i wonder if your therapist knows everything about me

idem + isaac + au-shia + au-shane [challenge: 06]

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    withpotatoes do it better

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    Abbassò lo sguardo sul proprio boccale di birra, perfettamente intatto da quando l’aveva ordinato, ed umettò nervosamente le labbra. Quel tardo pomeriggio del tredici dicembre, freddo e umido come la settimana che l’aveva preceduto, aveva tutte le carte in regola per essere fuori dalla norma - più del solito per una medium circondata da gente morta, per intenderci- ma andiamo per gradi.
    La giornata non era iniziata in modo insolito: aveva fatto colazione con Amos, i bimbi ancora addormentati nei loro letti; prima di uscire per andare al San Mungo, si era assicurata che la notte prima Noah fosse tornato a casa, ed aveva delicatamente richiuso la porta per non rischiare di svegliarlo. Era andata a lavoro. Aveva pranzato con Sin, il quale avrebbe avuto anche il turno pomeridiano.
    Ma tutto ciò non spiegava perché, ad ora aperitivo, si ritrovasse seduta ad un tavolo della Testa di Porco insieme ad Isaac e due sposi provenienti dal Sottosopra in crisi coniugale.
    Non sapeva esattamente quando il resto della sua giornata l’avesse portata a quello, ma poteva cercare di comprenderlo ricostruendo i suoi passi: innanzitutto, dopo aver pranzato con l’Hansen, aveva fatto tappa al suo vecchio appartamento, dove una April Withpotatoes decisamente viva l’aveva abbracciata sulla soglia (erano settimane che Idem, quotidianamente, andava a trovare la sorella: la tristezza del sapere che nel suo mondo April fosse morta, non era abbastanza da offuscare la gioia di voler conoscere ogni dettaglio della sua vita – della vita che anche la sua April avrebbe potuto, e dovuto, avere); dopodiché, aveva trascinato un non troppo insolitamente triste Isaac Lovecraft (ancora, dopo mesi, non riusciva a capacitarsi del fatto che Sharyn l’avesse lasciato: cuore di sorella non riusciva a concepire come, come!, si potesse voler spezzare il cuore del suo cucciolo; e la Winston? stava bene? Isaac le aveva proibito di “molestarla”, ma era scontato che la Withpotatoes fosse preoccupata anche per lei.) nel classico giro di ronda con il quale cercavano individui provenienti da una realtà alternativa (e questo punto, direi, si spiega di sé nella propria assurdità); avevano finito infine, malgrado si trattasse della concorrenza, a sedere all’interno della Testa di Porco, luogo nel quale non aveva mai immaginato avrebbe rimesso piede – non senza un Keanu Larrington a sorridere bonariamente dall’altra parte del bancone – perché, com’erano giunti a decretare di comune accordo, si trattava di uno dei luoghi più adatti dove poter passare inosservati, il che aumentava esponenzialmente la possibilità di trovarvi qualcuno degli altri.
    …No, niente. Ancora non aveva idea di come, lei ed Isaac, fossero finiti a sedere allo stesso tavolo di Shania e Shia Hamilton – né del perché si fosse offerta, con un gentile sorriso sulle labbra, di fare da ponte per le evidenti incomprensioni che asfissiavano quel matrimonio. Deformazione professionale? Forse. O forse, semplicemente, malgrado fossero all’interno di un altro corpo, gli occhi di Shania Icesprite risvegliavano il sempre insistente dolore per aver perso Shane – e no, non solo nel senso letterale del termine, considerando che si trovava ancora a spasso nel tempo. Tutti loro, nel momento in cui Shane Howe era stato obliviato, l’avevano perso.
    L’ennesimo per il quale non aveva potuto far nulla, se non pregare che per la seconda occasione la vita fosse più gentile, nei suoi confronti. «ricapitoliamo,» si schiarì la voce, spostò lo sguardo su Isaac. «mio fratello è tenuto, per dovere morale, a mantenere la mia stessa discrezione sul…vostro caso» non che ci fossero poi molte persone con le quali avrebbe potuto aprir bocca, considerando che si trattava – a tutti gli effetti – di due individui che non esistevano, ma aveva preferito specificarlo. Ruotò gli occhi azzurri su Shania, un sorriso morbido ed affettuoso - non poteva impedirselo - a curvarle le labbra verso l’alto. «c’è qualcosa nello specifico che senti di dover dire a shia?» pronunciando il nome dell’Hamilton, abbassò di un’ottava il tono di voce – per loro, Shia e Shane erano morti: meglio non attirare sguardi inopportuni. «e shia,» spostò la propria attenzione sull’uomo, intrecciando nel mentre le dita fra loro. «ti chiedo gentilmente di non interrompere shania; potrai intervenire quand’ella avrà concluso quel che ha da dire» osservò poi entrambi, sinceramente sollevata dall’avere al proprio fianco il Lovecraft: non aveva idea di dove quella situazione li avrebbe portati, né di come …né di come funzionassero i matrimoni nel sottosopra: e se, anziché essere unioni dettate dall’amore, si fosse trattato di dichiarazioni di guerra? Si trovava all’interno di C’è Posta Per Te, o Risiko?
    Dubbi leciti. «vi prego entrambi di non alzare il tono di voce: qualunque cosa abbiate da dire, non cambierà la sua natura se detta in un bisbiglio o in un grido» chinò piano il capo, allargando le mani di fronte a sé. «inizia quando ti senti pronta, shania»
    may the odds be ever in your favor.

