So are you ready for the dancehall tonight?

aperta a tutti gli studenti!!&&

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  1. chrysalism
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    La verità era che Virginee voleva detestare il genere umano, se ne voleva proprio convincere ed ogni giorno non aveva nemmeno bisogno di chissà quale scusa per farlo. Le persone erano talmente stupide dentro quel castello che a le bastava svegliarsi la mattina per capire quanto odiasse tutti. Tanto per cominciare, dentro quella sala erano davvero pochi quelli che non le stavano (s)comodamente sul culo. Aveva lanciato fulmini e saette verso Kanye East quando, in una rara iniezione di coraggio, lei si era permessa di rivolgerle parola dicendo di "prendersi una birra e calmarsi". Ma nessuno vedeva l'assurdità di quella situazione come la vedeva lei? Sembrava che avessero messo piede ad Hogwarts il giorno prima e che non sapessero che sarebbe andato tutto a puttane, quella notte.

    Grazie a Dio qualcuno aveva un minimo di neuroni ancora funzionanti, e non si trovava in Sala torture solo per fare baldoria, mascherando il tutto con una dose di stupido eroismo. "i millenials sono tutti un po' aspiranti suicidi"
    JESUS la pensava come lei?!?!? Guardò Godric, profondamente illuminata da quelle parole. Sì. Ammise, molto sopresa. E' proprio così! Avrebbe voluto chiedergli se anche lui li odiava tutti, ma si ricordò di essere una millennial lei stessa e niente, inutile fingere che avesse novant'anni, il suo aspetto tradiva quello di una perfetta adolescente.
    Charles pensava di essere super simpatico ma così non era, Virginee lo detestava. Non in generale, certo, ma lo detestava quella sera in particolare per aver iniziato una "ribellione" che avrebbe messo nei guai un sacco di studenti. Raccolse la birra che il ragazzo le porse e la passò al primo tipo con le mani libere al suo fianco (JACK - del quale era troppo incazzata per percepire l'abbordaggio), senza nemmeno guardarla. Non cambierò idea, è un'idea stupida, prega che non arrivino Anjelika o il Preside. Davvero, c'è molto sentimento in questo gesto, ma poco cervello. Ma poi, Charles toccò un tasto dolente: suo cugino. Fu in quel preciso momento che Virginee rischiò di perdere davvero la pazienza, ma questo non accadde. Trattenne il fiato, fissando il Serpeverde con sguardo gelido.
    Un'idea di Perses? E dov'è adesso? Si guardò intorno ponendo enfasi in quel gesto. Un'idea di Perses ma lui non c'era? Oh bè, allora non era preoccupante come cosa, alla fine contavano i gesti. Ma davvero l'aveva minacciata così? Inutile microbo. Sollevò le spalle, non curante delle sue parole, avvicinandosi a lui di un passo. Spero tu sia pronto anche a vendere i tuoi amici con la stessa convinzione con cui porti avanti questa stronzata, Charles. Così, per la coerenza. Perchè certamente non l'avrebbe fermata dall'avvisare qualche prof, il prima possibile.

    Si seccò quando vide arrivare Jourdain a quella festicciola. E tu cosa diavolo ci fai qui? Domandò, senza trattenere un tono di spavento nella voce. Non dirmi che ti hanno convinto a fare questa cazzata? Lui l'abbracciò da dietro, stringendola e Virgi per un attimo parve dimenticarsi di quella nottata, ma ehi, non era mica così semplice. Si divincolò dal suo abbraccio, guardandolo seria. A volte non servivano nemmeno parole, tra di loro. Sapevano capirsi con uno sguardo. Lo sguardo di Jo non le piaceva quella sera, la rendeva nervosa. Che intenzioni aveva?

    Calò il silenzio nella sala.
    Battuta sul tempo di circa trenta secondi. L'alta figura di Phobos Campbell si era fatta strada tra gli studenti, sigillando la porta della sala torture con un incantesimo. Merlino, finalmente. Un peso sembrò volarle via dal cuore, alleggerendolo. E poteva andargli peggio, molto peggio. Phobos era forse uno dei mali minori di quella scuola, sempre che male si potesse definire. Non era nemmeno sicura, Virginee, che l'avrebbero scampata, pur decidendo di tornare nel dormitorio. Alla fine avevano infranto il regolamento, e Phobos era un insegnante. Ci sarebbero state conseguenze per tutti, ne era sicura. Ma non ci pensò nemmeno un attimo, la bionda. Non era andata lì per fare ribellione, al contrario, si era recata in Sala torture solo per tentare di sedarla - e l'avrebbe smontata lei stessa chiamando il professore, se Phobos non fosse arrivato lì di sua spontanea iniziativa. Rivolse lo sguardo verso l'amico al suo fianco, e non si premurò nemmeno di chiedere quali fossero le sue intenzioni in proposito: semplicemente agganciò le sue dite alle proprie, facendo cenno di andarsene. Poi, la decisione stava a lui, ovviamente, sciocco com'era Virginee non ci metteva la mano sul fuoco che avrebbe preso la decisione più saggia preferendo quella più idiota, era il tipo di ragazzo che preferiva seguire il KUORE piuttosto che la menteH. Sayonara Rebelsss! Inarcò un sopracciglio in direzione di Charles, per esprimere al meglio tutto il sarcasmo di quelle parole. Fai come vuoi, Jo. E poi abbandonò la Sala, con un ennesimo peso a posarsi sul cuore per chi era rimasto, eccetto per Charles Dumont. Per lui solo odio.
    Amiamo il dramma. Amiamo il conflitto. Abbiamo bisogno di un demone, o ce ne creeremo uno.
    slytherin | rebel | 16 y.o.
    fake torturer
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    Iphigenia
    V i r g i n e e
    Sinclair


    scusate il post di merda.
    - se ne va (?)
     
