it's not what it looks like.

Shia x Shane

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    Shia Ryan Hamilton
    Fatemi tornare a casa, sarò un uomo migliore.
    Non è vero.


    Shia non ne poteva più di non fare niente, la sua vita negli ultimi mesi era costituita da far finta di lavorare e lamentarsi a casa di Run; aveva pensato,quindi, di cambiare qualcosa. Per quella sera aveva deciso di farsi bello, improfumarsi, grazie al profumo preso in prestito a casa della sua sgualdrina, senza che lei lo sapesse al dire il vero. Si vergognava perchè mai nella sua vita aveva rubato. Era bugiardo, disonesto, rapiva le persone e qualche volta le vendeva pure; ma mai aveva rubato per la propria sopravvivenza, perchè non ne aveva mai avuto bisogno, e farlo lo faceva sentire così sporco. Si,lo so, fa strano visto che aveva fatto molto di peggio, aveva persino le mani sporche di sangue , ma rubare era così da poveri e lui non lo era mai stato. Era un affronto alla sua dignità, ma l'aveva quasi del tutto persa ora che era contadino. Se mai fosse tornato a casa, non sarebbe mai diventato più povero. Le vere priorità.
    «e cosa vorresti fare?» chiese all'improvviso suo fratello Aidan. Se solo fosse stato davvero del suo stesso sangue, erano così simili i due ragazzi e non solo per i tatuaggi o per il fatto che fossero gay ( si non vuol dire niente), ma sicuramente era per il fatto che entrambi erano così allergici alla poveranza. Solo lui sapeva quanto fosse difficile tutto quello, si capivano così bene, tanto che entrambi avevano avuto l'idea di aprire un bordello, ma ahimè non era ancora stato possibile. Se fossero stati nel 2018 non avrebbero avuto problemi ad averne uno a testa, e se fosse stato ancora un Hamilton ne avrebbe avuti almeno due, di cui uno solo per uomini. Ah, quanto gli mancava il locale dei cento ragazzi.
    «Vado a uomini. Sono da fin troppo tempo in astinenza» ed era vero ragazzi, Shia era diventato così casto e puro, che a stento ricordava come si faceva. Non è vero, ma insomma il succo era che era stato a digiuno per troppo tempo; aveva fatto il bravo come gli era stato detto. Era stato povero ed etero fino a quel momento ma ora si era decisamente stancato; poco importava se doveva farlo di nascosto, anche se era abituato a fare tutto alla luce del sole, in quel caso avrebbe fatto come si faceva in quel periodo, bastava andare a uomini e che diamine.
    «portamene uno»
    «Proverò e se trovo un locale abbandonato, ti chiamo» e come? Col pensiero dato che non avevano il cellulare, in qualche modo avrebbero fatto, anche perchè non avevano ancora i soldi, ma ci stava lavorando. Rubare si stava rivelando un ottimo talento per l'Hamilton, anche se l'odiava, ma quello che succedeva nel Far West rimaneva nel Far West,nessuno avrebbe mai saputo che rubava ai ricchi per dari ai poveri, cioè a se stesso. Mai.
