You've got three damn rules.

Chelsey x Ryan

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    Le dita tamburellavano sulla superficie legnosa del tavolo, la Burrobirra ormai fredda nel boccale davanti a lei. C’erano delle cose che la Weasley odiava più di ogni altra cosa al mondo e queste vertevano per lo più sul Quidditch e sul rispetto nei suoi confronti. Spesso si combinavano, il che generava un mix letale per lo sfortunato, o la sfortunata, di turno, ma era raro arrivare a farle pianificare un omicidio. Più che altro perché la Morte Rossa non pensava mai, quindi arrivare addirittura a giocare d’anticipo era fuori discussione. Volete mettere l’effetto sorpresa? L’abbattersi della furia cieca e distruttrice? Dai, era tutto un altro effetto. Chelsey viveva alla giornata, mossa da impulsi, sarebbe stato più da lei spaccare un boccale in testa a Ryan Allen che sciogliere nel suo drink della polvere ruttosa, o del cianuro – a seconda dei casi. Il Grifondoro era così pericolosamente vicino alla prima ipotesi che, probabilmente, avrebbe fatto meglio a non presentarsi affatto a quell’incontro. Ma questo poi avrebbe significato sfondare la porta del dormitorio della loro Casata e lanciare un Bombarda su ogni letto fino a non beccare il suo e farlo saltare in aria. Troppa fatica. Cioè, alla fine sarebbe comunque dovuta tornare nella loro torre, però non le andava di dover dare spiegazioni, benché meno di rischiare una punizione. Ecco perché aveva scelto di vedersi ai Tre Manici di Scopa – non solo per il nome fighissimo del locale!!! -, perché lì, a differenza di Hogwarts, se gli fosse saltata al collo con l’intento di farlo spirare nessuno l’avrebbe mandata in Sala Torture. Forse davanti al Wizengamot per tentato omicidio, quello sì, ma aveva il culo abbastanza coperto con i membri del consiglio. O così credeva. Si fidava abbastanza delle tecniche che portavano allo sfinimento e all’esasperazione di Jekyll Crane Winston da ritenere che Hyde, alla fine, si sarebbe schierato dalla sua parte. Nessuno le avrebbe portato via il Quidditch, nessuno l’avrebbe messa in panchina, nessuno le avrebbe sottratto la Coppa del Quidditch. Neanche quel cretino del loro Capo Cheerleader. Pensava veramente che il calo della tifoseria durante l’ultima gara fosse passato inosservato all’orecchio della rossa? Credeva davvero di farla franca e che non ci sarebbero state ripercussioni sulla sua persona o sui suoi averi? C’erano tre regole di civile convivenza che aveva caldamente invitato l’altro a rispettare. La prima: non doveva provarci, benché meno scopare, con le giocatrici di Quidditch e le cheeleaders della squadra di Grifondoro. Le servivano cariche per la partita, concentrate su un unico obiettivo e non era quello dell’Allen che faceva centro nei loro anelli. La seconda: niente allenamenti, né vocalizzi, durante le 24 ore che precedevano un match. La voce serviva per tifare i loro colori, non per eccitare gli avversari. La terza: spendersi al massimo, impiegare tutte le energie per sostenere i Grifondoro durante la partita, per supportarli fino alla cattura del boccino, fino al fischio finale, fino alla vittoria come se ne andasse di mezzo la propria stessa vita. E, credetemi, su quest’ultimo aspetto il Golden poteva anche giocarsi le palle. Perché la Weasley sarebbe andata a cercarlo fino in capo al mondo per strappargli le corde vocali a mani nude, se necessario.
    La Rossa non era una despota, assolutamente. In fondo, lei lasciava sempre la libertà di scelta: con lei o contro di lei. Non si poteva certo dire obbligasse nessuno a seguire quelle tre, fottute, regolette che aveva indicato per la vittoria. Perché di questo si parlava: scendere in campo col sangue negli occhi e far vedere di che pasta fossero fatti i Grifondoro, far vedere che meritavano di vestire quei colori, di essere dei fieri leoni. Tutti dovevano essere coinvolti, tutti facevano parte della squadra, perché non erano in sette a volare, era l’intera casata a giocare per la vittoria: chi lanciando una pluffa, chi vestendosi da Grifone, chi inneggiando la vittoria dagli spalti. Dovevano essere uniti, compatti, un’unica armata pronta a lottare con onore.
    Cosa.che.evidentemente.a.Ryan.era.sfuggita.
    Come se non bastasse, era anche in ritardo. Come se lei avesse tempo da perdere, capito? UNA SQUADRA NON SI ALLENA MICA DA SOLA! Che buon esempio doveva dare l’Allen alle sue ragazze? Come potevano fidarsi di chi NON RIUSCIVA NEANCHE AD ESSERE PUNTUALE A UN INCONTRO TRA CAPITANI!? - o presunto tale -.
    Era tutta una questione di fiducia, di credere gli uni negli altri di…
    “Alla buonora.” Sollevò lo sguardo, incrociando le braccia al petto e inchiodando il ragazzo appena arrivato con lo sguardo. “Spero almeno ne sia valsa la pena.”