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  2. /breaking law at a young age/
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    excuse me
    if i don't give a fuck
    about y'all
    Jackie avrebbe dovuto saperlo, prima degli altri, che le cose non sarebbero state rose e fiori. E perché? perché erano imbecilli, ecco perché. Loro quattro in modo particolare, ma gli altri non scherzavano: intanto, il robespierre dei povery, che era arrivato lì senza un esercito tu e quale esercito?, sì ma sti cazzi se pensava che sarebbero stati loro e sperava di poter così rivoltare il mondo. Insomma. Ora, non voleva fare kritike /solo complimenti/ ma non si va a fare la rivolta senza almeno /almeno/ una dozzina di persone che, come lui, ci credevano... e non che o venivano a rompere o si nascondevano fingendo di non conoscerli.
    Non si fa, robespierre, eh. Sceglitele bene le amicizie – “guarda noi golden come siamo bllxxm e ci amiamo”, eh sì, dovevano farla loro 'sta ribellione – non gli sfigatelli. Vabbè, ma che ne sanno i francesi di come funzionano queste cose... «vabbè regà, #je suis charles, chevvedevodì ryan ha parlato» e se uno di loro parlava, per jack era legge. O quasi.
    Continuò quindi, nel suo giro turistico della sala torture «ma oh, pensa te, usano pure 'sta roba che sicuro sicuro ho visto in nymphomaniac... come si chiamava?, gatto a nove code? che schifo di film» parlottava con godric, ignorando platealmente le discussioni alle loro spalle. Che si stessero scannando fra loro, a jack non importava più di tanto – era lì come turista, e per di più non era sensibilmente coinvolto come la gente alle sue spalle, i very eroy.
    I veri eroi che un po' si erano stancati di discutere, fissò charles fare quella cosa ESTREMAMENTE PROVOCATORIA col /suo cannolo/ e si chiese dove diavolo stessero andando a parare – perché sì, iden sapeva di star facendo qualcosa di profondamente sbagliato, e no, non era sostare nella sala delle torture in piena notte infrangendo ventordici regolamenti. Quello era il meno. Lo sbagliato era dove si stava spingendo con charles, ricordando – in quel gesto all'apparenza così... /stupido/ – delle labbra nemmeno così diverse aprirsi e accogliere il suo sesso. Perché sì, era successo, e... per quanto potesse ancora sembrare assurdo, gli era successo proprio con lui.
    Tremò, cercando di cancellare quell'immagine inaspettata dalla propria memoria – non... era proprio il momento migliore e per di più il dumont si comportava con naturalezza, come non succedeva da qualche giorno. Chissà se era la pre-morte... la vita non è bella senza l'aspettativa di morire i misteri della sessualità, iden avrebbe solo dovuto chiudere gli occhi e dimenticare di aver vissuto quell'istante mentre l'altro continuava a parlare con nonchalance «oh vedi, qualcosa siamo riusciti a smezzarla comunque» ah ah ah li mortacci, si limitò ad alzare appena le spalle fingendo la stessa altezzosa nonchalance, e osservò le porte della sala.
    Qualcuno sarebbe arrivato, prima o poi, un professore – o lo stesso preside.
    Aveva paura?, no. Iden non provava paura da troppo tempo ormai, e questo era così stupido, ma più sentiva gli altri parlare più un nuovo sentimento si formava in lui... ben diverso dalla rabbia, dalla paura, o dall'ansia. Era viscido, si infilava nei suoi pensieri materializzandosi man mano che qualcuno apriva bocca per offendere le loro idee, i loro progetti di liberazione. Erano stupidi?, a quanto pare – potevano prenderli pure per il culo, ma loro sarebbero rimasti ugualmente, a nome di chissà quale /fottuto/ ideale. O meglio, questo era charles, che ormai sembrava aver preso “di petto” la questione, e continuava a restare impassibile di fronte alle mille parole degli altri.
    Beh, non lo avrebbe mai pensato così ostinato, ma – di grazia – era a suo modo uno sciocco, e in questo si assomigliavano. Probabilmente sarebbero rimasti in due, tre se si voleva contare il povero viktor, ma ehi, life is shit.
    «bruh, 'sta roba è piena di grassi... lo sai che non posso mangiarla» e guardò contrariato l'italiano /o siciliano... perché ancora si ostinava a pensare che la sicilia fosse uno stato a sé, tanto dante era patriottico/ rimettendo apposto una pasta portata dal ragazzo «mi si gonfiano i muscoli di grasso e poi, sai come finisce... lo chiamano doping, se mi scoprono sono fuori dal gioco» la carriera era tutto per jackie! Cosa avrebbe fatto senza sport??? una vita senza senso – ecco cos'era, da poter sprecare in quella sala per una stupida causa... ecco, già solo a pensarci, gli veniva da disperarsi /calm down, big mama/ doveva tranquillizzarsi.
    In quell'istante di pura follia, un personaggio diverso dagli altri fece il suo ingresso: oddio, jack fisicamente non avrebbe notato differenze, trovandosi di fronte l'armadio-campbell, la stazza era quella... ma già per iden faceva differenza vedersi entrare lui, dopo quello scriciolo di erin e i secchi prefetti... il professor campbell era un altro bel paio di spalle (ihih). «tutti fuori di qui. adesso» beh, non poteva aspettarsi molto altro, andava detto – era un professore, e come tale agiva. Però, ehi campbell, nemmeno vuoi sapere perché abbiamo portato i nostri neri culi qui? (sì beh, /il nostro/, l'unico nero era lui ma vbb, l'importante era il concetto).
    Restò, come inizialmente tutti, abbastanza perplesso, con ancora un cannolo in mano e lo sguardo fisso su di lui... avrebbero dovuto sgommare?, per sicurezza cercò lo sguardo di ryan, che prima tanto ardentemente aveva dato fiato alla bocca, poi di godric, che era senz'ombra di dubbio quello più razionale, e infine di dante... ma solo perché gli faceva ridere la sua espressione, e infatti gli scappò una mezza risata a denti stretti.
