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nicky + hazel [challenge accepted #01]

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    d.d. nicky winston
    tu dum. tu dum. tu dum tu dum tu dum
    tu dum tu duuuuum. tudududum.

    Soffiò sulle mani con l'intento di scaldarle, passando poi a strofinarle fra loro infreddolita. A Nicky piaceva l'autunno - le piacevano i colori caldi delle piante che seccavano, l'odore per le strade di terra bagnata o di camino acceso, la pioggia, gli addobbi per Halloween... ma il freddo? Quello arrivava sempre troppo in fretta persino per lei. Come poteva essere che una settimana prima quasi girasse in maglietta, e ora necessitasse addirittura i guanti, oltre alla calda sciarpa tassorosso frettolosamente avviluppata attorno al collo? Il tempo era davvero strano. Stringendosi nelle spalle, ripetette il gesto fatto poco prima per intiepidirsi le dita. Non era solita arrivare agli appuntamenti in orari e dover aspettare lei la gente, ma caso voleva che la notte prima si fosse dimenticata di cambiare l'ora sulla sua vecchissima sveglia (a Hogwarts non c'era abbastanza elettricità, per fidarsi di usare alcunchè di più babbano e moderno), e così voilà! Ora guadagnata, ritardo magistralmente sventrato... ma ahimè, sonno assai poco aumentato. Era rimasta sveglia ben oltre le tre-... due per assistere in diretta al cambio d'ora e sentirsi padrona del tempo, pur sapendo che si sarebbe dovuta alzare all'alba (sì, le dieci di mattina sono l'alba di domenica mattina)... e ora un po' se ne pentiva. Sante Blackpink, aveva dormito - meno di sei ore, considerando che si era alzata alle nove per errore? "...Beh, in realtà è quanto dormo di solito, se non di più" MA ERA COMUNQUE POCO, OK?
    Sbadigliò sonoramente, guardando l'orologio al polso (adesso giusto). Hazel sarebbe arrivata a momenti.
    Quando Nicky aveva saputo che l'americana voleva rendersi utile nelle ricerche degli AU, si era offerta subito di andare con lei - sotto gli sguardi sorpresi degli altri Losers che (a ragione) non pensavano Nicky e Haz fossero poi diventare così amiche in quei due mesi di scuola. Era così. A Nicky Hazel piaceva, ed era una delle poche ragazze nel castello con cui riuscisse ad avere una conversazione di senso compiuto senza interrompere le frasi quando si avvicinava troppo, sorrideva leggermente diversamente o - il cielo gliene scampasse - la sfiorava (leggasi anche: non le partivano mille film con fantasie a sfondo romantico che le rendevano assai difficile poi guardare le persone negli occhi), e sebbene la considerasse amica, erano effettivamente altre le persone del castello, e dell'Esercito di Amalie, con cui aveva un legame più forte; i Losers, i suoi compagni di casata come Erin, Scott (anche Scott? Anche Scott) e Chou, Rose, Jess... ma se c'era una cosa che dall'EdA aveva capito, era che non poteva permettere al regime di dividerli. Creare gruppi andava bene, ok, ma non voleva... caste chiuse. Non voleva essere quella che si vede con i propri amici, e fa soffrire qualcun altro perchè non ha pensato di invitarlo; quindi, doveva legare di più con Haz e col resto della scuola, far vedere al preside Van Lidova (Vasilov) che erano uniti, e uniti erano più forti. Uniti avrebbero trovato le persone scomparse dell'AU, e li avrebbero aiutati prima dei cattivi. Uniti avrebbero cambiato il mondo.
    E sì, il discorso in realtà glielo aveva fatto indirettamente Erin, ma Nicky ci si era ritrovata, ok?
    Un'altra motivazione, più banale ma non per questo meno importante, era che Nicky c'era stata. C'era quando a Villa Hamilton gli scomparsi di dicembre avevano parlato dell'AU, e c'era al Lilum, a origliare, quando l'Altro Stiles aveva chiesto aiuto; era una fonte primaria, ed era giusto condurre le ricerche dei membri dell'AU con qualcuno che invece ne sapeva meno, per acculturarlo.
