[oblinder] Better Together

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    Baldi giovinotti e graziose pulzelle, sentite anche voi l'amore nell'aria? Talmente forte e penetrante da sovrastare la puzza di sterco delle vacche del vostro vicino?
    Noi sì, decisamente!
    Come ben sapete, il celeberrimo Joshua Brown, autore di harmony romanzetti d'amore che hanno spianato la strada a 50 Sfumature, è in città e si aggirerà in incognito tra voi. Durante il suo soggiorno in questa ridente cittadina dimenticata da Dio e dal tempo, cercherà ispirazione per i suoi capolavori. Come? Osservando alcuni fortunati abitanti del luogo e trasformandoli nei protagonisti dei suoi prossimi racconti.

    [prompt #1] La sera del 13 febbraio vi viene recapitata una missiva profumata e decorata con trame eleganti, contenente questa citazione (uguale per ogni coppia):
    "All the world is made of faith, and trust, and pixie dust."

    Il giorno di San Valentino, la frase in questione svanisce lasciando il posto a luogo e ora dell'incontro.

    Potete:
    - essere a conoscenza dell'evento ed esservi rivolti alle assistenti di Josha, Gertrude e Octavia, chiedendo loro di partecipare all'esperimento;
    - essere stati iscritti da qualcuno;
    - essere vittime inconsapevoli delle due donne e di seguire le indicazioni ricevute.

    Mungi la vacca finché è calda!
    Yee-haw!
    oratorio della chiesa
     
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    «non sono certo che sia una buona idea»: il modo diplomatico di Mckenzie Leighton Hale per dire ad Heidrun che non volesse partecipare all’esperimento sociale di Joshua Brown, ed avrebbe preferito la morte - indizio che non venne (o meglio, non volle essere) colto dal brillante sorriso di gomma della mora. «VEDRAI CHE SARà DIVERTENTE, EDDAI MAC!» Avevano evidentemente idee diverse di divertimento, ma non avrebbe mai avuto il coraggio di farglielo notare – specialmente non quando lo guardava così, come se accettare quell’invito potesse realmente renderla felice. Poteva tollerare quel piccolo sacrificio, Mac, se significava lasciarle quel ghigno stampato sulla bocca. Arricciò il naso, le dita a grattare nervosamente la nuca mentre cercava il tacito supporto di Harper: lo faccio davvero? Ancora faticava a credere che dopo un anno, un anno!, fosse finalmente riuscita a raggiungerlo. Se Harper Faye Hale era al suo fianco, sapeva di non dover mai più temere di essere solo: nel bene o nel male, dopo mesi od anni, sarebbero sempre riusciti a ritrovarsi, mettersi schiena contro schiena, e respirare il familiare profumo di casa l’uno dell’altro. Si costrinse infine, contro ogni logica, ad annuire alla mimetica (come se avesse avuto effettivamente voce in capitolo.) ricevendo in risposta un soffocante abbraccio al profumo di rose e tabacco - ed una nota sempre sottile di sangue fresco, uno dei motivi per i quali cedere era stato così semplice, per il sarto: sapeva che qualcosa non andava, e pur non sapendo di cosa si trattasse, avrebbe sempre fatto il possibile per migliorare, anche solo di poco, la situazione. Come con i suoi abiti, era un perfezionista: sapeva che un solo centimetro avrebbe potuto fare la differenza fra un capolavoro ed sacco di iuta malformato. «okay, quindi…» dondolò sui talloni mordendosi l’interno della guancia, le iridi grigie a scivolare sui propri piedi. Inspirò ed espirò lentamente, sforzandosi ad alzare il capo verso la donna. «come funziona?»
    Spoiler: non facendolo.

    Era stata davvero una pessima idea. Mac, sulla soglia dell’oratorio della chiesa di Bodie, esitava come una vergine alla sua prima notte nuziale, lottando contro l’istinto di voltarsi e fuggire il più lontano possibile da lì. Quella situazione non gli piaceva per diversi – e legittimi – motivi, ma il vero terrore derivava dalla sua consueta, drammatica, ansia sociale. Un tempo era più amichevole, meno timido ed introverso; un tempo, Mckenzie Hale, sarebbe entrato in quel cortile con il sorriso stampato sulle labbra, ed una mano a stropicciare i corti capelli bruni, probabilmente volgendo un inchino a chiunque si fosse trovato dinnanzi – ma quel Mac, non c’era da un pezzo. Quel ch’era rimasto dell’amabile ragazzino di Sacramento, non era altro che un ammasso d’insicurezze e paure ingiustificate, la lingua ad attorcigliarsi sul palato ed i palmi umidi di sudore. Non era più bravo neanche a fare amicizia, l’Hale. Si convinse a compiere gli ultimi metri solamente ripetendosi, ancora ed ancora, che avrebbe cordialmente atteso l’altro invitato e si sarebbe formalmente congedato con un sorriso di scuse, così da poter fingere di averci almeno provato. Sistemò il nodo del farfallino (ebbene sì, aveva un farfallino) allentandone la presa sul collo, avanzando nella pozza di sole poco fuori la stanza dei giochi (cit testuale della Perpetua, ed avrebbe davvero, davvero non dovuto essere inquietante quanto invece appariva) obbligando i polmoni a svolgere la loro funzione.
    Okay, non c’era nessuno. Aveva ancora un po’ di tempo. Non potendo accettare di sedersi con le mani in mano in attesa del suo destino, l’Hale impiegò i minuti (ore? giorni?) a sua disposizione per sistemare il caos di oggetti dalla dubbia natura nel quadrato di terra, percependo il battito acquietarsi ad ogni utensile riposto. Ormai dimentico del motivo che l’aveva condotto in quel loco, quasi gli venne un infarto quando percepì dei passi in avvicinamento; si alzò in piedi di scatto, gli occhi a cercare frenetici una via di fuga? No? Niente? MAC, SMETTILA.
