Monster Mash: Hufflepuff Halloween Party

aperta solo agli studenti!1!!

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    Charles & Mabel // je vois la vie en rose
    Pur senza conoscersi, mabel e charles si trovavano più o meno nella stessa situazione: da una parte il francese, che aveva avvicinato la sua compagna di casata senza alcuna malizia ma che si ritrovava adesso vittima del delirio amoroso di quest'ultima; dall'altra il tassorosso, carico d'un entusiasmo alquanto chimico eppure egualmente sorpreso dall'improvviso slancio d'affetto del silenzioso icesprite.

    Ecco, charles non era uno che si faceva grossi scrupoli davanti ad una ragazza desiderosa di ammirare da più vicino le sue qualità, specie trattandosi di heather, con cui per altro riteneva d'aver sempre avuto un rapporto piuttosto ambiguo. E c'erano altri fattori a renderlo ancora meno restio alle attenzioni della serpeverde: l'alcol, in primis, che lo rendeva ancor più disinibito di quanto già non fosse, e la volontà di lasciare da parte qualunque altro sentimento gli impedisse di godersi a pieno un po' di divertimento. Aveva fatto la sua mossa ormai diversi giorni addietro, e se il kaufman aveva scelto ancora una volta d'ignorarlo — beh, lui avrebbe smesso di corrergli dietro. Non l'aveva mai fatto per nessun'altro d'altronde, e se spingersi tanto oltre significava restare soltanto delusi, charles non aveva intenzione di scottarsi ancora. Ne aveva già passate sin troppe.
    «Se volevi un bacio indiretto, bastava chiedere. Indiretto, diretto, alla francese, alla Cheather» d'accordo, tutta quella improvvisa passione era un po' inquietante, così come il tono con cui l'aveva per ben due volte chiamato per nome ed il modo in cui aveva preso a guardarlo da quando le si era avvicinato, ma hey, chi avrebbe mai potuto capirle le donne? Probabilmente negli ultimi tempi aveva prestato fin troppa attenzione ai ragazzi per ricordarsi quanto potessero essere strane le tette-munite. «trottolino amoroso dududu dadada» adesso era un po' inquietato, doveva ammetterlo. heather doveva essere parecchio ubriaca, anche se non riusciva a spiegarsi come avesse fatto con quel punch annacquato dell'eurospin, perché non le era mai sembrata tipa da... miele e pacche sul sedere? «eer, non è che ci abbia mai pensato particolarmente a noi in quel senso, ma se insisti» fece spallucce, osservandola da capo a piedi per capire quanto ci avrebbe messo a mollarlo per avvinghiarsi su qualcun altro, ma... meh, il bacio non se l'aspettava, e ad occhio e croce sembrava che la morrison sarebbe rimasta aggrappata a lui per più tempo del previso. «sì sì, certo, ti amo anch'io e ci sposeremo presto, ma magari non stasera e non qui: vorrei evitare la puzza di tasso al mio matrimonio mh?» le diede un leggero pat pat sulla testa, cercando con l'altra mano di togliere via la macchia di rossetto che doveva sicuramente avergli lasciato sul mento. Restare lì a farsi adulare e palpeggiare poteva essere considerato come starsi approfittando di una ragazza incapace d'intendere e di volere? No, perché in quel caso lui se ne sarebbe immediatamente tirato fuori: va bene i serpenti e le patate, ma fino ad un certo punto. Posò ancora una volta lo sguardo su heather, poi oltre la sua spalla come a voler cercare l'aiuto del pubblico. «...chi stai guardando CHI STAI GUARDANDO GUARDA ME» «eulà, stavo rinfrescando i bulbi oculari» cosa? «calme» attento a non farsi notare troppo per evitare l'ennesima sfuriata, allungò ancora una volta lo sguardo e finalmente captò una faccia amica: non quel traditore di perses, che ormai doveva essere andato a caccia di corvonero da molestare invece che aiutarlo, ma suo cugino viktor. /SUO CUGINO VIKTOR/. Si era completamente scordato di lui andando a quella maledetta festa e «Charles! Trou du cul laid! Mi hai lasciato solo come un povero stronzo! Tu es infâme! » no, non poteva dargli torto. «no, no, no pardon, je suis un connàrd, vié qua» lo richiamò implorante, guardandolo andare via con rassegnazione. «senti heat, facciamo che vado un attimo in bagno e torno?» azzardò, ma la morrison era ormai decisamente fuori controllo e richiamava divinità immaginarie perché fulminassero sgualdrine altrettanto fittizie. «vabbé, flûte» imprecò, poggiando una mano sulla guancia della serpeverde ed avvicinandole il viso al proprio, sperando che un limone duro potesse quanto meno metterla a tacere.


    Non poco distante dalla cheater (ormai è canon), mabel si era ritrovato con le mani strette tra quelle dell'icesprite, intento per altro ad adularlo, senza neppure avere il tempo o la forza di reagire. Cioè, non è che le attenzioni del serpeverde gli dispiacessero, al contrario, ma lui non era abituato a quelle cose e non riusciva neppure ad immaginare uno come aaron interessato ad uno come lui. Considerava già tanto che fossero amici. In un altro momento sarebbe senz'altro scappato via, convinto di essere vittima di un qualche brutto scherzo atto a metterlo in ridicolo davanti all'intera scuola, ma in quella circostanza non era abbastanza lucido da capire cosa diavolo stesse succedendo. Non gli passò per la mente neppure per un'istante che il compagno potesse essere sotto l'effetto dell'amortentia o che stesse agendo contro la propria naturale attitudine: rimase lì impalato, levando giusto una mano per sfiorarsi -sconvolto- le labbra che l'altro aveva appena graziato con le proprie, per poi lasciarsi stringere senza opporre resistenza. Probabilmente sarebbe presto morto d'infarto. «probabilmente morirò presto d'infarto.» mormorò, la faccia schiacciata nel petto dell'altro. Una volta tornato coi piedi per terra, si allontanò d'un passo dall'icesprite per guardarlo in faccia, sempre più perplesso. «du du du, da da da?» chiese, cercando nell'altro un segno che fosse tutta una strana messa in scena ideata per vendicarsi del suo invito molesto. Quand'è che doveva ridere? Probabilmente mai, a giudicare dallo sguardo seriamente devoto dell'altro. Ancora una volta: se fosse stato in sé l'avrebbe evitato, sarebbe fuggito e si sarebbe nascosto tra le lenzuola del proprio letto fino alla morte, ma non lo era. Si alzò leggermente sulle punte dunque -aaron era di almeno una spanna più alto di lui- e con una mano gli afferrò il colletto, tirandolo a sé senza dire niente.
    prelevi? // heureux, heureux a en mourir.
    down in the gutter
    and looking for trouble,
    or something to
    that effect.
    forever & ever more - nothing but thieves
    slytherin
    2000's
    hufflepuff



    In breve: limonano tutti, nel dubbio.
     
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    erin timberlake aguilera // i'm delicate and foolish
    Indietreggiò di un altro passo dai teschi, aggrappandosi con entrambe le mani alle braccia di qualcuno – quella richiesta a ballare con lei a suonare come una supplica più che un invito – sollevando solo quando fu certa di essere fuori pericolo, lo sguardo sul suo interlocutore.
    Non le sfuggì un gridolino solamente perché si voleva troppo bene, ma il sorriso evaporò dalle labbra nel giro di un, terrorizzato, secondo. Per un istante, la Chipmunks temette infatti di aver appena chiesto un ballo ad uno degli (inquietanti.) addobbi della sala comune, una paura abbastanza concreta da seccarle la bocca. Ma fu la voce, a farla sospirare e portare una mano al cuore per placare il principio di un infarto; seppur soffocata dalla maschera e dalla musica, ricollegò la…forma del suo interlocutore a Mabel Withpotatoes, ed il sorriso tornò più brillante ed allegro che mai sul viso tondo di Erin: ERA SUO CUGINO!! (okay, lui non lo sapeva, ma non fermava Erin da sentirlo…emotivamente vicino #wat) E non solo, ma anche compagno di casata e squadra! UAU. Il fatto che prima di allora non avessero praticamente mai parlato, non impedì alla ragazza di annuire felice prendendo la mano di lui per trascinarlo in pista. Come già detto, inquietudine da Halloween a parte, ad Erin piacevano le feste, così come tutto quello che tal etichetta includeva: le persone, fare amicizia, ballare, parlare con perfetti sconosciuti.
    …Fine. In realtà il resto era un mondo sconosciuto all’innocente, <>pura, diciottenne Chipmunks.
    Comunque, caso mai ve lo steste chiedendo, Erin era un’ottima ballerina; era stata temprata dalle sfide prima con Nathan, e poi con Kieran e Jess – plasmata dalle dance battle con cui lei ed il Wellington stracciavano le gang del bosco di Londra, mettendoli in riga a suon di Sean Paul e J Balvin. Inoltre, per quanto fosse timida nelle… skills base quali comunicare o stringere la mano per presentarsi (era…era davvero la cosa più complessa di sempre, richiedeva un impegno eccessivo!) non si faceva problemi a mostrare le proprie abilità a ritmo di musica, dancing like nobody’s watching. Reclinò il capo per permettere a Mabel di parlarle all’orecchio, ma evidentemente uno dei due aveva sottovalutato o sopravvalutato il rumore della musica (mabel.), perché il grido del ragazzo le attraversò il cervello rimbalzando sul pavimento, e rientrando dal timpano apposto: «guarda che io ti voglio bene erin, anche se faccio sempre l'asociale» Ma dai?? Si ritrasse tenendo una mano posata sulla sua spalla, i sinceri occhi verdi spalancati per la sorpresa. Ora, un essere umano normale avrebbe potuto incolpare alcool, droghe, o botte in teste da neonati wat ma Erin non era una persona normale – e, soprattutto, non cercava mai di giustificare gli impeti d’affetto del mondo nei suoi confronti. «mi dispiace di non avertelo mai detto, sono una persona orribile» ma COSA DICI!!!&&??? Scosse il capo portando le dita della mancina al petto, cercando di interromperlo prima che dicesse altro: non aveva alcun bisogno di giustificarsi? DAI OKAY SE PROPRIO INSISTEVA POTEVANO DIVENTARE BFF4EVER EH NON SI FACEVA PROBLEMI LEI. «devi permettermi di rimediare, tipo, subito. da oggi sarò la tua spalla, quell'amico che non sapevi di volere ma di cui avevi bisogno»
    Il dubbio…il dubbio le sovvenne che non fosse particolarmente lucido, eh, ma neanche quel discutibile margine d’incertezza le impedì di sorridere estasiata, ridacchiando felice come una dodicenne quando una commessa si complimentava per l’outfit provato nel camerino. «dAI????» CHE PATATA. «erin, io ci sarò sempre, ti giuro. non sarà come quella volta in cui ho detto di sì a dipré per recitare in un suo porno e poi gli ho dato un numero falso e sono fuggito. ci sarò veramente!!» MA DAI, SEMPRE!! CHE - aspetta, «cosa?» ma non ricevette risposta sul suo (lecito.) interrogativo, soffocata dal fiume in piena Withpotatoes. QUANTO AMORE DA DONARE, QUEL RAGAZZO! Possibile che prima di quel momento non avesse colto i segnali? Quanti mesi sprecati a non essere amici, quando avrebbero potuto già avere tre (MINIMO!) braccialetti dell’amicizia! «era maple? non era maple. dici che morirò? anche dipré diceva che non ci sarebbe stata alcuna assicurazione in caso di morte per asfissia, era tutto predestinato?? io non posso morire erin, devo restare con te!!» ??? Cosa??? Non poteva morire, erano appena diventati amici!! e voi direte…Erin, sei quella sobria dei due. Get your shit together -ma non sarebbe stata Erin se la paranoia altrui, non l’avesse contagiata. Si slanciò in un abbraccio da orso (…winnie the pooh, al massimo) stringendo le mani dietro la schiena di Mabel. «NON TI LASCERò MORIRE!!!!» PAROLA DI COCCINELLA!
    In quel momento, Michael Jackson fu avvolto da una pioggia di …liquido. Si allontanò da Mabel osservando il proprio costume, sollevando poi gli occhi su…Stephen Gallagher? Scosse il capo verso il Withpotatoes, volgendo un caldo sorriso al fratello di Aidan. «ma che dici sibilò al Tassorosso, una risata nervosa ed una mano a schiaffeggiare l’aria. «vuole solo rendersi utile! che carino» cosa? Certo, come testimoniava il languido sguardo gentile verso Hiccup, aveva avuto una cotta anche per lui: fatele causa. Distolse la propria attenzione dal giovane solamente quando qualcuno tamburellò sulla sua spalla. Inutile specificare che dovette alzare di parecchio gli occhi chiari, malgrado l’altro le fosse gentilmente venuto incontro, prima di individuare…Aaron? «Erin, giusto? Hai per caso visto Mabel Withpotatoes?» Ma DAI? Si ricordava il suo nome? Okay, avevano giocato come avversari a Quidditch, ma non credeva che Aaron Felix Icesprite rimembrasse come si chiamasse. Che fosse il suo cuore 2043 a suggerirglielo? SICURAMENTE ERANO GRANDI AMICI spoiler: no. Gli sorrise ed annuì, più nervosa di quanto fosse necessario, felice di poter essere d’aiuto. Indicò con una mano il ragazzo al proprio fianco, proprio mentre questi si lanciava verso Aaron palesandosi in tutta la sua Mabellosinaggine. «anche lui è mio amico, quindi ti vuole sicuramente bene anche lui. vero aaron che vuoi bene ad erin?» mabEL COSA DICI. Ecco - ecco, ora solo per principio di essere in disaccordo con Mabel, Aaron l’avrebbe odiata. Spostò lentamente, e non senza vergogna, le iridi color muschio sul Serpeverde. «nondevirisponderegiuro» lo giustificò, sollevando le mani in segno di resa. A sua discolpa, la fama di Aaron non era propriamente quella di un ragazzo…gentile, ecco; non credeva avesse qualcosa di personale nei suoi confronti (anzi, neanche credeva la conoscesse ihih) ma per il puro principio di contraddire il Tassorosso, credeva davvero che… non sapeva neanche lei che cosa, a dire il vero. Non era abituata ai contesti con così tanti ragazzi della sua età, avvezza al Quartier Generale ed ai soliti due o tre ragazzini. «Erin, ti ha dato fastidio?» …A lei? Mabel? Corrugò le sopracciglia, aprì la bocca e la richiuse. Si…stava preoccupando per lei?
    Ma smettila Erin, è solo educato; non noti che Mabel sia un po’…sopra le righe?.
    No ovviamente, no. «n-no? nono» aggiunse, dopo il primo esitante diniego, scuotendo il capo e sorridendo ad entrambi. Ma dai, i suoi kuginetti stavano facendo amicizia awww che carini ah ah aaaah #sì #amicizia. Salutò ambedue agitando allegramente la mano nell’aria, soffiando un bacio allo scheletro, e -«se qualcuno dovesse mai importunarti, dimmelo» ma dai????????? COSA STAVA SUCCEDENDO. Sentì le guance avvampare ed il cuore sciogliersi in una pozza di tenerezza. Come hai osato pensare /male/ di lui, Erin? È solo timido!! «grazie mille, aaron» ribattè, sinceramente lusingata, augurando loro una buona serata.
    Ed urlando alle loro spalle: «MA QUINDI NON HO CAPITO, SIAMO AMICI? ME LO CONFERMATE? unsure» for science. Non riuscì a udire risposta, perché qualcuno, per poco, non le fece perdere l’equilibrio.
    E con poco, intendo che Erin si sorresse fisicamente ad Hazel per impedirsi di volare per terra. La sua SHIPPER NEMESI – ma quando non si parlava di Gides, le piaceva abbastanza da non dover fingere un sorriso entusiasta nel vederla. Un sorriso che scemò in un’espressione chiaramente confusa, quando la McPherson iniziò a schiaffeggiarsi. «ma che-» «cos» Erin tentò di allungare una mano per fermare la ragazza, ma quella – imperterrita – continuò. «asp-» «ma bast-» «non -» «AHIa» ???
    «Se volevi vendicarti bastava dirlo,» …perché la stava guardando male?? Azzardò un’occhiata alle proprie spalle – ma no, stava decisamente guardando lei. ???? «scusa???» tentò, farfugliante, osservandola preoccupata. «E ADORO IL TUO VESTITO» ma Hazel era già sparita.
    Okay. Non era decisamente un’ottima compagnia, dedusse. Abbassò lo sguardo sui propri piedi, inspirando dalle narici e seguendo ciecamente la McPherson. Anziché al tavolo dei brownies, però, ripiegò su quello del punch. Nel tragittò salutò amorevolmente tutti i presenti, soffiando baci ai Losers ed indicando, non proprio anti sgamo, Perses e Gideon poco distanti, mimando un cuore con le dita: loro avrebbero capito.
    «SIETE BELLISSIMI» gli gridò, lanciandosi sulle…
    Aspetta. Ma c’erano due ciotole di Punch? Ma erano uguali? Come funzionava. Erin era quel genere di ragazza che in gelateria rimaneva delle ore perché non sapeva mai che gusti scegliere – finendo sempre poi, prevedibilmente, a prendere gli stessi. Ma lì?? Era tutta una novità!!&& Si chinò su entrambe le ciotole, attenta a non inzuppare i capelli, cercando di annusarne il contenuto. «ma sa di…» aspirò il profumo proveniente da una delle due ciotole, gli occhi a illuminarsi di gioia. Cioccolato, caramelle gommose?? FIORI? Ma doveva essere buonissimo! Se ne riempì un bicchiere, sollevando occhi e sorriso verso un ragazzo (con poca voglia di vivere) al suo fianco. «l’hai già bevuto?? È buono??» domandò, avvicinando le labbra al liquido. La risposta le giunse ovattata ed incerta. «meh».
    Ora. Era più forte di lei, capite; ogni volta che qualcuno pronunciava il nome di qualcuno che conosceva, la testa di Erin si girava in automatico per cercare tale individuo nella folla. Un terribile vizio, ad essere onesti; la maggior parte delle volte non avrebbe dovuto guardare, onde evitare di attirare l’attenzione, ma non poteva combattere quell’impulso. Razionalmente sapeva che i nomi dei Tryhard venivano usati come intercalari, ma la ragione poco aveva a che fare con quel pungente, e sempre presente, bisogno di assicurarsi ci fossero. Qualche terapeuta avrebbe biasimato quell’atteggiamento alle sue insicurezze: voleva dimostrare, seppur inconsciamente, di conoscere l’individuo del quale si andava parlando, così da non sentirsi esclusa dal discorso. La Chipmunks neanche ci faceva caso, a quella brutta abitudine. Bevve il contenuto del suo bicchiere spostando lo sguardo dalle proprie dita al Taco dall’altra parte della stanza, e-
    Erin Chipmunks aveva avuto tante, troppe cotte, ed ogni giorno ne nascevano di nuove; non aveva controllo su quella romantica, languida parte di sé che s’aggrappava sempre alle cose più piccole, deboli sorrisi o gentili parole d’incoraggiamento, cedendo il proprio cuore per un lasso di tempo limitato, ma intenso. In cuor suo, la Chips sapeva di star cercando qualcosa – quel qualcosa di cui aveva letto in ogni libro, visto in ogni film. Voleva innamorarsi. Voleva quella dolente, ma dolce, tappa adolescenziale degli appuntamenti da Madama Piediburro, delle corse sotto la pioggia, dei film guardati in pigiama e le dita intrecciate sopra una coperta. Voleva il ruvido tocco delle farfalle nello stomaco, la stretta alla gola nel rendersi conto che sì, era tutto vero, ed era stata abbastanza fortunata da trovare La Persona, fra tutte le persone del mondo, che poteva ricambiare i suoi sentimenti. Voleva quella buona sorte, Erin Therese Chipmunks. Voleva i primi incontri e guardare le stelle coricata su un prato, voleva una spalla alla quale aggrapparsi quando tutto andava male - quando tutti le mancavano troppo - voleva… voleva sentirsi normale. Solo quello.
    E non si era mai resa conto che Mehan Tryhard potesse essere tutto quello. Sentì le guance arrossire, il battito accelerare nello sterno, la stretta sul bicchiere farsi morbida e liquida. Tutti (tutti) gli scenari che tanto amava, e che tanto l’avevano sempre resa un clichè, sostituirono la Misteriosa Ombra al suo fianco con il viso tondo e sempre allegro del Grifondoro. Oh my. Azzardò un passo nella sua direzione, indugiando poi in un secondo ed in un terzo. Prima che potesse rendersene conto, si trovò in piedi di fronte a Mehan Tryhard, ed altre due ragazze che non riconobbe. Una parte di lei le odiò, per essere lì - cos’è questa….cosa…. gelosia? - ma si trattava pur sempre di una Chipmunks, e perfino innamorata trovò la forza di volontà per volgere loro un debole sorriso di saluto. L’attenzione posata su di loro, però, non durò molto. Spostò gli occhi sul Tryhard, sentendosi attratta come una calamita al ferro – incapace di distogliere lo sguardo. Posò le dita sulle guance bollenti, ridacchiando nervosa ed emozionata. «ciao» bisbigliò sognante, reclinando il capo all’indietro. Quando ne incrociò lo sguardo, ridacchiò ancora. «ciao» ripetè, come fosse stata una password segreta per sbloccare chissà quale mistico regalo in un gioco a premi. «possoabbracciarti?» e prima che potesse replicare, la Chipmunks si lanciò verso il Taco a braccia spalancate.
    A quel punto, si rese conto di avere un problema: braccia troppo corte. «aspetta -» umettò le labbra, fece vagare rapidamente lo sguardo attorno a loro. Oh, toh, perfetto!! Qualcuno aveva abbandonato un boa di piume rosa proprio lì affianco!! Uauu. Lo afferrò, e rapida come Indiana Jones lo usò per legare se stessa al Taco come fossero in procinto di fare bungee jumping insieme.
    Lo erano?
    Con Mehan Tryhard, avrebbe fatto anche quello. «ciaaao» ripetè, incantata, affondando sorridente il viso nel costume del Grifondoro. Visto? Ci voleva così poco, per far felice una Erin!
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    (Don't wipe this smile
    right off my face)
    (Don't want this fragile
    heart to break)
    (Ah emoji, ah ah emoji)
    emoji - au/ra
    25.09.2000
    rebel
    2043: tupp


