[oblinder] A Thousand Years

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    I server di random.soulmate sono stati violati e tutte le informazioni personali condivise online sono state fatte convergere nei database di quest'app d'incontri, dando vita all'algoritmo di matching perfetto. O almeno così credono i due programmatori, Kinder Ottantuno e Puff MeSixNine.

    [prompt #1] La mattina del 14 febbraio, sugli schermi dei vostri dispositivi elettronici compare un messaggio, accompagnato da un countdown, che non potete ignorare:
    "La tua anima gemella è a portata di click!"
    Terminato il conto alla rovescia, si aprirà una mappa che vi indicherà la vostra posizione e il luogo in cui vi dovete recare.

    Potete:
    - essere già membri della community;
    - essere stati iscritti da qualcuno;
    - essere stati hackerati.

    Stay tuned!
    caffè nel museo dedicato alla prima Beauxbatons
     
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    «Ma come è successo?» Era davvero difficile pensare che potesse essere stato hackerato il suo account nel 2119, insomma se non avevano il controllo con la tecnologia avanzata che si aspettavano per il futuro eh? Ma la domanda era perché mai la mora aveva un account su random.soulmate. Se lo stava chiedendo anche lei in effetti, non aveva bisogno di trovare un fidanzato, lei stava bene da sola. («Dovresti trovare qualcuno che ti meriti più di me» - « e pensi ci sia?» - «...» - «quando lo troverai nelle tue visione, lo conoscerò») che fosse quello il momento? Sicuramente c'era lo zampino del ragazzo perché mai Ashley si sarebbe iscritta in un sito del genere, almeno che non fosso stato obbligatorio per stare in quel posto ma non sembrava essere quello il caso. Forse.
    Ma il vero problema non era quell'iscrizione a tradimento, la verità era che la mora non aveva idea di come si vivesse, non più; da diverso tempo sopravviveva e lo faceva pure male alle volte; erano anni che non aveva un appuntamento serio, forse non lo aveva neanche mai avuto. Cosa voleva dire uscire e divertirsi? Non lo sapeva neanche lei come si faceva, era passata dallo stare da sola a Judas senza neanche sapere come; era arrivata a drogarsi e bere per poi smettere e tornare pulita quindi dove stava il divertimento? Forse era arrivato il momento per scoprirlo. «O magari no» non aveva voglia di prepararsi e uscire; per andare poi al museo dedicato alla prima Beauxbatons. Lei odiava i musei, non era il tipo che amava stare tra la gente o vivere insomma.
    Eppure eccola lì dopo qualche ora nel caffè del museo, con il cellulare bloccato su quella maledetta scritta "La tua anima gemella è a portata di click!" pesava come un macigno sulle spalle, ma non riusciva a cancellarlo e far finta di niente perché era come se nel profondo del suo cuore volesse provare a dare una possibilità a quel sito d'incontri; in fondo si meritava anche lei qualcuno di normale, o amico, perché diciamoci la verità stare con Ashley era praticamente impossibile, non avrebbe mai trovato nessuno come Judas. Lui era il suo punto di riferimento sempre nonostante tutto, anche se lo stronzetto non le aveva detto niente riguardo a quella giornata, si era limitato a sparire come sempre, forse per darle l'opportunità di divertirsi senza sentirsi in colpa.
    «chissà chi è lonsdale04» continuava a fissare quel nome; e si, era pure curiosa nonostante non fosse così convinta di voler essere lì, ma aveva deciso di prenderla con filosofia quella volta,aveva pensato che forse per un giorno avrebbe passato un giorno da normale ragazza ventiquatrenne, dato che negli ultimi anni non lo era propriamente stata.