    Giusto. «giusto»
    E…l’aveva appena detto ad alta voce? Per puro amor proprio, schiacciandosi sulle labbra un sorriso gentile che non mostrasse di essere sull’orlo di una crisi isterica, decise di no.
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    «ripetimi perché lo sto facendo, per favore.» se n'era pentita subito, nell'istante stesso in cui Loreto le aveva allungato la lettera arrivata la mattina del 13. Si era iscritta a quella farsa per un motivo ben preciso, in mente l'obiettivo della vita in virtù del quale pensava di riuscire a fare qualunque sacrificio, ma ora che si trovava al dunque un po' di quella convinzione era andata a farsi benedire. L'uomo, che la superava in altezza e massa muscolare tanto da farla sembrare ancora più piccola di quanto già non fosse, si limitò a lanciarle un'occhiata, che scott vide riflessa nello spechio di fronte a lei. Nemmeno ebbe bisogno di aggiungere un'alzata di sopracciglio, perché la ragazza capisse cosa gli passasse per la mente. «si, giusto, hai ragione. è un'occasione per cercare erin e..» capì in lieve anticipo che la voce non le avrebbe retto fino in fondo alla frase, e per questo si zittí chinando leggermente la testa, quasi si vergognasse di quella debolezza inappropriata. Non le era mai piaciuto mostrarsi vulnerabile, o bisognosa di aiuto: da piccola, se cadeva sbucciandosi le ginocchia, tratteneva ogni lacrima respingendo le mani che tentavano di aiutarla, lo sguardo fiero e intenso di chi sapeva di potercela fare da sola. Era sempre stata brava a prendersi cura di se stessa e degli altri, Scottsdale Madaway, cresciuta in un mondo infame nel quale crollare e rimettersi in piedi rappresentava una sfida quotidiana. Loreto le posò una mano sulla spalla destra, un gesto incredibilmente delicato nonostante avesse palmi da muratore ed in generale non si muovesse proprio come una ballerina di danza classica, tirando appena per convincerla a voltarsi verso di lui. E scott lo fece, cedendo al bisogno di un volto amico sul quale posare le iridi verde acqua, la fronte liscia a scontrarsi con la spalla muscolosa di lui.
    Incredibile come ad entrambi fossero bastati quegli ultimi due mesi per diventare inseparabili: Loreto, il cui vero nome era Norman - long story -, l'aveva raccattata direttamente per strada, confusa e spaventata a morte, alla fine di una giornata infinita all'inizio della quale la diciannovenne era stata costretta a prendere una decisione che le aveva cambiato la vita. Aveva scelto erin, pur sapendo di perdere così tutto ciò che le rimaneva. Sarebbe dovuta tornare indietro dopo un'ora, il tempo a sua disposizione per cercare la sorella, scegliere la vita che conosceva invece di quel luogo dimenticato da dio nel quale non era certa di poter sopravvivere. E forse non ci sarebbe riuscita, se quell'uomo non l'avesse accolta in casa sua, offrendole vitto e alloggio, un lavoro come aiutante nella sua bottega e dei vibes padre/figlia che a scott mancavano da troppo tempo. Non parlava mai, Loreto, ma alla ragazza non serviva lo facesse. «...e vedere la mia famiglia.» Loro, al contrario di erin, li aveva beccati subito.
    Quasi tutti in chiesa, quell'unica volta che aveva osato entrarci. Si era seduta in fondo, su una delle panche vuote, indosso i vestiti sbiaditi che loreto le aveva prestato per i primo giorni, decisamente troppo grandi per lei; aveva tutta l'aria di un'orfanella abbandonata dal mondo intero, scottsdale, e in fondo era esattamemte così che si sentiva. Sola. Poi gemes era apparso dietro il pulpito, con tanto di toga e libro delle preghiere rigorosamente chiuso davanti a sé, e la diciannovenne aveva provato qualcosa di inatteso, un sentimento al quale non si era affatto preparata: si era sentita morire. Il primo attacco di panico della sua vita l'aveva bloccata sul posto, rigida come una statua di marmo e altrettanto pallida, le dita ancorate con forza al legno scheggiato della panca. Non aveva idea di come affrontare la situazione, ed il peso di quella presa di coscienza l'aveva colpita più forte di un treno in corsa, e per una settimana da quel giorno in chiesa non aveva più voluto mettere piede fuori dalla stanza che Loreto aveva preparato per lei. «mh-mh, si, andrà tutto bene. e poi posso sempre darmela a gambe, no?» l'uomo annuì, dandole una pacca sulla schiena annastanza forte da farla vacillare, prima di voltarla nuovamente verso lo specchio, un'altra occhiata delle sue. «ehi! cosa vorresti insinuare con 'bisogna fare qualcosa per quei capelli'???» #telepatia

    Quando sull'invito era apparso magicamente il luogo dell'appuntamento, scott aveva ulteriormente tentennato. Ma proprio la dannatissima chiesa? Non era certa di poter reggere un'altra volta, se le fosse toccato di nuovo posare lo sguardo limpido su suo zio vestito da prete. Privata, per giunta, della possibilità di prenderlo in giro nel modo più consono, perché non conoscendola non avrebbe apprezzato il suo particolare sense of humor. Esatto, non ti conoscono. E, per quanto amasse mostrarsi più forte del dovuto, era proprio quello il problema più grave, l'ostacolo insormontabile davanti al quale non sapeva come comportarsi: si era lasciata alle spalle persone che la amavano, per inseguire qualcuno che anche guardandola dritta negli occhi non avrebbe provato nulla. «idea geniale, scottsdale, ancora complimenti.» quella di rimanere volontariamente intrappolata nel passato o l'essersi iscritta ad un evento per single in cerca dell'anima gemella? Come sempre un po' dell'una e un po' dell'altra.