    Quando Hazel arrivò al portone d'ingresso di Hogwarts, Nicky la salutò con un enorme sorriso e agitando la mano, mentre con l'altra si toglieva l'auricolare (playlist ovviamente con canzoni tratte da film di spionaggio, per entrare nel mood). «Andiamo, grifolasagna, la carrozza ci aspetta»

    Dark Street era stata scelta per iniziare la ricerca per motivi molto semplici: Nicky, se si fosse trovata in un universo alternativo, ci si sarebbe nascosta (poco frequentata, e soprattutto non da persone rispettabili e ligie alle leggi), potevano mostrare le foto degli scomparsi di dicembre senza paura di essere arrestati dai pavor, e il segnale del cellulare e di internet era ottimo.
    L'ultimo motivo non l'aveva detto ad Hazel, ma era certa che anche a lei facesse piacere non essere del tutto scollegata dal mondo.
    «Questo posto mi mette i brividi», borbottò stringendosi nella giacca. La bacchetta giaceva nella tasca interna, e la ansiava terribilmente sapere che se l'avesse usata per difendersi, sarebbe potuta finire nei guai (forse la macchia non avrebbe segnalato l'uso di magia, visto che era un quartiere magico, ma forse sì e l'avrebbero espulsa da Hogwarts e avrebbe perso il lavoro al ministero; come avrebbe fatto Deke senza i suoi buongiornissimo????); in un'altra tasca, aveva anche la boccetta di polisucco avanzata la serata al lilum, di sicurezza se fosse servita loro per scappare. Era felice di essere andata in quel luogo alla luce (per quanto fioca) del sole; probabilmente sarebbe morta, fosse stata sera... chissà se Hazel, invece, in quanto grifondoro, stava avendo il miglior giorno di sempre. Glielo augurava di cuore, perchè Nicky già si stava pentendo delle proprie scelte di vita, e di certo non si sentiva pronta a chiedere a gente random per strada o nei negozi se avevano visto Aidan, Mae, Will, altri scomparsi di Dicembre, perchè no una di loro due (?) o comunque persone sospette (già, idea geniale, lo so).
    «Ho visto su WizMaps che c'è una locanda poco distante... potremmo partire da lì, vedere chi ci gira, chiedere al banco pareri sulla gente ospitata...» gli AU avevano bisogno di posti dove dormire, no? "Povere creature", pensò sconsolata, "Soli e persi in un mondo che non conoscono" Sperava che anche i suoi amici o familiari fossero stati aiutati, quando nell'AU.
    Si incamminarono nella via, ma prima di raggiungere l'hotel, Nicky, voce bassa per farsi sentire solo da Hazel, chiese: «Ehi, Haz... quanto ne sai, esattamente, di quello che stiamo facendo? Quanto ne sai di... quelli di dicembre» la voce era diventata un soffio, appena udibile per la grifa sopra i passi delle due «Dei Cacciatori di due anni fa, di... di "Van Lidova"?»




    losers club | not-found
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    xxth nov '18 | h: 10 11


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    Edited by mephobia/ - 12/11/2018, 00:23
     
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    HAZEL MCPHERSON
    Sciarpa, guanti, cappellino di lana ben calato sulla fronte e voilà, armatura completa. Era pronta per uno dei tanti involtino-days della stagione. Hazel adorava indossare strati e strati di vestiti caldi e morbidi in cui sprofondare il mento e sentirsi talmente tanto imbottita da avere la certezza di poter mettersi tranquillamente a rotolare per le scale di Hogwarts senza farsi male. E in effetti l’aveva fatto. Era stato grandioso, come rotolare per una discesa innevata! Aaah, non erano meravigliose le stagioni fredde? Poi c’erano quelle calde in cui seppellirsi nella sabbia, ma questa era un’altra storia.
    Poteva affermare con fierezza di essere, una volta tanto, in orario per l’appuntamento con Nicky e che non l’avrebbe fatta aspettare per almeno un quarto d’ora fuori a congelare come un ghiacciolo come, ovviamente, capitava nel novantanove percento delle occasioni a Gid che, gira che ti rigira, alla fine era quel poveraccio che la doveva sopportare ogni giorno della sua vita. Ma Haz la trovava una cosa meravigliosa perché, dai, in quanti potevano vantarsi di avere una sorellina sempre allegra che non ti faceva mai annoiare?? Gli aveva pure appeso un bellissimo poster nel suo dormitorio, proprio sulla testiera del suo letto, da nerd proprio come piaceva a lui. E lui cosa faceva?? L’aveva rimproverata, quell’ingrato! Haz si era risentita e ne era stata molto, molto delusa, tanto da tenergli un tristissimo muso per due giorni. Insomma, Star Wars! Non capiva perché non gli fosse piaciuto. Voi ci avete visto qualcosa di male?? Lei no.