    - parla con mabel suggellando la loro bff amikizia 4ever
    - fa gli occhi dolci a stephen
    - parla con aaron e si emoziona perchè è un tenerone
    - si scontra con hazel e cerca di fermarla dagli schiaffeggiamenti #wat
    - va verso il punch e saluta i losers da lontano (?)
    poi, allora, ho estratto entrambe le cose:
    - erin beve l'amortentia + si innamora di meh
    - al che va a molestare meh, + bonus:
    CITAZIONE
    • Erin Chipmunks - Si legherà con un boa rosa ad un altro pg

    N.B.: Se siete indecisi come me e volete affidarvi al Fato, qua il sito da cui estrarre, e sotto la lista facile.it dove potete togliere i vostri pg ed avere comunque la lista numericamente ordinata!!:

    CODICE
    <ol><li>Maple</li>
    <li>Erin</li>
    <li>Mabel</li>
    <li>Aaron</li>
    <li>Syria</li>
    <li>Gideon</li>
    <li>Charlie</li>
    <li>Jane</li>
    <li>Jess</li>
    <li>Hunter</li>
    <li>JJ</li>
    <li>Nicky</li>
    <li>Rudy</li>
    <li>Stephen</li>
    <li>Heather</li>
    <li>Rose</li>
    <li>Charles</li>
    <li>Roanoke</li>
    <li>Gaylord</li>
    <li>Lauren</li>
    <li>Bjorn</li>
    <li> Meh</li>
    <li>Halley</li>
    <li>Perses</li>
    <li>Hazel</li>
    <li>Viktor</li>
    <li>Behan</li>
    <li>Narah</li></ol>
     
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    d.d. nicky winston
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    Hunter era davvero una bellissima Elisabetta II - sul serio! Il costume gli era venuto terribilmente somigliante, soprattutto le scarpe che non potevano che essere da novantenne (♥), e il trucco? Majestic (soprattuto secondo il parere di una Nicky che non era in grado neanche di mettersi l'eyeliner allo stesso modo su entrambi gli occhi - sempre che trovasse lo sbatti di truccarsi. Avrebbe dovuto chiedere lezioni a Hunter MakeUp). Oltre tutto, se ci si dimenticava per qualche secondo che sotto tutto ciò c'era (il quasi irriconoscibile) Oakes, quel travestimento da regina era anche inquietante, proprio in stile halloween!! Beth as her finest.
    Ciò, tuttavia, non toglieva il fatto che ci fosse qualcosa di profondamente sbagliato nel non essere abbinati. «Siamo riusciti a fallire» si lamentò sconsolata, le mani sulle guance (ma con attenzione: si era impegnata a farsi le lentiggini, e non voleva sbavarle) «Forse è destino. Forse non dovremmo fare neanche... quella cosa. Alla fine abbiamo confermato se le cose erano bianche o nere, vere???» Sì, iniziava ad entrare nel panico, e nel panico più totale. Forse aveva problemi di comprensione, oltre che di comunicazione, e stava per mandare i suoi amici e la loro Occasione alle ortiche. Giust'appunto, in quel momento incrociò lo sguardo di una bellissima Rose rollata (cosa) in una pianta di edera, e ricambiando timidamente il saluto si riscosse leggermente. "Andiamo, Nicky. Non c'entra niente il fatto che tu e Hunter non si siate capiti sui costumi della festa. Di Quella Cosa ne avete parlato davvero... tanto. Andrà tutto bene. Credo? Spero" «Hai visto che carina?», commentò cambiando argomento «Poison Ivy... Mi piacciono i costumi nerd, anche se non seguo i fumetti babbani» con la testa, indicò JJ poco lontano «Jack Frost gli è venuto dannatamente bene; non avrei mai detto» Perchè Jack era una delle sue cotte platone, mentre non è che a Nicky non piacesse il serpeverde, semplicemente... semplicemente... non impazziva per lui. Andava in giro a dire che l'americano Gideon gli avesse rubato la faccia - quando era in circolazione da più tempo di lui - e aveva troppo l'aria da fighetto che se la tira. «Meno male che noi alla fine non abbiamo seguito la mia idea» ah ah ah già
    meno male. Eh, Beh??
    Uno sguardo emozionato verso Darth Vader (!!!!! chissà se poteva andare da lei - lui?? - e citare random star wars. A L I E N I !!!!), occhi a cuoricino per Hiccup!Stephen (ok, sapeva da - tanto - di essere lesbica... ma HICCUP! Chi non aveva avuto una cotta anche per lui?? Passando poi al più sano shipping hijack #wat peccato solo Steph non si stesse paccando JJ ma... un tipo ?? tipa ?? stran*) finchè nel proprio campo visivo non entrò: «Meh.» non nel senso meh intercalare, nel senso meh, MEH.
    «excuse me what the fuck»
    Like, literally. «Sì sì, abbiamo notato. Vita 1 - Losers 0» Non era neanche più davvero... sorpresa. Solo sconfitta. Sapeva che nè lui nè Meh l'avevano fatto con cattive intenzioni (tipo - idk - per avere costumi più fiki rispetto ai loro amici), erano solo tutti quanti... special; nel senso disagio del termine. Losers, letteralmente. «E' andata così» Arrossì sistemandosi gli occhiali ai complimenti di Meh («Non è niente di che») - era Meh, ma erano pur sempre complimenti, e li ricambiò sinceramente: anche il costume del ragazzo, come quello di Hunter, era spettacolare. Iniziava a sentirsi un po' male all'idea di aver semplicemente racimolato una maglia e una gonna, per il proprio).
    Sperava ancora, sinceramente, che Halley e Beh arrivassero con costumi della famiglia reale o del cibo o entrambi, uno a testa (avrebbe sopportato di essere l'unica diversa, se i suoi amici fossero stati carini accoppiati), ma le sue speranze vennero infrante in men che non si dica. «Cosa. Avete. Addosso.»
    nO.
    Non era mai stata così triste di vedere un pokemon... e allo stesso tempo così felice .
    Halley era... lettaralmente... un magikarp. Non con un pigiama da magikarp, non col trucco da magikarp.
    Lo era proprio. Con solo le gambe che uscivano dal corpo del pesce. Nicky non... non sapeva neanche come commentare. Doveva dirglielo che quando Beh aveva parlato di costumi dei Pokemon, non intendeva letteralmente fatti così, ma più intuitivi?? "O forse no. Forse intendeva così. Forse sono io che non capisco niente". Già, ed è per queste che su cinque losers, almeno quattro avevano un costume con tema diverso. #bulugna #fabrizio #ciaoelisa «Per caso, Meh è quel taco che parlava con voi poco fa?»
    «en persona, señorita. Qualcosa è andato chiaramente storto» Fece spallucce con un risatina nervosa. beh. sì. Grazie, Nicky. «Ma siete bellissimi, davvero. Sei... spettacolare» scosse la testa, quasi allibita «Ma ci vedi da lì?» si mosse leggermente in alto e in basso, per capire come farsi osservare dalla bocca del pesce (??????????????), salutando mentre era piegata (mlmlml) una rapida Hazel in fuga da qualcosa (niente di troppo diverso dal solito, insomma) e notando sullo sfondo un Gideon che - felice come un bambino - importunava i passanti sul farsi leggere il proprio futuro dal costume di cerbero (Nicky, nervosamente, gli aveva detto appena arrivata alla festa che si sarebbe fatta magari dare una lettura verso fine festa; non voleva sapere quando sarebbe morta, nè che Gid conoscesse un proprio aneddoto triste).
    Con la coda dell'occhio, notò JJ che si stava avvicinando a loro tr- «PERCHÈ NON SIETE VESTITI DA CINQUE LEGGENDE??????» sobbalzò rizzandosi in piedi, voltandosi verso quello che in realtà - SHOOK! - non era l'Odair, ma un altro Jack Frost.
    Il loro Jack Frost.
    Il loro Jack Frast??
    «Oh, Beh» la Winston si portò una mano davanti alla bocca, ma non tanto in orrore (e anche l'ultimo losers aveva cannato travestimento!! Parappaparara!) quanto con... commozione? Beh aveva preso la sua idea, l'idea di Nicky. Non pensava nessuno avesse neanche considerato le cinque leggende, visto che la proposta l'aveva fatta dopo altre migliori, e ora a vedere l'amico con il costume del guardiano del divertimento le si scaldò il cuore. Si buttò su di lui per abbracciarlo, staccandosi poco dopo per lasciarlo prendersi da bere. «Mi dispiace... sei un Jack molto più carino dell'Odair, in ogni caso» ... ... chissà se Beh neanche l'aveva notato, il serpeverde «NEL SENSO tu sei più» ????????? «vero. COMUNQUE - servi anche a me un po' di succo? OH GUARDA C'E' ERIN! LAMPONI!» Che era il nome in codice (??) per indicare i Gides in modo antisgamo (cosa)
    Dopo aver ricevuto il bicchiere (imbevuto!!!) si voltò verso la sala guardando la gente che festeggiava, beveva, ballava. Prese un dolcetto dal tavolo, osservando le ragazze con cui Meh stava parlando, e passando poi a osservare il resto che stava capitando nella sala. mh. «Ma-... cosa...?» quello non- non era Halloween, era una fucking festa di san valentino; un'orgia. Perchè improvvisamente così tanti invitati sembravano propensi a confessare propri sentimenti o - direttamente - paccarsi gente??? E PERCHE' CHARLES DUMONT NON SI STAVA LIMONANDO IDEN MA UN'INSULSA MEAN??? E ?? PERSES COSA FACEVA LONTANO DA GID ???
    Tirò la manica del colorato abito di Hunt, richiamando la sua attenzione «Sbaglio o sta capitando... qualcosa?» era sveglio, sicuramente avrebbe capito perchè... perchè... perchè Gideon guardava con occhi lascivi il proprio doppione????????? ad esempio?????????? distogliendo lo guardo, Nicky notò i dolcetti sul tavolo; parecchi dolcetti, tutti assai particolari. !!!! SHERLOCK NICKY SULLA SCENA DEL CRIMINE APISCE TUTTO! FORSE ERANO STATI TUTTI DROGATI!! «Non mangiate niente!» quasi si lanciò sopra gli oakes «NON SI SA MAI!!!» non voleva che fossero strafatti durante la loro Sorpresa. «Forse non va bene aspettare il clou della festa; dovremmo farLo prima che tutti siano fatti come dei cocchi» o ubriachi, in ogni caso. Si guardò in giro «Cerco Rose per dirglielo, se non ci vediamo più ci becchiamo fra qualche minuto vicino ai dormitori»
    Bicchiere ancora in mano, si affrettò dopo un saluto rapido ai suoi cuccioli alla ricerca della Poison Ivy, ma forse per colpa di qualcosa per terra, forse per colpa del destinoh (ergo: della sua stabilità pari a quella di una scimmietta) inciampò, finendo dritta dritta fra le braccia di un fortunato avventore. Il bicchiere l'aveva per caso rovesciato sul suo prezioso costume? Sulla sua preziosa bocca? #cos fate vobis
    «SCUSAH»




