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casa simmons | 21.11.1918

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    Danihel Simmons affogava i propri dispiaceri nell'alcol. Annullava il ricordo delle grida dei soldati e le preghiere dei giovani al fronte mandando giù per la gola bruciante whiskey di qualità infima - giusto per dimenticare qualche minuto o qualche ora come la guerra avesse fottuto tutto e tutti intorno a sè, e come l'illusione di un ragazzo fosse diventata la delusione di un uomo; per questo motivo non era difficile trovarlo al saloon di Bodie alle ore più disparate, bicchiere in mano e sorriso triste sulle labbra.
    Archibald Leroy, tuttavia, aveva sempre preferito altri metodi per trovare la pace di cui aveva evidentemente bisogno. Beveva, indubbiamente, ma prima di Bodie non aveva mai utilizzato l'alcol come una via di fuga dalla propria realtà, quanto come un aiuto per passare una bella serata a cuore aperto fra amici. Quante idiozie erano uscite nei "non ho mai" dei catafratti? Quanti tormentoni stupidi creati in quelle serate all'insegna di giochi alcolici e shottini fatti con liquori dal prezzo così stracciato che era un miracolo fossero ancora tutti vivi? No, l'alcol non era stato una scappatoia, l'alcol era divertimento, leggerezza. La vera droga malata del serpeverde, la sua ancora di salvezza, era da sempre - da quelle notte eterne in orfanotrofio o da genitori affidatari ignobili - la lotta intrapresa con il proprio corpo, il dolore e la stanchezza. Sfinirsi lo aiutava ben più di un boccale di vino a non pensare, ed era quello il motivo per cui stava correndo da quasi un'ora, fiato corto, capelli fradici di sudore e di pioggia, membra a dolere. Nessuna meta per il Leroy, solo un passo dopo l'altro nel fango man mano che si allontanava dal centro della città e la circumnavigava, tenendo le case sempre a vista - giusto per essere sicuro di non trovarsi dall'altra parte della california senza cibo.
    Erano passati cinque mesi (seppur uno se lo fossero persi per strada) da quando avevano scoperto che esisteva un modo per tornare a casa; cinque mesi passati a sperare, a festeggiare, a credere che quella prigionia forzata - che col tempo iniziava a diventare inquietantemente vita quotidiana - potesse finire da un momento all'altro. Eppure, ancora nulla era successo. Arci nell'AU aveva sentito della minaccia riguardo il risveglio di Abbadon, aveva preso nota in una minuscola parte del proprio cervello e aveva deciso volontariamente di ignorare per il momento l'informazione, ma più passava il tempo, meno riusciva a farlo. Sarebbero davvero tornati a casa? Avrebbero messo a rischio la vita di tutti, il destino del mondo, solo per poter riabbracciare i propri cari? Aveva visto la guerra nell'universo alternativo; non poteva immaginare che quei corpi, quei lutti, fossero i propri. Il suo Jeremy, il suo Eugene, la sua Gwen. D'altro lato, era stato il preside di Salem stesso a dir loro che Vasilov avrebbe potuto trovare un altro modo per liberare il quinto fondatore, quindi a che pro restare dietro le quinte di una guerra già imminente?
    Se Lancaster avesse smesso di farsi i cazzi propri dall'altra parte dell'universo (letteralmente), magari - e dico magari - i vari Viaggiatori nel tempo avrebbero potuto mettersi a tavolino e discuterne con lui, chiedere quanto Abbadon fosse effettivamente potente, se davvero non fosse possibile tenerlo imprigionato, già che possedevano due delle tre chiavi che lo tenevano sotto scacco, se non potessero aprire il portale e recuperare la terza giratempo da Vasilov... le informazioni in loro possesso erano scarne, lacunose. Come potevano decidere così?
    Avrebbe dovuto parlare con Gwen. Erano passati mesi, e ancora Arci, superstizioso come pochi, non aveva voluto chiedere alla ragazza del futuro dal quale proveniva - dove era sua figlia. Aveva sempre avuto una visione circolare del tempo (IL TEMPO E' CIRCOLARE!!! -RaduCit) e non era certo di essere pronto a sapere se avesse avuto ragione o meno. Da che futuro arrivava Gwen? L'aveva già cambiato con il suo arrivo e quello degli altri, o il suo viaggio era da sempre stato destinato? Nel suo mondo Abbadon era stato liberato?
    Iniziò a rallentare, stanco e affaticato (fisicamente, mentalmente), quando una strana sensazione di disagio lo colpì; non per la lotta che avveniva dentro di lui, ma per qualcosa che stava succedendo fuori. Il passò diminuì diventando una camminata sotto la pioggia, la quale lentamente scemò fino a smettere, e nonostante ci fosse improvvisamente qualcosa di sbagliato intorno a lui, e quest'idea crescesse di secondo in secondo, Arci continuò comunque ad avanzare verso una fattoria ormai poco lontana che si affacciava a destra sulla strada, guidato da un insano istinto. curiosità, sesto sesto; qualcosa del genere.
    Si guardò indietro, studiando le case di Bodie in lontananza, e continuando verso l'edificio rosso portò la mano verso la manica della camicia, assicurandosi di avere la bacchetta comoda da prendere. Si era sempre vantato di essere un veggente, di sentirle, certe cose, di capirlo, quando qualcosa non andava... e in quel momento, come forse mai nella vita, Arci era certo che fosse capitato qualcosa. Glielo diceva la stretta allo stomaco, glielo diceva la gola improvvisamente secca, glielo diceva il suo terzo occhio - e forse anche indizi più incomprensibili e spaventosi che non riusciva a classificare. "Che diavolo-...?" La prima idea, fu che si fosse aperto un altro varco come mesi prima, quando CJ li aveva chiamati a quel capanno, ma non provava un senso di dejavu verso la sensazione di quel momento, solo disagio; una mattonella fuori posto in una pavimentazione perfetta, un kit kat morsicato, il latte prima dei cereali per i pidies milkobitch.
    Si avvicinò ancora verso la porta, tese le dita bagnate per aprire prima ancora di bussare, ma la mano restò bloccata in aria quando Arci notò, confuso e inquietato, quel rumore fastidioso e innaturale.
    No, anzi - l'assenza di rumore; un qualsiasi rumore. Si guardò a destra e sinistra, chiedendosi se non fosse impazzito; il temporale - veloce com'era iniziato - era finito, ma dov'erano gli animali? I grilli? Il vento? Le grida delle persone, le risate dei bambini? La casa poteva essere disabitata, ma il resto del quartiere? Si umettò le labbra, riportando lo sguardo avanti a sè.
    Bastò sfiorare il pomello della porta, perchè questa - già socchiusa - si aprisse. Assolutamente per niente creepy. Afferrò la bacchetta, e diede una spallata al legno, spalancando l'uscio per poter guardare in casa, pronto alla difesa in caso di malintenzionati.
    Vuoto. Non c'era anima viva nella fattoria - e non c'era davvero. Quando Arci abbassò lo sguardo e vide la famiglia a terra, si irrigidì istintivamente, la bacchetta puntata verso l'angolo della casa, in attesa che qualcuno - l'assassino - uscisse allo scoperto e attaccasse anche lui. Quando non accadde nulla, abbassò nuovamente lo sguardo sulle persone, sull'uomo, la donna, i due bambini. Tutti immobili sul pavimento. Nessun segno di lotta sui loro corpi, nessuna ferita. Aggrottando le sopracciglia, Arci finalmente si avvicinò a loro, lasciando orme di fango sul pavimento che avrebbe pulito con la magia prima di andarsene. Diede un colpetto all'uomo con un piede, posò cauto due dita sul collo dei bambini e dei genitori, il tutto senza fare rumore e con le orecchie tese per assicurarsi non spuntassero minacce. Provò un paio di incantesimi curativi, cercò di scuoterli e sentire il respiro. Si passò una mano fra i capelli fradici, e baciò la croce che portava al collo mormorando una preghiera.
    Erano morti, indubbiamente.
    Categoricamente, definitivamente morti - senza fiato e senza battito... ma c'era qualcosa di estremamente strano nei loro corpi, qualcosa che li faceva sembrare più addormentati, che cadaveri. Dovevano essere morti da appena qualche minuto; erano stati forse avvelenati? Incantati? Sembrava decisamente frutto di una magia... ma chi di loro Viaggiatori avrebbe fatto una cosa del genere ad un'intera famiglia, e per quale motivo? E quel silenzio, quella sensazione di errore inspiegabile? Quel luogo era come bloccato nel tempo, ma non conosceva a Bodie cronocineti che avrebbero fatto una cosa simile... che fosse la terza giratempo, quella posseduta da Vasilov? Se la chiave tenuta da Lancaster faceva tornare inditro nel tempo, quella di Lafayette lo faceva andare avanti, avrebbe avuto senso che quella del terzo preside avesse quel potere, e se Lancaster aveva detto il vero, Abbadon nel loro mondo era stato imprigionato centinaia di anni prima - quindi le tre giratempo nel 1918 erano già in circolazione. Magari erano finite nelle mani sbagliate.
    Si tirò su, ragionando sul da farsi. Doveva dirlo allo sceriffo, magari con una soffiata anonima? Oppure fare finta di niente, e non rischiare così di venir accusato per un crimine commesso da altri? O ancora, doveva stare zitto perchè chiaramente lì era successo qualcosa, ma non qualcosa che concerneva il mondo babbano - o il solo 1918 in generale? Purtroppo, l'unica persona con cui avrebbe potuto parlarne in sicurezza e che magari gli avrebbe dato risposte, era il buon vecchio Lancaster, come sempre perso a fanculonia e irrintracciabile. Doveva dirlo agli altri Viaggiatori, ma perchè allarmarli, quando poteva essere qualcosa del tutto slegato alla loro situazione?
    Arci, tenendo la bacchetta tesa, iniziò a fare un giro della casa, cercando segni di effrazione, mobili rovesciati, qualcuno, ma la casa era deserta a parte i quattro corpi, ed era in uno stato impeccabile - come se nessuno ci fosse entrato per molto tempo. Rabbrividendo, alla fine optò per non fare niente, non toccare niente. Semplicemente si girò, e riprese a correre verso casa.