    «voglio tutti nella propria sala comune entro cinque minuti – e domani mattina, nel mio ufficio» finalmente, qualcuno che aveva senso di essere lì era arrivato. Era il campbell, e iden in un certo senso ne fu sollevato... non per qualche ragione particolare, ma perché forse si era illuso di poter avere un dialogo con lui. La cosa naturalmente non spettava a lui, che per i discorsi non era fatto, ma fissava charles e aspettava che fosse il loro “leader” a rispondere – incurante di quella sottile... come chiamarla?, non era una minaccia, perché sarebbe successo, ma quel «è mio dovere informare il corpo docenti di questa... situazione» non aveva un tono assai diverso da quello di un prefetto che scimmiottava “lo vado a dire ai professori, buuuh”. Di conseguenza non pensò nemmeno a prendere sul serio quelle parole, o almeno come avrebbe dovuto – non che volesse mancargli di rispetto, ma fra tutte le cose che il professore poteva dire, quella era la meno utile alla loro causa. e vbb, avrebbe voluto rispondergli, con il solito cenno pigro delle spalle e un leggero sbuffo.
    Tuttavia, solo una voce si alzò in risposta – e diversamente non poteva essere.
    «mi spiace deluderla, davvero» si voltò a guardarlo, charles, così impettito e testardo «ma proprio da lei, più che da qualunque altro prof, mi aspetterei una certa comprensione» gliel'avrebbe data? /mmm/ qualcosa gli diceva di no, e sebbene charles avesse iniziato a posare la bacchetta e avanzare orgogliosamente a testa alta, iden non se la sentì di abbassare la guardia. Poteva essere il campbell, ora, e dopo lo stesso van lidova... sapeva dentro di sé che tutta quella faccenda non sarebbe andata per il verso giusto, in nessun caso. «nessuno di noi vuole una guerra contro la scuola» solo perché non sarebbero riusciti a vincerla – i vigliacchi si erano già mostrati in tutto il loro splendore, e sempre più stavano seguendo quel gramo ma facile esempio per salvare le proprie candide chiappe, ormai in realtà spalancate da quello stesso sistema che stavano difendendo.
    Il dumont si sedette all'improvviso a terra, davanti a tutti, a gambe incrociate – rise sotto i baffi, iden, trovando il tutto assai divertente... era simpatico, e avrebbe seguito il suo esempio se solo non si fosse trovato davanti una scena ben diversa. Ora, non si aspettava di vederlo entrare... non l'aveva proprio /calcolato/, forse perché in cuor suo sentiva che già così era una pugnalata. Ma quando scott fece il suo ingresso, per un attimo /un solo attimo/ iden si illuse che fosse lì per loro, per sua sorella, per il suo amico, se – a sto punto – mai lo era stato.
    Eppure nei suoi occhi non c'era niente.
    Non il sostegno che forse aveva scioccamente sperato di ricevere, o la comprensione.
    Sorrise, di nuovo, che ne potevano sapere loro. Era carino occuparsi di sconosciuti, quando i tuoi stessi amici soffrono di fronte ai tuoi occhi... ma non importava più molto ad iden, perché non c'era nulla da dire. Non c'era rimprovero, ma solo l'arrendevole consapevolezza che nessuno avrebbe fatto qualcosa per lui... e di questo, /già/, doveva ringraziare il suo vecchio man, i suoi più cari amici. Era sinceramente stato un illuso a credere che avrebbero sostenuto una causa così vicina a lui, troppo occupati a guardare oltre, ad un mondo che nemmeno apparteneva a loro... concentrarsi sui problemi di altra gente, scappare ignorando che di questo passo la loro società non sarebbe mai davvero guarita.
    Non si sentiva di biasimarli, quanto più di lasciarli andare, ognuno per la propria strada – «e amici come prima, se mai lo siamo stati» sconosciuti, al massimo – non li riconosceva più, e la cosa assurda era che non... aveva più alcun interesse a farlo. Non... sentiva l'impellente desiderio di seguirli, fermarli, cercare di far loro capire che stavano solo girando attorno al vero e unico problema... quel che poteva fare, l'aveva fatto in tutti quegli anni, ma evidentemente non era servito a nulla.
    Nulla era servito.
    Ed ebbe in quel momento l'illuminazione, mentre sentiva distrattamente qualcuno parlare... prefetti su prefetti, qualche intervento ulteriormente inutile, mentre la gente iniziava ad affluire fuori dalla sala, sfilando a testa bassa davanti al professore. All'improvviso, tutto gli fu più chiaro di quanto fosse mai evidentemente stato al dumont, che ancora giaceva a gambe incrociate lì davanti.
    Che, stupidi.
    Alzò gli occhi al cielo, avvicinandosi al dallaire che stava dicendo qualcosa al serpeverde «no» esordì dal nulla, senza nemmeno aver effettivamente ascoltato a cosa il cugino lo stesse spronando «ti sbagli, vi sbagliate» e presto, avrebbe anche spiegato loro il perché.
    Presto, perché nel mentre una ben più agitata testa di minchia aveva cominciato a scalpitare, raccogliendo quanta più roba possibile da far sparire – «che è, la vuoi sprecare tutta 'sta roba?, guarda quanta schweppes da lasciare a quegli stronzi dei professori...» BESTEMMIA!, e guardò dante, sapendo di poter contare sul suo orgoglio per raccattare tutto come i peggiori sciacalli.
    Perché se ne stavano andando, no?, se ne stavano andando.
    Cioè, davvero – «sì insomma, tutto bello eh, ma qui direi che la festa è finita» eppure gli altri ancora sembravano non ascoltarlo, come se, colpa del tono, jack stesse ancora scherzando. Si fermò, alzando di un tono la voce «ragazzi. è finita. andiamo, non ho intenzione di beccarmi chissà quale punizione...» MA DOVEVA PURE DIRGLIELO???? non era così... esplicito?, cioè, erano i suoi migliori amici – così come sapevano del fetish di godric per girare nudo con un cappotto addosso, dovevano immaginare come jack odiasse le torture, e non volesse di conseguenza finirci.
