we would be together when it ends.

@ufficio del preside | godric & hyde

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    «cristo» non che avesse mai creduto in una qualche forma di divinità godric osborne, impegnato com'era a cercare la razionalità in ogni cosa, a dissacrare persino la più alta forma di misticismo fino a renderla nient'altro che un grezzo materiale da laboratorio, una variabile da studiare e poi da archiviare assieme a tutto il resto. Credeva in sé stesso il corvonero, e tutt'al più alla scienza, ma quella della religione era proprio una cosa che non riusciva a concepire: come si poteva anche soltanto ipotizzare l'esistenza di un bene superiore dinanzi all'evidente stato di degrado in cui verteva il mondo? Senza impelagarsi in filosofici discorsi sulla natura umana, bastava dare un'occhiata alla sua attuale condizione per rendersi conto che no, un dio non poteva esistere, o lui non si sarebbe ritrovato lì, a pochi passi dall'ufficio del preside, alla ricerca di un jake ubriaco e potenzialmente molesto, col rischio di ficcarsi in una delle peggiori situazioni della sua intera esistenza. Se non si fosse trattato di uno dei suoi migliori amici, avrebbe volentieri lasciato che il reynolds si tirasse fuori da solo dai suoi casini, ed anche in quel caso - meh, probabilmente avrebbe tentato di ucciderlo una volta riacciuffato.
    Procedeva con cautela lungo il corridoio, posando silenziosamente un piede dopo l'altro e guardandosi attorno alla ricerca del grifondoro, pregustando già mentalmente i mille modi in cui gli avrebbe fatto pentire di quella stronzata, ignorando qualunque tentativo di dante di giustificarlo o di ryan di sdrammatizzare sull'accaduto. Insomma, da che ne dicesse, non gli dispiaceva essere la voce della saggezza in quel gruppo di scellerati irresponsabili, ma ciò non legittimava certo i loro più stupidi comportamenti: sperava che quanto accaduto dopo l'occupazione in sala torture sarebbe bastato a far rendere conto loro di quanto certe scelte potessero comportare conseguenze alquanto spiacevoli, ma evidentemente la lezione non era servita allo scopo. Al contrario, talvolta aveva l'impressione che la cosa avesse piuttosto innescato in alcuni di loro, nel rinaldi più degli altri, una sorta di rinnovato desiderio di ribellione che godric non poteva appoggiare, né tanto meno condividere. Preferiva fingere che non ci fosse, ignorarne l'esistenza fino a che sarebbe stato possibile, così da non doversi trovare nella condizione di scegliere tra i propri valori ed i suoi amici: avrebbe messo i golden sopra tante cose, ma non era certo di poterlo fare anche al prezzo delle sue convinzioni. Aveva sempre contato su sé stesso prima che su chiunque altro, e sostenere una causa a cui non credeva solo per non dover voltare le spalle ai suoi compagni somigliava fin troppo ad un auto-tradimento che ad un sacrificio in nome di un affetto che non aveva mai neppure affermato ad alta voce di provare.
    «goOoDrIC!!» e se avesse quanto meno voluto sperare in un briciolo d'assennatezza da parte del reynolds, a quel punto non poteva far altro che rassegnarsi alla pura e semplice evidenza: era un cretino dalla testa ai piedi. Non lasciò neppure che gli poggiasse una mano sulla spalla, voltandosi con uno scatto per tappargli la bocca con una mano ed afferrargli un braccio con l'altra.
    «ma porca puttana» sibilò ad un centimetro dal suo viso, rivolgendogli una delle peggiori occhiatacce di cui era capace e premurandosi di spingerlo indietro, lontano dalla porta dell'ufficio principale «se hai tutta questa gran voglia di finire in sala torture, abbi almeno la decenza di non farmelo sapere» perché lo sconclusionato biglietto che gli aveva fatto recapitare qualche minuto prima assomigliava più ad una lettera di suicidio che al delirio di un alcolista. Si sarebbe anche preoccupato, se solo non avesse conosciuto i suoi polli fin troppo bene per non riconoscere i significati dietro ad ogni loro gesto. «ora, pensi di poter tornare al tuo dormitorio e restarci, o devo ancora farti da fottuta balia?» perché strappargli le unghia una per una in quel momento, con un jake tutt'altro che lucido e vigile, non sarebbe stato efficace né soddisfacente. Avrebbe pazientato.