    Però, dato che Nicky non poteva sapere che agli appuntamenti con lei bisognava ritardare di quel famoso quarto d’ora, Hazel si era imposta di darsi una svegliata e non fare tardi. Era stato tremendamente difficile e contro il suo io vestirsi avendo la consapevolezza di essere in orario; il suo corpo, soffrendo le pene dell’Inferno per quella violenza verso di sé in uno stravolgimento di quindici anni di convinzioni – cioè, NON arrivare in ritardo, cosa che non succedeva da mesi, anni, capite?? –, aveva cercato di rallentare i ritmi, ma alla fine la forza di volontà era stata più forte. Veramente una lotta all’ultimo sangue. Se non fosse stata iperattiva si sarebbe già sentita stanca.
    «Bene. Preso tutto? Sì. Ah no la bacche- ecco perfetto, poi poi poi… PRONTI. È così presto? È così presto. Mi viene da piangere, Gid non mi crederà mai,» osservò Haz con fare drammatico, dopo essersi messa a girare su se stessa per la stanza come una falena impazzita per fare mente locale e, comprendetela, fare mente locale per Hazel non era affatto facile anche solo perché c’è la parola “mente” di mezzo. Si portò un dito alle labbra, assottigliando lo sguardo. «Forse se dico a Nicky di segnarselo sul calendario potrebbe creder- IL CALENDARIO!!!» No, a iniziare un pensiero e finirlo da persona normale non era capace, ma andare di palo in frasca era un’emozione per sempre, da leggere con voce nasale alla Ramazzotti, si intende. #wat
    Haz si precipitò al volo verso il proprio comodino, dimentica di essere in perfetto orario, e aprì in fretta e furia il cassetto capovolgendo tutto e buttando all’aria cose come una spilla arcobaleno con su scritto “McOakes!” per il fanclub che era pronta a fondare non appena quello stordito di suo fratello lui eh e Hunter si sarebbero ufficialmente messi insieme. Riuscì a scovare, tra i tanti evidenziatori, quello azzurro, che era quello che stava cercando e rivolse lo sguardo al calendario appeso proprio sopra al comodino. Allungò la mano verso la casella di quel giorno, ancora tristemente bianca, e la colorò di azzurro con un sorriso soddisfatto. Le sue compagne di dormitorio si erano rassegnate a quell’ennesima sua stranezza, a quel calendario confusamente strabiliato e di mille colori. Haz, infatti, non aveva mai raccontaot a nessuno perché e secondo quale criterio sceglieva un colore specifico da usare con cui riempiva le caselle bianche. Insomma, era una cosa quasi… logica, ordinata, probabilmente l’unica con tali caratteristiche che si poteva ricondurre ad Hazel McPherson, ragazza disordinata per eccellenza. Prima o poi a qualcuno avrebbe svelato l’arcano, MA non era quello il giorno.
    «OKAY.» Si precipitò giù in Sala Comune di corsa, salutò concitata qualche suo concasato e attraversò scale e corridoi che la dividevano dal portone d’ingresso del castello, e sorprendentemente riuscì a non investire nessuno nella concitazione. Non appena intravide la figuretta della Tassorosso Haz si esibì in un largo sorriso e percorse trotterellando gli ultimi metri che la separavano da lei. «Sono ancora in orario? Ah!» Continuò a sorridere alla ragazza e alzò entrambi i pollici verso l’alto alle sue parole spronanti. «Sono nata lasagna. Cioè, volevo dire, pronta. Ma anche lasagna. Tu sei nata muffin, ce l’hai scritto in faccia.» Cosa? Avrebbe potuto fondare uno zodiaco e un oroscopo sui Segni Culinari.


