Non doveva sforzarsi per apparire innocuo, con il fisico sottile che si ritrovava ed il viso giovane ad accompagnare una smorfia che giovane non la era affatto, quando teneva gli occhi chiusi. Con le due macchie di diluito cobalto coperte dalle palpebre abbassate, Jack - Hyde - poteva passare per l'ennesimo ragazzino chiamato nell'ufficio del Direttore per rispondere di qualche problema insorto all'interno della scuola. Era quando apriva gli occhi, che ogni parvenza di innocenza e puri intenti andava a puttane. Perché non gli era possibile, né voleva, nascondere la fredda intelligenza nello sguardo di per sé cinico e asciutto ventitré ore al giorno, dove la rimanente, se fortunato, era dedicata al sonno; non c'era nulla di innocente in Jack Daniels quando osservava il proprio interlocutore pesandolo con la stessa criticità oggettiva di chi le leggende narrava pesasse anime da far passare oltre, e tutto di pericoloso nel modo contorto e problematico di chi pareva non fare affidamento sulla realtà quanto gli altri. Pur essendo una delle persone più pragmatiche sulla faccia della dannata Terra, ce l'aveva scritto in ogni stanca linea del viso di essere concreto quanto un pensiero od una profezia - esisteva, ma quanto c'era di vero? Tutto, poco. Dipendeva dai punti di vista. In quel caso specifico, abbastanza da renderlo credibile, ma non del tutto sincero. «nulla di personale,» e la linea appena accennata del sorriso, non faceva che rinforzare l'idea che ci fosse qualcosa di sbagliato, in Jack; qualcosa che non avrebbe dovuto esserci. Qualcuno - lui. «è il protocollo.» studiò il volto piacevole e piatto del vice preside, riconoscendo nel sorriso cortese di Mitchell Winston anni di cazzate al fine della sopravvivenza. Era sempre stato un tipo diplomatico, zio Mitch; non l'avrebbe mandato a farsi fottere fino a che Jack Daniels fosse stato il Capo del Consiglio ed esaminatore alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts - neanche se se lo fosse meritato, e semplicemente perché era fatto così, e mai l'avrebbe fatto in termini diretti e volgari. In privato ed altra sede, avrebbe anche potuto invitarlo ad una passeggiata di salute all'inferno - seppur in maniera abbastanza discreta da poter essere frainteso da chi lo avesse voluto fraintendere - ma non così; e dire che avrebbe preferito un bel vaffanculo, a quel sorriso gentile e falso quanto il culo della Minaj: poteva anche esserci gente al quale piaceva, ma gli Hyde del mondo lo trovavano solo disturbante. «certamente» Reclinò il capo sulla spalla, le labbra strette fra loro nel tacere il commento sardonico a graffiare la lingua. Di cose da dire a Mitchell Winston, d’altronde, ne avrebbe avuto più di dieci e più di cento, ma quale sarebbe stato il punto? Cosa avrebbe ottenuto spiegando all’uomo che, fra tutti coloro che il Ministero avrebbe potuto mandare per fare il lavoro sporco di un pigro ed indolente Van Lidova, Jack Daniels si era offerto perché non voleva qualcun altro, con ancor meno etica della sua, ficcasse il naso dove non avrebbe dovuto? Non gliene fregava assolutamente nulla delle attività illecite svolte a scuola; sapeva che, con puntualità, studenti magicamente sparivano, apparendo poi mesi dopo nascosti sotto maschere della Resistenza. Scioccante. Secondo voi, se ne fotteva qualcosa? Assolutamente no. A Jack Daniels interessava solamente quel che poteva toccare Hyde Crane Winston, ed era uno dei motivi per i quali aveva scavalcato le gerarchie sedendosi al posto del Capo del Consiglio. Un’altra delle motivazioni che l’avevano spinto a recarsi al Ministero, era che il mondo - il suo, mondo - avesse bisogno di qualcuno da odiare, un capro espiatorio. Qualcuno da elevare a nemesi: Jack Daniels sarebbe stato il cattivo della loro storia perché loro volevano lo fosse - perché l’alternativa, sarebbe stata peggiore per entrambe le parti. Riusciva a calarsi così bene nella parte, che capitava si domandasse quanto ci fosse di vero nella necessità di proteggerli, e quanto di capriccioso nel volersi far odiare perché era meglio di un cazzo di niente. Anche in quel momento, osservando con la guancia a sfiorare il tessuto della giacca nera, provava un sadico piacere nella freddezza con cui l’uomo, lo stesso che anni dopo gli avrebbe insegnato a fare le parole crociate, ricambiava la sua occhiata. «immagino che la scuola sia a conoscenza dell’ispezione di oggi» battè lento le ciglia, innervosito dal sorriso sempre amichevole del Winston - perché era troppo famigliare, e troppo sbagliato, e Dio!, che vita assurdamente ironica e riprovevole - come lo sarebbe stato d’una mosca in estate. Sentì l’infantile impulso di dar voce al proprio vasto turpiloquio solamente per indispettirlo e scomporlo, ma si trattenne ricordando d‘essere il fratello intelligente: per ricorrere ai metodi Jekyll, avrebbe dovuto essere decisamente più nella merda di così. «non era un’ispezione a