, aveva rivelato tutto. Sono sincero, vorrei conoscerti, passare del tempo con te fuori da scuola, frequentarti, illuderti che tu possa battermi nel mio campo (serie tv), e...vorrei che anche tu mi conoscessi, che abbia piacere di farlo.
    Tralasciò la parte che riguardava i suoi più segreti pensieri, il desiderio di avere le labbra sulla sua pelle, sulle sue stesse labbra. Non gli sembrava il momento adatto per portare l'attenzione su questo, e non voleva spaventare Narah. Ma, Dio, solo la sua pelle ed il suo cuore potevano sapere quanto lo volesse.
    Sorrise, osservando la sua reazione. Ma perchè questa domanda? Per cosa credi che ti abbia chiesto di uscire? Insomma, oddio, non c'erano mica secondi fini scomodi (?) dietro la sua richiesta. E poi per le mele caramellate, ovvio. E detto questo, si tirò in piedi, levando il braccio da dietro la sua schiena e poggiando entrambe le mani sulle ginocchia per far leva. La schiena gli fece male come se non stesse in piedi da una vita. Aveva proprio l'energia di un bradipo.
    Senza pensarci due volte prese Narah per mano e la tirò verso di sè per farla alzare. Infatti è arrivato il momento che preferisco degli appuntamenti: il cibo. Non che io abbia avuto molti appuntamenti eh. Nel senso, quello con Narah era il terzo del duemiladiciannove, ma certo non lo avrebbe detto. Ho visto una bancarella proprio lì! Indicò la bancarella che vendeva le mele caramellate, poco distante da loro. E lasciando la mano della mora, controvoglia, entrambi si avviarono verso la stessa. Il profumo gli stuzzicò le narici a pochi metri di distanza, e divenne così forte quando gli fu vicino tanto da inebriare ogni pensiero.
    Due mele belle grosse! Grazie. Sorrise, stucchevole, al commesso della bancarella. Era evidente che quell'appuntamento stesse andando a gonfie vele, e per questo aveva ancora un motivo per sorridere.
    Per ora.
    Tirò fuori dalla tasca posteriore del jeans un portafoglio che aprì per tirare fuori le monete. Non ricordava nemmeno cosa ci fosse là dentro, a parte qualche galeone. Ed aveva fatto davvero male a non sistemare i propri miseri averi prima di uscire dal castello, perchè non appena tirò fuori le monete, per sbagliò cadde anche qualcos'altro, direttamente sul bancone delle mele, e sotto gli sguardi curiosi non solo di chi era in coda dietro di loro, ma anche del commesso e, soprattutto, di Narah.
    Un preservativo.
    Alcune risatine si sollevarono da dietro le sue spalle, il commesso si schiarì la voce come a voler portare l'attenzione su ciò che gli era caduto.
    E la Madonna, era solo un condom, mica aveva estratto il pene davanti a tutti.
    Ma CristoMadonna, perchè sempre a lui.
    Gideon McPherson non vedeva un preservativo da circa due anni. Quando era ancora un quattordicenne ricco di buoni propositi e belle speranze. Ovviamente non lo aveva mai utilizzato - nemmeno con la sua ragazza in America, già. E quello era rimasto lì, sepolto tra le monete ed i documenti, in attesa di saltare fuori al momento meno opportuno - sì, proprio quello - Oh Merlino.
    Le mani corsero veloci a raccogliere il misfatto, rificcandolo nel portafoglio e guardandosi intorno con aria visibilmente a disagio, il volto in fiamme perchè...sì. Magari era anche normale che un ragazzo avesse con sè determinate cose, ma temeva che Narah potesse pensare che lo aveva portato per... per...PER.
    Raccolse le mele passandone una alla mora, e salutò in fretta il commesso che ricambiò con un occhiolino ed una frase che, presa in quel contesto, fece arrossire il McPherson ancora di più.
    Goditela.
    La mela, ovviamente.
    Gideon non aveva più nemmeno voglia di mangiarsela, quella mela. Rimase ad osservarne la superficie lucida e glassata per troppo tempo, prima di sollevare lo sguardo su Narah per capire anche solo un po' cosa stesse pensando. Decise di rompere il silenzio, quando furono abbastanza lontani dalla folla per poter parlare in tutta privacy. Era già nel portafoglio da...molto tempo. Non l'ho portato per oggi, nel caso in cui lo stessi pensando.
    (???) E adesso perchè si stava dando alle spiegazioni non richieste? NEL SENSO, non è che lui non ci aveva pensato per niente, eh...però ecco non lo aveva ritenuto così probabile o possibile da pensare di portarlo per l'occasione! E poi, certamente, non erano quelle le sue intenzioni!
    Anche Gideon McPherson era stato un ragazzino quattordicenne idiota come chiunque altro - anche se meno degli altri -, e tenere un preservativo nel portafoglio, a quei tempi, faceva figo.
    Anche se era solo per bellezza.
    Sperò di non aver rovinato nulla, comunque, e che Narah gli credesse anche se esistevano poche possibilità per farlo.

