breathing in your dust

mabel & aaron

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Inferius
    Posts
    354
    Spolliciometro
    +366

    Status
    Offline
    La sua pelle era talmente chiara da sembrare trasparente. Se alzava un braccio contro il sole, pareva quasi che i raggi riuscissero a passarvi oltre arrossandone la superficie come dopo aver strizzato forte le palpebre. Decine di piccoli nei si aggiungevano alle vene scure e sottili che si diramavano già fino al palmo della sua mano, affiancate da lunghe cicatrici sottili ed ormai biancastre, ancora visibili ad un occhio attento. Mabel, che le conosceva una per una e che avrebbe saputo raccontare con precisione la storia intrecciata a ciascuna di esse, talvolta si perdeva nel loro ricordo ed iniziava a percorrerne i contorni con l'indice, il corpo contratto in un leggero brivido. Non c'era malinconia in quel gesto, non sempre perlomeno: era un'abitudine che aveva preso nei momenti di distrazione, qualcosa a cui raramente prestava reale attenzione. Quei segni erano parte di lui, non riusciva neppure ad immaginare un mondo in cui un altro Mabel Withpotatoes potesse convivere con la loro assenza, testimonianze di un vissuto che, per quanto doloroso, lo aveva reso quel che era. Non che andasse particolarmente fiero di sé, al contrario, ma negli ultimi tempi era giunto ad un punto molto vicino alla felicità, una tranquillità di cui non desiderava certo disfarsi e che, in un modo o nell'altro, era il risultato della vita che aveva condotto fino a quel momento. Aveva provato ad essere diverso, a liberarsi delle proprie insicurezze e ad indossare una maschera di indomita spavalderia, ma aveva scoperto nel peggiore dei modi quanto male gli calzasse. Era assurdo a pensarci, ma Aaron Icesprite sembrava preferire quella malconcia, paurosa versione di sé piuttosto che qualunque altro modello avrebbe potuto facilmente assumere tramite incanti o pozioni. Di che altro poteva preoccuparsi, dunque?
    Forse avrebbe potuto mostrare delle ritrosie nei confronti di quanto l'altro, appena pochi giorni prima, gli aveva ricordato: che non fosse una così brava persona, che la sua cattiva reputazione avesse origini concrete, che forse si era meritato una parte delle punizioni che aveva ricevuto. Ma a Mabel non importava. Tutte quelle cose per lui non contavano niente, non aggiungevano né toglievano nulla all'idea che si era fatto del Serpeverde. A dirla tutta, aveva conosciuto gli aspetti negativi dell'Icesprite ancor prima di quelli positivi, eppure questo non l'aveva certo fermato dal volerlo conoscere o dal volergli stare accanto. Magari non si era mai soffermato davvero su determinate caratteristiche del maggiore, non aveva valutato i rischi o semplicemente se n'era scordato, mettendo in primo piano unicamente le sensazioni positive che provava in presenza dell'altro, ma attualmente non riusciva proprio a far sì che i propri sentimenti nei suoi confronti si attenuassero. Al contrario: talvolta aveva l'impressione di esserne completamente sopraffatto, di essere caduto in una trappola mortale dal quale era impossibile uscire e, ad essere onesto, non poteva che constatare quanto poco fosse intimorito da una cosa del genere. L'idea di essere in balia di qualcun altro, di aver perso il controllo del proprio mondo interno, avrebbe dovuto terrorizzarlo ed invece non faceva che renderlo felice come un povero sciocco. Forse un giorno se ne sarebbe pentito, ma era ben lungi da quel momento.
    Noncurante di ogni preoccupazione, con un leggero sorriso stampato sulle labbra, se ne stava invece stravaccato sul prato dei giardini dell'Avis, un libro a faccia in giù sul suo petto ed il braccio destro sollevato, l'indice sinistro a seguire quelle famose cicatrici sulla pelle. Sì, si era distratto ancora, ma chiunque avrebbe potuto constatare i suoi progressi negli ultimi giorni: poteva concedersi attimi come quello.
    Per quel che lo riguardava, avrebbe volentieri fatto a meno di applicarsi tanto, ma non voleva che la sua irresponsabilità influisse anche sul rendimento di Aaron - come quest'ultimo gli aveva tra l'altro già fatto notare -, così aveva preferito passare i pomeriggi a studiare assieme a lui piuttosto che privarsi del tutto della sua compagnia. Lo ascoltava parlare, elencare nomi di cose che lui a stento ricordava di aver mai sentito prima e formule dall'aria complicatissima, ed a volte si sforzava davvero di capire. «Mh, è quella per il Distillato della Morte Vivente, no?» mormorò giust'appunto in risposta al maggiore, intento a pronunciare una serie d'ingredienti dagli effetti soporiferi. Abbassò finalmente il braccio, ormai praticamente addormentato, mettendosi a sedere con un colpo di reni ed affiancando così il Serpeverde. «Mi è venuta in mente una cosa» lo interruppe, massaggiandosi il collo con una mano e trasalendo appena a contatto col livido ancora ben visibile che Aaron gli aveva lasciato in gentile concessione poco tempo prima. «ho sentito che vogliono fare una specie di occupazione alla Sala Torture, l'hai saputo?» chiese in un sussurro, sebbene non ci fosse nessuno attorno a loro. Ecco, a lui la notizia era giunta giusto quella mattina, e non era neppure troppo sicuro che si trattasse di una reale iniziativa, ma la cosa non gli era passata affatto inosservata: non aveva certo dimenticato delle cicatrici di Aaron, né tanto meno della sua reazione nel parlarne. Anche per questa ragione finì per appoggiare il capo alla sua spalla, quasi potesse alleggerire l'argomento con quel solo gesto.
    Secrets I have held
    in my heart are harder
    to hide than I thought,
    maybe i just wanna be yours.
    18 YO | cursed or some shit
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    mabel
    w/potatoes
     
    .
  2.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    292
    Spolliciometro
    +538

    Status
    Offline
    C’era una strana quiete in quei giorni.
    Non sapeva dire con certezza a cosa fosse dovuta, o magari lo sapeva ma non voleva darci troppo peso. Ammettere senza esitazioni che il motivo di tanta tranquillità fosse la presenza costante, ma silenziosa, di Mabel, era un qualcosa di importante sotto tantissimi punti di vista.
    Dopo essere venuto a patti con l’idea che la sua Amortentia sprigionasse l’odore inconfondibile del Withpotatoes e dopo essersi messo l’anima in pace nel constatare come fosse totalmente incapace di distogliere lo sguardo dal viso armonioso dell’altro, le cose si erano rivelate decisamente più semplici.
    Ovviamente l’attrazione per il minore era sempre lì, sopita e tenuta a bada per evitare di star sempre a mordergli una volta il collo, un’altra i polsi, oppure le labbra; era una fissazione, quasi avesse la necessità di fargli capire, ma anche a tutti gli altri, che in qualche modo fosse proprietà privata. Era stupido, sembrava più il comportamento di un cane troppo affezionato al padrone, ma era anche scontato che essendo Mabel la prima cosa bella della sua vita, fosse più che intenzionato a proteggerla, a tenersela stretta.

    Che fosse ossessivo, alle volte, pensava che fosse risultato palese pesino al Tassorosso.
    Non era facile da gestire, men che meno da capire; aveva le sue piccole fissazioni, le sue routine, l’immancabile tic all’occhio se accadeva qualcosa a scombussolargli i piani. Certo, non per tutto, ma odiava il disordine, così come dimostravano i suoi appunti tenuti con una certa meticolosità, scritti rigo per rigo senza il minimo accenno di sbavature. Gli era capitato, più di una volta, di strappare un’intera pagina solo per colpa di un errore minuscolo. Altre volte, era proprio l’idea di etichettare gli strumenti che lo ossessionava. Oppure, i vestiti in ordine per colore, tipo, occasione. Non c’era modo di evitarlo e, lo sapeva, alle volte poteva risultare fin troppo pressante.
    Una sua fissa del momento erano i voti scolastici, forse scaturita dal desiderio di porre fine a quel supplizio che era diventato Hogwarts. L’idea di poter uscire liberamente da quelle mura, poter inserirsi finalmente nella società magica come adulto, aveva il sapore agognato della vittoria, quella che spesso era abituato ad assaggiare. Coinvolgere Mabel nel suo mondo non era facile, ma sembrava che il Tasso stesse cercando di fare il possibile per stargli dietro; avevano ritmi molto diversi, se ne rendeva conto.

