[mini q] taking back the crown

andrew

«stiles» Deglutì, alzò gli occhi dalla mano stretta al proprio avambraccio, a un viso dannatamente familiare – e mai abbastanza. «ti ricordi cosa ti ho insegnato?» E sarebbe stato semplice dire ad Andrew Stilinski, l’altro, Andrew Stilinski, che sì, lo ricordava, ma in quel momento sarebbe anche stata una menzogna. Fece cadere lo sguardo sulla spada stretta goffamente nella mano sinistra, prima di farlo rimbalzare sugli occhi scuri di un se stesso troppo al di fuori della sua portata. Sentiva il collo pulsare laddove il cuore cercava una via di fuga, la vista offuscata da fastidiosi puntini grigi. Avrebbe dovuto ricordarlo; e, sempre rimanendo nel mondo dell’ipotetico, avrebbe dovuto essere pronto, ma era tutto troppo…assurdo e reale, per uno Stiles cresciuto a pizza, videogiochi, e decine di esistenze virtuali. Si sforzò comunque di annuire, perché ammettere in quel momento quanto fosse tentato di girare sui tacchi e tornare a casa, non avrebbe giovato a nessuno. «stiles.» EH, MA CHE CAZZO! Corrugò le sopracciglia verso l’altro, stritolando nella mano destra la maschera (a forma di cavallo, sì) che di lì a poco avrebbe indossato: c’era Nicole, in quella squadra; c’erano Isaac e Niamh, e Sin e Todd. C’era Jeremy. Anche se la risposta sincera sarebbe stata Cristo, no, ad alta voce avrebbe continuato a ripetere «sì», perché non aveva più alternative.
Né le aveva mai avute. Mesi prima gli era stato fatto notare che il suo problema fosse non reagire: incassava, fisicamente ed emotivamente, ma non faceva mai un cazzo per opporsi, limitandosi passivo ad accettare. Era quella la differenza fra un se stesso che agonizzava per uscire dal tunnel dell’alcool, ed un Andrew Stilinski adulto cui altri facevano riferimento: Andy combatteva per le sue guerre; Stiles non l’aveva mai fatto, ma per la minima possibilità di riavere Jay, Dakota, Murphy e Barrow, avrebbe iniziato. Glielo doveva, capite? Erano più di amici, per lui – erano una famiglia, l’avevano scelto. Ce ne voleva di coraggio, per scegliere uno Stiles; li avrebbe ripagati con quello stesso coraggio, perché lo meritavano e perché aveva bisogno di loro. «sì» confermò più deciso, staccandosi dalla presa del maggiore ed allontanandosi di un passo. Alzò un braccio per attirare l’attenzione di Mehan, il più vicino fra le sue giovani creature, e sgomitò un po’ di gente in sovra eccitamento da zuccheri per raggiungere il Grifondoro. «non fate cazzate» serio il tono, serie le mani strette attorno alle spalle del Tryhard – serio quell’angolo di sorriso che sempre, i Loser, riuscivano a strappargli. Gli piazzò un bacio in fronte iniziando ad avviarsi verso il Portale, cercando con la coda dell’occhio Jess, Erin e Scott. «dillo anche agli altri – NIENTE CAZZATE» Così giovani; Stiles non l’aveva mai avuta, la loro audacia. Anche in quel momento, ci mancava poco se la facesse sotto. Annuì fra sé, le labbra strette fra i denti ed un macigno in gola. «ci siamo tutti?» gracchiò, facendo scivolare lo sguardo sui suoi compagni.
Sua sorella. Sua sorella - ancora non riusciva a capacitarsene, Stiles; il pensiero che potesse già perderla, senza neanche aver avuto il tempo di dimostrarle valesse la pena, gli strizzava viscere e fiato in un pugno di ferro. Isaac e Niamh; buoni propositi o meno, non riusciva a pensare che senza di loro avrebbe avuto realmente il coraggio di scendere in campo. Si soffermò su Isaac, perché sapeva della Resistenza, e sapeva quanto quella rivolta dovesse contare per lui – e gli ricordò, con un finger gun gonfio d’affetto, che ci fossero dentro insieme. «duo showdown» gli offrì il pugno, inarcò le sopracciglia.
E poi c’era Jeremy. Bells aveva reagito ai continui hint su quanto sarebbe morto (di nuovo) male con la violenza, ma Stiles era un’anima fragile e suggestionabile; una parte di lui si era già convinta non sarebbe mai uscito dal Ministero. Preferiva non pensarci, ma nel dubbio: «amen» che ci stava sempre, con tanto di segno della croce magiko. «è stato un piacere conoscerti» ma almeno sorrise, nel baciarsi la punta delle dita e spalmargliele su una guancia! C’erano modi peggiori di esorcizzare la morte paura.
Tipo, a few moments later.