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    «il cuculo è volato nel nido.» Yoann Jackson alzò, particolarmente perplesso, lo sguardo sulla figura opalescente appena materializzatasi davanti ai suoi occhi, subito fuori dal Museo della Prima Beauxbatons – e non mancò di certo (nonché come al solito), con una semplice occhiata trasparente, di far capire al buon vecchio fantasma quanto lo confondessero certe sue strane uscite: non era assolutamente cattiveria quella del francese, sia mai!, ma faceva davvero troppa fatica a cogliere certi suoi modi di dire antiquati. Soffiò una nuvola di fumo opaco lontano dal giovane, e sebbene comprese dall’enorme sorriso a trentadue denti stampato sul suo volto che qualsiasi cosa intendesse dire con quella sua strana metafora, doveva riguardare il loro Disegno, scosse la testa nella sua direzione; doveva sentirselo dire con chiarezza, e non attraverso gli uccelli. Immanuel era (e doveva essere stato, supponeva) un così ben intenzionato ragazzo, ma particolarmente distratto e fin troppo legato a tutto ciò che non c’era più – da diverso tempo, tra l’altro: a quanto gli aveva raccontato, era morto un centinaio di anni addietro -: stargli dietro diventava davvero complicato a volte, e né l’apparecchio acustico né la comprensione labiale in quei casi lo aiutavano. «ah, sì, scusami!» agitò convulsamente le mani davanti al proprio viso, come a voler cancellare le parole appena pronunciate, ed il medium sorrise automaticamente nel vederlo dimenarsi come un forsennato. «era una semi citazione ad un film del 1975, “qualcuno volò sul nido del cuculo” - cinematic masterpiece, l’hai mai visto? dovresti» era partito per la tangente, di nuovo. Baptiste aggrottò le sopracciglia, accentuando appena la piega delle labbra: riuscire ad esprimere più con le espressioni facciali che non con le parole era senza dubbio uno dei migliori vantaggi dell’essere nato sordomuto; nel particolare, doveva far capire allo spettro che per quanto lo affascinasse un dialogo sul cinema del ventesimo secolo, non riusciva comunque a comprendere dove volesse arrivare e non lo stava aiutando per nulla – senza contare che di lì a davvero poco, avrebbe dovuto presentarsi ad un appuntamento. «sì, oddio, SCUSAMI, mi ero perso – dicevo. è andato tutto secondo i piani, e l’ho visto entrare al louvre: non ha ucciso nessuno, né sembrava sull’orlo di una crisi isterica per la troppa gente, quindi» Immanuel alzò i pollici in segno di vittoria, ed il Jackson non poté che stringere il pugno ed agitarlo appena nell’aria; onestamente, non credeva ce l’avrebbe fatta. Hackerare l’account di Gamal era stato un vero e proprio gioco da ragazzi – non per lui, ma per Melvin sì: il francese non ci capiva niente di codici e cose varie, e viveva comunque benissimo -, ed iscriverlo all’app di incontri per San Valentino altrettanto; l’incognita era se, alla fine, il ragazzo si sarebbe presentato o meno, oppure avrebbe finto che nulla fosse accaduto, restando nella sua camera. Naturalmente, sebbene fosse in parte tutto molto divertente, l’intento di Yoann non era quello di giocare un brutto scherzo al Jarvis: gli voleva troppo bene per prendersi gioco di lui in quel modo crudele, e già soltanto il fatto di averlo iscritto a quella cosa lo turbava ad un livello etico e morale superiore; voleva soltanto che uscisse un po’ di più, conoscesse qualcuno, facesse nuove amicizie – cose così.
    Ovviamente, aveva mandato il suo fantasma di fiducia a tenerlo d’occhio per assicurarsi non facesse cazzate (tipo non presentarsi affatto: l’aveva istruito affinché lo tormentasse fino a quando non avesse deciso di partecipare; a mali estremi, estremi rimedi) - ed era tornato con buone notizie!
    Quella giornata non poteva che migliorare, a quel punto. A tal proposito, «ora devo andare» spense la sigaretta, salutando il fantasma con un cenno con la testa, al quale rispose con una mano alzata ed uno sguardo speranzoso – che durò, come al solito, poco. «ah, già, il tuo cinque mi passerebbe attraverso, me ne dimentico sempre BEH CIAO»
    Si fece strada all’interno del museo con il telefono stretto tra le dita, seguendo passo per passo la mappa segnata sul random.soulmate fino a raggiungere la sua destinazione finale: il caffè. Si avvicinò al bancone, sia per capire se il suo match fosse già arrivato che per farsi trovare, nel qual caso fosse stato lui quello in anticipo - spoiler: non accadeva mai, non sarebbe stata quella la sua prima volta.
