L'unica cosa che va secondo i piani è l'ascensore.

For Julien James Odair

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    CHARLIE ANDERSON // Non importa con chi vai,
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    Settembre – 7am

    Il treno per Hogwarts era puntuale come ogni anno e Charlie, un tipo alquanto abituale, si era seduto insieme a qualche amico della sua stessa casata quasi monopolizzando quella carrozza. Si erano raccontati delle vicende estive, delle ragazze che erano riusciti a portarsi a letto e di quelle che avrebbero marcato durante l'anno scolastico ormai alle porte. Lui, da buon intenditore, aveva già adocchiato qualche nuova preda non necessariamente serpeverde. Il viaggio verso il castello era stato per tutto il tempo piacevole, quasi confortante, ed aveva riportato alla mente del ragazzo la sorella Rose, seduta chissà dove nel treno con i suoi compagni grifondoro. Avrebbe voluto andare a ficcare il naso da quelle parti, per chiederle come stava e se aveva bisogno di qualcosa. Ma non lo fece, in ogni caso. Rimase seduto in modo scomposto su quella poltroncina del treno, non troppo comoda secondo la sua opinione, a fare battute poco carine e ridere senza un cavolo di contegno. Ritornare ad Hogwarts non gli era mai piaciuto granché, anche se ovviamente era solito dire il contrario, dato che stava a significare che doveva riprendere le lezioni, fare da balia agli studenti -soprattutto i più giovani- e tenersi alla larga da quella maledetta stanza per le torture. E a proposito di studenti, gli avevano affidato uno nuovo venuto da chissà quale altra scuola. Cioè, se ne era già dimenticato #casoperso. Ma poco importava, giusto? Gli avrebbe dato il più caloroso dei benvenuti, questo era poco ma sicuro, augurato tutto il meglio in quella nuova scuola e cos'altro? Probabilmente gli avrebbe detto di non farsi beccare con le mani nel fantomatico sacco. La giornata era ancora lunga, ed una volta arrivati al castello non era neanche riuscito a scambiare due parole con la sorella: primo perché c'erano troppi studenti, e quindi troppo casino per andarla a cercare tra quelli della sua casata, e secondo perché non aveva tempo per farlo. Infatti entrambi erano prefetti, e avevano dei doveri da svolgere. Ah, l'ho già detto che a lui il primo giorno -come anche i seguenti- non piace proprio per niente? Quindi si era sistemato in modo compulsivo le maniche della tunica, ed aveva preso la strada verso l'entrata al castello. Quanti ragazzini impazienti di essere smistati. Quanti studenti pronti ad accoglierli, e lui? Lui se ne stava al tavolo dei serpeverde a sgraffignare dalla tasca qualche caramella -giusto per fare qualcosa e soprattutto perché era abbastanza affamato-. Non si curava del resto; tanto chiunque era condannato là dentro. Charlie e la positività, due cose diverse. Si limitava ad applaudire nel sentire il cappello parlante smistare gli studenti in serpeverde, ma niente di più. Neanche un'alzata della testa giusto per vedere le facce -tanto comunque non se le sarebbe ricordate-. Lui aveva la memoria corta per certe cose, infatti non ricordava quasi mai il nome di qualcuno visto sì e no due volte. Aveva spostato gli occhi sull'altro prefetto poggiando svogliatamente il palmo della mano sotto al mento, per guardarla con un piccolo sorriso dipinto sulle labbra. Senti Sersha..Li accompagni tu al dormitorio? La scuola era iniziata da cinque secondi e lui aveva una bella faccia tosta già chiesto un favore. Il pupo non perde tempo. Lei lo aveva guardato in modo serio, emettendo poco un sospiro di rassegnazione roteando gli occhi, per poi fare un accenno consenziente. Tanto devi far vedere la scuola al nuovo studente. Si era affrettata a dire, colpendo Charlie alla schiena con una lama parecchio affilata. Sul suo volto si era disegnata un'espressione incredula e forse quasi disgustata. La fronte era corrugata, gli occhi aperti a palla e le labbra in una smorfia che non prometteva davvero niente di buono. Ma che per caso ti sembro una guida turistica? No, dico..Ha le gambe per andare a zonzo, non servo io! Il ragazzo aveva cercato di ribellarsi alla sua concasata, di togliersi di dosso questo fardello per andare a fare altro, fallendo miseramente. Beh, magari è una ragazza. Non ci hai pensato? Improvvisamente l'espressione di Charlie era cambiata. Via le rughe, via la smorfia -aveva perfino drizzato la schiena-. Adesso era curioso e decisamente più propenso a far vedere Hogwarts ad una nuova serpeverde. E già si stava immaginando la scena: una nuova ragazza, che non conosce nessuno e si affida a lui, il finto bravo ragazzo della situazione che si rende disponibile nei suoi confronti per qualsiasi cosa. Pianeta Terra chiama Charlie. La serpeverde aveva improvvisamente schioccato le dita, alzandosi dal tavolo perché la cerimonia era appena finita e doveva fare strada alle nuove matricole. Io vado con loro, tu resta qui ad aspettare. Con uno scatto si era alzato anche lui, passando inevitabilmente una mano tra i capelli -giusto per rimetterli a posto- impaziente di incontrare la nuova studentessa. Perché sì, ormai si era fatto un'idea di lei. Indubbiamente bella, con i capelli lunghi e riccioluti, sul castano scuro, e due grandi occhi verdi. In men che non si dica, era rimasto da solo senza neanche accorgersene -troppo preso a fantasticare sulle bocce della nuova tipa-. Gli piaceva il mistero, il non sapere, l'attesa, che lo mandavano decisamente su di giri. Aveva fatto avanti e indietro in mezzo a quella sala fin troppo grande per i suoi gusti, specie quando non c'era anima viva, riuscendo a sentire il rumore dei propri passi, piccoli e veloci. E se invece fosse stata brutta? Si era fermato di colpo dando le spalle all'entrata, con una mano sul viso. Non può essere brutta. Deve, deve, deve essere come la immagino. Ti prego karma, se esisti davvero, sai cosa fare. Aveva alzato la testa ad occhi chiusi ed il labbro inferiore imprigionato tra i denti, quasi come a pregare intensamente, aspettando il suo arrivo. Ed effettivamente ha aspettato. Una, due, tre ore. Fino quasi al calar del sole, ha aspettato seduto al tavolo del serpeverde. Poi ad un certo punto si è stancato e ha detto basta. Si è alzato irritato e stanco da quella sedia -ormai il culo gli era diventato quadrato- ed aveva lasciato la sala grande alla velocità della luce per poter andare a riposare nel dormitorio. Il giorno seguente, parlando con il responsabile, era venuto a conoscenza di un malinteso: il nuovo studente esisteva, non se l'era immaginato. Ma non sarebbe arrivato prima della fine di ottobre, e quindi qualcuno lo aveva informato male.