    Don't cry because it's over, smile because it happened
    Gideon
    McPherson
    16 y.o.
    ravenclaw
    metamorph.
    first date!
     
    .
  12.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    938
    Spolliciometro
    +837

    Status
    Anonymous
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    «Davvero sprechi così la tua domanda?»
    Ma insomma, possibile che fosse sempre tutto chiaro a tutti tranne che a lei?? A questo punto sospettava seriamente di essere scema, perché sennò non se lo spiegava. Nah non riusciva mai a essere certa di nulla e spesso aveva bisogno che le si dicessero le cose in maniera diretta per assicurarsi di aver capito bene, non aver… frainteso. Perché era palese che sarebbe stata una figuraccia se avesse frainteso il motivo per cui Gideon le aveva chiesto di uscire, una figuraccia da presuntuosa, e lei presuntuosa non la era affatto! Magari solo se si parlava del Trono di Spade, perché Gid poteva brontolare quanto voleva ma non c’era partita.
    Se d’altronde pensava all’eventualità di piacere a Gid non solo come amica, ma come ragazza, a parte guadagnarci la tachicardia non poteva fare a meno di chiedersi perché. Non lo credeva possibile; Gideon era simpatico, gnocco carino, intelligente, il classico ragazzo troppo perfetto per essere vero – almeno, secondo i suoi stardard lo era di certo – e soprattutto troppo perfetto per guardarla con occhi diversi da quelli dell’amicizia. Mentre lei… lei non sapeva come lo guardava, e non perché non fosse consapevole di quell’incendio di agitazione alla bocca dello stomaco, tutt’altro. Solo che non credeva avrebbe mai avuto importanza, mentre adesso il Corvonero aveva ribaltato le carte in tavola e- e le stava toccando i capelli. Che cosa carina. Si schiarì la voce, un po’ intimorita nel vedere che Gid sembrava proprio convinto di quello che diceva, e glielo stava confessando con una naturalezza che la faceva sentire una decerebrata per non esserci arrivata subito.
    Gli piaceva? Lei, una nerd impacciata e impaurita dalla gente? Lo guardò senza sapere come reagire, all’esterno senza nascondere la sorpresa, mentre dentro di sé la contentezza e lo shock si mescolavano in egual misura. Era la prima volta che qualcuno le rivolgeva quelle parole e per un attimo rimpianse di non avere più esperienza in fatto di appuntamenti per non rimanere di stucco. Abbassò lo sguardo, conscia di avere il viso in fiamme e uno stupido sorriso. La voleva conoscere e voleva che Nah lo conoscesse a propria volta e, francamente, dall’alto della sua cotta Narah stava così bene con lui che persino l’imbarazzo venne accantonato in un angolino per lasciare spazio al sollievo. Era la sua impressione o la giornata si era fatta di colpo ancora più allegra??
    «Anche a me piacerebbe, molto.» Quello che per lei sembrò un’impresa titanica, probabilmente, era stato solo uno squittio intimidito, ma dal suo punto di vista era già tanto che avesse aperto bocca. Sperava che Gid apprezzasse e che, be’, capisse che anche lui le interessava. La faceva ridere, la faceva riflettere, non la faceva mai sentire sola. Narah adorava come tutto fosse facile quando lui era nei paraggi e stava sviluppando una seria incapacità di togliergli gli occhi di dosso. Ma questo se lo tenne per sé, per ovvie ragioni.
    Già, per cosa credeva le avesse chiesto di uscire? «Be’… speravo per questo,» confessò, perché proprio non se la sentiva di essere – eccessivamente – codarda e fare finta che la questione non la toccasse affatto. «Però da una parte non ne ero sicura.» Ora sì. Cavolo, era così strano poterlo affermare senza dubbi o indugi. Non capiva se a farla arrossire erano le circostanze o quella contentezza che la faceva sentire più sulle nuvole di quanto già non vi fosse con la testa. Si lasciò tirare in piedi con un sorriso, mentre si sistemava i capelli e guardava altrove nella speranza di non sembrare ridicola con quella faccia da schiaffi sognante che doveva avere. Non era abbastanza spigliata da afferrargli la mano che aveva lasciato la propria, perciò si limitò a dissimulare il disappunto con una rapida occhiata in sua direzione.
    Aveva un debole per il cibo? «Non che io abbia avuto molti appuntamenti eh.» Ah okay. Da bruchetta dolce a farfalla serial killer il passo era breve!!! No, non era vero, il massimo che Nah avrebbe potuto fare era tenere per sé l’immotivata gelosia che, comunque, non sarebbe mai stata una scusante per diventare cattiva all’occorrenza. Come no, Jane avrebbe riso tantissimo alla prospettiva di una Narah minacciosa, proprio lei che la paragonava a un indifeso cucciolo di panda, un po’ troppo affettuoso ma così adorabile che eri costretto a trattenerti da prenderlo a calci per scrollartelo di dosso; sì, Jane era rinomata per la sua… dolcezza. All’incirca.
    «Ho scoperto un’altra tua debolezza?» lo canzonò, suo malgrado seguendolo con il medesimo entusiasmo verso la bancarella delle mele caramellate. Non vedeva l’ora di dare il primo morso e riscoprirne il sapore dopo tanto tempo! Nah non mangiava tanto, anche perché soprattutto ora che lavorava voleva mantenersi in forma come adesso, ma non riusciva a trattenersi con i dolci, men che meno il cibo da luna park.
