[oblinder] All Of Me

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    Siete pronti per un appuntamento FA-VO-LO-SO-H?
    Certo che sì! Altrimenti non sareste stati così disperati da rivolgervi a noi! Se non lo avete fatto, potete comunque star certi di essere dei casi quasi persi o, più plausibile, che non siate al corrente di quanto la vostra situazione sia effettivamente TRAGICA!
    Tranquilli, la nostra agenzia per cuori solitari è quello che fa al caso vostro, armata delle peggiori migliori intenzioni e delle ultime tecnologie per far tornare a battere il vostro ancora per poco cuore!
    [prompt #1] Il giorno di San Valentino, un esercito di Eros Piumati (ibridi magici potenziati) viene liberato nel mondo magico per far scoppiare l’amore in ogni angolo del Regno Unito e far trovare a ognuno la propria anima gemella! I simpatici volatili si illuminano ed emettono un suono particolarmente insistente quanto più questa è vicino. Troverete una pergamena attaccata alla loro zampa, sulla quale verrà indicato il luogo dell’appuntamento non appena anche l’altro uccello avrà compiuto la sua magia MLMLMLML
    Potete:
    - Esservi recati di vostra spontanea volontà da Mara Myoncki e Christian Maljoeyo e aver ricevuto in anticipo la pergamena con il luogo dell’incontro non appena avvenuto il match;
    - Essere stati iscritti da qualcun altro in agenzia;
    - Essere stati colpiti in pieno dall’Eros Piumato.
    E ALOOORA! Datevi una mossa che con questa ricerca dell’amore ci avete rotto i maroni!
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    Boom. Il tonfo suonò ancor più greve nel piccolo spazio del loro appartamento, ed ancor più raccapricciante quando fu seguito da uno strillo acuto e tintinnante. «MA HYDE!!! L’HAI UCCISO» Hyde Crane Winston battè le palpebre, infilando nuovamente la pistola nella tasca della vestaglia. Osservò suo fratello da sopra il cadavere dell’Eros Piumato collassato sul loro zerbino. «tu dici?» replicò, privo di alcuna flemma, sollevando le iridi cerulee sul volto stretto fra le mani di Jekyll. Gli occhi del biondo guizzarono dal cadavere ad Hyde, le mani a muoversi frenetiche nell’aria. «così – boom, MORTO!» Beh, come dire. Battè ancora le ciglia, analizzando rapidamente la propria nutrita conoscenza del turpiloquio alla ricerca di un termine adatto per descrivere la demenza del pirocineta, decretando infine che: «sei stato adottato?» fosse la più opportuna.
    Anche se, invero, era più probabile fosse stato Hyde quello raccolto dal portico: conoscete Heidrun? No? Beh, in caso di risposta negativa, impossibile non conosciate Aloysius Crane – guardate lui, e rispondete alle vostre domande. In ogni caso, perfino i bambini sapevano che ad ogni azione, corrispondesse una reazione: quando si premeva un grilletto, solitamente la conclusione era quella – a meno che non fossi una mezza pippa, ma non è il nostro caso. «MA PERCHè?» In che senso perché. Cosa significava perché. Un tic nervoso arcuò il biondo sopracciglio del magiavvocato, mentre estraeva la bacchetta per far evanescere il corpo dell’animale - voleva evitare sceneggiate da alcuna delle due Chelsey, grazie tante, e preferiva non incorrere nella conseguente occhiata di biasimo di sua sorella Chris – con un fluido movimento del polso. «non ho bisogno di un perché per sparare agli uccelli che entrano senza permesso nel mio cazzo di appartamento» Osservò, pratico e distaccato, alzando appena un angolo delle labbra nell’ombra di un sorriso infetto. Era sempre il momento opportuno per ricordare al suo coinquilino di non portare gente che non conoscesse a casa loro, a meno che non avesse dato un preavviso di quindici giorni tramite modulo appropriato – perché sì, c’erano più probabilità Hyde li uccidesse, piuttosto che stringesse loro la mano per presentarsi. In un mondo ideale ed utopico, quel giorno Hyde sarebbe stato più buono nei confronti del fratello: sapeva (ed anche se non avesse saputo, le quotidiane rotture di coglioni in proposito gli avrebbero impedito di dimenticarlo) del suo kwore spezzato, dell’amore imperituro nei confronti di Davina Dallaire, e di come festività come San Valentino languissero nel petto di Jek con densa nostalgia, ma… No, nessun Ma. Odiava i suoi piagnistei e le sue stupide (lagne) canzoni d’amore.
    «ah ochei» troppo veloce, quella resa. Osservò il fratello di sottecchi, notando un foglio fra le sue mani. Se avesse saputo di che pergamena si trattasse, avrebbe sparato anche a lui – ahimè, il buon Hyde credeva fosse un’altra delle canzoni dedicate alla bionda, e non ci prestò attenzione. «ora che hai ucciso un povero POVERO eros piumato, me lo fai un piacere?? PER FAVORE FRATELLINO DAI»

    E questa è la breve storia di come Hyde Crane Winston, conosciuto comunemente come Jack Daniels, si trovò, il 14 Febbraio, alle porte di Amortentia. Ingannato dal sangue del suo sangue. «buongiorno» arricciò il naso al buon, un vago sorriso in direzione della receptionista; la donnina si limitò ad indicargli un corridoio blaterando appena un «piscina», frettolosa di liberarsi il prima possibile dell’ingombrante presenza del biondo – come darle torto? Negli abiti neri (come la sua anima.) che indossava quel giorno, pareva, ancor di più, il fratello meno sano della Morte in persona.
    Ma che cazzo doveva farci in una maledetta piscina?
    Quando giunse nella stanza, l’unica risposta che compiacque i suoi istinti animaleschi, fu: «affogarmici.»
    Un sogno.
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    «ma lanciagli, tipo, qualcosa??»
    «se pensi di avere 'sta gran mira lanciagliela tu, no?»
    «e se non ci prendo e mi aggredisce?»
    «è un pappagallo, al massimo t'insulta»
    «beh, sono una persona sensibile»
    «ma porca, di quella, puttana» i risvegli di Godric erano sempre così, sobri. A volte era per il tonfo della pila di roba inesorabilmente crollata sul pavimento per via del disordine di uno dei suoi compagni di stanza, altre volte per via del loro inutile vociare, altre ancora perché il puzzo d'erba delle loro sessioni di chill mattutino gli s'infilava su per le narici dandogli la nausea. In ogni caso, non c'era mai una mattina che non desiderasse di svegliarsi morto o, ancor meglio, di non svegliarsi affatto. Non è che convivesse con particolari ideazioni suicide o non gli piacesse vivere, solo che talvolta il suo sdegno generale e persistente diventava tanto scomodo da rendergli difficile persino affrontare un altro giorno fuori dal letto. Condividere ventiquattr'ore su ventiquattro la stanza con altri due esseri viventi, poi, non era che un ulteriore supplizio per un tipo decisamente poco socievole come lui. Non è che gli avessero mai fatto niente di male, a parte respirare la sua stessa aria ed essere drammatici e casinisti come ogni degno millenial, ma Godric aveva deciso di classificarli come dei poveri celebrolesi dall'istante in cui aveva scambiato la prima parola con loro: era facile cadere dalle sue grazie, ancora di più apparire uno stolto ai suoi occhi. Non si credeva migliore degli altri, non aveva chissà quali elevati standard, ma aveva vissuto per così tanto tempo col naso tra i libri da essersi fatto un'idea del mondo tutta sua, tale che ogni sua aspettativa, in confronto alla realtà, non poteva che venire presto o tardi delusa.
    «oh god, menomale, ti sei svegliato!» e poi la gente aveva questo assurdo potere di irritarlo così tanto, ma così tanto, specie da appena sveglio. Sbuffò sonoramente, alzando finalmente la testa dal cuscino e scrollandosi via le lenzuola di dosso per potersi sedere sul materasso, gli occhi ancora impastati dal sonno. Sbatté le palpebre un paio di volte, passandosi una mano fra i ricci per potervi dare una sistemata, poi si voltò verso i suoi compagni con la sua solita smorfia contrariata. «si può sapere che cazzo avete da gridare?» biascicò, stirando le spalle intorpidite «è entrato tipo un cormorano e non sappiamo come farlo uscire» «è evidente che tu non abbia neanche una vaga idea di cosa sia un cormorano» si convinse che dovevano essere tutti fatti, come al solito, e tornò a passarsi una mano sul viso chiedendosi cosa avesse sbagliato nella vita per meritarsi un tale supplizio «no, ti giuro, vieni qui!» non che avesse mai avuto davvero voglia di starli a sentire, ma aveva imparato che assecondarli poteva essere un buon modo per metterli a tacere. Si alzò in piedi dunque, pur di controvoglia, ed affiancò i due per osservare il punto indicatogli come l'appoggio del fantomatico cormorano «guarda che io non vedo—» aggrottò le sopracciglia, fermandosi all'improvviso alla vista di qualcosa di effettivamente pennuto sull'armadio accanto al proprio baldacchino. Fece per parlare, ma l'uccello aprì le ali - facendo saltare indietro gli altri due temerari corvonero - e volò dritto sulla sua spalla, emettendo un verso tutt'altro che rassicurante «è un eros piumato, deficienti» per niente turbato dalla cosa ed usando tutta la delicatezza di cui era capace per spostare l'Eros sul proprio braccio così da poterlo inquadrare meglio, si accorse della pergamena legata alla sua zampa.
    «trash» commentò, sfilandola via e porgendola ai compagni di stanza «c'è scritto godric, amico» osò sottolineare uno dei due, indicando effettivamente il suo nome scritto in bella grafia sul foglio arrotolato.


    «per godric» mormorò fra sé e sé, trovando un po' di conforto in quella inutile quanto sarcastica imprecazione. Non aveva idea di chi fra Ryan, Dante o Jack avesse infilato il suo nome in quella specie di posta del cuore magica a tema San Valentino, ma nel dubbio aveva deciso di odiarli tutti e tre. Sapevano quanto odiasse quel genere di cose, sapevano quanto fossero in grado di metterlo a disagio e quanto sicuramente si sarebbe rivelata solo come l'ennesima occasione per sentirsi fuori luogo, eppure l'avevano fatto lo stesso. Forse avrebbe dovuto apprezzare il loro tentativo di essergli solidali, di spingerlo ad essere un tantino più espansivo alla luce del fatto che, sì, la sua vita sociale era letteralmente composta soltanto da loro tre e dai suoi libri, fine. Ma Godric proprio non sapeva che fare in quelle situazioni, abituato com'era a starsene per le sue e a non prestare troppa attenzione agli altri. Aveva una miriade di ossessioni, stranezze e peculiarità, sapeva di essere un tipo fondamentalmente strano e di non essere tagliato per le relazioni, men che meno quelle amorose. Semplicemente, un appuntamento al buio era una delle cose maggiormente in grado di spaventarlo. Avrebbe pagato per sostituire quello ad un'ora in Sala Torture, quanto meno lì avrebbe potuto imparare qualcosa di più interessante - dal suo punto di vista -.