«un austriaco felice» il sussurro di Stiles rimbalzava sui muri della botola, accompagnandolo nella discesa verso l’Inferno. Ho già accennato a quanto volesse morire? No? Ma dai, impossibile. «sulla cima del monte» continuò a canticchiare, piolo dopo piolo. Contava che a fine canzone sarebbe stato CALDO PERSO, ma di quel passo sarebbe solo morto prima, ucciso malamente dai suoi compagni.
Ma vabbè: «quando vede un cuculo» ingoiò saliva e bile, cercando d’ignorare il calore salito improvvisamente alle guance. Sapeva fosse il primo sintomo di una crisi di panico in grande stile; sperava non giungesse il secondo passo - il freddo - perché allora sarebbe stato troppo tardi. «lo saluta -» saltò a terra con la grazia di un paguro tibetano, spostandosi prima che quello dopo di lui potesse cadergli addosso. Era stato uno degli ultimi (ovviamente) ed avevano quasi dovuto lanciarlo (ovviamente) per farlo scendere, ma qualcuno in cima era ancora rimasto. «co…» Sentì i peli delle braccia drizzarsi prima ancora di poter decifrare il pericolo con la parte razionale del cervello. «sì» un acuto eccezionale, MAESTOSO!, quello con cui accolse i Pavor. EVVIVA LA VITA! «JO LA LI JOLLALA LI ALLI OLLA LA CUCÙ» Accadde tutto così in fretta, che non ebbe realmente il tempo di elaborare, o di dire addio ad Isaac con il saluto segreto che avevano appreso appositamente per l’occasione. Strinse d’istinto la mano più vicina, ritrovandosi poi a ricambiare l’occhiata di Joker. Spalancando gli occhi, ma nascosto dal Cavallo, l’avrebbe strattonato verso di sé prima che l’incantesimo nemico potesse schiantarsi su di lui, e l’avrebbe stretto più del dovuto contro il proprio petto di modo da impedire allo strillo terrorizzato che hey-man puoi solo accompagnare di graffiargli la gola. [high pitched scream but inside] «JO LA LI JOLLALA LI ALLI OLLA LA -» MA COSA STAVA SUCCEDENDO. Ebbe appena il tempo di cogliere una falce (pronto??? Una FOTTUTA FALCE?????? DOV’ERA FINITO) nella sua direzione, che qualche buon’anima avrebbe pensato di spingerlo verso il basso.
E Stiles avrebbe colto l’occasione della vita, mettendo in mostra le proprie abilità da Barilotto senza Super: avrebbe tentato di rotolare in avanti, così da ritrovarsi alle spalle dell’individuo che aveva APPENA TENTATO DI DECAPITARLO????? «- CUCÙ?» e rialzandosi in piedi con la grazia di Kung Fu Panda, avrebbe cercato di colpire il nemico alla nuca con l’elsa di Excalibur. «ma ti pare??» perfino oltraggiato, esatto.