    Chinando di lato la testa, Narah rinunciò a pagare la mela coi propri soldi senza protestare: i romanzi d’amore le avevano insegnato che a un primo appuntamento il ragazzo voleva sempre pagare anche per la ragazza, era una questione di dignità maschile! E generalmente chi non lo faceva o era uno spilorcio che mirava al patrimonio della ragazza in questione o che una settimana dopo si rivelava un violento psicopatico che le saccheggiava casa, quindi in un certo era pure sollevata, ecco. Non sapeva perché, ma nei libri era così(???) Però nei giorni successivi avrebbe ricambiato il favore, le aveva regalato delle calze stupende e non l’avrebbe dimenticato tanto facilmente!
    Invece delle monete, però, sotto i suoi occhi scuri fece capolino un… preservativo??????
    404 NOT FOUND.
    Avvampò, in quello che in un battibaleno si era fatto spazio a calci e pugni nella top 5 dei momenti più imbarazzanti della sua vita. Non era una santarellina, cioè, forse un pochino, nel senso… non era psicologicamente preparata a vedere spuntare un preservativo dal portafoglio di Gid. C’era un preservativo. Nel portafoglio di Gid. Ma a cosa gli serviv…?
    Ah, stava uscendo con lei, ragionevolmente. No aspetta. Rischiò di strozzarsi con la saliva quando arrivò alla conclusione. Non è che voleva…? Oh. Si passò una mano sulla nuca, in silenzio nelle sue paranoie. No, Nah non voleva pensare che il Corvonero volesse saltare subito a quello, non sarebbe stato da lui! Non che… che non conoscesse la storiella dell’ape che impollina i fiori, Gideon era un adolescente e aveva degli ormoni come lei, lo sapeva ma… non era pronta, va bene? ERA PRESTOH. Ma perché stava ragionando come se sarebbe accaduto? Sarebbe accaduto??? Se avesse continuato a domandarselo sarebbe esplosa come una pentola a pressione. «G-grazie.» Che disagio. Gli prese la mela caramellata di mano, arrossendo per la frase del commesso.
    E senza fare domande si allontanò dalla bancarella, afferrando il braccio di Gid e facendoglisi suo malgrado appena più vicina per non dargli l’idea che ce l’avesse con lui. Okay, era stato un momento imbarazzante oltre ogni immaginazione, ma Gideon non aveva in programma niente che non fosse un’uscita, ne era certa! Non al primo appuntamento, insomma. Le sue convinzioni si rafforzarono quando il Corvonero spezzò il silenzio, attirando il suo sguardo.
    Poverino, doveva essersi sentito davvero sprofondare e Nah sapeva come ci si sentiva. Approfittò della mela caramellata per prendersi del tempo, pensare a cosa avrebbe potuto dire per farlo stare meglio perché ovviamente non provava rancore verso di lui, perché mai avrebbe dovuto?? Gid sembrava convinto del contrario, però. Morse la mela per poi leccarne la superficie senza riflettere sull’ambiguità che quel gesto poteva assumere, ricostruendo mentalmente la scena appena svolta. Il commesso, il preservativo, le risatine della gente e Gideon che arrossiva come un pomodoro...
    Contro ogni aspettativa, si sorprese a ridere. D’accordo, era stato imbarazzante, ma a posteriori era stato anche divertente. D’altro canto si sarebbe sentita terribilmente dispiaciuta se gli avesse fatto credere che lo stesse prendendo in giro, pertanto si impose di tornare seria. Non voleva si sentisse in difetto, era solo una delle mille figuracce che lei aveva fatto in sedici anni!
    «Va bene Gid, è tutto a posto. Sono onesta, all’inizio l’ho pensato ma...» Alzò le spalle, concentrando l’attenzione sulla mela. «Non sei quel tipo di ragazzo, vero?» chiese subito dopo, alzando entrambe le sopracciglia in sua direzione a mo’ di scherzo. A meno che Gideon non avesse approfondito la discussione avrebbe lasciato cadere l’argomento, perché anche se era convintissima delle sue buone intenzioni, parlare di quello con lui la agitava.
    «Non la mangi? Potrei rubartela,» gli disse, indicando la sua mela ancora intatta con piglio un po’ giocoso. Voleva sdrammatizzare e sperava di riuscirci. In genere erano gli altri a consolare lei, ma ci avrebbe provato. «Sei stato carino a offrirmi la mela, grazie. Sto bene con te.» Gli sfiorò il braccio, provando l’impulso di tranquillizzarlo. E dato che c’era una soglia di durata di contatto visivo che era in grado di mantenere, rivolse lo sguardo in avanti, accennando a qualche passo mentre scrutava curiosamente altre bancarelle. «Turno delle domande scomode. Risponderò in tutta onestà,» precisò, parafrasando le stesse parole che Gideon le aveva rivolto qualche minuto fa. «Mi raccomando, non le sprecare come ho fatto io.» Un altro sorriso, mentre tratteneva l’istinto di lasciarsi un bacio sulla guancia per la tenerezza che le suscitava. Sarebbe stato troppo imbarazzo tutto insieme, sul serio. Credeva che al disagio ci fosse un limite, ma insieme avevano tutte le carte in regola per superarlo a colpi di figuracce e rossori.