    Si trovavano davvero nella pericolosa Dark Street! Eccitata all’idea di poter esplorare quella zona affatto consigliata per delle ragazzine della loro età, Haz dovette fare un sommo sforzo per ritornare al loro scopo, quello che le avevano portate fin lì. Hazel non era quasi mai seria: se si escludevano il Quidditch, il cibo e la McOakes, non reputava parecchie cose di reale importanza e prendeva sempre tutto alla leggera. Avrebbe potuto scommettere che tutti avrebbero affermato che non era in grado di comportarsi in modo maturo e, be’, avrebbero avuto ragione a dirlo, ma il fatto che non si comportasse mai seriamente e che passasse il tempo a ridere e scherzare non escludeva che persino lei aveva dei momenti in cui si impegnava con dedizione a portare a termine un compito. Aveva delle opinioni e, breaking news, era un essere pensante: reputava sbagliatissimo il regime dei Mangiamorte e, dietro quel suo essere spericolata e infrangere le stupide regole scolastiche, oltre a una questione puramente caratteriale che, innegabilmente, era la causa principale, c’era forse un atto inconscio di ribellione verso quel sistema che non le piaceva. Reputava sbagliato che gli special venissero trattati in maniera differente dai comuni maghi, soprattutto perché alcuni di loro sarebbero stati maghi se qualcun altro non avesse deciso di farne delle cavie. Credeva fermamente nel diritto ad essere felici, a essere liberi, nel diritto alla vita e anche se prendeva a cazzotti chiunque pensava se lo meritasse non avrebbe mai preso in considerazione di rovinare la vita altrui. Era per questo che aveva voluto unirsi a quella ricerca che ancora non le era ben chiara, ma di cui aveva colto il succo: trovare persone che erano in pericolo.
    Quando Nicky si era offerta di accompagnarla Haz aveva urlato di contentezza e, nonostante la sua reticenza al contatto fisico, l’aveva persino coinvolta in un rude e breve abbraccio da orso che della classica delicatezza femminile non aveva nulla, e magari era anche per quello che Nicky sembrava trovarsi a grandi linee a suo agio con lei. Haz in pratica era un amico, non un’amica(??) La Grifondoro si era sentita davvero contenta, in primis perché avrebbe partecipato con qualcuno che ne sapeva più di lei ed era felice qualcuno si offrisse di accompagnarla. Voleva dire che si stava ambientando bene, lì a Hogwarts! E poi Nicky le ispirava una grandissima simpatia; sarà mica per la stima sviluppatasi dopo averla vista entrare in volo in un autobus passando dal finestrino? Chi lo sa!
    Bene. Ora non rimaneva loro che raggiungere l’hotel predestinato. Hazzie si strofinò le mani tra loro, per nulla intimorita da tutti gli intoppi che a Dark Street avrebbero potuto incontrare, tutta allegra e pronta per rendersi utile. Ehi, Haz... L’interpellata si voltò verso colei che aveva soprannominato bonariamente Guance Morbide. Erano così carine che quasi le veniva voglia di diventare affettuosa e stritolargliele!
    No, non l’avrebbe fatto. «S- sììììì?» emise un sibilo prolungato, nello sforzo di interrompersi e sussurrare piano. La domanda dell’amica centrò il punto, perché in realtà Haz non… sapeva niente? Più o meno. Lei si buttava sempre a capofitto, prima ancora di aver capito. Così, Haz arricciò il nasino e ne strofinò la punta leggermente arrossata dal freddo con l’indice, una smorfietta confusa sul volto. «Diciamo che una rinfrescata non mi farebbe male,» ammise infine, sempre con quel tono innaturalmente basso per lei ma ehi, faceva un sacco cospiratrice/agente segreto, avrebbe potuto prenderci gusto! Colpevole, le rivolse un altro sorrisetto dopo aver controllato con un’occhiata le vicinanze.



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    Seconda stella a destra e poi dritto, fino al mattino
    La piccola stanza in cui erano stati gentilmente ospitati si trovava a ridosso di una strada piuttosto rumorosa, quasi fosse ogni giorno il sabato del mercato, e Kal non si spiegava come Ophelia potesse mantenere il sonno nonostante quel fracasso. Che fosse morta?
    Con espressione concentrata, allungò una mano sulla sua spalla per scuoterla appena, ma lei si mosse il giusto da scacciarlo con una cinquina tirata all’aria. Fece una smorfia e tornò a stringersi nella propria giacca color grigio talpa, per proteggersi da un freddo autunnale che penetrava persino dentro la camera in cui si trovavano. Se possibile, i brutti pensieri che gli ronzavano in testa rendevano quel freddo ancora più gelido. Ma non si poteva dire che non avesse stile, Kallistos Sinclair, se esisteva una cosa che la vita non era stata in grado di levargli era proprio il senso del gusto. Con un dito sollevò i propri occhiali da vista sul naso, per riportare lo sguardo su Ophelia, addormentata nel letto poco distante dal proprio. Quando notò dei movimenti della ragazza che suggerivano che, finalmente, si stesse svegliando, l’avvisò. « Sto uscendo, Ophe. » Lei sembrava più di là che di qua, a dire il vero, ma erano almeno tre quarti d'ora che provava a comunicare senza risultato, ad una certa era meglio lasciarla stare.