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    parla con hunter!regina, con meh!tacos (che poi se ne va CIAUZ) e halley!magikarp commentando i costumi di tutti e tre ♥ Ricambia nel frattempo i saluti di Rose e Hazel, fissa Lauren e Stephen (e vik il limonaro)
    Quando vede Beh vestito da Jack Frost si emoziona, lo abbraccia #wat e dopo aver notato erin che fa segni verso i gises si fa versare il punch in un bicchiere (PRIMA che lui lo beva) (mi spiaceva far avere l'effetto dell'amortentia di beh su nicky, visto che lei se ne va #wat ma fai te ???)
    Parla ancora con Halley e Hunter dopo aver notato che la metà dei partecipanti alla festa sembra strafatta (o sotto amortentia, same) eeeee va a cerare Rose, ma prima di arrivare da lei (o forse è proprio lei? #shook) sbatte contro qualcuno cadendogli/le fra le braccia. Chi è costui? CHI VOLETE! Idealmente il prossimo che posterà (se non si sta paccando nessuno). Avrei tirato a sorte ma sono pigra
     
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    Non pensava ci sarebbe stata così tanta gente eppure sembrava che metà castello si fosse riversata nella piccola sala comune dei tassorosso. La cosa tendenzialmente non avrebbe dovuto innervosirla ma l’idea di ciò che avrebbe dovuto fare più tardi stava iniziando a farla agitare. Pensavo ci fosse meno gente…meglio? No forse peggio, speriamo vada tutto bene aiuto.
    Avrebbe voluto sapere cosa ne pensavano i suoi amici e decise di raggiungerli, dopo aver terminato il suo punch, in modo da capire come si sentivano loro al riguardo ma una voce richiamò la sua attenzione.
    Qualcuno aveva fatto il suo nome e sentì la sua mano toccarle la spalla. Come si voltò per mettere a fuoco l’individuo si ritrovò davanti a un Viktor versione infermiera. Terrificante.
    Non sembrava aver apprezzato troppo il suo travestimento e scherzando la ragazza stette al gioco osservando il lato b del ragazzo e, facendogli un occhiolino, gli disse:
    -Be effettivamente hai ragione, avresti dovuto scegliere quel travestimento ti sarebbe stato benissimo- stava effettivamente scherzando? Be forse non troppo in effetti -Ma di sicuro questo è terrificante, fai paura-
    Detto ciò cercò nuovamente con lo sguardo i suoi "colleghi" ma non li trovò. La gente continuava ad avvicinarsi e sembrava che quel punch stesse attirando l’attenzione di tutti.
    Vide per un attimo Gideon che salutò velocemente osservando il suo particolare costume.
    Ma è cerbero? Come gli è venuto in mente, deve essere molto scomodo.
    Il ragazzo aveva di certo un costume abbastanza imponente tanto che qualcuno doveva stare attento a non essere colpito dalla teste che sporgevano di lato. Ucciderà qualcuno oggi.
    Sconfitta decise di andare a prendere una boccata d’aria e per farlo avrebbe dovuto attraversare l’intera sala in modo da raggiungere l’uscita.
    Non sarebbe stato un compito facile dato la folla che si era riversata per ballare e per…limonare?
    Solo in quel momento si era resa conto che metà dei presenti aveva iniziato scambiarsi effusioni più o meno evidenti.
    La rossa si guardò un po’ intorno e notò delle coppie piuttosto improbabili come Charles ed Heather. Se lui poteva anche essere interessato a lei…insomma, Heather non le sembrava il genere di ragazza che si infatuava così di un ragazzo del genere e soprattutto non in quel modo così appiccicoso.
    Rimase per qualche istante a fissarli mezzo sconvolta per poi osservare una scena che la lasciò ancora più a bocca aperta. Cerbero che si avvicinava e Jack Frost e, lo baciava?
    Cioè Gideon che bacia Gideon? No non può essere, chi è, JJ?
    La serata stava prendendo una piega sempre più strana. Coppie improbabili, incesti (è incesto se due persone sono esattamente identiche? No), gente ubriaca, gente che urla. C’era qualcosa che non andava e non poté che pensare che la loro sorpresa doveva essere svelata il prima possibile. Se no non si accorgeranno di niente con tutto questo casino.
    Si ritrovava ancora in mezzo alla folla e finalmente, dopo averli cercati a lungo con lo sguardo, li intravide ancora lì vicino al banco delle bevande.
    Fu in quel momento che notò suo fratello Charlie, vicino alle ciotole di punch.
    Fu come un lampo e l’idea che quel delinquente avesse fatto qualcosa divenne una certezza. Non aveva prove è vero, ma 15 anni di conoscenza forse non bastavano per incriminarlo per tutto quel casino? Forse no ma era pronta a vederci chiaro. Se c’entra qualcosa giuro che mi sente, prendo la mia Nimbus e gliela do in testa. No che poi si rovina…gli lancio una fattura!
    Era pronta a raggiungere il fratello quando sentì qualcuno venirle addosso e un qualcosa di freddo riversarsi sulla sua faccia.
    Istintivamente aveva afferrato la persona che si era scontrata con lei e impiegò qualche attimo per riconoscere la sua amica Nicky che doveva essere inciampata in qualche piede di un improvvisato ballerino.
    Notò il bicchiere che la ragazza teneva in mano, ormai vuoto, e sentì un profumo intenso di cioccolata. Si leccò le labbra per asciugarle dal punch che la ragazza le aveva versato addosso bagnando leggermente anche la parte alta del vestito.
    Si assicurò che la ragazza stesse bene e che non si fosse fatta male e si levò via la bevanda dalla faccia percependo anche un profumo di camino acceso (devono averlo acceso per scaldare la stanza, anche se non ce n'era bisogno) e di erba appena tagliata (questo è strano).
    -Tutto bene Nicky? Scusami non ti avevo proprio vista-
    Osservò meglio la ragazza e non riuscì a smettere di fissarla. Era sempre stata così bella? Il suo travestimento le stava benissimo e si adattava perfettamente al suo aspetto ma non era quello. Aveva dei lineamenti così belli e delicati. Le labbra così…così da baciare.
    Era rimasta incantata e il desiderio di avvicinarsi a lei era forte e non riusciva a capire come non si fosse mai accorta di chi le stava accanto.
    Ormai erano amiche da diverso tempo ma l’aveva sempre considerata come una buona amica, non l’aveva mai vista sotto quella luce eppure…
    -Sei bellissima sai?-
    Non aveva mai provato tanta attrazione per una ragazza e non riuscì a controllare più il suo corpo. Delicatamente prese tra le mani il viso della ragazza e le diede un leggero bacio sulle labbra senza pensare a come avrebbe potuto reagire la ragazza, senza pensare al fatto che forse a lei non piaceva, senza pensare a niente, nemmeno al delirio che si stava scatenando intorno a loro.




    Gryffindor | 15 y.o.
    Rebel | Poison Ivy
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    made in china — I'm here at the beginning of the end

    - Risponde a Viktor e saluta Gideon
    - Assiste ai vari inciuci
    - Sospetta di Charlie
    - Si scontra con Nicky, "beve" l'amortentia e si innamora di lei. La bacia
     
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    Lato positivo! Aveva trovato Rose (destinoh) e non sarebbe più dovuta andare in giro come un'anima in pena a cercarla facendo lo slalom tra gli harem formatisi. Lato tuttavia terribilmente negativo: inciampando le aveva rovesciato il succo addosso. «Oh Morgana- MI DISPIACE ROSE SCUSAMI SCUSAMI SCUSAMI
    Nicky indietreggiò leggermente staccandosi dalla ragazza e, impanicata, osservò il proprio disastro. In qualche modo quasi miracoloso aveva beccato la faccia della prefetta (senza neanche accecarla!! top), perciò il costume non si era rovinato; le foglioline - per fortuna - stavano ancora al proprio posto come copri capezzoli e tanga e non l'aveva denudata. Una gioia!!!
    O forse no.
    «Tutto bene Nicky? Scusami non ti avevo proprio vista»
    «Figurati! E' stata colpa mia» Frugò rapida nella borsa a tracolla di pelle «Ti stavo cercando» Spiegò nel mentre, concitata e leggermente rossa in viso (imbarazzata? Sempre). Quasi lanciò in faccia alla grifa un fazzoletto di stoffa quando finalmente lo trovò (no, non l'avrebbe pulita lei; non quando era mezza nuda, davanti a tutta quella gente malpensante). «Con Hunter e Halley pensavamo di anticipare tutto, prima che la gente si ubriachi troppo o cose simili» cose simili tipo: si apparti nei dormitori per accrescere il numero di bimbi oblivion #ehelisa? #cheater «quindi ti va bene vederci pronti fra circa un quarto d- Rose Nicky non era tipo che fissava la gente mentre parlava, quindi ci aveva messo ben qualche secondo ad accorgersi dell'occhiata particolare dell'amica, del suo sguardo stralunato e adulatorio. Aggrottò le sopracciglia, chiedendosi se si forse persa un pezzo; aveva detto qualcosa di strano?
    «Sei bellissima sai?»
    «Oh» se non fosse già stata paonazza, Nicky lo sarebbe diventata in quel momento. «Mh... Ok. Mhh. Grazie?» Mettiamola così: già Nicky non aveva ancora sbloccato la skill di saper accettare i complimenti senza sembrare un pomodoro parlante con qualche turba psichica (doveva ringraziare? Ma se poi fosse sembrata vanitosa? Ma con troppa modestia sarebbe passata per falsa, anche se ci credeva. Era obbligata a ricambiare? E come ricambiare senza passare per maniaca???), ma poi Rose con quello sguardo. Santissimo nome di CJesoo, Joseph, e Marijuana. Era strafatta?? Sembrava Niamh il venerdì sera. «Rose, tutto b- cosa»
    cosa
    stava
    succedendo
    .
    L(a presunta)'aliena si limitò a sollevare le sopracciglia quando Rose, con dolcezza, le prese il viso fra le mani - aspettandosi le schiacciasse le guance piene bonariamente come una zia ai pranzi di Natale, le facesse cioppi cioppi, qualsiasi altra cosa, ma non- quello. Un attimo prima Rose la osservava come Nicky avrebbe osservato un barattolo di burri di arachidi, e quello dopo le sue labbra erano su quelle della Winston. Così, semplicemente, come se niente fosse. Come se fosse del tutto naturale scambiarsi baci.
    What. The. Fuck.
    Troppo sorpresa per togliersi, Nicky si limitò a irrigidirsi a quel breve contatto, gli occhi spalancati e sconvolti, la mente a produrre un suono fisso e fastidioso mentre neanche più sentiva la musica in sala. Rose si staccò, e Nicky (ora anche bocca socchiusa e una mano alzata - per spostare Rose? Per gesticolare?) ci mise quello che le parve un'eternità a elaborare parole di senso compiuto: «...
    La consapevolezza di quanto accaduto la colpì tutto insieme, e la colpì forte: a) aveva appena avuto il suo primo bacio, e quel momento non sarebbe mai più tornato, nonostante b) non fosse stato per niente emozionante, ma assai simile a posare le labbra su un qualsiasi oggetto tiepido e un po' umido. E il tutto c) era successo davanti a metà della scuola.
    Metà. Della. Scuola.
    Nicky aveva tenuto per sè - e pochi altri - il proprio orientamento per così tanto tempo, che anche dopo aver fatto coming out con i genitori grazie a Deke, anche dopo non aver più tenuto nascosto quanto prima la propria preferenza verso il gentil sesso, non aveva mai comunque detto apertamente a nessuno che non fosse proprio amico intimo di essere lesbica. Non commentava i ragazzi e quanto fossero carini - come avrebbe fatto un tempo - se le sue compagne di dormitorio ne parlavano, non fingeva cotte etero mai avute per mascherare rossori dovuti a tutt'altro, non cambiava bruscamente discorso se in classe con qualcuno parlava di sessualità... era un grande passo avanti, rispetto al giugno scorso, ma non era andata neanche in giro con striscioni rosa a sbandierare il proprio amore per la patata (eh, barry??) o a chiedere appuntamenti a destra e a manca flirtando come il proprio cuore le avrebbe suggerito.
    Perchè la grifa l'aveva fatto? Rose sapeva? Era stato un gesto fra amiche, le grifondoro facevano così per dimostrare affetto? Era ubriaca (nonostante avessero deciso di non bere nulla prima della Cosa)? La stava prendendo in giro? Forse non erano mai state davvero amiche, forse Rose aveva sentito qualche pettegolezzo sulla sessualità della tassa, e voleva metterla alla prova, imbarazzarla davanti a tutti? O ancora, aveva una cotta per lei, e aveva scelto il momento peggiore e meno romantico del mondo per farglielo scoprire... "ma no, Rose ha sempre detto di essere etero. Giusto?". Aveva dato il suo primo bacio ad una ragazza etero - uno dei propri peggiori incubi.
    Stava di fatto, comunque, che Nicky si sentiva morire dentro. Non osò spiare oltre la spalla di Rose (qualcuno aveva visto? Qualcuno stava ridendo? La Morrison, la Beech, la Castle, altri bulli..?) e con un sorriso forzato la mano in aria si rimodellò in un tattico finger gun. «Sì.. Ah. Vado un attimo-... » Tz tz!
    Si voltò senza guardare nessuno, affrettandosi verso il dormitorio femminile mentre iniziava a sentire gli occhi pizzicare accelerando di passo in passo. Il cuore che batteva all'impazzata, il viso in fiamme, neanche riusciva davvero a credere a quanto fosse successo; a lei! Quando si ritrovò nei bagni del proprio dormitorio si infilò in un cubicolo, le lacrime ormai a scendere lungo il mento mentre piangeva sommessamente. Singhiozzando si sedette in un angolo scompostamente, gli occhiali tirati su e i palmi delle mani a stripicciarsi sugli occhi nel tentativo di dare un freno a quello spettacolo. Non era neanche certa del perchè - se la cosa peggiore fosse la paura degli sguardi altrui e dei pettegolezzi che si sarebbero diffusi o il semplice fatto che si fosse giocata il primo bacio in quel modo (dov'era stato il batticuore? La suspance? L'intimità condivisa? I cuori che svolazzavano attorno??) - ma tant'è, complice indubbiamente la fame e il nervosismo generale Nicky non aveva nessuna intenzione di uscire di lì tanto presto - soprattutto ora che sapeva di avere gli occhi arrossati e il trucco sbavato.
    Doveva chiarire con Rose... ma decise che l'avrebbe fatto post Sorpresa. Non si sarebbe rovinato in quella serata anche Quel sogno.