    INVISIBLE AND
    INEVITABLE, LIKE A
    BUTTERFLY THAT BEATS ITS WINGS IN ONE CORNER OF THE GLOBE.
    Narah
    Bloodworth
    16 y.o.
    telepath
    awkward
    first date
     
    .
  13.     +1    
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Member
    Posts
    1,073
    Spolliciometro
    +2,074

    Status
    Anonymous
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    La felicità di sentirle dire che , anche lei voleva conoscerlo, non aveva attecchito come avrebbe dovuto, era durata troppo poco, spazzata via dalla pessima figura alla bancarella. Avrebbe voluto goderne di più, lasciarsi trasportare dal momento, ma dopo quello, come poteva? Si sentiva limitato in tutto, costantemente sporco e colpevole di qualcosa per cui non aveva la minima colpa. Per fortuna Narah era una persona intelligente ed aveva capito. Ma lui sentiva di doverle delle spiegazioni, per spiegare bene il tutto.
    «Non sei quel tipo di ragazzo, vero?»
    Quel tipo di ragazzo?
    Quale tipo?
    Quello che vorrebbe fare sesso?
    No MAIH.
    No no, certo che no. Io..io.. non credo nel sesso prima del matrimonio!
    (???) #RagazzoDiAltriTempi
    Ed infine, per tapparsi la bocca, addentò la mela caramellata, lasciando che il sapore gli addolcisse la lingua e tramortisse i pensieri. Erano i pensieri di un adolescente che ancora non aveva avuto esperienze in una vita di coppia. Che non aveva idea di quali fossero le responsabilità, diritti e doveri che comportava un istituzione come quella matrimoniale, ma in realtà non dovevano per forza continuare quel discorso... era pur sempre il PRIMO appuntamento. E certo che la mangio, anzi attenta che potrei mangiare anche la tua. La puntò con la propria mela, non avvicinandogliela troppo per non farsela fregare, e rise. Passeggiarono per il luna park, arrivando fin sotto la ruota panoramica e concordando che era meglio iniziare con qualcosa di soft, dopo la mela, piuttosto che buttarsi a capofitto sulle montagne russe.
    «Sei stato carino a offrirmi la mela, grazie. Sto bene con te.»
    #MyHeart. Rispose semplicemente con un sorriso ed una carezza sulla spalla, del tutto priva di malizia ma anche un po' fredda. Dopo l'episodio della bancarella rischiava di sentirsi limitato in certi comportamenti verso di lei, e...non voleva. Volle continuare la spiegazione riguardo ciò che si trovava nel suo portafoglio, perchè convinto che facendo cadere lì il discorso, qualcosa di quel momento sarebbe rimasto a vagare nella mente della mora, non convincendola affatto sulle sue reali intenzioni. Ne era certo.
    Comunque no, davvero è nel portafoglio da due anni. Quando ne avevo quattordici tutti i miei amici lo tenevano, per ridere e sentirsi più grandi. Le spiegò, in tutta onestà. Poi mi sono reso conto che preferivo rimanere piccolo, piuttosto che crescere. Rise, questo non faceva di lui una persona immatura, vero? Alla fine, l'innocenza di un bambino è qualcosa di impagabile, che una volta perduta non torna più, per questo Gideon non capiva le persone che volevano perderla ad ogni costo, per cosa poi? E ho capito anche che non ha senso ricercare l'approvazione altrui o l'essere accettato in un gruppo facendo cose che non sono da me. E' stupido. Dovrebbero accettarmi per quello che sono, e se non lo fanno va bene così. Presero posto in una delle cabine della ruota panoramica, posizionandosi uno dinnanzi all'altra ed il ragazzo si soffermò ad osservare fuori dal finestrino, mentre questa si alzava dal terreno, rendendo tutto più piccolo, lontano e luminoso.
    Sooo...Chi lo ha detto che devono essere per forza scomode come domande? Io volevo chiederti della tua famiglia. E non avrebbe dovuto essere un argomento scomodo, ma forse lo era? Tipo quest'estate tornerai a casa tua?