    Non voleva essere indelicato ma « La challenge di oggi è rimanere sobri fino alle ventidue di stasera, e poi a nanna. Chiaro? » Indicò la ragazza con un indice, non appena riuscì ad incrociare il suo sguardo assonnato. Dubitava fosse davvero chiaro, ma non avrebbe tardato a tornare in quel rifugio temporaneo.
    Gli era toccata Ophelia come compagna di viaggio, e negli ultimi tempi aveva imparato a conoscere il lato di lei più...come definirlo? Vizioso? – e no, non come si potrebbe pensare, sciocchi (?) – Il fatto era che la ragazza soffriva di una dipendenza da alcolici non trascurabile, e Kal, in tutto ciò, tentava di distrarla da quel disturbo per il bene comune. Certo, lasciarla da sola non era il massimo, ma non era certo il suo babysitter, non poteva stare confinato in casa quando doveva fare delle ricerche. Erano arrivati a Hogsmeade il giorno prima ed erano rimasti piacevolmente fregati dal fatto che vi fossero più pub in quel paesino che in molte altre città visitate, la serata si era conclusa tardi e male: non avevano trovato nessuno dei compagni, tanto meno qualcuno che potesse aiutarli nella ricerca.
    Come deciso, quel giorno in particolare toccava a lui la ronda nel quartiere più malfamato di Hogsmeade, dark street. Doveva muoversi come un’ombra in quel mondo che non gli apparteneva, cercare risposte in zone differenti, anche se scoraggiato dai vari buchi nell’acqua dei giorni precedenti. Un lato positivo, in tutto quel viaggio, esisteva: lui e Ophelia erano stati fortunati, perchè da quando si trovavano in quel nuovo mondo erano riusciti sempre a trovare un posto in cui stare, e lo stesso forse non avrebbe potuto dire di altri suoi compagni.
    Non rimanevano mai troppo tempo nello stessa zona, per non dare nell'occhio, ma avevano cambiato località due o tre volte che si erano rivelate fallimentari. Di recente si erano instaurati ad Hogsmeade, ma non sarebbero rimasti a lungo, avevano intenzione di ripartire se non avessero trovato qualcuno nel giro di due giorni. Un’anziana strega, di nome Joanne, si era offerta di dargli rifugio, offrendogli una stanza nella sua modesta casa ad Hogsmeade, dopo aver appreso la falsa notizia sul loro fresco matrimonio. A quanto pareva, i novelli sposi erano stati ripudiati dai genitori per incompatibilità familiari e di sangue. Tutte balle, chiaramente, ma in qualche modo dovevano sopravvivere! E come se non raggirando vecchiette? Per ringraziarla, poi, Ophelia le aveva svuotato la cristalliera in cui erano conservati whisky vecchi di almeno dieci generazioni...ed indovinate a chi erano toccate le spiegazioni?
    Dopo essersi assicurato che la ragazza respirasse ancora, si era deciso ad uscire ed era finito a Dark Street, una traversa della via principale di Hogsmeade. Era stato costretto ad Obliviare più persone di quante ne ricordasse e l’Oblivion non era certo il suo incantesimo preferito. Richiedeva troppa attenzione.
    Girare in quel quartiere non propriamente amichevole lo aveva reso ancora più schivo di quanto già non fosse per natura. Era stato abituato negli anni a mantenere un profilo basso, ma non potersi muovere liberamente alla luce del sole ed in generale sentirsi costretto ad essere un nomade lo stava opprimendo. Doveva stare attento a troppe cose, evitare di finire in mezzo a gruppi di persone, perché sapeva che non era un bene, ed avrebbe dovuto attirare l’attenzione il meno possibile – anche se era poco probabile, ne era consapevole, madre natura era stata fin troppo generosa con lui – scosse la chioma bionda, lasciando che gli occhiali scivolassero nuovamente sulla punta del naso. Era uscito di casa senza nessun tipo di copertura perché, diciamocelo, niente si abbinava alla perfezione con i suoi abiti, meno che mai qualche stramba cuffietta. All’occorrenza, avrebbe finto.
