[oblinder] Stubborn Love

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    Siete pronti per un appuntamento FA-VO-LO-SO-H?
    Certo che sì! Altrimenti non sareste stati così disperati da rivolgervi a noi! Se non lo avete fatto, potete comunque star certi di essere dei casi quasi persi o, più plausibile, che non siate al corrente di quanto la vostra situazione sia effettivamente TRAGICA!
    Tranquilli, la nostra agenzia per cuori solitari è quello che fa al caso vostro, armata delle peggiori migliori intenzioni e delle ultime tecnologie per far tornare a battere il vostro ancora per poco cuore!
    [prompt #1] Il giorno di San Valentino, un esercito di Eros Piumati (ibridi magici potenziati) viene liberato nel mondo magico per far scoppiare l’amore in ogni angolo del Regno Unito e far trovare a ognuno la propria anima gemella! I simpatici volatili si illuminano ed emettono un suono particolarmente insistente quanto più questa è vicino. Troverete una pergamena attaccata alla loro zampa, sulla quale verrà indicato il luogo dell’appuntamento non appena anche l’altro uccello avrà compiuto la sua magia MLMLMLML
    Potete:
    - Esservi recati di vostra spontanea volontà da Mara Myoncki e Christian Maljoeyo e aver ricevuto in anticipo la pergamena con il luogo dell’incontro non appena avvenuto il match;
    - Essere stati iscritti da qualcun altro in agenzia;
    - Essere stati colpiti in pieno dall’Eros Piumato.
    E ALOOORA! Datevi una mossa che con questa ricerca dell’amore ci avete rotto i maroni!
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    "Per la campagna pubblicitaria serve un giovane... rigorosamente zitello... un po' scemotto ma belloccio...Oh dei, sembra così difficile trovarne uno così! Impossibile!" aveva esclamato con pathos Padron Christian, passandosi le mani tra i capelli per domare inesistenti ciuffi ribelli. "Ma smettila, quanti problemi, l'ho già trovato! Ha pure la scopa su per il culo, ah ah ah!"aveva replicato invece la Grande Padrona, Mara Myoncki, indicando il volto lentigginoso di un essere umano.
    E così era diventata quella la missione dell'Eros Piumato - meglio noto come Asdrubale: trovare la vera anima gemella a Kain Kellergan, per "pubblicità". Possibilmente l'anima gemella doveva essere quella vera, altrimenti il marketing non sarebbe decollato. Asdrubale non aveva idea di cosa fosse il marketing, ma aveva preso davvero a cuore quel compito: un po' perché terrorizzato da Padrona Mara, un po' perché si sentiva estremamente orgoglioso di essere una creatura leggendaria dei sentimenti, un Cupido dell'Amore, il vero trovatore di Anime Gemelle.
    Eppure... Eppure, trovatosi becco a muso con l'umano in questione, scoprì di aver già fallito la missione sabotando l'anima gemella. Ops.
    Come se non bastasse, un lato oscuro si stava risvegliando in lui. Se l'essere umano non avesse smesso di accarezzarlo con quel sorriso abbagliante e quel tono dolce avrebbe ceduto e...e...
    E così cedette. Ricambiò adorante lo sguardo dell'umano, strofinando la testa contro il palmo della sua mano. Non aveva la pancia così piena da anni, e le briciole che gli stava dando l'umano erano deliziose, quasi quanto le coccole.
    "Non so cosa tu sia, ma...posso tenerti per sempre? Prometto di continuare a rimpinzarti e di volare con te tutto il tempo!" propose l'umano, con lo sguardo già proiettato al cielo che si intravedeva tra le fronde degli alberi del parchetto.
    Fu in quel momento che nel cervellino della creatura nacque il pensiero: 'Sì, lo voglio'. Decise che l'umano era suo, e che valeva la pena disobbedire agli ordini di Padrona Mara per non fargli incontrare MAI l'Anima Gemella. In fin dei conti, nessuno avrebbe mai saputo che aveva scambiato il messaggio con quello destinato a un'altra persona... sarebbe stato un piccolo segreto.
    Cinguettò angelicamente, liberando dalle zampette uno dei biglietti che aveva portato con sè.


    Fortunatamente fu solo in quel momento che Kain notò il biglietto perché no, non era un grande osservatore. Forse suo cugino Al aveva ragione nel rimproverargli spesso di essere un po' distratto - lo diceva forse in modo meno carino di 'un po' distratto', ma quello era il concetto. E in fin dei conti poco importava; quel che contava davvero era che sul campo di Quidditch la sua attenzione ai dettagli fosse al massimo, il resto era irrilevante!
    "Labirinto degli specchi..." mormorò tra sè e sè, studiando il bigliettino da diverse inclinazioni.
    "Oh. Ooooh. Ma... Ma... è una caccia al tesoro? E devo essere lì tra... venti minuti? Ma sono dalla parte opposta!"

    Si alzò in piedi di scatto, costringendo il piccolo Eros appoiallato sulla spalla a lasciare quel trespolo. Onestamente non ricordava neppure a chi fosse destinato quell'appuntamento, ormai nella sua testa c'era spazio solo per il pensiero che avrebbe avuto deliziose briciole per l'eternità.
    "Ciao Quincy, ora devo correre, ci vediamo dopo!" 'Quincy???' pensò un po' adirato l'Eros Asdrubale, volando maestosamente nella direzione dell'appuntamento.

    Kain corse talmente a perdifiato da riuscire a raggiungere in meno di un quarto d'ora il luogo indicato, con il fiatone e con il cuore e l'entusiasmo a mille. Stranamente, però, non c'era un nuovo indizio nè un tesoro ad aspettarlo, ma... una persona.
    "Sono arrivato in orario!" esclamò trionfante, avvicinandosi alla figura con il suo sorriso più felice. "Cosa ho vinto di bello?"

    Riassunto: Kain è un po' scemo, ha ricevuto il biglietto e crede sia per una caccia al tesoro.
    Ha il cervello di un uccello e quindi piace all'Eros Piumato di nome Quincy Asdrubale, incaricato di organizzargli un incontro con la vera anima gemella. Ma Quincy Asdrubale ha fucked up, e comunque decide che vuole l'umano per sè e che non deve incontrare la sua anima gemella. Quindi prosegue nel sabotaggio lasciandogli il biglietto con l'appuntamento più prossimo



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    Edited by h u r r i K a i n - 20/2/2019, 23:30
     