    Beh, in ogni caso, era fin troppo ligio al dovere per non presentarsi a quell'incontro combinato, ed aveva quest'assurda convinzione di non potersi permettere di rendere vano il lavoro di quel povero Eros Piumato, dunque aveva finito per inoltrarsi davvero all'Amortentia, mani ficcate in tasca ed il portamento rigido di chi non ha idea di cosa fare, silenzioso al punto tale da rivolgere appena un cenno del capo alla receptionista all'ingresso. Strinse più forte il tessuto nelle tasche, iniziando ad elencare mentalmente le mille ragioni per cui avrebbe preferito /sul serio/ morire piuttosto che trovarsi lì: non aveva la minima intenzione di spogliarsi, di conoscere persone, di passare per uno a cui quelle cose potessero piacere veramente, di farsi mettere le mani addosso, di flirtare - e w -.
    Come sulla strada verso il patibolo, raggiunse finalmente l'ormai noto luogo dell'appuntamento, esitando appena prima di avvicinarsi alla figura di spalle dinanzi a sé. «affogarmici.» lo sentì mormorare, non riuscendo a sua volta a trattenere un «ma magari» alzando gli occhi al cielo per invocare chissà quale divinità in suo soccorso.
    «giusto per chiarire, mi ci hanno iscritto, io non faccio queste cose» si affrettò a sottolineare, evitando accuratamente di guardare l'altro in faccia e continuando piuttosto a fissare un punto indefinito dinanzi a sé «è colpa dell'uccello» poesia.
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    Edited by two|faces - 24/2/2019, 02:41
     
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    Più inspirava l’odore acre del cloro della piscina, più sperava che le inalazioni lo uccidessero, privandolo così della possibilità di scoprire in quale stupida situazione del cazzo l’avesse infilato Jekyll – non fraintendete, era lieto di aver avuto una scusa per portare via le palle: piuttosto che sopportare il trap melanconico del fratello, avrebbe preferito fare una lezione di educazione sessuale in un liceo – per il quale avesse dovuto presentarsi da Amortentia. Aveva escluso un inaspettato (e non richiesto, quindi grazie al cielo) trattamento alla SPA di massaggi e contatti indesiderati, essendo stato indirizzato alla piscina; pregava Dio, o chi per esso, che non l’avesse nuovamente iscritto ad una lezione di acquagym, perché sarebbe stata la volta in cui avrebbe ufficialmente adottato l’etichetta di figlio unico. Piegò le labbra verso il basso, valutando perfino l’opzione che Jek avesse preso sul serio le sue illazioni sul suicidio, ed avesse deciso di accontentarlo. Ma quello, insieme ad affogare una squadra di pallanuoto e far venire la fobia dell’acqua a sgagnetti che cercavano d’imparare a nuotare creando loro materiale per incubi che si sarebbero portati dietro fino ai trent’anni, sarebbe stato troppo bello per i pessimi gusti in fatto di regali del fratello, quindi – ahimè – dovette estrometterli dalla competizione. Al suono di ovattati passi alle proprie spalle, non si volse per due motivi: a) poteva essere un sicario, e se il CW l’avesse visto avrebbe dovuto, per dovere civico, difendersi, quindi preferiva non guardare e tirare le cuoia come aveva vissuto la sua vita (male); b) il qualcuno, dal passo leggero con il quale era giunto, non voleva evidentemente farsi notare, e lungi da Hyde volerlo notare – quindi insomma, ignorarlo era un win-win per tutti.
    «ma magari» Ed invece non era stato così fortunato da trovare qualcuno concorde alla sua pacifica linea di pensiero. Perché la gente doveva sempre - sempre - rovinare tutto aprendo bocca? L’aveva sempre detto, e sempre l’avrebbe ripetuto: i monaci che si erano votati al silenzio avevano capito tutto, della vita. Sospirò, deciso a non voltarsi malgrado l’altro fosse fermo al suo fianco, covando ancora la minima speranza che quell’approccio fosse stato un errore di valutazione. «giusto per chiarire, mi ci hanno iscritto, io non faccio queste cose» Niente, oh. Non c’era pace. Un qualunque altro esordio avrebbe mantenuto fissi gli occhi cerulei di Hyde sulla quieta superficie della piscina, ma quella frase lo spinse, suo malgrado, a ruotare il capo verso il suo interlocutore.
    E piegarlo, più di quanto potesse piacere a qualunque essere umano (Eli, parliamoci chiaro: è davvero alto 1 metro e fuckin 91 come il pv??), per poterlo guardare in viso: labbra piegate verso il basso, sfuggenti occhi chiari, alcune ciocche corvine a scivolargli sulla fronte.
    Ma chi cazzo era - e, soprattutto, cosa voleva da lui. Hyde si guardò attorno, assicurandosi che nella sala rettangolare ci fossero solo loro, prima di riportare le iridi azzurre sull’altro. Se non avesse parlato d’iscrizione, avrebbe dato per scontato fosse un pusher (ed allora avrebbe compreso il Segreto Compito che Jekyll gli aveva assegnato), ed il loro scambio di interazioni sarebbe stato breve e quasi indolore - ma iscrizione? «non lavoro qui» scandì, con lenta e densa ironia, nel suo usuale tono privo d’inflessione. Un angolo delle labbra spinse scettico verso l’alto, all’idea che potesse averlo scambiato per un, boh, insegnante di nuoto? Ma l’aveva visto? Non c’entrava un cazzo con quel posto – non avrebbero potuto scambiarlo neanche per il ragazzo-degli-asciugamani, con i vestiti costosi e poco consoni (neri. Direi come la sua anima, ma era risaputo Hyde non l’avesse) all’ambiente /gioioso e rilassante/. Nulla, di Hyde, avrebbe mai potuto essere rasserenante. «e sicuro come l’inferno non sono iscritto a stronzate tipo corsi di nuoto sincronizzato, quindi comincia pure senza di me» anche l’altro angolo della bocca fece compagnia al primo, in un sorriso che non giunse agli occhi. Sorridere non era mai stata l’attività preferita di Hyde, né uno dei suoi talenti; nelle rare volte in cui ci provava, e ci provava davvero, sembrava la parodia di IT.
    Non che gli dispiacesse.
    «è colpa dell'uccello»
    Clic. Qualcosa, in quella che dedusse non fosse una tipica conversazione da bordo piscina, fece scattare il capo del Crane verso l’alto, gli occhi ridotti a due fessure. Un altro giorno di un’altra vita, avrebbe semplicemente creduto che il senso dell’umorismo del moro lasciasse alquanto a desiderare (battute sugli uccelli nei pressi di una piscina? boi, ho letto yaoi con trame più etero – semi cit di una qualunque Arianna in qualunque momento della sua vita). «l’uccello» ribatté fra sé, stringendo le labbra fra loro.
    Ora. Quante probabilità c’erano che quel mattino un Eros Piumato entrasse nel suo appartamento, ed il pomeriggio un ragazzino gli parlasse di uccelli? Più di quanto credi, Hyde - ma quello non gli sembrava il caso: per quanto assurdo possa sembrare, riccioli di petrolio sembrava voler morire quasi quanto Hyde, il che era alquanto raro, quindi dubitava fosse una scadente pick up line sul birdwatching.
    Odiava non sapere le cose. Odiava non avere il controllo, non sapere esattamente quanti, e quali, fili si tendessero sotto le sue dita. Strinse i pugni e sospirò, l’indice ed il pollice a stringere la radice del naso. Stava delineando una situazione…surreale.
    Non poteva essere possibile.
    Jekyll non l’avrebbe –
    Cristo. Jekyll l’avrebbe fatto eccome.
    No, vabbè. Fategli capire: «sono qui per te Era lui, il ragazzino fuggito da un centro per profughi, il motivo per cui Hyde era stato spedito da Amortentia? Non aveva centinaia di domande per il moro, se non come e perché, ma in compenso aveva una variegata lista dei modi in cui Jekyll avrebbe perso l’uso delle mani. Non capiva ancora un cazzo di cosa stesse succedendo, ma non poteva mostrare ad un potenziale nemico le proprie debolezze, e la sua ignoranza in merito alla questione. Ecco perché, invece di domandargli cosa Cristo c’entrassero gli uccelli nella loro vita, con un mezzo sorriso di scherno non potè fare a meno di domandare: «sei qui per me?» Perché oh, buon Dio, poteva significare solo una cosa.
    Godric doveva aver fatto incazzare l’eros piumato sbagliato, se l’aveva portato da lui.
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    Aveva pronunciato appena una manciata di parole, nient'affatto ragionate e di cui aveva finito per pentirsi l'istante dopo averle lasciate libere dal filtro bocca-cervello, eppure avrebbe scommesso qualsiasi cosa sulle conseguenze inevitabili di quelle quattro stronzate che era riuscito a mettere in fila: primo, l'altro - che non si era ancora azzardato ad osservare davvero - si sarebbe voltato a guardarlo con un'aria mista fra il perplesso ed il compassionevole; secondo , avrebbe a sua volta sputato fuori una qualche frase di circostanza per togliersi dall'imbarazzo del doverlo piantare in asso senza dir niente; terzo, alla fine l'avrebbe davvero mollato lì, com'era giusto che fosse d'altro canto, e lui avrebbe contato fino a dieci prima di scappare a sua volta a gambe levate da quella pessima idea. Se lo sentiva Godric, perché era bravo in tante cose meno che in quello, perché non esisteva alcun manuale attendibile su come approcciarsi alle persone e, a dirla tutta, non gli era mai importato saperne di più. Lo affascinavano le piccole venature d'un blu particolarmente accentuato che attraversavano le braccia di Ryan, e le piccole rughe d'espressione che andavano a formarsi sul viso di Dante ad ogni suo sorriso, persino le occhiaie di Jack dopo una notte passata a far tutt'altro che dormire, ed avrebbe saputo nominare uno per uno i nervi principali del cervello umano assieme a tutte le aree deputate al linguaggio o al controllo delle emozioni. Tutto il resto, tutto ciò che non poteva nominare ragionevolmente o che non rappresentava una variabile oggettiva ed analizzabile, restava per lui privo d'importanza, troppo effimero per potersi permettere di perder tempo a indagare più a fondo sulla faccenda. Avrebbe volentieri evitato anche di sentir montare l'imbarazzo al solo pensiero di dover interagire con qualcuno, di sentirsi tanto a disagio da non riuscire a staccare gli occhi dalla parete dinanzi a sé, ma quello era un altro stupido imprevisto della sua naturale imperfezione a cui non poteva far altro che sottostare silenziosamente.