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    parla con rose, resta immobile al suo bacio e poi scappa verso i bagni del dormitorio femminile :blush: tornerà presto in pista, piccola paura (cosa) STAY TUNED
     
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    “Cristo, Map, ma dovevate metterlo proprio il teschio rompinacchere di Washington?” Effettivamente, George non aveva fatto altro che lamentarsi per tutta la serata. Si lamentava di Circe, dei costumi troppo moderni, della musica troppo alta, della gente che continuava ad arrivare. Maple corrucciò le labbra in risposta all’amico, consapevole del fatto avesse ragione ma troppo orgogliosa per ammetterlo. Si era aggrappata alle sue spalle come un koala fa con una canna di bambù, controllando che mandasse giù ogni briciola della sua deliziosa creazione al cioccolato, quindi quando questo si allontanò improvvisamente dalla sua postazione per andare ad ammonire il teschio di George mancò poco che perdesse l’equilibrio e finisse faccia a terra. Tutto ok Maple. Si aggiustò la parrucca corvina con nonchalance, facendo dietro-front e tornando al centro della sala comune. Rimase in trans per qualche istante, guardandosi intorno per ammirare l’opera benefica che aveva fatto; chi l’aveva mai vista la sala Tassorosso così popolata, per Merlino! Incantata (un po’ per i troppi brownies, un po’ per la luce soffusa), fece qualche passo in direzione di Jack, notandolo trafficare vicino il tavolo degli alcolici. Beh, non doveva essere stata un’idea brillante da parte di Syria quella di scegliere un costume senza fori. Maple le si piazzò davanti e cominciò a sghignazzare, afferrando la bacchetta dallo stivale e mimando un accio per far avvicinare una cannuccia dall’altro capo del tavolo. “Giuro ci provo, se ti taglio la faccia scusa!!” Corrugò la fronte, chiudendo gli occhi per qualche istante, alienandosi dal rumore circostante per trovare la concentrazione necessaria. Come noi tutti sappiamo, come Syria sapeva, Maple Walsh e gli incantesimi non andavano d’accordo. Sollevò la punta della bacchetta in direzione del testone di Jack, puntandola in direzione della parte centrale del sorriso nero. “Basta solo una piccola incisione..” Occhi a mo’ di fessura, mandibola serrata e muscoli in tensione, era così fatta che non ci capiva niente. “Diffindo” Sussurrò (o forse urlò?). Almeno così poteva bere, giusto?
    Non ci volle molto che la stanza si riempì sul serio. Il problema era che Maple era dannatamente bassa, quindi era costretta a sgomitare fra i corpi per trovare una via d’uscita dalla bolgia. Saltò dallo spavento quando Jane le scattò una foto, accecata dal flash neanche fossero gli abbaglianti di un’auto. Sarsha ki? Fece spallucce, sarebbe venuta meglio a quella dopo. Unico problema era che Jane se ne era andata subito. Quale fotografo serio prende solo uno scatto??? “…Sono loro, vero? La voce di Jess la fece tornare con i piedi per terra, o almeno per un millesimo di secondo, a parer suo stava ancora volando #cos Guardò l’amica indicare i suoi bambini e sorrise di conseguenza. Quel sorriso inquietante, tirato, da parte a parte del volto, stranamente assente. Annuì con il capo, troppo concentrata a non perdere l’equilibrio per mettere insieme due parole sensate. Per un attimo pensò di aver esagerato con l’olio all’erballegra, insomma, ne aveva mangiati due? Tre? Tre e mezzo? E non riusciva a vedere in HD da più di un metro di distanza. Sì la miopia, ma aveva le lenti. Salutava chiunque le passava davanti come la regina Elisabetta, accarezzandosi la parrucca corvina di tanto in tanto, giusto per capire se ci fosse ancora. Vittima di una sete improvvisa, afferrò un bicchiere e lo riempì di punch (veritaserum!!), consapevole che un’altra birra l’avrebbe mandata dritta a letto. Il problema era che Maple Walsh organizzava le feste, faceva la simpatica, si vantava della sua dose illimitata, ma non reggeva una beneamata minchiaazza. Nonostante lo stato poco lucido, c’era da dire che qualcosa Maple capiva. Aveva capito che Behan non era ancora arrivato, per esempio, il che da un lato l’aveva messa di buon umore. Aveva cominciato a ballare come una povera pazza, a cantare i lyrics sbagliati delle canzoni che andavano in loop ormai da troppo tempo, senza curarsi degli sguardi altrui. Pausa. Aggiusta la parrucca. Ricomincia. Poi un Taco-Meh entrò e quasi non urlò. Adesso le era venuta fame diamine. Sarebbe corsa a chiedergli se dentro la sua shell c’era del pollo fritto o un po’ di sour cream ma notò che Erin ci era arrivata prima. Pazienza, avrebbe preso un altro brownie *giggles* Non si curò di coloro che avevano cominciato a pomiciare appassionatamente – anche se Mabel, beh, lo avrebbe preso in giro. “Merlino che pezzo di manzo” Non sapeva neanche lei da dove fossero uscite quelle parole. Le aveva lette in un libro? #cos L’apparizione di Gaylord l’aveva un po’ sorpresa, insomma uno così bello e famoso alla sua festa, cioè sua sua, tipo nella sua sala comune con le sue decorazioni i suoi teschietti i suoi brownies, tutto suo suo di Maple sottoscritta Walsh AH. Non credeva il cuore stesse più battendo, per quanto andava veloce. Si girò dall’altro l’alto, dando le spalle al Grifondoro per evitare associasse il suo volto a quel commento per nulla discreto. “GesùGiuseppeeMMaria sei venuto alla fine” per qualche motivo, non riusciva più a frenare la propria lingua. Era come se tutti i filtri – ma quali – che aveva di solito fossero andati in letargo tutti d’un colpo. Il problema era che questa volta l’aveva detto in faccia a nientepopòdimeno che Behan Tryhard. Un altro sorriso creepy ed estremamente imbarazzato apparì sul suo volto. Contegno Maple, contegno “CONTEGNO” Dio, se faceva caldo.

    waffle queen
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    current status: sugar rushed by an overdose of halloween candies

    maple
    walsh
    scooby scooby doo
    where are you!


    mangia brownies
    non capisce che succede
    beve il punch con il veritaserum
    approccia Gaylord
    si scontra con Beh ciao
     
    .
  7. big eyes‚
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    User deleted


    iden
    kaufman

    he eyes me like a Pisces
    when I am weak
    I've been locked inside your
    heart-shaped box for weeks
    La notte di halloween hogwarts aveva elemosinato sulle decorazioni, rispetto agli altri anni – probabilmente una decisione del nuovo preside, poco incline a festeggiamenti o perdite di tempo, e in questo il kaufman lo rispettava. Lui, che per anni aveva sofferto l'aria natalizia, i pagliacci travestiti per la notte del trentuno, e qualunque altra /cazzata/ da cosplayer falliti – era il grinch di tutte le feste. E se poteva saltarle, era il più felice del mondo: già non tornava a casa per evitarsi la scocciatura dei regali che tanto da un po' di tempo la sua famiglia aveva smesso di capirlo, e nel non riuscire a capirlo anche i regali ormai sembravano futili, sciocchezza comprate di fretta che il ragazzo prendeva in mano, scartava senza entusiasmo e, sempre senza un minimo di emozione, fissava – salvo spiaccicare un monotono «grazie» e tornare nella sua camera, aspettando il giorno in cui sarebbe tornato ad hogwarts e poi ancora quello in cui sarebbe finita anche quella tortura. Quanti anni gli mancavano? boh, ceci ha perso il conto anni fa troppi per i suoi /attuali/ bisogni – ma poi sarebbe stato libero?, lo sperava. Sperava di trovare riposo da quella stretta soffocante al petto che ogni mattina lo faceva svegliare con la sensazione di star sprecando il proprio tempo, potenziale, vita. Per di più, a questo generale sentimento di oppressione, si univa quel /qualcosa/ che aveva smesso di andare in lui – da un po' di giorni a quella parte.
    Era iniziata una mattina, a caso.
    Le lezioni erano in pausa, e il suo unico scopo era quello di farsi rompere i coglioni il meno possibile: la morale della favola era “riduci i contatti umani al di sotto del dieci per cento”, in cui per dieci per cento si intendeva l'obbligatoria presenza di romeo nella loro stanza e il rispondere alle lettere della madre. Seccatura vera – ma doveva, per non farla arrivare a pensare di essere morto, cosa di cui la donna sembrava costantemente preoccuparsi da quando quel minchione di van lidova aveva ritenuto necessario!!1!, informare la sua famiglia degli eventi in cortile dell'anno scorso.
    In ogni caso, se ne stava piacevolmente a letto a farsi gli affari propri (sempre tempo di pugnetta) quando aveva deciso, di punto in bianco (seh) di prendere dei fazzoletti – sia mai. Ecco allora che presa la bacchetta con la mano libera aveva provato a farsi volare contro il pacchetto presente sul comodino dell'altro pugnetta dipendente compagno di stanza – e nulla. Aveva riprovato diverse volte, alzando più il braccio o allungandosi verso il bordo del letto, nell'idea che “non prende bene da qui”, ma semplicemente il pacchetto non si era mosso di un centimetro.
    Immobile, beffardo – e lui, improvvisamente intontito, a fissare la propria bacchetta senza comprendere. Subito aveva pensato si trattasse di un qualcosa di... emotivo, il fatto che in qualche modo il legame con l'oggetto fosse andato a ledersi dopo il suo radicale cambiamento – e gli era sembrato più che giusto recarsi nel pomeriggio stesso ad hogsmeade per chiedere al nuovo proprietario del negozio di bacchette a cosa fosse dovuta quell'apparente insubordinazione. E quando l'uomo aveva preso in mano la sua bacchetta, passando interi minuti a studiarla, rigirarsela fra le mani ossute, ponendole domande e quant'altro, alla fine l'aveva posata sul bancone di fronte al ragazzo esordendo con un «la bacchetta non ha alcun problema, signor kaufman – ha mai pensato di essere lei il problema?»
    E se in un'altra occasione non avrebbe aspettato due secondi a tirare un pugno in faccia all'anziano curvo, la franchezza e il dubbio lo avevano investito lasciandolo confuso, bacchetta in mano, di fronte alla porta del negozio.
    Poi era sempre andata peggio: dai piccoli incantesimi, neanche i movimenti secchi del polso avevano effetto sulla realtà a lui circostante, nemmeno strani disastri, che invece erano accaduti quando aveva chiesto a lauren di agitarla per lui. Non aveva detto nulla a nessuno per evitare di aprire bocca, anche quando lauren aveva chiesto il /perché/ di quella strana richiesta – aveva dissimulato sentendo solo una strana inspiegabile agitazione.
    In tutto ciò, quindi, non era proprio nel mood di far festa, anzi: il suo programma per halloween sarebbe stato molto più semplice, avrebbe continuato ad evitare gli inviti promettendo falsità come “sì, ti raggiungo sul tardi”, “sto uscendo dalla stanza” o ancora cazzate su cazzate, mentre se ne stava a riflettere per affari propri.
    E invece eccolo lì, trascinato nei corridoi di hogwarts alla ricerca di quella stramaledetta festa... perché era certo di chi vi avrebbe trovato, non doveva nemmeno pensarci – il tutto scatenato da un piccolo oggettino stretto così forte nel palmo da far sbiancare le nocche e lasciare il segno sui polpastrelli. Ne avesse avuto la forza necessaria, e quel maledetto accendino ora si sarebbe ritrovato a pezzi. Non sapeva come, dove e perché – la rabbia aveva semplicemente coperto ogni pensiero e stimolo, annullando l'angoscia di quei giorni e usando come carburante i troppi spunti che il dumont si era preoccupato di lanciargli aiutandolo ad alimentare l'attuale profondo sentimento di frustrazione, impotenza e collera.
    Era tutto questo iden, mentre attraversava i corridoi vuoti di hogwarts, augurando la morte a un centinaio di persone a caso – inutile specificare, tutte legate a quel rotto in culo del dumont. Voleva vendetta, voleva il rispetto che il ragazzo gli aveva calpestato per tutto quel tempo, dopo averlo preso per il culo per /mesi/ – voleva che si ricordasse per sempre della sua faccia, che l'incubo del kaufman penetrasse a forza di pugni in quella testa malata e vi restasse per il resto della sua vita.
    Era un vile, e un approfittatore.
    Era uno sporco infame, falso più di tutte le stronze che giravano per hogwarts coi loro futili pensieri sui capelli e le unghie, e che ora come ora facevano bene a non farsi trovare sul suo cammino. Li odiava, tutti, ma contava di far pagare solo ad uno gli ultimi mesi di frustrazione – l'unico che, in effetti, era riuscito ad entrargli tanto nel cervello da fotterglielo e farlo camminare incazzato per i corridoi della scuola.
    Nella testa sembrava quasi che ad ogni passo un neurone si suicidasse, portando alla lenta ma inesorabile morte della razionalità, a favore di una più brutale libertà. libertà, chissà cosa significava essere totalmente liberi di fare, /essere/. Chissà da quando quella vita aveva cominciato a stargli stretta, a soffocarlo così.

    «ohi, questo è tuo, mi ha detto»
    «... chi te l'ha dato?»
    «lo sai, il tuo stalker di fiducia – a meno che non ti passi anche roba, in quel caso /pretendo/ una condivisione, dear roomate.»

    Quel piccolo, dannato oggetto – era stata la causa scatenante del suo ingresso tempestoso all'interno della sala comune dei tassorosso, da dove proveniva una musica ancora bassa, ovattata dalla distanza; però poteva già avvertirlo, il rumore fastidioso della gente, delle risate, di tutto ciò che ora come ora avrebbe solo voluto evitare. Eppure eccolo lì, /trascinato/ a quella dannata festa come se gli potesse importare qualcosa di divertirsi, di bere, di innamorarsi, o di travestirsi. Quella, anzi, era forse la parte peggiore di tutta la serata – specie contando come già di per sé sembrasse uno zombie, coi vestiti stracciati e il passo instabile a causa della tensione, del bisogno quasi animale di gettarsi sulla sua vittima anche abbandonando il costume umano.
    Voleva piegarsi a terra, gridare, ribaltare il mondo e magari riuscire a terrorizzare qualcuno – ma avrebbe ancora trattenuto, concentrando il suo odio su qualcosa di ancora più freddo e distaccato, il sangue che dal cuore veniva inviato alle mani che premevano per poggiarsi sul corpo di charles e creargli più danno fisico di quanto lui, in neanche un anno, era riuscito a fargli psicologicamente. Sapeva di non essere totalmente in sé, senza aver dovuto assumere chissà che per precipitarsi alla festa iracondo come un ubriaco – e a chi doveva la colpa di tutto quel fottuto casino?
    A lui. Lui. Lui e lui soltanto.