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    Nonostante Niamh appartenesse ai millenials ancora non riusciva a non guardare con sospetto app come Tinder, allo stesso modo non si fidava di qualsiasi cosa fosse quella. Un’agenzia matrimoniale? Le sembrava tanto il tipo di posto dove i disperati andavano ad illudersi che qualcuno li volesse, vagamente estremo ma non poteva fare a meno di compatirli un po’: dopotutto la sua agenzia matrimoniale era il bancone dell’Oats. Eh, forse era per quello che Nicky e Mitchell avevano deciso di intervenire, solo che al posto di sedersi con lei e parlarne avevano avuto la brillante idea di iscriverla a un evento mistico. Lei, poi. Ma l’avevano vista???? Era un relitto che non si dava più di qualche anno rimasto di vita, una procionara (cosa) in cerca del prossimo bambino da adottare. Avrebbe dato una chance a quella cosa solo perché da qualche anno a quella parte San Valentino si era trasformata nella festa più odiata dell’anno – dov’era finita la sedicenne che finiva in coma etilico insieme ai suoi compagni? Le mancavano i tempi di Hogwarts, così come avere degli amici che non si trovassero a cento anni di distanza. Sperava vivamente che non fosse stata assegnata a un trafficante di essere umani, la storia di Brittani Taylor l’aveva segnata segnata per anni e non pensava che avrebbe mai guardato a niente allo stesso modo; insomma, anche il suo ex fidanzato aveva cercato di spedirla in Russia ma mai aveva pensato che stesse puntando ai suoi organi. Menomale che l’avevano fatto fuori prima!!1!! Scherzo non è vero.
    Il Wicked Park suscitava reazioni poco piacevoli in Niamh, nel posare gli occhi sulle colossali giostre e sugli stand di dolci sentì risalire alla mente memorie ormai seppellite, per un momento pensò di voltare le spalle a quel posto demoniaco e tornarsene a casa, salvo poi ricordarsi il culo che le avrebbero fatto i fratelli Winston. Era davvero l’ultimo posto dove voleva trascorrere San Valentino, ma se doveva soffrire che almeno lo facesse per bene, così da potersene lamentare drammaticamente in seguito. Si fermò davanti a una casa dall’aspetto logoro, mani in tasca ad ostentare una tranquillità apparente e lo sguardo perplesso puntato alla porta, doveva davvero entrarci? Non credeva fosse necessario, poteva persino fingere di non sapere parlare inglese per non doversi sottoporre a quella tortura. Non era che Niamh avesse particolarmente paura degli specchi, era solo rimasta traumatizzata dai telefilm che ne avevano fatto uso; un po’ come per colpa di Titanic non riusciva più a prendere una nave. «Sono arrivato in orario!» la ragazza sussultò, portandosi la mano al cuore per lo spavento. Si voltò rapida verso la voce del ragazzo, già pronta a doversi difendere in caso di un maniaco, quando invece si rese conto che sembrava piuttosto…….innocuo. Perché le ricordava Dakota? Era Dakota? Non credeva alla reincarnazione (che poi Dak non era morto??) ma per quella volta avrebbe tenuto la mente aperta. «Cosa ho vinto di bello?» anche lei aveva vinto qualcosa? Così, per sapere eh. «sei……gigliotigrato1?» chiese rivolgendogli un sorriso affabile, tanto per non spaventarlo. Sperava che fosse lui, perché attaccare bottone con sconosciuti il giorno di San Valentino risultava vagamente triste. «e non penso si vinca niente? ci sono dei premi per ‘sta cosa?? perché stavo considerando di non entrare» lanciò un rapido sguardo alla casa fatiscente, rabbrividendo «sembra tanto il set di saw. Ma se ci sono dei premi in palio posso sacrificarmi, dici che ne vale la pena?» ma si, si vedeva che era un ragazzo saggio, sicuro più di lei.
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    Gigliotigrato1?
    Kain inclinò il capo senza capire, mantenendo però il sorriso genuino stampato sul volto. Si sentiva vagamente confuso, come se lei sapesse qualcosa che lui non sapeva e, soprattutto, desse per scontato che anche lui sapesse quello che lei sapeva perché era una cosa che non si poteva non sapere per essere lì. ...o qualcosa del genere.
    Abbassò lo sguardo sul biglietto, accorgendosi di alcune scritte che accompagnavano l'indicazione del luogo e l'orario. Effettivamente c'era scritto "Gigliotigrato1" e vicino "Catfish_". Se solo fosse stato più attento anche solo di una piccola, piccolissima percentuale, si sarebbe accorto del nome dell'agenzia di incontri stampato dal lato opposto.
    "Credo di essere proprio io! Tigrato... Sarà per le Vespe di Winbourne? O perché noi tassorosso siamo gialli e neri?" riflettè ad alta voce. Purtroppo non aveva vinto niente, evidentemente la sua caccia al tesoro doveva ancora inizio, e avrebbe dovuto collaborare con "Catfish"... gli era sembrato strano che vincere fosse così facile.
    "Comunque, il mio vero nome è Kain! Evidentemente siamo stati abbinati perché pensano che potremmo essere inarrestabili insieme" sottointendeva ovviamente le prove che avrebbero dovuto affrontare per la caccia al tesoro (e non il 'vissero per sempre felici e contenti'). Se era stato fortunato, magari se avessero perso lei non lo avrebbe rincorso per il parco armata di mazza da battitore come avrebbe fatto un'adirata Chelsey Weasley in caso di sconfitta. ...no non era vero, gli dispiaceva di non essere stato magicamente sorteggiato in coppia con Chels: con lei sarebbe stato sicuramente inarrestabile. Chissà se anche lei era stata coinvolta in quell'evento organizzato assolutamente a caso: un brivido di adrenalina lo percorse al pensiero, pensando che poteva sconfiggerla.
    La scintilla di sfida nel suo sguardo doveva essere tutto fuorché rassicurante.
    "Non pensi o sei sicura che non si vinca niente? seguì lo sguardo verso la casa infestata, pensieroso. "Più il posto è inquietante più la posta in palio potrebbe essere alta. Penso che valga la pena rischiare e...vorrei vincere, e tu?"
    Le porse la mano, in una mossa che istantaneamente gli ricordò il film babbano di Alladin - ci mancava solo un 'ti fidi di me'?
    ...Domanda a cui una persona sana di mente che conosceva Kain avrebbe sicuramente risposto: NO.
    Ma questo, disgraziatamente, forse Niamh non lo sapeva.