    Pensava che il Withpotatoes soffrisse di qualche disturbo dell’attenzione o, più semplicemente, fosse incline a distrarsi facilmente. Lo vedeva nello sguardo quando perdeva il suo interesse o nelle movenze distratte della penna, mangiucchiata tanto quanto le unghie. Alle volte, aveva l’impressione che non lo stesse ascoltando affatto, ma era raro, rarissimo che lo trovasse distratto dai baci o dalle carezze. Lì poteva dire che fosse attentissimo, uno studente modello.
    Ma, purtroppo, non potevano di certo stare sempre a sbaciucchiarsi, per quanto fosse allettante e l’idea non gli dispiacesse affatto. Dopo l’avventura e il conseguente chiarimento ad Hogsmeade, avevano avuto ben poche occasioni per stare soli in un posto appartato, o per pensare ad altro che non fossero i libri di Pozioni (in cui Mabel non eccelleva, così come negli incantesimi curativi) o Trasfigurazione.

    Non gli pesava, in realtà, passare del tempo insieme in un senso meno fisico, sebbene l’idea di toccarlo fosse sempre presente, mai dissipata del tutto. Quindi si accontentava di accarezzargli i capelli, di mettergli la mano sul ventre o più semplicemente intrecciare le dita tra le sue pur continuando a studiare. Erano piccoli gesti, ma gli davano conforto, gli facevano ricordare che Mabel fosse reale, che non fosse frutto della propria immaginazione.
    Era già stupito da come l’altro non avesse ancora deciso di mollarlo. Insomma, aveva conosciuto solo una parte del veleno che aveva in corpo e non credeva che avrebbe mai apprezzato quanto detto in quel vicoletto—eppure era lì, disteso nel prato verde dell’Avis, con il braccio a coprirgli parzialmente il viso ed ascoltarlo (lo stava ascoltando sul serio?) parlare di vari ingredienti, di cui qualcuno utilizzato per quel famosissimo ed impossibile Distillato della Morte Vivente.

    «Allora mi ascolti» risponde, accennando un breve sorriso, contento che avesse finalmente spostato quel braccio dal viso. Gli dava fastidio non potersi specchiare negli occhi azzurri di Mabel, erano la parte più affascinante. Dicevano tutto di lui, esprimevano al meglio le sue emozioni e lui, da ingordo qual era, le voleva conoscere tutte «credevo che ti fossi addormentato, ad un certo punto» e non l’avrebbe biasimato, invero. Sapeva quanto potesse essere noioso ascoltarlo ciarlare di pozioni o di trasfigurazione.
    Con curiosità, sorpreso dal repentino cambio d’argomento, lo fissa per un attimo, sentendo poi il peso della testa altrui sulla spalla. La domanda lo lascia interdetto e si ritrova a sospirare, già esausto. Okay, era chiaro che quella discussione non avrebbe portato nulla di buono. In primo luogo perché non aveva affatto intenzione di partecipare ad una simile sciocchezza, considerando che fosse organizzata da Charles Dumont, un ragazzino convinto di poter scalare le montagne con le infradito e i calzoncini da mare, piuttosto che con l’attrezzatura adatta. Pensava che avesse una mente brillante, in realtà, ma che fosse troppo preso ad ideare piani stupidi (come quello della rivoluzione in Sala Torture) per essere preso davvero in considerazione.
    Inoltre, era abbastanza pratico di torture da sapere esattamente cosa gli avrebbero riservato i professori; se in genere erano spietati, quella volta sarebbero stati inumani nei confronti dei partecipati.
    In secondo luogo, immaginava il perché di quella domanda; non era di certo un caso che Mabel ne parlasse, vista la reazione alle cicatrici sulla schiena o alla consapevolezza dell’utilizzo della Maledizione Cruciatus.
    In realtà, ormai per lui era tardi.
    Era così abituato a sentire dolore, così adulto e disilluso, da non avere interesse nel combattere una causa persa. Piuttosto che diminuire, le pene sarebbero aumentate, riducendo tutto a un “se respiri vai in Sala Torture”. Bene o male, nonostante la violenza ed il fatto che fosse un teatrino degli orrori, era sopportabile; ma dopo quella bravata? Chi ne avrebbe pagato le conseguenze?

    «» dice, combattuto tra la piacevole sensazione d’avere Mabel poggiato sulla spalla e l’irritazione dovuta a quel discorso. Nonostante la ritrosia, avvolge il minore con un braccio, posando il capo tra i riccioli ribelli «Charles me ne ha parlato» voleva troncare il discorso prima che potesse andare troppo in là, ma come fare?

    «Ma non ho interesse ad andare» ammette, sincero, fissando il libro sulle gambe, come a voler trovare la soluzione tra quelle pagine ingiallite «La trovo un’idea stupida, per non dire folle. Rischiare la vita per una cosa così? Beh, no, grazie tante. Quindi la risposta è no.» perché era sicuro che Mabel avrebbe cercato un pretesto per portarlo lì, a causa delle torture subite.

    Aaron Felix Icesprite
    Societies in decline have no use for visionaries.
    20 y.o.
    Slytherin
    Nope.
     
    .
  3.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Inferius
    Posts
    354
    Spolliciometro
    +366

    Status
    Offline
    A voler essere onesti, non è che riuscisse sempre a star dietro ai discorsi di Aaron, ma si sforzava il più possibile per non perdersi una sola parola da lui pronunciata, cosa che in genere invece non tentava neppure di fare. Aveva proprio un difetto di fabbrica, non provava mica gusto ad avere la stessa capacità di concentrazione di un coniglio, ma quanto meno col Serpeverde gli riusciva più semplice non perdersi del tutto. «Io ti ascolto sempre, uomo di poca fede.» affermò dunque con una punta di ironico risentimento prima di sollevare la testa dal prato dell'Avis. Doveva avere senz'altro qualche filo d'erba incastrato fra i capelli, ma non se ne curò più di tanto nello spingersi più vicino al maggiore in risposta alla sua stretta. Era ben conscio di aver nuovamente toccato un tasto dolente, invero, e sicuramente in circostanze diverse l'avrebbe evitato con tutte le sue forze: non gli piaceva dover turbare la quiete che si era creata fra loro, né tanto meno turbare il proprio compagno, ma a quel punto credeva che fosse strettamente necessario essere quanto più trasparenti possibili. Certo, c'erano ancora tante cose che non sapevano l'uno dell'altro e di cui forse non avrebbero mai smesso di essere restii a parlare, ma se avessero cominciato sin dall'inizio a tenere silenti le proprie opinioni per paura di una bufera non sarebbero mai arrivati da nessuna parte.
    Mabel non era un Ribelle, non si era mai curato troppo delle questioni politiche e non si considerava affatto un giustiziere. Non aveva mai pensato all'equità delle punizioni ad Hogwarts, al modo in cui venivano commesse evidenti discriminazioni tra gli studenti, ad alcune tra le più discutibili regole scolastiche. Le aveva sempre date per scontate, parte di una normalità che chissà quando aveva avuto inizio, ma che pareva non accennare affatto ad un epilogo, non in tempi brevi almeno. Ma le ferite di Aaron, la sua espressione sofferente nel doverne parlare, il modo in cui aveva preso ad accusarsi quel giorno ad Hogsmeade, lo avevano fatto riflettere. Magari l'Icesprite si era davvero meritato delle punizioni, anzi, sicuramente aveva commesso atti che necessitavano delle conseguenze d'un certo peso, ma davvero poteva essere giustificabile torturare un ragazzo per degli errori - per quanto gravi - dettati dalla sua giovane età? E poi, come si poteva biasimare un comportamento violento quando la risposta a tutto in quel mondo era sempre altrettanta violenza? Era un evidente controsenso e Mabel si stupiva di come potesse non esserne accorto prima, di come nessuno si fosse ancora mostrato contrariato ad una cosa del genere. Lui non era un combattente, ma gli altri? Erano davvero tutti troppo abituati a quei metodi da riuscire a non curarsene? «Beh, stupida è stupida.» ammise, poggiando una mano sulla coscia dell'altro ed iniziando a tracciare dei piccoli cerchi sul tessuto col polpastrello. «Ma magari potrebbe essere un inizio, non lo so. Non mi pare che nessuno abbia avuto un'idea migliore fino ad ora.».
    Ecco, sicuramente occupare la Sala Torture senza un vero piano d'azione non era un'ottima idea, ma almeno era qualcosa. Forse quel piccolo, stupido atto da solo non avrebbe portato a niente, ma un insieme di proteste come quella avrebbero forse potuto muovere gli animi ad un certo punto, portare a qualcosa di più concreto. Magari aveva ragione Aaron, avrebbero potuto rischiare la vita per una stronzata del genere, ma era proprio quello il problema: era da considerare giusto un posto in cui esprimere la propria opinione significava andare incontro, se non alla morte, al dolore sicuro? Ed era giusto non fare niente in proposito?
    «Lo so che pensi di esserti meritato qualunque cosa ti abbiano fatto, e che magari ritieni giusti certi metodi» sollevò un po' il capo per poter guardare l'altro negli occhi, quasi a voler cercare conferma nel suo volto prima di andare avanti. Non è che non fosse spaventato da quel discorso o dall'idea di mettersi tanto in gioco, ma sentiva il disperato bisogno di parlarne con Aaron, di conoscere il suo pensiero e, se necessario, di ragionarvi sopra insieme fino a giungere ad una comune opinione. «ma — no. Cioè, è giusto torturare la gente per aver fatto degli errori? Non puoi esserne convinto davvero.» si allungò a lasciargli un leggero bacio sul mento, incapace di non toccarlo neppure nel bel mezzo di un discorso tanto serio. Avrebbe mai smesso di esserne tanto attratto? Forse no. «E non è solo per le cicatrici, non è quello» aggiunse, poggiando nuovamente il capo sul suo petto. «è per come ne parli. E' evidente che tu ci stia male, ed è normale che sia così.» mormorò, socchiudendo le palpebre per scacciare via l'immagine degli occhi appena velati di Aaron nell'affrontare quel discorso, del modo in cui s'irrigidiva ogni volta che se ne parlava. «Nessuno si meriterebbe una cosa del genere.»
    Secrets I have held
    in my heart are harder
    to hide than I thought,
    maybe i just wanna be yours.
    18 YO | cursed or some shit
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    mabel
    w/potatoes
     