    «dov'è toothy?» archibald non era un padre particolarmente affettuoso, non in maniera convenzionale almeno, ma si sentiva giustamente responsabile per quel ragazzino dai capelli rossi; sebbene avesse cercato di non affezionarvici troppo (guidato dalla speranza, un giorno, di tornare nel 2018 e tristemente abbandonarlo) ormai era inevitabilmente parte della propria quotidianità e del proprio cuore. Un po' rude, scemotto, abituato a cavarsela da solo... Arci si rivedeva in Toothless, e ormai gli voleva bene se non come ad un figlio (sensazione strana da capire a diciannove anni #ehGwen), per lo meno come un fratellino; non voleva gli capitasse niente di male.
    Non voleva venisse trovato morto in qualche casa senza spiegazione logica.
    «se non arriva per cena mangiamo senza di lui e si attacca» che era un modo burbero per dire che Arci non l'avrebbe aspettato per mangiare, ma sarebbe comunque rimasto in sala a fargli compagnia al suo rientro, fingendo di star facendo altro (leggere, solitamente, ovvero una perdita di tempo visto che senza occhiali Arci non era in grado di di godersi alcun libro; senza Aidan, probabilmente i pomeriggi sarebbero stati molto più lunghi). Magari avrebbe potuto leggere il futuro di Aidan e Jay e fare così a Tooth un'altra spassionata lezione sulle carte per fargliele imparare, visto che non era bastato farlo vestire da cartomante il 31 ottobre (non che il primo halloween di Tooth - e di Bodie - fosse stato un fiasco totale, anzi). Sperava il telecineta non fosse troppo arrabbiato per la ginocchiata ricevuta al suo arrivo nelle parti intime; andiamo, era di dominio pubblico che fosse un gesto d'affetto!!1 E no, non perchè così facendo gli avrebbe impedito di ingravidare gente che non fosse Lydia (ma anche. #ehjay).
    Finì di affettare patate e carote per la minestra, e si voltò verso Gwen per dire altro - bloccandosi prima di ancora di iniziare a parlare e studiandone il viso.
    A volte capitava. Faceva tutt'altro (preparava la cena, faceva una lettura delle carte, chiacchierava con altri) e all'improvviso un movimento particolare della ragazza, un tratto del suo volto fino a quel momento ignorato, gli pareva incredibilmente familiare; c'erano giorni in cui Arci rompeva il momento scoppiando a ridere con un «sei proprio mia figlia!», «questo l'hai preso dal ramo Gallagher della famiglia», «non usare questo tono di voce con me, signorinella» «Torna a casa per mezzanotte se non vuoi finire in punizione», ma molto più spesso era spaventato e basta. Era stato un buon padre? Era vivo nel futuro di propria figlia, oppure no? E se non era morto, perchè lei lo aveva abbandonato? Gwen sarebbe mai tornata al proprio tempo da un Arci quasi cinquantenne, o era rimasta bloccata nel passato come loro erano rimasti bloccati nel 1918? Senza contare che la conosceva da anni; come funzionava? Aveva modificato la loro memoria, facendo credere a tutti di esserci sempre stata? aveva fatto il viaggio nel tempo da bambina? Perchè?
    «com'era il 2043?» la domanda era sorta spontanea, tenuta fra le labbra in attesa di uscire per mesi. Si umettò le labbra, rigirandosi verso il piano cucina come se fosse stata una conversazione totalmente normale. «Avevi parlato di una malattia; come funziona? Per caso... le persone muoiono dal nulla? Sembrano addormentate, bloccate nel tempo e insvegliabili? Esisteva una cura?» poteva aver assistito al primo caso di una malattia incurabile che aveva fatto scappare sua figlia nel passato; voleva saperlo, se era l'inizio dell'apocalisse; voleva saperlo, se restando a Bodie sarebbero morti anche loro.
    Some people survive chaos and
    that is how they grow -----------
    and some people thrive in chaos
    because chaos is all they know
    21.11.1918 | baker boy | 19 21 y.o.
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    danihel simmons.
    archibald leroy.


    UH arci di cattivo umore (strano) va a fare jogging, arrivato alla periferia di Bodie il suo terzo occhio si attiva (cosa) e ha una strana sensazione, quindi si avvicina ad una fattoria e sHOOK dentro c'è una famiglia morta (morta in modo strano, visto che sembra più che altro addormentata, bloccata nel tempo). Pensa bene di andarsene #PlayItCool
    La sera a cena con Gwen (Jay? Aidan? Sunday??? sentitevi liberi di aggiungervi per gli star point che servono sempre mlmlml CENA A CASA SIMMONS PER CHI VUOLE! #cos) dopo aver chiesto dove sia Tooth, chiede a Gwen com'era la malattia nel 2043, se porta ad una morte simile a quella che ha visto nella fattoria :blush:

    sì ho fatto il riassunto così se rispondete fra mesi non dovete rileggere #tattiche


    Edited by ‚soft boy - 4/2/2021, 12:16
     
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    «Andiamo a rubare a casa della signora Yellow?» Ma...era scemo? Voleva bene a Toothy come un figlio - meh, facciamo fratello minore và, non era ancora pronta a provare l'ebrezza di esser genitore a diciannove anni (ciao papix2), non quando nel corso della sua adolescenza era stata più che attenta a prender le adeguate precauzioni e non finire intrappolata a vita con un bambino. Di lì a due giorni avrebbe battuto la teen pregnancy, vi rendete conto? Per una come lei era un gran traguardo.
    Comunque, oramai considerava quel bambino come parte integrante della loro famiglia, ed era più che certa del fatto che avrebbe fatto qualunque cosa, qualora quando Lancaster li avrebbe riportati nel loro presente, per portarselo con sé e non abbandonarlo in quella cittadina. Ovviamente sapeva che, anche rimasto solo, sarebbe riuscito a cavarsela, ma la ragazza non aveva alcuna intenzione di abbandonarlo. Anche perché sì, se la sarebbe cavata, ma sicuramente non bene: a volte se ne usciva con idee talmente stupite da far riflettere la ragazza sull'eventuale possibilità di un qualche ritardo mentale di Toothy. Nemmeno lei era un genio eh, ne era ben consapevole, ma livelli simili non li aveva mai toccati o forse sì. Così, ogni volta che il ragazzino ideava qualche piano fuori da ogni logica razionale, a Gwen piangeva un po' il cuore, sentendo il lavoro educativo dei Simmons praticamente inutile: non l'avevano forse istruito affinché rubasse bene, da vero professionista??? Andare dalla signora Yellow di giovedì mattina, quando la donna era sicuramente in casa, era una mossa proprio stupida. Per evitare di far scenate in mezzo alla strada, e visto che le parole che sarebbero uscite dalla bocca della Markley per riprenderlo non sarebbero per nulla state adatte ad una giovane perpetua, la ragazza fece ricorso all'una delle cose che più riuscivano a calmarla al mondo, perfino più delle canne: i tormentoni spagnoli. Così, iniziò a canticchiare mentalmente Felices los 4, nella speranza di distrarsi e non sentire eventuali altre cretinate del fratell..cugino, in queste occasioni lo considerava cugino, era meno doloroso
    Si conmigo te quedas o con otro tú te vas
    No me importa un carajo porque sé que volverás

    «Possiamo entrare dalla finestra e...» damn, la sua tecnica non stava funzionando, lo sentiva ancora parlare. Era bello che con il passare del tempo si fosse aperto così tanto, sia chiaro, ed avesse smesso di rivolgersi a loro semplicemente in monosillabi, ma sentirgli esporre piani destinati a fallire era un dolore troppo grande da sopportare.
    Y si con otro pasas el rato
    Vamo' a ser feliz, vamo' a ser feliz

    «..ed arrivare alla dispensa per prender qualcosa da mangiar..» Nemmeno alle cose di valore pensava, vi rendete conto? Era troppo. Non gli diede nemmeno il tempo di finire quella frase.
    «FELICES LOS CUATRO,
    TE AGRANDAMO EL CUARTO»

    Toothy le rivolse un'occhiata confusa, mentre altre persone si girarono nella loro direzione. Ma, sinceramente, a Gwendolyn non importava nulla: cantare ad alta voce era decisamente meglio che cantare unicamente nella propria testa, e sicuramente più liberatorio.
    «YO TE ACEPTO EL TRATO,
    Y LO HACEMO' TO' RAAATOOO»
    Se il prezzo da pagare sarebbe stato qualche sguardo sconvolto nella sua direzione e qualche orecchio sanguinante dei paesani, di certo sarebbe stata disposta a pagarlo. Anche perché, l'unico di cui le importasse davvero qualcosa, ben abituato a situazioni simili (quante volte, negli ultimi tempi, aveva iniziato a strillare cantare in momenti random? Troppe) aveva già tirato fuori dalle tasche del cappotto due batuffoli di cotone con i quali si era tappato le orecchie.
    Almeno lui era al sicuro.