    «mom moglio» sentì le labbra del grifondoro muoversi sotto il peso del suo palmo, ma non osò liberarlo nel timore d'un qualunque suo altro gesto sconsiderato «non voglio, il cazzo» sospirò, mollandogli il braccio per un istante così da poter recuperare in fretta la bacchetta e - «CIA1!!» se prima era intenzionato a lanciargli un semplice languelingua per metterlo a tacere, a quel puntò non provò il minimo rimorso nel pronunciare uno «stupeficium» e veder crollare il grifondoro sul pavimento, privo di sensi. Ripose la bacchetta nella tasca della giacca, indietreggiando fino a poggiare le spalle al muro e socchiudere le palpebre accompagnato da un sospiro. Perché prendersi tanto disturbo per degli idioti? Davvero, avrebbe senza ombra di dubbio vissuto meglio da solo, senza un casino dietro l'altro da dover risolvere solo per la loro totale mancanza di giudizio. E dire che avrebbe dovuto aspettarselo sin dal principio, sin da quando aveva scelto di trattare ryan con più riguardo di quanto non avesse mai fatto con i precedenti ragazzini presi in affidamento dai suoi zii, come se in lui vi fosse stato qualcosa di diverso, qualcosa per cui ne valesse la pena. A tirata dei conti, non aveva ancora compreso cosa avesse reso l'allen in qualche modo speciale ai suoi occhi: certo non il perenne puzzo di tabacco. Eppure era per lui che aveva accettato di condividere il tavolo con dante e jack, fino ad allargare quella sua ristretta cerchia di tollerabilità anche agli altri due grifondoro. Se n'era pentito? Ni. Perché sebbene fosse conscio di non poter più neppure tollerare l'idea di disfarsene in un battito di ciglia come invece avrebbe fatto per chiunque altro, dall'altra erano più i risvolti negativi che i positivi correlati ai golden ed a tutto ciò che essi rappresentavano per l'osborne. Ed era già difficile di per sé doversi preoccupare per loro, senza dover anche fare i conti con la debolezza celata dietro a quel fastidioso provare sentimenti, per altro incrementata negli ultimi tempi dal fastidioso ricordo del precedente san valentino all'amortentia. Più di ogni altra cosa, ad irritarlo era l'ennesima dimostrazione di non essere tanto insensibile quanto avrebbe desiderato: non abbastanza da poter vivere in pace, non così poco da potersi liberare di quel costante senso d'apatia ed indifferenza generalizzata.
    «cristo» ripeté ancora, massaggiandosi le tempie tra pollice ed indice prima di decidersi a riaprire gli occhi per lanciare un'occhiata al compagno privo di sensi a pochi metri da sé. Ponderò l'idea di lasciarlo lì per il solo gusto di fargliela pagare, nella speranza che un'altra bella strigliata sarebbe riuscita a mettergli un po' di sale in zucca una volta per tutte, ma poi si rese conto di non poterlo fare: era pur sempre jack. Si avvicinò al suo corpo disteso, chinandosi appena per mettergli un dito sotto al naso ed assicurarsi che respirasse: sia mai l'avesse ucciso nella foga del momento.
    «ti conveniva morire, deficiente» infierì ancora prima d'infilargli le braccia sotto le ascelle e provare a sollevarlo, inutilmente «sei cretino anche mentre dormi» reclinò indietro il capo, esasperato, sfogliando tra tutti gli incantesimi stipati in memoria quello che forse sarebbe potuto risultare più utile per trasportare il grifondoro fino al suo dormitorio senza dare troppo nell'occhio «vaffanculo jack» aggiunse dopo una pausa di qualche secondo, sollevando il capo con uno scatto allo scricchiolare della porta a pochi passi da sé «ottimo, ci mancava solo questa» mormorò a denti stretti, non provando neppure a darsela a gambe prima di dover affrontare il peggio: peggio di così.