    .
  4.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    292
    Spolliciometro
    +538

    Status
    Offline
    Voleva parlare di quella rivoluzione? No.
    Voleva litigare? Ancora meno. Era in procinto di alzarsi e andarsene per evitare di doversi confrontare con Mabel? Quasi.
    Il fatto che Charles avesse deciso di occupare la Sala delle Torture era, sicuramente, un gesto coraggioso ma, a suo avviso, anche molto stupido. Quei ragazzini non avevano speranze di sopravvivere in uno scontro diretto con i professori; cos’avrebbero concluso con l’aizzare contro l’intera scuola un manipolo di Mangiamorte fuori controllo dall’ira? Assolutamente niente. Era più un rischio che una vera e propria ricerca di cambiamento. Era stupito che il Withpotatoes pensasse sul serio che fare qualcosa, nonostante la stupidità dell’azione, fosse meglio che non farlo affatto; che diamine di ragionamento era? Quindi, secondo la logica del Tasso, sarebbe stato corretto riunirsi senza un piano concreto e credere di cambiare le cose, mettendo a rischio non solo la propria vita, ma anche quella di altri studenti? Non era tutto un po’… pretenzioso?

    «Cos’hanno quei metodi che non vanno?» domanda, un po’ punto sul vivo, indispettito dal fatto che l’altro stesse cercando di convincerlo a partecipare ad un qualcosa che, francamente, non gli era andato a genio dal primo momento «Ho sempre convissuto abbastanza bene con l’idea di essere punito. Mi ha reso quello che sono, anche se posso comprendere che a molti non vada a genio essere Cruciati. Eppure, non avrei la resistenza e la tempra che ho adesso senza quelle punizioni» posa la mano su quella dell’altro intento a disegnare ghirigori sui suoi pantaloni. Lo ferma, solo per intrecciare le dita, nonostante sapesse che quella discussione li avrebbe condotti in lidi tutt’altro che pacifici «Senti, Mabel. Io sto bene, okay? Mi dà solo fastidio essere stato un emerito coglione, a quest’ora avrei potuto lavorare. Sarei potuto diventare un Pavor, un insegnante, qualsiasi cosa—invece ho perso tempo, le torture mi ricordano solo i miei fallimenti» ammette, con le sopracciglia corrucciate e le labbra distese in una linea dritta, chiaramente seccato. Non gli piaceva dover dare delle spiegazioni, ancora meno doversi mettere a nudo per far capire all’altro che stesse bene. Per tutta la vita era stato addestrato per essere un Mangiamorte ed essere un ragazzo migliore non significava di certo che avesse gettato la spugna nell’inserirsi in quella società che, seppur corrotta, si confaceva perfettamente con la sua persona.

    Non era buono, non era una luce, non era altro che una pozza scura di indifferenza, mista a crudeltà. Se gli avessero chiesto di uccidere un suo coetaneo solo per dimostrare qualcosa, l’avrebbe fatto; se gli avessero chiesto di avvelenare altri cento babbani, sarebbe stato disposto a creare intrugli letali.
    L’unica cosa che non avrebbe mai fatto era far del male a Mabel, per il resto non aveva limiti.

    Gli sembrava come se il minore non avesse assolutamente compreso la sua persona, convinto forse di aver trovato un santo, non rendendosi conto di avere un altro dei tanti demoni accanto.
    «Ora, non fraintendermi, okay?» era meglio cercare di non esagerare. Doveva mentirgli? No, non era assolutamente il caso «Solo non trovo i metodi di Charles validi. Sono un Mangiamorte, Mabel. Pensi che a me non vada bene? Preferisco non immischiarmi. Un’altra persona sarebbe andata direttamente a spifferare quest’idea assurda, ma non ho interesse nel fare lo stronzo» figurarsi. Avrebbe significato mettersi in mezzo, essere odiato più di quanto gli altri lo odiassero già. Per carità, gli bastava dover combattere con quei problemi, non aveva bisogno di aggiungerne altri.

    Il bacio sul mento lo fa sospirare, un po’ meno teso, ma pur sempre preoccupato. Mabel non aveva un carattere Ribelle, ma sapeva che fosse una testa dura. Se avesse deciso di partecipare a quella rivolta, cos’avrebbe potuto fare? Fermarlo non era contemplabile, non era un bambino. Allo stesso tempo, non voleva assolutamente che gli torcessero un capello. Era una situazione delicata; avrebbe dovuto mettere da parte l’indottrinamento da Mangiamorte e dare una mano al suo ragazzo (ragazzo? Sì?), o mantenere i propri principi?

    «Non dirmi che vuoi partecipare, ti prego» si volta a fissarlo, le iridi azzurre colme di preoccupazione. Degli altri non gli importava assolutamente un cazzo, ma il suo Mabel… «Non voglio che ne resti coinvolto. Avrei accettato qualsiasi protesta potesse essere un minimo pensata, ma questa… per Salazar, Mabel. Siamo seri? Non è così che si fanno le rivoluzioni, il problema—se così lo si vuole definire, sarebbe al Ministero. Questa occupazione verrà messa nel dimenticatoio e saranno puniti un sacco di ragazzi» fa spallucce, totalmente disinteressato al destino di quegli idioti.

    Perché non potevano mai, mai, stare tranquilli?
    Aaron Felix Icesprite
    Societies in decline have no use for visionaries.
    20 y.o.
    Slytherin
    Nope.