    «giusto.» aveva appena messo piede nella saletta dedita a oratorio, una mano a reggere la stoffa per lei decisamente in eccesso del vestito che Loreto aveva trovato per l'occasione (scott era certa di aver intravisto la parola rubato lampeggiare nella mente dell'uomo, e per questo aveva distolto rapida l'attenzione dei suoi pensieri), e già la sua anima gemella era lì a far conversazione. Con chi, scott non lo sapeva, ma nel dubbio «sono pienamente d'accordo.» gli si avvicinò di un altro passo, fermandosi infine ad una distanza che le concedesse comunque una possibilità di girare i tacchi e svanire nel nulla, rapida come un battito d'ali di colibrì. E fu lì che la diciannovenne vide finalmente il proprio valentino in volto,
    un sibilo impercettibile causato all'improvviso risucchio d'aria nei polmoni. Quanto meno la presenza del cugino confermava l'efficienza dell'esperimento, perché complementari lo erano stati sempre. «tu sei..» una rapida occhiata al foglietto, l'ombra sottile di un sorriso a piegarle le labbra piene, tinte di un naturale rosa pastello. non c'era traccia del ragazzo con cui era cresciuta, negli occhi che la stavano osservando, eppure la scelta di quel nickname sembrava combaciare perfettamente con ciò che scott sapeva, come un pezzo di puzzle incastrato nel posto giusto. «ahochei?» domande lecite, vista la situazione. E comunque sperare di incontrare uno sconosciuto a Bodie a quel punto era impensabile.

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    Edited by smart|mouth - 21/2/2019, 21:44
     
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    «sono pienamente d'accordo.» Nostro Signore, come sempre, aveva deciso di non volergli andare incontro, permettendo alla ragazza di udire il commento distratto dell’Hale – e da una parte, bene: meglio sapesse subito che Mckenzie non fosse completamente a posto con il cervello, piuttosto che scoprirlo in un secondo momento. Se fosse fuggita, non l’avrebbe affatto biasimata. Anzi. L’imbarazzo scavò fossette nelle guance pallide del ragazzo, il sorriso a vacillare di vertigini. Si poteva morire di vergogna? Nel momento in cui l’ho scritto, mi sono resa conto che i miei pg si siano già posti questa domanda, e nello specifico, ho solo un commento da fare: i got it from my mama. Logicamente supponeva di no, ma dopo aver scoperto che metà Bodie arrivasse dal futuro, non si fidava più né di se stesso né del mondo. Distolse lo sguardo posandolo nervoso sulle proprie mani, combattendo la crisi di panico con un rauco colpo di tosse. «tu sei..» Stupido, sì – thank u next. Drizzò le spalle ed inspirò dalle narici, obbligandosi a piegare ancora lo sguardo azzurro sulla ragazza. Non fu tanto l’apparenza innocua di lei a convincerlo che respirare, e far battere il proprio cuore ad un ritmo sano, non fosse poi così difficile; sapeva che la copertina non dicesse nulla di un libro, ed era abbastanza sveglio da non avere preconcetti. A sciogliere il nauseante nodo alla gola, fu l’appena accennato sorriso che le piegò le labbra. Conosco quel sorriso. Un pensiero illogico ed involontario, la mente a percorrere la connessione fino a giungere ad una pelle candida quanto la neve, e chioma ramata di un penny. Corrugò lievemente le sopracciglia, sentendo la bocca scomporsi in una smorfia più rilassata e leggera. Gli ricordava Harper - gli ricordava i pomeriggi passati con la testa a pendere dal letto, ed i mignoli intrecciati nel sacro-giuramento-hale di non mangiare l’ultima fetta di crostata. «ahochei?»
    E seppur non potesse saperlo, gli ricordava una vita prima di sigarette tossite e buttate, di conversazioni silenti durante le cene di Natale, di notti spalla contro spalla a domandarsi come sarebbe stata la loro vita quando i fratelli, anche loro, se ne fossero andati. Se l’avesse saputo, se avesse ricordato, avrebbe compreso perché non riuscisse a togliersi il sorriso dalle labbra.
    Ed avrebbe capito perché faticasse ad incrociarne lo sguardo, preferendo le triste mura dell’oratorio della chiesa; avrebbe capito che a pungere la gola non fosse ansia, ma senso di colpa: dopo tutto - tutto - il tempo passato ad osservare il resto della famiglia prepararsi a partire, consapevoli - consapevoli - che almeno loro sarebbero rimasti insieme, non l’avevano fatto. Levi se n’era andato.
    Così, a tradimento. E con Erin - le aveva portato via anche lei.
    Era proprio il caso di dirlo: beata ignoranza.
    Annuì, sfilando dalla tasca la propria pergamena per mostrarle di non essere uno strano maniaco dai peculiari fetish in fatto d’incontri improvvisi – era solo uno strano ragazzo che non aveva compreso la domanda quando Run gli aveva chiesto come volesse chiamarsi («serve un nome» «ah ochei» «BELLA - ahochei» «nO»). «nirvana diciannove?» no mac, l’altra. «sì cioè – immagino di sì» ancora le dita corsero alla nuca, stringendo appena i corti capelli color neve. «non so davvero…» COME SI VIVE. «come, uhm» PARLARE CIVILMENTE. «funzionino queste, mh, cose?» Ciao Dio, sono Mckenzie Hale, grande fan, sentiti libero di prendere la mia anima non-troppo-pura quando preferisci – no pressure, ma i prossimi cinque minuti sarebbero perfetti. «ma credo tu lo sappia» perché avrebbe dovuto? Talvolta a Mac capitava, come a Sara ed a sua mamma, di iniziare un pensiero nella sua testa e dare per scontato che gli altri sapessero, quando apriva bocca, a cosa si riferisse.