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    you are an angel beware of those who collect feathers
    25 y.o. | medium | therapist
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    idem
    withpotatoes
     
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    What started out
    as a simple altercation,
    Turned into
    a real sticky situation
    Era da due anni, ormai, che Shania aveva smesso di battere le strade, preferendo il leggermente più discreto il lavoro della ballerina a luci rosse. Da più anni aveva conosciuto Shia Hamilton che, dall'alto del suo status di "Eletto", l'aveva sempre fatta sentire inferiore a lui, ed al tempo stesso, però, l'aveva aiutata. Da un po' di mesi la bionda era sofferente a tal punto da non sapere cosa rimproverargli di più, tra le due cose. Era nervosa, Shania, come se fosse perennemente immersa nel suo periodo. Un po' a causa del fatto che vivere in un mondo che non conosceva le aveva scombussolato la vita, ed un po' perchè, bè...aveva cercato per anni un'indipendenza da suo zio, trovandola dopo lunghe battaglie domiciliari e non poche fughe dalla finestra della sua camera ed adesso non voleva ricaderci con Shia. Aveva lottato da sola, si era fatta il culo da sola - e letteralmente - per comprarsi un potere che non la facesse sentire uno scarto di società, perchè alla fine, ciò che Shania voleva di più dal mondo era farne parte.
    Dopo aver trovato una semi stabilità da sola, vivendo in un monolocale e mangiando cibi in scatola, aveva conosciuto l'affascinante Shia Hamilton che non aveva esitato un attimo a provarci con lei, destabilizzandola, facendola ricadere in una gabbia più grande rispetto a quella in cui era nata, ma pur sempre una gabbia.

    Sorrise, Shania, dinnanzi agli occhi limpidi di Idem Withpotatoes, quel giorno terapista di coppia (?). Non sapeva cosa l'avesse convinta a provarci, ma voleva farlo, giusto per non avere rimpianti in futuro, quando le cose tra di loro sarebbero andate a puttane per forza. Dopotutto era sicura che sarebbe andata così. Non si sentiva intimidita dalla terapista, nè dal compagno in silenzio al suo fianco.
    Siamo sposati da due anni. Iniziò, dando libero spazio ad un timbro vocale decisamente grave, basso ed in generale, grosso. Chiunque avesse avuto l'occasione di trovarsela dinnanzi, in silenzio, non avrebbe mai potuto immaginare che la sua voce fosse così. Non aveva l'aspetto di una persona con quella voce. Tant'è che, tutti, ma davvero tutti, quando prendevano un po' di confidenza con lei le ponevano la fatidica domanda: da quanto tempo hai scoperto di essere una donna? Come se fosse ovvio che fosse nata uomo ed avesse deciso di cambiare sesso. Nonostante fosse abituata alle domande moleste sul suo sesso, ed abituata al proprio timbro di voce, Shania se ne sorprendeva ogni giorno.
    Eppure non...abbiamo mai consumato. Questa è una tra le tante cose, potrei chiedere tranquillamente il divorzio, ammetto che non so nemmeno io cosa mi stia frenando dal farlo. E, lanciò uno sguardo torvo a Shia.
    Non sono così disperata da elemosinare un rapporto sessuale, eh, solo che...non capisco. E' mio marito! Come mi sento io? Domandò, alla terapista. Rifiutata. Come ti sentiresti a stare con un uomo che ti evita sempre in quelle situazioni? Non capiva, più che altro. Non capiva se Shia fosse asessuale - diceva di no, ma allora...che problemi aveva? - non sapeva se fosse gay - ma, ancora una volta, negava - e ancora meno riusciva a comprendere sè il problema, semplicemente, fosse lei. Se così era, perchè non voleva lasciarla?
    Ma questo non è certo il colmo, nè la parte peggiore della storia. Sollevò in alto le mani con i palmi aperti. Il fatto era che Shania sapeva stare benissimo anche da sola, anzi, lei cercava da sempre l'indipendenza e stando con Shia, nel mondo canon, l'aveva persa. Perchè nel canon erano l'uno il punto di riferimento dell'altra e questa situazione le stava stretta.
    Lui non vuole divorziare. Ha paura di essere lasciato, il bambino. Nemmeno lei sapeva cosa la trattenesse dallo scappare, fuggire da lui e basta. Si mise con le braccia conserte al petto, ricercando con lo sguardo un cameriere in quella graziosa bettola in cui erano stati portati per la terapia. E adesso ho proprio bisogno di un bicchiere di whiskey. CAMERIERE? Sentiva di essere la voce più maschia del Piede di porco. E questo la faceva sentire incredibilmente potente.
    Shania
    (Shane Icesprite Howe)
    Icesprite