    Di fatti, «chissà chi è lonsdale04». Si sistemò l’apparecchio acustico al meglio nell’orecchio, ond’evitare spiacevoli inconvenienti a venire: fingere di ascoltare Neeve o Callie pur non riuscendo più a farlo perché gli cadeva era un conto, e loro erano abituate, ma un estraneo? Non faceva per lui. «c’est moi» avanzò verso la ragazza, sorridendo cordiale. «casa02?» pur essendo abbastanza sicuro fosse lei, era sempre meglio andare sul sicuro. «sono yoann jackson, è un vero piacere» biascicò, curandosi di scandire attentamente ogni sillaba – un’accortezza più per sé che per gli altri, in realtà. «vuoi ordinare qualcosa?»
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    Aveva davvero il nick ad alta voce? Ma cosa le era preso. Poteva fingere di essere lì per sbaglio, di non parlare la lingua e scappare verso casa, nessuno se ne sarebbe reso conto di niente; avrebbe passato il suo San Valentino a casa con un panino e della coca, proprio quello che le ci voleva, anzi no forse una birra sarebbe stato meglio, ma non riuscì a scomparire che «c’est moi» ed ecco che si palesò il suo appuntamento. «Sei un ragazzo» e chiamatela capitan ovvio, ma dopo tutto quello che era successo nella sua vita non era da escludere che il fato per dispetto le presentasse un robot ad esempio; ma non siamo qui a parlare di quanto avesse paura della tecnologia nel 2119 perchè siamo qui per un appuntamento.
    «e si sono io. Piacere, io sono Ashley» perchè dare anche il proprio cognome, non era James Bond col cognome ad affetto, quindi evitò e basta. Si guardò velocemente intorno, notando solo in quel momento che c'era davvero molta gente, avrebbe bevuto davvero volentieri per dimenticare l'ansia di essere lì. Vorrei dire che una volta faceva festa come se non ci fosse un domani, ma la verità era che probabilmente aveva l'animo da zitella con trenta gatti che odiava il mondo da quando aveva imparato a camminare. Se in passato però tollerava il resto del mondo ora era quasi diventata allergica agli altri, non che fosse mai stata una festaiola ma invecchiando stava peggiorando, di quel passo si sarebbe ritrovata a maledire i giovani come i pensionati. Che vita triste.
    «vuoi ordinare qualcosa?» il ragazzo attirò l'attenzione della mora, aveva il dono della telepatia forse? Dopo un veggente come ragazzo non si sarebbe stupita se anche lui avesse un potere così fastidioso. Avrebbe potuto fermare il tempo e scappare in quel caso. Strano che non lo avesse già fatto, forse aveva davvero bisogno di distrarsi per essere ancora lì, il futuro aveva uno strano effetto su di lei. Che fosse meglio o peggio questo c'è da capirlo.
    Provò a sorridere «Mi hai letto nel pensiero.» fece per voltarsi quando si bloccò e tornò a guardare il ragazzo, che dai non era male, Ashley sciogliti. «Non lo sai fare vero?» Ci mancava solo quello, non aveva voglia di tenere a bada i propri pensieri, non tanto perchè erano impuri ma erano dettati dall'istinto omicida.
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    [prompt #2] OH MY GOD! IS THAT A RING? AN ONION RING?!?
    Ebbene sì! A furia di parlare a gesti avete confuso i camerieri del locale che adesso credono VI STIATE PER SPOSARE! Suvvia, non disperate! Grazie a questo errore ricevete un aperitivo gratis offerto dalla casa! I nostri più sinceri auguri e… cento di questi giorni!