billie

eugene

era partito davvero carico. più prevenuto che eccitato, il jackson, pronto suo malgrado a dare una badilata sui denti a chiunque avesse pronunciato la frase off limits, quella che lui in primis aveva quasi formulato ad alta voce guardandosi allo specchio, salvo poi mordersi la lingua tanto forte da farla morsicare. E non avrebbe guardato in faccia nessuno, eugene, un giuramento infrangibile che andava ben oltre l'amicizia: se a rinfacciargli il rischio di lasciare orfano suo figlio fosse stato, non so, un guru come sinclair, euge avrebbe picchiato anche lui.
Duramente, con rabbia, fino a ridurre quella verità in polvere. Al momento di riunirsi, prima di entrare tra le mura di hogwarts, l'ormai ex pavor si era ritrovato a fissare i propri compagni di disavventure negli occhi, il mento sollevato con aria di sfida, le dita della mano destra già chiuse a pugno; quel pugno che forse eugene desiderava rivolgere a se stesso, perché il pensieto di uran gli rimbalzava così vorticosamente nella testa e nel cuore da mettergli addosso una paura fottuta.
che padre sarebbe stato, altrimenti?
eppure era lì con gli altri, pronto a morire per qualcosa in cui credeva ciecamente - la propria famiglia. e nessuno di loro aveva detto una parola, nessuna ombra di accusa nelle iridi chiare di nathaniel o in quelle altrettanto limpide di arabells; solo la comprensione, quella di chi è disposto a rinunciare a tutto pur di fare la propria parte. Lo avevano gia fatto insieme, in passato e nel futuro, persino in un altro universo, probabilmente era destino che lo facessero di nuovo, consci delle conseguenze ma senza permettere a queste di fermarli.
Strinse più forte la mano di jade, così piccola e morbida nella sua, ma altrettanto decisa, ferrea: stavano mettendo in gioco il futuro di quel figlio che avevano messo al mondo insieme, ma eugene era certo che prima o poi uran avrebbe capito quale fosse la lezione del giorno: esistevano davvero battaglie per le quali valeva la pena morire. Persone, per le quali correre il rischio rientrava nella normalità delle cose, una sorta di mantenimento dell'equilibrio. Li dove una famiglia si formava dal nulla e condivideva tutto, sanfue versato compreso. Non poteva sapere, il jackson, che quell'insegnamento i suoi figli lo avevano assimilato comunque, pronti a metterlo in pratica ergendosi con coraggio tra le file di studenti ancora increduli, gli sguardi fieri e luminosi rivolti a colei che per prima aveva preso la parola.
«Everybody, everybody, let's get into it» liberò finalmente le dita di jaden, spingendo sul viso la maschera che fino a quel momento aveva tenuto appesa al collo: gli era costata soldi e fatica, nonché un debito con spaco praticamente inestinguibile, ma ne era valsa fottutamente la pena. Chi non avrebbe dato un rene per morire male con la faccia di Hulk Hogan in arte Spaco Botilia? (nessuno, tranne euge) «Get stupid Get it started, get it started, get it started» e siccome sul get stupid il serpeverde era già avantissimo, l'ennesima missione suicida poteva anche cominciare.

«JO LA LI JOLLALA LI ALLI OLLA LA CUCٻ non erano i black eyed peas, ma chi era lui per giudicare? e poi gli piaceva la voce di stiles, nonostante la stoccata finale con un acuto che pterodattili estinguetevi tutti: era un perfetto grido di guerra, considerata la situazione, la quale a precipitare ci aveva messo circa dieci secondi. tutto come previsto. manco il tempo di scendere due scalini e farsi largo nell'ufficio dellp stronzino che l'aveva licenziato, e già avevano addosso tutti i suoi scagnozzi ebeti dal sangue puro, gente con dei denti sui quali eugene jackson non avrebbe avuto alcun problema a sfogare le tensioni accumulate negli ultimi giorni.
Per run e gemes, per quel pirlone di al, per will e akelei, per arci e aidan, ma anche per coloro che erano rimasti al suo fianco a soffrire sentendo la mancanza degli amici e della famiglia. Per quelli che provavano il suo stesso dolore quotidiano, e volevano metterci la parola fine.
«lets get ut started ah!» tanto ormai erano in ballo, nemmeno tanto metaforicamente parlando. li vedeva quei disgraziati di pavor come si muovevano, piroettando da una parte all'altra della stanza, armati fino ai denti come dei cazzo di samurai giapponesi appena usciti da un film di quantin tarantino; potevano anche essere suoi ex colleghi, ma li odiava già. o forse li aveva sempre odiati, per sfregio. Mise mano alla bacchetta, eugene, sebbene per un attimo la prima intenzione fosse stata quella di afferrare la pistola: preferiva le armi da fuoco, sin dai tempi in cui frequentava hogwarts e sembrava che il catalizzatore magico dovesse essere una specie di continuazione naturale del suo braccio; veniva dal ghetto, eugene jackson, dove la magia apparteneva ad una realtà dorata e ci si faceva strada a suon di nocche sui denti e calci nelle palle, coltellini nascosti dentro le giacche e pistole troppo pesanti per le mani di un bambino.
Ma poi quella stronza di bertha aveva puntato la bacchetta contro un ragazzetto che gli ricordava tantissimo sticcino (il quale vi pensa sempre e manda baci stellari a tutti dalla sua pasticceria in burundi ♡) e le dita del serpeverde si erano mosse da sole, seguendo l'istinto. «protego!»
rapido, semplice, si spera anche efficace - 1pd. Un tentativo che pregava davvero andasse a buon fine, eugene, nche perché di tempo per intervenire una seconda volta proprio non ne aveva; nemmeno il tempo di mettere via la bacchetta gli stavano dando: lo vide con la coda dell'occhio quell'infame di everytt piroettare nella sua direzione, moderno roberto bolle armato con una cazzo di katana già puntata verso lo stomaco del ventisettenne. Voleva costringerlo a fare harakiri? beh, sticazzi. «In this context, there's no disrespect, so when I bust my rhyme, you break your necks!» fece avvicinare l'uomo quel tanto che bastava per mettere a punto la sua mossa strategica, che sulla carta aveva ovviamente una percentuale di riuscita vicino allo zero - ed era per questo che eugene jackson ci teneva a farla bene.
Poteva limitarsi a schivare il colpo spostandosi di lato, ma perché perdere l'occasione di dimostrare a jade e nathaniel (l'opinione di nate sulla qualità dei suoi addominali contava quasi quanto la parola di dio) di essere in perfetta forma??? e infatti tentò di chinarsi verso il pavimento poggiandovi sopra entrambe le mani, spingendo contemporaneamente le gambe verso l'altro per completare un movimento rotatorio di cento ottanta gradi. si, stava cercando di fare una ruota. E contemporaneamente colpire il nemico con una pedata in faccia approfittando di una qualche legge della fisica, nella speranza almeno di spaccargli il naso. Per poi urlare, a movimento finito, «MA VAI! MA VIENI! ma chi sono eh pirletti, CHI. SONO?» giovanni style. (questa è per te fra ♡)