    «non lavoro qui» ecco, a quel punto uno come Godric avrebbe potuto pensare soltanto a due cose: o quel tipo lo stava prendendo per il culo, magari proprio con l'intento di scaricarlo usando qualche strana tecnica di sviamento, oppure era fatto tanto quanto i suoi compagni di stanza in botta da post cormorano. Insomma, decifrare il comportamento altrui non era certo cosa semplice, ed il Corvonero non poteva che basarsi sulla poca esperienza che aveva alle spalle: stronzi, e fattoni. C'era anche il prototipo da deficienti con manie di protagonismo, ma quello si premurava sempre di riservarlo esclusivamente al suo strambo quartetto — in quella specifica situazione, d'altronde, quante possibilità c'erano che uno potesse ritrovarsi ad una sorta di appuntamento al buio senza sapere di essere in un appuntamento al buio? Tante, ma Godric era fin troppo sull'attenti ed anche un po' paranoico per potersi curare anche di quell'eventualità.
    Strinse le labbra alla disperata ricerca di qualcosa di sensato da dire, perché non aveva la più pallida idea di come uscir fuori elegantemente da tutta quella storia e, al contempo, aveva iniziato a sviluppare un minimo di curiosità nei confronti del suo interlocutore tanto che, impercettibilmente, aveva preso a sbirciare alla sua sinistra con la coda dell'occhio sperando di cogliere qualche dettaglio rilevante. S'arrese alla fine, voltando appena il capo e chinandolo abbastanza da poter scorgere il tipo affianco a sé, di qualche spanna più basso, i capelli dorati a ricadergli sulla fronte fino a coprirne gli occhi, gli stessi intenti a fissarlo. Distolse immediatamente lo sguardo, passandosi una mano sulla fronte con una certa frustrazione e rinnovando così l'odio per i suoi amici e chiunque fra loro avesse avuto la splendida pensata di trascinarlo lì.
    «l'eros piumato?» azzardò a chiedere, costringendosi a posare nuovamente gli occhi sul biondo e scorgendone così con maggiore chiarezza i lineamenti del viso, la curva delle labbra in un sorriso fine a sé stesso fin troppo simile al proprio per non potervi ritrovare un po' di familiarità. Finì quasi per rilassarsi, quasi, al pensiero di trovarsi in compagnia di qualcuno che, quanto meno, non pareva essere eccessivamente molesto come aveva temuto. Certo, il fatto che stesse continuando a sembrare più confuso di lui su tutta quella questione non era per niente d'aiuto, ma forse preferiva stare al gioco e fingersi altrettanto spaesato che doversi davvero impegnare ad apparire — beh, meno Godric.
    «meh, posta così sembra anche peggio di quanto già non sia» perché sì, marcare in maniera tanto palese il fatto che si trattasse di un incontro combinato suonava terribilmente imbarazzante, specie in quel vagamente romanzesco 'sono qui per te - sei qui per me' «ma suppongo di sì?» scrollò le spalle, mentre del tutto inconsciamente si ritrovò a sollevare leggermente gli angoli della bocca, probabilmente rassicurato dalla consapevolezza che le possibilità che l'altro lo stesse prendendo per il culo si stessero quanto meno riducendo «a meno che tu non sia davvero tipo un istruttore di nuoto o cazzate del genere — l'outfit sbagliato per il contesto sbagliato comunque non si avvicinerebbe neanche alla top dieci delle cose terribilmente stupide che ho visto fare alla gente» e no, non stava scherzando neanche un po'.
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    L’eros
    Piumato.
    Quello sarebbe stato il momento in cui il protagonista della vicenda, con un’adeguata musica d’atmosfera, sarebbe scoppiato a ridere battendosi una mano sulla fronte, congedando poi il proprio appuntamento con un sorriso di scuse, ed una non effettiva minaccia di morte a chiunque l’avesse iscritto, contro la sua volontà, a quella perdita di tempo. Una persona qualunque, scoperto l’inganno, l’avrebbe fatto.
    Ma Hyde Crane Winston, o Jack Daniels che fosse, non era mai stato rinomato per la sua normalità, al massimo per prenderne il più possibile le distanze – anche se non dal suo punto di vista: Hyde credeva fermamente di essere l’unica, e l’ultima, persona con un minimo di intelligenza lasciata su quel pianeta allo scopo conquistare e piegare tutte le menti inferiori. Qualcuno che riordinasse il caos, per intenderci. Rimase quindi immobile, le dita strette a pugno nelle tasche della lunga giacca nera, e gli occhi azzurri intrisi d’ironia a sfiorare le acque cristalline della piscina. Un sorriso sprezzante cercò di farsi strada sulle labbra sottili del magiavvocato, ma quel che ne uscì fu un’infinitesimale curva dal sapore interpretabile. «meh, posta così sembra anche peggio di quanto già non sia» Dubitava sinceramente, ed il solo fatto che l’altro ritenesse opportuno dire una cosa simile, dimostrava non conoscesse Hyde - non conoscesse Jack. Ruotò lo sguardo al proprio fianco, un sopracciglio a sollevarsi lievemente sopra uno sguardo cinico ed apatico. Non c’era davvero un modo di dire quello che rendesse la situazione peggiore di quanto non fosse: aveva una minima idea, il moro dallo sguardo esitante e nervoso, di chi lui fosse? Probabilmente no. Il fatto che un diciannovenne avesse preso il posto del Capo del Consiglio, aveva sollevato meno polemica del previsto, dato che Jack aveva soffocato duramente ogni possibile rappresaglia. Preferiva rimanere nell’ombra, quello che nessuno guardava ed a cui nessuno dava una possibilità. Non sarebbe mai stato il Grifondoro che sparava al petto d’un uomo: era, e sempre sarebbe stato, il Serpeverde che sparava alla nuca dall’angolo più buio della stanza. Ancora guardò il ragazzo, l’ombra di una smorfia crudelmente divertita a dipingere le iridi di una tonalità più fosca. Doveva essere giovane – uno studente, probabilmente – ma Hyde, nei mesi in cui aveva fatto supplenza ad Hogwarts come insegnante di Incantesimi, non ricordava di averlo mai visto. Non che avesse prestato attenzione a quel gruppo di adolescenti bastardi che gli sbadigliava in faccia ogni mattina, eh; preferiva odiarli tutti senza prendere nessuno sul personale. «ma suppongo di sì?» Cristo santo. Uno sibilo sarcastico soffiò fra i denti del CW, mentre scuoteva piano il capo, piegandolo lievemente per osservare l’altro. Gli sembrava del tutto…normale, ma per trovarsi ad un appuntamento al buio con Hyde Crane Winston, doveva essere o un sadico psicopatico che torturava eros piumati, o un subdolo figlio di puttana dall’apparenza innocua ed un’attitudine di merda. La curiosità lo tenne inchiodato sul posto, divertito di un divertimento che sollevava solo gli angoli delle sue labbra, studiandolo a palpebre dischiuse per comprendere in quale categoria rientrasse. Non aveva dimenticato di voler uccidere Jekyll nel sonno, neanche il suo bisogno costante di conoscenza poteva affondare gli istinti omicidi nei confronti del fratello, ma prima di levarsi dal cazzo e decidere in quale modo demolire la vita del sangue del suo sangue, doveva sapere. «a meno che tu non sia davvero tipo un istruttore di nuoto o cazzate del genere — l'outfit sbagliato per il contesto sbagliato comunque non si avvicinerebbe neanche alla top dieci delle cose terribilmente stupide che ho visto fare alla gente» Hyde non aveva una scaletta di cose stupide – tutto quel che facevano gli altri era stupido, ai suoi occhi – ma era quasi sinceramente interessato a comprendere come ruotassero gli ingranaggi dentro la testolina inchiostro del malcapitato al suo fianco. Scienza. Un ghigno punse appena la bocca del Daniels, mentre lo sguardo saettava verso l’alto alla ricerca di quello del moro. «cosa c’è sul podio?» Ed un mezzo sorriso quasi sincero, seppur a discapito dell’altro, prese forma sulle labbra di Hyde. «oltre a presentarsi ad un appuntamento al buio, s’intende.»
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    Godric non era mai stato il tipo di persona propensa a credere a stronzate come il fato o la predestinazione, ma se per una volta vi avesse riposto un minimo di fiducia, se avesse anche potuto leggere la mente del Winston, non avrebbe potuto che restare stupito dalla precisione con cui un'agenzia, o un uccello, o davvero il destino fossero riusciti a trovare una persona tanto rassomigliante al suo modo di vedere le cose. Forse alla fine non era un bene, non per il fine ultimo di quell'incontro, perché per quanto il corvo rimarcasse di frequente il suo desiderio di conoscere finalmente qualcuno con un briciolo di cervello, dall'alto della sua saccenza avrebbe anche potuto odiare un confronto alla pari, ritenendo inaccettabile dover constatare di non essere il solo ed unico assennato in un mondo d'incoscienti millenials rimasti allo stadio puberale. Non era egocentrico, ma avrebbe potuto diventarlo, perché era semplice sentirsi al di sopra degli altri con una buona pagella da mostrare, una lista di argomenti ricercati da elencare a studenti che non avevano mai aperto un libro nella loro vita, un'eloquenza da far invidia anche al più acculturato professore, ma non lo era altrettanto in una stanza colma di prodigi che avrebbero alla lunga potuto farlo sfigurare, o semplicemente in un tête-à-tête con uno sconosciuto dallo stesso brillante cipiglio.
    Ma Godric non poteva saperlo, come avrebbe potuto? Si limitava a restarsene nervosamente in piedi, le mani nascoste tra le pieghe del cappotto scuro e la fastidiosa sensazione di star nuotando contro corrente, di non sapere davvero come muoversi per ritrovare la strada. Non era una questione di insicurezza, o di paura di apparire come uno sciocco, piuttosto l'irritazione dovuta alla consapevolezza di poter essere migliore di così, abituato com'era ad eccellere in ogni campo ed a riconoscersi sempre come impeccabile. Non era dell'approvazione altrui che aveva bisogno ma della propria, che in una situazione del genere proprio non riusciva ad ottenere. Ma, c'era ancora un ma. C'era quell'irrefrenabile desiderio di provare, di spingersi più a fondo fino a incontrare i propri limiti, di studiare la persona dinanzi a sé per scoprirne i punti deboli, per non lasciare che la sua sola presenza risultasse ambigua ai suoi occhi, in un certo qual modo terrificante. Ed era inevitabile per lui sentirsi così dinanzi all'ignoto rappresentato da un altro essere umano, ancora di più al cospetto di un Hyde che tutto pareva meno che insignificante, privo d'attrazione. La verità era che avrebbe odiato fermarsi a giudicare un libro dalla sua copertina, e che non era mai stato tanto superficiale da limitarsi ad una prima impressione fatta di appena poche parole, ma aveva riconosciuto qualcosa in quel sorriso tirato, ed incrociare anche solo per qualche istante il suo sguardo gli aveva concesso la stessa appagante eccitazione del trovarsi ad un passo da una nuova scoperta, quasi che ci fosse talmente tanto altro oltre quelle iridi chiare da non poter fare a meno di restarne affascinato, di volerne sapere di più. Ed onestamente, allo stato delle cose, Godric lo odiava. Lo odiava perché sarebbe stato bello togliersi dall'impiccio di quell'ingombrante circostanza, usare tutte le proprie facoltà mentali per scusarsi e tornare al castello, fingere che non fosse mai accaduto. Invece restava lì, impacciato, e non per costrizione o per impossibilità di fare altrimenti, ma per una volontà che non era certo di provare coscientemente ma che era lì, innegabile ed inevitabile.