    Un problema anche di Levi, per inciso. Per quello era sempre andato d’accordo con Scott - non dovevi esprimere una sentenza compiuta, se l’altro te la leggeva nella testa *meme* «perchè sei come me?» era una domanda? Un’affermazione? Cosa intendeva? Ed ecco perchè non aveva amici. Ammorbidì la tensione con una risatina da dodicenne davanti allo scaffale del market per comprare gli assorbenti, liquidando la questione con un movimento della mano. «nel senso che, uhm, siamo tipo pre destinati, no?» Ironizzava su Joshua, Mac, ed il fallace tentativo di trovare anime gemelle in un luogo dimenticato da fede e dignità.
    Pensare che, invece, ci fosse così maledettamente vicino.
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    «ma credo tu lo sappia» ed era vero.
    Di cose, scott, ne sapeva davvero tante, forse persino troppe. Non la pensava così due mesi prima, quando aveva lasciato il duemilaquarantatre attraversando un portale sulla fiducia, senza nemmeno la certezza di capitare nell'anno giusto. Aveva agito d'istinto, scossa da una realtà che non avrebbe mai potuto accettare: se n'erano andati. I suoi fratelli, i cugini, quasi tutti i membri di quella famiglia allargata che scott aveva imparato ad amare pur senza condividere una sola goccia di sangue, le stesse persone che alla morte dei suoi genitori le si erano strette intorno come un unico cuore pulsante, aiutandola a respirare. E se era stato un duro colpo quello, pur preparato e mal digerito, rendersi conto di aver perso anche erin e levi aveva cambiato tutte le sue convinzioni, ogni prospettiva passata.
    Li aveva odiati, entrambi.
    Li aveva odiati tutti, finché non si era resa conto di aver abbandonato qualcuno lei stessa, la propria casa lasciata indietro insieme ad una vita che a quel punto non esisteva più; aveva rivalutato le loro scelte e le sue, provando meno rancore e più senso di colpa, una presa di coscienza che non era comunque riuscita a mitigare l'evidenza. Scottsdale ricordava tutto, ogni attimo e ogni battito di cuore perso nel viaggio, ogni loro sorriso, i pensieri più nadcosti condivisi senza il bisogno di parlare, e non riuscire più a vedersi riflessa in quegli occhi le spezzava il cuore. Era meglio non sapere, ecco la verità.
    «più o meno. so che è normale sentirsi strani come sta capitando a noi adesso.» perché per leggergli dentro, scott non aveva bisogno della telepatia. C'era sempre levi sotto quella superficie indefinita, sepolto sotto strati di esperienze differenti che la diciannovenne sperava avessero solo ricoperto il suo vero io, non cancellato del tutto. Lo avrebbe amato comunque, ma non sarebbe stata la stessa cosa. «perchè sei come me? nel senso che, uhm, siamo tipo pre destinati, no?» il copione, quello provato e riprovato fino allo svenimento, prevedeva un sorrisetto imbarazzato da giovane pudica, battiti di ciglia rapidi quanto quelli che le straziavano il petto, ma scottsdale di fronte quella domanda accennata con timidezza non sarebbe mai riuscita a sorridere; era già tanto se tratteneva le lacrime, quel groppo in gola che la ragazzina ben conosceva. Le aveva sempre ricacciate giù, in fondo alla gola, sin da piccola, credendo di non potersele permettere, cresciuta troppo in fretta in un mondo che non ammetteva sbagli e puniva senza guardare in faccia nessuno. Era lei che stringeva erin tra le braccia quando la sorella stava male, lei che quando i volontari si erano apprestati a partire aveva intrecciato le proprie dita attorno a quelle di eugene e jade, perché vedendo i propri figli partire non soccombessero al dolore. Sentirsi vulnerabile per la telepata non era un'opzione. «anime gemelle. puoi scommetterci il--» si interruppe, le braccia incrociate sotto il seno, contro la stoffa del vestito di seconda mano che le andava pure piccolo. Quanto poteva sconvolgere i canoni del far west se alle caviglie scoperte aggiungeva anche la parola 'culo'? «sedere?» si vede che faceva parte della plebe, in quel di bodie. Tese la mano al ragazzo, i denti a mordere appena l'interno della guancia così da avere un punto su cui concentrarsi: non voleva ascoltare i suoi pensieri, anche se le veniva spontaneo com'era sempre stato, un meccanismo ben oliato grazie al quale i cugini potevano passare anche ore nel quasi più totale silenzio; ma doveva fare uno sforzo, scottsdale madaway baumilton, perché lo sapeva che intrufolarsi nella mente di mckenzie avrebbe significato violare uno spazio sacro. Niente più libero accesso per te, scotty. «comunque mi chiamo scott.. nirvana19 riempie un po' troppo la bocca.» attese di stringere le dita del ragazzo, prendendosi il rischio di aver sforato i canoni della società nei ruggenti anni venti; come prossimo passo poteva sempre sfilare gli assurdi stivaletti stringati che era stata costretta ad indossare e girare per bodie a piedi nudi. Dopodiché rimaneva solo il rogo. «senti, per caso ti piacciono ancora..» no, scott. «cioè, volevo dire: hai mai assaggiato della mela essiccata? sai quelle specie di patatine..» unì indici e pollici per mostrargli la dimensione delle suddette, rendendosi conto improvvisamente di essere finita in un vicolo cieco.
    Si essiccava il cibo nel 1919?