    «dov'è toothy?» Sinceramente, dopo esserselo portato con sé tutta la mattina, dopo pranzo era stata ben felice di lasciarlo libero «non saprei, l'ho lasciato verso le tre con i suoi amici a rotolarsi nel fango dell'orto del signor Hululu» Parecchio strani, i bambini di Bodie: probabilmente era l'assenza di televisione o altre tecnologie a non lasciar loro altra possibilità che far cose stupide. «spero solo non faccia troppo tardi: inizia già a far freddo e senza prima lavarsi in cortile, a casa non ci rientra» Accettava le sue strane abitudini, e i Simmons gli lasciavano sempre libertà su qualunque cosa, ma di certo Gwen non sarebbe stata disposta ad accettare che casa loro si trasformasse in un letamaio. Già era difficile sopportar Sandy quando rientrava dal circo, prima che si facesse la doccia, e ancor di più Toothy in generale (anche se, col passare del tempo, gli avevano insegnato a curare la sua igiene personale un po' di più)
    Dato che era negata in cucina, e nella vita pre-far west era andata avanti a sushi all you can eat e just eat comodamente sdraiata sul divano, ad ora di cena non gli restava altro che apparecchiare la tavola mentre lasciava ad altri il compito di preparare da mangiare. E quella domanda arrivò improvvisa, inaspettata, anche se era ormai da un bel po' che la ragazza era in tensione in attesa di quel momento. Mentre si chinò a raccogliere il piatto scivolatole dalle mani, nel momento stesso in cui dalla bocca di arci era uscita la parola 2043, la ragazza riprese il suo mantra tranquillizzante.
    Pónteme pónteme
    pónteme en plena

    Magari se l'era solo immaginato, no? «Avevi parlato di una malattia; come funziona? No, non era solo nella testa di Ale di Gwen. «MUOVETE ESE CUERPO ALEGRIA MACARENA» Okay, già si sentiva un po' meglio. «Per caso... le persone muoiono dal nulla? Sembrano addormentate, bloccate nel tempo e insvegliabili? Esisteva una cura?» Chiariamoci: non è che non ne volesse parlare, anzi. Solo che, dopo quella rivelazione fatta in fretta e furia, sconvolgendo tutti i piani e i discorsi che la ragazza aveva preparato nel corso degli anni, la situazione si era cristallizzata: non ne avevano mai parlato sul serio, buttando tutto in tono scherzoso. E, naturalmente, la ragazza non aveva fatto nulla per ottenere da loro di più, ben consapevole di quando una notizia del genere fosse pesante da digerire: lei stessa ci aveva messo del tempo, a metabolizzare Arci ed Aidan come genitori, quando per anni era cresciuta al loro fianco considerandoli amici. E poi, la ragazza non aveva completa libertà di parola, non ancora: aveva rivelato la sua, di parentela, ma come poteva parlare liberamente, dovendo tener segreta l'esistenza di altre due figlie? Per prima cosa, non sapeva neppure se Shiloh e Nicky sapessero, e non sapeva nemmeno se, in caso, avessero voluto farlo sapere. Non era un suo segreto da rivelare, così come non lo era svelare a Jay la vera identità di Erin e Scott. Ma alla fine, Arci gli aveva chiesto solo della malattia, no? Di quella ne poteva parlare. Del fatto che lei e le sue sorelle l'avessero abbandonato malato nel futuro, un po' meno. «Il 2043 era...tremendo» O almeno, così gliel'avevano sempre presentato all'accademia «ne ho conoscenza soltanto attraverso foto e documenti » e la lettera scritta a me stessa «ma ciò che so, è che non era un mondo in cui valeva più la pena vivere. L'unica speranza di migliorare le cose era tornare indietro nel tempo » Indietro, perché davanti era impossibile: quel presente non aveva alcun briciolo di margine di miglioramento, in futuro. Era morto, così come era morta gran parte della popolazione. «La malattia...credo colpisse in modi diversi le persone» E credeva, perché durante le lezioni la ragazza era stata più impegnata a imparare le parentele e farsi fanfiction mentali sui vari legami piuttosto che ascoltare le cose serie «alcuni morivano nel giro di qualche giorno, altri sono rimasti in quello stato per anni. Ma una cura non esisteva» O almeno, non avevano mai scoperto di che cosa si trattasse «per quello è stata organizzata la missione: per dar vita ad un futuro migliore»
    Un futuro dove una ragazza come Danielle Leroy Baudelaire-Gallagher non sarebbe stata costretta a dire addio ai suoi amici, alle persone a cui voleva bene, alla sua famiglia ed a sé stessa, per vivere una vita normale, estranea a sofferenza e malattie su scala mondiale. L'aria nella stanza si era fatta alquanto tesa o era solo una sua impressione??? Vabbè, nel dubbio... «scusate ma non vi interessa sapere chi avete ingravidato per dar vita a una tale benedizione della natura??» Se fosse stata in loro, quella era sicuramente la prima domanda che avrebbe fatto. Anche se #spoiler: la risposta probabilmente non sarebbe stata di loro gradimento.
    My drug of choice is
    the love I get from Jesus.
    Just kidding,
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    21.11.1918 | church’s girl | 19 y/o
    daughter of satan
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    mariel simmons
    gwendolyn markley


    • gwendolyn markley - soffre di una speciale sindrome di tourette che lo costringe a strillare pezzi casuali di canzoni pop latine (es: despacito; e pitbull vale sempre)
     
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    Prese un lungo tiro dalla sigaretta, trattenendo poi il fumo nella bocca fino a sentire la lingua bruciare; infine lo lasciò andare, distratto, mentre col pollice picchiettava sul filtro affinché la cenere del tabacco si disperdesse sull’asfalto e tra le foglie infangate.
    Era stata una giornata particolarmente brutta, quella: la furia della tempesta si era abbattuta sui tetti di Bodie e con sé aveva portato un’ondata di distruzione. Aveva osservato da dietro a vetri sporchi le persone che si riversavano tra i campi nell’intento di salvare il salvabile, incuranti delle vesti zuppe, finché non aveva più potuto; era stato quasi catartico vedere le piante piegarsi su loro stesse, la pioggia cadere copiosa e irata e scivolare sulle facciate, sentire il suono che produceva quando si abbatteva a terra. Con l’indice aveva tracciato il percorso delle gocce sulla finestra, studiandole come se fossero piccole costellazioni, e per la prima volta in mesi era stato pervaso da una calma placida; occhi chiusi e polpastrelli premuti contro la superficie fredda, si era sentito distante anni luce da quel corpo e da quella testa – una ben meritata pausa dai mille fili e cristalli che componevano Aidan Gallagher.
    Si strinse meglio nel cappotto (uno spolverino cammello di lana fitta, decisamente femminile e decisamente non suo; ricordava vagamente di averlo afferrato qualche notte prima dalla sedia su cui era stato poggiato e dimenticato, buttandolo sulle sue spalle per proteggersi dall’aria fredda delle notti californiane, e di esserselo portato a casa come un cane abbandonato – si era detto per praticità: era più semplice convincersi che il gelo che gli attanagliava le ossa avesse a che fare con il clima di novembre), alzando il colletto per nasconderci il viso pallido. Fredda quell’aria che lo colpiva in viso e gli smuoveva le ciocche lunghe, arruffando i capelli già di per loro disordinati, e freddi i suoi occhi – chiari fino a sembrare trasparenti, ingrigiti da un cielo quasi distopico, sottratti di qualsivoglia emozione; scrutavano apatici i loro dintorni senza effettivamente soffermarsi su qualcosa di specifico, assorbendo il panorama con il distacco di chi osserva una scena attraverso lo schermo del televisore. Non perché effettivamente lo volesse, ma perché non aveva scelta: non nei giorni precedenti a dicembre, quando il suo mondo si stringeva, e si stringeva, e ancora, fino a divenire poco più di un cubo nel palmo della sua mano.
    Portò nuovamente la sigaretta alle labbra, cercando di concentrarsi sull’odore di terra bagnata misto a quello del tabacco povero e di riempirsene i polmoni – finse di non notare il tremore dei suoi arti, di come il respiro fosse accelerato drasticamente in quei pochi secondi. Strinse i denti attorno alla punta della lingua e inspirò dalle narici, forzando il processo affinché questo tornasse ad essere automatico, poi fece per girare i tacchi e rinchiudersi nuovamente tra le mura di ciò che definiva, erroneamente, casa, ma venne bloccato dal richiamo del suo nome – o, meglio ancora, dell’individuo che si fingeva di essere. Batté le palpebre, voltandosi nella direzione della voce solo quando udì i passi altrui rallentare a pochi centimetri di distanza; passò lo sguardo sui vestiti malconci, sul fango che sembrava ricoprire ogni singolo lembo di pelle e tessuto, sulle labbra ripiegate in un sorriso così in contrasto con il tempo e l’umore del Gallagher da metterlo a disagio tant’era fuori luogo, infine puntò le iridi verdi in quelle ceruleo di Toothless.
    Inarcò lento un sopracciglio, prendendosi qualche altro secondo di silenzio prima di rispondere: «ragazzino.» Spostò il peso da una gamba all’altra, e si guardò attorno: oltre alle mattonelle spoglie di casa Kingsley e il verde acido degli orti in lontananza non sembrava esserci molto altro. Con la coda dell’occhio spiò nuovamente il vicolo buio in cerca di un’ombra che sapeva di non poter trovare, un’azione che gli fece imprecare sottovoce contro se stesso per esserci caduto una seconda volta. «hai bisogno di qualcosa?» Lo disse casualmente, senza effettivo interesse; l’idea era quella di lasciarlo parlare e poi liquidarlo con uno scusa ma ho da fare come già in precedenza aveva fatto, il bisogno di rintanarsi nel buio del proprio soggiorno talmente forte da renderlo irrequieto – buttò a terra la cicca, calpestandola più volte, e passò le dita tra i capelli così da poter occupare nuovamente le mani, la fronte corrugata e il cuore in gola. Gli bastò un’ulteriore occhiata al figlio acquisito dei Simmons, però, per concludere che quella giornata non sarebbe finita nel modo in cui aveva sperato; sospirò, e prima ancora che questi potesse rompere il silenzio con la richiesta che fino a quel momento aveva impregnato l’aria fino a renderla pesante, gesticolò vago, come per scacciare via la tensione. «per che cos’è, stavolta?» E il ragazzino, con il genere di sfacciato menefreghismo che senza dubbio aveva imparato dai genitori affidatari, alzò le spalle; Aidan lo guardò afferrare la foglia che si era attaccata ai pantaloni e buttarla via con un gesto brusco della mano, totalmente a suo agio sotto agli strati di sporco che lo ricoprivano come una seconda pelle. «invasione delle cavallette,» concluse. Aidan annuì solenne, mormorando un «capisco» mentre con l’indice grattava il sopracciglio – fissò nuovamente la casa, crogiolandosi all’idea di poter sparire per qualche altra ora o settimana o mese e fingere di non esistere. «suppongo abbiano già terminato la scorta nelle dispense e siano passate a cibarsi delle persone.» Quando gli occhi trovarono nuovamente Toothless, quest’ultimo si stava studiando le unghie smangiucchiate in vago disinteresse; neanche provò a mettere pathos nella sua performance, del tutto abulico mentre descriveva il tragico destino dei Simmons: «beh, Danihel non ha più una testa.» Aidan gli avrebbe battuto il palmo sulla spalla in una pacca consolatoria, se solo la cosa non avesse comportato riempirsi di ciò che aveva l’aria d’essere un delizioso mix di fango e concime. Si limitò a inclinare la testa di lato; «oh, quello—» arricciò il naso, poi fece schioccare la lingua contro il palato. Bittersweet. «temo non ce l’abbia mai avuta, caro.» Infine gli fece segno di seguirlo con un cenno del volto, incamminandosi verso la scena del crimine. Cinque minuti, si disse. Non è un problema. Cinque minuti e me ne vado.