    20 ottobre – 11am

    Quella lezione lo stava a dir poco annoiando. Avrebbe voluto uscire da quella porta il prima possibile per non rischiare di addormentarsi sul banco come spesso succedeva, quindi aveva iniziato a fissare l'uscita di soppiatto, sperando in un miracolo. E poco dopo si era aperta, con lo stupore del ragazzo dipinto sul viso. Un professore era stato incaricato di venire a chiamare il serpeverde, interropendo con irruenza la lezione. Oh, grazie karma. Aspetta a cantar vittoria, seriamente. Era praticamente volato fuori dall'aula con un sorriso divertito sulle labbra ed i libri stretti contro al petto, lanciando un'occhiata d ringraziamento al professore, che però era passato subito al sodo dicendogli che quello studente era arrivato. Ovviamente Charlie era rimasto a guardarlo con un'espressione da ebete, leggermente bianco in viso. Forza! Perché sei ancora qui? Muoviti. Sala grande. E allora non era più tanto grato del suo arrivo in aula. Aveva sbattuto le ciglia un paio di volte precipitando bruscamente dalle nuvole, per poi darsi una svegliata ed allontanarsi velocemente verso la sala grande a conoscere questo nuovo arrivato -che poi aveva scoperto essere un ragazzo, con suo sommo dispiacere-. Velocemente aveva percorso tutti i corridoi sperando di non andare addosso a qualcuno per sbaglio, e con il fiato leggermente corto aveva preso una scorciatoia per arrivare il prima possibile a destinazione. A volte serviva un navigatore per spostarsi in quel castello. Sii gentile Charlie, sii gentile. Aveva ripetuto a se stesso espirando pesantemente dalle narici prima di rallentare il passo, poco prima di entrare in sala grande. Si era guardato intorno cercando di darsi una veloce sistemata -soprattutto ai capelli-, ma del ragazzo neanche l'ombra. Oh fantastico, mi hanno fregato di nuovo. Aveva mormorato alzando con leggerezza le sopracciglia e cercando in tutti i modi di non imprecare, anche se era abbastanza irritato. Perché queste cose succedono solo a me? Aveva pensato poggiando le mani sulle ginocchia per chinarsi in avanti, stremato da tutta quella fretta nel voler arrivare lì per poi non trovare nessuno. Ma porca puttana.
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    Nessuno può sentirti, anche la solitudine ti ha abbandonato da tempo. Siamo soli, lasciati a marcire nell'odio e nel dolore.
    STREET FIGHT - ADAM JENSEN
    NEUTRAL
    SLYTHERIN
    PREFECT
    16 Y/O






    Edited by u m e - 29/10/2018, 21:57
     
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