    26 y.o ✖ scelta (moltiplicazione) ✖ dancer
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    «You became the oxymoron
    I did not dare to solve»

    Il settimo anno.
    Il settimo anno era il momento in cui in una coppia si decretava il periodo di crisi, o almeno era quello che diceva una leggenda metropolitana, perchè per quanto riguardava Shia e Shania stava andando in modo completamente diverso. La coppia era in crisi al solo secondo anno di matrimonio e forse il motivo era proprio Shia; non per quello che credete perché la versione au non era un Casanova e soprattutto non andava nel locale dei cento ragazzi, non sapeva neanche che esistesse, in quel caso probabilmente ci sarebbe andato anche solo per curiosare, ma questo è un altro discorso. Non aveva mai detto a nessuno di essere gay, neanche a se stesso. Forse, anzi sicuramente era quello il problema ma ammetterlo ad alta voce era tutto un'altra cosa. Aveva incontrato Shania, l'aveva corteggiata come un vero uomo, forse anche in modo troppo antico per essere nel ventunesimo secolo, ma la famiglia Hamilton era sempre stata molto bigotta e dato che lui tra i due gemelli era il figlio prediletto, nato coi poteri, doveva mantenere alto il loro cognome. Non poteva fare cazzate e doveva vivere sempre in modo rigido e serio; aveva frequentato Hogwarts e si era diplomato col massimo dei voti, stava lavorando al ministero e ora aveva una moglie. Era stato perfetto, in tutto ma la sua vita era così una menzogna che ora nel mondo Canon stava lentamente venendo a galla tutto quanto; quando si dice che tutti i nodi vengono al pettine, era vero, e lui ne era pieno.
    Amava Shania, davvero. Lei era la donna della sua vita, lo sarebbe stata per sempre. Aveva sperato di creare persino una famiglia con lei per sigillare il loro amore; ma a due anni dal matrimonio ancora niente. Viveva per Shania, mai l'aveva tradita e dedicava la sua vita a lei, sempre. Nessuna donna avrebbe mai potuto prendere il suo posto. Mai. E se ne era reso conto ancora di più ora che si trovavano in quel mondo, senza alcuna certezza e con la paura di non tornare più a casa. Aveva pensato di vedere come fosse lo Shia di quel mondo, ma gli avevano detto che era considerato morto per il momento e che forse era meglio se fosse stato cauto nel muoversi. Aveva accettato solo perché aveva sua moglie al suo fianco, ci teneva che fosse al sicuro,ma forse lo stava facendo nel modo sbagliato perché ultimamente era diventato così protettivo quasi da soffocare la moglie. Ma era il suo tutto. Sempre.
    Purtroppo stavano affrontando una crisi, sicuramente per colpa sua, perché era contraddittorio nei suoi modi di fare, ma era così confuso dalla vita; non voleva ammettere quello che ben presto sarebbe stato inevitabile: era gay. Non poteva accettarlo. Mai. Non voleva perdere Shania. Per quello che ora si trovava in quel posto insolito a fare terapia di coppia. Probabilmente sarebbe stato meglio in una clinica, in un posto riservato ma chi era lui per giudicare? Forse per loro due quel locale era quello giusto. Doveva andare bene.