    Don't cry because it's over, smile because it happened
    Gideon
    McPherson
    16 y.o.
    ravenclaw
    metamorph.
    first date!
     
    .
  14.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    938
    Spolliciometro
    +837

    Status
    Anonymous
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    Cominciava a sentirsi sempre meno in imbarazzo. E non per la scena di poco fa, quella l’aveva già accantonata nei meandri della memoria da cui ogni tanto si ripescavano situazioni umilianti che, passati, non facevano altro che suscitare una bella risata; no, era un discorso molto più ampio.
    Pian piano, con Gideon Nah stava oltrepassando quel limite che le permetteva di non arrossire a ogni parola pronunciata e di ridere liberamente a ciò che trovava buffo senza il timore di offenderlo. Poco per volta ce la stava facendo, o meglio Gid ce la stava facendo, probabilmente in modo del tutto inconsapevole con il suo fare, la sua semplicità e l’ironia. Era un po’ strana, lo era sempre stata: aveva paura di non piacere alla gente tanto quanto aveva paura di infastidirla, offenderla, ferirla. Aveva un profondo rispetto per gli altri, anche se spesso questi ultimi non avevano ricambiato quel suo principio morale, ed era per questo che aveva sempre l’ansia di dire o fare qualcosa di sbagliato. Per ovviare al problema era solita stare zitta e ferma, limitandosi ad ascoltare con estrema attenzione, ma nulla più.
    Poi c’erano state Jane e Fitz, con cui Narah aveva conosciuto un sistema diametralmente opposto di vivere le relazioni rispetto a come aveva sempre fatto. Era contenta stesse accadendo con Gideon perché… perché , non trovava un motivo vero e proprio, era così e basta. Era spiacevole avere quella tensione continua, la spingeva a chiudersi in se stessa e, se fosse accaduto adesso, senza volerlo avrebbe preso delle distanze da lui e dall’amiciz- dal- be’, dal rapporto che stavano costruendo. Quella stessa confidenza che aveva annullato gran parte delle sue difese non le fece pensare se l’altro si sarebbe irritato se Narah avesse espresso chiaramente il suo pensiero: Gideon aveva già mostrato di saperla ascoltare, che era disposto al dialogo.
    «Io credo che il matrimonio non sia essenziale per una coppia che si vuole bene,» puntualizzò, guardandolo mentre dava un morso alla sua mela. Sorrise, Gid era così buffo e carino che non poteva fare altrimenti. La sua affermazione l’aveva sorpresa, non che la riguardasse in alcun modo eh, figuriamocih coff, solo che al giorno d’oggi non credeva esistessero ancora persone con quei principi morali. Non ci trovava niente di male, Nah, lei non c’entrava nulla nelle decisioni dell’altro. «Ma rispetto le tue idee!» E non seppe perché, ma le sfuggì un rossore soffuso. Sentiva come se stesse sviando sulla faccenda, ma davvero non la riguardava, no? Insomma… oh, lasciamo stare, proprio ora che aveva scoperto com’era bello non balbettare non intendeva ricominciare a farlo.
    La ruota panoramica era una bellissima idea! Le piaceva un sacco la prospettiva da cui poteva guardare i dintorni, che dall’alto sembravano… diversi, in un certo senso. Non c’era quella fretta che accomunava le persone, né calca, frastuoni, qualsiasi cosa che potesse distrarla da guardare per la gioia di farlo, semplicemente. «Così siamo sicuri che non vomiterà nessuno di noi due,» commentò per scherzare, e anche per sdrammatizzare dato che Gid sembrava più taciturno di prima e le dispiaceva. Era ancora per la questione del portafoglio? O era colpa sua? Una volta tanto, l’ansia che l’aveva esortata a scrutare Gideon come ad assicurarsi che la sua presenza fosse ancora gradita non durò molto, giusto il tempo che il Corvonero riprendesse il discorso di sua spontanea volontà.