    Eppure ancora esitavano.
    Ora, non voleva sembrare rude, ma prenderli uno per uno a testate sembrava la scelta migliore: si fece serio, all'improvviso, come non mai «ouh, ma non ci pensate nemmeno. Noi non rimarremo qui. Quello che potevamo fare l'abbiamo fatto, e dovessi usare la forza -che supera la somma delle vostre, skste bitches, fateli voi i pesi massimi- noi quattro ce ne andiamo di qui» se ne stava improvvisamente fottendo del dumont? ni, come detto, aveva solo scelto la compagnia sbagliata per fare una ribellione... e in sette o otto non avrebbero potuto fare granché, pace e amore.
    Il dumont, che restava a testa alta mentre guardava la sua piccola ribellione, ma grande gesto, iniziare a disgregarsi come il risultato forse di conti sbagliati – iden non si sentiva in alcun modo di colpevolizzarlo per questo, perché sapeva che in cuor suo, charles aveva solo fatto il suo stesso errore. Fidarsi, e affidarsi – doveva solo capire. I ratti vivono meglio nelle fogne, che non sulla superficie.
    Gli dispiaceva aver interrotto viktor, ma non avevano tutto il tempo del mondo, e iden doveva muoversi e al contempo agire con cautela: il dumont non si sarebbe mai alzato di lì se lui avesse usato i suoi “soliti” modi... quelli per cui tutti lo criticavano. Sospirò quindi, aggiustandosi un ciuffo da davanti la fronte, ben sapendo di aver attirato la sua attenzione «ti sto ammirando, più di chiunque altro» esordì, lasciando uscire quelle parole col cuore – e lo avrebbe anche seguito, se solo non avesse realizzato ciò che ora l'orgoglio di charles stava celando «perché hai fatto qualcosa che mai nessuno prima d'ora aveva pensato di fare – non ascoltare chi parla di una via diplomatica, perché siamo in un cazzo di regime, e la diplomazia la soffocano così come si sbarazzano degli innocenti» doveva starlo a dire ad hunter?, ihih che carino il prefetto che pensava di poter risolvere tutto con le votazioni ♥, si vedeva che era arrivato lì da poco «penso che per anni nessun altro ripeterà il tuo gesto... e tu vedi quello che vedo io: la gente è immobile, passiva, a loro non interessa cambiare perché loro sono diversi, da me e te» e fissò viktor, includendolo silenziosamente nel suo discorso «ma.»
    Perché c'era, c'era il fottuto “ma”, doveva solo farglielo capire prima che fosse troppo tardi.
    «nessuno ti sosterrà oggi, qui, in minoranza. Nessuno appoggerà la tua causa, e non perché tu non sia stato coraggioso abbastanza... il coraggio non manca a nessuno in questa sala. Più o meno» sì beh, le sue eccezioni le avrebbe fatte, ma -di nuovo- non era quello il momento.
    Sospirò di nuovo, piegato sulle ginocchia a fissare il dumont incatenato al proprio orgoglio anche di fronte all'evidente insuccesso – si avvicinò al suo orecchio, abbassando il tono in modo che solo lui potesse sentire, in una confidenza che non aveva mai mostrato a nessuno, benché mai al francese «ma perché non c'è voglia di cambiare. La gente ormai si preoccupa di stronzate, perché ha profondamente paura del cambiamento – mentre tu sei qui, a combattere per i nostri diritti, i detentori di questi diritti se ne stanno a dormire beati, e domani derideranno la nostra piccola ribellione» si scansò, gli occhi seri come non mai.
    Non sarebbe mai voluto arrivare a tale punto, ma sembrava quello di cui il dumont aveva bisogno per svegliarsi e agire, fare qualcosa «ora, voglio davvero sapere: tu ti faresti torturare, imprigionare a vita, dissanguare, ammazzare per loro?, o c'è qualcosa di più che non vuoi dirci?» perché lo sentiva, iden, dentro di sé – il francese non aveva agito così solo per sfida nei confronti dell'autorità, non aveva pensato potesse essere utile “per loro” togliere le torture.
    Il dumont era molto più di questo, e c'era quel qualcosa a spingere iden a riavvicinarsi intimamente, «perché se, come dico io, c'è effettivamente qualcosa, ti conviene alzare subito il culo e seguirmi – o non penso avrai più altre occasioni» era una sconfitta? no, iden si prendeva beffe di coloro che erano arrivati sin lì per scoraggiarli e adesso si trovavano invischiati quanto loro in una “situazione” tanto spiacevole. Un po' era soddisfatto così, ma era ancora presto per cantare effettivamente vittoria – si alzò in piedi, all'improvviso, allungando una mano verso il dumont e continuando a fissarlo «sei sprecato a soffrire qui, dumont» e si sentiva sincero, come non mai «e onestamente, io al tuo posto mi incazzerei molto se mi succedesse qualcosa per colpa di quegli imbecilli... ma del resto, immagino tu sia già molto incazzato di tuo con loro; quindi, perché restare oltre?» onesto, alzando le spalle senza aver bisogno di una vera e propria risposta, si voltò per avviarsi verso l'uscita.
    Sapeva che charles aveva solo bisogno dei suoi pochi attimi per vedere oltre l'orgoglio cosa stava trascurando: perdere qualcosa per gente che gli stava così tranquillamente voltando le spalle?, sicuro, dumont? – non era stupido il francese, affatto... aveva solo bisogno di vedere oltre il suo orgoglio. Così come gli altri «avanti dallaire, che aspetti a muoverti» e senza girarsi, fece segno ai due cugini di muovere il culo.
    «cioè, capito????? restiamo solo noi poveri scemi. Muovete quel cazzo di culo, ciccioni di merda – a quest'ora se vi foste allenati saremmo già nei dormitori.»