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    Edited by ‚serendipity - 31/3/2019, 12:28
     
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    Non doveva sforzarsi per apparire innocuo, con il fisico sottile che si ritrovava ed il viso giovane ad accompagnare una smorfia che giovane non la era affatto, quando teneva gli occhi chiusi. Con le due macchie di diluito cobalto coperte dalle palpebre abbassate, Jack - Hyde - poteva passare per l'ennesimo ragazzino chiamato nell'ufficio del Direttore per rispondere di qualche problema insorto all'interno della scuola. Era quando apriva gli occhi, che ogni parvenza di innocenza e puri intenti andava a puttane. Perché non gli era possibile, né voleva, nascondere la fredda intelligenza nello sguardo di per sé cinico e asciutto ventitré ore al giorno, dove la rimanente, se fortunato, era dedicata al sonno; non c'era nulla di innocente in Jack Daniels quando osservava il proprio interlocutore pesandolo con la stessa criticità oggettiva di chi le leggende narrava pesasse anime da far passare oltre, e tutto di pericoloso nel modo contorto e problematico di chi pareva non fare affidamento sulla realtà quanto gli altri. Pur essendo una delle persone più pragmatiche sulla faccia della dannata Terra, ce l'aveva scritto in ogni stanca linea del viso di essere concreto quanto un pensiero od una profezia - esisteva, ma quanto c'era di vero?
    Tutto, poco. Dipendeva dai punti di vista.
    In quel caso specifico, abbastanza da renderlo credibile, ma non del tutto sincero.
    «nulla di personale,» e la linea appena accennata del sorriso, non faceva che rinforzare l'idea che ci fosse qualcosa di sbagliato, in Jack; qualcosa che non avrebbe dovuto esserci. Qualcuno - lui.
    «è il protocollo.» studiò il volto piacevole e piatto del vice preside, riconoscendo nel sorriso cortese di Mitchell Winston anni di cazzate al fine della sopravvivenza. Era sempre stato un tipo diplomatico, zio Mitch; non l'avrebbe mandato a farsi fottere fino a che Jack Daniels fosse stato il Capo del Consiglio ed esaminatore alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts - neanche se se lo fosse meritato, e semplicemente perché era fatto così, e mai l'avrebbe fatto in termini diretti e volgari. In privato ed altra sede, avrebbe anche potuto invitarlo ad una passeggiata di salute all'inferno - seppur in maniera abbastanza discreta da poter essere frainteso da chi lo avesse voluto fraintendere - ma non così; e dire che avrebbe preferito un bel vaffanculo, a quel sorriso gentile e falso quanto il culo della Minaj: poteva anche esserci gente al quale piaceva, ma gli Hyde del mondo lo trovavano solo disturbante. «certamente» Reclinò il capo sulla spalla, le labbra strette fra loro nel tacere il commento sardonico a graffiare la lingua. Di cose da dire a Mitchell Winston, d’altronde, ne avrebbe avuto più di dieci e più di cento, ma quale sarebbe stato il punto? Cosa avrebbe ottenuto spiegando all’uomo che, fra tutti coloro che il Ministero avrebbe potuto mandare per fare il lavoro sporco di un pigro ed indolente Van Lidova, Jack Daniels si era offerto perché non voleva qualcun altro, con ancor meno etica della sua, ficcasse il naso dove non avrebbe dovuto? Non gliene fregava assolutamente nulla delle attività illecite svolte a scuola; sapeva che, con puntualità, studenti magicamente sparivano, apparendo poi mesi dopo nascosti sotto maschere della Resistenza. Scioccante. Secondo voi, se ne fotteva qualcosa? Assolutamente no. A Jack Daniels interessava solamente quel che poteva toccare Hyde Crane Winston, ed era uno dei motivi per i quali aveva scavalcato le gerarchie sedendosi al posto del Capo del Consiglio. Un’altra delle motivazioni che l’avevano spinto a recarsi al Ministero, era che il mondo - il suo, mondo - avesse bisogno di qualcuno da odiare, un capro espiatorio. Qualcuno da elevare a nemesi: Jack Daniels sarebbe stato il cattivo della loro storia perché loro volevano lo fosse - perché l’alternativa, sarebbe stata peggiore per entrambe le parti. Riusciva a calarsi così bene nella parte, che capitava si domandasse quanto ci fosse di vero nella necessità di proteggerli, e quanto di capriccioso nel volersi far odiare perché era meglio di un cazzo di niente. Anche in quel momento, osservando con la guancia a sfiorare il tessuto della giacca nera, provava un sadico piacere nella freddezza con cui l’uomo, lo stesso che anni dopo gli avrebbe insegnato a fare le parole crociate, ricambiava la sua occhiata. «immagino che la scuola sia a conoscenza dell’ispezione di oggi» battè lento le ciglia, innervosito dal sorriso sempre amichevole del Winston - perché era troppo famigliare, e troppo sbagliato, e Dio!, che vita assurdamente ironica e riprovevole - come lo sarebbe stato d’una mosca in estate. Sentì l’infantile impulso di dar voce al proprio vasto turpiloquio solamente per indispettirlo e scomporlo, ma si trattenne ricordando d‘essere il fratello intelligente: per ricorrere ai metodi Jekyll, avrebbe dovuto essere decisamente più nella merda di così. «non era un’ispezione a sorpresa; il corpo docenti e gli studenti del castello sono aggiornati quotidianamente sulle iniziative del ministero» che dono meraviglioso, quello di saper dire la cosa giusta, nel tono giusto, e con l’intenzione opposta. Aveva sempre ammirato la capacità di Mitchell di manipolare le parole a proprio piacimento, vezzeggiandole o castigandole come bambini capricciosi. Non l’aveva mai provata su di sé, però.