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    BLACK OUT MAGICO. Il carrello che vi sta trasportando nel fantastico mondo del terrore si ferma e svanisce a causa di uno scoppio di magia improvviso. Siete a piedi all’interno della casa dei mostri e incontrate Coso03 e spicy_avocado, ma con le sembianze del vostro peggior incubo. Che gli Horror Games abbiano inizio.
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    Tutto quello che la Weasley fu in grado di fare, dalla comprarsa del cane a tre teste fino a quando il carrellino non avanzò, cambiando così scenario, fu urlare dal terrore fino a perdere la voce, gli occhi sgranati, incapace anche solo di muovere un muscolo. A poco servì il pensiero che fossero solo un’illusione, un incanto creato, appunto, per spaventare i visitatori del parco che avevano avuto abbastanza fegato da addentrarsi all’interno della giostra. Perché la sua era una paura irrazionale, qualcosa che la paralizzava dall’interno, cristallizzando anche il respiro. Era sempre stata spavalda, sprezzante del pericolo, sempre troppo maschio per poter essere afflitta da paure stupide come quella del buio, che le si spezzasse un’unghia o che potesse non trovare l’amore della sua vita. Bleah. Piuttosto zitella che essere etichettata come femminuccia! Se fosse stata in sé, se non fosse rimasta pietrificata dalla visione di uno dei suoi peggiori incubi lì a una spanna dal suo naso, probabilmente avrebbe preso a schiaffi Jin al ritmo di TE.LA.DO.IO.LA.PANNOCCHIA., per farlo rinsavire. In quel frangente, però, due ceffoni ben assestati servivano a lei per tornare di nuovo garreggiata. Si voltò lentamente, le pupille talmente dilatate da averle risucchiato le iridi, completamente priva di colore, alla ricerca della presenza del coreano accanto a lei. Tremava talmente tanto che tutto era relativo. Percepì la mano dell’altro sulla sua e, se in condizioni normali gli avrebbe tirato una testata per un tale affronto perché lei non è una bamboccia da tranquillizzare, ricambiò la stretta con forza, sentendosi subito meglio, quasi bastasse la presenza dell’altro a far distendere i muscoli, allentando così la tensione. Jin aveva un effetto calmante su di lei, ed era troppo bionda per collegare il fatto che, come Jek, fosse uno Special. Certo, il WC simpatico aveva un potere stra-figo, ma questo non sarebbe bastato ad esonerare il biondo dall’essere tartassato di domande sulle sue capacità e sulle eventuali applicazioni nel campo della criminalità.
    “E’ STATA UNA FIGATA PAZZESCA!” Esclamò all’improvviso, quasi si fosse destata da quell’incubo in cui era precipitata, tornando momentaneamente in sé. Scoppiò in una risata liberatoria, a metà tra il sollevato e l’isterico, ricordandosi che, per quanto potesse sembrare vero, nulla era reale in quella casa. Era tutto frutto della magia, del sapiente uso di incantesimi e di qualsiasi altra cosa fosse alla base dell’illusione che reggeva il tutto. Doveva continuare a stringere forte quel pensiero, e non solo la mano di Jin o gliel’avrebbe probabilmente spezzata, e rilassarsi contro lo schienale del sedile, godendosi così il resto della giostra.
    “Non ho il cervello!” continuò a ridere davanti all’espressione terrorizzata del biondo, facendogli un occhiolino e, nel frattempo, dubitando avesse colto la battuta. “Sicuro non sta venendo per me!”
    Sembrava stesse andando tutto per il verso giusto, lei che rideva per ogni minima cosa e Jimmy che lanciava urletti terrorizzati, quando, all’improvviso, la giostra si ferma lasciandoli, letteralmente, col culo per terra.
    Sobbalzò appena, le mani che stringevano il nulla davanti a lei, le luci spettrali che facevano da contorno a quell’atmosfera già di per sé spaventosa. Il sorriso le era svanito, lasciando spazio a una delle sue espressioni più concentrate, quelle che riservava ai momenti delicati di una partita quanto mai ostica.
    “Stammi vicino.” Strinse il braccio del suo nuovo amico, tirandolo appena contro di sé, parandosi davanti a lui. “Respira piano, non dobbiamo fare rumore.” Non ricordava che la giostra prevedesse una parte interattiva e questo le puzzava terribilmente. Che l’altro fosse un fuggitivo e si fosse messo contro la Jacuzzi - Yakuza. Jacuzzi. UGUALE. - contro? Estrasse la bacchetta, consapevole che non potesse utilizzare la magia e che, in quei casi, un calcio lì dove batte il sole non sarebbe stato più veloce ed efficace di una maledizione. Davvero, aveva troppe Coppe del Mondo di Quidditch da vincere per poter darla vinta a chiunque avesse potuto pensare di farle lo scalpo. O di farlo a Jin. “Ci sono delle caccabombe nella mia tracolla. E dei petardi magici. E Frisbee Zannuti.” Era una ragazza sempre organizzata e pronta a combinarne una delle sue, provate a fargliene una colpa! “Tieniti pronto e… guarda sempre alle tue spalle.”
    Si mossero al buio per un po’, ripercorrendo la strada che avevano fatto fino a quel momento, provando a seguire le rotaie magiche per non perdersi. Tutto taceva e, quel silenzio, era forse più inquietante di qualsiasi altro rumore, di ogni ululato o suono spaventoso. Teneva stretta la mano di Jin nella sua, più per non perderlo e trascinarlo via di peso se la situazione fosse precipitata.
    Stavano per cambiare ambientazione, quando sentirono dei passi andare verso di loro. Si nascosero dietro un albero e la speranza di vedere un volto amico, andò in frantumi quando un serpente a sonagli, quasi delle dimensioni di un basilisco fece capolino accanto a un enorme cane a tre teste.
    Il respiro le si mozzò nel petto, percependo la sua paura mescolarsi a quella di Jin e, se in un altro momento si sarebbe messa a urlare e a correre più veloce della luce, il suo essere Grifondoro prese il sopravvento. Perché aveva qualcuno da proteggere, ed era tutta lì la differenza. Perché era un discepolo di Godric e questo significava essere coraggiosi anche quando ogni parte del proprio corpo tremava come una foglia.
    “Dobbiamo creare un diversivo.” Sussurrò appena, prendendo una delle caccabombe e strinse il volto cinereo del coreano tra le dita. “Abbiamo abbastanza materiale per rallentarli e stordirli. Forse.” Aveva la gola secca e asciutta, sentiva una goccia di sudore freddo scivolarle lungo la schiena. “Io prendo quello che striscia. Ho sempre odiato le serpi.L'atro mi fa troppa paura. Ti prego. No. Si interruppe un attimo, puntando le iridi bianche negli occhi a mandorla dell’orientale. “Non permetterò ti facciano del male. Se vedi un varco, scappa.”
    Poi, guerra fu.
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    Quel ragazzino poteva anche essere un serial killer per quello che ne sapeva eppure gli stava già simpatico, forse perché sembrava così confuso dalla vita che automaticamente Niamh si sentiva in buona compagnia- del tipo che sarebbero stati i primi a farsi uccidere in un horror. Se prima credeva di aver trovato un Dakota, ora era più che mai convinta che Kain non potesse essere altro che un Isacco; dai avevano la faccia uguale decisamente no e l’unica cosa rimasta da verificare era se avesse avuto una ragazza bionda. Poteva chiederglielo? Meglio di no, non ci teneva a farsi arrestare per molestie. «Credo di essere proprio io! Tigrato...Sarà per le Vespe di Winbourne? O perché noi tassorosso siamo gialli e neri?» inutile dire che alla menzione del Quidditch si era emozionata, già sentiva i cori da stadio vibrare dentro di lei e un bisogno irrefrenabile di picchiare qualcuno, dovette fermarsi dall’aprire bocca e fangirlare solo perché – no, niente non ce la poteva fare «ti piace il quidditch? Giochi anche??» com’era fiera delle nuove generazioni, stranamente a darle gioie quel giorno. «io sono Niamh!» giusto perché non presentarsi sarebbe stato rude «e sono un’ottima compagna di giochi………tranne quando perdo, ma non lo permetterò» annuì con la stessa determinazione di un Ash Ketchum (ciao ash) anche se non aveva davvero capito a cosa si riferisse il ragazzo. Chissà di quale gioco stava parlando, possibile che avessero sbagliato a inviarle la pergamena? Nel dubbio, e un po’ come succedeva sempre nella sua vita, decise di stare al gioco ah ah ah k simpa - non poteva permettersi debolezze, voleva quel premio a tutti i costi (eh, si annoia). «Più il posto è inquietante più la posta in palio potrebbe essere alta. Penso che valga la pena rischiare e...vorrei vincere, e tu?» le stava già simpatico quel ragazzino, pensava proprio come lei! Male «sai cosa ti dico? Ci dev'essere per forza un premio, nessuno entrerebbe lì di sua spontanea volontà» ma non doveva essere un kinda appuntamento quello? Ormai aveva capito che era meglio smettere di farsi domande, a meno che non si trattasse dei Q&A su Instagram. A dir la verità preferiva le prove omicide di Saw, almeno non sarebbe stata denunciata per pedofilia dal PETA (cosa) !! «hasta la victoria siempre» strinse la mano del suo partner in crime, prima di entrare nella Casa degli orrori. Con il senno di poi fu una pessima idea, nulla di nuovo per la Barrow.
    Ammirando la tappezzeria di quel posto, la ragazza notò come fosse simile all’abitazione del suo ex ragazzo, forse lui e i serial killer avevano gli stessi gusti in fatto di arredamento. Per quanto all’inizio fosse stata scettica su quella casa, il tour si stava rivelando meno inquietante del previsto nonostante gli onnipresenti scheletri umani che ogni tanto apparivano (oh, ma c’è Lucas!) «dai pensavo peggio» fece a malapena a finire la frase che la luce venne a mancare, così come il battito cardiaco di Niamh. Fu questione di pochi secondi prima che si trovassero col culo a terra, come se già non si stessero divertendo abbastanza nel buio.«ritiro tutto quello che ho detto. Lumos maxima!» lanciò la luce emanata dalla bacchetta pochi metri davanti a loro, osservando lo spazio attorno a lei per assicurarsi che fossero ancora soli «questo gioco sta diventando sempre più interessante, vero? mi aspetto una bambola uscire su un triciclo tra qualche minuto» cercò di alleggerire la situazione con le sue bllxime battute, cercando nel frattempo lo sguardo del ragazzo per controllare quanto si stesse cagando in mano. Eh, come biasimarlo. Se non fosse stata in situazioni decisamente peggiori, gli avrebbe fatto compagnia. «Kain, che cosa sono quelle cose?» la ragazza alzò rapida la bacchetta contro gli esseri che si stavano avvicinando a loro. Erano forse le crocchette di “pollo” che Elisa ha mangiato a Salamanca? O forse la carbonara con la mozzarella? A un’occhiata più attenta Niamh poté distinguere una forma umana, e quando incominciò a pregare che non fosse Lucas, qualcosa di peggio apparve loro davanti: se stessa accompagna da un gatto «mhh nope, preferivo saw» beh dai, non era come se quella casa avesse potuto riprodurre la sua paura di essere rapita e venduta into sex trafficking, o quella di morire e risvegliarsi all’Inferno.
    Quasi non se ne accorse quando una caccabomba venne lanciata contro di lei, riuscendo a salvarsi solo grazie ai suoi riflessi dopo anni di Quidditch. Si abbassò appena in tempo, quasi inciampando su un teschio ???? che si trovava ai suoi piedi «non è molto, ma è un lavoro onesto» e con quella massima si tirò su, cranio stretto nella mano mentre lo lanciava addosso a UAU se stessa.
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    @ fato bellissimo dobbiamo scrivere le azioni come in quest? risp presto xoxo
     