    Edited by Miss Badwrong - 29/11/2018, 19:03
     
    .
  5.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Inferius
    Posts
    354
    Spolliciometro
    +366

    Status
    Offline
    «Non ho ancora deciso. Volevo parlarne prima con te, ovviamente.» scosse la testa, rivolgendogli un mezzo sorriso fiducioso. No, non gli erano certo piaciute le parole di Aaron e non perché non riuscisse a capire il suo punto di vista, ma perché affermare con tanta convinzione di essere un Mangiamorte significava prendere apertamente una posizione su certi ideali che lui invece, per quanto poco curante di certe questioni, non avrebbe mai potuto appoggiare. Se n'era reso conto con maggiore fermezza negli ultimi tempi, ma non si era neanche mai sognato di prendersela con qualcuno per sciocche questioni di sangue, né tanto meno aveva mai creduto di dover ricorrere a punizioni corporali per mettere qualcuno in riga. Aaron era conosciuto come un tipo facile alla violenza e Mabel questo lo sapeva, ma confidava nel fatto che si trattasse di convinzioni facenti ormai parte del passato, che avesse capito quanto sciocchi ed inutili fossero determinati modi di risolvere le questioni. Il dubbio d'essersi sbagliato iniziò a farsi strada nella sua mente, ma decise in fretta di accantonarlo: non avrebbe certo lasciato che una semplice divergenza d'opinione rovinasse il loro rapporto irrimediabilmente. «Ma ho le mie opinioni e, beh, vorrei solo che tu cercassi di capirle come io sto cercando di fare con le tue.» fece lievemente spallucce, continuando a guardarlo e stringendogli più forte la mano, quasi che avesse paura di perderlo per quelle affermazioni. Non era uno a cui piaceva esporsi, al contrario, ma quando lo faceva era perché riteneva fosse il caso di farlo e, per Aaron... Valeva la pena anche mettersi a nudo con tanta chiarezza. «Penso che tu possa avere ragione. Se ritieni che le torture siano state utili con te, allora dev'essere senz'altro così.» affermò con convinzione, allungando la mano libera per spostare delicatamente un ciuffo di capelli dalla fronte dell'altro. «Non mi piace pensare che possano averti fatto del male, ma forse dovrei ringraziare qualcuno per averti reso quello che sei.» e credeva davvero in quello che diceva, ad ogni singola parola da lui pronunciata. Qualunque cosa avesse contribuito a rendere Aaron l'uomo che era, anche la più inconcepibile e lontana dai suoi ideali, se la sarebbe fatta andar bene. Gli piaceva la persona che aveva davanti e non c'era niente che avrebbe voluto cambiare di lui, niente di cui avrebbe più potuto fare a meno: neanche dei suoi modi bruschi o del suo essere prudente fino all'esasperazione, né delle sue convinzioni o della sua testa calda. «Però non credo che possa andar bene per tutti. Per quel che mi riguarda, mi ha solo fatto sentire ancora più inadeguato, più incapace... Nessuno si è mai premurato di cercare di capire quale fosse il mio problema, né tanto meno di aiutarmi a trovare una soluzione. Mi hanno solo punito per non essere stato in grado di superare l'anno come gli altri miei compagni, come se già non mi pesasse abbastanza.» forse, se avesse avuto l'appoggio necessario, sarebbe riuscito a completare gli studi nei giusti tempi, forse non si sarebbe fatto sovrastare tanto dalle proprie insicurezze. «E pensi forse che sia giusto riservare un trattamento diverso sulla base dei legami di sangue?» la cosa non gli era mai riguardata direttamente, certo, ma ciò non toglieva il fatto che fosse un'ingiustizia bella e buona. «Se io non fossi stato un Withpotatoes probabilmente sarebbero già riusciti a farmi impazzire, o mi avrebbero lasciato cicatrici persino peggiori delle tue.» che poi, a pensarci bene, lui non era davvero un Withpotatoes. Non conosceva le sue reali origini né tanto meno si era mai interessato a farlo, ma il suo stato di Purosangue gli era concesso solo sulla base della sua famiglia acquisita, nient'altro. «Sono stato adottato» ammise, forse per la prima volta in tutta franchezza. Aveva fatto più volte riferimento alla questione, ma non ricordava di averne mai parlato apertamente con Aaron. Non era una cosa che gli pesava particolarmente, in fondo si riteneva piuttosto soddisfatto delle persone che l'avevano cresciuto, ma ciò non toglieva che in parte gli dispiacesse non poter conoscere chi realmente lo avesse messo al mondo. A volte si domandava se le cose non sarebbero potute andare diversamente per lui se i suoi genitori biologici non l'avessero dato via, qualunque fossero state le loro ragioni per farlo. «e niente esclude che non possa essere un Mezzosangue anch'io. Questo significherebbe che meriterei un trattamento più severo e che dovrei considerarmi inferiore rispetto ad un Purosangue? Se fosse vero, tu mi vedresti in modo diverso o smetterei di piacerti?»
    Secrets I have held
    in my heart are harder
    to hide than I thought,
    maybe i just wanna be yours.
    18 YO | cursed or some shit
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    mabel
    w/potatoes


    Edited by ‚abso-maybe - 29/11/2018, 21:17
     
    .
  6.      
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    292
    Spolliciometro
    +538

    Status
    Offline
    «Ma certo Mabel, stai scherzando?» domanda, prendendogli entrambe le mani tra le sue, baciandogli una guancia con evidente affetto, deciso a non portare la discussione agli estremi e scatenare una guerra «So che hai le tue idee, sei abbastanza sveglio d’avere una tua opinione in merito. Abbiamo visioni diverse, non avrei pensato altrimenti» accenna un piccolo sorriso, portando il dorso della mano altrui alle labbra, ascoltandolo.

    Nonostante cercasse di non pensarci, spesso si era interrogato sulla posizione politica del Tassorosso; era chiaro persino ad un idiota che non fosse assolutamente associabile ad un Mangiamorte, ma non credeva nemmeno potesse essere nelle file della Resistenza. Per lui era semplice dirsi, convincersi, che il Regime fosse migliore sotto tanti punti di vista, perché odiava i Ribelli più di qualsiasi altra cosa.
    Sì, era davvero convinto che quelle torture l’avessero reso più consapevole, meno debole; d’altro canto, però, gli avevano tolto qualcosa di più importante, forse la normalità. Ma non era normale tutto quello? Venire puniti per gli errori commessi? Trovare il pretesto per creare degli assassini a sangue freddo?
    Forse era stato forgiato per troppo tempo, per troppi anni per riuscire a comprendere quanto tutto quello fosse profondamente sbagliato.

    Era confortante sapere che Mabel provasse affetto per lui nonostante fosse, letteralmente, una cattiva persona. Era consapevole che questo, alla lunga, avrebbe potuto provocare screzi tra di loro, perché se da una parte c’era l’orgoglio, dall’altra il desiderio di vivere accanto al Withpotatoes. Era difficile e non aveva idea di come comportarsi.
    La confessione del Tasso, però, non lo lascia sorpreso, né basito; l’aveva già immaginato, visto il commento alla Taverna, qualche settimana prima. Era stata solo la conferma, nulla di più; ma comprendeva perfettamente ciò che l’altro gli stava chiedendo. Se fosse stato un Mezzosangue, l’avrebbe amato lo stesso? Avrebbe provato lo stesso sentimento travolgente? Non c’era nemmeno bisogno di pensarci, in effetti.

    «Non è la razza, il mio problema. Purosangue, Mezzosangue—tutti dovrebbero essere puniti allo stesso modo, la magia scorre comunque nelle nostre vene. I Babbani—beh, è diverso. Non nutro particolare simpatia, sinceramente» più per la loro totale inettitudine che per qualsiasi altra stupidaggine inerente alla magia «In ogni caso… tu non c’entri niente con gli altri» no, davvero, Mabel per lui era un universo a parte. Totalmente estraneo a qualsiasi logica, regola, andava al di là di ogni singola imposizione del Regime. Per quel ragazzo avrebbe fatto di tutto, letteralmente.