    Evidentemente pensava che lei non gli avesse creduto quando si era giustificato sul preservativo. Ma Narah non aveva motivo di non credergli, era sicura che fino a quel momento il ragazzo non le avesse mai omesso le sue considerazioni e i suoi pareri, perché avrebbe dovuto dire una bugia proprio in quel caso? Però rimase ad ascoltarlo senza interromperlo, le piaceva quando lui le raccontava di sé e, in un certo senso, era quello che stava facendo; rise con lui, immaginandosi come potesse essere stato Gideon da bambino, coi capelli ribelli e due occhioni scuri curiosi di scoprire il mondo e assorbire ogni nozione come una spugna. Si sentì in difetto, perché se Gid voleva che gli altri lo accettassero per com’era, invece lei non accettava se stessa, non come avrebbe dovuto se da mesi stava cercando di cambiare il proprio carattere. Questo non toglieva nulla al fatto che lei stessa non fosse interessata a fare parte di un gruppo che non la voleva per com’era. Forse, però, era più infantile voler essere diversi da quelli che si era.
    Abbassò lo sguardo, colpevole di quel suo limite, salendo sulla cabina per prendere posto davanti a Gideon. Quello che le aveva confessato non aveva fatto altro che confermare l’impressione che Nah aveva di lui, quella di un ragazzo intelligente e buono e… e – le-piaceva-così-tanto-e-tutto-di-lui-era-chiaramente-nei-guai-che-imbarazzo-cavolo – lo apprezzava parecchio – aiuto-come-diamine-avrebbe-fatto –. Si schiarì la voce con un sorriso, nervosa non a causa del Corvonero ma dei suoi pensieri. Cercò invano di sistemare una ciocca di capelli dietro l’orecchio – quelli che Gid aveva definito fantastici, rifletté con le guance rosse –. «È bello sentirtelo dire, se tutti la pensassero come te si risparmierebbero tanto dispiacere,» asserì. Nonostante tutto, per quanto le avessero fatto male, Narah non aveva mai odiato i suoi bulli per quel motivo: sapeva che avrebbero potuto farlo per imitare gli amici e farsi accettare da solo, mentre chi la feriva perché voleva non stava bene con se stesso. Nah provava tristezza, ma odio mai.
    All’interno della cabina, avvertì il profumo di Gideon e trattenne una risata perché se ne doveva essere messo davvero parecchio. Ma non le dispiaceva, anzi. Chissà perché le sembrava di averlo già sentito da qualche parte, prima di associarlo a lui. Si voltò verso il finestrino, rimanendo affascinata dal panorama mentre arrivavano sempre più in alto. «Tipo quest'estate tornerai a casa tua?»
    Avrebbe mentito se avesse affermato che l’argomento non le dava un vago senso di nostalgia, ma l’abitudine e il tempo glielo avevano reso accettabile. «No.» Gli rivolse uno di quei sorrisi dolci che Jane definiva “zuccherati alla Narah” per stemperare la risposta secca. «Sono una special, non posso tornare a casa. Devo rimanere dove possano tenermi d’occhio.» Storse appena il naso in una smorfia infastidita. «Gli special non hanno molta libertà. L’ultima volta che ho visto mia madre è stato quando le ho detto che non ero morta, dopo i laboratori. Però ci scriviamo abbastanza spesso,» aggiunse ottimista. Le piaceva trovare il lato positivo in ogni cosa e, anche se sua madre le mancava, almeno potevano tenersi in contatto.
    «Tu e tua sorella, invece? Parlami di lei.» Sapeva della sua esistenza e che giocava nella squadra di Quidditch della sua Casata, ma di tutto il resto, purtroppo, era all’oscuro. Chinò di lato la testa, continuando a guardarlo con espressione apertamente curiosa. «La tua è una famiglia numerosa? Che cosa fate durante l’estate?» Fino a quel momento non si era mai resa conto di quanto le mancasse una famiglia con cui fare… attività di famiglia. Andare in campeggio, passare le feste insieme, o anche solo passare la giornata a casa nella solita routine quotidiana. Allungando la gamba sfiorò quella di Gid e Nah la ritirò con uno scatto. Se non era lui a farle capire che voleva un contatto, come quando si era fatto carezzare i capelli, non avrebbe mai avuto il coraggio di azzardare.