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    Tutto era così confuso, strano e da far venire i brividi, quel posto non era adatto a lui e ancora no capiva come si era fatto convincere per ad entrare lì dentro; forse aveva fatto il passo più lungo della gamba, andiamo lo sapeva benissimo che quelle cose lo terrorizzavano ma era comunque lì dentro. Voleva piangere e forse lo fece, anzi senza il forse, era un fiume in piena mentre quei folletti lasciavano spazio al buio ancora una volta.
    Non mollò la mano della ragazza, neanche se questa avesse voluto, era l'unica ancora di salvezza per lui, riusciva a calmarsi e fare lo stesso, solo grazie a quel contatto. Magari era solo l'idea ma non voleva provare a staccarsi, visto che ancora non era svenuto, avrebbe continuato per quella strada.
    Proseguirono al buio, ma qualcosa sembrava non andare perchè improvvisamente il vagoncino sparì e i due ragazzi si ritrovarono a percorrere il resto del percorso da soli e al buio.
    “Stammi vicino.” Non si sarebbe mai allontanato da lei, non importava neanche che lo dicesse; la rossa che fino a qualche minuto fa era felice di quell'inferno e pronta a fare doppio giro, ora sembrava sull'allerta. Non era un buon segno. Se solo ci fosse stato Jae con loro, avrebbe portato in salvo entrambi, anche se la ragazza sembrava essere più uomo di lui, cosa facile al dire il vero, così la seguì, potevano farcela in due e poi aveva la bacchetta. Era sempre stato affascinato dai maghi.
    “Respira piano, non dobbiamo fare rumore.” facile a dirsi ma il kinese si annuì «ci provo» e non era facile, non era un supereroe come gli altri, non era coraggioso. “Ci sono delle caccabombe nella mia tracolla. E dei petardi magici. E Frisbee Zannuti.” l'ho già detto che era affascinato dai maghi? Lo ripeto, perchè il ragazzo era nato in laboratorio e nonostante fosse fuori da anni, c'erano molte cose a lui oscure; ma le caccabombe e i petardi li adorava, ne prese un paio immediatamente e come se fossero il suo tesoro procedeva lentamente. Tieniti pronto e… guarda sempre alle tue spalle.”
    avrebbe voluto rispondere che era nato pronto, ma sappiamo tutti che non era così, lui non era un kinese che sapeva il kung fu o il karete, gli piaceva mangiare il pollo e il riso ma insomma si limitava a questo. «fighting» fu il miglior incoraggiamento da poter dare alla rossa e a se stesso. Ma inutile dire che quello che si palesò davanti a loro fu peggiò dell'inferno
    Quando vide il serpente, si paralizzò, non come i folletti o altri animali fantastici che aveva incontrato in quella giostra, quello era decisamente diverso e spaventoso all'ennesima potenza. «Jae..» sospirò ripensando all'amico e rimpianse di non essere con lui. Come poteva essere stato così scemo. Ma non era il solo, perchè a fargli compagnia c'era un cane a tre teste. Guardò subito la compagna, palesemente spaventata ma più volenterosa di lui ad agire, ma dove lo teneva nascosto il coraggio perchè parlava di creare un diversivo, di tirare fuori tutto il materiale e fare cose assurde come stordire i due animali. Fosse stato semplice, erano un più grande dell'altro.
    «Se tu avessi anche del coraggio nello zaino mi farebbe comodo» armato di petardi provò a fare come Chelsesy suggerì, puntò verso il cane a tre teste “Non permetterò ti facciano del male. Se vedi un varco, scappa.” Cosa? Era un fifone, ma mai avrebbe lasciato la sua nuova migliore amica da sola in quell'inferno, non lo aveva fatto mai in passato, anche quando le guardie del padre di Swing li avevano circondati in quel fienile. Una via di fuga doveva esserci per tutti non solo per lui. usciremo insieme da questa giostra!» disse serio e armato di petardi, minacciò con lo sguardo il cane«ehi guarda un osso» e poi lo lanciò; quello non era un appuntamento era una quest. Ora lo sapeva e sicuramente sarebbe morto. Grazie fato.