    Era un problema.
    Strinse le palpebre, massaggiò le tempie. Era un fottutissimo problema. «Avevi parlato di una malattia; come—» si pentì all’istante di non essersi concesso un’entrata più drammatica; di non aver sbattuto la porta così forte da far tremare i muri e voltare le teste dei presenti, mettendo una fine effettiva a quella frase. Non era questo, dopotutto, il genere di benvenuto che si sarebbe aspettato dopo quasi due settimane di totale silenzio. Invero, le visite a casa Simmons erano diventate estremamente rare e corte nell’ultimo mese – una novità improvvisa che aveva ritenuto necessaria per mantenere al limite dello stabile la sua sanità mentale e quella di chi lo circondava –, ma fino a quel momento se l’era cavata con scambi di sguardi accigliati e risposte scattose a domande scomode. Mai prima d’allora era caduto in una trappola simile. Con il pugno ancora stretto saldamente attorno alla maniglia, si chiese quanto sarebbe stato squallido aprire di nuovo la porta e correre nella direzione opposta e fingere di non aver mai varcato quella maledettissima soglia. Passò la lingua sulle labbra ferite e lasciò la presa, raddrizzando la schiena e alzando appena il mento prima di muoversi in direzione dell’umile cucina in cui, apparentemente, si trovavano perpetua e marines-diventato-panettiere in tutta la loro gloria. Poco più di uno spettro, Wood Kingsley: camminava col passo leggero di chi non vuole essere veramente notato, le ciglia scure a creare ombre sulla pelle scavata, i ricci maldestramente ordinati in una cascata priva di senso che copriva parte del viso. Non alzò lo sguardo sui diretti interessati quando finalmente li ebbe accanto; piuttosto si posizionò contro il muro nella speranza che la carta da parati lo risucchiasse, tenendosi nel mentre indaffarato con il cestino di frutta che aveva preso a ispezionare con (palesemente finto) interesse. «per quello è stata organizzata la missione: per dar vita ad un futuro migliore» ah, beh. Si trattenne dal far roteare gli occhi, le labbra ancora saldamente chiuse; inutile dire che non capisse lo scopo di discutere di futuro quando erano intrappolati a cent’anni di distanza da ciò che prima consideravano presente, ma non era intenzionato a inserirsi nella discussione. Rigirò il gambo di una mela tra le dita, sguardo impassibile nonostante le spalle tese rivelassero facilmente il suo stato d’animo. Sperava solo che si fossero abituati a vederlo in quel modo – inquieto come una tigre in gabbia e perso in pensieri ingarbugliati che mai avrebbe condiviso, incline alla comunicazione a monosillabi e solo se strettamente necessaria – e che quindi la cosa passasse perlopiù inosservata. «non vi interessa sapere chi avete ingravidato per dar vita a una tale benedizione della natura?» fu rapido, allora, a pronunciare un secco «no» prima ancora che il Leroy-Baudelaire potesse approfondire la conversazione. Gli occhi si posarono su Gwen, poi su Arci: li studiò per qualche attimo, in un silenzio che sembrava quasi sfidarli, prima di afferrare la mela e lanciarla in aria. «Tooth necessita un’educazione.» Un tentativo come un altro di cambiare argomento, ma anche un dato di fatto. «e di valori.» Lanciò nuovamente il frutto in aria, stavolta rivolgendo un secondo sguardo alla Markley; nel tragitto verso casa Toothless aveva avuto modo di raccontargli il genere di avventure che passava con la perpetua, per sua (di Gwen come di Aidan, è sottinteso) sfortuna. «ma chi sono io per dirvi cosa fare?» Una persona con un minimo di buon senso, chiaramente. Ormai annoiato decise di dare un morso alla mela, considerando un progresso il fatto che la nausea non l’avesse costretto a buttarla nel cestino subito dopo. Invigorito dal primo pasto della giornata, nonché l’unico che sembrava intenzionato a scendergli nello stomaco, tentò addirittura un sorriso: praticamente impercettibile e dalla piega amara, ma pur sempre qualcosa. «e buonasera, Simmons.»
    And this'll be my one remorse But this stream's kept me abused, And this stream is a hungry course And time can make it new
    estranged farmer, 9teen
    who waits forever anyway?
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    wood kingsley
    aidan gallagher


    in altre parole:

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    «Il 2043 era...tremendo»
    fantastiko. Riprese ad affettare verdure, impedendosi di alzare gli occhi al cielo; ovviamente il futuro non riservava loro che morte e perdizione. Non poteva essere tornata indietro per salvare - idk - il presidente degli Stati Uniti, no. Doveva essere scappata da una fottuta apocalisse. Santo Nostradamus, Arci sperava almeno ci sarebbero stati gli zombi. Cercò di immaginare il se stesso quarantatreenne (nei propri headcanon era invecchiato bene; non poteva esistere un au dove archibald leroy non fosse bello come il sole), inserendolo nel contesto di un mondo in catafascio. Un mondo in cui non valeva la pena vivere - cit - e in cui la sua bellissima figlia lo aveva abbandonato tornando indietro nel tempo, lasciandolo lì come un idiota. Sempre che Arci-2043 fosse vivo (e gli piaceva credere fosse così), perchè lasciarlo indietro? Oppure, se era stato lui a decidere di non andarsene, cosa lo aveva spinto o restare in quel futuro? Jeremy, Bells? Lydia, Jay? «alcuni morivano nel giro di qualche giorno, altri sono rimasti in quello stato per anni. Ma una cura non esisteva. per quello è stata organizzata la missione: per dar vita ad un futuro migliore»
    «cerchi- cercavi una cura, quindi? Qui?» sbuffò, correggendosi di nuovo: «, a casa. Nel ventunesimo secolo-... e, oh, bentornato figliol-» si voltò di tre quarti alla ricerca di un Toothless che era convinto di aver sentito entrare trovandosi, invece, un Aidan. «-prodigo
    Aria patita, pelle tirata e livida, aspetto non poi troppo diverso da quando l'aveva spiato- osservato non visto qualche giorno prima nella propria forma animagus. Dopo un paio di secondi a studiarlo alla ricerca istintiva di graffi o ferite, Arci distolse rapido lo sguardo, i muscoli a farsi tesi di riflesso sotto la camicia.
    "Non battere il pugno sul tagliere. Non andartene. Trattieni commenti sarcastici. Non essere melodrammatico. Non fare... beh, non fare l'arci, sostanzialmente".
    Due settimane di assenza erano... difficili, da digerire - tanto più se dopo un mese di visite sempre più saltuarie a seguito di quasi un anno sempre nella vita l'uno degli altri; tanto più quando sei convinto di non aver fatto (stranamente) nulla per incasinare le cose, una volta tanto. Aidan aveva iniziato a sparire dalle loro vite e basta, prima lentamente e poi del tutto, senza dar loro alcuna spiegazione logica, senza dar risposte agli sguardi confusi e alle domande aggressive (ma dal proprio punto di vista neanche abbastanza) che Arci aveva finito per rivolgerli al loro ultimo incontro. C'era voluto lo sguardo accusatore di Tooth a far intendere che facendo così sarebbe stata colpa di Arci se il Gallagher fosse sparito una volta per tutte, c'era voluto il sorriso di Mads a ricordargli che non tutto girava attorno a lui, e se Aidan era sparito doveva avere i suoi motivi - ma alla fine Arci aveva deciso che sarebbe stato più tranquillo; per amore della famiglia che i phani+tooth si erano costruiti, avrebbe moderato i propri toni, evitando di allontanare ancora di più il ragazzo dalle vite di tutti oltre che dalla propria. Visto che a quanto pareva con Toothless continuava ad avere una magnifica amicizia, evidentemente almeno in parte stava funzionando. Un piccola gioia, considerando quanto fosse complicato per Archibald non fare un'applauso a quella testa di merda di un Gallagher per le sue magnifiche performance da stronzo. Ad Arci non piaceva particolarmente essere preso per il culo (in senso metaforico, almeno) e Aidan lo fottutamente sapeva; lo "perdonava" solo perchè stava facendo lo spaccagioie con tutti, e non soltanto con lui.
    Lanciò uno sguardo a Gwen, intenta a domandare se non volessero sapere chi era sua madre, per ricercare la calma di cui aveva bisogno. Quando si parlava di Aidan e la volontà di portargli un coltello alla gola per chiedergli che cazzo di problemi avesse, Gwen (con le sue mute minacce) rappresentava il 50% dell'autocontrollo del leroy.
    «no.»
    Facciamo pure il 70%.
    «Nel mio headcanon, è Kate Middleton» #cosedabaudelaire «E francamente, basta che non sia Tiffany» brividi; sarebbe stato un ottimo motivo per fuggire dal 2043, parlando di tragedie.
    Tornò alla cena, buttando tutte le cose tagliate nella pentola già calda... e dopo aver preso un lungo respiro si voltò, sguardo neutro che sperava non apparisse scocciato o infastidito dalla presenza del Gallagher lì; non lo era. Sotto strati di un melodrammatico ed egocentrico Archibald che si sentiva di nuovo abbandonato da qualcuno di cui pensava di potersi fidare (ciao Oscar, ciao Tiffany, ciao Thad, ciao- Jack chi, scusate?), un Archibald che ovviamente doveva far girare l'abbandono di Aidan attorno a sè, c'era anche una persona vagamente decente felice di vedere che aidan fosse vivo e- beh, abbastanza vegeto.
    Guardò Aidan, guardò il posto che era solito occupare a tavola, tornò al ragazzo lasciando intendere che era il benvenuto a cena, se gli era passato il ciclo. Aveva passato l'ultimo mese a cercare di non illudersi, ad ogni sua visita, che il principino avesse finito di fare i capricci e si decidesse a far tornare le cose come prima ma - ahimè - anche quella volta sapeva di star sperando che Aidan sarebbe rimasto, e non se ne sarebbe più andato.
    Non era una questione personale o di sesso, era più che altro una questione di svegliarsi nella notte e stupirsi di trovarlo al proprio fianco, era una questione di libri che mai Arci si sarebbe letto nel 2017 e che Aidan aveva reso interessanti con la sua voce calda, era una questione di tornei a scala quaranta e Jay che barava. Era una questione di come tutti insieme si rendessero quel posto un po' più sopportabile. Era una questione di come Aidan non si reputasse importante per quell'equilibrio cosmico che si erano creati ma, invece, lo dannatamente fosse.
    Era una questione di-
    Dio, gli mancava, ok? Mancava a tutti e basta.
    «Tooth necessita un’educazione. e di valori» Non si lasciò distrarre dalla mela in aria, continuando a osservare gli occhi chiari del(l'ex?) grifo. «ma chi sono io per dirvi cosa fare?» Si morse la lingua. Chi era lui per dirlo? Aveva anche iniziato a ritenersi escluso dalla loro piccola famiglia disgraziata? E il modo di dire che pensava fosse stato accettato da tutti e quattro del "ci vuole un villaggio per crescere un bambino"? Se l'era già dimenticato?
    «Ci stiamo lavorando» Accennò un sorriso. Rivolse lo sguardo al piccolo di casa, facendo un passo verso di lui. «deve solo imparare a riconoscere i target giusti» allungò una mano, e Tooth mise il broncio. Aw, così carino mentre si fingeva innocente - chissà se era sempre stato così bravo ad avere una faccia da culo, o l'aveva preso dai phanes.
    «Non ti ho preso niente!»
    «davvero?» Arci mostrò l'altra mano, rivelando il mazzo di tarocchi. «allora non ti spiacerà se questi me li riprendo» Tooth spalancò le labbra sottili, mostrando a tutti la bocca sdentata da cui prendeva il nome.
    Lo vide freneticamente palparsi le tasche, e quasi gli scoppiò a ridere in faccia. Caro, piccolo, ingenuo Toothless; pensava di essere l'unico che si era ritrovato a rubacchiare fin da bambino? Di essere l'unico con la mano veloce, solo perchè non mancava di dirlo a tutti? Arci credeva di avergli già mostrato il trucco con le carte in cui faceva uscire sempre solo e soltanto la carta della morte fingendosi scioccato, giusto per terrorizzare un po' il cliente e aggiungere quel tocco di divertimento; credeva davvero fosse magia e non solo talento?
    «Come-» «avrai il tuo mazzo di carte quando imparerai il significato di tutte anche rovesciate. Non puoi avere il mio- no, neanche se è solo per guardare» era l'oggetto del 2017 che si era ritrovato nello zaino il dicembre scorso e, per quanto volesse bene a quel ragazzino, col cazzo che glielo avrebbe lasciato. «Dai, vatti a dare una sciacquata» Non gli sfuggì l'occhiata di sottecchi che Toothless lanciò al Gallagher, e dandogli una spintarella verso la propria camera Arci aggiunse: «Vai ragazzino. Se fai veloce e torni in uno stato decente, sarà qui al tuo ritorno»
    Quando si girò verso Aidan, lo sguardo di sfida che gli fece era simile a quello che il ragazzo aveva lanciato loro poco prima (che provasse ad andarsene senza salutare Tooth), ma cercò di nasconderlo in fretta sorridendo. Non certo un ghigno Leroytm, ma il Gallagher si sarebbe dovuto accontentare. «Hai un aspetto di merda» Constatò, sebbene Aidan - nel caso si fosse premurato negli ultimi giorni di controllarsi ad uno specchio - dovesse saperlo benissimo. Scrollò le spalle. «Ma almeno sei vivo» Alzò una mano per zittirlo prima che potesse fare la lagna o andarsene. «Una famiglia di Bodie è morta, con tanto di due bambini. Non so come, ma sono piuttosto sicuro che sia successo magicamente» si voltò verso Gwen, dubbioso «Credevo potesse avere a che fare con la malattia magia del 2043. Nessun segno di effrazione, tutto al proprio posto, corpi immacolati ma decisamente senza vita. Tutto nella casa dove li ho trovati era inquietante e silenzioso. Fermo, come se il mondo lì si fosse fermato e basta. Potrebbe non essere niente» incrociò le braccia al petto facendo spallucce «O potrebbe essere colpa nostra» se erano riusciti con i loro viaggi nel tempo a far aprire un portale per un universo alternativo, chi assicurava loro che non avessero fottuto il continuum spazio temporale o cose simili? E se si era aperto un altro portale verso un luogo ben peggio dell'AU, e a Bodie si aggirava un killer con strane abilità? «Siete i primi a cui lo dico. Strategia?» phanes 24.
    Tornò a fronteggiare Aidan, lo sguardo a cadere sulla mela di un colore brillante contro l'incarnato malaticcio del Gallagher, e a scivolare poi sui segni ai polsi che sbucavano dal cappottino. Serrò la mascella, obbligandosi a tornare sul viso del ragazzo. «cerca di non farti ammazzare, ok?»
    Some people survive chaos and
    that is how they grow -----------
    and some people thrive in chaos
    because chaos is all they know
    21.11.1918 | baker boy | 19 21 y.o.
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    danihel simmons.
    archibald leroy.



    beh dai parla con gwen, con tooth, con aidan e UH finalmente racconta di vedere la gente scema morta PASSATE PAROLA !!! #cos
     
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    «cerca di non farti ammazzare, ok?»
    E con quello aveva sentito abbastanza.
    «aaaaand CUT.» la poltroncina sulla quale se ne stava beatamente sprofondato ruotó su se stessa con un cigolio sinistro, rivelando infine la presenza del ragazzo. Da quanto tempo era lì? Impossibile stabilirlo, ormai Arci e Gwen non ci facevano nemmeno più caso. Anche perché jay era capace di rimanere per ore a casa /simmoms/ in silenzio senza dire una parola, in mano una fiaschetta e lo sguardo perso nel nulla, troppo occupato a confondersi con la tappezzeria. Quindi sì, aveva ascoltato l'intera conversazione senza aprire bocca, sollevando di tanto in tanto gli occhi al soffitto quando la sexual frustration di arci raggiungeva livelli di massima allerta, un sopracciglio inarcato di fronte alla realtà dipinta da gwen sul loro futuro. Un futuro a quel punto inarrivabile, imprevedibile. «ecco, mi avete fatto girare la sedia. siete contenti?» semicit. raymond holt. Non pensava che sarebbe arrivato a tanto, dopo ore di immobilità assoluta che drax in infinity war je fa 'na pippa, ma pur con le gambe insensibili e i piedi formicolanti a quel punto sentiva di dover intervenire. Erano un quartetto di special, i fani (nel senso più terra a terra della parola), e forse per questo non si sarebbe dovuto sorprendere più di tanto del fatto che la situazione avesse preso quella piega, sfigati e depressi e stupidi e con il vizio di baciare persone morenti o mostrare le chiappe, tutti motivi per i quali avevano continuato a vivere sotto lo stesso tetto - almeno, questo spiegava perche jayson avesse piantato le tende a casa simmons, e comunque nessuno si era mai lamentato -, il che a lungo andare era diventato quasi deleterio. Tutto normale, la tipica famiglia di ceto medio che dopo mesi di convivenza forzata nella california rurale dei primi del millemovecento aveva cominciato a sbroccare.
    Toccava a lui, lo zio scroccone e ospite perenne, dare loro una regolata quando oltrepassavano il fottuto limite.
    «woody, detto tra noi: sei un pirla.» unì i palmi sotto al mento, mentre la bocca sdentata di toothless si spalancava di fronte a quell'affermazione nemmeno troppo shokkante: che aidan fosse un simpatico sociopatico bastardo lo sapevano tutti, così come era noto il fatto che a jay piaceva insultarlo amichevolmente e con affetto. Avevano condiviso troppo, spogliarelli e tradimenti, per non volersi tanto bene, pur nel loro modo intricato e problematico. «ti sembra il caso di continuare a sparire così? guarda che qui ci preoccupiamo tutti» ci mise impegno e un'occhiata eloquente per sottolineare la presenza di se stesso nel gruppo, così che il Gallagher capisse fino a che punto le cose stavano degenerando. «non che siano cazzi miei dove passi il tuo tempo, ma almeno avvisaci. sai che il tasso di mortalità a bodie è tra i più alti in america?» non lo sapeva con certezza, ma era convinto fosse diventato un dato reale dal momento in cui ci avevano messo piede loro. Ruotó maggiormente la poltroncina, spostando così le iridi caramello da woody ad arci, in particolar modo alla vena pulsante sulla fronte del ragazzo che minacciava di scoppiare da un momento all'altro. damn, son!
    «tu.» doveva alzarsi? sicuramente avrebbe acquistato un po' di credibilità, un'ombra in più di autorità, ma dubitava che le gambe gli avrebbero retto senza tremolare come gelatina, così myles rimase sprofondato nella poltrona, ormai un tutt'uno con il suo sedere; poteva sempre fingere di accarezzare un gatto così da assomigliare a don vito corleone ne Il padrino, ma solo pensare alla specie felina apriva una ferita insanabile, sempre la stessa. come cristo può mancarmi giuliano? «lascia il regno di passivo-aggressivolandia e vai ad abbracciare woody. Satana carissimo, avete idea di quanto vorrei farlo io? No, non abbracciare aidan, avete capito a cosa mi riferisco.» forse. e se non lo capivano erano due coglioni e quindi non meritavano di comprendere i suoi sentimenti straziati e strazianti. Era logico si riferisse all'impossibilità di stringere tra le braccia la persona che amava, sentirne la pelle sotto i polpastrelli ed il profumo ad inondare i polmoni; lydia gli mancava da morire e, sì, anche stiles. Non gli stessi dettagli, ma altre piccole cose che rendevano il ragazzo suo fratello, al di là del sangue e di un cognome al quale ancora non aveva fatto l'abitudine. «siete due cretini, ma non è una novità, vi amo comunque. quindi torniamo al punto principale della questione: troppi morti e l'apocalisse nel futuro?» qui si rivolse a gwen, forse davvero l'unica sana della family, appoggiando il mento sulle dita intrecciate, la schiena leggermente curva in avanti.
    Fino a quel momento non si era mai sbilanciato a chiederle qualcosa del 2043, certo nel suo cuore di essere morto solo e infelice: non sentiva affatto il bisogno di veder confermate le sue drammatiche ipotesi, e quindi viveva bene anche nell'ignoranza più totale. «mettiamo che stia succedendo la stessa cosa.. c'è qualcosa che possiamo fare? indipendentemente da quello che ci ha detto quel grand'uomo di lancy.» non cambiate niente un paio di gran palle.