    «difficile da stabilire» arricciò le labbra con fare pensieroso, prendendo in rassegna ogni minimo episodio che la sua testa aveva silenziosamente catalogato come 'e w' e che valeva la pena di tirar fuori all'occorrenza «probabilmente l'idea di portare un vassoio di cannoli italiani ad una specie di ribellione anarchica in sala torture come se fosse una normale festa di paese, nel cuore della notte per di più e sotto un governo non particolarmente tollerante a questo genere d'improvvisate, potrebbe essere degno di una menzione speciale» sorry Dante, just for science «come vedi, ho una specie di talento per trovarmi nel posto sbagliato al momento sbagliato» aggiunse, sminuendo la cosa con un gesto della mano ed una lieve alzata di spalle: sia mai che lo credesse anche parte di uno di quegli irresponsabili ribellini in vena di farsi ammazzare, le ossa del piede frantumate gli erano già più che bastate «ma devo dire che anche le urla dei miei compagni di stanza convinti che l'eros piumato fosse un cormorano assassino avrebbe il suo perché nel guinness dei primati» trattenne a stento un sorriso a quel punto, abbassando lo sguardo perché consapevole di aver già osato parlare fin troppo per i suoi standard «però mi sa che è una lista troppo lunga per poterne fare una selezione» ammise infine, noncurante di sembrare eccessivamente cinico o giudicante. Dopo un istante d'esitazione, si decise invece a tirar fuori una mano dalla tasca, tendendola dinanzi a sé in un poco convinto tentativo di presentazione «godric, comunque» e se l'altro non avesse voluto saperlo?? «non come quello famoso, solo osborne» ecco, quello di sicuro non voleva saperlo.
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    Edited by ‚serendipity - 28/2/2019, 15:35
     
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    «difficile da stabilire» Hyde, cosciente del fatto di violare le norme della buona educazione – e di apparire inquietante, come gli era sempre stato fatto notare dalle sue sorelle – e non sbattendosene neanche un tredicesimo di testicolo, osservò l’altro quasi senza battere ciglio, cercando di prevedere quali sarebbero state le sue risposte. Non era sua consuetudine voler comprendere qualcuno, conscio di essere superiore senza bisogno d’indagare, ma non sarebbe stato Hyde se non avesse amato l’analisi e l’osservazione. Le persone, agli occhi del CW, non erano altro che giocattoli difettosi, e lo sguardo azzurro del biondo era calibrato per trovarne il difetto di fabbrica, e non solo per ricavarne informazioni da poter usare in un futuro più o meno prossimo: era cresciuto fra Corvonero, da Corvonero, sviluppando un indole oltremodo critica. Non necessariamente curiosa, avrebbe necessitato un genere d’interesse che l’Hyde non teneva in considerazione per altri esseri umani, quanto più metodica - la mente di un ingegnere. Sapeva da chi avesse preso quel tratto. Sapeva che Mabel Crane-Winston, trovata la pecca, avrebbe cercato di aggiustarla, laddove una più paziente Hemingway si sarebbe limitata a decorarla mostrando quanto fosse una meraviglia; naturale evoluzione che Hyde, con la sua facoltà d’assorbire il peggio e renderlo il proprio meglio, si limitasse a guardare e non toccare se non per peggiorare.
    Ma quello per Godric, era un interesse personale – che, ovviamente, nulla aveva a che fare con Godric: voleva capire motivo per il quale, a causa di un fottuto scherzo del destino, avesse finito per trovarsi in quella maledetta piscina in sua compagnia. «probabilmente l'idea di portare un vassoio di cannoli italiani ad una specie di ribellione anarchica in sala torture come se fosse una normale festa di paese, nel cuore della notte per di più e sotto un governo non particolarmente tollerante a questo genere d'improvvisate, potrebbe essere degno di una menzione speciale» Impassibile quanto la tela bianca d’un artista, alcun muscolo si mosse alla menzione della rivolta, ma una remota parte del magiavvocato s’innervosì per quell’informazione non richiesta. Sapeva, ovviamente: Hyde sapeva sempre tutto, quel ch’era accaduto quella notte, così come sapeva che Mucca e Pollo (ciao kaufmont) non fossero stati rapiti dai ribelli – ma erano tutti informazioni che teneva per sé in via ufficiosa, lontano dallo scranno al Ministero. In quanto Capo del Consiglio, avrebbe dovuto intervenire; a conoscenza di una questione simile, per quanto apparentemente banale, avrebbe dovuto fare qualcosa. Aveva scelto di non farlo – perché non aveva alcun senso, s’era detto, pur sapendo che il motivo avesse corti capelli argentei, e gentili occhi blu. Le decisioni più stupide, il Crane le aveva sempre prese per gente stupida.
    La sua famiglia, per inciso.
    Ma dovette trattenere anche un sorriso, perché la menzione dell’evento non poteva che significare una cosa: il moro non aveva davvero la più pallida idea di chi lui fosse. Non che Hyde - Jack - avesse problemi con la propria carica, ma il popolo rendeva più facile mantenere il controllo su di loro, quando non avevano idea di chi tu fossi («come suPERMAN» gli aveva fatto notare Jekyll; Hyde non si era neanche sprecato a guardarlo.). «come vedi, ho una specie di talento per trovarmi nel posto sbagliato al momento sbagliato» Qualcuno lo stava davvero prendendo per il culo. Non gli sfuggì l’ironia di quell’affermazione, e non lottò contro il sorriso spento e mai affabile che, grondando sarcasmo e non detto, scivolò sulle labbra tirate del biondo. «ma non mi dire.» disse, il ragazzo nato nel 2025 e rimasto incastrato a quasi dieci anni dalla sua nascita. Non che fosse una competizione, ma just saying. «ma devo dire che anche le urla dei miei compagni di stanza convinti che l'eros piumato fosse un cormorano assassino avrebbe il suo perché nel guinness dei primati» L’eros piumato…«un cormorano.» ripetè, nell’abitudinaria pecca di ripetere le cose più stupide confidando che una bocca come la sua potesse renderle più intelligenti – ed invece no, ma era sempre vagamente interessante masticare idiozia, e comprendere come dovessero sentirsi gli altri a viverla giornalmente. Fascino accademico. «però mi sa che è una lista troppo lunga per poterne fare una selezione» Spinse la lingua contro l’interno della guancia, tacendo una manciata di battiti di cuore, prima d’estrarre la bacchetta. Sapeva perfettamente che in tempi come il loro, un gesto simile potesse scatenare l’inizio di una guerra – ma sapeva anche che se avesse voluto lanciare un Avada Kedavra a riccioli ebano, l’avrebbe fatto prima ancora che potesse aprire bocca la prima volta; se fosse stato un ragazzo semi brillante, l’avrebbe saputo anche lui. «principiante,» commentò secco, sollevando appena un centimetro delle labbra verso l’alto. Con un fluido movimento del polso, pronunciò sotto voce l’incanto Sicarius, materializzando di fronte a loro un lucido, cremisi, pipistrello. Ruotò solo gli occhi sul ragazzo, mentre la figura spariva com’era giunta. «mio fratello mi ha chiesto perché il mio sicarius fosse batman» Jekyll aveva diciassette anni, Hyde solamente dodici: al suo primo anno di Hogwarts, era stato l’unico studente in grado di creare un Sicarius completo.
    Non era colpa dei suoi giovani coetanei, se tutto quel che Hyde aveva conosciuto fino ad allora, era stato dolore ed odio e rabbia e perdita.
    Senza contare che in qualunque campo era e sempre sarebbe stato il migliore, certo. Ma quello era scontato. Ripose la bacchetta, una densa occhiata alla mano allungata nella sua direzione. Soppesò quell’offerta, facendo arrampicare gli occhi lungo il braccio di Godric fino al suo viso, il capo appena piegato sulla spalla. Ma manco per il cazzo - e lo pensò con un’intensità tale, che fu certo l’altro potesse leggergli nel pensiero. Fu quasi tentato di battergli il cinque per non lasciarlo appeso, ma non aveva così buon cuore; in ogni caso, odiava le strette di mano.
    In compenso: «hyde» e di nuovo, sentì le labbra tendersi in un quasi sorriso vero nel pronunciare il proprio nome, quello vero - perchè c’era una sorta di potere nel potersene appropriare in un mondo del quale ancora non faceva parte; nel dire la verità, e sapere di essere l’unico a conoscenza dell’aver ceduto qualcosa di sincero e proprio, e nel vedere quell’onestà farsi inganno sotto il conosciuto nome di Jack Daniels. «non come quello famoso» forse. La smorfia di Hyde divenne affilata quanto quella di uno squalo, ma sotto la freddezza ed il distacco, v’era una nota dissonante di compiacimento. L’intera situazione era così - così - surreale, da essere quasi - quasi - divertente, ed il magiavvocato si rese conto di non disprezzare particolarmente la compagnia di godric-non-quello-famoso.
    Che non significava gli piacesse - ma non l’aveva ancora ucciso, no? «solo joyce» Un sopracciglio sollevato, ignorando ancora la mano tesa di Godric – nulla di personale, semplice modus operandi. «di nuovo, non quello famoso» ridondante, e necessario. Inspirò dalle narici alzando lo sguardo al soffitto, ruotando poi su se stesso per guardarsi attorno. «secondo te perché siamo qui?» Ovviamente, lui aveva già – diverse, e non gliene piaceva mezza - idee, ma voleva sapere cosa ne pensasse l’Osborne. Era un TEST???
    Cristo Santo, e c’era da chiederlo? Certo che lo era.