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    «ti piace il quidditch? Giochi anche??»
    Domanda sbagliata.
    Kain si illuminò d'immenso, il sorriso sulla sua faccia divenne enorme e gli occhi brillarono. E si sa, lo dice anche Cristina: gli occhi brillano, se c'è l'amore.
    E l'amore c'era ed era tutto per il Quidditch. Fare domande a Kain sul suo sport preferito era come lanciarsi nell'occhio di un ciclone ma, soprattutto, era il modo più facile e veloce per far passare in secondo piano qualunque cosa. Tipo il fatto che si erano inoltrati in un luogo potenzialmente pericoloso, nel quale era d'obbligo prestare attenzione e cercare di sopravvivere. L'unico appiglio che lo teneva un pochino vigile era la convinzione di poter vincere qualcosa.

    "Sono il Capitano della squadra dei Tassorosso! Attualmente sono un battitore - è una storia triste, ho perso una scommessa - ma in realtà sono un cacciatore!" spiegò brevemente, guardandosi attorno mentre si addentravano nel luogo inquietante. Onestamente, Kain non si sentiva particolarmente colpito: trovava più terrificante l'eccessiva simmetria, geometria e pulizia della pomposa villa di sua nonna. Trotterellò al fianco di Niamh, annuendo alla sua affermazione sul fatto che il posto non fosse poi così male.
    "Anche a te piace giocare a Quidditch? Hai un'aria familiare, forse giocavi a Hogwarts?" non credeva che Niamh avesse la sua stessa età: era carina, ma sembrava più grande. ...Però non aveva le rughe come Chelsey AU, quindi forse non era molto più grande di lui.

    "Se sì, in che ruolo giocavi?" chiese, frugando nelle tasche alla ricerca di armi efficaci mentre la ragazza scagliava un teschio violentemente contro...sua nonna?! "Ooooh, secondo me sono mollicci! Almeno per me, hanno assunto le sembianze di qualcosa che mi terrorizza!" rispose alla sua domanda, parlando velocemente. Sherlockain si fece i complimenti da solo per la brillante deduzione. Allora era vero, studiare poteva servire davvero nella vita di tutti i giorni!
    Si dispiacque quasi quando vide avvicinarsi un clown gigante ricoperto di sangue. Sperava di essere un pochino più originale di così nelle sue paure: sua nonna e un clown? Veramente?! E lanciavano... petardi? Oh no, caccabombe e petardi!

    Accidenti, lui non avrebbe potuto ripagarli pan per focaccia: aveva dimenticato le caccabombe a casa, aveva con sè solo caramelle e crostatine canarine.
    Si scansò velocemente e si spostò dietro una parete, affiancando Niamh. "Eri una battitrice o una cacciatrice, non ho dubbi! Bel lancio!" "Dopo l'ultimo scoppio del petardo scese uno strano silenzio. Poi...
    "Hai sentito? Parlano in una strana lingua" mormorò, e per la prima volta da quando erano entrati nella casa sembrò in preda all'inquietudine. "Forse... forse parlano all'incontrario, e noi dobbiamo decifrare le loro frasi per capire gli indizi? O dici che per superarli dobbiamo semplicemente... farli fuori? Potremmo usare le caramelle" suggerì a malincuore, tirando fuori dalla tasca il pacchetto di liquirizie che aveva comprato con Chelsey da Mielandia. Fuori erano dure come la pietra e dentro avevano una crema densa: probabilmente super appiccicosa, se esplodevano scagliandole addosso ai nemici. "Conosci un incantesimo per lanciarle come proiettili? Io potrei creare un diversivo correndo dalla parte opposta per attirare la loro attenzione, così avresti via libera per colpirli. E secondo me da quella parte c'è un corridoio, forse quella è la via per il tesoro"
    Ragionò, staccando con la forza un quadro dal muro: il silenzio fu rotto dalle veementi lamentele del vampiro che vi albergava all'interno. Fortunatamente era un pannello di legno abbastanza resistente: sarebbe stato il suo scudo.
    "...mi sa che non abbiamo altra scelta. Dopo mi dovrai assolutamente dire che squadra tifi!" Dovevano assolutamente fare la prima mossa prima di essere attaccati, non poteva più esitare. Azzardò un sorriso, prima di iniziare a correre armato di "scudo" che, Captain America, levate proprio.
    Doveva solo stare attento e farsi colpire al massimo da caccabombe, i petardi... beh, quelli meglio evitarli.


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    Edited by h u r r i K a i n - 28/2/2019, 22:21
     