    «c’è qualcosa nello specifico che senti di dover dire a shia?» chiese Idem, la loro psicologa, chissà perché avevano scelto lei poi. La conosceva nel loro mondo e non era male, ma mai aveva pensato di andare da lei, non che non si fidasse delle mora eh, ma mostrare le sue debolezze era sempre stato un problema per Shia, qualsiasi Shia. Guardò la compagna e lui era stranamente in ansia, perché sapevano entrambi qual'era il problema tra loro due e sperava di non sentirlo. Ma perché sperare di tenere ancora quel segreto tra di loro. Stolto.
    In tutto ciò, aveva persino avuto l'obbligo di rimanere in silenzio e così fece.
    «Eppure non...abbiamo mai consumato. Questa è una tra le tante cose, potrei chiedere tranquillamente il divorzio, ammetto che non so nemmeno io cosa mi stia frenando dal farlo.» Shia deglutì, sapendo quanto avesse ragione la donna, ma che doveva dire? L'amava davvero, non fraintendetelo era tutta la sua vita, ma qualcosa lo bloccava ogni volta che provava a fare quella mossa in più. Distolse lo sguardo mentre questa continuava a sfogarsi, era meglio far finta di niente. Per un attimo si perse nei suoi pensieri o forse vogliamo dire dietro ad un culetto di un ragazzo, ma questo lui non lo avrebbe mai detto. Neanche sotto tortura. Tornò così ad ascoltare la moglie che non si risparmiava con le parole e se il barbuto aveva pensato che fosse solo un semplice sfogo di una donna frustrata si sbagliava, il fiume di parole che uscirono lo travolse in pieno petto, sentendosi sempre di più in colpa nei confronti della bionda che amava tanto ma che non riusciva a rendere felice come si meritava. Era una completa frana, lo sapeva perché non poteva fare a meno di lei nonostante tutto. Era egoista? si. Poteva cambiare? Si. Ma lo voleva? Probabilmente no.
    «Lui non vuole divorziare. Ha paura di essere lasciato, il bambino.» Shia rimase ferito da quelle parole, vere, ma comunque dolorose. Se lo meritava, ma cazzo se faceva male. Tornò con lo sguardo sulla donna che intanto aveva deciso di ubriacarsi. Provò ad afferrarle le mani «Dal primo giorno che ti ho incontrato ho pensato che tu fossi la donna della mia vita» e diceva il vero, il fatto che probabilmente l'avesse scambiato per un uomo è un dettaglio che non avrebbe mai svelato. Ma in sua difesa diciamo che Shania non aveva propriamente una voce d'usignolo e poteva essere fraintendibile. Le aveva chiesto di uscire pensando che fosse un trans, pensava di aver trovato la “donna” perfetta ma quando aveva capito che davvero era donna era troppo tardi. «Ti amo e non posso immaginare la mia vita senza di te» anche quelle parole erano sincere, perché non avrebbe mai avuto nessuna donna all'infuori di lei. Mai. E si, magari poteva starci un uomo ma anche questo dettaglio non lo avrebbe rivelato. «Ti prego non bere.» disse abbassando di nuovo lo sguardo, si sentiva così sconfitto dalla vita. Povero Shia Hamilton.
    Shia
    (Ryan)
    Hamilton