sorpresa; il corpo docenti e gli studenti del castello sono aggiornati quotidianamente sulle iniziative del ministero» che dono meraviglioso, quello di saper dire la cosa giusta, nel tono giusto, e con l’intenzione opposta. Aveva sempre ammirato la capacità di Mitchell di manipolare le parole a proprio piacimento, vezzeggiandole o castigandole come bambini capricciosi. Non l’aveva mai provata su di sé, però. Bella merda le prime volte, uh. «eccellente» sapeva che il proprio sorriso non fosse piacevole, e che il tono incolore suonasse più minaccioso di una intimidazione nuda e cruda, ma non poteva – e, di nuovo, né voleva - farci niente: non doveva farsi piacere da Mitchell Trevor Winston, doveva solo tenerlo in vita. «allora non le dispiacerà se la lascio in» indicò con entrambe le braccia gli uomini che, come un malevolo ventaglio, si aprivano in due file alle proprie spalle. Quattro pezze al culo, o come piaceva chiamarle al Ministero, pavor, costretti dal Capo Maximo a seguirlo come un’ombra caso mai qualcosa fosse andato storto. Sapeva che i loro ordini personali fossero diversi - controllarlo - e Jack, come Hyde, non era mai andato d’accordo con i baby sitter. L’ambito supervisione lo tollerava solamente a senso unico, e non dov’era egli a dover rimanere sotto la fottuta lente d’ingrandimento. Da bambino era diventato quasi un gioco, per Hyde, perdere volontariamente pezzi della propria famiglia, e rendersi introvabile quand’era sotto la loro giurisdizione. Proprio vero che i giochi dei bambini, non divertissero più le versioni adulte. «buone mani.» inflessibile e quasi letargico, si esibì in un mezzo inchino in direzione del vice preside, lasciando fosse lui ad interpretare la situazione nel modo più - scorretto - opportuno. Hyde era nato con la possibilità di essere un bravo ragazzo, ma quella strada gli era stata strappata da sotto i piedi troppo presto - e certamente Jack Daniels quella condizione non l’aveva mai avuta: il suo contratto lo diceva nero su bianco, che dovesse solo essere il più stronzo in circolazione. Pesce grosso mangia pesce piccolo, eccetera eccetera. Si congedò dall’ufficio di zio Mitch con un secco cenno del capo ai Pavor, imponendogli di rimanere in compagnia dell’uomo; in seguito avrebbe loro detto che l’avesse fatto per evitare che il Winston sistemasse i disastri degli inetti, stupidi, adolescenti che vivevano ad Hogwarts, ma in quel momento, di dar loro spiegazioni, non ne aveva voglia manco per il cazzo. Come gerarchia imponeva, se lo fecero bastare senza domandare altro. Si chiuse la porta alle spalle, palpebre serrate e mani dietro la schiena. Il suo obiettivo era trovare qualche imbecille impegnato a fare cazzate, anche se di entità lieve, così da mettere qualcuno - qualcuno che non fosse un fottuto 2043 - alla gogna, e mostrare di aver fatto il suo lavoro, di modo che la volta successiva sarebbe stato la scelta più sensata per una nuova ispezione. Ma di certo non si era aspettato che fosse l’imbecille, a trovare lui. Socchiuse le palpebre verso il ragazzo riverso a terra, un biondo sopracciglio a scattare verso l’alto. Fu quando ruotò il capo, con misurata lentezza millimetrica, verso l’altro intruso, che si rese conto di quanto il mondo fosse piccolo. Studiò il profilo di Godric Osborne per più tempo di quanto l’etichetta imponesse, arcuando anche l’altro sopracciglio in una muta richiesta di spiegazioni. Avrebbe quasi voluto non saltare ad alcuna conclusione, ma una situazione simile sembrava imporglielo - e qualunque fosse il motivo per cui il Corvonero si trovasse in quella scomoda situazione, non poteva che essere una motivazione di merda. Non privò l’espressione di un certo velo di critica, umettando le labbra ora curvate in un abbozzo, appena un’ombra, di sorriso. Si domandò pigro se avesse già capito chi lui fosse; se, abbandonata Amortentia, avesse compreso di aver perso una partita che neanche s’era accorto di star giocando. Caso mai ve lo steste chiedendo, sì, Hyde si era fatto diverse domande in merito alla questione oblinder (che, anche volendo, una Chelsey Weasley qualunque gli avrebbe impedito di dimenticare, con le sue tonnellate di domande moleste e non richieste), ed era - come dire - difficile mettere in dubbio la faccenda senza contare nell’equazione il moro. Ma perché avrebbe dovuto; magari se ne sbatte anche il cazzo, eh Hyde - opzione sempre valida ed incontestabile. Non diede alcun indizio degli interrogativi celati negli occhi chiari, nel passo cauto con il quale si avvicinò al quadretto dalle tinte shakespeariane. «un altro ammiratore troppo invadente, godric-solo-osborne?» fece scivolare uno sguardo interrogativo dall’uno all’altro, soffermandosi poi sul Grifondoro. «pensavo di averti insegnato a nascondere le prove meglio di così» ruotò il capo verso l’Osborne con un cipiglio che rifletteva l’inespressivo tono di voce. «ammetto di essere un po’ deluso.» | |