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    Jae.
    Chelsey era confusa: credeva che i biscottini della fortuna kinesi le facessero comprendere perfettamente quello che il suo nuovo amico le stesse dicendo, facilitando così la conversazione; eppure il suo cervello non riusciva a processare correttamente quella parola pronunciata a fior di labbra, quasi fosse frutto di un rimpianto più grande. Magari era una preghiera, una sorta di portafortuna speciale che utilizzavano dalle parti del coreano e che, una volta detta, valeva come rito propiziatorio. Fece spallucce, ripetendo “Jae.” con più convinzione di Jin, annuendo convinta del fatto che sarebbero usciti di lì. Vivi o morti non aveva importanza, era un dettaglio di cui avrebbe felicemente fatto a meno.
    “Non si tratta di coraggio, si tratta di vincere. Fai finta sia una partita: smetteresti di giocare per paura di perdere? No. Smetteresti di combattere perché sei in svantaggio? No, anzi. Proprio perché sei sotto di qualche punto sai di dover dare il massimo e tutto quello che ti è rimasto, fino al fischio finale. Non è mai troppo tardi per portare a casa una vittoria.”
    O di uscire sani e salvi da una casa degli orrori. Molti attribuivano il coraggio ai Grifondoro quasi fosse innato, una caratteristica scontata che dovevano possedere di default, dimenticando fossero anche loro vittime delle proprie paure o, ancor peggio, che potessero averne. La differenza, invece, era nel modo in cui affrontavano le situazioni che avevano davanti, senza lasciare che queste li scalfissero. Chelsey aveva la mente settata perennemente in modalità distruzione e picchio duro e, se questo non era sufficiente a renderla un buon capitano per la sua squadra, lo era la semplicità con cui si muoveva in quel mondo, la passione che metteva in ogni cosa, la carica che sprigionava ogni volta che subivano punti e non riuscivano a recuperare. Era talmente concentrata e sicura di poter cambiare le sorti della partita, da riuscire a convincere anche i suoi compagni che insieme ce l’avrebbero fatta. Senza contare che non era tipo da farsi mettere piedi in testa da nessuno, tantomeno da una giostra che doveva farli divertire, non catapultarli in un incubo. Sempre meno terrificante che interfacciarsi con Hyde a prima mattina, ma pur sempre un incubo.
    Le sue labbra si stesero in un sorriso quando il biondo disse che sarebbero usciti insieme da quella giostra, perché l’importante era crederci. Crederci sempre.
    Lo osservò stringere con mani tremanti i petardi incantati, dandogli una delle sue antoniniane pacche sulla schiena. Non gli restava altro da fare che concentrarsi, elaborare un piano e, soprattutto, distruggere quelle paure e raggiungere la prima via di fuga disponibile. Più facile che a dirsi che ad attuarsi, ma questo non era un discorso che poteva rientrare nelle corde della Grifondoro.
    Si lancio di scatto sul lato, trascinandosi dietro Jin, evitando a entrambi di essere colpiti dal teschio che il cane a tre teste gli aveva lanciato contro. Forse dovevano dividersi, attaccarli separatamente e sperare di riuscire ad abbattere entrambe le bestie, ma nutriva forti dubbi che il biondo potesse da solo affrontare uno dei due mostri. Non che non credesse in lui, ma lo sentiva talmente agitato da arrivare quasi a pensare potesse lanciarsi tra le fauci della bestia pur di farla finita. Senza contare che, così facendo lo avrebbe abbandonato a morte certa. Doveva essere lei il diversivo, ma il biondo non l’avrebbe lasciata indietro. Però, se fossero rimasti lì, sarebbero stati dei bersagli facili. Vide il serpente strisciare dal lato opposto al cane e… “Sali sull’albero.” Ordinò saltando su uno dei rami e sperando reggesse entrambi, allungando la mano per aiutare il coreano e arrampicandosi per cercare la posizione migliore d’attacco. “Falli avvicinare e bombardali. Quando sono vicini abbastanza, lanciagli contro un frisbee zannuto. Li terrà abbastanza occupati da farti scendere dall’albero e scappare. Ci vediamo di sotto.” Disse tutto d’un fiato, l’adrenalina che iniziava a pompare nelle sue vene e ad affinarle i sensi.
    Calcolò bene il tempo prima di trovare l’equilibrio su uno dei rami più grossi e lanciarsi contro il serpente. Perché il trucco, come una volta gli aveva spiegato sua madre, era bloccar loro la testa per evitare potessero morderti. Si lanciò contro la bestia, piombando dall’alto, la mano stretta a pugno contenente una caccabomba che fece esplodere durante l’impatto.
    Era andato tutto secondo i piani, però c’era qualcosa che non quadrava, tipo il corpo decisamente troppo umano sotto di lei per poter appartenere a un serpente.
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    Edited by C h e l l S E Y - 2/3/2019, 17:05
     
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    “Non si tratta di coraggio, si tratta di vincere. Fai finta sia una partita: smetteresti di giocare per paura di perdere? No. Smetteresti di combattere perché sei in svantaggio? No, anzi. Proprio perché sei sotto di qualche punto sai di dover dare il massimo e tutto quello che ti è rimasto, fino al fischio finale. Non è mai troppo tardi per portare a casa una vittoria.” Furono davvero delle belle parole d'incoraggiamento, tanto che Beltè rimase davvero impressionato e più forte di prima, avere lei dalla sua parte era positivo. Le piaceva davvero. Se fossero sopravvissuti alla quest, scusa volevo dire all'appuntamento, avrebbe dovuto farle conoscere Jae. Sicuramente sarebbero andati d'accordo anche loro.
    «Giusto. Fighting» Si fece influenzare dal testosterone della ragazza. Sarebbero sopravvissuti, in fondo era solo una giostra. Forse. Diciamo che lui non era davvero così pronto a combattere, non perché fosse per la pace nel mondo, cioè anche per quello, ma aveva deciso di fare parte dei ribelli a Seoul per non subire più le cattiverie del governo e sapeva che presto o tardi avrebbe dovuto affrontare una guerra, ma si era sempre immaginato insieme alla sqwad, potendo contare sugli altri, su Kook.
    Cercò di mantenere comunque la calma e seguire il suggerimento della rossa, avrebbe attaccato ancora una volta ma improvvisamente venne afferrato da lei e si ritrovò spostato da un lato, avevano per caso evitato qualcosa? Era confuso perché la player non era pronta alla quest. ma «grazie» sapeva di doverlo fare perché senza di lei probabilmente in quel momento si sarebbe già trovato nella pancia del serpente.
    “Sali sull’albero.” Ordinò saltando anche lei sui rami. Il biondo prontamente fece lo stesso, era fifone ma era scattante e atletico.
    «ok, e ora?» aspettava istruzioni come un vero soldato aspettava direttive dal proprio capo, in quello era bravo; era stato così anche con Ken ( «spostati mi manca l'aria» -«Scusa, volevo solo abbracciarti» - «Se non vuoi morire, spostati» - «si capo») più o meno.
    “Falli avvicinare e bombardali. Quando sono vicini abbastanza, lanciagli contro un frisbee zannuto. Li terrà abbastanza occupati da farti scendere dall’albero e scappare. Ci vediamo di sotto.”
    «Ti prego sopravvivi» era brava e tosta davvero, ma lui al contrario non era così positivo e ora iniziava ad avere di nuovo paura di non farcela, possibile che fosse così fifone? Si.
    «Ehi cane … su cane..vieni...» sperava di essere stato convincente, sembrava di chiamare yeontan, il cucciolo che aveva adottato da pochi mesi con Yong; in realtà aveva visto il piccolo da solo e sporco in un vicolo e da quel giorno era diventato il loro cane. Di solito quando faceva quella voce si avvicinava a lui scodinzolando. Probabilmente il cane a tre teste però se la stava ridendo in quel momento. Poco importava, era pronto per lanciare i petardi, ma qualcosa sembrò cambiare, era uno strano animale, come se fosse mezzo umano? Era confuso.
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    Kain aveva solo sedici anni e, di poter morire, non ci voleva nemmeno pensare. Non che si sentisse immortale, ma non gli piaceva pensare alle cose brutte quando poteva godersi il presente e sognare il proprio futuro. Un futuro pieno di Quidditch, di gioia e di aria.
    Aria che, mentre veniva brutalmente strozzato dalla belva con le sembianze di sua nonna, gli stava decisamente mancando. Era talmente surreale il momento che stava vivendo - o meglio, smettendo di vivere - che non trovava proprio la forza di reagire. Avesse avuto fiato, probabilmente si sarebbe messo a ridere per la follia di quello che stava vivendo.
    Sua nonna lo stava strozzando con una tecnica da Kung Fu dopo esser saltata da un albero. Se lo avesse raccontato a zio Balthy sarebbe morto dal ridere, ma per davvero!
    Così rimase lì a subire, sperando che Niamh facesse presto la sua mossa.
    E probabilmente avrebbe aspettato ancora un po', se solo non fosse successo qualcosa di ancora più inconcepibile: i lineamenti di sua nonna stavano mutando, e i capelli si stavano accendendo di rosso fuoco.
    No.
    Avrebbe accettato tutto, ma non che la sua vera paura fosse Chelsey Weasley.
    Poteva accettare i clown, poteva accettare anche sua nonna, ma Chelsey? Semmai aveva paura di perderla, ma non di lei.
    Mai di lei.
    Fu questo pensiero a dargli una scossa, facendolo riprendere dal momento di stallo in cui si stava lasciando strozzare dalla creatura. Con un colpo di reni ribaltò le posizioni, bloccandola senza troppe difficoltà sotto di sè. Anche se il nemico opponeva resistenza, fortunatamente non aveva una forza sovrannaturale; era piuttosto facile tenerlo al suo posto, pensò, ringraziando silenziosamente gli allenamenti da battitore per averlo temprato.