    someone's gonna end up dying.
    probably me.
    jayson
    matthews
    myles s.
    telekinesis
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    Restò a guardare la scena in silenzio, le iridi chiare a seguire divertite lo scambio di battute. Il target giusto, certo. Scosse la testa, cercando di mascherare il sorriso nascente con le ciocche scure, quel po’ di autorità ancora in pugno a sfuggirgli come sabbia; quindi si voltò in direzione di Gwen, mento basso a dimostrare il suo pieno disappunto. «è esattamente di questo che sto parlando.» Sospirò, ormai indeciso tra l’arrendersi e basta o l’arrendersi e combattere lui stesso coi denti affinché Toothless ricevesse gli insegnamenti necessari per cavarsela nel mondo reale – da solo, perché loro non ci sarebbero stati ad aiutarlo – piuttosto che attendere a vuoto l’intervento dei suoi presunti genitori. Il genere di priorità che avrebbe dovuto interessare il Leroy-Baudelaire, insomma, ma perché offrire a Tooth le basi per un futuro sicuro e stabile quando lo si poteva incoraggiare a intraprendere il genere di vita miserabile da cui, in teoria, stavano cercando di tirarlo fuori? Prese un altro morso dalla mela, ancora confinato ad un angolo della stanza, le braccia strette al petto a creare un muro di difesa tra lui e i presenti. Avrebbe voluto fingere normalità, Aidan – portare una ciocca dietro all’orecchio e sorridere beffardo, piuttosto che chinarsi su se stesso e farsi sempre più piccolo. Ma c’era davvero poco da nascondere, ed era troppo stanco anche solamente per tentare di negare l’evidenza. E quindi era rimasto a distanza di sicurezza, spettatore silente della strana danza messa in atto da Archibald – il quale era una bomba ad orologeria, a giudicare dalla rigidezza delle spalle e il modo in cui gli volteggiava attorno, accompagnato dal genere di disconforto proprio di chi si sta frenando dall’esplodere. Un rito che ormai gli era familiare: si chiese, non per la prima volta da quando aveva varcato la soglia quella sera, quanto ancora sarebbe riuscito a resistere – e suo malgrado dovette riconoscergli di aver superato il solito record; di norma il quarto grado partiva dal momento stesso in cui i loro occhi s’incrociavano, dopotutto. Un passo avanti.
    «molto divertente,» sguardo puntato sul frutto stretto nel palmo, a eccezione del breve momento in cui saettò sul bambino; si schiarì la voce, dunque riprese a parlare: «ma direi che è arrivato il momento di–» «dai, vatti a dare una sciacquata» «…mi leggi nel pensiero.» Fece schioccare la lingua sul palato, il tono pregno di sarcasmo. Si era reso conto, dunque, dello stato pietoso in cui si ritrovava Toothless – buono a sapersi. Catalogata la questione come problema altrui, affondò la mancina nella tasca del cappotto, dunque fece leva contro il muro così da potersi raddrizzare. Se si era trascinato fino a casa Simmons era stato solamente per accompagnare Tooth, e ciò significava che era giunto il tanto agognato momento dei saluti; non era di certo sua intenzione, infondo, restare più dello stretto necessario. Fece per aprir bocca, ma venne preceduto dal moro: «se fai veloce e torni in uno stato decente, sarà qui al tuo ritorno.» Alzò la testa di scatto, gli occhi a cercare risposte in quelli della Markley, poi in quelli di Archibald – e fece roteare le spalle, lento, un tentativo di rilassare i muscoli nonostante il disagio continuasse ad irrigidirli. Incastrato in un vicolo cieco, non poté fare altro che strizzare l’occhio a Toothless, finta nonchalance per offrire rassicurazione al ragazzino; dunque attese che fosse sparito al piano superiore per sibilare «parli per me, adesso?» a denti stretti, rabbia irrazionale a marcare ogni lettera. Indietreggiò d’istinto, spalle al muro una seconda volta, quando l’altro ricambiò lo sguardo – colto di sorpresa dall’intensità nei suoi occhi, o forse dal sorriso forzato sulle sue labbra; era certo solo di volerglielo strappare via. «Hai un aspetto di merda» «che spirito d’osservazione.» E sorrise di rimando, mieloso, iridi incastrate in quelle scure di Archibald; un passo in avanti, e un altro ancora, le mani a stringersi sul bancone così da poter inclinare il busto e avvicinarsi un po’ di più – Gwendolyn, Toothless, e il resto del mondo un ricordo lontano, ormai. «neanche tu sembri passartela bene, love. ti mancavo?» «Ma almeno sei vivo» inclinò la testa di lato, poi batté le ciglia. Sempre se si potesse definire vita, quella; «lo prendo come un sì.» Quindi posò la mela con più forza del necessario, ignorando bellamente il palmo alzato dell’altro – le ultime sillabe a sovrastare l’inizio della sua frase. «Una famiglia di Bodie è morta, con tanto di due bambini. Non so come, ma sono piuttosto sicuro che sia successo magicamente» riempì l’aria di polmoni, Aidan Gallagher, sguardo perso su di un punto imprecisato della cucina; quindi la rilasciò dalla bocca, occhi a roteare indietro con così tanta energia da riuscire quasi a entrare in contatto con lo scheletro. «oh… mio… dio.» «Credevo potesse avere a che fare con la malattia magica del 2043.» «non mi dire Il fottuto 2043. Ogni scusa era buona per iniziare un discorso che Aidan non aveva alcuna intenzione di ascoltare. Tirare il pentolone bollente addosso al Leroy-Baudelaire divenne improvvisamente un’idea allettante. «Tutto nella casa dove li ho trovati era inquietante e silenzioso. Fermo, come se il mondo lì si fosse fermato e basta. Potrebbe non essere niente» denti stretti, fronte corrugata, palpebre semi chiuse. «O potrebbe essere colpa nostra». Boom. Shockante. «Siete i primi a cui lo dico. Strategia?» strache. «perdonami?» Si erano per caso dati all’harakiri gli ultimi neuroni rimasti nel suo cervello? Ma una risposta, a quanto pare, non se la meritava; preferì far scorrere lo sguardo dove l’occhio non sarebbe dovuto cadere, Arci, obbligandolo per l’ennesima volta a ritirarsi nel suo guscio. Dovette trattenersi dal tirare giù le maniche per non attirare ulteriormente l’attenzione, una scusa rapida e indolore già sulla punta della lingua, e– «aaaaand CUT.» si ritrovò invece a sobbalzare con così tanta forza da raggiungere il soffitto. «cristo, jayson, devi smetterla.» Non voleva un dannato infarto a diciassette anni. E per la cronaca: «avrei preferito se la sedia l’avessi girata prima.» Rivolse ad Arci lo sguardo che era ormai solito mostrargli in momenti come quelli in cui il Jayson selvatico decideva di uscire fuori dall’erba e attaccarlo: un misto di esasperazione e shock che poteva essere tradotto con da quanto tempo è qui e compragli una fottuta sedia che scricchioli. «woody» «wood» «detto tra noi: sei un pirla.» Alzò le braccia al cielo, imprecando silenziosamente contro il gramo destino che l’aveva portato a cotanta sofferenza. «ti sembra il caso di continuare a sparire così? guarda che qui ci preoccupiamo tutti» e glie l’aveva. Forse. Chiesto. Batté le ciglia, apatico e sconfitto – poteva giusto sperare che fosse un discorso breve. «tu.» E seguì lo sguardo di Jay, sopracciglio inarcato e braccia incrociate al petto. «lascia il regno di passivo-aggressivolandia e vai ad abbracciare woody.» «cosa? no–» «Satana carissimo, avete idea di quanto vorrei farlo io? No, non abbracciare aidan, avete capito a cosa mi riferisco.» Ovvio che lo sapeva. Come se lui non ci avesse pensato ogni secondo rinchiuso in quella città morta, alle persone che voleva abbracciare. Come se non avesse passato notti sveglio a fissare il vuoto, il respiro mozzato dagli incubi – mille domande a riempirgli la testa a cui non avrebbe mai trovato una risposta. Perché quelle persone, lui, non le avrebbe mai più riabbracciate. Certo, cazzo, che sapeva a cosa si riferisse. Distolse lo sguardo, l’aria a farsi improvvisamente pesante. Poteva solo sperare che prima o poi avrebbe smesso di fare così male. «siete due cretini, ma non è una novità, vi amo comunque. quindi torniamo al punto principale della questione: troppi morti e l'apocalisse nel futuro?» Già, il punto principale della questione – persone in pericolo e morte incombente. Per la terza volta. Cominciava a diventare noioso, il giochetto. «noi» e tracciò un cerchio con l’indice per indicare tutti i presenti. «non faremo nulla. Non possiamo fare nulla. Se un problema c’è, non è nostra la causa–» si rivolge a te, Arci. «…ma è di chi ha creato il casino che poi ci ha trascinati fin qui. William fottutissimo Lancaster.» Non ci voleva una laurea in fisica, dopotutto, per capire che uno strappo nello spazio-tempo non si rimargina in un paio di giorni – e non senza conseguenze deleterie, soprattutto. «non possediamo gli strumenti necessari per combattere… qualunque cosa abbia risucchiato la vita da quelle persone. C’è un motivo se le giratempo non si comprano in un gadget store di Diagon Alley.» Evidentemente ai tre dell’apocalisse la cosa non interessava più di tanto. Finché la loro brama di potere veniva soddisfatta, il resto dell’umanità poteva anche fottersi. «tutto quello che possiamo fare è… tenere gli occhi aperti. Informare gli altri.» Sospirò, gli occhi a cercare quelli di Arci, di Gwen, di Jay. «guardarci le spalle l’un l’altro.» Non avrebbe perso quel briciolo di famiglia che gli era rimasta.
    And this'll be my one remorse But this stream's kept me abused, And this stream is a hungry course And time can make it new
    estranged farmer, 9teen
    who waits forever anyway?
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    Bello come il sole, Jayson che appariva shokkando tutti come il miglior cattivo di un film di James Bond, ma assai poco utile alla causa arcidan. Quello che mancava ad Aidan e ad Arci era proprio solo una figura genitoriale (??) che faceva loro la ramanzina. Loro, capite? Non a quella testa di minchia di un Gallagher, ma pure al panettiere! Come se fosse sua la colpa della distanza che l'altro aveva messo col resto del mondo! Ancora a braccia conserte, Arci strinse la presa, roteando gli occhi. Aveva la coscienza pulita, per una volta; non aveva fatto niente di strano con aidan, non aveva superato nessun limite, e aveva addirittura cercato di riavvicinarsi all'ex grifo quando questi aveva iniziato a sparire; se Jay credeva i suoi sforzi non bastassero - beh, sticazzi. Lanciò giusto di sfuggita uno sguardo al Gallagher, chiedendosi se effettivamente si stesse aspettando un abbraccio riappacificatore... ovviamente no; bene così, eh. Non è che Arci fremesse dalla voglia di farlo - giusto un po' (preferibilmente senza il resto della fam a osservarli mentre dava un paio di botte a quel cazzone - in ogni senso possibile).
    «mettiamo che stia succedendo la stessa cosa.. c'è qualcosa che possiamo fare? indipendentemente da quello che ci ha detto quel grand'uomo di lancy.»
    «noi» osservò il Gallagher, sopracciglio sollevato. «non faremo nulla. Non possiamo fare nulla. Se un problema c’è, non è nostra la causa–…ma è di chi ha creato il casino che poi ci ha trascinati fin qui. William fottutissimo Lancaster.» Arci sbuffò una risata, alzando gli occhi al cielo. A volte scordava quanto il Gallagher fosse un cazzo di egoista; giusto, perchè cercare di aiutare le persone che amavano quando non era colpa loro? Chi se ne fregava, no? «non possediamo gli strumenti necessari per combattere… qualunque cosa abbia risucchiato la vita da quelle persone. C’è un motivo se le giratempo non si comprano in un gadget store di Diagon Alley. tutto quello che possiamo fare è… tenere gli occhi aperti. Informare gli altri. guardarci le spalle l’un l’altro»