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    [prompt #2] Per la prima volta nel nostro oratorio di fiducia si terrà una lezione di Educazione sul crescete, moltiplicatevi e riempite la terra Bodie Edition! Siete pronti? Beh, si spera proprio di sì, perché i nostri bei pargoli dell’oratorio non vedono l’ora di farvi domande su come si sbuccia una pannocchia, su come si puliscono le rape e, soprattutto, su come si infornano le pagnotte! Non deludetecili!
    oratorio della chiesa
     
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    Gli occhi chiari di Mac scivolarono dalla mano tesa al viso della ragazza, il labbro superiore ad arricciarsi in un sorriso. Avrebbe voluto dirle, allungando le dita per stringerle a quelle di lei, hai qualcosa di familiare - e c’era da ringraziare che avesse problemi ad approcciarsi alle persone e la lingua gli fosse rimasta incollata al palato, perché quel che di familiare vedeva in nirvana diciannove, non aveva nulla a che fare con Scott, e quasi tutto con la sorella appena ritrovata. Quasi, perché una parte di Mac – quella sempre in cerca dell’angolatura perfetta, e di somiglianze spesso inventate #could be related– associava la linea della bocca di Scott a quella di qualcuno di già visto, la piega sottile degli occhi ad uno sguardo già incrociato. In quel contesto, comunque, sarebbe stato uno stupido e crudele scherzo privo d’ironia.
    Non che l’Hale potesse averne anche solo una minima idea, ma comunque. «mac» una smorfia debole e timida, in una stretta altrettanto esitante e sfuggente. Perché raccontare la solita solfa del presa salda e decisa!!&& quando il mago, gonfio di difetti come Spongebob d’acqua, era un fiore di campo con l’insicurezza di un qualunque roler con le proprie ship, ed una forza di volontà come quella di sara pressoché assente? «mckenzie, ma – mac» spiegazione del tutto necessaria, sicuro, ed imbarazzo che ripiegò nel ruotare gli occhi al cielo inspirando piano dalle narici. Si sentiva terribile per essersi iscritto a quella cosa, e non perché la vergogna gli stesse oramai scavando una tav nello stomaco – quello era il minimo sindacale, per quelli come Mac – ma perché nirvana diciannove avrebbe meritato qualcosa di meglio d’un ahochei, avendone la possibilità. Cioè: non solo le stava facendo sprecare una giornata, ma l’aveva anche privata dell’effettiva probabilità di incontrare qualcuno di normale. Avrebbe voluto poter odiare Martha - Run - per quella fantastica idea, ma il suo DNA non era programmato per poterlo fare. In qualunque vita. Si sentì ancor più idiota quando alla semplice, semplicissima, domanda sulle patatine, non riuscì ad impedire al proprio viso, espressivo quanto un cielo privo di nuvole, di mostrare tutta la sua confusione. MAC MA TI VUOI AGGIORNARE????&&& Il suo sistema era rimasto a word1919 #il documento rilevato non è leggibile dalla tua versione, vuoi aggiornarla? «n-non?? Credo??» sudava freddo, l’Hale. Grattò nervosamente un sopracciglio, una mano a scivolare fra i capelli color neve. «ma sono certo siano buonissime, amo le mele – sono così belle e lisce» che…forse non era un buon motivo per dire le amasse? Corrugò lievemente le sopracciglia, trovando – come sempre – complesso spiegare quanto il tatto fosse un senso importante, per lui. «e sono buone – crostate, marmellate, nell’arrosto di maiale» dai Mac, ESCILE IL RICETTARIO! «atepiacciono??» si affrettò ad aggiungere, sperando che il faretto attenzione passasse su di lei – O SU QUALUNQUE ALTRA COSA - dandogli il tempo materiale di rimettere a posto il cervello.
    O almeno tre (3) minuti per provarci, considerando che per essere effettivamente in pace con la sua mente, avrebbe avuto bisogno di /qualche/ decade come minimo.
    Le pussycat dolls il detto narrava: be careful what you wish because you just might get it, e Mckenzie avrebbe davvero dovuto ricordarlo quando aveva desiderato di non avere più l’attenzione solo su di sè.
    Perché prima che potesse anche solo pensare ma dai, non siamo soli? una ciurma di bambini si espanse di fronte a loro come pustole sul braccio di Gideon alla sua prima pomiciata dura, puntando i curiosi occhi su Scott e Mckenzie come si fosse trattato di una razza aliena od in via d’estinzione. Mac non aveva mai avuto problemi con i bambini – anzi, gli piacevano i bambini - ma le espressione serie delle Rapette di Bodie, congelarono l’abbozzo di sorriso già a premere sulle labbra.
    Cosa stava succedendo.
    Perché –
    Perché li stavano fissando? Mosse solamente gli occhi (beh? Si sapeva che la prima regola di sopravvivenza quando si era circondati da bestie, fosse non far sentire loro la paura #wat) cercando quelli verdi di Scott, un interrogativo inespresso nelle iridi grigie – nonché un terrore difficile da cancellare, nell’espressione granitica del sarto.
    Tirò un sospiro di sollievo (sentendosi anche un po’ scemo; cioè, dai, erano solo ragazzini) quando, come un mostro solo meccanismo ben oliato, spostarono tutti la propria attenzione sul viso tondo e lentigginoso di un coetaneo. Il sorriso da scampato pericolo che stava nervosamente cercando di prendere concretezza sulla bocca di Mac, gli andò di traverso al «MA CHE COS’è LA MASTURBAZIONE CHE GESù NON VUOLE CHE FACCIAMO??????????????????????????????????»
    Oh
    Oh boi.
    Oh boi. «gnnnnnnnn ah ah ah ah» un istintivo ed acuto verso di gola, le dita a schioccare in un morbido finger guns alla ah, me l’hai fatta!!! che non ebbe l’effetto voluto su Bambino1. «ahahah??» tentò ancora, ruotando direttamente il capo verso Scott, tentando di prenderle la mano ed iniziare a correre. «noi – n-noi ce ne – uhm – stavamo andando?» non l’avesse mai detto! Mckenzie Leighton Hale, la persona più riservata e pudica dell’intera California, si ritrovò coinvolto in un agguerrito coro che fu piuttosto certo raggiunse direttamente Dio, nonché l’intera comunità di Bodie: «мAѕTυЯвAzIσNε!!! мAѕTυЯвAzIσNε!!! мAѕTυЯвAzIσNε!!! мAѕTυЯвAzIσNε!!!»