    Uscì di casa e un vento gelido lo bloccò, perchè doveva fare così freddo a Bodie, continuava ad odiarlo non c'era proprio modo per lui di trovarlo almeno sopportabile quel posto, non ci riusciva; sperava solo di poter almeno trovare compagnia quella sera così da dare un senso alla sua vita lì, in fondo non poteva rimanere puro per sempre e non poteva aspettare di tornare nel presente; tra che aveva sempre più paura che mai ci sarebbe tornato se poi vogliamo aggiungere che stava sempre peggio. Non voleva far preoccupare nessuno, ma la salute andava sempre a peggiorare, forse Al stava male o Sin era in coma, non ne aveva idea ma sicuramente non erano in forma nessuno dei tre; quindi se doveva esalare l'ultimo respiro lo avrebbe fatto dopo aver passato una notte indementicabile. Sommiamo a tutto ciò, che da un anno quasi che era lì, di Shane non c'era neanche la traccia, quindi altro punto a favore del suo nuovo piano "andare a uomini". Lui manco era fedele e, strano ma vero, lo era stato fin troppo; dovevano erigere una statua a suo nome per come si era comportato fino a quel momento e invece nessuno gli stava facendo i complimenti. Era lì da mesi e non aveva contratto la tisi, o qualsiasi altra malattia circolasse in quel periodo, era stato bravo, se lo meritava un premio.Decisamente Si.
    Non sapeva bene come procedere ad essere sincero, non aveva studiato storia. Non fraintendete lo aveva fatto ma l'argomento omosessualità non era stato tra i preferiti del suo insegnante privato; quindi non era sicuro di sapere dove poter trovare qualcuno, anche perchè era certo che i gay non si dichiaravano tali come nel 2018, non andavano in giro mano nella mano e non avrebbe trovato qualcuno in un bar. L'unica opzione fu il vicolo accanto al bordello. Già, la trsitezza più assoluta; pensare che neanche quando aveva diciasette anni era andato a prostituti, mai. Lui la sua verginità che vogliate crederci o no l'aveva data alla persona che amava; si,aveva amato va bene? Purtroppo era finita male ma un giovane Shia aveva davvero amato.
    Ma quello era ormai il passato e ora aveva bisogno di non pensare più al suo defunto ragazzo (perchè si, pure Shia l'ha dato al morto) o a Shane; non voleva ricordare che stava per morire a causa di quel dannato legame con Al e Sin che sempre più si stava consumando per la lontananza. Avrebbe fatto solo del sesso, neanche sano perchè non era così sicuro che sarebbe stato tale in quel periodo. Comunque arrivò nel vicolo, affianco al bordello, nel suo cappotto da povero per poi avvicinarsi ad un ragazzo poggiato al muro che fumava una sigaretta o forse era un sigaro ( non ho voglia di controllare). Non era male e soprattutto non gli ricordava nessuno; accese pure lui un sigaro, rubato a casa Fay insieme a qualche spicciolo per la serata. «Ehi» un bell'approccio di merda, vero? Era arruginito dannazione, maledetto Far West lo stava davveo rovinando. «è tanto che mi aspetti?» e così che la vita di un Hamilton si rovina perchè aveva perso il suo smalto e francametne non aveva idea di come migliorare la situazione, forse se tirava fuori i soldi faceva prima, insomma doveva solo fare sesso mica conoscerlo e uscirci insieme; pensare che di solito era bravo in queste cose, dannato Far West e dannato Bodie.