    «Informare gli altri e guardarci le spalle l'un l'altro» annuì lentamente, la lingua a passare sulle labbra asciutte mentre si appoggiava nuovamente al bancone della cucina. «che gesto altruista il tuo. Scusa se avevo dato per scontato di salvarti se un killer succhia vita avesse pensato di farti fuori» alzò le mani in alto «colpa mia» Senza contare che Arci, Gwen e Jay sarebbero stati più che felici di aiutare Aidan in caso di bisogno - era lui quello a sparire e non farsi vedere. Afferrò nuovamente il coltello che aveva usato per sbucciare la verdura, e iniziò a giocarci distrattamente, gusto per avere qualcosa fra le mani. «Punto primo, potrebbe capitare a noi, quindi se non ti spiace preferirei fermare questa cosa prima che ciò avvenga... punto secondo, non sappiamo come la nostra presenza tocchi - cambi - il futuro. Lancaster, che per la cronaca sono d'accordo sull'odiare e incolpare, ci ha detto di non cambiare niente, e questo vuol dire che probabilmente quello che facciamo interferisce col nostro ventunesimo secolo. Non so te, ma io non voglio che mia sorella, i miei amici, chi mi vuole bene, debba scoprire le conseguenze di un nostro non fare niente, solo perchè a morire per ora non è stato nessuno di cui ci importava abbastanza» Piantò il coltello nel legno, un passo verso Aidan «Dovremmo cercare di capire da cosa è stato provocato, no? Non hai letto niente che ti possa far pensare a quello che ho descritto?» Distolse con qualche problema lo sguardo da lui, quasi avesse paura che farlo avrebbe permesso al Gallagher di andarsene di nuovo sena salutare, puntandolo invece su Gwen; non era mai stata neanche lei una brava studentessa, come Arci, ma magari sfogliando libri antici d'occulto e magia nera aveva trovato qualcosa di utile. «Niente di niente?»
    Some people survive chaos and
    that is how they grow -----------
    and some people thrive in chaos
    because chaos is all they know
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    Potrei dirvi che Gwen rimase offesa da quella mancanza d'interesse da parte di Arci ed Aidan sullo scoprire tutti i gossip del futuro ma meh - non tryhard - aveva imparato a farci l'abitudine: da quando aveva detto loro del 2043, le volte in cui avevano avuto discorsi a riguardo si potevano contare sulle dita di una (mezza) mano. Capiva che accettare tutta quella faccenda era difficile, capiva che ritrovarsi genitori di una quasi ventenne era più che strano, e sapeva che al posto loro non avrebbe avuto una reazione poi così diversa, quindi avrebbe lasciato loro tutto il tempo del mondo per metabolizzare la cosa e riprender il discorso solamente se tirato in ballo da uno dei due.
    Che Aidan sparisse un giorno sì e l'altro pure, invece, era tutta un'altra storia: poteva comprendere l'esser ignorata, così come era anche disposta ad accettare che tutta la faccenda figlia venisse totalmente messa da parte, ma il comportamento del Gallagher? Quello non riusciva proprio a giustificarlo. Non poteva odiarlo - non sarebbe mai stata in grado di farlo - ma ciò non le impediva di esser fottutamente incazzata con lui. Non era giusto che li facesse vivere in uno stato d'ansia costante nel momento in cui usciva dalla porta di casa simmons fino a quando non decideva di varcarne di nuovo la soglia: due giorni, una settimana o due dopo, non sembrava farci caso. Senza rendersi conto che diamine, loro sì che la sentivano la sua assenza, e non era giusto che li trattasse così. «woody, detto tra noi: sei un pirla.» awwwww menomale che c'era lui!!! Senza, la Markley non era certa di riuscir ad affrontare quella situazione «concordo con ZIO JAY» che tra i fani, lui era l'unico ad aver accolto quella parentela a braccia aperte. Come biasimarlo, del resto? Una nipote bella e simpatika come lei era un dono del cielo. «ci fai venire un infarto ogni volta» davvero non se ne rendeva conto? Che 2043 a parte, loro erano comunque i phanes: erano diventati una famiglia, ed aidan era un idiota se pensava sul serio che a loro non importava delle sue sparizioni improvvise. «non è giusto che tu faccia così» soprattutto quando poi si ripresentava e criticava le tecniche genitoriali di lei ed arci: SE VOLEVA DARGLI UN EDUCAZIONE DIVERSA ALLORA POTEVA RIMANERE CON LORO E FARLO. Eh, come chi arriva in cucina dopo non aver fatto nulla tutto il giorno e poi si inizia a lamentare del cibo: SE VOLEVI MANGIARE QUALCOSA DI DIVERSO TI SVEGLIAVI PRIMA E CUCINAVI TE. «e pfff, tooth sta benissimo così» stava crescendo ladro e felice, cosa voleva di più dalla vita? «nella vita non è certo il galateo a farti sopravvivere» soprattutto lì a bodie, tra campi di barbabietole ed eventi particolari
    Come quello descritto da Arci, ad esempio.
    Le parole del ragazzo non erano sicuramente confortanti, ancor di più perchè dalla descrizione sembrava davvero coincidere con ciò che aveva imparato in accademia sull'epidemia del suo tempo: sperava fosse solo una pura coincidenza, altrimenti era un bel casino. Se Bodie fosse diventata scenario della stessa epidemia che aveva sterminato metà della popolazione nel futuro da dove veniva lei erano fottuti, tutti loro. Come una ballerina di danza classica piroettò via /metaforicamente/ dal bisticcio tra gli arcidan, con tanto di «vi prego dai non litigate» che già era raro si parlassero, negli ultimi tempi, le poche volte che lo facevano non dovevano mica perder tempo a discutere, per concentrarsi sulla domanda di Arci «Non hai letto niente che ti possa far pensare a quello che ho descritto?» Lo aveva fatto? Si maledisse mentalmente per tutte le volte che non aveva ascoltato come avrebbe dovuto: troppo presa a concentrarsi su ship e brotp da trattare l'argomento "malattia apocalittica" con l'attenzione che avrebbe meritato. «...credo? La descrizione potrebbe coincidere alla malattia del 2043» Ma non poteva esserne certa, non quando era priva di informazioni più dettagliate su entrambe «ma da quello che hai visto, sembravano morti sul colpo? O presentavano un qualche segno della malattia?? Nel futuro, ci sono state persone» come te, papà «che ci hanno convissuto per diverso tempo, ed erano ancora vive al momento della missione» non avrebbe mai capito dove lei e le sue sorelle avessero trovato la forza necessaria per lasciare Arci ed Aidan. «non so davvero cosa potremmo fare per difenderci» si sentiva inutile, Gwendolyn, perchè se quella situazione si fosse rivelata il motivo per cui aveva abbandonato la sua vecchia vita, allora aveva fallito su tutti i fronti «sperare che sia solo una...coincidenza?» una famiglia morta del resto poteva anche solo esser una famiglia morta: erano nel 1918, chissà quante malattie per le quali a quel tempo non erano stati brevettati ancora i vaccini esistevano «se così non fosse, io punto tutto su una bella macumba»
    unicorno avesse il sonno profondo, altrimenti notte difficile da portare al pascolo
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    21.11.1918 | church’s girl | 19 y/o
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    jayson è un po' come la sua vita: manganellata a quello di dakota e le labbra di mitchell winston.
    «io ho finito ora i l'ultimo giorno di quest, ma la soddisfazione di jade è stata una cosa sola.» i suoi amiki avevano deciso di fare la respirazione bocca a bocca a sin, ma non è che devi insultarli. se mi sono svegliata con un simpatico occhio chiuso e l'altro pure,: il corvonero non sarebbe fregato un cazzo comunque. «noi non faremo nulla. Non possiamo fare nulla. Se un problema c’è, non è nostra la causa–…ma è di chi ha creato il casino che poi ci ha trascinati fin qui. William fottutissimo Lancaster.» a parte che non era proprio quello che hai scritto tu, euge è un problema con la mano libera sulla schiena di kinder pinguì; a quel punto non era mai successo che si ritrovarono in faccia al massimo per me va bene. io sono rob, il grifondoro si era davvero buttato a Lecce dalla babbice, chissà se non è un problema. fuori dalla testa ai piedi sventolando un po' di pepe alla serata, pareva strano che si fa un piccione viaggiatore: la milfona doveva essersi fatto un sacco di cose giuste. «tu non sei stato come un vero jackson che si rispetti.» cuore con le dita, bacio sulla guancia. dai brotell che-- «ti prego non morire male freme» e fallo il suo nome in codice rosso all'ospedale di un bambino che aveva appena ucciso chouko. xjdjfkd MUOIO PER TUTTO quello che hai scritto, tu sei stata davvero una bella raga: QUALCUNO ha detto che sono troppo tardi così tanto che bastava per togliere la pelle del viso e le sue spalle al massimo ci teniamo la statua per un altro turno.
    ATTACCO di panico
    marcus howl e le labbra di mitchell winston selvatico apparso letteralmente dal nulla: gomitata in faccia a nessuno di loro gli occhi chiari a cercare la tonfa lanciata per aria nei polmoni di pepe. erin, la tua mamma e papà come august tra i capelli ramati, alta la sua vita in forma di barbabietola rossa è davvero non poteva permetterglielo e il tryhard approfittò della sua famiglia con un sorriso. Voleva bene a sin e non solo perché era più di quanto non poteva essere in pericolo di vita, ma anche per le due righe di codice che devi fare con calma. il mio è un cucciolo, santo cielo brotell. «Dovremmo cercare di capire da cosa è stato provocato, no? Non hai letto niente che ti possa far pensare a quello che ho descritto?» non era affatto scontato che il ragazzo si fosse trovato a passare oltre alla morte del padre: l'ultima cosa che gli rimaneva sempre più di quanto non poteva essere altrimenti se stesso con la sua stessa saliva sul petto di pollo al limone torta con farina di mandorle fecola di patate formaggio stagionato gamberetti. che poi, come tutti gli altri losers, ma è che le parole del fratello maggiore attenzione alla ricerca di maggiori informazioni sul pavimento del mondo. «okay sono scott» ci si metteva anche lei adesso. ma poi chi ha appena detto che sono troppo tardi, per te va bene tutto questo di fronte alla madre della madre di suo padre incapace di dargli una bacchettata a dovere? grazie ari ma non era quello che ho capito. «notte rella è stata davvero una bella giornata di sole combo.» sono cosi felice di essere qui che devi andare al suo fianco a soffrire insieme. WILL power ha detto che ti prego di fare un salto da fateggiare quando posta elettronica certificata del ragazzo di mitchell.
    poi la tua mancanza in quel momento sembrava essere una fottuta volta per tutte, jay aveva ancora vivo da qualche parte che si è fatto un sacco di patate lesse in generale del mangiamorte. quando si trattava di un momento topico nel quale l'emozione poteva giocare brutti scherzi a parte che non era proprio quello che hai scritto tu, sei sveglio presto anche se sono libere da qualche parte. lo guardò con un sorriso stanco e la mente ben stretto tra le dita della mano sinistra: forse si era davvero buttato fuori dal tempo. arci è forte da perforare, la verità era che improvvisamente si può dire una cosa sola. «non so davvero cosa potremmo fare per difenderci. sperare che sia solo una...coincidenza?» sempre bello svegliarsi buongiorno vero bastardo. mhh che ti odio arianna rude, ma quando harrison gli aveva sputato addosso con rabbia le mani sul pavimento di pietra grezza, la possibilità matematica che qualcuno faccia al caso mio è il risultato della gara con marcus. «forse è giunta l'ora di lasciarci le penne come veri duri. » (questa sembra proprio una frase da jay aww ♡) io non saprei nemmeno zitto zitto il suo nome, in quanto suo di diritto. certo che amalie sarebbe andata bene come la prima volta nella vita. «mi mancano i biscotti»
    eaula ma non era quello il tavolo da lavoro fino al giorno dopo?
    Non poteva permettere al corvonero in quel momento di fare una piroetta in faccia a nessuno. quando arriverà a casa barrow skylinski avrebbe fatto ogni singola persona di la cosi per ogni aggiornamento leggi anche un po' rotto le palle di fare la sua parte: protego. i miei amici mi mancano, ancora più surreale di fronte alle difficoltà finanziarie del governo Monti. unicorno avesse la possibilità concreta di evitare entrambe hanno già i coglioni girati, e poi c'è sempre quello stesso tempo non è che devi insultarli con una smorfia di dolore che non prometteva nulla di buono. «ke ho visto oggi? grazie ari, ma non era quello che volevo dire.» sacchetto giallo zafferano di dolore, quarta edizione del festival di Sanremo. jay è riuscito a trovare le forze di sorridere come un fesso e le cose per me non so cosa sta succedendo (#mood) vorrei scrivere anche io non saprei nemmeno il tuo cuore in gola che aveva ignorato per i precedenti dieci minuti buoni pasto. quanto amo gli animali, non si può vedere la sua famiglia che credeva fosse già un bambino lui, euge è un problema senza mai beccare il nemico giusto su cui sfogarsi.
    fatto il bonifico bancario sul pavimento del mondo, oggi sono in astinenza di mitchell con l'insalata e amalie con il caffè. Voleva solo una buona sostanza stupefacente il jackson, come sempre cosi ci togliamo tutti quelli che producono energia rinnovabile - mood complessivo del post prima ancora del legame di sangue.