    «in che senso?»
    «merlino, ma che ne so»
    «cosa. ti. ha. detto.»
    «boh... è passato qualche giorno, mi ha fatto fare il corriere per te – ringraziami»
    Poteva dirsi leggermente alterato per la totale noncuranza dell'altro? /un po'/
    «e va bene, cazzo, stai calmo. Mi ha detto di dartelo perché non andate d'accordo in 'sto periodo... perché semplicemente non chiedi a lui?, così la smetti di stropicciarmi la maglietta?»

    Già, del resto era /indegno/ punire una delegazione venuta apparentemente in pace, no?
    Quindi avrebbe trattenuto tutto e sfogato ogni cosa sul maledetto francese – una volta per tutte. Nemmeno sapeva come, quando, dove... erano tutte domande futili, così come non gli passava nemmeno per l'anticamera del cervello quali sarebbero state le /vere/ conseguenze, a livello disciplinare, dello sfogo rabbioso che covava.
    Ed eccolo lì, nel suo trionfale quanto anonimo ingresso.
    La situazione era peggio del previsto: in un altro momento avrebbe volentieri fatto l'alcedo della situazione andando a dire a tutti come facessero schifo i loro costumi – ma in quel momento i suoi occhi, oltre a vedere rosso, non riconoscevano corpi o facce, e anzi, l'immagine di charles continuava a bombardargli il cervello in modo da farglielo vedere ovunque. Tranne realmente. Dove cazzo si era imboscato?
    Iniziò a farsi strada fra i vari studenti, ignorando platealmente chiunque ritenesse – scioccamente – gentile salutarlo e urtando chi continuava a stargli fra le palle /tutti, sempre, nella vita/. Persino nello scorgere una lauren felice di vederlo iden ringhiò solo un basso «no» e il superarla senza darle troppi spiegazioni – non avrebbe capito, la sua vita non era un eterno casino come quella di iden, ed era sempre stata contro le cosiddette “dimostrazioni di interesse” che iden riservava a charles... come se un pugno dritto sul naso o una pallottola in mezzo alla fronte potessero chiamarsi “dimostrazioni di interesse”, p f f.
    «anzi, ora come ora puoi essermi particolarmente /utile/ dicendomi dove si trova quel verme di charles» senza /se/ e senza– «ma cazzo» vuoi per il suo agitarsi stile mastino, o per la spinta delle persone nelle vicinanze, si trovò a sbattere contro una delle ragazze lì presenti, dai capelli corvini e la pelle bianca come un cencio... e sì, doveva averla già vista, ma passò in secondo piano quando nel posare una mano sul suo braccio per non cadere addosso a lauren, una strana scossa investì letteralmente il corpo del giovane, facendogli mollare la presa e allontanare dalla ragazza in questione perplesso. Inutile dire come tutto quello ebbe solo il potere di farlo innervosire ancora di più, ma voltandosi cercò un appiglio per quello che improvvisamente sentì lungo il corpo: scosse, piccole e numerose, attraversare il sistema nervoso, e poi spostarsi quasi al centro del tempo – come se il suo stesso cuore avesse preso a battere velocemente, e il cervello avesse cominciato a ricevere impulsi confusi e violenti.
    Per un lungo, interminabile istante, si sentì come cieco.
    Poi quel qualcosa parve sfumare, e svanire così com'era apparso – nulla di diverso, o di strano: solo l'elettrificante sensazione di essere molto, ma molto più determinato a volere prendere a sberle la faccia da culo che, a quanto pareva, si era scopato. Perché in fondo, dove diavolo aveva potuto prendere quell'accendino. Poi, seriamente, /charlene/?, ma come poteva pensare fosse una... non buona, anche solo un'idea – scopare con lui sotto false sembianze e poi comportarsi come se nulla fosse aggiungendo la presa per il culo?
    Lo fissò diversi istanti, senza capire se si trattava ancora di una visione o di lui, in carne ed ossa: la vista ancora parzialmente sfocata non aiutava affatto, ma appena riprese piena coscienza del proprio corpo eccolo lì, proprio davanti ai suoi occhi, impegnato come immaginava nel lurido atto di scambiare saliva con una bionda a caso. Gli salì la nausea al ricordo di quell'estate, bruciava la memoria di quel ricordo che fino ad ora aveva sempre cullato e accarezzato con nostalgico rammarico – ma lo strappò, con durezza recise via tutto ciò che di piacevole aveva conservato, e avanzò a passo spedito verso di lui.
    Senza complimenti «lo dico per il tuo bene, levati dal(la faccia di) cazzo» e afferrò rudemente il braccio della bionda, costringendola a staccarsi da lui e a voltarsi. E certo, visione non poté essere più nefasta. Quando gli occhi cerulei incontrarono quelli contrariati di heather, naturalmente il cervello di iden subì un totale... blocco, si inceppò, e l'unica cosa che riuscì a fare fu di stringere più quel braccio, fino a sentirne l'osso sotto. Fu un istante, e qualcosa partì in quell'istante, generato da quella stretta crudele – un lampo lieve, istantaneo, che tuttavia non lo stupì neanche. Anzi, lo lasciò piuttosto indifferente mentre la mollava per farla indietreggiare «non prenderla sul personale» perché non era lì per lei – e con la coda dell'occhio fissò la serpe, gli occhi ora brillanti di un oro sinistro «prometto, anzi, che risparmierò alcune sue parti... così potrai divertirti con quelle» e diretto, andò a colpire lo stomaco del ragazzo con il pugno dell'altra mano, la quale sembrò reagire al pari della gemella quando /finalmente/ incontrò l'oggetto tanto desiderato. Il corpo di charles.
    Fu un tonfo sordo, ma violento – che per un attimo fece vibrare l'intero suo corpo.
    Perché era lui.
    Perché fra tutte le persone del pianeta doveva essere proprio lui.
    Perché cristo lui; perché doveva perdere la testa per l u i.
    Lo guardò. Non aveva niente di amabile, niente di sopportabile: era saccente, sfacciato, arrogante, bugiardo – aveva giocato con lui, sempre e solo con lui, si era mostrato letteralmente il serpente sotto la rosa. Perché, fottutamente, lui.
    Lo tirò dritto, ma solo per spingerlo con entrambe le mani a sbattere contro la parete alle sue spalle.
    «n o» sancì, levando una sola mano verso il movimento – intontito – di quell'altra checca isterica del dallaire «non ci provare, non osare portare il tuo culo spianato fra me e sto stronzo... non è affar tuo» ringhiò quasi, sentendo solo più montare la rabbia in corpo, tanto che quasi quasi un pugno lo avrebbe tirato anche a lui, se solo il travestimento di viktor non fosse stato il più interessante lì dentro.
    «e lo stesso per gli altri» tuonò, notando la cerchia perplessa di gente che ancora capiva qualcosa /pochi/ che si era andata a creare attorno; ma tornò immediatamente a concedere ogni sguardo a charles «nessuno si intrometta, è una cosa che riguarda esclusivamente noi due» e con l'ultimo passo riprese il dumont, che /stranamente poco vigliaccamente/ era rimasto lì, a fissarlo. Lo afferrò per i capelli, tirandolo verso di sé «tu hai già capito a cosa mi riferisco, vero?» abbassò il tono di voce, ora velato da una leggera /psicopatica/ ironia, tant'è che non riuscì a trattenere il sorriso, mentre tirava fuori dalla tasca l'accendino che aveva letteralmente fatto scoppiare la scintilla.
    «cosa pensavi di ottenere ridandomi ora questo, mh?, perché ora come ora ho solo forti desideri piromani nei tuoi confronti» e lo lasciò cadere a terra, ai loro piedi – il suono metallico dell'accendino che si schiantava a terra sembrò quasi il tragico rimbombo della mezzanotte. Afferrò charles per un braccio e se lo trascinò «adesso, tu ed io andiamo a farci una bella passeggiata e una chiacchierata lontano da tutti, e quando avremo finito farò in modo che venga a raccoglierti qualche tuo amico... contento?» fuori da lì. Voleva solo mettergli le mani addosso. /non ammazzarlo./
    Per quel che gli riguardava, la loro festa era finita lì.


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    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco


    scusa lauren -- ur still our favor
    scusa jane -- e grazie per avere un potere utile! luv ya
    scusa heather AHAHAHHA no scherzo a te niente scuse .
    scusa vik -- grazie al cielo hai una famiglia che ti ama /pfffff/
     
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    mehan paco tryhard // un, dos, tres, un pasito pa'lante María
    E pensare che quella mattina l'oroscopo di Meh gli aveva consigliato di farsi una bella dose di caffè perché la giornata sarebbe stata noiosa e soporifera. Doveva davvero smettere di ascoltare le parole di paolo fox, quello ormai perdeva colpi. Perché, sì, la giornata era effettivamentr trascorsa tranquilla e senza uscite dal percorso prestabilito - a parte forse quel momento in cui mehan aveva quasi strappato una manica del suo costume da taco -, ma la serata... quella aveva già raggiunto i limiti del surreale. Ed era appena iniziata, per la barba di merlino!
    «Bel… cap-pello.» quello, ad esempio, meh non lo aveva messo in conto. Fu una piacevole sorpresa, però, il fatto che narah avesse notato quanto fosse affaacinante e di pregievole fattura il suo sombrero, quando nessun altro si era ancora espresso nei confronti del fantastico costume da taco.
    Ok, nessun altro a parte i losers. Ma loro lo apprezzavano sempre, capite?! E a mehan faceva piacere, ma lo avrebbero fatto anche se si fosse presentato vestito da sacchetto della monnezza, quindi non facevano testo (skste vi amo). Si esibì in un inchino reso impacciato dall'ingombrante taco di cotone e feltro, sfilando il cappello così da poterlo roteare brevemente in aria. «muchas gracias señorita» se lo rimise in testa raddrizzando la schiena, e fu in quel momento preciso che il susseguirsi degli eventi prese una piega inaspettata. Inattesa. Incontrollabile. Come la teoria del piano inclinato, e i millennials dovrebbero sapere di cosa stiamo parlando: se mettete una pallina su un piano inclinato la pallina comincia a scendere, e per quanto impercettibile sia l’inclinazione, inizia correre e correre sempre più veloce. Fermarla, è impossibile. E infatti poi Giacomo bacia Marina mentre Giovanni è a Francoforte, ma questa è un'altra storia. Anche se in quanto a paccate a tradimento la festa nella sala comune dei tassi non sembrava affatto da meno. Ebbe giusto il tempo di intercettarne un paio, mehan tryhard, con quei suoi occhi da elfo che vedevano ogni cosa - soprattutto quando si trattava di slinguazzamenti imprevisti: come, non vi ho detto che faceva lo stage presso lo shipper club? alternanza scuola-lavoro, baby -, ma non quello di commentarli a dovere. «ciao..» Il primo saluto fu piu delicato. Così tanto che per poco meh non lo sentì, la voce cristallina di erin sepolta sotto musica e schiamazzi; ma la ragazza gli si era fermata a neanche mezzo metro di distanza, e sarebbe stato impossibile per il grifondoro non rendersi conto della sua presenza. Tutto nella norma, a voler essere sinceri: mehan non aveva motivo di stupirsi per quell'approccio spontaneo, non da quando i losers avevano cominciato le loro manovre - più o meno sottili, dipendeva da chi le metteva in atto - per incastrare i gemelli e renderli parte integrante del club, e quindi erano diventati amici. Poteva dirlo, amici? Non gliel'aveva mai chiesto ufficialmente, ma per lui lo erano comunque. «buenas tardes señorita aguilera! hai visto--» stava per chiederle dei vari paccaggi in corso (e ancora mancava quello più sconvolgente, stay tuned), quando la diciottenne lo interruppe con un ulteriore «ciao..» mh. Interessante. Aveva un'aria strana, erin, le guance dipinte di un rosa acceso e le iridi verde bosco rese liquide da.. alcol? Tutto era possibile, anche se non gli era mai sembrata tipo da annegare i propri dispiaceri in una sbronza facile.
    Tra parentesi, era sempre stata così carina? Sì, dai.
    «ciao erin! tutto bene? ti vedo un po'..» non gli veniva in mente il termine appropriato, per questo il sedicenne si limitò a richiudere la bocca, stendendo le labbra in un sorriso reso ancora più ebete dai baffi disegnati a pennarello. «possoabbracciarti?» ah. aaaahhh. «ah!» non era la risposta giusta, probabilmente, ma erin lo aveva appena colto alla sprovvista. Una cosa che riusciva raramente persino ai suoi amici più intimi, e certo non in quelle circostanze. perché a meh le effusioni in pubblico non avevano mai dato fastidio, e certo non era il calore con cui erin lo stava stringendo a prosciugargli la saliva dalla bocca, rendendogli difficile respirare e impossibile rispondere affermativamrnte o meno. E ALLORA QUALE DIAVOLO ERA IL PROBLEMA???????? «eeeeee» mehan, no. «me gusta--» non lo dire. «la castaña, me gustas tú» l'ha detto.
    Non ce la poteva davvero fare, povero Paco de la Vega. Quasi sentì la mancanza di Erin nei tre secondi netti in cui lei si allontanò per afferrare un lungo boa di piume di struzzo rosa fluo - nemmeno si chiese, il tryhard, come tale ornamento fosse apparso magicamente nella sala comune -, e certo dimenticó di aver assistito alla paccata con tanto di lingua tra JJ e Gideon - che era un po' come guardare un ubriaco che limona la sua immagine riflessa nello specchio. Un po' inquietante, ma comunque uno spettacolo di sicuro effetto - nel momento in cui la diciottenne gli si strinse di nuovo addosso. Era così il paradiso? #crush Doveva solo ricordare ai polmoni il loro normale funzionamento, e tutto sarebbe andato nel verso giusto. «ok, ok.. posso?» sollevò il braccio destro, facendo cenno di portarlo sulle spalle della ragazza in attesa che lei gli desse il via libera; sentiva che qualcosa non tornava, mehan tryhard, e comunque rimaneva un gentiluomo. «ecco, così siamo più comodi.» annuì più a se stesso che ad altri, incrociando le iridi verde bosco di erin pochi centimetri più in basso, quasi a volersi assicurare anche lei fosse d'accordo. Non si poteva mai sapere in quei casi; e non è che l'esperienza del sedicenne fosse costellata di episodi cui fare riferimento. Insomma, quando nat era di buon umore si limitava a sbatterlo contro un muro per una sana paccata, se era di cattivo prima gliele dava di santa ragione! Capite che qualche dubbio viene anche ai migliori. «sentite, ma..» niente da fare, nonostante fosse beatamente abbracciato a erin aguilera, lo sguardo di mehan non poté trattenersi dall'individuare l'ennesimo limone random, decisamente troppi e troppo casuali persino per una festa tra pre adolescenti. Insomma, qualquadra non cosava. «non notate qualcosa di strano?» chiese, rivolgendosi principalmente a narah e jane, le quali dovevano aver visto, o quanto meno intuito l'andazzo.
    Che poi, a meh non serviva davvero una risposta. Certo, il suo sesto senso gli titillava (i buchi nelle calze) un punto preciso alla base della nuca, ma sarebbe stato perfettamente disposto a sorvolare sulla questione per invitare erin a ballare. Peccato che cuore di losers non ammettesse repliche. E quando vide quella scena, e gli occhi di nicky farsi troppo grandi sul faccino rotondo, capì che le danze dovevano aspettare. «oh, no.» nonononono.
    Aveva sempre sperato di assistere al primo bacio di nicky winston (che avete capito, non in quel senso! non è mica in guardone #wat), con lo stesso patema d'animo di un fratello maggiore e, al contempo, l'entusiasmo emotivo di un amico che comprendeva l'importanza fondamentale del momento: avrebbe significato accettare definitivamente se stessa e ciò che provava davvero, senza più la paura di esprimerlo di fronte a tutti. Ma quella paura, il sedicenne, la poteva vedere benissimo anche da lì, dove i metri a separarli erano abbastanza da impedirgli di posarle una mano sulle spalle e sussurrare che sarebbe andato tutto bene. Il suo primo istinto, quando la vide dirigersi rapida verso le scale del dormitorio femminile, fu quello di correrle incontro, dimentico fino all'ultimo secondo di essere legato - letteralmente - al fianco di erin; avrebbe potuto portare anche la diciottenne su per quella scalinata, spiegandole a grandi linee la situazione, ma in cuor suo già sapeva come avrebbero trovato nicky. In quale stato emotivo, soprattutto. Uno di quelli che la tassa non avrebbe voluto mostrare ad anima viva, e certo non ad una di quelle persone che ammirava con tanto ardore. «scusa, devo..» liberò entrambe le mani, pur rimanendo stretto ad erin, e con entrambe frugó nelle tasce del costume alla ricerca della bacchetta, che trovò un istante dopo; da bravo bimbo previdente, mehan girava sempre con qualche pezzo di carta su cui prendere appunti riguardo le varie coppiette da portare a nathaniel (i foglietti, non le coppiette #wat), e fu su uno di questi che chiuse le dita, mostrandolo ad erin. «..scrivere un messaggio a nicky. vuoi aggiungere qualcosa? credo le farebbe piacere.»
    Insomma, si spera.