    Gideon Kingsley
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    Shane Icesprite Howe
    "I still remember. Do you?"

    Aveva sperato, Shane, che la notizia del matrimonio di una fanciulla così in vista balzasse subito di bocca in bocca tra gli abitanti di Bodie. Era convinto, inoltre, che i giornali cittadini ne avrebbero parlato per giorni, nella migliore delle ipotesi. Il suo scopo non era certo accasarsi, ne rendere felice una fanciulla per la quale non provava niente se non un del tutto personale senso del rispetto – vogliamo chiamarlo così? Il suo scopo, ovviamente, era quello di far arrivare la notizia alle orecchie di Shia Hamilton, nella speranza che, se avesse letto i giornali, avrebbe saputo dove trovarlo. Non era da lui immaginare scene tipo film che vedevano Shia irrompere nella chiesa durante la cerimonia gridando “Mi oppongo!”, ma doveva ammettere, almeno a sé stesso, che ci aveva pensato, e quel pensiero lo aveva fatto sorridere.
    Tacito, nel suo metro e ottantadue di puro disagio, stava immobile sull’altare in attesa dell’arrivo di Mary Kelsey Blanchard, presto in Howe. Aveva evitato di posare lo sguardo sulla sala della chiesa di Bodie gremita di persone dell’alta società dell’epoca, perché sapeva che se questo fosse accaduto, avrebbe voltato i tacchi abbandonando la sua posizione e ...non poteva permetterselo. Aveva faticato tanto per arrivare dentro quella chiesa. Era piuttosto sicuro che nessuno, all’interno di quella sala, gradisse la sua presenza lì e, se la sposa poteva vantare di avere un nutrito gruppo di presenti dalla sua, Shane invece era completamente solo. Si stava sposando e nessuno era lì a gioirne. Certo era che era un matrimonio fasullo, almeno per lui, e non solo perché non era il primo dei credenti, anzi era del tutto ateo, ma proprio perché, la sua sposa, era stata spudoratamente ingannata.
    Era da tempo che non viveva quella realtà come un gioco, aveva imparato presto a coglierne gioie e dolori come se quella vita gli appartenesse davvero, come se lui fosse parte integrante di quell’epoca e non un intruso. Londra degli anni duemila sembrava ormai un ricordo lontano, ma sopravviveva, Shane, aggrappandosi a quella nuova realtà e provando a viverla attraverso qualsiasi mezzo possibile. E Mary Kelsey aveva rappresentato per lui un mezzo più che soddisfacente, era ricca e gli consentiva di muoversi più liberamente che se fosse stato povero.
    Finalmente era arrivata, l’aveva osservata a lungo, dispiacendosi del fatto che avrebbe meritato un fidanzato che l’ammirasse davvero, non certo che la osservava con quello sguardo freddo che madre natura gli aveva gentilmente donato.
    Aveva taciuto dinnanzi alla consapevolezza che, per molti, la sua nuova moglie pareva una prostituta d’alto borgo, avvolta in un vestito da sposa troppo stretto e che lasciava poco spazio all’immaginazione, ma aveva sorriso per non darle un dispiacere. Era una ragazza avanti per l’epoca e questo glielo doveva riconoscere, ma...non ne era affezionato e, nonostante non le avrebbe mai fatto del male, – tranne darle un matrimonio senza amore, quello sì – era probabile che presto o tardi lei lo avrebbe visto sparire senza più fare ritorno.
    Si stava sposando, ed il suo pensiero non era certo concentrato sulla bionda americana che presto si sarebbe detta sua. Pensava al padre di lei, invece.

    « Mary Kelsey! Chi è costui? »
    Aveva tuonato Sir Francis Blanchard qualche giorno prima, ignaro del fatto che Shane si trovasse a pochi passi dalla sala ed avrebbe potuto udire ogni discorso.
    « Si chiama Shane Howe! Io lo amo, padre! Voglio sposarlo! »
    Gesù, era finito in una di quelle soap opera che tanto odiava, e che invece erano molto care ad Hope. Chissà se negli anni duemila avevano già organizzato il suo funerale, a proposito.
    Si era soffermato ad osservare gli oggetti di antichissima fattura posizionati sopra un mobile a ridosso dell’ingresso della Villa dei Blanchard, combattendo contro la volontà di prenderne uno, per rivenderlo nel caso in cui la sua proposta di matrimonio non fosse andata propriamente bene. I Blanchard erano una delle famiglie più ambite di...dov’è che si trovavano? Bodie? Tra una chiacchierata ed un’altra dentro i bar, alla ricerca di Shia, si era fatto una cultura sulle famiglie più abbienti della zona. Confondere e sedurre Mary Kelsey era stato semplice, la ragazza aveva una volontà fragile, minata dalla più forte presenza di suo padre, non era stato difficile raggirarla, facendola innamorare di lui a tal punto da volerlo sposare. Ma Sir Francis... lui era l’osso duro della famiglia e Shane aveva dubitato fino all’ultimo che sarebbe stato così fortunato da riuscire a convincere anche lui, almeno non del tutto. Ma alla fine era andato tutto bene.