    Sospira alla fine, liberando una mano per massaggiarsi le tempie.
    «Lo sai perché non ho assolutamente intenzione di schierarmi tra le file dei Ribelli?» domanda, sempre meno convinto di voler toccare un tasto tanto dolente, ma alla fine indispensabile per quella conversazione «I miei genitori facevano parte della Resistenza. Hanno lottato, si sono fatti in quattro per far crollare il Regime. Eppure, sono stati uccisi dai Mangiamorte, quasi subito dopo la mia nascita» con nervosismo, si mordicchia l’interno guancia, pensieroso. Ricordare quanto avesse scoperto, gli faceva sempre un brutto effetto «Sono cresciuto con le voci di persone estranee a dirmi quanto fossero stati coraggiosi, bravi, impavidi, ma mai nessuno dei Ribelli ha tenuto in conto di come, molti dei loro seguaci, morissero lasciando dietro di loro orfani. Nessuno è venuto alla porta per spiegarmi come, perché, proprio i miei genitori siano morti. Ora, tu dimmi» alza lo sguardo, un sospiro a morirgli sulle labbra prima di parlare «i Mangiamorte e i Ribelli non sono la faccia della stessa medaglia?» domanda, alla fine, umettandosi le labbra screpolate «né una, né l’altra fazione sono guidate da santi. Ci sono Mangiamorte meno spietati di alcuni pazzi della Resistenza, che rapiscono i ragazzi per sperimentare su di loro. Ci sono cose, lì fuori, che non conosciamo» quindi, in fin dei conti, cos’era peggio? «I Mangiamorte mi hanno dato uno scopo. Nonostante tutto, sono stati più loro la mia famiglia che non i Ribelli. Quindi perdonami se non riesco ad appoggiare Charles in questa assurda lotta contro i mulini a vento» per un attimo rimane in silenzio, martoriandosi la carne, facendo persino uscire sangue.

    Poi, però, lo bacia.

    «Sono innamorato di te in ogni caso. Che tu scelga di ribellarti o meno. Però mi farebbe male il cuore a saperti in pericolo» sarebbe morto di dolore se gli avessero fatto del male.
    Aaron Felix Icesprite
    Societies in decline have no use for visionaries.
    20 y.o.
    Slytherin
    Nope.
     
    .
  7.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Inferius
    Posts
    354
    Spolliciometro
    +366

    Status
    Offline
    Gli piaceva il modo in cui il maggiore, diretto e senza troppi giri di parole, riusciva sempre a dargli le conferme di cui aveva bisogno, a farlo sentire più capace di quanto non avesse mai ritenuto d'essere. Doveva esser sincero: si era aspettato un atteggiamento del tutto diverso da parte sua, e un po' si mortificava per averlo creduto tanto poco equilibrato da non poter sostenere una tale conversazione senza dare di matto. Era lieto, tuttavia, d'aver ricevuto l'ennesima conferma di chi fosse davvero Aaron Icesprite e di quanto questi gli piacesse. Se avesse seguito il suo istinto, avrebbe mollato quella discussione ed avrebbe baciato il Serpeverde con ancor più intensità di quanto non avessero fatto quel giorno appena fuori ai Tre Manici, accantonando per sempre qualunque pensiero che non fossero le sue labbra. Ma non poteva farlo. Purtroppo, non era così che funzionavano le relazioni: per quanto poco Mabel ne sapesse, non era tanto sprovveduto da credere di poter portare avanti quel loro legame senza parlare, limitandosi al contatto fisico che, per quanto piacevole ed intenso, non poteva costituire certo l'unico centro nevralgico di ciò che avevano costruito. Il Tassorosso non avrebbe mai approvato alcune delle convinzioni di Aaron, né avrebbe giustificato comportamenti al limite della crudeltà, ma mai avrebbe desistito dal provare a comprendere i gesti del Serpeverde e, se necessario, dal tentare quanto meno di fargli cambiare idea su ciò che riteneva ingiusto. «Sono diversi, è vero, ma non dovresti fare di tutta l'erba un fascio.» lo riprese per l'appunto, pur mantenendo il tono quanto più pacato possibile. Tornò ad affondare il viso nel petto dell'altro, beandosi del profumo della sua pelle, intenso anche oltre strati e strati di tessuto. E sarebbe rimasto così, invero, ma tornò a guardarlo negli occhi quando l'altro riprese a parlare: era evidente che il discorso non fosse ancora chiuso.
    Sentirlo parlare dei suoi genitori fu una cosa nuova per Mabel. Aveva capito che il maggiore vivesse soltanto con il nonno ed aveva già supposto che l'assenza di sua madre e di suo padre fosse dovuto ad una loro possibile morte prematura, ma non aveva mai osato chiedere. Egli stesso considerava la famiglia un tasto dolente, e non desiderava certo costringere l'altro a parlare di qualcosa di cui preferiva tacere. Lo ascoltò in silenzio dunque, premurandosi di non perdere neppure una parola del suo discorso.
    In un primo momento, senza pensarci troppo, aveva ritenuto appropriato rispondere al racconto di Aaron usando proprio le stesse frasi che in tanti dovevano avergli rivolto e che il Serpeverde sembrava assolutamente biasimare. Non doveva essere una novità per lui sentir elogiare i suoi genitori, dare delle giustificazioni al modo in cui fossero morti, dipingerli come martiri di un mondo ingiusto. E forse, chiunque gli avesse già detto tutte quelle cose, aveva ragione, poiché riteneva fosse senza dubbio ammirevole credere così tanto in qualcosa da essere disposti a morirne... Ma no, era evidente, non era ciò di cui l'Icesprite aveva bisogno. Che consolazione sarebbe stata per lui? Nel bene o nel male, i suoi genitori erano morti e nessuna storia sulle loro gesta eroiche avrebbe mai potuto riportarglieli indietro.
    Riusciva a capirlo, immaginandosi come si sarebbe sentito se gli avessero raccontato del modo in cui in cui la sua famiglia avesse deciso di disfarsi di lui per una causa più alta. Non avrebbe certo reso le cose più semplici, né avrebbe cambiato il fatto che l'avessero abbandonato. Non provava rancore verso quegli sconosciuti di cui non sapeva assolutamente nulla, ma non poteva che rattristarsi per la loro decisione di non tenerlo con sé.
    «Io non credo nella Resistenza» cominciò dunque, accarezzando il dorso della mano dell'altro con il pollice «a dir la verità, non avevo neanche mai prestato troppa attenzione a tutta questa storia delle torture prima dell'altro giorno.» ammise infine, per quanto poco onore dovessero senz'altro fargli quelle parole. Aveva scelto di essere sincero? Lo sarebbe stato fino alla fine. «E' la normalità, è come sono sempre andate le cose, e capisco cosa vuoi dire. Per quanto onorevole possa essere stato il sacrificio dei tuoi genitori, rimane il fatto che ti hanno lasciato da solo. Forse non avrebbero dovuto rischiare tanto sapendo di avere un figlio.» aggiunse, non potendo fare a meno di chiedersi chi mai avrebbe avuto il coraggio di privarsi di qualcuno con degli occhi come quelli di Aaron. Distolse lo sguardo per un istante, ritenendosi incapace di star fermo se avesse continuato ad osservarlo come stava facendo. Aveva decisamente bisogno di una pausa. «Però, se hanno ritenuto che fosse il caso di rinunciare a così tanto... Magari sarebbe il caso di capire perché, di provare almeno a mettersi nei loro panni, solo questo. I Mangiamorte ti hanno tolto tanto quanto hanno fatto i tuoi genitori.» poteva essere più semplice dare la colpa a qualcuno di ormai irraggiungibile, odiare i morti per non doverne sentire la mancanza, ma era davvero la cosa giusta da fare? «Anch'io probabilmente me la prenderei con loro e con ciò per cui sono morti, ma secondo me dovresti pensare proprio ad entrambe le facce della medaglia. Credo che nessuna fazione abbia davvero ragione, perché credo che niente possa giustificare l'uso della violenza in generale.» da quando era diventato profondo? Probabilmente da quando conosceva Aaron.
    Ed avrebbe persino continuato, se solo il maggiore non avesse fermato le sue parole sul nascere, cogliendolo di sorpresa con un bacio. Non provò nemmeno a opporsi comunque, come magneticamente vincolato da qualunque contatto con il Serpeverde. Un giorno sarebbe impazzito continuando in quel modo, ne era più che certo.
    Innamorato aveva detto Aaron e, nonostante il peso di una tale affermazione, Mabel era certo di provare lo stesso. Lo sapeva da tanto tempo ormai, da quel giorno al Dormitorio Serpeverde o forse ancora prima, dal pomeriggio che avevano passato assieme al Lago. Lo sentiva talmente tanto da non avere idea di come spiegarlo, quasi che le parole fossero riduttive. Ma Aaron, non tanto con ciò che aveva detto quanto più con il modo in cui l'aveva fatto, aveva spiegato perfettamente anche i suoi di sentimenti ed a quel punto, ad un fiato dal suo viso, ebbe l'impressione di star letteralmente perdendo il cuore dal petto.
    «Non...» mormorò, incapace in un primo momento di formulare una frase di senso compiuto. «Non farei mai niente per ferirti, né ti costringerei a fare qualcosa che non desideri fare.» sussurrò dunque, lasciandogli un altro leggero bacio sulle labbra. «Sei — non m'importa niente di tutto il resto. Solo di te. E se credi che sia tutto inutile e che non dovremmo andarci, non ci andremo. Io voglio solo stare con te, perché niente mi ha mai fatto sentire così.» abbassò le palpebre, chiedendosi se sarebbe riuscito mai a dire tutto ciò che pensava, a svuotarsi di quel nodo che gli stringeva le viscere fino a fargli male. «Parlare di amore mi sembra un po' troppo poco, sinceramente.» e rise, perché davvero era così tanto una frana con quelle cose.
    Secrets I have held
    in my heart are harder
    to hide than I thought,
    maybe i just wanna be yours.
    18 YO | cursed or some shit
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    mabel
    w/potatoes