    Oh my Danihel. Incoerente alla propria indole pacifica ma perfettamente in linea con l’imbarazzo esistenziale, Mckenzie cercò di tappare quante più bocche possibili, gli occhi incastrati in quelli di Scott in una muta supplica di aiuto. Cosa??? Volevano da??? LUI??? Perché non avevano chiesto a Gideon Kingsley????? Mac aveva sentito la storia dell’ape e dell’ape almeno settecentotrentadue volte (una volta aveva perfino osato cercato di far notare all’Hamilton di averla raccontata; lui gli aveva detto fosse una bella storia, ed in quanto tale meritasse di essere ascoltata. Ancora) era certo sarebbe stato più che felice di raccontarla. «OKAY BaStA» cedette, le mani giunte di fronte a sé in segno di supplica. «la ma- umh- mast- uhm -» «MASTURBAZIONE» child, you’re crossing a line. Mac deglutì ed annuì, le mani sollevate di fronte a sè. «sì, lei – è quando /togliete le foglie alle rape/» fortuna che l’oratorio di Bodie aveva fantastici cestini di verdura per le dimostrazioni!!&& UAU. Staccò deadpan le foglie di una rapa, palpebre assottigliate. No? Niente? «/sgranellate la pannocchia?/» No? Niente? Che verdura usavano a Bodie? «/pelate la umh melanzana/?» Nisba? «sPeNnElLaTe Il tOpInAmBuR?» ai sobbalzi dei bimbi, comprese di averci preso. Avrebbe dovuto immaginarlo che a Bodie usassero il topinambur, vecchi mandriani!! Sorrise trionfante agitando una radice nell’aria, troppo FIERO per ricadere nel vortice imbarazzo.
    Fino a che: «io non ho il topinambur» La voce angelica d’una bambina s’innalzò dalla folla, e l’Hale volse allusivo lo sguardo a Nirvana19, un cenno con il capo per indicarle fosse il suo momento: mac 1 scott 0, patata in centro campo.
    Ripeto: patata in centro campo.
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    con il senno di poi era stata davvero una pessima idea. come aveva potuto anche solo pensare che, tra tutti, l'avrebbero accoppiata magicamente con erin? non era mica un membro della famiglia tryhard. Si era lasciata prendere dal panico, dopo mesi di inconcludenti ricerche, e quello aveva segnato il suo primo passo falso: non era il tipo di persona che agiva sulla base di impulsi famelici, scottsdale madaway, ma quel genere di mente sempre calma e razionale capace di figurarsi molteplici soluzioni per uno stesso problema valutandone i pro e i contro prima di buttarsi a capofitto nel vuoto. Se era vero quello che si diceva dei viaggi nel tempo, ti friggono il cervello, scotty, allora stava senza dubbio manifestando i primi sintomi di una demenza senile anticipata. E Loreto, quello stronzino, non aveva fatto assolutamente niente per fermarla! Avrebbe potuto legarla al letto finché la voglia di portare a termine quel piano assurdo non le fosse passata, e invece no, l'aveva anche incoraggiata! che father figure terribile.
    «ma sono certo siano buonissime, amo le mele – sono così belle e lisce.. e sono buone – crostate, marmellate, nell’arrosto di maiale» forse non essiccavano ancora i cibi nel 1919 - @lia, explain -, ma scott tirò comunque un sospiro di sollievo, liberandosi di un peso che le premeva sul petto da almeno due mesi: certe cose non erano cambiate. «atepiacciono??» annuì, senza pensarci due volte, e per un istante l'immagine della loro proiezione futura sostituì mckenzie e il far west, restituendole anche solo una piccola parte di ciò che erano stati insieme; seduti fianco a fianco in silenzio, quest'ultimo rotto solo dal lieve frusciare di un sacchetto dal quale pescavano patatine alternandosi con ritmi calcolati, ancora ignari di cosa il destino aveva in serbo per loro. Era un mondo di merda, quello in cui erano cresciuti scott e levi, ma almeno nom erano mai stati soli. «molto. noi..» le mangiavamo sempre insieme. stava per compiere un altro errore, le diciannovenne, ma lo scalpiccio indemoniato che anticipava l'arrivo di piccole bestie di satana la fermò giusto in tempo. Non aveva pensato - strano - che trovandosi in un oratorio fosse normale ad un certo punto venire circondati da quella massa di cervelletti in piena evoluzione; chissà quanto si divertiva zio gemes a plagiare le loro giovani menti, così come in parte aveva fatto con la sua.
    a differenza di mac, scott non /amava/ i bambini, soprattutto quelli già in grado di parlare e fare di testa propria; li aveva sempre sopportati a fatica, già da quando aveva la loro età e preferiva rapportarsi con gli adulti piuttosto che con i coetanei, trascinandosi dietro un trauma infantile mai del tutto dissipato. Sapevano essere davvero crudeli, i ragazzini, ed essere diversa potendo leggere nella loro mente da stronzetti non aveva certo aiutato la telepate a stringere con loro un vero rapporto. Questi, poi, sembravano appena usciti da un libro di stephen king tipo grano rosso sangue, o il film il villaggio dei dannati, quindi oltre a non piacerle particolarmente le facevano venir voglia di farsi il segno della croce con le dita. «MA CHE COS’è LA MASTURBAZIONE CHE GESù NON VUOLE CHE FACCIAMO??????????????????????????????????» ecco, appunto.