    IDEN
    FUCKIN
    KAUFMAN

    raven | gryff ✖ 17 | 18 ✖ 20.12
    JACKSON
    REYNOLDS
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco


    Iden e Jack se ne vanno proprio.
    E ci terrei anche a spiegare, visto che sono sin da subito partita convinta di questa ribellione.

    Premettendo che avevo /fino a ieri/ intenzione di restare e sacrificare il sacrificabile - un mio pg, una mia ship, e una mia idea - e che ho sempre vissuto le minacce del fato come quelle di un gioco, posso ammettere che in quasi quattro anni qui non mi è mai capitato di vedere tanto menefreghismo.
    E mi è dispiaciuto anche aver notato molte altre cose, che riassumerò per non perdere troppo tempo dietro tutto questo.

    Come già detto, in tutto questo tempo non ho mai visto così tanta roba triste in un solo evento: da gente che organizza e sparisce, altri che fanno la voce grossa e poi nemmeno hanno il coraggio di ammettere che se la sono fatta addosso, fraintendimenti (cordialmente chiamati così) e post pressoché vuoti che in maggioranza ho letto per metà - capisco essere contrari, ma dopo i primi due potevo anche tirare ad indovinare gli altri, e spesso le proposte che sono arrivate erano così assurde da lasciarmi...basita? (Sul serio? Una votazione? C'è gente che ancora non comprende l'ambientazione MA questo è secondario, ripeto, ci abbiamo provato tutti e almeno ci siamo sforzati di scrivere un post noi.)

    Detto ciò, ero anche intenzionata a continuare...ma a conti fatti sono arrivata alla conclusione che non...me ne frega?, brutto da dire, ma Iden ha esattamente agito come avrei fatto io - di mio c'è solo una certa accortezza nel parlare a Charles per farlo ripigliare.
    Perché per restare con tre pg veri, vuol dire che c'è stato qualcosa di assurdamente sbagliato e da parte non di uno, non di due, ma di più gente.

    Io da partecipante che per di più era esclusa da ogni discussione, non avendo serpi, non mi sento adesso di pigliarmi il peso di questi """fraintendimenti""", specie di fronte all'evidente incazzatura che provo. Ripeto, non ce l'ho con chi ha postato per fermarci perché era in loro potere (dovere?) farlo, quello a lungo andare l'ho trovato solo un po' noioso ma finché riuscivo a leggere il post andava bene - ce l'ho per quelli che vogliamo chiamare fraintendimenti quando è evidente che dietro c'è stato anche un profondo disinteresse.

    Perché avete parlato di "tutti gli altri pagheranno" ignorando che io ci ho messo un pg DAVVERO è che le conseguenze le avrei subite io in primis. C'è stata una grave mancanza....non tutti si sono presi le proprie responsabilità, e tutto ciò ora mi porta non solo a fare questo, ma a svegliare Elisa e farle portare via Charles.
    Mi dispiace per le altre due o tre persone che ci credevano, ma quando manca persino un organizzatore, capisci sin da subito che è un sacrificio inutile c:
     