    Edited by ‚abso-maybe - 29/11/2018, 23:15
     
    .
  8.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    292
    Spolliciometro
    +538

    Status
    Offline
    Era interessante notare come avessero mantenuto la calma. Forse, in ricordo della lite precedente, entrambi avevano preferito adottare un altro metodo. La pacatezza nelle parole di Mabel era ammirevole, forse più di quanto si sarebbe mai aspettato. Sembrava—così sicuro, così a suo agio da fargli credere che, per una volta, fosse lui la causa di quella presa di coscienza. Non c’erano balbettii a condire il brodo, nemmeno occhiate fugaci o sguardi insicuri; c’era totale convinzione, le iridi di Mabel affermavano molto di più di quanto le parole avrebbero mai potuto fare.
    Era ammirato, quasi esterrefatto, ma così tanto orgoglioso da mettere in secondo piano qualsiasi discorso riguardasse i Mangiamorte o la Resistenza, concentrandosi piuttosto sulla fierezza nello sguardo del Tassorosso. A primo acchito, quelle frasi, avrebbero potuto tranquillamente provenire dalle labbra di un Grifondoro, ma vi leggeva sempre quella nota di dolcezza inconfondibile dei Tassorosso.

    «Credo… che sia complicato» ammette, accarezzandogli i capelli, con assoluta devozione «non ce l’ho con i miei genitori, capisci? Quello che mi fa rabbia è—perché nessuno si è preso cura dei superstiti? Fare tutta l’erba un fascio è riduttivo. Ma credo che entrambi sappiamo chiaramente come comportarci—siamo abbastanza adulti da prendere delle decisioni» sta per continuare il discorso, ma la risposta del minore lo lascia per un attimo stordito, debole quasi. Era sollevato per quell’ammissione, conscio che potesse tirare un sospiro di sollievo nel sapere Mabel al sicuro, ma c’era un’altra parte, forse quella che si sentiva in colpa, che voleva fermamente che il Withpotatoes prendesse la sua decisione, senza essere influenzato dalle sue parole.

    Era vero, se gli fosse accaduto qualcosa, avrebbe raso al suolo Hogwarts. Non gli importava di farsi del male, ma Mabel era un altro discorso. Mangiamorte, Ribelli, Neutrali--- avrebbe staccato il collo a chiunque avesse solo osato procurare un graffio al Tassorosso.
    I ruoli non avrebbero avuto più importanza, nemmeno per coronare i sogni tanto agognati.

    «Lo so» mormora, baciandogli la mano com’era solito fare, per fargli capire che non avesse di che preoccuparsi «Anche a me importa solo di te. Tutto il resto è superficiale, ma» sospira dal naso, scuotendo il capo come a prendere un po’ di coraggio «so anche che per te è importante. Se deciderai di andare, verrò con te a prescindere—non posso permettere che ti succeda qualcosa» un angolo delle labbra si tira all’insù, dimostrando sincerità. Mentire a Mabel avrebbe richiesto uno sforzo titanico, non riusciva proprio ad essere freddo, distaccato, perché—maledizione, aveva ragione il Withpotatoes a dire che parlare d’amore fosse riduttivo.

    Ancora si domandava il perché provasse una tale devozione nei confronti del minore, così tanta da spingerlo persino contro ciò a cui aveva creduto per tutta la vita. Anche i suoi genitori avevano compiuto delle scelte, giuste o sbagliate che fossero, e l’avevano portato lì. Grazie a loro, in ogni caso, aveva incontrato quello che, sperava, sarebbe rimasto il suo ragazzo per un bel po’.

    «Ho fatto tante cose brutte e probabilmente le rifarei. Ma proverò a mettermi nei tuoi panni e a capire ciò di cui hai bisogno. Te lo prometto.»

    Avrebbe tanto voluto dirgli di più, dargli un bacio che spiegasse meglio le sue sensazioni, ma doveva imparare a mettere da parte la fisicità per un istante e dedicarsi alle parole. Era sicuramente l’influenza di Mabel che lo rendeva così posato, diplomatico; anni prima non avrebbe esitato un attimo nel mandare in Infermeria il primo malcapitato, inneggiando alle infinite possibilità del Regime, come lo stupido che era. Ma era chiaro, persino a lui, che fossero tutti uguali. Che uccidessero solo per il gusto del potere e non per effettiva volontà di governare serenamente, in pace.

    Uccidere lo faceva sentire bene, vivo. Il Withpotatoes, però, era decisamente meglio che sporcarsi le mani di sangue, ma era anche così candido d’avere paura di poterlo macchiare.
    In fondo, sapeva di star giocando con il fuoco e, prima o poi, si sarebbe scottato. Magari, invece, sarebbe stato Mabel quello ad ustionarsi. Entrambi, sicuramente, vagavano in acque sconosciute.

    «Possiamo tornare a studiare adesso, mh?» questa volta, sorride più serenamente, conscio di aver raggiunto comunque una nuova tappa in quel rapporto. Confidarsi, fidarsi… era bello.
    Non aveva mai parlato dei suoi genitori a nessuno e pensava che non l’avrebbe mai fatto, eppure… era stato in grado di esprimere quei pensieri che, prepotenti, gli avevano affollato la mente per anni e anni, senza ricevere riscontro. Era affascinato dalle risposte del minore, quasi convinto che potesse prenderle in considerazione, ma per quello ci sarebbe voluto del tempo.

    «Oppure posso mangiarti, decidi tu» scherza, ma con una punta di apprensione nella voce.
    Aveva paura che le cose, se mai fossero andati all’occupazione, sarebbero diventate catastrofiche.
    Aaron Felix Icesprite
    Societies in decline have no use for visionaries.
    20 y.o.
    Slytherin
    Nope.


    Edited by Miss Badwrong - 30/11/2018, 20:57
     
    .
  9.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Inferius
    Posts
    354
    Spolliciometro
    +366