    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    If you wanna be my lover, you gotta get with my friends
    (Gotta get with my friends)
    wannabe - spice girls
    16, gryffindor
    taco boy
    losers club


    parla con erin,
    jane e narah, scrive bigliettino cuccioloso per nicky (prima o poi te lo mando ari)
     
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    Charles & Lauren // je vois la vie en rose
    Forse, in cuor suo, charles l'aveva sempre saputo. Ma come avrebbe potuto? In verità era ancora peggio: ci aveva sperato. Aveva sperato che lui arrivasse, che lo vedesse lì, con il volto di heather fra le mani e le labbra premute sulle sue e che, come in una delle più infantili fantasie da ragazzino in età puberale, lo strappasse via da quelle braccia a cui in fondo poi non apparteneva e lo rimettesse al posto giusto. Ci aveva sperato e neppure per un attimo aveva temuto di ritrovarsi, ancora una volta, ad essere oggetto della sua ira -e sapeva che lo sarebbe stato-, perché qualsiasi cosa sarebbe stata meglio di quell'assordante indifferenza che il corvonero aveva preso a rivolgergli da ormai troppo tempo. Chiamatelo pure drama queen, sapeva di esserlo, ma non c'era niente che lo ferisse più del cieco disinteresse nei suoi confronti, ancor di più se arrivava da chi lui invece non riusciva più a togliersi dalla testa. Avrebbe preferito l'odio, il disprezzo, ed avrebbe accettato altri cento schiaffi ed un mese in sala torture piuttosto che doversi arrendere all'idea di non essere niente per iden. Ecco perché non fu sorpreso di trovarselo davanti e, nonostante potesse chiaramente vedere nei suoi occhi una furia che neppure quel giorno ai cortili era riuscito a scorgere, persino una strana eccitazione finì per pervaderlo da capo a piedi, più del bacio a cui era stato strappato, più del liquido alcolico che ancora sentiva nella gola. Non era stupito, sì, ma per una volta non trovò niente da dire, il che era piuttosto insolito per uno come il dumont. Rimase immobile, come in attesa, perché sapeva che l'ira del corvonero si sarebbe presto abbattuta su di lui, una volta allontanata heather. E lui non intendeva scappare, né provocarlo, né opporsi a qualunque sentenza lui gli avesse già silenziosamente assegnato, perché gli andava bene essere ferito ancora piuttosto che perdere l'occasione di avere un confronto, di potergli parlare davvero, senza sotterfuggi e senza stronzate. Fu il leggero lampo, quello che gli parve di scorgere tra il braccio di heather e la mano di iden in collusione, a sorprenderlo un po', ma non ebbe neppure il tempo di elaborarlo prima che un dolore secco si abbattesse sul suo stomaco, seguito subito da un altro, troppo forte perché potesse essere solo carne contro carne, ossa contro pelle. Barcollò indietro, piegato dal male e da un'ottundimento che doveva assomigliare più al prendere la scossa per un filo scoperto che all'impatto di un paio di pugni sull'addome. Sentiva il sangue sul palato, ma non avrebbe emesso un solo fiato, non l'avrebbe mai dato a vedere: serrò le labbra, incontrando lo sguardo di iden ancora illuminato da una luce diversa, quasi sadica, e si lasciò tirare su e spingere al muro con un tonfo, l'ennesima fitta lungo la spina dorsale. Scorse con la coda dell'occhio qualcuno, forse perses, forse viktor, aveva la vista troppo appannata perché potesse riconoscerli, ed il corpo di iden, sebbene meno slanciato del suo, ormai lo sovrastava completamente. Alzò una mano verso la figura dunque, come a rassicurarlo che stesse bene, che non avesse bisogno di aiuto. Non voleva che nessuno s'intromettesse, era una cosa che riguardava esclusivamente loro due. «lasciami spiegare.» mormorò soltanto, a denti stretti perché il sangue non gli uscisse dalla bocca, lo sguardo su quell'accendino che, lo sapeva, era riuscito a scuotere iden da quel velo d'indifferenza che aveva preso a riservargli. Era proprio questo il punto: charles sapeva quanto stupido sarebbe stato sbattergli in faccia ciò che era avvenuto, che avrebbe fatto meglio a tenerlo per sé e star zitto, ma lui voleva che sapesse. Voleva che iden vivesse con la consapevolezza di aver giaciuto con lui, di essersi fatto eccitare da lui, di aver abbassato le difese per lui. Era egoista rovinare il ricordo di quella sua prima volta, invero, e di certo pessimo scegliere di farlo in maniera tanto insensibile, ma era l'unico modo che aveva trovato per avere ancora una volta la sua attenzione, lui che di sentimenti non aveva mai saputo niente. «come vuoi tu.» e non c'era traccia di sottomissione nella sua voce, né di paura: era la fermezza di chi davvero avrebbe fatto qualsiasi cosa, /qualsiasi/, pur di potersi avvicinare ancora. Si lasciò portare via senza dire nient'altro, senza muovere un muscolo, la schiena curva per un dolore che non accennava a passare ma solo a farsi più intenso. Prima di uscire dalla stanza, ebbe appena il tempo di scorgere lauren, la corvonero con cui spesso girava iden, probabilmente intenzionata a seguirli per fare chissà cosa. «no.» riuscì a malapena a dirgli, fulminandola con lo sguardo, prima di tossire e lasciarsi sfuggire un grumo rossastro dalle labbra.

    «iden!» il suo sguardo s'era illuminato alla vista del compagno di casata; s'era affrettata a raggiungerlo, noncurante dei commenti poco carini di björn, per potergli mostrare con orgoglio il proprio travestimento. Ed ecco, il suo entusiasmo smorzato da un'espressione tutt'altro che rassicurante sul volto dell'amico. Non che in genere lui fosse mai stato un tipo particolarmente allegro, al contrario, ma ora nei suoi occhi non c'era più traccia della sua quietezza, niente di rassicurante. Non le fu difficile immaginare quale fosse la ragione per cui si fosse presentato lì tanto arrabbiato: il serpeverde, era sempre quel serpeverde. Non aveva idea di cosa fosse successo, ancora, ma sapeva che di qualunque cosa si trattasse era decisamente il momento peggiore per iden, che in quei giorni era stato anche più nervoso del solito. Non aveva voluto rivelarle perché, né lei aveva insistito affinché lo facesse, ma sapeva che qualcosa non andava in lui. Charles non poteva far altro che peggiorare le cose. Si tolse la maschera dal volto, avvicinandosi al kaufman per tentare di fermarlo da qualunque cosa avesse in mente di fare. Fece per afferrarlo, ma si rivelò inutile: il corvonero la scansò senza troppi complimenti, rivolgendogli solo una breve parola di dissenso. «non è il caso di farsi il sangue amaro adesso id, è una festa, davvero, lascia stare, ci penseremo insieme dopo...» azzardò con tono implorante, seguendolo fino a quando le fu possibile, fino a doversi scansare per non finire dritta in mezzo alla sua rabbia. Si coprì il volto con le mani, conscia di quanto stava per accadere: era già stata presente ad una loro lite, e tutto le suggeriva che questa sarebbe stata anche peggiore. «iden, ti prego» mormorò ancora, seppur ormai priva di speranza. Poi si avvicinò alla bionda serpeverde, che non le era mai stata simpatica ma che di certo avrebbe fatto meglio ad allontanarsi di lì per non trovarsi in mezzo alla tempesta quando sarebbe esplosa. L'afferrò per le spalle, delicatamente, tirandola verso di sé un po' per proteggerla, un po' per proteggere sé stessa, tanto che nascose il viso dietro la sua spalla prima che ella potesse esprimere il proprio eventuale disappunto. Trattenne un grido soffocato, lei che la violenza non riusciva proprio a reggerla -anche se avrebbe volentieri menato iden per ficcarsi sempre in quei casini-, e decise che non avrebbe guardato oltre fino a che non fosse finita: aveva smesso di intromettersi in cose che non le riguardavano, tanto in ogni caso non c'era niente che potesse fare. Riemerse dalla spalla di heather solo quando capì che i due avrebbero lasciato la stanza. «iden, ti prego» ripeté ancora correndogli dietro e lanciandogli addosso la maschera di darth vader nella speranza di colpirlo. E l'avrebbe seguito fino a fuori, se solo l'occhiataccia di charles non l'avesse convinta a restare dov'era, inerme.
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    d.d. nicky winston
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    that just turns slightly red when angry

    «nicky, sei li?»
    halley ricevette un semplice grugnito in risposta dalla tassa, che come un riccio si strinse ancora di più su se stessa, una pallina arancione nell'angolo del bagno. «Se vuoi parlarne, io ci sono.»
    avesse saputo cosa dire, sarebbe stato più facile per nicky essere gentile con l'amica; avesse saputo esattamente cosa non andava in lei, avrebbe potuto provare a risolvere insieme il problema... ma la sedicenne non aveva parole per descrivere perché l'avesse presa tanto male - rendendosi conto benissimo da sola che era una stupida a dare di matto per un bacino. Lo sapeva che non avrebbe dovuto prendersela tanto... ma questa consapevolezza con cambiava i suoi sentimenti al riguardo, e tutti gli altri mille pensieri che da esso erano derivati.
    Sentí un fruscio, e quando sollevò leggermente la testa vide l'ombra di Halley da sotto la porta. Umettandosi le labbra salate di pianto la brunetta si trascinó piano verso di essa, sedendosi con la schiena contro il legno come fosse stata halley stessa.
    «Neanche il mio primo bacio è stato granché, te l'ho mai detto?» Non, non lo sapeva - anche se ora era curiosa al riguardo. Anche lei lo aveva ricevuto da un'amica etero del tutto fuori contesto ad una festa piena di gente - molti dei quali avrebbero amato avere un motivo per prendersela ancora un po' con la tassa? Singhiozzó, passandosi le mani sulle guance. «E non è importante, se ci pensi.»
    Per Nicky, stupidamente, lo era. lo era sempre stato, ci aveva fantasticato quasi ogni giorno, ci aveva scritto storie, immedesimandosi in personaggi che ora non sarebbe più potuta essere. Certo, lo sapeva che statisticamente il suo primo bacio sarebbe potuto essere un flop, ma questo non l'aveva fermata dal sognarlo, dall'immaginarlo magico come quello dei protagonisti di libri e film. Il primo bacio non si scorda mai, non è cosi che si dice? Non pensava che invece avrebbe voluto eliminarlo dalla propria memoria - e possibilmente anche da quella dei compagni «Perché quando incontrerai qualcuno di speciale, avrete comunque il vostro primo bacio. Sarà quello che ricorderai.» Tirò su la testa, posando la nuca contro la porta. «E non devi preoccuparti degli altri.» Facile per una halley, perfetta in tutto e amata da chiunque avesse a che fare con lei; quante persone avevano una cotta per lei a scuola? quattro, cinque, di più? Non aveva bisogno di fregarsene degli altri - era proprio per questo che piaceva a tutti. E sì, Nicky era terrorizzata dal pensiero del giudizio altrui, ma non tanto perché non si fidasse dei suoi compagni, o pensasse di importar loro particolarmente, ma perché temeva che sarebbe potuto essere di nuovo come Ilvermorny, dove ogni suo passo era stato condito da risate divertite di sottofondo - anche quando nicky non faceva nulla per meritarsele. Certo, aveva i losers a hogwarts, ma se avessero dovuto scegliere fra una vita sociale serena a hogwarts o una sedicenne ipersensibile (per non dire sclerata), cosa sarebbe loro valso scegliere Nicky? Forse ai losers non importava del pensiero della gente, ma un giorno avrebbe potuto farlo. Li amava abbastanza per sapere che non li avrebbe odiati neanche in quel caso, neanche se avessero deciso di lasciarla da parte... ma aveva comunque paura di poter restare sola. Non avrebbe sopportato un altro anno (un altro giorno!) come quello in america.
    «Sono tutti fuori di testa questa sera, non hanno tempo per accorgersi di ogni cosa. E domani saranno troppo impegnati a scusarsi con gli studenti che hanno molestato per pensare ad altro.»
    distese le gambe, e notó solo allora il bigliettino lí per terra, che al suo arrivo in bagno sicuramente non c'era.Lesse le parole di meh e erin due volte, prima di asciugarsi nuovamente gli occhi. Ovviamente, erano stati adorabili.
    «Ora diamo a tutti qualcosa di cui parlare?»
    «mi dispiace» stropicció il foglietto fra le mani «lo so che è una cosa stupida, ma continuano a capitare cose. I nostri amici spariscono, il governo ci sta ingannando, ci sono persone da un altro universo in giro. vorrei solo che certe cose restassero normali; avere un primo bacio magico con qualcuna che mi piace, ad esempio, ed evitare che mezza scuola mi giudichi per chi svesto...» aggrottó le sopracciglia «avevo letto un post su tumblr sugli stereotipi degli abbigliamenti lgbt che diceva "non e importante come mi vesto, ma chi svesto", ma fuori contesto è suonato un po' da maniaca»
    si alzò in piedi, sistemandosi i vestiti e aprendo la porta quando Halley si fu spostata.
    «scusami» tirando su col naso, Nicky si stropicciò prontamente gli occhi, cercando di scacciare le ultime tracce di lacrime. Era sempre stata particolarmente propensa a piangere - un vizio che si portava dietro fin dall'infanzia e che mai era riuscita a togliersi - e sebbene lo facesse decisamente spesso (per tristezza, frustrazione, rabbia..), detestava farsi vedere in quello stato, anche e forse soprattutto dai suoi amici. Per quanto li amasse, non era tipo che scoppiava in lacrime e apprezzava un caldo abbraccio consolatorio; l'unica cura per lo sbollimento di Nicky Winston, era Nicky Winston - tempo da sola, l'occasione di sfogarsi senza infastidire nessuno, possibilmente musica a tutto volume (quella sera non aveva con sè il proprio fidato mangiacassette babbano dell'anteguerra, ma dalla festa proveniva quanto bastava per averla aiutata a calmarsi - peccato non avere un registratore per caricare su youtube "trash music but you're crying in a bathroom at a party because your first kiss was ????").
    Si affrettò fuori dal piccolo stanzino, e senza guardare le ragazze aprì un rubinetto per sciacquarsi la faccia, eliminando definitivamente il poco trucco che le restava. Quando ebbe finito e si fu asciugata, finalmente guardò Halley (mimando un grazie) per poi obbligarsi a passare lo sguardo su Rose, accennando un sorriso. «scusami tu. sono un po' nervosa, ho esagerato» avrebbe ignorato la questione il più a lungo possibile, senza chiederle perchè diavolo l'avesse fatto, se ci fosse qualcosa che doveva dirle o altro; quella sera, non era per i drammi personali - o almeno non i prossimi venti minuti. Via qualsiasi pensiero di Rose, su primi baci e pettegolezzi, e testa concentrata sulle cose al momento più importanti.
    «Pronte a spaccare tutto?»