    INVISIBLE AND
    INEVITABLE, LIKE A
    BUTTERFLY THAT BEATS ITS WINGS IN ONE CORNER OF THE GLOBE.
    Narah
    Bloodworth
    16 y.o.
    telepath
    awkward
    first date


    Edited by butterfly‚ - 1/6/2019, 19:02
     
    .
  15.     +1    
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Member
    Posts
    1,073
    Spolliciometro
    +2,074

    Status
    Anonymous
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    Io credo che il matrimonio non sia essenziale per una coppia che si vuole bene, Ma rispetto le tue idee!
    Il McPherson aveva una mentalità troppo aperta per soffermarsi a puntualizzare una frase come quella appena pronunciata da Narah. Sapeva che ogni famiglia aveva le proprie tradizioni, ed ogni essere umano le proprie idee rispettabili. E certo, lui non avrebbe mai messo in dubbio quelle della Corvonero a favore delle proprie. Concluse quel discorso con un sorriso sornione benevolo, pensando che sarebbe stato un vero peccato non poterla immaginare vestita di bianco all'altare di una chiesa, ma che in fondo questo non la rendeva meno bella ai suoi occhi - ed in questo pensiero, lui aveva mantenuto una posizione neutra, non si era visto nè al suo fianco, nè tra gli invitati in quell'ipotetico matrimonio. Una scrollata di spalle verso un discorso "da adulti" al quale Gideon non teneva particolarmente in quel suo preciso frangente di vita.
    Certo, parlando per sè stesso, era sicuro che nonna Bana avrebbe tanto voluto vederlo accompagnare all'altare una brava ragazza, ma ormai l'anziana era la stessa che ogni mattina disponeva posate, bicchieri e tovaglioli in ordine cromatico, perfettamente allineati, forse uno dei tanti sintomi della demenza senile che la stava portando via un pezzo alla volta: non se ne sarebbe preoccupata, nel caso in cui Gideon avesse deciso di non sposarsi da adulto. Anzi, questo sarebbe stato l'ultimo dei suoi pensieri ed il solo pensiero gli faceva pungere il petto con fastidio.

    L'idea era proprio quella. Affermò, riguardo il presunto vomito che avrebbe colpito entrambi senza dubbio, se avessero deciso per le montagne russe come prima attrazione. Una mano si sistemò i capelli all'indietro, colpevole un ciuffo ribelle che gli era finito sugli occhi non appena la struttura aveva minacciato di muoversi. Istintivamente, aveva portato entrambe le mani a stringere il poggia braccia al lato della cabina, con un'espressione di terrore che, per solo un secondo, gli aveva distorto il viso. Tutto nella norma. Annunciò con nonchalance, quando lo stridio fu terminato e la cabina in volo.
    "Non devi avere paura.
    Non devi avere paura.
    Non devi avere paura.
    Non devi avere paura.
    Non devi avere paura."

    No, non ne aveva davvero, ma chissà quanti anni si portava sulle spalle quella giostra, e soprattutto quando era stato fatto l'ultimo controllo tecnico?! Erano domande che, in genere, poneva al macchinista prima di salire, un po' per scaramanzia, ma che questa volta aveva dimenticato di chiedere e sperava che non gli fosse fatale. #drastico

    Ascoltò con interesse il discorso di Narah, pentendosi ad ogni sua parola di averle posto quella domanda. Era triste, impensabile, ciò che le sue orecchie udirono, ed era probabile che, dal suo volto potesse trasparire tutto il suo dispiacere, misto a sdegno, per quella che era la sorte degli special.
    Le labbra tennero una linea dura, abbassò lo sguardo sulle proprie dita, e poi lo rialzò di nuovo sugli occhi scuri della ragazza. Io...non ne avevo idea. Poteva immaginare, ma non così tanto.
    Il solo pensiero di non poter più rivedere la sua famiglia gli faceva contorcere le viscere, ed in un attimo si rese conto che, la sua vita, il suo passato, sebbene triste, non era niente in confronto a ciò che aveva dovuto superare Narah. Aveva senso mostrarle il suo dispiacere? Lei ne parlava con molta naturalezza e senza alcun segno di tristezza, come se avesse accettato la sua condizione da tempo, come se fosse una ferita quasi rimarginata e la invidiava. Era più forte di quanto il McPherson avrebbe mai potuto essere. Lui, che combatteva con la propria infanzia a periodi costanti, che assumeva l'aspetto di sua sorella morta per avere ancora un contatto con lei, che non accettava del tutto il passato e che mai, mai aveva pensato di parlarne con qualcuno. Certo non poteva pretendere di conoscere i sentimenti di Narah così, dopo due parole, e credeva che dietro quel viso sereno e le sue parole ci fosse molto più di quello che lei voleva mostrare. Ma già il fatto che riuscisse a parlarne sembrava catartico persino per Gideon.
    Odio questo Governo, è sbagliato. E' tutto sbagliato.
    Si sporse in avanti, a pochi centimetri da lei, i gomiti sulle ginocchia come a voler dare più confidenza a quella conversazione segreta. Le paranoie, alla fine, non erano mai troppe. Ma quindi... dovrai rimanere per sempre a Hogwarts? Non c'è un modo per...scappare? Magari non era a lui che avrebbe voluto confessare un simile pensiero, se anche lo avesse avuto. Ma...come non averlo? Non ci credeva che lei non aveva mai pensato ad una simile ipotesi. Gideon, sebbene ligio alle regole, non avrebbe mai potuto vivere in gabbia, non dopo che anni prima qualcuno gli aveva concesso una seconda possibilità di vita donandogli il proprio cuore. E non avrebbe voluto sprecarla. Mai più.
    Sentire nominare sua sorella, poi, gli illuminò il volto di un sorriso che la sapeva lunga. Oh, Hazel? Te la descrivo in poche parole: se sapesse che sono qui con te, probabilmente piazzerebbe una bomba alla base di questa ruota panoramica, facendolo passare per un attentato terroristico ai danni di una special ed un mezzosangue. Era la verità, a sua sorella mancava più di una rotella, e se voleva frequentare Narah era meglio che lei lo sapesse da subito. E' una tipa movimentata, ma molto leale quando crede in qualcosa...solo, credo sia un po' possessiva nei miei confronti e...è convinta che io sia omosessuale non dichiarato.
    Te lo dico a cuore aperto, Narah, nel caso in cui dovessi vedere cartelloni appesi in giro per il castello: è opera sua. Io non c'entro
    E quante volte le aveva detto di smetterla di attaccare quei cartelloni? Quante volte l'aveva pregata di smetterla con il fan club su di lui e con le sue fantasie McOakes? Troppe.