    caffè nel museo dedicato alla prima Beauxbatons
     
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    «sei un ragazzo» aggrottò le sopracciglia, sorridendo divertito alle parole della ragazza. Non capiva, sinceramente, come dovesse interpretare quel che in fin dei conti, per lui, non era che un semplice dato di fatto. L’aveva delusa? «mi… dispiace?» forse desiderava una bella ragazza, o qualcuno di più anziano del ventiseienne, o magari in un cane - la scienza era arrivata a dei livelli che il Jackson talvolta faticava a capire (per questo aveva un Gamal, grazie Gamal!), e non si sarebbe di certo stupito se il suo appuntamento avesse confidato nell’arrivo di un animale piuttosto che di un umano: nonna Rude d’altronde aveva più volte raccontato a lui ed alle sue sorelle di come i suoi genitori avessero uno zoo un bradipo malvagio in grado di fare cose che loro non erano in grado di comprendere; perché, quindi, nel 2119 non avrebbero dovuto essere capaci di iscriversi ad un’applicazione di incontri romantici? Decisamente insolito ed un pizzico inquietante, senz’ombra di dubbio, ma chi era lui per giudicare le scelte di vita altrui? «speravi in qualcun altro?» domandò curioso senza perdere la piega gioviale sulle labbra mentre, dopo aver con un semplice cenno del capo domandato alla ragazza se potesse sedersi lì, prendeva posto sullo sgabello affianco. Un dubbio, quello di Yoann, che andava a fortificarsi nell’evasività di lei, nello sguardo a vagare tra la folla; non avendo potuto sentire alcun suono per anni, e non potendolo fare se non tramite terzi, il medium aveva sin da subito, e per forza di cose, dovuto imparare a comprendere i segnali altrui – sia che fossero per comunicare direttamente con i sordomuti, che indiretti ed atti a rimanere personali. Non che a lui cambiasse effettivamente qualcosa, che la mora stesse cercando una via di fuga da quel posto o una faccia precisa tra la marmaglia del caffè: era lì per passare una giornata diversa dal solito trantran, e magari aiutarla poteva risultare un divertente passatempo. «ashley…» ripeté il nome, masticandolo con cura – dove aveva già sentito quel nome? Nonostante in Francia ci sentisse parecchio l’influenza inglese, non era un nome particolarmente comune. Ah, ma certo!, che sciocco. «sei uno dei famosi eroi dal passato, giusto?» non aveva realmente dubbi, ma sarebbe stato scortese da parte sua porre la questione come un mero dato di fatto. «hai combattuto qui» indicò, con un vago cenno del braccio, il museo stesso dedicato all’antica Beauxbatons. «no?» e , era particolarmente curioso al riguardo – d’altronde, aveva vissuto nell’epoca dei suoi bisnonni e dei loro amici, come poteva non esserlo. «perdonami,» sollevò il palmo, agitandolo nell’aria come a voler cacciar via la questione: curioso ok, ma doveva darsi un contegno.
    Almeno per un po’, poi magari avrebbe potuto continuare a fare il fan. «sono stato indelicato» aveva già incontrato altri tra i superstiti di quella guerra, ma era raro qualcuno fosse entusiasta di parlare degli avvenimenti di un secolo prima: perché lei, che già sembrava essere ad un passo dal dare forfait, avrebbe dovuto essere diversa? Li capiva, e soprattutto rispettava il loro silenzio.
    Meglio tornare a parlare di alcol. «mi hai letto nel pensiero. non lo sai fare, vero?» scosse la testa, stringendosi tra le spalle. «purtroppo no,» purtroppo: la sua vita sarebbe stata molto più semplice, se avesse potuto comunicare semplicemente pensando di farlo - ma sarebbe stata diversa, e a conti fatti gli andava bene così. «anche se non mi dispiacerebbe saperlo fare.» ammise, limitandosi a quelle poche parole. Estroverso sin da quando impossibilitato a comunicare come le persone normali, Yoann Jackson aveva così tanto da dire che avrebbe potuto tenere un convegno ed annoiare tutti a morte per delle ore – e continuare a parlare loro da fantasmi: medium skills -, ma non adorava tediare le persone parlando di sé; ascoltava, più che altro. Sollevò un braccio per chiamare un cameriere e, stupendosi della celerità, fece per chiedere due drink - ma. «oh miO DIO AUGURI!!!»
    ??? cosa. «cosa» si voltò verso Ashley, cercando in lei una… risposta. «avrebbe potuto avvertirci, l’avremmo aiutata!!!» «cosa… sta succedendo?» prima che qualcuno potesse estinguere le sue domande, due drink arrivarono davanti a loro. «questi li offre la casa!!! E ANCHE I PROSSIMI!!!» «??? non capisco?» «VIVA GLI SPOSI!!!» «yeee!!!??? ma dice a noi?» diceva a loro.
    «scusi, deve esserci un -» errore; una voce dentro di sé, tuttavia, gli impedì di continuare la frase, istigandolo ad approfittarne – cosa che, al medium, non convinceva: era furto ??? era immorale ???