    Bella merda le prime volte, uh. «eccellente» sapeva che il proprio sorriso non fosse piacevole, e che il tono incolore suonasse più minaccioso di una intimidazione nuda e cruda, ma non poteva – e, di nuovo, né voleva - farci niente: non doveva farsi piacere da Mitchell Trevor Winston, doveva solo tenerlo in vita. «allora non le dispiacerà se la lascio in» indicò con entrambe le braccia gli uomini che, come un malevolo ventaglio, si aprivano in due file alle proprie spalle. Quattro pezze al culo, o come piaceva chiamarle al Ministero, pavor, costretti dal Capo Maximo a seguirlo come un’ombra caso mai qualcosa fosse andato storto. Sapeva che i loro ordini personali fossero diversi - controllarlo - e Jack, come Hyde, non era mai andato d’accordo con i baby sitter. L’ambito supervisione lo tollerava solamente a senso unico, e non dov’era egli a dover rimanere sotto la fottuta lente d’ingrandimento. Da bambino era diventato quasi un gioco, per Hyde, perdere volontariamente pezzi della propria famiglia, e rendersi introvabile quand’era sotto la loro giurisdizione.
    Proprio vero che i giochi dei bambini, non divertissero più le versioni adulte. «buone mani inflessibile e quasi letargico, si esibì in un mezzo inchino in direzione del vice preside, lasciando fosse lui ad interpretare la situazione nel modo più - scorretto - opportuno. Hyde era nato con la possibilità di essere un bravo ragazzo, ma quella strada gli era stata strappata da sotto i piedi troppo presto - e certamente Jack Daniels quella condizione non l’aveva mai avuta: il suo contratto lo diceva nero su bianco, che dovesse solo essere il più stronzo in circolazione. Pesce grosso mangia pesce piccolo, eccetera eccetera. Si congedò dall’ufficio di zio Mitch con un secco cenno del capo ai Pavor, imponendogli di rimanere in compagnia dell’uomo; in seguito avrebbe loro detto che l’avesse fatto per evitare che il Winston sistemasse i disastri degli inetti, stupidi, adolescenti che vivevano ad Hogwarts, ma in quel momento, di dar loro spiegazioni, non ne aveva voglia manco per il cazzo.
    Come gerarchia imponeva, se lo fecero bastare senza domandare altro.
    Si chiuse la porta alle spalle, palpebre serrate e mani dietro la schiena. Il suo obiettivo era trovare qualche imbecille impegnato a fare cazzate, anche se di entità lieve, così da mettere qualcuno - qualcuno che non fosse un fottuto 2043 - alla gogna, e mostrare di aver fatto il suo lavoro, di modo che la volta successiva sarebbe stato la scelta più sensata per una nuova ispezione.
    Ma di certo non si era aspettato che fosse l’imbecille, a trovare lui. Socchiuse le palpebre verso il ragazzo riverso a terra, un biondo sopracciglio a scattare verso l’alto. Fu quando ruotò il capo, con misurata lentezza millimetrica, verso l’altro intruso, che si rese conto di quanto il mondo fosse piccolo.
    Studiò il profilo di Godric Osborne per più tempo di quanto l’etichetta imponesse, arcuando anche l’altro sopracciglio in una muta richiesta di spiegazioni. Avrebbe quasi voluto non saltare ad alcuna conclusione, ma una situazione simile sembrava imporglielo - e qualunque fosse il motivo per cui il Corvonero si trovasse in quella scomoda situazione, non poteva che essere una motivazione di merda. Non privò l’espressione di un certo velo di critica, umettando le labbra ora curvate in un abbozzo, appena un’ombra, di sorriso.