    Inutile dire che nessuno si era opposto al matrimonio, quella mattina di sabato e che alla fine si era sposato davvero. La prima notte di nozze fu...strana. Era riuscito a far addormentare Kelsey senza pretendere da lei doveri coniugali, ci mancava solo che vivesse con addosso il fardello di averla corrotta fino a quel punto.
    I giorni seguenti aveva atteso notizie di Shia, ma niente, nonostante i giornali avessero citato quella notizia più volte con tanto di nome e cognome, sembrava che il giovane non leggesse i quotidiani – e Shane, sinceramente, non ne era sorpreso, aveva persino il dubbio che il ragazzo sapesse leggere, per cui… -
    Stava per perdere le speranze quando, nei pressi di un bordello al quale si era avvicinato per pura curiosità – ed anche perché conoscendo le attitudini sessuali di Shia, Shane aveva bazzicato sempre in posti poco raccomandabili dove sapeva ci sarebbe stata più possibilità di incontrarlo – vide la sua familiare figura. Era lui, non c’era nessun dubbio. Nascosto da un cappuccio nero, rimase fermo nella sua posizione, riflettendo per qualche istante su ciò che stava accadendo. L’istinto l’avrebbe costretto a fiondarglisi addosso, abbracciarlo, dirgli che gli era mancato, ma quello parlò per primo, mettendolo a tacere.
    « Ehi. E’ tanto che mi aspetti? » La voce, era davvero la sua voce.
    Se stava tentando di abbordarlo, aveva sbagliato la tattica. E poi, se era davvero Shia, lo sapeva che avrebbe trovato solo donne in quel bordello? E poi chi stava aspettando?! Rimase del tutto freddo, a quelle parole.
    Aspirò il fumo della sua sigaretta alla cannella, regalo del suocero. Avrebbe voluto giocarci un po’, e lo avrebbe fatto se non fosse che erano mesi che non lo vedeva e non voleva aspettare ancora. Ci avrebbe scherzato, se non fosse stato che temeva di vederlo svanire nel nulla, e soprattutto, una piccola parte di lui temeva che quello non fosse davvero Shia Hamilton. In un mondo pieno di maghi e special e con strappi temporali, quel tipo avrebbe potuto essere davvero chiunque. « Davvero un pessimo approccio. Picche. » Okay, era pur sempre Shane Howe. Senza attendere oltre si levò il cappuccio mostrando la capigliatura rossiccia ed osservando il giovane. « Come faccio ad essere sicuro che...sei tu? » Buttò a terra la sigaretta, pestandola con la suola della scarpa e si avvicinò di qualche passo a lui, rimanendo però ancora a debita distanza. Il suo sguardo tradiva sofferenza e nostalgia.
    Voleva abbracciarlo, era un desiderio fortissimo, ma qualcosa, dentro di lui, era ancora più forte e lo frenava.