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    Poteva forse esserlo per qualunque altro essere umano il Winston, perché non c'era traccia del minimo sforzo d'apparire cordiale nel suo atteggiamento, ed il suo sorriso non era che l'ombra di un sorriso vero, ma per Godric? Oh, Godric conosceva perfettamente quel genere di freddezza, perché aveva un che di tanto simile alla propria. Era come una lastra di vetro, pronta a proteggerlo dagli urti, dal dolore, dalla perdita, ed al contempo gli conferiva quell'aria di perenne distacco, quasi che non fosse realmente presente, solo un fragile riflesso oltre la trasparenza. I suoi contorni erano forse più smussati di quelli dell'altro, magari per via della vicinanza di Ryan, Dante e Jack che, per quanto odiasse ammetterlo, erano riusciti a far breccia tra le impercettibili crepe nelle sue difese, ma gli assomigliava per compostezza, per raziocinio, per il poco spazio concesso alla curiosità e solo in favore della conoscenza. Per Godric era piuttosto affascinante, non d'un fascino erotico, quanto più quello di un vulcano in eruzione, terrificante sì, ma di una meraviglia tale che sarebbe stato impossibile distogliervi lo sguardo. Era un fascino dato dall'assurdità della circostanza, dall'evidenza di trovarsi di fronte ad una persona del tutto differente da quella che si era aspettato di trovare, dalla sensazione di disagio che aveva via via preso a sfumare per lasciar spazio al pensiero che forse, forse, avrebbe potuto trovare il suo posto anche tra l'acre odore di cloro e le pareti fin troppo luminose per i suoi occhi abituati alla penombra dell'ennesimo libro da leggere sotto le lenzuola per non esser disturbato.
    Invero, forse se avesse saputo di trovarsi di fronte a quel Jack Daniel, se avesse compreso quanto sbagliato fosse stato il suo riferimento alla rivolta, allora avrebbe fatto cento passi indietro, si sarebbe dato dello sciocco ed avrebbe mollato la spugna; ma finché l'Hyde che aveva di fronte era semplicemente un Hyde fra tanti, uno che come lui era finito per caso in quella specie di ridicolo scherzo di San Valentino, restare sembrava la scelta più facile del mondo. Che poteva farci? Aveva una specie di strano kink per tutto ciò che poteva classificarsi come non convenzionale, perché avrebbe preferito di gran lunga assistere ad una dissezione piuttosto che partecipare ad una festa, il puzzo di zolfo al dolce profumo pungente di una ragazza al primo appuntamento e tutto si poteva dire dell'altro, meno che fosse convenzionale.
    Non mosse un muscolo nel vedergli estrarre la bacchetta, perché persino i suoi riflessi avevano sempre un che di studiato: che senso avrebbe avuto, a quel punto, provare a colpirlo? Ed in ogni caso, se anche ci avesse provato, muoversi avrebbe forse cambiato le cose? Lo osservò impassibile dunque, non potendo però fare a meno di ritrovare ancora una volta l'ironia della sorte nel fatto che entrambi i propri Sicarius fossero uccelli non propriamente giulivi - il suo era un corvo -.
    «mio fratello mi ha chiesto perché il mio sicarius fosse batman» abbassò il capo a quell'affermazione, mordendosi un labbro per impedirsi di sorridere più del necessario «mi spiace» sollevò le mani in segno di rispetto, perché certo c'era ben poco da complimentarsi nell'aver trovato qualcosa di più stupido di quel che lui era riuscito a richiamare alla mente. Come ogni volta in cui sentiva qualcuno nominare fratelli o sorelle, un guizzo di compiacimento finiva per attraversarlo, lieto di non dover avere a che fare con altri che con sé stesso. Probabilmente era strano pensarla così dopo aver perso i propri genitori, dopo averli visti morire coi propri occhi per altro, ma che poteva farci? Preferiva senz'altro rassegnarsi all'idea di non avere nessuno piuttosto che a quella di dover convivere con una famiglia non desiderata, perché gli zii con cui era cresciuto gli erano già più che bastati.
    Lasciò la mano tesa dinanzi a sé per qualche istante, non perché non avesse intuito la riluttanza dell'altro nel stringerla, ma perché era sinceramente incuriosito dal comprendere fin dove la sua completa mancanza di cura nei confronti delle normali regole dell'agire sociale potesse spingersi. Abbozzò infine una smorfia mista tra il sorpreso ed il soddisfatto prima di ritrarre il braccio, prendendo a rigirarsi quel nome che l'altro gli aveva quanto meno concesso di conoscere tra i pensieri, trovandolo perfettamente consono alla figura che aveva di fronte.
    «mi pare piuttosto chiaro, no?» affrettato, e decisamente sopra le righe. Godric si odiò un po' per aver risposto tanto d'impulso, e non poté impedirsi di immaginare la voce di Dante intento a prenderlo in giro per quei suoi modi alle volte terribilmente saccenti. Alzò gli occhi al cielo, tornando a infilare le mani nelle tasche e chiedendosi ancora una volta perché proprio a lui.
    «cioè, l'eros piumato, l'amortentia e, cristo, la piscina» si riprese, prendendo a elencare tutti quegli elementi con una sorta di smorfia di disgusto in viso «ah, ovviamente anche il quattordici febbraio» aggiunse, reclinando appena il capo per osservare un punto indefinito sopra di sé «è una qualche stronzata di san valentino» scrollò le spalle, avanzando qualche passo verso il bordo della piscina «e, se l'assegnazione è stata del tutto casuale, ringrazio quanto meno il cielo di non aver beccato qualcuno davvero intenzionato a fare questa cosa» la sola idea gli metteva i brividi, per quanto forse sarebbe stato meno riluttante a uscirsene in fretta «se invece non lo è stata, suppongo che abbiano usato un qualche strampalato criterio per decidere che fosse una buona idea farci finire assieme» si fermò al limitare della vasca, cogliendo di sfuggita il proprio riflesso sull'acqua prima di tornare ad osservare l'altro «tu che ne pensi?»
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    Lo lasciò parlare senza commentare alcunché, voltandosi semplicemente nella sua direzione. Solo quando ebbe concluso la sua versione dei fatti, reclinando il capo all’indietro per fissarlo più del necessario, un Hyde particolarmente inespressivo commentò: «intendevo qui in piscina.» Non si era illuso che l’Osborne potesse essere sveglio quanto lui, quello non sarebbe mai accaduto, ma essendo sopravvissuto per più di cinque parole senza che il Crane gli piantasse una pallottola nel cranio, aveva perlomeno confidato fosse un po’ più recettivo. Arcuò le sopracciglia osservandolo di sottecchi, distogliendo poi lo sguardo per puntarlo al soffitto. Passò la lingua sul labbro superiore facendola poi schioccare contro il palato, volgendo la testa nella direzione opposta a quella di Godric. Poteva non essere a conoscenza dei dettagli che l’avevano portato lì, ma perfino una Chelsey, a quel punto, avrebbe compreso di cosa si trattasse – e non era stata quella la domanda del Crane-Winston, il quale dovette ricordarsi, non per la prima volta, che l’utenza della terra non avesse il suo stesso QI, e le sue domande avrebbero dovuto essere più specifiche. Idealmente, non avrebbe dovuto biasimare l’altro per non aver capito cosa intendesse.
    In pratica, lo faceva - e l’avrebbe fatto sempre. Esisteva la possibilità che la stupidità potesse non essere colpa altrui, ma di probabilità non se ne faceva un cazzo, e l’unica certezza che avessa era che non fosse colpa sua – quindi sti cazzi, perché pagare i peccati d’altri? Si chiamava Hyde Joyce Crane-Winston, non Gesù Cristo di Nazareth. «strampalato criterio» ripeté fra sé, piegando impercettibilmente le labbra nel più vago dei sorrisi. Se avessero usato uno strampalato criterio, Hyde avrebbe passato il pomeriggio con una Chelsey o un Jekyll, così da spingerlo infine verso una (poco) degna conclusione della sua vita. Hyde-e-Godric non gli sembrava quel caso specifico, considerando quanto infime fossero le possibilità che due persone come loro (esistessero.) finissero allo stesso appuntamento in modo del tutto casuale. Non credeva né nel caso, né nella fortuna. Aprì la bocca tentato di farglielo notare, ma la richiuse rendendosi conto di quanto inopportuno potesse apparire. Non gliene fregava un cazzo di quel che potesse o meno pensare di lui, ma sapeva che esprimere il proprio interesse scientifico per la vicenda avrebbe avuto un che di morboso e romantico che il biondo non intendeva. Gli erano bastati i pochi minuti al suo fianco per capire avessero qualcosa in comune – ma, per quanto già così fosse molto più di quanto Hyde avesse mai trovato in un essere umano, non era comunque abbastanza da rischiare di passare per maniaco. Inquietante? Okay. Omicida? Non un azzardo errato. Maniaco non rientrava fra le etichette che un Capo del Consiglio avrebbe voluto affibbiate al proprio nome, specialmente quando neanche sapeva se Godric fosse maggiorenne, od ancora uno studente del terzo anno. Sti cazzo di Gen Z altri tre metri e con il costante bisogno di morire negli occhi e nella bocca, rendevano complesso affibbiare un’età. «cosa ne penso io?» Battè le palpebre, gli occhi a saettare sull’ambiente poco familiare che li circondava; nel rispondergli tornò a guardare lo sfondo azzurro della piscina, il capo a scuotersi debolmente e le spalle a stringersi. «penso che siamo gli scarti di qualunque giochetto del cazzo in cui siamo stati incastrati» Insensibile? Sempre - brutale, e concreto. Sollevò gli opachi occhi fiordaliso sul moro, una lunga e densa occhiata dal basso verso l’alto, il capo appena reclinato nel cercarne lo sguardo. Cercava un qualsivoglia genere di reazione, un guizzo del labbro o della guancia, che non fosse il mero ed artefatto intestardirsi ad evitare diretto contatto visivo con il magiavvocato. Non che lui ne fosse un grande sostenitore (ma, come già ripetuto in precedenza, Hyde non tollerava il genere umano in generale, quindi insomma), però era diventata una questione di principio. Era avvezzo a mettere a disagio le persone con la sua sola presenza, e non perché incutesse timore fisico – semplicemente perché l’istinto gridava sempre di fuggire, quando incontrava qualcosa come Hyde sul proprio cammino.
    Stra maledetta sopravvivenza. «e che, di conseguenza, abbiano pensato ci meritassimo l’uno per l’altro» la punta di un sorriso ironico, gli occhi a posarsi nuovamente sui muri. Se fosse stato in grado di provare empatia, gli sarebbe dispiaciuto per Godric.