edward

«Moriremo.»
«Sicuramente.»
«Avrei dovuto farmi i cazzi miei.»
«Credo di sì.»
Sospiro e suono del proiettile caricato nella canna.
«Beh. Porterò questi figli di puttana con me nella tomba.»

Era quello il problema.
La consapevolezza di avere le ore contate, di dover fare qualsiasi cosa in suo potere per garantire alla maggior parte dei suoi compagni di sopravvivere. Ora, era ovvio che quello fosse un suicidio. Cassius, da Auror qual era, conosceva bene le battaglie. Forse anche troppo.
Se era spaventato? No. Rassegnato, forse, ma non avrebbe mai perso tempo nel nascondersi, perché non era nella sua natura e non lo sarebbe mai stato. Era lì per uccidere a qualsiasi costo e con qualsiasi mezzo e lo sapeva lui, lo sapeva Andrew, lo sapeva Yulia e Bells. Tutti quelli intrappolati in quel mondo sconosciuto erano lì, quel giorno, per tornare a casa.
«Mangiamorte del cazzo» sibila, alla fine, afferrando la bacchetta con sguardo truce, stringendo la mascella fino a sentire le ossa scricchiolare «vi infilo un Avada Kedavra su per il culo prima di tornarmene a casa» oh, e lo avrebbe fatto. Su quello potevano metterci la mano sul fuoco.

Rendersi conto di essere circondati non avrebbe di certo migliorato la situazione precaria in cui si erano andati a cacciare, perché sebbene riponesse fiducia in quella causa, in quell’unico, disperato tentativo di tornare indietro, era evidente che non tutti fossero d’accordo con quell’idea. Primi fra tutti, i Mangiamorte all’interno della stanza, pronti al combattimento come se li stessero aspettando.
Non c’era voluto molto prima di ritrovarsi una di queste appena di fronte a sé, a brandire un’ascia (… un’ascia, davvero!? Ragnar sei proprio tu!?) per tentare di maciullargli una gamba.
«Sarebbe gradita una mano!» sbraita, prima di tentare di difendersi con un movimento agile della bacchetta esclamando un «Protego immotus!» facendo apparire davanti a sé un campo elettromagnetico, nel tentativo di bloccare l’attacco della pazza psicopatica a brandire un’arma tanto affilata e di contrattaccare con un leggero e pratico «Limencor!». Perché andarci piano? #simpy