    Status
    Offline
    Magari da una parte era davvero eccessivamente cedevole e facilmente manipolabile, tanto da lasciarsi convincere a desistere dalle proprie convinzioni solo per non incorrere nel dissenso altrui, quasi che l'opinione di Aaron contasse persino più della propria; ma, d'altro canto, non era mai stato un accanito oppositore del Regime né si era mai fatto troppi problemi in merito. Non era d'accordo con tanti aspetti perpetuati dall'ideologia Mangiamorte, ma non aveva uno spirito abbastanza acceso da lasciare che questo condizionasse la sua vita in maniera preponderante e, se vi aveva prestato più attenzione del suo solito, era stato unicamente nell'interesse del maggiore. Era completamente in balia del Serpeverde, sull'orlo della morbosità, ed il pericolo era quello di perdere lui e di perdere sé stesso. Forse avrebbe fatto meglio a fare un passo indietro, a rallentare le cose, a smettere di appoggiarsi in tutto e per tutto al compagno, ma che poteva farci? Non riusciva neppure a sopportare l'idea di non dovergli più parlare, sfiorarlo, anche solo osservarne il profilo controluce. Era semplicemente fuori discussione, e non gli importava di quanto immorale o incauto potesse risultare.
    Non sapeva a quali cose brutte si riferisse l'Icesprite e, forse, se ne fosse venuto a conoscenza avrebbe cominciato a prestare maggiore prudenza, a non lasciarsi travolgere tanto intensamente da lui e da quella relazione. Ma non ne aveva idea, ciò che riusciva a immaginare non si avvicinava neppure lontanamente alle reali gesta del Serpeverde, continuava a porlo su quel maledetto piedistallo che neppure Aaron stesso aveva mai approvato. Era andato, perso, fottuto.
    «Non lo so, io...» esitò un attimo, ponderando per l'ennesima volta la possibilità di recarsi davvero all'occupazione, di dare il suo contributo a quella folle eppure sensata impresa. Poi ripensò alle parole di Aaron, a tutto ciò che aveva detto e di cui si era affermato ben convinto, e scosse la testa. «Ci penserò su. Vedremo.» si strinse nelle spalle, un po' arrabbiato con sé stesso per non esser capace di prendere una posizione netta come invece aveva fatto il maggiore. Magari avrebbe dovuto raggiungere i suoi compagni in Sala Torture solo per dimostrare di essere in grado di pensare con la propria testa, o forse farlo avrebbe confermato ancora una volta quanto fosse influenzabile. Si passò una mano fra i capelli, sovrappensiero come nella stra grande maggioranza dei casi.
    «Sì, mi sa che è meglio.» annuì, passandosi distrattamente il pollice sul livido ancora visibile sul suo collo, stringendo un po' i denti nel farlo. Dio, faceva ancora male. «Sarebbe strano dirti che preferirei sempre la seconda opzione nonostante abbia già rischiato il marchio a vita?» chiese, smettendo di massaggiarsi la pelle martoriata per poggiare la mano sulla guancia dell'altro. Poteva anche sembrare ironico, ma davvero non si sarebbe opposto ad un nuovo assalto dell'Icesprite. «Vorrei evitare di perdere anche quest'anno» affermò con una punta di rammarico, avvicinando il viso a quello del maggiore. «ma tra te ed un mucchio di pergamene noiosissime...» e lasciò un bacio leggero sulla bocca dell'altro, prendendo poi a mordicchiargli il labbro inferiore senza troppi complimenti. Probabilmente non lo avrebbe disturbato più di tanto fargli un po' male, in fondo nemmeno Aaron era sembrato troppo dispiaciuto dopo avergli assestato quel morso sul collo giorni prima, ma lui avrebbe atteso il minimo segnale di consenso prima di affondare i denti con maggiore forza, fino a sentire il sangue sulle proprie di labbra.
    «Gufo.» mormorò appena, allontanandosi di un soffio dal viso del maggiore per indicargli con un cenno del capo il gufo messaggero alle sue spalle, pur provvedendo ad intrecciare le dita tra quelle altrui per impedirgli di lasciarsi distrarre.
    Secrets I have held
    in my heart are harder
    to hide than I thought,
    maybe i just wanna be yours.
    18 YO | cursed or some shit
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    mabel
    w/potatoes
     
    .
  10.     +2    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    292
    Spolliciometro
    +538

    Status
    Offline
    «Mabel…» il tono avrebbe dovuto essere ammonitorio, perché avevano entrambi davvero bisogno di studiare, ma come poteva resistere a quelle labbra? A quello sguardo appena più languido? L’occupazione, i Mangiamorte, la Resistenza erano passati tutti in secondo piano, surclassati dalla capacità del Tassorosso di spegnergli il cervello, rendendolo un fascio di nervi tesi. Se da una parte non voleva assolutamente accelerare le cose, spogliando Mabel dei suoi abiti e lasciando che la passione avvolgesse entrambi, dall’altra—beh, non poteva negare che l’idea del Tassorosso sotto di sé, ansimante, non era affatto un’opzione tanto lontana o impossibile. Oppure, magari, il Withpotatoes avrebbe potuto prendere le redini e regalargli del sesso totalmente inaspettato; d'altronde, non aveva di certo timore d’essere il passivo in un possibile rapporto e non sarebbe stata di certo la prima volta.

    Sorride, trattenendo una risata, ma abbassando appena il tono e affilando le palpebre «posso lasciarti un altro segno, lo sai che l’idea mi piace. O» soffia, baciandolo con lentezza, approfittando del momento per far guizzare la lingua sul labbro inferiore altrui «potresti pensarci tu, mh?» era stato poco esplicito? Credeva, in realtà, di aver detto tanto con poche parole; chissà se Mabel avrebbe inteso la malizia in quelle frasi, se avesse colto l’indizio tra le righe. Era curioso di sapere fino a che punto il minore fosse disposto a spingersi o cosa preferisse nell’intimità; in realtà, non ne avevano mai parlato. Erano stati così immersi nei tomi di Trasfigurazione e Pozioni da dimenticarsi persino di respirare.
    Su quel prato verde, però, con la brezza gelida dell’inverno, era naturale perdere la concentrazione; un po’ per l’argomento precedente, che era riuscito ad avvicinarli forse ancora di più, un po’ perché sembrava che fossero incapaci di togliersi gli occhi di dosso. Chissà se avrebbero mai smesso di mangiarsi con lo sguardo. Sperava di no.

    I morsetti del Withpotatoes lo portano a ghignare con ancora più desiderio, invogliandolo a non limitarsi. Pensava di essere stato abbastanza chiaro quando, con una certa meticolosità, aveva martoriato la gola di Mabel, lasciandogli un segno violaceo e dolorante. Adorava i succhiotti, ancora di più quelli fatti con una limitata violenza; ricordava chiaramente le chiazze di sangue appena accennate sui segni dei denti nel collo di Mabel.
    Quel collo lo chiamava come il canto delle sirene, ma solo perché non aveva avuto ancora il modo di levare quella stupida maglia e scoprire il petto del Tassorosso, dedicandosi ad altre parti del corpo.

    Avrebbe continuato quel gioco, convinto che quella volta avrebbero anche potuto passare ad un livello successivo, ma la beccata del gufo sulla mano lo riporta alla realtà, trasalendo. Con ritrosia, volta lo sguardo per fissare male la bestiolina, ma con una mano (non aveva intenzione di districarsi dalla stretta di Mabel) afferra la lettera.

    «Chi diavolo è che manda le lettere nell’Avis?» borbotta, con una punta di fastidio per via dell’interruzione.

    Nonostante fosse propenso nel bruciarla, la apre e inizia a leggere. In un primo momento, aggrotta le sopracciglia per la quantità spropositata di fogli, non riuscendo a comprende che diamine stesse leggendo. Scuote il capo con scettiscismo, mormorando un “ma si può?” abbastanza esasperato.
    Dopo parecchi minuti si volta verso il suo accompagnatore, con una smorfia di disappunto, indispettito.

    «Non capisco perché si ostinino a fare certi scherzi» abbassa le iridi azzurre sulla calligrafia elegante, fissandole sul nome Eugéne Baudelaire-Hansen. Sì, era palese che fosse una stupida trovata per qualche esperimento sociale, ma… come spiegarlo? C’era qualcosa che non quadrava.
    Prima di tutto, quel tale sembrava conoscere alcuni punti della sua persona talmente bene da fare paura. Parlava di un fratello, di un sentimento non ricambiato (ci mancherebbe!) e della consapevolezza di star perdendo sé stesso, più per l’amore che gli stava dilaniando il cuore, che per il pensiero effettivo di un male ad imperversare nel mondo magico. Così aveva deciso di tornare indietro e dimenticare tutto, rinascendo in un’epoca diversa. La data segnava il 14 febbraio del 2043, quindi dal futuro.

    Era possibile che, il futuro sé, avesse davvero viaggiato nel tempo? Che fosse un Medimago? Che odiasse sua madre Belladonna e, ancora di più, l’idea di essere ad un passo dalla malattia mentale? Che ci fosse un Orion che avesse reso la vita di Maverick, il fratello di cui parlava, migliore?
    Le persone avevano davvero una fantasia sfacciata per spiarlo in quel modo, inserendo dettagli inquietantemente veritieri.