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    A Godric non era piaciuta dal primo momento. C'era finito per caso in mezzo a quell'irrealistica idea dell'occupazione, e non avrebbe certo perso tempo a girare i tacchi e tornare al proprio dormitorio - suo malgrado - se solo non gli si fosse presentata davanti l'unica ragione per cui scegliere di restare. A dirla tutta, le ragioni erano tre: Jack, Dante, Ryan. Sempre loro, che si ostinavano a fare stronzate su stronzate, che proprio avevano un certo fiuto per i guai ma che, a conti fatti, proprio non si sentiva di abbandonare al proprio destino. Non era certo il più grande fra loro, né il più carismatico, ma era abbastanza convinto di essere quanto meno quello con più sale in zucca, l'unico assennato in grado di poter aprire gli occhi ai propri compagni e, se necessario, provare a proteggerli. Per quanto gli dolesse ammetterlo, per quanto sarebbe stato più semplice essere 'quello a cui non importa di nient'altro che di sé stesso', a Godric di quel suo gruppo di stronzi importava eccome, ed ecco perché pur non riuscendo a staccare gli occhi dal cielo, pur tra uno sbuffo e l'altro, era entrato con loro in quella Sala e, sì, c'era rimasto.
    La storia delle torture non lo toccava affatto, non personalmente almeno. Aveva sempre avuto il buon senso di restare al proprio posto, di non fare più casini del necessario - e, credetemi, non era semplice avendo i golden per amici -, e fino a poco tempo prima era abbastanza convinto che, in certi casi, le torture potessero anzi temprare gli spiriti più ribelli. Ebbene: li aveva visti gli effetti della Sala Torture sui suoi grifondoro del kuore e, no, non avevano cambiato proprio niente.
    Quindi ad un certo punto aveva iniziato a guardare a quel genere di punizioni con un certo scetticismo, e non perché le ritenesse ingiuste - meh, era il primo ad essere in un certo qual modo affascinato dalla violenza - ma perché erano evidentemente uno spreco di tempo e di risorse. In una parola: inutili. Forse efficaci a terrorizzare qualcuno, forse un buon monito per le generazioni future, ma — nope, in realtà neanche quello. Non gli risultava che il numero di studenti finiti in Sala Torture fosse diminuito nel tempo, né tanto meno che meno ragazzi facessero stronzate dinanzi all'idea di una pena tanto severa. Era uno pratico Godric, li aveva fatti davvero quei conti e persino con una certa minuzia.
    Ma a quell'«io sono col francese» di Ryan non poté che finalmente liberare le braccia che per tutto il tempo aveva tenuto strette al petto e poggiare una mano sulla spalla del Grifondoro per fermarlo, perché «col cazzo» che gli avrebbe lasciato rischiare il culo così. Non dinanzi ad una minoranza tanto schiacciante. E non che non lo capisse l'Osborne, lo capiva perfettamente lo spirito che aveva condotto Ryan a fare quel passo avanti, lui che forse più di tutti fra loro aveva conosciuto l'ebrezza di quel genere di punizioni, ma quella scuola non era pronta a compiere il suo stesso passo. Gli studenti non erano che un'accozzaglia disordinata di gen-z accomodanti e codardi, pronti a dichiararsi ribelli nell'organizzare festini ed avanzare tanti bei discorsi, ma nella sostanza — aria. E se il Dumont era pronto a rischiarla pur dinanzi a quell'evidenza, che lo facesse pure, ma i suoi golden sarebbero usciti vivi ed interi da lì dentro, caso chiuso.
    Volse lo sguardo prima verso Dante, poi verso Jack, schiudendo le labbra in un'espressione da 'beh?? vogliamo fermarlo o no??'.
    «vabbè regà, #je suis charles, chevvedevodì ryan ha parlato» e che altro poteva immaginarsi? Sospirò sonoramente, passando un braccio sulle spalle di jackie-jack e l'altro su quelle di dante, attirandoli a sé abbastanza da poter sussurrare senza essere sentito: «ma siete cretini? la gente è scema, se ne andranno tutti e noi diventeremo il capro espiatorio di tutta 'sta situazione, il commovente spettacolino per dare esempio alle generazioni future. dobbiamo andarcene finché siamo in tempo.» era serio, dannatamente serio.
    «ma oh, pensa te, usano pure 'sta roba che sicuro sicuro ho visto in nymphomaniac... come si chiamava?, gatto a nove code? che schifo di film» jeez, grifondoro: coraggiosi e stupidamente avventati.
    Era già pronto ad addormentarli tutti, trascinandoseli via per i piedi o ricorrendo ad un più comodo incantesimo di levitazione, quando la voce del prof Campbell lo fece irrigidire più di quanto già non fosse solitamente. «ora non siamo più in tempo.» mormorò fra sé, seminando occhiatacce agli altri tre pur con una certa apprensione.
    «voglio tutti nella propria sala comune entro cinque minuti – e domani mattina, nel mio ufficio. mi dispiace, ma è mio dovere informare il corpo docenti di questa… situazione»
    Bene. Ottimo. Fantastico.
    Si passò una mano fra i capelli Godric, conscio di trovarsi nei guai allo stesso modo degli altri presenti pur senza mai averlo voluto.
    «odio ammetterlo, ma per una volta jackie ha ragione. riunione golden flash?» e fece loro segno di avvicinarsi, abbassando il tono della voce come fossero una setta complottista anti-mondo. «ma avete visto la gente che c'è?» Godric-ciattella in azione «non si può fare rivoluzione con il cosplay di un fantasma, una che nel dubbio piange e, gesù, un cazzo di prefetto che prima quasi si piscia sotto e poi si mette a urlare a caso contro la gente. possiamo anche dar fuoco al castello se volete, ma non con 'sto branco di conigli.»