    Ma, di nuovo, se aveva un carattere del cazzo, non era colpa di Hyde. «per quanto riguarda la mia domanda, penso volessero vedere chi dei due avrebbe affogato per primo l’altro» piegò la bocca verso il basso, tediato dalla sua stessa spiegazione – ah, l’avevano davvero sottovalutato se avevano pensato avesse bisogno di una fottuta piscina. «dando per scontato ci saremmo odiati» uau, che classe giungere ad una conclusione del genere con Hyde, lui che non odiava mai nessuno. «o, ottimisticamente, adottando la tecnica gli opposti si attraggono, ma amano i propri simili» nessuna smorfia distorse i tratti del Crane, né la voce suonò diversa – non esprimeva mai nulla, il CW, lasciando fossero gli altri a interpretarlo a preferenza. Non gli sarebbe cambiato un cazzo né in un modo né nell’altro, d’altronde. Fece scivolare le dita fra i capelli color cenere, sospirando piano alla stanza. «e, in tutto questo, la cosa che mi turba di più è che chiunque sia stato, sappia che noi siamo qui» Alzò gli occhi sul suo interlocutore, quasi aspettandosi che potesse dar voce ai suoi stessi pensieri.
    Ma quando mai accadeva?
    Di quelli come Hyde, fatti una volta, ne eliminavano lo stampo e sterilizzavano l’aria.
    Non se ne sbattè un cazzo di suonare paranoico, nel «non mi piacciono le sorprese» Cercava condotti dell’aria da cui temeva potesse uscire qualche sostanza tossica – tipo, ugh, amortentia - i sensi all’erta per cogliere anche solo il minimo segnale che una squadra di acqua gym (sì, il suo incubo) non si stesse per avvicinare, o che qualche burlone credesse fosse un’ottima spingerli in piscina.
    Aveva ucciso per molto meno. Molto, meno. «ma c’è anche la possibilità cercassero di darci semplicemente un po’ d’intimità» un vago cenno con la mano alla stanza vuota, l’aria aspirata dalle narici. Uscire da lì, avrebbe significato – ugh 2.0. - altre persone, gente come Jekyll. «atto di fede contro eterno riposo» Volse ancora le iridi verso l’altro, un interrogativo inespresso negli occhi chiari. E dopo aver citato preghiere cristiane, non gli rimaneva che: «fai la tua scelta, godric-non-come-quello-famoso.»
    E fra Saw e la religione, avrebbe sempre trovato più horror la seconda.
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    Eulà.
    Bisognava ammetterlo, Godric aveva toppato.
    Non perché non avesse una mente altrettanto contorta da rasentare il complottismo, non perché non fosse abbastanza paranoico da non notare a sua volta del marcio in tutta quella faccenda, ma perché aveva peccato di superficialità. Si era limitato a pensare al lato pratico della questione, ad immaginare con quanta ilarità i suoi amici dovevano averlo iscritto alla farsa in cui ora si ritrovava ad annaspare e a limitarsi a crederlo un appuntamento al buio come un altro, senza neppure provare ad andare oltre gli elementi più ovvi. Adesso, forse un altro avrebbe anche ritenuto legittimo fermarsi al livello a cui Godric s'era fermato, ma il Corvonero non era quel tipo di persona. Per lui le cose andavano studiate a fondo, riteneva era sciocco limitare la propria conoscenza all'immediatamente visibile, e dunque non poté che darsi dell'idiota in quella precisa circostanza, abbastanza da rendere i dubbi del Winston i propri dubbi.
    Per quanto innervosito dall'essersi colto in fallo, deluso dalla sua stessa mancanza di acume, si ritrovò ancora una volta piacevolmente stupito dalla perspicacia dell'altro. Non si aspettava grandi cose, non era da lui partire con tanto ottimismo verso il resto del mondo, ma ritrovarsi in qualche modo affine a quelle che chiunque altro avrebbe giudicato come stranezze fu per lui una sensazione nuova eppure affatto maligna.
    La verità era che gli mancava sentirsi così. Voleva bene ai suoi golden, era innegabile, ma certo non poteva mettersi a discutere con loro delle sue ideazioni senza aspettarsi di essere preso per paranoico, e passare il pomeriggio a disquisire di Pozioni o di Incantesimi era ovviamente fuori discussione. E sì, a volte gli sarebbe piaciuto avere qualcuno con cui essere — semplicemente sé stesso, senza sentirsi strano o fuori posto. Era un pensiero che gli attraversava la mente di tanto in tanto, ma così veloce da non essere mai del tutto cosciente. Rifiutava l'idea di aver bisogno di qualcuno, rifiutava ogni cosa che avrebbe potuto comportare il suo invischiarsi in relazioni che sapeva perfettamente di non essere in grado di gestire, e rifiutava di dimostrarsi debole dinanzi ad un sentimento privo di qualsiasi logica o razionalità. Non voleva saperne niente, non voleva neppure pensarci, il suo cervello evitava persino di processarne l'idea.
    L'ascoltò in silenzio dunque, ancora inespressivo, senza mostrare alcuna traccia del leggero fastidio che aveva provato poco prima o dell'interesse che nutriva nell'ascoltare cosa l'altro pensasse di tutta quella situazione.
    «chissà a chi è andata peggio» commentò sarcastico, perché se l'altro era convinto di non essere il migliore fra i due, Godric non ne era altrettanto certo. Per quel poco che ne aveva potuto constatare, Hyde non brillava certo di simpatia o di socievolezza, ma d'altra parte neanche lui si riteneva la persona più idonea ai rapporti umani consueti. Plus, c'era da dire che se si fosse ritrovato assieme a qualcuno di effettivamente normale, l'avrebbe con tutta probabilità odiato dal primo istante. Almeno il biondo era in prima istanza tollerabile.
    «se hai ragione sulla prima opzione, allora peccano d'inventiva» si strinse nelle spalle, tornando a osservare prima la piscina, poi le cisterne di cloro dall'altro lato della stanza «penso che sarebbe terribilmente noioso stare a guardare due che cercano invano di affogarsi, specie vista la corporatura più o meno complementare di entrambi» ragionò, analizzando l'altro dall'alto in basso per darsi conferma della propria teoria «provare ad avvelenarci col cloro sarebbe senza dubbio più interessante» avrebbe aggiunto un commento sugli effetti della sostanza pura una volta ingerita in grandi quantità, ma decise che per il momento si era già spinto fin troppo oltre coi discorsi da mille modi per morire «ma comunque, è una circostanza che irrita anche me» e, quasi istintivamente, sollevò il capo come alla ricerca di chissà quale congegno magico per lo spionaggio.
    «non mi piacciono le sorprese» spoiler: same?? «uao, siamo proprio anime gemelle» commentò senza alcuna espressione particolare, indietreggiando ora di qualche passo dalla vasca. E beh, una volta fattogli notare l'eventualità di potersi trovare dentro a chissà quale pessimo scherzo dai risvolti imprevedibili, aveva preso anche lui a farsi più circospetto. Non era stato affatto un bene mettere un Hyde ed un Godric nella stessa stanza: di certo, non avevano una buona influenza l'uno sull'altro.
    «ti dirò, non escluderei nessuna opzione avendo così pochi dati disponibili» si passò una mano fra i ricci, per poi indugiare la mano sulla nuca, gli occhi ora vaghi dinanzi a sé a conferirgli un'espressione piuttosto pensierosa «ma se dovessi scegliere, la soluzione morte per me vince sempre a mani basse» tornò a spostare lo sguardo sull'altro, quasi a voler cogliere una qualunque reazione a quell'affermazione che non fosse di disagio com'era solitamente abituato a sopportare «certo, mi spiacerebbe anche usare te come cavia visto che mi vai quasi vagamente a genio, e ti assicuro la cosa non è sempre così scontata» ammise, abbozzando un leggero sorriso divertito «ma, come si dice? it's for science» e chi era lui per intralciare il progredire della conoscenza? «tu hai forse qualche preferenza in proposito?» gran complotto alla 1984 o appuntamento alla gossip girl?
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    Se il biondo smunto proveniente da un futuro sempre maledetto troppo prossimo avesse creduto nei disegni più grandi o in progetti già architettati, in meno di un quarto d’ora di scambi di (non) convenevoli con il Corvonero, avrebbe realmente accettato a mani basse l’idea che Godric Osborne fosse la sua anima gemella – in primis perché, a tempistica, significava che un cinquantenne fosse l’altra metà di un diciassettenne, il che non sarebbe stato affatto assurdo per un Crane-Winston settantenne alla nascita. Più lo ascoltava parlare, più il solco sulla fronte si accentuava, e più le labbra tendevano a curvarsi in sorrisi distratti, legati più a pensieri distanti dalla realtà che alla conversazione in atto (era multi tasking, poteva permettersi di pensare a più cose contemporaneamente.). Cioè: suo fratello l’aveva iscritto ad un appuntamento al buio pensando, cosa, che potesse mettere la testa a posto al primo cenno di feromone nell’aria? Che avrebbe trovato la sua Davina Dallaire, ed avrebbe smesso di bruciarsi i pochi anni di vita rimasti in sigarette ed alcool? Qualunque fosse stata l’idea di Jekyll Orwell Crane-Winston, diffidava (aka: ne era certo, ma talvolta sceglieva di lasciare al pirocineta il beneficio del dubbio) che quello fosse stato il suo obiettivo. Perché Hyde era, e sapeva d’essere, ingestibile, e c’era una sola cosa più pericolosa al mondo dell’ingovernabilità di menti perfettamente stabili.
    Chi non si preoccupava di provarci. Non ricordava, né in una vita né nell’altra, di aver mai avuto un pubblico come l’Osborne: non solo non l’aveva ancora mandato a farsi fottere, non solo non aveva ancora iniziato ad ignorarlo, ma – seppur avesse la stessa impassibile espressione di Hyde – era interessato a quel che il magiavvocato avesse da dire. Poteva sembrare scontato; poteva sembrare doveroso, e per i suoi standard avrebbe sempre dovuto esserlo, ma non lo era mai stato. Non era da fraintendere con l’essere ignorato - solo gli idioti ignoravano quel che il CW avesse da comunicare, e l’avevano dimostrato morendo uno dopo l’altro – né con l’essere privo di un ascoltatore affascinato - per quanto millantasse di non sopportare il fratello, e che la sua vita sarebbe stata fottutamente più semplice senza di lui, Jekyll era sempre stato il primo ammiratore di Hyde, nonché uno dei motivi che l’avevano spinto a diventare così: con una competizione come quella in famiglia, un Hyde bambino s’era convinto di dover conquistare la loro ammirazione, cadendo poi nel fallace tranello della presunzione, oramai parte integrante del sorriso sverniciato sulle labbra sottili. – era semplicemente… diverso. Al Ministero lo ascoltavano perché Jack non gli aveva lasciato altra scelta; il moro avrebbe potuto andarsene in qualunque momento, e non l’aveva ancora fatto.