    In primo luogo, il presunto Eugéne, parlava del suo Sicarius, un corvo, lo stesso che l’aveva accompagnato per tutta la sua vita. Narrava dell’isolamento, della propensione a creare Pozioni e all’utilizzo delle magie curative. Ciarlava della pittura, dei suoi innumerevoli blocchi da disegno, del fatto che prediligesse la solitudine e che si ritenesse fortunato ad essere ancora vivo.
    La fine, però, era quella che nonostante lo scetticismo, fosse riuscita a lasciarlo con un sapore amaro, quasi che avesse deluso quello sconosciuto. Gli chiedeva, con evidente disperazione e speranza, di trovare una soluzione a quel virus che, senza pietà, era riuscito ad uccidere degli innocenti, cambiando così le sorti del mondo magico.

    «Bah. Eugéne Baudelaire-Hansen. Ma ci credi che qualcuno si è dato pena di scrivere questa roba per inviarmela?» domanda, porgendo la lettera a Mabel, così da fargliela leggere. Voleva proprio sapere che ne pensasse di una tale idiozia.

    Aaron Felix Icesprite
    Societies in decline have no use for visionaries.
    20 y.o.
    Slytherin
    Nope.
     
    .
  11.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Inferius
    Posts
    354
    Spolliciometro
    +366

    Status
    Offline
    La sessualità era una terra ancora per lo più inesplorata per Mabel. Invero, era giunto piuttosto precocemente alla conclusione di preferire i ragazzi alle ragazze ed aveva accettato la cosa con una serenità insolita per uno come lui, facile alla preoccupazione e sempre in cerca di un pretesto per buttarsi ancora più in fondo al baratro della propria insicurezza. Invece l'aveva presa con filosofia, conscio di avere un evidente deficit che gli impedisse di orientarsi verso le scelte più semplice, quelle che non necessitavano di grandi sforzi per essere metabolizzate. Doveva essere proprio un masochista, o non avrebbe saputo spiegare per quale altra dannata ragione finisse sempre per preferire i percorsi più intricati, quelli che preannunciavano sofferenza sin dal loro punto di partenza. Persino Aaron, per quanto in breve tempo fosse riuscito a diventare la sua roccia, per quanta felicità fosse riuscito a trasmettergli, non si poteva certo dire che fosse stata la sua scelta più saggia: era un Serpeverde, un Mangiamorte, con problemi comportamentali ed una storia fatta di delusioni e sofferenza alle spalle. Forse si era sentito attratto da lui proprio per quella sua personalità tormentata, palpabile anche senza conoscerne i dettagli, o forse era semplicemente stato il destino a farli avvicinare.
    Qualunque fosse la ragione, oramai si sentiva legato a lui indissolubilmente e, per quanta paura gli facesse l'idea di perdersi nell'intricata trama del suo stesso mondo interiore, non riusciva a non provare una certa eccitazione al pensiero di potersi esplorare assieme al maggiore. Non aveva molta esperienza e non avrebbe saputo dire con esattezza cosa gli piacesse e come il suo desiderio avrebbe potuto essere soddisfatto completamente, ma non si sentiva di escludere niente: per quanto poco credesse in sé, per quanta paura avesse di deludere l'altro, avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di renderlo felice e, più egoisticamente, di liberarsi di quell'urgenza che sentiva sulla pelle, calore in cerca d'altro calore.
    «Non si era detto di andarci piano?» per quel che lo riguardava, avrebbero potuto rompere quel patto in qualsiasi momento. Comprendeva perché fosse giusto non bruciare le tappe, ma d'altra parte temeva di non avere sufficiente pazienza per adempiere a quel vincolo. Un solo passo ed avrebbe ceduto istantaneamente alla volontà dell'altro. Un po' più d'audacia, e forse sarebbe stato in grado anche di piegare il maggiore alla propria di volontà. «Per me possiamo anche mandare al diavolo le buone maniere.» ammise, spostandosi dalla bocca alla guancia ruvida di Aaron, poi alla pelle appena sotto l'orecchio ed infine al collo, trattenendo un lembo di carne tra le labbra prima di stuzzicarlo coi denti. «Dai, lascia perdere.» protestò, liberando una delle mani di Aaron con evidente rammarico. Ignorò bellamente il fatto che l'altro stesse davvero cercando di leggere la sua lettera, continuando a prestare attenzione sua pelle in procinto di prender colore e nient'altro. Non era un insieme di gesti avventati il suo, né trascinava con sé lo stesso impeto con cui il Serpeverde invece aveva finito per marchiarlo qualche giorno prima: somigliava più ad una lenta danza tra il collo dell'altro e la sua lingua, mista alle labbra carnose con cui si ostinava a suggere la pelle dell'altro fino a vederla lentamente arrossare. Un paio di volte provò a toglier via la pergamena dalle mani dell'Icesprite, fallendo miseramente, e solo tre parole furono in grado di farlo finalmente desistere: Eugéne Baudelaire-Hansen.
    Rizzò bruscamente la testa, voltandosi a guardare il maggiore con aria interrogativa, esitando poi qualche istante prima di prendere la lettera che gli stava porgendo. Il contenuto di quei fogli avrebbe potuto rappresentare solo uno scherzo di cattivo gusto agli occhi di Aaron, riusciva a comprenderlo perfettamente, ma per Mabel, che aveva già conosciuto quel nome avrebbe potuto significare letteralmente tutto. Magari, non leggendola, avrebbe potuto fingere che quel dubbio, che ormai da tempo si era comunque insinuato nella sua mente, in verità non fosse mai esistito. Forse non sarebbe dovuto mai scendere a patti con l'eventualità che quella storia avesse un fondo di verità, e che Aaron... No, era assolutamente fuori discussione.
    Lesse in silenzio ogni parola impressa sulla carta, maledicendo la sua incapacità di star dietro alle frasi senza perdere il filo continuamente. Era una questione di vitale, non poteva permettersi alcun errore.
    «Ti prego.» mormorò fra sé e sé, il cuore in petto sempre più pesante all'esaurirsi del racconto impresso sulla missiva. La storia raccontata da Eugéne era lo specchio della storia di Maverick, ma aggiungeva dei risvolti di cui fino ad allora non era mai venuto a conoscenza: Eugéne parlava di un sentimento diverso da quello del suo minore, ma non per questo aveva l'impressione che i due punti di vista fossero inconciliabili. Al contrario, sembrava molto più verosimile credere che Maverick non fosse mai giunto alla stessa consapevolezza a cui invece il Medimago doveva essere arrivato da diverso tempo prima di compiere una scelta tanto drastica come quella di morire e rinascere trent'anni prima.
    Ma Eugéne non era Orion, non era il compagno di Maverick né un suo amico: era suo fratello, e quel legame di sangue non poteva che rappresentare il centro di tutta quella dannata situazione. E se quello non fosse stato uno scherzo, se Aaron fosse stato davvero Eugéne e lui fosse stato davvero Maverick, allora sarebbe stato tutto sbagliato, tutto da buttare.
    Non aveva mai voluto credere a quell'eventualità, sebbene l'istinto non facesse che gridargli tutt'altra cosa, ma chi mai avrebbe potuto avere interesse nel continuare quell'assurdo scherzo coinvolgendo il Serpeverde? Che senso avrebbe avuto?
    «Che... stronzate.» scosse la testa, continuando a scorrere con gli occhi l'inchiostro stampato sulle pergamene. Si decise infine ad alzare la testa, incontrando così gli occhi di Aaron e provando una fitta al cuore più forte che mai. Sarebbe stato saggio informarlo dei propri dubbi? E giusto tenerlo invece all'oscuro? «Devo fare una cosa.» affermò infine, infilandosi malamente i fogli in tasca ed alzandosi in piedi prima che l'altro potesse obiettare, raccogliendo in fretta le proprie cose ed avanzando un paio di passi verso il sentiero. «Ti...» chiamo io? Chissà se avrebbe avuto voglia di farlo dopo aver confrontato le due lettere con più calma. «Non sparisco. Davvero. Poi ti spiego.» e l'osservò ancora, quasi a volersi imprimere la sua immagine nella mente prima di corromperla definitivamente. Tornò indietro in fretta per lasciargli un bacio leggero sulle labbra - che sapeva più di scuse che di desiderio - prima di voltarsi di nuovo, deciso ad andar via.
    Secrets I have held
    in my heart are harder
    to hide than I thought,
    maybe i just wanna be yours.
    18 YO | cursed or some shit
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    mabel
    w/potatoes
     
    .
10 replies since 28/11/2018, 20:25   401 views
  Share  
.
Top