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    Shia Ryan Hamilton


    Nella sua vita mai era caduto così in basso, che vogliate crederci o no, Shia era sempre stato un uomo di un certo spessore; magari la barba poteva confondere ma era sempre stato alla moda, amava lo sfarzo e i vizi,tutti. Quindi per lui ritrovarsi in un vicolo a chiedere di nascosto per giunta di fare del sesso era peggio che rasentare il fondo, probabilmente era persino meglio esser morto o quasi. Capitelo non aveva mai abbordato nessuno per strada e di nascosto, non era nel suo dna fare una cosa del genere. Di solito bastava che si presentasse in un locale, che si facesse vedere per avere gli uomini a provarci con lui; ok, forse era troppo ,ma di certo quello che stava facendo in quel momento era del tutto surreale. Si sentiva così fuori posto ed erano anni che non gli capitava, forse solo quando era bambino a casa con i suoi che lo odiavano era capitato di provare un sentimento del genere, ma da quando era diventato una divinità era la prima volta che sentiva la voglia di morire così forte. Tra l'altro non era neanche sicuro che la persona davanti a lui fosse sana, ma dopo mesi di pura castità che altro poteva fare? Continuare a fare il bravo, poteva essere una giusta risposta, ma perché esserlo quando nessuno gli credeva. Era stato un angelo e nessuno gli aveva dato credito, se non fosse che non gli importava assolutamente niente di quello che pensavano gli altri su di lui; quindi aveva tutto il diritto di fare quello che più gli piaceva, anche se era in un vicolo accanto ad un bordello e non stava raccogliendo more, ma cercava di abbordare un prostituto. Che poi si chiamavano così nel Far West? Oddio forse manco esistevano. Se fosse stato così, lasciatelo morire vi prego, non voleva stare ancora in quel mondo senza farsi un ragazzo, non più.
    « Davvero un pessimo approccio. Picche. » Lo sapeva. Era un posto senza uomini gay. Dannato Bodie, non sarebbe morto come aveva sempre desiderato: mentre faceva l'amore. (come sono stata romantica) ma dall'altro canto non poteva aspettarsi qualcosa di diverso. Eppure non voleva lasciar perdere perchè il ragazzo in questione non si era ancora rilevato e soprattutto non aveva visto che aveva davanti a lui un bel manzo, insomma era Shia Hamilton o Gideon il contadino, aveva persino dimenticato il proprio cognome, si rifiutava così tanto essere povero, non lo avrebbe mai accettato, anche se probabilmente sarebbe morto a Bodie. Che amarezza. «Come faccio ad essere sicuro che...sei tu? » Fermi tutti quella voce era familiare, erano mesi che non la sentiva ma era sicuro che non fosse cambiata e che fosse assolutamente la sua. Ma che cazzo. Se solo si fosse reso conto che l'odore nell'aria era di cannella e che quel profumo veniva dalla sigaretta, avrebbe sicuramente pensato ad un approccio diverso, più raffinato per lui. Chi altro se non Shane fumava una cosa del genere? In quei mesi di permanenza in quella cittadina non aveva incontrato nessuno che lo facesse quindi era senza alcun dubbio lui, il suo dolce (non tanto) Shane.
    «cazzo» Un'esclamazione così poco raffinata, ma sentita, insomma stava cercando di capire che tipo di sentimento provare in quel momento. Cioè era così incredulo, il ragazzo che fino a quel momento era stato così misterioso ora aveva un volto e non uno qualsiasi ma di Shane.Il ragazzo che per mesi aveva cercato di rintracciare; aveva persino pensato ad un modo per far arrivare un messaggio nel futuro per potergli dire che era vivo. E ora, Shane era davanti a lui, aveva bisogno di toccarlo per constatare che fosse vero. Magari il ragazzo gli aveva dato una botta in testa e ora stava sognando. «Che ci fai qui?» continuava a fissarlo senza però davvero toccarlo, era come se avesse paura. Ancora non poteva credere che Shane fosse lì. Forse se avesse letto del grande matrimonio magari lo avrebbe anche fermato o cercato prima, ma pensate davvero che avesse avuto voglia di leggere quello che succedeva a Bodie? Giammai. Non era interessato a niente e poi era un misero contadino e non sempre aveva tempo per fermarsi a leggere. Non è vero questo, poteva farlo ma davvero non gliene fregava niente.
    «aspetta mi è uscita male.» disse cercando di ricomporsi, insomma era il suo Howe, ora poteva fare sesso gratis e senza aver paura di contrarre qualche malattia. «Shane che bello vederti qui!!» l'abbracciò, fregandosene di essere in un vicolo di Bodie, un posto dove atteggiamenti del genere forse non erano molto graditi. Ma in quel momento stava col "suo" ragazzo,non poteva lasciar correre un'occasione. «Festeggiamo il nostro ritorno insieme?» sfacciato? si. Poteva essere più dolce? si. Poteva fare altre domande, come ad esempio chiedere come stava? Si. Aveva davvero importanza? Ovviamente no. Sesso era la priorità. Finalmente. Le chiacchiere sarebbero arrivate dopo, tra una coccola e l'altra. Aveva pensato che forse il ragazzo non ci sarebbe stato così facilmente? Si. Gli importava? di nuovo no. Poteva anche non starci Shane, ma si sarebbe arreso? no. Quindi essere diretto era per lui, come sempre, la miglior arma e di solito andava bene. Forse col ragazzo davanti a lui avrebbe ricevuto uno schiaffo, ma cazzo era lì, non poteva far finta di niente. ( chissà che ho scritto).