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    Edited by C h e l l S E Y - 18/10/2019, 12:39
     
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  2. lostyouth.
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    Il fatto di essere diventato un capo cheerleader -scemo del villaggio numero 1- di certo non era nei suoi piani, e di certo non avrebbe mai immaginato di doversi pure sorbire le riunioni ufficiali con la pel di carota esaltata.
    Non aveva mai incontrato in vita sua una persona tanto ostinata, cocciuta e insistente, lei e le sue regole assurde
    1. non scopare con le giocatrici e le cheerleader - questa non l'avrebbe mai potuta accettare e mai l'avrebbe rispettata
    2. niente allenamenti, né vocalizzi, durante le 24 ore che precedevano un match - oookay..?
    3. spendersi al massimo, impiegare tutte le energie per sostenere i Grifondoro durante la partita, per supportarli fino alla cattura del boccino, fino al fischio finale, fino alla vittoria come se ne andasse di mezzo la propria stessa vita. - alla terza domanda ebbe il serio dubbio che la rossa non aveva capito fino in fondo con chi avesse a che fare, anzi la certezza, perchè chiedere a Ryan, da sobrio, di impegnarsi con tutte le sue energie era paragonabile a chiedere a Godric di essere felice e sorridente seh in un'altra realtà magari. Quanto meno che gli concedesse di ubriacarsi quel tanto che bastasse a tramortire la parte che aveva un po' di amor proprio in lui e facesse invece emergere quella spensierata e disinibita. In fin dei conti era in queste vesti che l'avevano convinto, perchè non continuare sulla stessa strada?
    Doveva concederle, però, di aver scelto in quest'occasione un bel punto di ritrovo in cui avrebbe potuto bere senza essere troppo giudicato, se non solo da lei.
    Sapeva di non aver fatto nulla essersi impegnato all'ultima partita e come se non bastasse, il ritardo per l'incontro si faceva via via sempre più clamoroso, ma questo non gli impedì di fregarsene, prendersela con comodo e farsi un giro in tutta tranquillità per le vie di Diagon Alley.

    Entrò nel locale con tanta irruenza che la porta andò a sbattere dritta sul muro a fianco, indifferente all'accaduto avanzò togliendosi gli occhiali da sole e mostrando il sorriso più ampio che riuscisse a sfoggiare EHILA' GINGER! Come te la passi? urlò a pieni polmoni con la sigaretta tra i denti e si lasciò cadere nel posto di fronte a lei.
    Con ottime probabilità non aveva mai visto un'espressione tanto ostile nemmeno nelle peggiori risse che si era trovato a combattere, su nessuno degli uomini grandi grossi e barbuti che aveva incontrato negli anni, la rossa non era di certo da sottovalutare “Alla buonora.” e con il sorriso che via via andava spegnendosi sulle sue labbra approntò un ultimo tentativo con un flebile Forza Grifi...!? con tanto di pugno mulinante in aria, ma espressione sempre più incerta.
    Apparently "suck my dick"
    wasn't the correct
    response to that question
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    Lo sguardo della Weasley era tutto un programma. Non batté ciglio quando il Golden arrivò tutto sorrisi, baci e abbracci gradassi e saluti urlati a destra e a manca. No, davvero. Secondo lui, come se la stava passando? Se fosse stata un Hyde, il pensiero di estrarre la pistola e fare un foro decorativo sulla fronte del ragazzo l’avrebbe sicuramente messa di buon umore, quel tanto che bastava per vedere la canna dell’arma fumante e tornare all’apatia dell’istante precedente alla pressione sul grilletto. Tuttavia, non era un Hyde, non aveva una pistola e non era abbastanza deadpan per lasciarsi scivolare la vita - propria o altrui - addosso. Ciò, però, non stava a significare che avrebbe trattato il Grifondoro con i guanti di velluto: apprezzava l’entusiasmo e l’esuberanza tipici della propria casata ma dovevano essere ben investiti.
    “Se tifi come scopi, non mi stupisco della tua pessima reputazione.” Incrociò le braccia al petto, portando indietro la schiena fino a farla aderire al legno della parete. “Seriamente… cos’era quello?” Domandò curiosa di sentire la risposta del ragazzo, trattenendosi dal far oscillare il dito medio davanti al viso solo per rispetto ai colori che portava. Di certo non si facevano il culo in quattro tutti i giorni della settimana per sentire i propri compagni così mosci da far rivoltare il buon caro vecchio Godric non Osborne nella tomba magari lui ne avesse una, tutte le gioie sempre ad altri.
    Spostò il boccale di Burrobirra di lato, liberando così la visuale per piantare le iridi amaranto sul volto del Capitano delle Cheerleader. “Voglio il programma completo dei vostri allenamenti: dagli esercizi al piano alimentare giornaliero. Lo hai pronto, vero?”

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2 replies since 11/4/2019, 00:26   196 views
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