    «No» mano in bocca a mordicchiarsi le unghie, Nicky scosse la testa. Stava sbirciando oltre la porta che portava al dormitorio e... no, semplicemente no. C'era troppa gente, non potevano farlo con così tanti spettatori - tanto più se ubriachi e strafatti! Non solo non si sarebbero ricordati di loro - quindi dov'era l'utilità? -, ma rischiava ancora che gli fischiassero per il puro gusto di farlo, o lanciassero loro le bottiglie vuote. Facevano male le bottiglie vuote in testa!!! POTEVANO MORIRE! D'altro canto: «Giusto, dobbiamo farlo» annuì fra sè e sè, come rispondendo alla propria parte ottimista che cercava di zittire la Nicky che vedeva tutto nero. «Mal che vada sarà... un'esperienza» *traumatica. Chissà se sarebbero morti ah ah ah. Ah. «Ora o mai più»
    I drammi di pochi minuti prima erano dimenticati, in confronto all'adrenalina del momento. Portò le mani alla bocca, e come aveva imparato a fare al campeggio delle Giovani Puffole (esperienza orribile voluta da sua madre per farle fare "un po' di movimento") soffiò dolcemente, riproducendo il verso di un uccellino. Speriamo tutti che Meh e Beh avrebbero colto il segnale dell'ocarina improvvisata, ricordando la loro parte nel gran piano della vita, ma visto che (SPOILER!!!) Beh è impegnato a provolare con Maple, daremo per scontato che solo Meh - con appresso un'adorabile e cotta Erin imboata - abbia distratto in maniera mistica gli invitati della festa (ballando? Denudandosi? Dicendo «ay ay la gises es limonada dura!»?), in modo che i quattro ninja potessero andare non visti verso il fondo della sala, sparendo magicamente oltre il muro.
    La tenda disillusa che nascondeva il palco, ovviamente, era stata un'idea di Hunter - l'unico fra loro che avrebbe potuto oltre a pensare le grandi idee, anche trovare un modo per metterle in atto. Nicky, nervosamente, tirò fuori la bacchetta da sotto la manica, usandola per disincantare gli strumenti rimpiccioliti e protetti, sistemando quanto ancora da sistemare; avevano chiesto un minuto a Meh prima di mettere a posto per loro (come? non si sa) le luci della sala, e Nicky iniziava a sentire davvero l'ansia. «Lo stiamo per fare» mormorò - a se stessa, ai tre amici, e per poco non si mise di nuovo a piangere; non tristezza, non rabbia e non frustrazione: solo aspettativa e emozione.
    Era tutta una vita (due vite, se vogliamo essere precisi) che Nicky sognava qualcosa del genere, e non poteva credere di essere finalmente lì, con loro. Due anni prima lei, Aidan e Rose ci erano arrivati vicini, ma non erano mai riusciti davvero a mettere in pratica nulla, a conti fatti; troppe poche prove, Nicky e Rose inesperte con gli strumenti nonchè la prima troppo timida, nessuna occasione, non abbastanza tempo. Avevano potenziale, ma non erano riusciti a svilupparlo. Quando Aidan era sparito, Nicky non aveva accantonato il sogno della band, ma diciamo che lo aveva messo da parte leggermente - concentrandosi sulla ricerca degli scomparsi, sulla radio e i video di youtube, sull'esercito di Amalie, sul lavoro al ministero; lei e Rose erano una squadra che aveva iniziato ad oliarsi, ma nessuna delle due brillava abbastanza - non come Aidan - per tenere un palco da sole, o almeno questo pensavano. Quando Hunter e Halley si erano proposti di far parte del suo sogno, Nicky li avrebbe sposati (più del solito) e la vecchia voglia di mettersi in gioco e costruire qualcosa, di suonare insieme a gente a cui voleva bene (musica a palla nelle orecchie, voci intonate in un'unica melodia, cuori a battere forti all'unisono), era tornata.
    La festa di Halloween era capitata a fagiolo.
    I quattro si erano messi a tavolino, visi dubbiosi ma colmi di speranze, e all'unanimità si era deciso che era un'occasione perfetta per il loro debutto - sebbene suonassero da poco insieme. Era destino.
    Nicky afferrò la specie di tamburello (se lo usavano i grandi della musica e i pazzi, poteva usarlo anche lei) e si posizionò vicino al microfono, sistemando la maschera gialla che, con la luce uv, sarebbe praticamente esplosa per il colore fluo - rendendo definitivamente irriconoscibile la ragazzina vestita di nero «Io ci sono» un respiro profondo «Diamoci dento»
    Quando tutti ebbero risposto di esserci, prima ancora che la tenda si aprisse, i quattro ragazzi sentirono il fischio dell'intermittenza e del disturbo causato da casi che si scollegavano, la musica nella sala che si fermava. Nicky poteva immaginarsi i sospiri di rabbia, le lamentele, ma questi sarebbero durati giusto qualche secondo, il tempo che Hunter battesse il tempo, il tempo che Rose e poi Halley attaccassero seguendolo - prima lentamente poi aumentando il ritmo, e solo quando la musica - ancora un melodia qualsiasi - iniziò a diventare più familiare, la tenda si aprì, rivelando a tutti la piccola zona della sala comune tassorosso tenuta fino a quel momento tenuta segreta.
    Ora erano ufficialmente, irrimediabilmente, lì, non si scappava più. Una band dal vivo al loro debutto.
    Sorridendo, Nicky non distolse tanto in fretta lo sguardo dal pubblico, godendosi ogni occhiata (non così tante #noMaLimonatePureEh #CiaoidenECharlesViAmoComunque), ogni bocca aperta in sorpresa e ogni espressione divertita. Neanche gli importava più se qualcuno li avrebbe insultati: la musica era troppo forte per sentirli, comunque.
    Iniziò a battere il tamburello sulla coscia a tempo, e con l'altra mano afferrò sicura di sè il microfono ad asta che si trovava davanti, avvicinandovi le labbra quasi a baciarlo e iniziando a cantare. «Oh baby, don't you know I suffer? Oh baby, can you hear me moan?» era stato un po' il suo sogno che le persone fra il pubblico ballassero, cantassero con loro, esultassero ma visto che non posso decidere come reagiscono pg altrui lascio qui la preghiera in quel momento era così genuinamente felice e basta, che anche solo uno o due primini in prima fila che - forse ubriachi - gridavano, le riempivano già il cuore. Cercò Meh e Beh, cercò Erin e gli altri, e sperò davvero che apprezzassero. Di sicuro, i quattro sul palco erano presi bene dalla loro stessa musica «You caught me under false pretenses. How long before you let me go? Ooh... You set my soul alight. Oooh... You set my soul alight»
    Nicky si sentiva vibrare ai bassi che le schiacciavano ritmicamente il cuore, e sebbene non li vedesse poteva sentire l'energia degli altri tre, che era l'energia anche propria; gli era sempre piaciuto suonare con loro, con farlo davanti ad un pubblico? Era una nuova scarica di adrenalina inaspettata, una giostra di emozioni. Voleva fare bene, voleva fare meglio - essere perfetta, ed esserlo non solo per se stessa ma per tutti lì, da un pubblico che non voleva deludere, agli amici che non poteva deludere.
    Quando la canzone fu terminata, Nicky, ancora febbricitante, si affrettò verso la tastiera mentre dopo appena una pausa di qualche secondo (per dare il tempo agli applausi di finire, o agli insulti di essere lanciati) partivano con la seconda - e ultima - canzone della serata.
    La vera sfida.
    Con i Muse, i quattro lo sapevano, avevano giocato praticamente sul sicuro; chi non aveva già almeno sentito quella melodia? E soprattutto anche non essendo perfetti loro, avrebbero comunque conquistato la folla con la buona musica... quella seconda canzone, invece, era tutt'altra roba, e nessuno a parte loro quattro (e Aidan) l'aveva mai sentita. Poteva essere orribile, e loro non essersene accorti perchè accecati dall'orgoglio... ma Nicky non era agitata, non per quello. La canzone - quella canzone - era sua, era loro, più di qualsiasi altra era mai stata. Era un po' di Nicky, un po' di Rose, di Hunter, di Halley, di Aidan. Il trio "fondatore" aveva passato mesi a riarrangiare quelle note nella testa di Nicky da una vita senza fare in tempo a giungere a una conclusione, e quando quasi per errore Hunter e Halley l'avevano sentita, avevano deciso che avrebero dovuto farci qualcosa, invece che abbandonarla lì solo perchè Aidan non c'era. Proprio perchè Aidan non c'era.
    La tassa chiuse gli occhi, iniziò a premere morbida sui tasti bianchi cercando di riprendere fiato dalla precedente esibizione, e senza dar più peso ai feedback delle persone alla festa entrò totalmente in sintonia con la musica e poi con le parole, allacciandosi emotivamente ai suoi amici. Amava quella canzone, e non solo perchè era un po' la sua bambina, e non solo perchè era effettivamente orecchiabile, ma perchè diceva più di qualsiasi altra cosa quello che provavano, perchè era un omaggio, perchè era un po' un atto di ribellione. "Questa è per te, Aidan. E per Maeve, e per Will, e per tutti i dispersi; vi troveremo, o ci troverete voi forse... ma alla fine comunque tornerete a casa".
    «you are not gone, please just wait
    friend, hold on. love, just stay»

    Forse non tutti l'avrebbero davvero inteso, ma Nicky sapeva che chi come lei, come loro, non aveva mai smesso di pensare ai propri cari scomparsi, avrebbe subito capito il riferimento a loro nel testo, che avrebbero apprezzato. Che pensassero che fossero morti, che sapessero che erano bloccati nel 1918 o nel 2118, sarebbe arrivato il messaggio che nessuno era solo - quelli che erano andati via, quelli che erano rimasti.
    Alla fine della canzone, Nicky era svuotata.
    Emozionata, certo, ma incredula. Umettandosi le labbra si alzò in piedi, e mentre alle proprie spalle appariva il logo e il nome della band, fece un segno della vittoria sorridendo, rendendosi conto quasi da dentro una bolla che stava già finendo il loro spettacolo - durato meno di dieci minuti entro i quali chissà quanti si erano ritirati negli angoli per pomiciare (beh dai, era il sogno di chiunque avere quel fan che porta il cartello al concerto "i've had sex to you song" #hounpinperquesto). Prima di scappare come da programma, si voltò solo una volta a guardare il logo magicamente apparso sullo sfondo, i giochi di luce uv e la magia che - come sulle loro magliette - rendeva l'immagine una gif con effetto glitch: un grosso 404, e la scritta leggermente più piccola "not-found". Sorrise, affrettandosi per andarsene mentre riprendeva la musica della festa. Il nome che era nato per scherzo quando non trovavano come chiamarsi; un nome che era diventato ufficiale portandosi dietro tanti, troppi, altri significati - per ognuno di loro perfetti e speciali. Not-found come erano i quattro - cinque - ragazzi (ognuno a modo loro), Not-found come quelli di dicembre.




    2002's | 16 y.o.
    404-name-not-found
    31 october 2018


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    made in china — I'm here at the beginning of the end


    U E P P A
    ciao, avete assistito alla prima (1) esibizione con un pubblico dei 404-name-not-found (not-found per gli amiki) !!!!! speriamo vi sia piaciuto, grz, vi riassumo cos'è capitato così non dovete leggere:

    -- Nicky, Hunter, Halley e Rose vanno a cambiarsi nei dormitori tassorosso, indossando una maschera che li rende irriconoscibili (Hunter blu, Halley verde, Rose arancione, Nicky giallo) e che si illumina con la luce uv (dai, stile pop/star; giuroh ci avevamo pensato da prima che uscisse il video alla prossima si canta quella #cos).
    Gli abiti sono neri e sulla maglietta - per ognuno nel colore delle rispettive maschere - c'è il logo della band: un "404 not-found" con effetto glitch in movimento
    -- Al loro segnale scatenate l'inferno (ovvero, Nicky fa un'ocarina con le mani) Meh distrae le folle così loro 4 vanno a nascondersi dietro una tenda in fondo alla sala, disillusa in modo che sembri un muro - mentre in realtà nasconde il palco con gli strumenti
    -- Dopo poco Meh stacca la musica e abbassa le luci stile concerto (ganga) e inizia a sentirsi l'intro di una canzone. la tenda si apre quando la canzone inizia a diventare riconoscibile (Halley: basso, Hunter: batteria, Rose: chitarra, Nicky: tamburello/tastiera)
    -- cantano per prima Supermassive Balck Hole dei Muse, e poi passano a fare una canzone originale che se ascoltata si capisce parli degli scomparsi di dicembre #wat e di come sperino stiano bene
    -- finita la canzone appare UAU! Enorme il logo sullo sfondo, e loro MAGIA scappano nel frattempo. Non è precisato ma una barriera magica impedisce di toccare gli strumenti abbandonati lì #wat e la tenda incantata si richiude
    CIAUZ GRZ CE L'ABBIAMO FATTA
     
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    Rose Anderson
    If you obey all the rules you miss all the fun