    "Sai quale sarebbe l'unico modo con il quale accetterei di morire per mano di Chelsey Weasley?" chiese retoricamente, bloccando i polsi contro il pavimento, incrociando le gambe in modo da tenerle il più ferme possibile e lontane da luoghi potenzialmente molto, molto, molto, molto dolorosi.
    "Durante una partita di Quidditch. Possibilmente una finale di qualcosa di importante, ecco." ci pensò su, fissando gli occhi così familiari di Chelsey e cercando il mostro in quel riflesso. "Maciullato dai suoi bolidi, ovviamente. Ma non ho paura di lei, stupido Molliccio! Se proprio devi, ritorna mia nonna! ...Anzi! No no no no no, diventa qualcosa che possa colpire senza sentirmi in colpa!"

    Era certo, però, di non poter rimanere in quella posizione per sempre: come poteva far fuori il Molliccio senza fargli male? Improvvisare una lotta sarebbe stato inutile, prima di tutto perché era un pacifista, poi perché fare del male a qualcosa con le sembianze di Zuccottina era davvero impossibile.

    "Niaaaaamh, quando finisci con l'altro mi aiuti con questo?"
    Chiese, staccando finalmente lo sguardo da quello del Molliccio per vedere come se la stesse cavando la sua compare armata di bacchetta. Forse forse sarebbe riuscito a uscirne indenne per rimettersi alla ricerca del tesoro!
    Però... che strano, il clown più avanzava verso la sua compagna di avventure più sembrava...cinese.
    Oddio, pensò con orrore, aveva un inconscio razzista???



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    Edited by h u r r i K a i n - 9/3/2019, 18:48
     
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    [prompt #3] I livelli di magia della giostra vengono ripristinati e tutto torna a funzionare come prima. Voi quattro, gli unici che non hanno neanche provato a cercare il cartello con le indicazioni per l’uscita di emergenza, venite sbalzati fuori la giostra poco prima di essere investiti da uno dei carrelli incantati!
    wicked park
     