    Non erano in molti a poter vantare lo stesso. Se n’era andato anche chi aveva promesso di non farlo - ma quella era un’altra storia, di un altro trauma, del medesimo, spaccato, mosaico hyde-joyce-crane-winston. «chissà a chi è andata peggio» Come dire…qualche idea la aveva. Aprì la bocca per suggerire un arido e secco te - non si trattava di sottovalutare Godric, quanto di mero realismo: sapeva che i propri unici pregi fossero difetti, e ne andava anche stra fottutamente fiero - ma la richiuse soffiando l’aria fra i denti, lo sguardo a celare l’ironia di quel dubbio nelle proprie scarpe. Perché, in realtà, aveva una risposta del tutto onesta e coerente a quanto pensato prima: «me.» dato che, come dire, secondo le regole di questo gioco, l’unica persona che mi merito ha quarant’anni, o è morta da un pezzo; in alternativa, deve ancora nascere. Viaggi nel tempo, quale meraviglioso e bastardo paradosso. «penso che sarebbe terribilmente noioso stare a guardare due che cercano invano di affogarsi, specie vista la corporatura più o meno complementare di entrambi» Invano? Ricambiò l’occhiata dai seccanti venti o eli, ma sei sicura?? MA DAI NON HA NEANCHE DICIASSETTE ANNI STAI FERMO centimetri che li separavano, le sopracciglia ad arcuarsi sopra crudeli occhi celesti. «più che altro, se ve ne fosse stata l’intenzione,» ribattè pacato, lasciando che la bocca si piegasse in una smorfia di feroce onestà. «sarebbe stato uno spettacolo molto breve.» Potevano anche non essere fisicamente compatibili, ma Hyde non giocava pulito (ed aveva alle spalle vent’anni di innovazioni #GODRICBASICBITCH ti amo) ed in caso di resa dei conti, era certo Godric non avrebbe avuto il tempo neanche di un finger gun.
    «ma se dovessi scegliere, la soluzione morte per me vince sempre a mani basse»
    Oh. Hyde lo sapeva fosse un fattore comune fra la generazione Z, ma Cristo Santo - era tutto troppo bello per essere vero. Pensò perfino che dietro le spoglie di godric-non-come-quello-famoso ci fossero Chelsey o Jekyll, perché solo loro avrebbero saputo che fra tutte le risposte che un essere vivente potesse dare a Hyde Crane-Winston, quella fosse l’unica sempre accettata dal biondo. Nel massaggiare la radice del naso, posò brevemente una mano sugli occhi, sentendo – con suo immenso orrore, nonché turbamento - una risata vibrare in gola. Secca, ruvida, sempre sulle spalle d’altri – ma pur sempre una risata. «uau, siamo proprio anime gemelle» –cit.
    Ma poi, davvero. Quando mai qualcuno, con un minimo di intelletto o privo di sangue Winston nelle vene, aveva detto a Hyde mi vai quasi vagamente a genio. Cioè. Ma da quando esistevano individui del genere. Se solo avesse saputo chi Hyde realmente fosse, perfino togliendo la parte /ufficiale/ di Jack Daniels, avrebbe compreso quanto fosse irreale. Sapeva che una volta usciti da quella bolla l’incantesimo si sarebbe rotto, ed era….davvero….troppo esilarante perché potesse rinunciarvi. Mai avrebbe creduto sarebbe arrivato il giorno in cui divertente non implicasse la morte di qualcuno.
    Degli altri quanto propria, eh.
    «tu hai forse qualche preferenza in proposito?» Fu quasi sul punto di chiedergli di non dargli alcun motivo per ucciderlo, che quasi – e sempre quasi – gli piaceva vivo, ma sapeva che sarebbe stata una richiesta superflua: era solo questione di tempo prima che accadesse di volerlo tre metri sopra il cielo!!!&& sotto terra.
    «non è mai una reale scelta, quella fra vivere o morire» cos’era esistere, se non una morte più lenta e dolorosa? Si strinse nelle spalle, ancora un’occhiata alla stanza prima di posare gli occhi sul moro. L’unica volta che aveva volontariamente scelto di rimanere con qualcuno, il qualcuno era sparito a cent’anni di distanza ciao mamma ciao papà ciao amalie, quanto poteva andargli peggio? E non voleva uscire, Hyde; preferiva continuare a fingere che il mondo all’esterno non esistesse, e – probabilmente per ancora poco, ma comunque save the date perché non ricapiterà mai più – era disposto a tollerare di non essere l’unico abitante sulla Terra, se significava dividere quel fardello con Godric.
    Onde chiarire fraintendimenti, non gli sarebbe cambiato un cazzo se l’altro se ne fosse andato. Non esageriamo con la confidenza. Lanciò uno sguardo all’orologio da polso, più per drammaticità d’effetto che per sapere l’ora, facendo poi guizzare l’attenzione attorno a sé. Si avvicinò ad una sdraio per sollevarne lo schienale, prima di abbandonarvisi ed incrociare le caviglie l’una sopra l’altra. Stringendosi nelle spalle, «è l’unica opzione che mi assicura qualcuno morirà entro fine giornata» concluse, sorridendo ambiguo e poco amabile.
    Che fosse Godric, fosse l’organizzatore, fosse Hyde o fosse un Jekyll andato a controllare come andasse l’appuntamento, a quel punto poco importava: il sangue era sangue, e qualcuno avrebbe pagato quel pegno.
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    MAZEL TOV! #ahno Si è verificato un problema con le prenotazioni all’interno dell’Amortentia, un gruppo di ridenti signore sulla cinquantina festeggia l’addio al quinto nubilato della signora Anderson! Vittime di cinque giri di whiskey incendiario, confondono i nostri due (uno e mezzo, va!) baldi giovani per spogliarellisti iniziando a infilare galeoni nel loro pacco sulle note di Hot Stuff. Riusciranno super_fikoXD e smartmind4 a non uccidere nessuno e a salvare la propria dignità? Oppure affogheranno insieme nella vergogna? mano nella mano, pls
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    «fortunato» si lasciò sfuggire, perfettamente conscio che per la maggior parte delle persone probabilmente l'argomento morte non fosse tanto facilmente associabile al concetto di fortuna, ma che dire? Non gli era mai importato del giudizio altrui, ed aveva comunque compreso da un pezzo di non trovarsi dinanzi ad un interlocutore consueto. Avrebbero potuto trovare una miriade di altre cose ad accomunarli, cose normali come la preferenza per un libro, la casata d'appartenenza o la canzone perfetta per lasciare fuori il resto del mondo, ma non sarebbe stato egualmente d'impatto, non sarebbe stato abbastanza. Perché, diciamocelo, a rendere Godric così tanto Godric non era stata la sfiga nel portare il nome sbagliato, né l'intelligenza ben al di sopra della media a renderlo inevitabilmente diverso, né la passione per le cose meno ovvie - tipo lo studio, o le autopsie -, ma la morte, sempre quella, che aveva conosciuto troppo presto e che gli si era attaccata addosso come una seconda pelle, di cui non era riuscito a liberarsi nemmeno volendolo, che alla fine aveva quasi imparato ad amare. Non agognava altra perdita, semplicemente si era rassegnato alla sua inevitabilità. Ed allora perché non cercarla, perché evitare il discorso come uno sciocco tabù, perché non lasciarsene affascinare? Forse era troppo per Ryan e la sua già fin troppo incasinata vita, per Dante e le sue mille paranoie, per Jack ed il suo cieco ottimismo ― era troppo anche per Hyde? Magari sì, magari la sua era solo la melodrammatica imitazione di un millenial dalle ideazioni suicide, ma. Il ma era che Godric aveva già preso a dare per scontato che non fosse così. Perché? Se l'avessero chiesto a lui, avrebbe elencato l'infinita serie d'indizi che l'avevano portato ad una tale conclusione in maniera estremamente razionale. Sarebbe bastato scavare più in fondo, tuttavia, per accorgersi che c'era di più, che dietro alla sua ostinazione nel volersi ritenere soddisfatto della propria diversità, in fondo avrebbe disperatamente voluto qualcuno con cui confrontarsi, e nella sua esagerata selettività avrebbe forse potuto accettare che quel qualcuno fosse un Hyde.
    Osservò l'altro accomodarsi e si chiese quanto mai sarebbe potuta durare, come sarebbe stato tornare alla realtà fuori di lì e sentirsi nuovamente vuoto. Probabilmente abbastanza disturbante da portarlo a ponderare l'idea di andarsene prima che potesse diventare anche peggio.
    Ma quando mai nella vita Godric era stato fortunato?
    Mai, per l'appunto, e se per una manciata di secondi aveva anche potuto illudersi che l'ingresso della mandria di cinquantenni su di giri potesse non toccarlo al di là di una semplice constatazione di disgusto, non dovette aspettare molto prima di doversi ricredere.
    Bisogna innanzitutto fare una premessa: la categoria cinquantenni-buongiornissimokafféé era forse quella che più rappresentava l'apoteosi dell'odio per il Corvonero, perché viveva assieme a due dei suoi più incalliti rappresentanti. Aloysius e Deja Butler-Osborne lo avevano per anni riempito di discorsi sulle scie chimiche e sulle teorie terrapiattiste, ed ancora viveva con estrema angoscia i giorni precedenti alle vacanze estive poiché il solo pensiero di dover tornare a casa era per lui massacrante sotto ogni punto di vista.
    L'eloquente occhiata che rivolse ad Hyde prima di venir letteralmente travolto dalle suddette avrebbe voluto trasmettergli tutto quello, i suoi pensieri a riguardo e l'istinto omicida che già la sola vista delle amiche di Barbara d'Urso gli aveva procurato — e non avevano ancora cercato di infilargli le mani nelle mutande.
    A quel punto forse una persona normale avrebbe anche potuto trovare la situazione divertente, ma per Godric la cosa non era divertente neanche per un cazzo. Di più: dall'alto della sua scarsa capacità e voglia di comprendere le ragioni dietro all'illogico comportamento umano, gli sembrava adesso decisamente più plausibile che lui ed il suo accompagnatore fossero vittime di una più che sadica trappola piuttosto che di un imbarazzante equivoco.
    «credo sia molestia sessuale» prese a indietreggiare, cercando di evitare le mani di una delle signore pericolosamente vicine ai suoi pantaloni. Inutile cercare di renderlo più fiko di quanto in realtà non fosse: la verità era che l'intera faccenda lo aveva confuso, rotto, error404. Come si gestiva una cosa del genere? Tornò a guardare Hyde, forse nella speranza di trovare in lui una risposta ragionata, ma nel coglierlo alle prese con una situazione forse persino più allarmante della propria, non poté che constatare semplicemente «è assolutamente molestia sessuale» prima di percepire con chiarezza un galeone scivolar giù verso il punto più sbagliato per sentire qualcosa di piccolo, freddo e duro. Per riflesso, senza provare neppure a ponderare se si trattasse una scelta saggia o meno, tirò fuori la bacchetta dalla tasca e mormorò un everte statim contro l'equivocatrice di salvadanai, scaraventandola senza troppi complimenti dritta in acqua.