    Fece un passo indietro quando mckenzie propose di filarsela, ma il successivo inno spiritato alla ricerca autoprocurata del piacere chiuse definitivamente le porte della libertà ad entrambi. Avrebbe potuto comunque sollevarsi un po' l'orlo della gonna per non rischiare di inciampare durante la fuga e mollare il ragazzo al suo destino - era piuttosto certa che i bambinetti avrebbero finito per cibarsi delle sue carni -, e se non si fosse trattato del cugino a quell'ora sarebbe già sparita nel nulla. Ma era di lui che si parlava, e scott non poteva lasciarlo solo. Anche se, man mano che la spiegazione di mac andava avanti suonandole sempre più come una puntata di masterchef vegano, il dubbio di aver nuovamente fatto la scelta sbagliata un pochino le venne. «io non ho il topinambur» l'osservazione della bambina non aiutò la telepate a rendere più chiaro l'obiettivo della lezione, tutto sommato la si poteva anche comprendere: viveva a bodie da troppo poco tempo per capire per capire che pene e vagina non andavano nominati nemmeno per scherzo, soprattutto vicino alle mura di una chiesa. E voi direte, perché nel 2043 si può parlare di peni in chiesa? come se scott ci fosse mai stata. «beh, ovviamente no.. noi ragazze abbiamo la va--» un gemito soffocato di dolore la costrinse ad interrompersi sul più bello, le iridi verde chiaro improvvisamente attirate dalle gocce di sudore sempre più abbondanti sulla fronte di mckenzie. okAY. «la varietà di arancia più.. facile da..» perché si era lasciata trascinare in quella situazione? «sbucciare?» no lies here. «basta imparare a conoscere bene i nostri spicchi e.. beh, usare un po' di delicatezza.» corrugó la fronte, osservando la bambina annuire come se effettivamente avesse capito qualcosa (al contrario di scott) del discorso, e approfittò di quella tacita conferma per concludere in bellezza, come piaceva a lei. «la vostra arancia è importante, non abbiate fretta di farla.. ehm.. sbucciare da qualcuno!1!» mic drop?
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    «beh, ovviamente no.. noi ragazze abbiamo la va--» Un sottile ed appena percettibile verso di gola abbandonò la gola di Mckenzie, uno sguardo gonfio di panico a saettare sulla mora. Non sapeva che la V-word non andava pronunciata, in quel di Bodie? Pur cresciuto in una famiglia di mentalità chiusa ed antiquata, l’Hale era un ragazzo di città, e per quanto sesso ed affini fossero un tabù anche nella sua cultura, nulla si avvicinava alla foschia che occultava gli occhi dei Bodiotti. Se non avesse temuto che di mezzo potessero andarci le Fay, Mac sarebbe stato quasi (quasi: okay, poteva non trattarsi di un argomento proibito, ma il sarto era comunque il fanciullo più pudico della California) lieto di poter acculturare le giovani menti. Gli dispiaceva lasciarli nella loro ignoranza, ma non quanto gli sarebbe dispiaciuto pronunciare pene ai bambini del catechismo rischiando informassero i genitori del fatto che ne possedessero uno. «la varietà di arancia più.. facile da..sbucciare?» Sospirò di sollievo, un sorriso a far capolino sulle labbra sottili. Si permise un minuscolo cenno d’assenso a Scott, prima di ruotare le iridi chiare sul loro pubblico, stampandosi sulla bocca una smorfia saggia e confortante. Cioè, erano loro gli adulti lì, no? Non avrebbero dovuto sentirsi in imbarazzo, né sentirsi minacciati da degli infanti.
    Ma il branco!!! Difficile sfuggire alla mentalità branco, perfino quando il suddetto aveva poco più della metà dei suoi anni. «la vostra arancia è importante, non abbiate fretta di farla.. ehm.. sbucciare da qualcuno!1!» Era la loro battuta di chiusura? Doveva essere la loro battuta di chiusura. Approfittando del millisecondo di silenzio dopo la perla offerta da Scott, Mac annuì ed allungò istintivamente una mano ad afferrare quella della ragazza, decidendo che avrebbe rimandato a dopo l’imbarazzo e la vergogna derivanti da quel contatto. Per quanto volesse, e per quanto ci provasse, non riusciva a scrollarsi di dosso la sensazione di essere sbagliato, e che ogni proprio gesto portasse con sé la corruzione di un’anima ormai perduta. Si rendeva conto di quanto fosse un pensiero stupido, e sapeva quale sarebbe stata l’occhiata che gli avrebbero rivolto Darden o Run nel sentirlo parlare così – ed ecco perché, di pensieri simili, si lasciava masticare in silenzio tenendoli per sé. «dobbiamoproprioandare» Sollevò il polso mostrando un orologio immaginario, il capo lievemente chinato per nascondere la propria incapacità a mentire. «è l’ora della Comunione» Un modo come un altro per chiamare l’aperitivo a Bodie, California. Prima che le Bestie potessero tornare all’attacco, scattò verso la chiesa trascinando con sé anche Scott, infilandosi poi nella casetta adiacente la costruzione. Doveva trattarsi di una specie di deposito, in teoria; in pratica, padre Sh-…Gemes gli aveva permesso di riempirla con quello che voleva, «tanto non me ne faccio niente» - e Mac si era limitato semplicemente a riordinarla. Era ancora a metà della propria opera, ma avere qualcosa da fare nelle lunghe, disturbanti, ore a Bodie, lo faceva sentire meglio. Più se stesso. Chiuse la porta dietro di loro, appoggiandovi poi le spalle. A corto di fiato, più per l’emozione che per la breve corsa, lanciò un’occhiata a Scott, ritrovandosi sul punto di scoppiare in una risata isterica quanto sincera. Lasciò la presa sulla sua mano, le guance ad avvampare per averla stretta in primo luogo nella propria, e permise alla risata di prendere forma allentando così il nodo che percepiva alla bocca dello stomaco. «non sei di queste parti, vero?» domandò, offrendole un sorriso solidale. Non ricordava di averla mai vista in giro, ma d’altronde lui si trovava in città solamente da un anno (….e non girava molto, ecco). «bodie è….» strana. Assurda. E GLI ABITANTI!!!!. Corrugò le sopracciglia scuotendo il capo, un sorriso a tirare gli angoli della bocca. «particolare, bisogna abituarcisi» Si strinse nelle spalle, indicandole uno sgabello libero. Lui, come sempre, preferì prendere posto per terra, dove incrociò le gambe sotto di sé e poggiò i gomiti sulle ginocchia. «ma non è male come sembra» Credeva. «bisogna solo conoscere le persone giuste» che sembrava molto gangsta come frase, manco fosse stato dentro la mafia, ma…
    Beh. In realtà, forse mafia non era un esempio così lontano dalla realtà.