    Si domandò pigro se avesse già capito chi lui fosse; se, abbandonata Amortentia, avesse compreso di aver perso una partita che neanche s’era accorto di star giocando. Caso mai ve lo steste chiedendo, , Hyde si era fatto diverse domande in merito alla questione oblinder (che, anche volendo, una Chelsey Weasley qualunque gli avrebbe impedito di dimenticare, con le sue tonnellate di domande moleste e non richieste), ed era - come dire - difficile mettere in dubbio la faccenda senza contare nell’equazione il moro. Ma perché avrebbe dovuto; magari se ne sbatte anche il cazzo, eh Hyde - opzione sempre valida ed incontestabile.
    Non diede alcun indizio degli interrogativi celati negli occhi chiari, nel passo cauto con il quale si avvicinò al quadretto dalle tinte shakespeariane. «un altro ammiratore troppo invadente, godric-solo-osborne?» fece scivolare uno sguardo interrogativo dall’uno all’altro, soffermandosi poi sul Grifondoro. «pensavo di averti insegnato a nascondere le prove meglio di così» ruotò il capo verso l’Osborne con un cipiglio che rifletteva l’inespressivo tono di voce. «ammetto di essere un po’ deluso.»
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    Non era uno sprovveduto l'Osborne, né tanto meno un ingenuo: l'aveva messo in conto, in un centinaio di scenari differenti, che qualcuno avrebbe potuto beccare lui e Jake lì, ad un passo dall'Ufficio del Preside, e trarre conclusioni non troppo distanti in effetti dalla realtà. Nonostante ciò, il suo era stato un semplice calcolo di costi e benefici, che l'aveva portato a credere che finire invischiato in una stronzata di poco conto potesse essere meno grave del lasciare che uno dei suoi migliori amici, senza la sua supervisione, si ficcasse in un guaio ben più grosso. Invero, aveva iniziato a dubitare del suo stesso ragionamento nell'istante in cui aveva visto cadere il corpo del grifondoro sul pavimento, inerme, e si era inferto un tacito rimprovero nel ricordare a sé stesso di dover davvero piantarla con tutti quei sentimentalismi nei confronti dei Golden, e di lasciare che imparassero dai propri errori senza il suo divino intervento. Il punto era che si trattava di un impulso più forte della sua semplice volontà, che prescindeva il suo generalizzato fastidio per qualsiasi atto sconsiderato e privo di logica, quasi che ogni cosa potesse acquisire un senso fino a che di mezzo c'erano i Golden, la sua famiglia. E continuava a fornir loro giustificazioni, a dirsi che erano ancora troppo giovani, che non avevano visto quello che invece lui aveva visto, che il passato burrascoso di Ryan, l'ottimismo di Jake, il desiderio d'uscire dal proprio guscio di Dante fossero spiegazioni sufficienti per le loro cazzate. Ed era assurdo, a pensarci, che proprio Godric ragionasse in tal senso, proprio lui che aveva sempre considerato l'umanità difettosa per natura, che non si era mai voluto neppure sforzare di comprenderne le perpetuate decisioni sbagliate, le tendenze sciocche e masochistiche.
    Assurdo, sì, ma mai quanto l'espressione a prender forma sul suo volto nel mettere a fuoco la figura appena uscita dall'Ufficio del Preside, nel riconoscerne le fattezze con estrema velocità, quasi che l'avesse avuta sotto gli occhi per tutta la vita, o che l'avesse ripercorsa con la mente infinite volte.
    Non una reazione palese, sarebbe stato impossibile per uno come l'Osborne, ma abbastanza da fargli stringere i denti fino a formare delle impercettibili fossette sulle guance, un sopracciglio appena sollevato e il capo lievemente reclinato d'un lato. Potevano sembrare dettagli insignificanti, ma chiunque conoscesse un minimo Godric avrebbe saputo che non lo erano, non lo erano affatto.
    Puro interesse scientifico, avrebbe spiegato lui con noncuranza, riferendosi a quanto statisticamente probabile avrebbe potuto considerarsi incontrare due volte Hyde Joyce in un così breve lasso di tempo, dopo aver passato una vita intera senza conoscere la sua esistenza. Avrebbe poi fatto riferimento a tutte le domande che, a onor del vero, avevano preso a frullargli in testa dopo un primo istante di smarrimento, questioni come: che cazzo ci faceva, lì, Hyde? Niente a cui avesse modo di rispondere senza la minima riflessione, tant'è che vi rinunciò quasi subito, optando invece per porgere completa attenzione alle reazioni dell'altro.