    Camminando per Dark street – anche nominato il circo del paese perché, davvero, se ne vedevano di ogni - scorse in lontananza la figura di due ragazze dall’aria familiare, ma ci mise un po’ per focalizzarle. Il suo sguardo miope non aveva messo ancora a fuoco i loro volti, ma quando sollevò nuovamente gli occhiali sul naso ciò che vide lo costrinse a bloccarsi sul posto.
    Hazel Rosier. La sua Hazel? Deglutì. Il suo cuore mancò un battito, la salivazione si fece assente lasciandogli la bocca asciutta. Ma subito un particolare lo convinse del fatto che quella non fosse lei, dopotutto era un osservatore, e sapeva che le probabilità di vedere Hazel senza indosso gli occhiali da vista erano così scarse da risultare nulle. Era una cosa che li aveva sempre accomunati, quella di essere due talpe cieche e quattrocchi. Qualcosa, uno strano presagio, gli suggerì di voltare i tacchi ed andarsene, avrebbe detto ad Ophelia di aver incontrato solo persone che no, non sapevano niente. Non se la sentiva di affrontare quella sconosciuta, perché sì, quella non era davvero Hazel e vedere i suoi occhi che non lo guardavano con la stessa luce di sempre avrebbe fatto male, soprattutto perché non sapeva se avrebbe rivisto la sua Hazel, prima o poi, e non voleva che il suo ultimo ricordo fosse il suo sguardo indifferente. Non poteva avere certo idea che lei era stata ad Hogsmeade qualche giorno prima di lui, o che ci sarebbe stata quando lui ed Ophelia si sarebbero mossi dal rifugio. (vedi role dark alleys, dannazione!)
    Quando le due furono troppo vicine, ormai, non ci fu più il tempo di andarsene.
    Tenne una mano infilata nella tasca della giacca, stretta intorno alla propria bacchetta, serrò la mascella e...non avrebbe voluto farlo, ma se fosse stato costretto lo avrebbe fatto.
    Non guardò mai Hazel, ma fissò lo sguardo solo su Nicky. Dissimulò il più possibile il nervoso che stava provando in quel momento e sorrise. « Non è un posto proprio sicuro per due ragazzine. Poco fa un uomo ha cavato un occhio ad un altro e...glielo ha mangiato. » Sollevò le spalle. Assurdo. Ne aveva viste di cose incredibili, comunque , ma questa rientrava sicuro nella sua top 15.
    « Sempre che voi non sappiate qualcosa del sottosopra, in questo caso siete nel posto giusto. » Buttò lì, tanto per provare.
    Kallistos
    (kallistos sinclair)
    Sinclair

    23 y.o ✖ former ravenclaw ✖ indegno ✖ lover
    upside
    down
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco


    Edited by lucky/you - 13/11/2018, 22:36
     
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    HAZEL MCPHERSON
    «WOW, sul serio? E tutte queste cose mi sono sfuggite da sotto il naso senza che ne sapessi niente!» Se ci fosse stato Gideon, avrebbe pensato che Haz non avrebbe dovuto stupirsene più di tanto, era la normalità. La ragazza, invece, era genuinamente sbalordita di tutte quelle dinamiche e che ne fosse stata all’oscuro fino a poco prima che Nicky gliele riportasse!
    Si sentì triste per tutte le persone coinvolte in quella faccenda, Hazel, nonostante non fosse dotata di una sensibilità esattamente spiccata perché, diamine, quanta gente ancora avrebbe dovuto rimetterci in tutta quella faccenda? Rimase persino in silenzio per un lungo attimo di pace per le orecchie della Tassorosso, metabolizzando tutte quelle informazioni. I Cacciatori, Vasilov e Van Lidova, i viaggi nel tempo e la questione di quell’universo alternativo da cui provenivano le persone, incluse le loro versioni di un altro mondo, che adesso stavano cercando con così tanta lena. Non era abituata a ragionare seriamente, non era abituata a formulare un’opinione su situazioni in cui non c’era oggettivamente nulla da ridere né, se vogliamo essere sinceri, ad affrontare con un piglio da persona matura che tra qualche anno sarebbe divenuta adulta qualsiasi fatto che la circondasse.