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    «dobbiamoproprioandare. è l’ora della Comunione» in condizioni normali scott si sarebbe posta qualche domanda. non era ancora abituata agli usi e costumi di quella cittadina bigotta arroccata nel sud della california, e già faceva fatica a raccapezzarsi tra pannocchie e barbabietole, ma in quel momento capì che non era il caso di tergiversare. Non se lo fece ripetere due volte, cogliendo al balzo la via d'uscita proposta da mckenzie per telare a velocità supersonica nonostante la pressione esercitata sui polmoni da quello strumento di tortura che era il suo vestito.
    Nemmeno si rese conto di avere ancora le dita intrecciate a quelle del cugino, troppo occupata a riempire d'ossigeno i polmoni e mandare messaggi disperati alle proprie gambe perché non cedessero sul più bello, ma quando il ragazzo lasciò andare la prese ne sentì immediatamente la mancanza. Non era mai stata una persona amante delle manifestazioni d'affetto fisiche, scott madaway, gelosa all'estremo del proprio piccolo spazio vitale, e questo spiegava perché preferisse passare il suo tempo tra piante e gatti, piuttosto che con un altro essere umano. Questo però non le impediva di godersi la compagnia di amici e parenti, di essere un'ottima ascoltatrice e una spalla solida su cui piangere: dimostrava il suo affetto in maniera delicata, stando in punta dei piedi, pretendendo in cambio la stessa accortezza. Il viaggio attraverso il tessuto spazio temporale non aveva cancellato questo suo modo di essere, ma certamente ne aveva plasmato le forme, rendendole necessario qualcosa che prima aveva dato per scontato, il bisogno di toccare con mano e avvertire il calore della pelle al di sotto. Perché quel calore poteva scomparire da un momento all'altro, e venire dimenticato.
    «non sei di queste parti, vero?» era sempre stato un osservatore acuto, il ragazzino, ma non ci voleva comunque uno studio approfondito per capire che scott stava a bodie come la marmellata sulla pasta. O l'ananas sulla pizza. In due mesi non era nemmeno riuscita a mascherare il proprio accento marcato, cosa cui aveva rinunciato dopo un paio di tentativi: era stato Loreto a suggerirle un'identità fittizia sensata, che giustificasse il suo non consocere nessuno a bodie e quel modo un po' impastato di parlare, certo non tipico della california. «sono di londra. mi sono trasferita qui da.. mio zio. lavora alla drogheria giù, dietro la chiesa.» una buona copertura, doveva ammetterlo. Considerato che nessuno sembrava sapere nulla del suddetto uomo, suo zio, potevano giostrarsi la storia come pareva loro. Quando mac le indicò lo sgabello prendendo lui posto sul pavimento, scott ebbe nuovamente un istante di esitazione: c'erano delle regole da rispettare, e lo sapeva bene, ma all'interno di quella piccola saletta piena di cianfrusaglie non sentiva il bisogno di fingere. Il cugino poteva non ricordarsi di lei, una vita passata fianco a fianco spazzata via in un'unica folata di vento, ma scott lo conosceva. Si fidava di lui e l'avrebbe fatto sempre, in qualunque epoca o dimensione parallela. Così alla fine seguì l'istinto, sedendosi a terra accanto al ragazzo, mezzo metro di distanza per limitare i danni. La stoffa candida del vestito si riempì immediatamente di polvere, ma la telepate nemmeno ci fece caso; cosi come parve sbattersene altamente delle caviglie in bella vista quando raccolse le ginocchia al petto. Sono giapponese inglese, poteva sempre sostenere. «ma non è male come sembra. bisogna solo conoscere le persone giuste» the same old story all over again. Ironia della sorte, conoscere le persone giuste rappresentava esattamente il problema maggiore per scottsdale; insieme a non poter correre loro incontro bisbigliando in lacrime quanto le fossero mancati. E ancora non si era ritrovata davanti suo padre.
    «in effetti ho visto di peggio.. » e annuì, disegnando sul pavimento cerchi concentrici con le dita, attenta a non lasciare che la stoffa della manica si sollevasse al punto da rivelare il tatuaggio sull'avambraccio. Quello sì che sarebbe stato difficile da spiegare, considerato il fatto che era una donna in età da marito e non certo un soldato in licenza. «immagino che ogni posto abbia i suoi lati negativi e positivi.» stringendosi nelle spalle tornò ad osservare il mago, senza riuscire a trattenere un sorriso. Il duemilaquarantatré faceva schifo, come gran parte degli anni in cui era vissuta, ma almeno aveva avuto con sé le persone che amava. Quasi tutte.
    «tu le conosci queste persone giuste?» una domanda innocente, o almeno così sperava sembrasse a mckenzie. Le dispiaceva non potergli dire la verità, raccontargli del suo viaggio e di come ancora non avesse trovato erin, ma quella regola sopra a tutte non le era semplicemente entrata da un orecchio e uscita dall'altro, come invece aveva fatto la fatidica 'avete un'ora, vedete di tornare in tempo'. Insomma, non era colpa sua se aveva deciso all'ultimo secondo e qualche passaggio le era sfuggito, no?


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    non dice assolutamente nulla di interessante ma ci tenevo a rispondere freme ♡
     
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