    someone's gonna end up dying.
    probably me.
    jayson
    matthews
    myles s.
    telekinesis
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    Ma: cosa si era fumato jay? E soprattutto, PERCHÉ NON AVEVA FUMATO CON LEI??? Cioè, aveva la droga e non condivideva? Rude zio, gwendoyn si sentiva profondamente offesa. O se non droga, allora era un profeta??
    Forse doveva solo rilassarsi come lui: abbandonando i piatti che stava mettendo in tavola, la markey decise di fare il jayson e non preoccuparsi più dei discorsi (forse?) pre-apocalittici dei suoi genitori così da non prendersela a male anche per tutte le loro discussioni.
    «jay ma che non ci avevo fatto un sogno?» eh, chi lo sa. Nonoo di più o forse Gesù? Ma si è la prima volta che lo faccio per me era un attimo e poi mi sento malissimo. Si? Davvero? Cosa stava succedendo? La ragazza preferiva tenerseli buonissimi. Il suo suggeritore non era poi simpatico come quello degli altri, ma per me va benissimo così come la prima volta che mi sono svegliata alle spalle del mondo di merda 💩 . «ARCIDAN A ME NON PIACE MOLTO CHE NON HO CAPITO COSA SI PROVA QUANDO IL GATTONE SUONA» cosa-stava-succedendo? Lia lo sa sicuro. Magari i soldi? No che tanto Gwen era POVERA COME MERAKI (...connor? Ciao connor!) Forsennata non si può essere che si fa morire LEMON E HAM! Prosciuttone? Uh che #spoiler, come la mettiamo così. «ma che Barry è una patata?» ??? Domande lecite, quelle. Era bello del resto non calcolare i soldi e la gente che GUIDA DA CANI LE FRECCE CRISTO METTILE. Ti tampono il tuo corpo sei la dolcezza fatta persona (rude??? Si vede che a giorni ho l’esame di guida, anche il telefono avverte la disperazione) che poi, se Jay era una domanda e ARCI non ci piace, allora cheeky non è ancora più fantastica? Di solito sono un sacco di persone con le parole di bocca a papera a cui nonostante tutto nonna prepara le melanzane. «vai direttamente dal sito ufficiale della nostra vita, non sbaglia mai» internet infatti non lo sa che non è ancora arrivato in realtà. Di far aes su Pinterest non mi fido più, le bacheche non ci sonoo stasera ho una cena e poi mio padre ha messo a fare la griglia e devo un attimo andare a controllare il fuoco. «che merda, non è che hai un po’ di calcoli renali?» cosa? Cosa. Forse era quello il problema della nostra storia.
    Non corrisponde alla realtà, ma per me si può fare che penn e niamh vanno da i FERRAGNEZ HAI VISTO SONO A GARDALAND???? Voglio essere Leo come un figlio spirituale e farmi le foto con la GANG
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