    Si ritirò indietro con la schiena, poggiandosi sul sedile alle sue spalle e guardando nuovamente il bel panorama da lassù. Si sentì combattuto, quando lei gli domandò della sua famiglia dopo avergli confessato ciò che l'allontanava dalla sua. Ma allo stesso tempo non voleva che i loro passati fossero un motivo di divisione e silenzio tra di loro, non poteva negare la sua famiglia per non far dispiacere Narah che comunque voleva sapere.
    Per cui ne parlò, con molta naturalezza, certo senza sottolineare quanto bene stesse con loro e quanto fossero importanti per lui ma bè...
    Vivo con mia madre, Victoria, la vera forza della nostra famiglia. Lei...è venezuelana, ha sangue latino e si vede da tutto. Mio padre lavora e non lo vedo tanto spesso. E non approfondì il discorso su Ambrose, non perchè non volesse aprirsi con lei, ma perchè gli era stato proibito di parlarne e comunque non riguardava sè stesso in prima persona. Era il lavoro di suo padre, la vita di suo padre, non la sua. Poi...mia nonna Estebana, che purtroppo si è ammalata di alzheimer quando avevo sette anni, ed è molto cambiata da com'era prima. Non dovrei dirlo ma è molto buffa, mi fa un sacco ridere e mi trovo benissimo con lei. Non era il momento di tirare fuori le cose tristi riguardanti la sua famiglia, come il motivo per cui nonna Bana aveva iniziato a scantonare, o la morte di Guinevre. Portò la mano alla tasca incantata del jeans, frugando per poi estrarre una scatolina di plastica arancione porta farmaci. Svitò il tappo bianco ed estrasse una piccola capsula che mandò giù. La mia infanzia è stata un po' strana. Le spiegò, trovandosi a suo agio nel parlarle, invece, del suo problema fisico, ma al tempo stesso temendo la sua reazione. Esisteva una buona percentuale di possibilità che avrebbe spinto Narah ad allontanarsi da lui dopo quella notizia, come era successo altre volte per degli amici in america che lo avevano lasciato in disparte perchè non volevano prendersi la "responsabilità" della sua condizione. Ma...conosceva Narah, almeno un po' e poteva escludere quasi del tutto questa possibilità. Sono nato con un problema alle valvole del cuore e non potevo mai stancarmi troppo, infatti spesso rimanevo seduto a giocare o leggere a casa, e quando andavamo in vacanza mi spostavo con la carrozzina o in braccio a mio padre. Poi, a sei anni ho avuto un trapianto di cuore...il migliore in circolazione! Ironizzò. E... niente, quindi adesso immunosoppressori mattina, pomeriggio e sera, per evitare rigetti. Anche solo l'idea del rigetto gli fece accapponare in maniera evidente la pelle, tanto da drizzargli i peli delle braccia.

    Non gli sfuggì lo scatto di Narah, quasi bruciata dal contatto tra le loro ginocchia. E sì, forse faceva tanto "esterna di uomini e donne" (rido) ma quanto avrebbe voluto che lei si sedesse sulle sue ginocchia? E stringerla tra le braccia? Cristo, lo desiderava come poche cose ma...temeva, aveva paura di chiedere. Eppure, mettendo da parte quel terrore, lo fece. Con tono piuttosto incerto, ma lo fece. Ti sento lontana lì, vieni qui? Poggiò le mani sulle ginocchia, abbozzando un sorriso incerto. Non era un asso nelle relazioni, in particolar modo con le ragazze, ma era un osservatore attento, da sempre. Se aveva intuito bene la chimica che li legava e che aleggiava tra di loro dentro quella cabina, esistevano buone possibilità che lei accettasse.
    Don't cry because it's over, smile because it happened
    Gideon
    McPherson
    16 y.o.
    ravenclaw
    metamorph.
    first date!
     
    .
19 replies since 25/4/2019, 18:11   592 views
  Share  
.
Top