    Lo sapeva anche Charles di avere a che fare con dei cacasotto. Certo sciocco non era: l'aveva capito dal primo istante che non sarebbe finita bene. L'aveva capito quando Perses si era tirato indietro nonostante quel progetto in fondo fosse anche suo, l'aveva capito dal primo sguardo contrariato di Virgee, l'aveva capito nella poca convinzione di Viktor ed in quella di Heather.
    Ma non se n'era pentito nemmeno per un istante.
    Perché Hunter si sbagliava, non era con la pace che si poteva fare la guerra, ma in una cosa tutti avevano ragione: senza un vero esercito era impossibile conquistare la vittoria. Non si sentiva in colpa per il richiamo del prof, né per le conseguenze a cui certo tutti quanti sarebbero stati sottoposti. Al contrario, per molti di loro provava persino un certo godimento: avevano voluto trascinarsi fino a lì per avanzare la propria opinione non richiesta? Che si prendessero le conseguenze. Non era sua la colpa per il fallimento di quell'occupazione perché era pronto a farsi avanti in prima linea, a morire persino, se solo ne fosse valsa la pena. Ma non ne valeva affatto, non per quei codardi incapaci persino di prender parte all'unico gesto fatto per loro in chissà quanti anni di torture ed ingiustizie. Non ne valeva la pena, ma oramai era tardi per tirarsi indietro.
    Si era fatto avanti senza la minima esitazione, aveva dichiarato dinanzi a tutti i presenti quale sarebbe stata la propria posizione e, cosa più importante, aveva portato avanti quella causa anche per sua madre. Ne andava del suo orgoglio.
    E non c'era niente che potesse fargli cambiare idea, nessun prefetto con le sue minacce vuote, nessun passo indietro da parte di gente che non ci aveva creduto sin dal primo istante, nessuno sguardo d'intesa da parte di Viktor. Niente, tranne una cosa, l'unica che fino a quel momento era riuscita a far breccia oltre la sua dedizione alla causa: Iden Kaufman, sempre.
    «ti sto ammirando, più di chiunque altro»
    Era stupido non volerlo guardare in faccia, continuare a tenere gli occhi fissi sul Dallaire nel disperato tentativo di aggrapparsi a lui, di non lasciarsi trascinare dalle parole del Corvonero, non in un momento come quello. Continuava a ripetersi che solo menzogne sarebbero potute uscire dalla sua bocca, solo altro veleno per fargli più male di quanto non gli avesse già fatto, e che ora non aveva alcun senso, / non aveva alcun senso / quell'assurdo tentativo di farlo ragionare come se gli fosse mai davvero importato. Rimase immobile, il volto ancora piegato verso il cugino, persino con il Kaufman ad un soffio da lui.
    Era stupido essere sdegnosamente felice per quello, per l'ennesima illusione su cui certo sarebbe nuovamente caduto, ed ancor più stupido avere voglia di girare il capo e trovarsi ad un palmo dal viso dell'altro come già un'altra volta era successo, pur senza la consapevolezza di essere proprio loro, Charles e Iden.
    «perché se, come dico io, c'è effettivamente qualcosa, ti conviene alzare subito il culo e seguirmi – o non penso avrai più altre occasioni»
    Perché doveva essere così? Perché doveva riuscire a scavargli dentro senza alcun ritegno, senza chiedere il permesso, con una violenza in grado di strappargli via il fiato dal petto ancor più dei pugni e degli insulti? Se non fosse stato Charles Dumont, probabilmente avrebbe pianto. Per l'amarezza del fallimento, perché quasi nessuno tra i suoi amici si era degnato di restare al suo fianco in quella situazione, perché avrebbe preferito morire su quel pavimento che alzarsi in piedi, perché le parole di Iden avevano finito per metterlo dannatamente in difficoltà, in una lotta interiore con sé stesso che non sapeva come vincere.
    E solo a quel punto realizzò una cosa, forse la più importante di tutti: con Iden avrebbe sempre perso. Che senso aveva porsi tanti dilemmi? Perché stringere i denti fino a farsi male nel disperato tentativo di compensare l'orgoglio col sentimento che provava verso quel fottuto Corvonero? La risposta sarebbe stata sempre la stessa, una soltanto: sì, l'avrebbe seguito. Avrebbe mandato a 'fanculo Charles ed avrebbe svenduto l'anima per Iden. E si odiava per questo, perché era sbagliato, ed inconcepibile, e privo di sostanza, ma impossibile da contrastare.
    Un'ultimo sguardo a Viktor, un silenzioso 'scusa' per essere sul punto, ancora una volta, di voltargli le spalle; poi allungò la mano per afferrare quella del Kaufman, tirandosi su e trattenendolo per un braccio prima di lasciarlo avanzare verso l'uscita. Avvicinò le labbra all'orecchio di Iden, parlando in un sussurro appena udibile: «se vado via da questa stanza, non voglio più vedere questa cazzo di scuola.» non si sarebbe sorbito la ramanzina per essere rimasto l'unico a combattere, e certo non si sarebbe lasciato torturare per quello. Non avrebbe mai più potuto guardare in faccia i suoi compagni senza provare il desiderio di mettergli le mani addosso, senza odiarli tanto da non riuscire a respirare. «non ci metteranno molto a capire che non puoi restare neanche tu. ti spediranno a different lodge e ti tratteranno peggio di come non abbiano già fatto qui. mandiamo tutto 'sto schifo a 'fanculo.» non la più romantica delle proposte forse, ma il punto era quello: voleva andarsene, lontano, senza voltarsi indietro.
    «puniranno tutti quanti ormai. mi spiace, non perché credo che sia colpa mia, ma perché avrei voluto che non finisse così per colpa di questi lâches de merde si rivolse ora ai pochi rimasti, sorridendo beffardo verso la Morrison. «ti prego heath, fagli il culo da parte mia.» perché solo lei sapeva essere stronza quanto Charles, probabilmente di più.
    «okay dumont, quindi siamo tutti fuori? pace?» la cosa positiva? Ora davvero non avevano più motivo di restare lì a morire.
    «oui osborne, congedo. solo una cosa» lo conosceva appena, invero, ma gli pareva un tipo abbastanza affidabile per ciò che aveva in mente di chiedergli «dai un occhio a viktor per me?» perché certo non avrebbe lasciato che anche il Dallaire lasciasse la scuola solo per seguirlo, era fuori discussione. «mon cher, se domattina non dovessi trovarmi all'ufficio di campbell non farti strani pensieri: mi faccio vivo al più presto eh, sei sempre la mia famiglia. ora muoviti a uscire.» e spinse il Dallaire verso la porta, seguito da Godric ed il resto del gruppo.
    Charles
    (Robespierre)
    Dumont