    33 y.o ✖ Special ✖ I'm not heterosexual
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    21 y.o. • rebel • bartender
    12.12.2018
    isaac
    lovecraft
    «mio fratello è tenuto, per dovere morale, a mantenere la mia stessa discrezione sul… vostro caso» abbassò in maniera eccessivamente lenta la polaroid che già, senza assolutamente chiedere il consenso a nessuno dei presenti al tavolo, aveva portato davanti il volto e puntato, privo di ogni pudore, verso La Coppia. Con la stessa, intenzionale calma voltò lo sguardo nocciola sulla Withpotatoes, il labbro inferiore sporto all’infuori, offeso ed interdetto. «posso fare almeno una foto?» soffiò cauto, lasciando che il quesito fosse appena udibile per i due dall’altro lato del tavolo, quanto chiaramente decifrabile dalla mora.
    Ora.
    Idealmente, sapeva che la risposta fosse negativa, anche senza l’effettivo responso della sorella, e che era tristemente costretto a non essere indiscreto in alcun modo possibile; conosceva i rischi del compiere mosse azzardate, e persino lui – che di stronzate fatte senza riflettere ci viveva (e piangeva, perché era un coglione™) – doveva ammettere che era meglio starsene buoni e tranquilli, facendosi i cazzi propri ed essendo utili laddove fosse possibile. Praticamente, Isaac Lovecraft si annoiava da morire – un modo come un altro per metabolizzare l’ancora bruciante rottura: c’era chi si deprimeva e rimaneva chiuso in casa per giorni o addirittura mesi; chi, invece, si rintanava in un pub e svuotava il proprio conto in banca in porzioni singole di whisky di seconda mano. All’ex corvonero, al posto della depressione o dell’alcolismo, era capitata la Noia (con la enne maiuscola, sì.); doveva costantemente trovare un modo ingegnoso per impegnare il proprio tempo libero, tenere la mente impegnata per non passare le giornate dietro lo schermo del telefono e fiondarsi nel feed della nostalgia. Era passato dal rendersi disponibile su Craigslist come fotografo per dei servizi fotografici, al trascinare Niamh a dei corsi per il bartending e la caffetteria (quelli gratuiti: erano poveri) così da diventare più fiki ed ampliare la loro clientela (almeno teoricamente; confidava nell’allenamento.), a frequentare sempre di più Marcus ed il suo poligono di fiducia, all’aiutare nelle ricerche dei tizi dell’altro mondo. Da qualche giorno a quella parte, aveva deciso di unire la passione per la macchina fotografica ai profughi, così da creare una raccolta da esibire quando le acque si fossero calmate – poteva pure passare mezzo secolo, per quanto lo riguardava: intanto le avrebbe tenute con sé.
    Non era propriamente andata bene come aveva inizialmente sperato, chiaro, ma dovette ammettere di aver chiesto alle ultime persone alle quali si sarebbe dovuto approcciare: CJ Hamilton, per fare un esempio, era un tanto caro ragazzo, ma non esattamente incline a prestarsi a simili iniziative.
    Ed Isaac era debole alle minacce di morte, quindi non aveva avuto molti problemi a chiedere umilmente perdono e prodigarsi in un infinito panic moonwalk.
    «ops,» capiva, che non avrebbe dovuto – per obblighi morali nei confronti di Idem, o semplice prudenza. «mh… troppo tardi» borbottò, portando le iridi scure sull’istantanea che, lenta e colpevole, già scivolava fuori dalla macchinetta. Shia e Shania erano dei soggetti perfetti, il primo esemplare di coppia sposata extradimensionale che gli era capitata sottomano - non poteva non immortalarli. Sventolò la pellicola silenziosamente nell’aria, cercando di prestare il più possibile l’attenzione al caso: non ci capiva una sega di psicomagia, onestamente, ma era sempre affascinante vedere sua sorella al lavoro – senza contare che una base di psicoterapia di coppia gli serviva per il Captain Oats. Non è quantificabile, il numero di disperati che vengono a chiedere aiuto al barman per la loro relazione.
    Chissà se poteva portarci Sharyn.
    Sia a bere che in terapia da Idem.
    «Ti amo e non posso immaginare la mia vita senza di te» piegò la testa di lato, convogliando tutte le proprie forze per non commuoversi. «awwww!» cercò gli enormi occhi oltremare della professionista, gli angoli delle labbra volti verso il basso. «non è tenero??» sì, lo era. Lo sentiva vicino ad un livello emotivo e spirituale del tutto nuovo, voleva abbracciarlo. Per amore della professione decise di darsi un contegno, evitando di… cosa?, sembrare imparziale? Come faceva Idem a sopravvivere a queste cose?
    Portò il proprio boccale di birra alla bocca, sorseggiandolo nel più strano dei silenzi. Perché nessuno diceva nulla? Toccava ad Idem?
    O era il turno di Shania di replicare alla dichiarazione d’amore di Shia?
    Doveva dire qualcosa lui? Nel dubbio continuò a bere, passando dal sorseggio al tracanno in un sol battito di ciglia. «beh, mh…» ma k 6 Isacco stai zittoh. «magari shia si… vergogna?» di… cosa. Chi lo sa? Non conosceva bene nemmeno quello canon - tutto poteva essere.
    Qualche malformazione? Può darsi.
    Magari un’infezione sessualmente trasmissibile che veniva dall’altra dimensione e che lo tormentava da sempre? Perché no?, avrebbe detto il Lovecraft.
    Forse non gli piaceva la lasagna ma era un ultras dei cannelloni, solo che non l’aveva ancora capito? Tutto poteva essere. «non so, qualcosa che non vi siete… ancora detti?» si strinse nelle spalle, più nervoso che altro, cercando il supporto di Idem.
    E sapendo non sarebbe mancato anche se avesse appena detto la più grande delle minchiate – era per quello che la amava alla follia.
    All my life I've been living in the fast lane
    Can't slow down I'm a rollin' freight train
    Sippin' on straight chlorine, let the vibes slide over me
     
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3 replies since 12/12/2018, 00:25   296 views
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