    «un altro ammiratore troppo invadente, godric-solo-osborne?» potrei dirvi che, di questa frase, Godric avesse colto l'ironia, o che si fosse immediatamente soffermato su come fornire una spiegazione che non risultasse eccessivamente carica d'un emotività che si rifiutava persino di possedere, ma - no, siamo onesti. La prima cosa a cui il Corvonero aveva istintivamente dato importanza, era che Hyde Joyce si ricordasse ancora il suo nome. Di più: che ricordasse persino la maniera in cui gli si era presentato quella prima volta all'Amortentia.
    Con un sospiro, cancellò all'istante quello sciocco pensiero, ordinando a sé stesso di piantarla con le stronzate da fangirl e di tornare ad essere il Godric-solo-Osborne di sempre. Lasciò tuttavia che le sue labbra si stirassero in un sorriso, uno di quelli che sapeva più di sarcasmo che d'interesse o di reale compiacimento.
    «stai dando per scontato che questo non sia un diversivo per nascondere la scia di morte al piano di sotto» replicò, piatto, infilando una mano in tasca, l'altra a stringere ancora la bacchetta «o che non si tratti di un qualche fuggitivo che mi sono premurato di assicurare all'inferno prima che commettesse chissà quale altro delitto» gettò un'occhiata veloce a Jake per assicurarsi che stesse respirando, sì, ma non troppo palesemente. Probabilmente, da morto, avrebbe fatto più figura che da vivo.
    «le opzioni sono diverse, ed io ti credevo meno superficiale, hyde-solo-joyce» si strinse nelle spalle, ostentando una pseudo sicurezza che in verità sapeva di non possedere, non dinanzi al maggiore. Probabilmente a causa di quel briciolo d'ammirazione che, senza neppure esserne conscio, aveva iniziato a provare per l'altro, percepiva in sua presenza un costante bisogno di apparire meno Godric e più Osborne. In definitiva: meno uno col nome sbagliato nella casata sbagliata, e più uno con lo stesso cognome di un uomo notoriamente intelligente. Era una sensazione che odiava a dirla tutta, perché vivere senza curarsi del giudizio altrui gli era sempre sembrata l'alternativa migliore da perseguire, e l'idea che un Hyde Joyce qualsiasi potesse mettere in difficoltà il suo fare abituale l'irritava oltremodo.
    L'osservo per qualche istante, in silenzio, cercando d'incastrare i pezzi del puzzle senza doverli necessariamente esporre ad alta voce. Con ordine: il Joyce non era certo uno studente, o avrebbe avuto modo d'incontrarlo già altre volte prima d'allora. Era appena uscito dall'Ufficio del Preside, e non erano molte le ragioni per far visita a Mitchell in un giorno d'ispezione al castello. Restava la più ovvia, quella che più di tutte gli si era parata sotto al naso nell'istante in cui aveva scorto la sua figura in controluce: che Hyde Joyce avesse a che fare proprio con la suddetta ispezione. Che con tutta probabilità lavorasse al Ministero, e che quel nome non fosse propriamente il suo vero nome.
    «proverò ad essere io creativo per entrambi, d'accordo?» porca puttana, se avrebbe ucciso Jake una volta tiratosi fuori da quel casino, l'avrebbe riportato in vita e ucciso ancora all'infinito «hai scelto di mantenere un segreto fra noi già una volta, e solo perché ne eri implicato in prima persona» fece roteare la bacchetta fra le dita, poggiando le spalle al muro senza distogliere lo sguardo da quello altrui «stavolta non hai nessun motivo per non mettermi nei guai e dare un senso a quest'ispezione fin troppo monotona per i tuoi gusti, perciò suppongo che le opzioni a mio favore siano piuttosto esigue:» fece schioccare la lingua sul palato, chiedendosi ancora una volta perché cazzo non avesse lasciato Jake a morire «fingi di non avermi visto, mi lasci portare via questo qui, e amici come prima» sollevò un pollice, a indicare la prima irrealistica alternativa «fai il tuo dovere e ti liberi dalla frustrazione d'aver incontrato un godric-solo-osborne fra mille altri che avresti potuto beccarne» sollevò l'indice «cogli l'occasione per dispensarmi un altro dei tuoi preziosissimi insegnamenti, tenendo però in considerazione che, al prossimo cadavere che troverai ai miei piedi, sarà stata in parte anche una tua responsabilità» sollevò entrambe le mani a quel punto, reggendo la bacchetta solo con il pollice «se hai altre idee, sono tutt'orecchi: sono ormai quasi un fan dei tuoi metodi».
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