    Ma più che da dentro di sé, la voce veniva dal suo fianco. Ed aveva uno spettrale (in ogni senso) coltello da cucina puntato alla sua gola, lo sguardo famelico e nostalgico. «è alcol gratis, baptiste.» non aveva mai visto Immanuel così. «non è mai un errore. bevi.»
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    «mi… dispiace?»
    «cosa?» non capì subito a cosa si stesse riferendo il ragazzo, si stava scusando per cosa esattamente? Forse era lui che non voleva essere uomo. Non era molto chiaro ma lei non era nessuno per giudicare i gusti del compagno, fnfondo ognuno era libero di essere chi più desiderava.
    «speravi in qualcun altro?»
    «Tipo?» scosse la testa, davvero non aveva importanza tutto quello, poteva essere anche un robot a quel punto, persino una ragazza ma col pene, insomma non le importava molto. «lascia perdere, tu vai bene.» non aveva voglia di discutere oltre riguardo a quell'argomento, dopo un anno era ancora confusa dalla vita nel futuro. Non si era mai neanche interessata, al dire il vero, ma non per pigrizia solo che davvero non aveva interesse, sperava solo ogni giorno di potere tornare nel proprio tempo o almeno da sua figlia.
    «sei uno dei famosi eroi dal passato, giusto?» disse il moro. E la donna, che fino a quel momento aveva staccato il cervello e si era persa nei proprio pensieri, alzò lo sguardo verso di lui, cercando di decifrare quello che stava dicendo, non perché non avesse capito, ma proprio non aveva ascoltato. «hai combattuto qui» lo vide indicare dove erano loro due. In effetti non ci aveva pensato, erano nel museo degli orrori, per quanto la riguardava.
    «sono stato indelicato»
    «Non siamo eroi. Ma solo degli stolti» disse amareggiata, si sentiva così stupida perchè aveva accettato di partecipare a quella missione e si odiava ogni giorno di più. «e non ti preoccupare, non sei stato indelicato, sei solo curioso.»
    E poi parlarono, o forse lo fece soltanto Jackson per entrambi ma sta di fatto che la compagnia del ragazzo non era così male e quella presenza positiva stava facendo bene anche a lei. «Dimmi che fai nella vita?» era davvero interessata? Si. Strano ma vero, era curiosa di sapere cosa, lui, stava facendo della sua esistenza visto che la propria la momento era in dubbio, magari diversamente da lei, Yoann aveva qualcosa di meglio da raccontare. Vide il suo entusiasmo, era così socievole che quasi lo invidiava, perché lei al contrario era così ombrosa.
    «oh miO DIO AUGURI!!!»
    «cosa» entrambi i giovani si guardarono, cosa stava succedendo? Era il compleanno di Yoann e non lo sapeva? Probabile, visto che si conoscevano solo da un paio d'ore.
    «cosa… sta succedendo?»
    «me lo sto chiedendo anche io, è il tuo compl-» non finì la frase che un paio di persone le porsero un drink mentre continuavano a farle gli auguri per il loro matrimonio.
    «aspetta cosa?»» come poteva esser successo una cosa del genere? La pazzia non era una caratteristica solo del passato, ma anche lì nel futuro erano davvero messi molto bene. Complimenti.
    «scusi, deve esserci un -» il ragazzo si bloccò, come se qualcuno d'invisibile lo avesse bloccato, peccato che sapeva benissimo quanto fosse impossibile che potesse essere così. Conosceva diverse persone, non del tutto normali o come venivano chiamati nella sua epoca Special, e la sua migliore amica Aveline era tra queste. Spesso e malvolentieri aveva visto come i fantasmi si approcciavano a lei e anche se lei cercava di non aver paura, non era mai così semplice comunicare con loro. «Sei un medium!» ( dai concedimi questo lampo di genio) perché non lo aveva capito subito, lei era una calamita per le stravaganze. Da un veggente a un medium, non avrebbe mai più incontrato persone non speciali. Sospirò «Non ne facciamo un dramma. Beviamo ci stai?» allungò il bicchiere all'amico e aspettò che facesse il brindisi con lei «o ne ha per molto il tuo amico morto?» non che lo vedesse e forse non era davvero un medium ma solo un pazzo che s'incantava da solo senza un motivo. Ma insomma cosa le importava, avevano dell'alcool gratis. «a noi maritino» rise e finalmente il drink scese nella sua gola.
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