«EHI! COGLIONE!» più delicata, tanto quanto il Sectusempra di Martyn, la Icepotatoes si lancia senza alcuna pietà contro il Mangiamorte per difendere Bells, saltandogli letteralmente al collo. #IbelieveIcanfly
«BILLIE! Te lo tengo fermo!» sperava che l’altro cogliesse l’occasione, altrimenti… beh. #rip

andrew

«oh mio dio» a cui fece eco un altro sentito «oh mio dio» dalle retrovie: perché no, nessuno – men che meno Stiles – si era aspettato che il Tassorosso ne uscisse indenne, e che nel mentre riuscisse anche ad impedire a Todd di venire impalato da rami magici. Portò una mano alla bocca e strinse Excalibur al petto, cercando con occhi da cavallo lo sguardo dei suoi amiki. «avete visto??» DAI, NON POTEVANO ESSERSELO PERSO!! «AVETE VISTO!!» e se non avesse avuto una maschera integrale, un bacio a Minkia non l’avrebbe risparmiato nessuno. Quello era il genere di partner che tutti i rotolatori volevano nella loro vita; che fosse insito nella sua kinesanza? A furia di rotolare sushi avevano sviluppato un qualche tipo di super potere? «rotolami quando vuoi come uno dei tuoi hosomaki» pugno al petto, nocche al muso del cavallo, e dita al cielo: no homo. Prima che qualcun altro attentasse alla sua vita vanificando un eccellente entrata ed effetto, decise di celebrare quella piccola vittoria correndo verso il Lovecraft per sbattere (punto. Rip isaac) il petto contro il suo. «BOOYAH!» E, già che c’era, si prese anche il proprio tempo per beat boxare sull’assolo dance di Eugene Jackson, a cui porse la mano per battere il cinque.
Avrebbe anche continuato a fare cheerleading, se solo «Sarebbe gradita una mano!» E quando il cassius chiamava, Andrew Stilinski rispondeva. Una parte (minuscola, infinitesimale) di Stiles, si rendeva conto che fossero nel mezzo di un conflitto – che la leggerezza di quegli istanti, non fosse permessa. L’altra, malgrado ci fosse dentro fino al colon, non poteva impedirsi di essere ancora più Stiles, cogliendo ogni opportunità per fingere di aver dimenticato d’essere lì per morire.
Insomma. «NE HO DUE» per ora. Con grazia, piroettò sul posto lasciando così un indelebile saluto ai suoi spettatori, ritrovandosi così alle spalle di – MA CHE cassius CAZZO, perché la tizia aveva un’ascia? E la falce, e l’asci – ma i coltellini non andavano più di moda? «uh, rude?» e con una stocchettata non poco terrorizzata, avrebbe colpito con il piatto della lama il retro delle ginocchia della Valchiria, così da farla – forse, ma #20pa: ci credo poco – inciampare. In ogni caso, meglio Cassius perdesse un piede della gamba, no? Poteva diventare il nuovo iron foot! «ST-ocazzo?» e per un motivo non meglio precisato minkia, cassius, sto cazzo: si sapeva che la vera otp fossero stiles e gli uccelli Stiles si volse, sapendo – come? Il kwore – che Billie stesse cercando di chiamare la sua attenzione. «EKKOLO» avrebbe notato Billie Dallaire, nascosta dietro la maschera di Freddie Krueger, balzare per appiattire Arabells al suolo, togliendola dalla traiettoria avversaria. Cercò dove fosse il millantato nemiko, trovando una Julia particolarmente agguerrita a cercare di tenerlo bloccato. «BILLIE! Te lo tengo fermo!» «GHE PENSU MI» infervorato dal conflitto, soffiando (nel dubbio) l’ennesimo («sin, se muoio, nicole avrà ancor più bisogno di te okay DAI SIETE PERFETTI ha una maschera di piccione?? È QUELLA GIUSTA») a papà Hansen, Stiles avrebbe stretto la spada con entrambe le mani, ed avrebbe cercato di piantarla nel piede di Flynn (avrebbe potuto puntare a qualche zona vitale, ma metti che fosse riuscito davvero ad impalarlo, ed avesse conficcato Excalibur anche dentro julia????? Non sarebbe stato carino, ecco). «niente più can can per te» GIUSTIZIA.

billie