    «omicidio o suicidio?» chiese al biondo con estrema tranquillità, lo sguardo ancora fisso sulle festaiole «sono aperto a tutto» e tac, altro galeone a tradimento «meno che a questo.»

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    Hyde Joyce Crane Winston non provava mai reali emozioni. Anche la rabbia, il disprezzo, perfino l’odio, si strofinavano come gatti sulle sue caviglie lasciandolo flebilmente caldo, ma essenzialmente vuoto. Da bambino non ci aveva mai dato peso; a tredici anni, aveva cominciato a domandarsi se la sua non fosse una banale forma di psicopatia, trovando la risposta nella sua totale mancanza d’interesse a fingere di provare qualsivoglia emozione: no, Hyde non poteva essere uno psicopatico. A sedici anni, sfogliando distrattamente l’ennesimo volume mentre la febbre gli consumava polmoni e gola, si era scontrato con la sindrome alessitimia, detta comunemente cecità emotiva, e per mesi la sua esistenza era stata un conseguirsi di esperimenti atti a considerare la possibilità o meno d’esserne affetto – cosa sarebbe stata d’altronde l’ennesima malattia, per il troppo cagionevole biondo? E si era convinto, nei compiuti diciassette anni, di aver trovato la risposta. Quasi sollevato nell’avere un termine scientifico a giustificare l’apatia; quasi giustificati i sorrisi di cui aveva privato i suoi fratelli anche quando loro ne avrebbero avuto bisogno.
    E poi era arrivato il giorno della Partenza, ed il Serpeverde si era reso conto di non aver mai considerato tutte - tutte - le volte in cui, invece, qualcosa l’aveva provato, concentrato com’era a selezionare tutti i ricordi in cui non ricordava di aver sentito un cazzo; fino a che il dolore non si era insinuato in ogni cellula ed ogni fottuto muscolo, Hyde non aveva capito quanto a fondo, o quanto e basta, avesse sempre lasciato tutto a sedimentare, incapace di farlo emergere in superficie. Inabile a dimostrarlo - quello sì, e quello sempre – ma non anaffettivo. Era diventato così bravo a controllare quello che provava, da non rendersi conto di farlo, ormai parte così integrante del suo meccanismo azione-reazione da non farci caso. Non esprimeva mai nulla, il magiavvocato, e faticava a rimembrare un tempo in cui mai l’avesse fatto. E non c’erano segni, non c’erano lievi sfumature dell’iride o angolature della bocca a dimostrare cosa provasse – chi lo conosceva poteva azzardare solamente perché, per l’appunto, lo conosceva e poteva cercare di immaginarlo. Non si erano mai voluti far capire, gli Hyde del mondo. Si distaccavano, nascosti involontariamente dietro una nebbia d’impassibilità sulla quale tutto rimbalzava e nulla s’agganciava.

    Dialed about a thousand numbers lately
    Almost rang the phone off the wall.

    In quell’esatto momento, con la musica a spandersi come un’appiccicosa onda caramello, lo sguardo distaccato di Hyde sarebbe stato interpretabile come distratto, annoiato, la mente altrove ed in posti più confortanti nei quali esistere (o, nel suo caso, non farlo) e non sarebbe stata completamente una menzogna – solo parziale realtà. Il 70% dell’attenzione del CW era in quella piscina, marginalmente consapevole delle MILF (Minchione I’d Like to Fucilare) e dell’occhiata intensa di Godric che non si preoccupò di ricambiare; il 30% aveva ancora sette anni, ed una rara forma di Ebola a fargli tossire sangue lungo il mento. Sedeva a gambe incrociate sul pavimento della sala con un gomito poggiato sul ginocchio, il mento abbandonato nel palmo, e gli occhi incollati con fascino accademico allo schermo del televisore.
    Il suo primo vero trauma infantile. «aloYSIUS ANGUS CRANE, non potevi avere porno come il resto della POPOLAZIONE MONDIALE?» Perché il più giovane dei CW, anziché guardare il terribile remake di Aladdin con una Jasmine inquietantemente somigliante a Dani Leroy-Gallagher, stava guardando un vecchio footage di suo padre e suo zio da giovani, le note di Donna Summers ad attirare un assonnato Jekyll e due confuse gemelle (svegliare Grey, come comprovato da un Hyde particolarmente testardo, era impossibile), ed I pantaloni di entrambi a volare verso il soffitto. A quella triste scoperta, sempre rimpianta, di Hyde, ne seguì un Comizio Winston-Crane in cui (mamma) venne loro detto che non avrebbero dovuto permettere a nessuno di renderli oggetti, e (papà) che l’importante fosse divertirsi e («I sold-ahia - no, uhm, come dice vostra mamma, intendevo essere fieri di voi stessi!!&») non lasciare che il pubblico (<i>«non che avrete mai bisogno di racimolare soldi per gli studi, eh, ma se non provate almeno una volta, che crane sareste!!&&&») prendesse confidenza non richiesta.
    Questo per spiegare perchè «solo banconote.» fosse stata la prima frase del CW a farsi strada nella confusione ovattata dall’alcool delle Signore. E poco importava che la voce fosse suonata priva d’angoli o curve, che nulla sul viso si fosse mosso, che il battito fosse regolare e l’espressione ancora impenetrabile – perchè Hyde Joyce Crane Winston, era crepato, e non nel senso che sarebbe piaciuto a lui. Una valvola fuori posto, un lieve pulsare alla bocca dello stomaco dove nessuno avrebbe potuto farci caso. Che in quel poco di cuor suo che gli era rimasto, sapeva che in un’altra vita si sarebbe semplicemente trattata dell’ennesima uscita in famiglia, quella, quando non l’ennesimo episodio raccontato fra le lacrime e le risate di Grey, ed un mal trattenuto sorriso sulle labbra sottili di Hemingway, attorno all’infinita tavolata di Natale.
    Ed il tutto, per giustificare il rapido e non inusuale movimento della mano nella tasca del cappotto.
    «è assolutamente molestia sessuale»
    Ogni volta che credeva di aver toccato il fondo, si rendeva conto che il suo costante bisogno di sparire dall’universo fosse ancor più in basso - oltre il centro di infiniti sistemi solari lontani anni luce. Non distolse l’attenzione dalla donna che, con un evidente death wish nell’alcolica risata a vibrare sui denti, aveva ben pensato di accomodarsi a cavalcioni su di lui. Al primo contatto non richiesto, Hyde aveva già decretato la condanna; il suo perseguire nell’attendere, era da imputare a Jack il Capo del Consiglio, e Crane-Winston il fratello di Jek.
    Ma chissà per quanto. «conosco un buon avvocato, se ti può interessare» la bocca, lentamente, si schiodò dalla linea formata in precedenza per frammentarsi in un mezzo sorriso arido, pregno di un’ironia incomprensibile ad un godric-non-come-quello-famoso-solo-osborne. Osservò il volo ad angelo di Valeria Marini dentro la piscina, ormai così distaccato dal proprio corpo da non percepire la pressione della signora in giallo su di sè. Il sorriso si ampliò con la lentezza d’uno squalo che avesse percepito sangue in una pozza d’oceano, un braccio piegato con non curanza dietro la testa. «UH LA LA, è una pistola o sei felice di vedermi???&» Cristo Santo quanto odiava quella cazzo di battuta.
    Hyde, nOn fArLO. Fun fact: non avendo una coscienza, l’unica voce che vibrasse nel cranio del CW, era quella del fratello; lo ignorò come sempre aveva fatto nei vent’anni precedenti. Jack, chiedi prima come si chiamano - ma richiedeva troppo sforzo, scoprire il loro nome. Fu tolto dall’impaccio dal moro di cui aveva quasi dimenticato l’esistenza.
    Quasi.
    «omicidio o suicidio? sono aperto a tutto»
    La lista dei contro era lunga e logica. La lista dei pro, includeva due punti.
    a) voglio davvero farlo
    b) sei serio?
    Ruotò il capo cercando lo sguardo di Godric, un sopracciglio biondo ad arcuarsi gonfio di cinismo. Non era la prima volta che qualcuno, sotto valutando il senso dell’umorismo di Hyde, gli proponeva un omicidio. Lo osservò pensoso con l’interesse che avrebbe dedicato ad una nuova forma di vita, e pur imponendosi di riflettere, sapeva già di aver deciso. «una semi automatica» rispose assorto alla donna, ed in unico fluido movimento tolse la mano della tasca, pronunciò un secco incantesimo insonorizzante, e togliendo la sicura premette il dito sul grilletto.
    Non dovete credere a chi vi dice che uccidere sia difficile: è la cosa più semplice del mondo.
    Sorrise alla donna ancora sopra di lui, ed ancora molto viva, mentre gli occhi di lei correvano su una non altrettanto fortunata compagna di giochi. Non avrebbe avuto alcun senso didattico sparare a lei - Hyde voleva impartire una lezione, nel senso meno metaforico e più letterario del termine. Ecco perchè, con precisione millimetrica, aveva sparato direttamente al cranio della donna più vicina a Godric. La bacchetta s’incastrò sotto il collo della sua – oramai – migliore amica, e il CW si prese il proprio tempo per ammirare la propria invenzione. Jek s’intestardiva a volerlo brevettare come Pistola-Magika, ma Hyde preferiva Muori-o-Soffri, più essenzialmente affine alla sua indole. Si trattava di un fantastico piccolo arnese creato dal CW per incastrare la bacchetta sull’arma da fuoco, e non perdere la presa su nessuno dei due: con una sola mano poteva uccidere, e nel mentre – se necessario – difendersi, o rendere la morte ancor più dolorosa.
    Amava quell’arma quasi quanto amava Graffio – entrambi più di Jekyll, nel dubbio.
    Ruotò lo sguardo verso Godric, sperando fosse stato abbastanza vicino al colpo da aver ricevuto la sua dose di materiale cerebrale e schegge craniche. «bastava chiedere» Si strinse nelle spalle, una curva appena accennata sulle labbra. Si giustificò con il Jekyll interiore ricordandogli di aver appena fatto un favore alla società proteggendo la virtù di uno studente, ma l’assenza di empatia negli occhi chiari di Hyde lasciava intendere perfettamente che quella scusante non fosse mai stata ponderata. «meglio?» Ma soprattutto: «signore ancora vive, avete portato qui con voi anche la bottiglia di whisky?» Perché un Crane aveva sempre certe priorità.
    hyde + godric
    vigilante
    20 y.o.
    hater
    slytherin
    niente
    love
    hate
    tutto
    And I know my folks they worry Cause I'm a little sad faced
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco


     
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