    18 | 16 ✖ Slyth | Raven ✖ 20.12
    godric
    osborne
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco



    Charles, Godric e Viktor vanno via.
    Colpo di scena? Meh, non credo. Il fatto è questo: per tutto questo tempo non ho prestato un granché attenzione al contesto di questa role come player, perché ho preferito giocarmela on gdr restando coerente col mio personaggio. Per intenderci, se avessi agito come Elisa avrei fatto dire a Charles 'nié scusate, abbiamo scherzato' già al secondo post e attenzione, non per la mancanza di adesioni, solo ed esclusivamente per alcuni modi a mio parere piuttosto discutibili.
    Adesso, io odio fare queste cose. Davvero, preferirei fare qualunque altra cosa che continuare a scrivere, ma in un certo senso mi vedo "costretta" a farlo per essere il più chiara possibile con voi.

    L'organizzazione di quest'occupazione era piuttosto debole, senza ombra di dubbio. Da una parte lo era volutamente, perché per come l'avevo immaginata assieme a sara jr doveva somigliare ad una classica protesta studentesca da veri millenials poco assennati. D'altra parte avrebbe dovuto avere una base più solida, cosa che avevo tutta l'intenzione di costruire — MA, purtroppo c'è un ma. Mi ero fatta dei conti sulla base di tutti quelli che hanno accolto con entusiasmo la proposta dandomi persino dei suggerimenti su come portarla avanti. Avevo calcolato di portare la role su una certa direzione, certa di avere un appoggio che poi invece, on game, non si è dimostrato affatto esserci.
    Capisco perfettamente tutti quei pg che per background non avrebbero mai potuto aderire ad una cosa del genere, è giusto che non l'abbiano fatto se non in linea col proprio personaggio. Però, mi spiace, non riesco a capire tutti quei post vuoti mirati solo a dire qualcosa tanto per dirla, tutti quei commenti entusiasti off game rivelatisi del tutto vani nella pratica.
    Trovo abbastanza sciocco tirarsi indietro o non aderire affatto non per decisione del pg ma per 'paura' dei player. Regà, è un gioco, a volte ci sta rischiare, no? Ed io avrei rischiato se solo ci fosse stato un minimo di supporto in più, perché Charles l'avrebbe fatto. Ma a questo punto non vale la pena restare per nessuno, e con questo non voglio dire che avreste dovuto sentirvi obbligati a provarci ma che trovo assurdo che neppure UN pg si sia voluto buttare dopo il consenso che invece mi pareva ci fosse stato tra noi player.
    Spero che questo non venga interpretato come un 'si è offesa per la poca partecipazione' perché non è così, e a dir la verità non sono per niente offesa, solo un po'... delusa? Beh sì, perché avrei preferito sentirmi dire off gdr che era una stronzata sin dal principio, o trovare un minimo di man forte in maniera concreta, e non con dritte e proposte presto sfumate nel vento.

    Bon, che altro?
    Tiro fuori i miei pg, rendo questa cosa non del tutto vana ma piuttosto nuovo spunto per le mie role e spero che riusciate a capire il senso di questo post. Cià :sisi:
     
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    Il Fato vi caccia tutti dalla Sala delle Torture, e vi rimanda all'appuntamento del giorno seguente nell'ufficio di Phobos Campbell, dove saprete cosa i professori hanno deciso in merito alle punizioni. Riguarderà tutti gli studenti che hanno postato; i docenti vi faranno sapere il prima possibile quale sarà la vostra sorte.
    Nel mentre, colgo l'opportunità per dire che nessun post è mai sprecato, e leggere i vostri post fa sempre - sempre - piacere, ricordatelo sempre ♥ Siamo qui per scrivere e per leggere, quindi grazie a tutti di averci dato quest'opportunità, e grazie a Charles per aver tentato la sorte dando a tutti modo di esplorare una parte del proprio pg che, magari, non era ancora stata scoperta (e di aver permesso a pg di nascere: si sa che i fittizi, quando sopravvivono, non durano mai fittizi a lungo :uhuh: GOLDEN GUARDO VOI!! )
    Buone feste oblivion, siete bellissimi e valete sempre la pena ♥ ALLA PROSSIMA SUICIDE SQUAD!

    :nois:



    Edited by portavoce del karma‚ ossequi - 23/12/2018, 19:02
     
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