    Per la prima volta, si ritrovò a comprendere che ciò che stava facendo con Nicky era importante, che da esso dipendevano delle vite umane. Non sarebbe riuscita a maturare di colpo, Haz, ma prendere coscienza della gravità che circondava la ricerca e averne la consapevolezza era già un passo avanti. Aveva sempre pensato agli amici, la famiglia, il Quidditch, lo svago e le sue priorità che priorità non erano; non era mai andata oltre la propria piccola realtà, prendendo le notizie che venivano dall’esterno e addirittura la demolizione della Scuola di Salem come un evento rilevante che però, per lei, andavano a finire in secondo piano per il semplice fatto che lei e suo fratello non avevano subìto dei danni diretti. Sognava di fare la giramondo e viaggiare in ogni dove, ma quel desiderio rimaneva relegato alle aspirazioni di un’adolescente curiosa ed entusiasta della vita; osservare tutto quello con un punto di vista diverso le suscitò una specie di angoscia che non le si addiceva, non le piaceva affatto. Il suo istinto infantile le suggerì di reprimerlo: non lo fece. Dentro di sé, c’era una piccola grande confusione che il suo viso sereno non mostrava, gli interrogativi di chi si rendeva conto che prima o poi si sarebbe ritrovato a propria volta a dover prendere delle decisioni, perché la vita non erano solo risate e divertimento.
    Non sarebbe maturata di colpo, no, ma il tarlo di dover, forse, rivalutare il proprio metro di giudizio si era insidiato in un angolino della sua mente e che avrebbe riaffrontato chissà quando. Al momento, però, non aveva alcuna intenzione di farlo. «DOBBIAmo trovarli.» (Ma questo dovevi farlo già prima, Hazel) Niente, evidentemente se non si metteva a urlare sentiva la mancanza di qualcosa nella sua vita. Con rinnovata energia, prese a braccetto Nicky come le vecchiette che costeggiano i laghetti con le anatre ricordando dei bei vecchi tempi in cui si imbottivano i reggiseni col cotone per fare colpo sui ragazzi e poi finivano per perderlo per strada. Certo una vecchietta non avrebbe tirato l’altra all’improvviso per la via di Dark Street, zampettando stile parata militare. «Andiamo tassopanda, abbiamo una missione da portare a termine.» Le sorrise con fare da cospiratrice come si addiceva alla situazione(?), rimpiangendo di non avere un passamontagna (??) con cui fare ancora di più la misteriosa, però poteva sempre calarsi il cappellino fino al mento e fare due buchi per gli occhi(???) che climax. Rivolta verso il volto della ragazza, un bagliore le illuminò lo sguardo, e sembrò quasi sul punto di dire una cosa estremamente seria e adatta alla situazione, che facesse capire a Nicky che in fondo un cervello lo aveva anche lei ma era una nocciolina... «Un giorno di questi posso strizzarti le guance?» Ma era stata solo un’illusione.
    Poi, vide una chioma troppo bionda per non appartenere a un Sinclair, e il sorriso le scomparve dalle labbra, mentre la voglia di menare Kallistos Sinclair ogni volta che lo vedeva si faceva prepotentemente sentire. Si ripromise di trattenersi un minimo, ma dato che Hazel era sempre Hazel e Kal si era messo – cosaH? – a far loro la paternale sulla pericolosità del luogo, procurandole un livello di fastidio tutto nuovo, non riuscì nell’intento. Mister Perfezione e il suo sentirsi cento gradini sopra gli altri erano qualcosa di odioso. Notò che il ragazzo portava un paio di occhiali e si accigliò, cercando di ricordare se glieli avesse mai visti indossare. Anche quando giocava a Quidditch, però, non li aveva mai messi e nonostante le dolesse riconoscergli dei meriti positivi, Kal aveva una mira invidiabile. «Ti sei sciupato la vista a forza di guardarti allo specchio, per caso? Povero, come farai adesso senza poterti rimirare?» Un altro sorriso, stavolta canzonatorio e un po' ostile. Avrebbe provato a trascinare via – di nuovo – Nicky da Kal per seguitare la ricerca degli AU, se lui non avesse aggiunto quella frase che uao, c’entrava proprio con loro. Indicò con un dito – non quello medio, purtroppo – la Tassorosso e se stessa. «E secondo te siamo qui per fare una scampagnata? Stiamo cercando la gente dell’universo alternativo,» disse, lanciandogli un’occhiata. Il Sinclair avrebbe potuto far loro comodo, però, se avesse già trovato qualche AU o sapesse dove si trovassero. Come sempre, non aveva capito na cippa.



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