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    Shane Icesprite Howe
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    Okay, tutto lo portava a credere che il ragazzo che gli stava dinnanzi fosse davvero Shia, ma se anche non lo fosse stato davvero, lo interpretava fin troppo bene per non crederci. I movimenti, il tono di voce, le parole usate e perfino quell'espressione menefreghista. Qualcosa di nuovo, però, era presente sul suo volto, un cipiglio stanco, forse. Quanto gli era mancato fissare gli occhi nei suoi? Perdersi nei dettagli del suo volto giovane, reso un po' trasandato dalla barba folta che, era sicuro, non veniva impomatata da troppo tempo.
    Chissà se gli mancavano le sue varie cremine, vanitoso com'era. Chissà se, da qualche parte in quel multiverso, esisteva ancora un bagno che ospitava i suoi numerosi cosmetici. A guardarlo, Shane avrebbe detto che aveva zappato per mesi nei campi. Aveva la classica ed orribile abbronzatura da campagnolo, mentre l'Howe poteva vantare la sua solita pelle lattea che davvero non aveva visto un giorno di lavoro. Poteva cambiare l'universo, ma determinate cose rimanevano invariate.

    Eppure gli sorrise, nonostante tutto, nonostante il suo atteggiamento...freddo? Sì, era normale, non si vedevano da troppo tempo. Se lo ripetè a mente come un mantra, mentre la brutta sensazione che Shia non fosse più Shia, nonostante fosse Shia (?) rischiava di mandarlo nel panico. Magari lo aveva dimenticato, sebbene fosse conscio che questo fosse impossibile per loro. Conosceva bene i loro trascorsi, sapeva cosa avevano passato, ed era sicuro che nonostante non si vedessero da troppo tempo, il loro legame era ancora solido.
    Inarcò un sopracciglio, quando il ragazzo gli domandò "cosa ci facesse lì"
    Oh, che benvenuto caloroso. Ti stavi divertendo senza di me? Hai fatto bene. Ma non troppo.
    Certo anche il suo approccio non era stato dei migliori, ma lui era Shane Howe, non era mai stato la parte calorosa della coppia, lo sapevano entrambi.
    La voglia di abbracciarlo sfiorava l'assurdo, eppure non lo faceva, rimaneva fermo lì davanti a lui come se il divario di quegli anni li avesse separati davvero. Aspettava che fosse Shia il primo a compiere quel passo, come succedeva spesso tra di loro. Shane era fin troppo impacciato - ancora - per riuscire a vivere una vita di "coppia" normale. A proposito, potevano ancora dirsi una coppia? Anche se...lui era sposato con Mary Kelsey adesso? E chi stava tradendo dei due, nel caso? Troppe domande.
    Ma poi, ancora prima che Shane potesse convincersi del suo cambiamento, Shia esplose in un abbraccio, prendendolo tra le braccia. E Shane rispose a quel gesto, portando le proprie a stringergli la schiena, appena più mucolosa rispetto all'ultima volta che l'aveva percepita sotto le dita. Si sentiva completo, quando Shia lo abbracciava.
    Quanto gli era mancato il suo calore, le sue effusioni, la sua sfacciataggine ed il suo fascino innato, tutto, troppo. La sua domanda rimase a frullare nella testa, tornando a martellarlo solo quando quell'abbracciò finì, lentamente. Cosa ci faceva lì? Ah, non ne aveva idea, davvero.
    Forse dovrei fingerne di saperne qualcosa, sfugge anche alla player invece non ho la minima idea di come io sia finito qui, ma ci sono da qualche mese e...si allontanò piano da lui, di un passo, il tanto da portare la mano munita di fede nuziale ben in vista, ad accarezzare superficialmente il braccio di Shia, coperto dalla giacca.
    Magari è un brutto sogno, presto mi sveglierò a casa mia, nel mio letto.
    Ma Shane era fin troppo realista per credere alle sue stesse fantasie. Di quella realtà non c'erano tracce oniriche, era un incubo ad occhi aperti.
    Dobbiamo raccontarci troppe cose...entriamo qui o vuoi andare da un'altra parte? Domandò, lanciando uno sguardo all'ingresso della bettola che affacciava su quel vicolo buio. Da quando faceva decidere a lui cosa fare?




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