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    Che Chelsey sarebbe sopravvissuta, non era in discussione. Certo, Jimmy avrebbe scoperto che la Weasley aveva la pellaccia dura non appena finito di trascorrere quella giornata con lei. Un albero da cui lanciarsi e un serpente gigante potevano rientrare in quella che lei chiamava ordinaria amministrazione. Volare su un manico di scopa a diversi metri d’altezza e gestire delle palle di piombo che sfrecciavano da una parte all’altra del campo, non solo l’avevano quasi resa indistruttibile, ma le avevano fatto innalzare l’asticella di ciò che poteva ritenere pericoloso per la sua sopravvivenza. Senza contare che, una vita prima, era sopravvissuta agli allenamenti con Hyde: lei che schizzava via sulla sua fedele compagna e lui che sparava utilizzandola come bersaglio mobile. Erano dei giochi alternativi e altamente pericolosi, ma il fatto che lei fosse ancora lì era la prova tangibile di quanto non ci fosse proprio con la testa. O, più probabile, di quanto fosse una Grifondoro. Perché si poteva anche credere di aver messo in atto il piano perfetto, calcolato fino al più piccolo dettaglio, ma non tener conto dell’imprevedibilità dei seguaci di Godric era sinonimo di sconfitta! Per questo era piombata sulla creatura dall’alto: Chelsey Weasley era abituata a vedere il terreno di gioco nella sua interezza, a pensare sempre alla mossa successiva, tenendo sotto scacco gli avversari. O i nemici. O chiunque ostacolasse il suo cammino. Non pensava spesso ma, quelle rare volte che accadeva, lo faceva in grande stile, applicando alla sua vita le stesse rigide regole che aveva nel Quidditch.
    Eppure, c’era qualcosa di strano, di diverso, e non solo nell’aria. Era convinta che il serpente a sonagli avesse le dimensioni simili a quelle di un basilisco (o quelle che le avevano provato a insegnare fossero quelle di un basilisco) ma non sembrava fossero quelle reali. stringendo in modo tale da controllarne il movimento ed evitare mordesse lei o, peggio, Jin; eppure le sue dita era come se stessero facendo pressione su quello che, a tutti gli effetti, sembrava fosse un collo umano.
    Sgranò gli occhi terrorizzata, le mani immobili sulla sua vittima che, man mano, stava prendendo le sembianze di Kain? Il suo Kain? Non proprio suo, capiamoci. Aveva difficoltà a usare i possessivi con le persone, ancora meno con i canarini. Capite? Per questo non poteva essere il suo migliore amico! Candy che usciva fuori da un serpente? Dai, era così poco credibile che non poteva essere lui! Era un Tassorosso, era giallo, era la persona meno spaventosa al mondo! Potevi letteralmente passare un’intera giornata a mettergli un dito nelle fossette o a spazzolargli le sopracciglia e lui non muoveva un dito!
    RIBALTARE LA SITUAZIONE E BLOCCARLA SUL PAVIMENTO? No, non si sarebbe mai permesso.
    Smise di opporre resistenza per fargli credere fosse docile, per confonderlo, e, soprattutto, perché la voce era terribilmente simile a quella del Kellergan, tanto da confonderla. Ma c’era un errore in quelle parole, un dettaglio che il vero Kain non avrebbe mai potuto sbagliare. Perché sarebbero saliti insieme sul tetto del mondo, era una promessa stupida, ma entrambi avevano i natali nello stesso stato, entrambi avrebbero vestito i colori della maglia della stessa nazionale. Quando Chelsey sarebbe salita sul podio, quando avrebbe sollevato la Coppa più importante, lui sarebbe stato al suo fianco. Se non lo avesse ucciso prima, ovviamente. Ma c’era quel traguardo che dovevano tagliare insieme, per cui si allenavano duramente entrambi. Aveva smesso di muoversi, di divincolarsi da un pezzo, quando scattò in avanti all’improvviso.
    Chelsey Weasley usava sempre la testa.
    Sentì l’impatto della sua fronte contro il viso dell’altro, di quell’essere che aveva avuto l’ardire di ricreare le sembianze di una delle poche persone che poteva ancora considerare parte della famiglia, perché non avrebbe permesso al molliccio di renderlo parte dei suoi incubi. Non quando nelle sue braccia trovava rifugio.
    Sentì la presa su di lei cedere e, con una ginocchiata, si liberò dalla creatura sopra di lei, correndo nella direzione di Jin per afferrarlo e scappare via. Stava per raggiungerlo quando sentì uno strappo all’altezza dello stomaco e una familiare sensazione di risucchio.
    Si ritrovò per un attimo sospesa sul selciato del Wicked, prima di ritrovarsi spalmata non contro la pavimentazione esterna del lunapark, bensì qualcosa di più morbido, e la testa leggermente dolorante per averla usata come arma impropria.
    “Jin? Jin stai bene?” Cercò il coreano, rendendosi conto solo in quel momento di due cose: era tornata a parlare in inglese e stava schiacciando quello che sembrava essere un essere umano.
    “Kain?” domandò strizzandogli il naso e sedendosi a cavalcioni su di lui. “Kain che ci fai qui?” Continuò pizzicandogli la guancia, scorgendo appena dei segni violacei sul collo. “OH MERLINO. TI HO QUASI UCCISO.” Si alzò in piedi barcollando appena, le scuse sulla punta della lingua, quando si rese conto della ragazza vicino a lui.
    “Ah.” Fu tutto quello che riuscì a dire, cercando di capire perché il Tassorosso fosse in giro con quella che aveva l’aria di essere una sconosciuta, almeno per la Rossa. “Ah.” Ripetè quando i palloncini a forma di cuore e le coppiette tutt’intorno le ricordarono che giorno fosse. “Biscottini della fortuna kinesi?” Cercò nella tasca il sacchetto con i dolcetti che le aveva regalato Jimmy, prima di porgerlo ai due piccioncini, un sorriso tirato sulle labbra, che non riusciva a raggiungere gli occhi che, per l’occasione, avevano assunto una profonda sfumatura di blu. “Lui è Jin, ci siamo conosciuti da poco, ma siamo già amici. Non parla la nostra lingua, però con questi vi capisce.”
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    Il mondo magico era entusiasmante, pericoloso, ma eccitante per Beltè anche se stava rischiando la vita in quella che doveva essere una semplice giostra. Aveva appena chiamato a sé un cane a tre teste e si era preparato a tirargli dei petardi mentre sua sorella (si, è appena stata adottata) Chelsey, stava distraendo il serpente. Ma se in un primo momento aveva avuto solo un flash, subito dopo vide chiaramente delle persone sotto a lui. Gli animali erano spariti. «Ma che succede?» lui era ancora su di un ramo o qualsiasi cosa fosse, mentre intorno sembrava tornare tutto alla normalità, avrebbe anche voluto gioire o raggiungere la rossa ma venne improvvisamente sbalzato fuori, letteralmente, come una persona poco gradita e vi assicuro che gli era successo più di una volta (« Apri la porta» - «Non ci sono» - «Ma mi hai risposto» -«VATTENE ») Ken dimostrava così il suo amore nei confronti del biondo, ma lui ci era abituato e sapeva che in fondo gli voleva bene. Lui direbbe molto in fondo, ma insomma era la sua famiglia o lo era stato e sicuramente provavano affetto l'uno per l'altro.
    Si ritrovò di nuovo all'aria aperta, confuso e con la rossa al suo fianco «Siamo vivi!» era felice ed ancora frastornato da tutto quello che era successo; erano mesi che non si divertiva in quel modo, anche se aveva avuto paura di morire per un momento poteva dire di aver vissuto dei minuti davvero intensi. Ne aveva avuto bisogno dopo mesi che aveva praticamente vissuto in una teca di vetro con Jae, non che gli fosse dispiaciuto eh, ma gli era mancato fare cavolate come quella. “Jin? Jin stai bene?” oh no di nuovo la ragazza stava parlando inglese e lui aveva capito a stento il proprio nome. Avrebbe voluto dirle di mangiare altri biscotti ma non voleva sembrare scortese. io bene provò a rassicurarla anche se in quel momento sembrava presa a parlare con quello che prima aveva le sembianze di un serpente e non sarebbe stato di certo lui a intromettersi. Si guardò introno e fu in quel momento che lo vide. «Jae!» lo vide in lontananza, era con un ragazzo mano nella mano. Arricciò il naso, fu leggermente infastidito da quella visuale, da quando Jae era favorevole al contatto umano? Di solito non era il tipo che si faceva avvicinare dagli altri, solo la sqwad aveva avuto questo privilegio e lui in primis; a dirla tutta aveva sudato per ottenere la sua fiducia, si era aperto con lui in modo lento e ora dava la mano al primo sconosciuto. Cercò di reprimere il fastidio, se il ragazzo si era fatto un amico non poteva fargliene una colpa, l'obiettivo della giornata era stato proprio quello; se il biondo aveva rischiato la vita non era di certo colpa del moro.
    Lui è Jin..... e altre cose a caso che il kinese non capì, forse avrebbe potuto farlo ma era troppo distratto dal moro, doveva assolutamente andare da lui, doveva conoscere la loro nuova amica, nonché sorella di Beltè.
    «Piacere....scusa» fece un inchino ai presenti, per poi indicare alla rossa il suo amico «Chelsey, vieni ti presento il mio Jae» disse ma ancora prima che lei potesse anche solo capire effettivamente quello che gli aveva detto il kinese corse verso il compagno. In un secondo cacciò via quel fastidio, non voleva tenerlo ancorato al cuore, faceva male lui si era ripromesso di non soffrire, non voleva farsi avvelenare da tale sentimento, era felice perché doveva raccontargli di come aveva trovato una nuova sorella oltre che amica e di come quel parco fosse pericoloso ma eccitante. « JAE» non disse altro e si fiondò tra le braccia del moro, non importava dirgli qualcos'altro lo avrebbe sempre preso al volo e tenuto con sé, vero?
    Tae Hyun-Jin+Chelsey
    Beltè
    18 y.o
    Kinese
    Empatico
    Ama fare festa, divertirsi e stare in compagnia. Fa amicizia anche con i sassi.
    Parla molto e spesso da solo.
    Sorride sempre ed è molto curioso
    love
    hate
    Odia la solitudine e il silenzio.
    Non gli piace la violenza e il buio.
    we are living and dying. At the same time
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco

    +7 cuori <3
     
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