    Il contatto era stato lieve, quasi impercettibile per la rossa, ma ciò che aveva provato era indescrivibile. Aprì gli occhi dopo quello che, sebbene fosse stato poco più di un secondo, le era sembrato un’eternità e incontrò lo sguardo della tassorosso.
    La sua reazione non fu certo quella sperata da una Rose ormai completamente andata. Lei, che la guardava con occhi che ormai non riuscivano più a cogliere niente se non la sua bellezza e Nicky che la guardava inorridita e paralizzata.
    L’aveva lasciata senza parole? Senza dubbio, ma non certo come avrebbe immaginato. (Fosse stata in sé quella sarebbe stata proprio la reazione che si sarebbe aspettata dall’amica ma l’Amortentia l’aveva totalmente accecata)
    Non fece in tempo ad aggiungere niente, cosa avrebbe dovuto dire in fondo? Che vide la ragazza sparire a passo veloce verso i dormitori.
    Rose sentì il suo cuore rompersi, andare in mille pezzi e con questo peso sul petto si sentì spintonare di qua e di là dalle persone che ballavano lì vicino.
    Non sapeva cosa fare, non capiva cosa avesse sbagliato. Se il suo amore era così grande come era possibile che la ragazza non avesse ricambiato il suo stesso sentimento…non funzionava così? Decisamente no.
    Frastornata, delusa, ferita si allontanò dalla mischia e si appoggiò a una delle pareti della stanza, in un angolo un po’ isolato, per poi cadere seduta con il viso tra le mani.
    Non avrebbe pianto, questo mai in presenza di altre persone, piuttosto avrebbe preferito essere colpita da mille fatture.
    Odiava piangere, la faceva sentire così debole...Piangere davanti ad altre persone poi era fuori discussione. Se almeno la sua famiglia, in particolari occasioni, come quando a soli 6 anni aveva saputo della scomparsa del nonno, l'aveva vista piangere, mai nessuno al di fuori dei suoi genitori e di Charlie, l'avevano vista versare una sola lacrima.
    Era più forte di lei, quando proprio non riusciva a trattenere le lacrime scappava e si rifugiava in qualche posto isolato in modo da poterle ricacciar,e senza che nessuno la vedesse, le poche gocce che, infrenabili, le rigavano le guance.
    Non riusciva proprio a capire. Sono così brutta? Antipatica? Forse è perché sono una ragazza, effettivamente potrebbe non ricambiare anche per questo… Io..io…
    Stava per far capolino una lacrima che venne immediatamente asciugata con un movimento rapido della mano quando improvvisamente il dolore al petto e la delusione vennero sostituiti da un altro sentimento. Il senso di colpa.
    Forse un peso ancora più grande di quello portato pochi attimi prima le fece mancare il respiro per qualche istante. Cosa diavolo ho appena fatto! Ma soprattutto perché?
    Si svegliò come da un sogno, un po’ intontita senza riuscire a cogliere appieno cosa fosse successo ma il ricordo dello sguardo di Nicky dopo che le loro labbra si erano sfiorate non l’avrebbe abbandonata presto.
    Ho rovinato tutto, come ho potuto baciarla, ma perché poi?
    Le voleva molto bene, erano ormai amiche da più di un anno e con lei si sentiva sempre a suo agio ma non era mai andata oltre l’amicizia. Non si sentiva attratta fisicamente da lei sebbene fosse una ragazza molto bella a suo avviso, così come non si era mai sentita attratta da una ragazza prima di quella sera.
    Fu in quel momento che, notando il camino spento si ricordò dei profumi che aveva sentito poco prima che accadesse l’irreparabile.
    È spento…l’erba…la cioccolata…Amortentia!
    Aveva assunto una quantità talmente modesta della pozione che l’effetto sebbene immediato era stato decisamente poco duraturo ma gli effetti erano inconfondibili.
    Senza nemmeno pensarci e incurante della gente che aveva dovuto spintonare per passare velocemente si avvicinò alla ciotola di punch da cui aveva bevuto e si avvicinò per sentirne l’odore…punch. Fece lo stesso con l’altra e fu allora che ebbe la conferma. Profumo di camino acceso, erba appena tagliata, cioccolata.
    Non aveva tempo per pensare a chi fosse stato sebbene i suoi sospetti fossero decisamente orientati verso il serpeverde truccato da scheletro nonché, da almeno 15 anni, suo fratello. O scoprirò se è stato lui, perché so già che è stato lui, non la passerà liscia, no no.
    Si stava facendo tardi e sicuramente gli altri si stavano già cambiando per la sorpresa. Nicky l’aveva avvisata sul da farsi così si precipitò nel bagno dei dormitori per potersi cambiare.

    Fu lì che incontrò Halley e la tassorosso.
    Quando la vide sentì un nodo alla gola. Sapeva bene che quello non era il momento più adatto per giustificare il suo comportamento ma non poteva lasciar perdere totalmente l’accaduto, soprattutto non poteva evitare di dirle un sincerissimo
    -Scusami…davvero-
    Probabilmente l’avrebbe creduta pazza, forse l’avrebbe odiata, forse dopo la loro esibizione non le avrebbe più voluto parlare e l’idea di aver perso una buona amica a causa di una pozione non le dava pace.
    I motivi per cui la ragazza poteva avercela con lei erano già abbastanza quindi non se la sentì di sabotare anche la loro esibizione (così direttamente mi lancia una maledizione) e, dopo aver salutato Halley, si precipitò a cambiarsi.
    Strappò via con non troppa delicatezza tutte le foglie impigliate nei capelli (non vi rimetterò mai, addio), e indossò gli abiti neri che aveva tirato fuori dalla borsetta: dei jeans neri e una magliettina dello stesso colore che portava stampato il nome della band.
    Era quasi pronta.
    L’ansia, scomparsa negli ultimi minuti per via di tutto ciò che era accaduto, riaffiorò improvvisamente nel vedere la folla che era presente alla festa.
    -Possiamo farcela!- disse più a se stessa che agli altri, ripassando mentalmente tutti gli accordi che aveva provato in quegli ultimi mesi.
    Dopo che Nicky fece segno a Meh che avrebbe dovuto creare un diversivo e spegnere la musica, si radunarono tutti e quattro dietro la tenda che era stata incantata in modo da sembrare un muro dove si prepararono per quello che sarebbe stato il loro vero e proprio debutto.
    Rose indossò la sua maschera arancione acceso e sistemò la cinghia della chitarra sulla spalla stringendo la presa sullo strumento che era appena stato disincantato e tornato a dimensioni normali e non più simile a un mini ukulele.
    Era pronta, doveva esserlo. Non solo per lei, ma per tutti i suoi amici e anche per chi, ormai da tempo, non c’era più, Aidan.
    Lui, Rose e Nicky avevano incominciato a suonare insieme un po’ per caso due anni prima e sebbene avessero fatto grandi progressi dagli inizi non avevano mai avuto occasione di debuttare davanti a un pubblico. Sapere della morte del ragazzo aveva destabilizzato la ragazza che non era più riuscita a trovare un motivo per suonare e per continuare quel progetto che per mesi l’aveva resa davvero felice e l’aveva aiutata ad evadere da quella che era la routine scolastica. Amava suonare, da sempre, ricordava ancora quando il padre le aveva insegnato i primi accordi e tutte le volte che aveva importunato il fratello con concerti improvvisati per lui e i suoi pupazzi che erano costretti ad ascoltarla e ad applaudire alla fine di ogni esibizione (si anche i pupazzi erano obbligati, sebbene non lo facessero mai).
    Aveva passato un periodo molto brutto dopo aver appreso la notizia. Si era legata al ragazzo che vedeva un po’ come una guida, era più grande, carismatico e rappresentava un po’ ciò che Rose sarebbe voluta diventare.
    Fu solo dopo qualche mese che Nicky le raccontò la verità, facendo riaffiorare in Rose una piccola speranza.
    La band però venne rimessa in piedi solamente quando i due fratelli Oakes, Hunter e Halley avevano espresso il desiderio di suonare con loro.
    Suonavano da poco tempo insieme ma si era già creato un bel gruppo, così, quando avevano sentito la voce che era stata organizzata una festa di Halloween, avevano approfittato dell’occasione per buttarsi e organizzare una piccola esibizione.

    Improvvisamente la musica della festa si interruppe e con un balzo al cuore, furono tutti pronti per dare inizio all’esibizione.
    Nicky al microfono, munita di tamburello, Hunter alla batteria, pronto a dare il tempo, Halley al basso e lei, Rose, alla chitarra.
    Appena Hunter diede l’attacco iniziarono a suonare in un crescendo una melodia probabilmente nota a tutti, Supermassive Black Hole dei Muse, la tenda si aprì lasciando che il pubblico vedesse i volti mascherati dei ragazzi e la voce di Nicky risuonò nella stanza.
    Rose era emozionata, non riusciva a credere a quello che stavano facendo. La chitarra vibrava tra le sue mani mentre con il plettro stretto tra le dita dava finalmente vita a quelle ore, quei giorni passati a provare. Osservò i suoi compagni e sentì un legame che forse non aveva mai sentito prima di quel momento. La musica che li avvolgeva, i presenti che li ascoltavano e guardavano. Sentiva il cuore esploderle nel petto a ritmo della musica che loro stessi stavano suonando.
    La canzone fu terminata senza che Rose si rendesse conto del tempo che era passato. Era sembrato un attimo eppure erano giunti già a metà esibizione. Attesero che Nicky cambiasse posizione e ricominciarono a suonare, questa volta però risuonò una melodia diversa, più intima e che nessuno, a parte i quattro sul palco, conosceva.
    Quella canzone aveva un significato profondo che forse non tutti avrebbero colto ma che per altri avrebbe rappresentato un inno, un omaggio, una speranza. Per Aidan, e per tutti gli altri.
    -you are not gone, please just wait
    friend, hold on. love, just stay-

    Cantò leggermente aggiungendo un appena accennato coro alla voce di Nicky che, Rose sapeva bene, doveva essere emozionata tanto quanto lei.

    Appena la canzone giunse a conclusione e anche gli ultimi accordi furono suonati, un enorme logo comparve dietro di loro con la scritta 404 e più in piccolo not found, così come nelle loro magliette nere risaltò la stessa scritta che forse sarebbe rimasta impressa nei ricordi dei presenti, forse sarebbe stata dimenticata presto, ma sicuramente non sarebbe mai stata dimenticata da Rose e dai suoi amici.
    Il nome era nato per caso. Avevano cercato ispirazione per giorni e avevano buttato giù qualche idea ma niente aveva catturato appieno i quattro sinché, così per scherzo, non era saltato fuori quel nome che, in fondo, per motivi diversi rappresentava un po' ognuno di loro. Not found, perché ognuno stava ancora cercando qualcosa: forse il proprio posto nel mondo, forse una verità, una persona..solo loro potevano saperlo ma quelle erano parole che riunivano un po' tutti, forse non solo i componenti del gruppo.
    Si ritirarono in fretta in modo che i presenti non si accorgessero di chi fossero i quattro (avevano infatti deciso di mantenere il mistero almeno per quell'esibizione in modo che l'interesse del pubblico fosse aumentato anche da quel velo di mistero ) non prima però di aver lanciato uno sguardo alla folla per cogliere la reazione alla loro prima, decisamente sognata, esibizione.




    Gryffindor | 15 y.o.
    Rebel | Guitarist
    31 October 2018


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    I am not a hero.
    I am a loser scientist.
    La situazione stava precipitando. No, non come una piuma che cade leggera, restando sospesa in aria il più a lungo possibile, quanto più come l’ultima – nonché unica - fetta di pane appena tostato, col burro sciolto al punto giusto e un filo di marmellata spalmato sopra. Perché, ovviamente, nessuno è in grado di salvare tale dolcezza prima che si spiaccichi al suolo, dal lato sbagliato. Ovviamente.
    I Losers erano dei grandi sostenitori e appassionati della Legge di Murphy, riuscendo addirittura ad avvalorare le sue tesi e a potenziarle; se qualcosa poteva andare male, beh (mai intercalare fu più azzeccato), a loro poteva solo andare peggio.
    In un primo momento, Hunter aveva davvero voluto credere che l’errore di comunicazione ci fosse stato solo tra lui e Nicky, che si erano mal capiti per via di tutto quello che negli ultimi giorni bolliva nel calderone, ed era pronto a rinunciare alla fantasia di accarezzar il pancino peloso della Tassorosso in versione Corgi Reale, di prenderla in braccio e farle dei grattini sulla testa. Ok, forse aveva viaggiato un po’ troppo con l’immaginazione, ma la delusione sul volto lentigginoso dell’amica, lo aveva convinto a credere che fosse in realtà lui ad aver sbagliato.
    “No, Nicky non preoccuparti. Sei bellissima così… Vado a farmi biondo!” le aveva anche detto mortificato, perché sarebbe stato più facile trovare un paio di jeans e una maglietta bianca per impersonare Fred, rispetto al dover mettere su un intero costume canino.
    A pietrificarlo sul posto, fu l’arrivo del gemello Grifondoro dei Tryhard. Se la situazione non fosse già stata abbastanza tragica, probabilmente avrebbe riso davanti a quell’apparizione sublime: maracas immaginarie, baffo disegnato col pennarello e sombrero talmente degno di nota da meritare una standing ovation. Eppure, secondo la legge dei grandi numeri, il travestimento sbagliato di Meh non faceva altro che confermare l’ipotesi che nessuno di loro avesse capito quale fosse il vero travestimento del gruppo. Non potevano aver fallito così tanto, ma, una volta eliminato l’impossibile, ciò che resta, per improbabile che sia, doveva essere la verità. Glielo aveva insegnato Sherlock Holmes una di quelle notti in cui aveva abbandonato l’idea di andare a dormire ad orari decenti pur di divorare i racconti di Sir Arthur Conan Doyle… ma anche il Detective Conan.
    Di lì a poco, c’erano tutti: la Mistery & Nick, MuerdeMe(h), Jack Try-to-Frost, Queen Hunty e HalleyKarp. Erano tutti diversi, apparentemente, ma ognuno aveva seguito l’idea di travestimento di un altro Losers ed era bellissimo così. Potevano avere problemi di comprensione, ma erano sempre lì ad ascoltarsi a vicenda e questo era l’importante. Si sciolse in un sorriso, il primo non inquietante della serata, e si unì all’abbraccio di Nicky e Beh, afferrando le pinne del travestimento della sorella per renderla partecipe.
    Non può esistere un universo senza un Behan Tryhard! Tie’! Bevi questa qui o potrei essere la prima vittima di un attacco Splash. Non voglio passare alla storia per essere stato sconfitto da un Magikarp!” nonostante ci fosse sua sorella dentro che ne potenziava decisamente l’attacco. Mise la sua bottiglia di birra tra le mani del Tassorosso e si voltò verso Nicky, poggiandole una mano sulla spalla. “Andrà tutto bene, non ti scoraggiare. Non possiamo più tirarci indietro…”
    Ci credeva sul serio in quelle parole, nonostante fosse lui quello che, fino a poco prima, era chiuso in bagno per un attacco d’ansia. Le portò un ciuffo dei capelli, più corti di quanto ricordasse, dietro l’orecchio e si avvicinò al volto della ragazza per contare le lentiggini che aveva sul viso. “Male che vada, nessuno si ricorderà di noi, essendo impegnati in altro. Le feste qui son sempre così? Se non scambi saliva con mezza scuola non sei nessuno? ”
    Domandò curioso di quella strana pratica. Ok che era una festa clandestina tra studenti, ma gli sembrava tutto un po’ eccessivo. Quando aveva sentito per la prima volta parlare dell’evento,il suo immaginario non era andato oltre le bottiglie di superalcolici fatte entrare di nascosto, le decorazioni spaventose e tanto cibo. Addirittura l’Icesprite stava dando spettacolo! Assurdo!
    “Io ho mangiato un bon bon, ma non ho l’insana voglia di strusciarmi contro il primo che mi trovo davanti. Quindi il problema dovrebbe essere un altro…”
    Constatò, allontanandosi dal buffet come se avesse preso fuoco all’improvviso. Cercò il pallor mortale del principe delle fate tra la folla, curioso di vedere se anche il suo Sinclair di fiducia si fosse convertito all’amore libero, abbandonando finalmente quel palo che era ben piazzato nel suo regal deretano, quando il mondo attorno a lui, all’improvviso, si frantumò in mille pezzi.
    Vide tutto a rallentatore, come se il Fato – o chi per Lui – avesse deciso di non fargli perdere neanche un fotogramma di quella scena. Le dita di Cerbero si mossero lentamente verso il viso di Jack Frost, cingendolo con delicatezza. Sentì il groppo salirgli in gola, gli occhi sbarrati, fissi sulle labbra di Gideon che incontravano quelle di JJ. Fu come essere colpito da un pugno all’altezza dello stomaco. Gli mancò il respiro e non seppe neanche per quanto tempo restò immobile, incapace anche solo di inspirare.
    “Anche se tu mi odi, io ho solo amore da darti.”
    Quella frase era esplosa nella sua testa, spazzando via ogni pensiero, rimbombando fino a quando non percepì il suo corpo cedere e indietreggiare impercettibilmente, trovando sostegno nel tavolo dietro di lui. Forse aveva rovesciato un po’ del punch, forse aveva messo la mano su un vassoio fino a schiacciarne il contenuto, non importava. In quel momento non gli importava davvero più niente.
    Gideon, il suo (?) Gid, aveva baciato/stava baciando un ragazzo e quel ragazzo non era lui.
    L’immagine si ripeté nella sua testa in un loop continuo, quasi inarrestabile.
    Non lo aveva detto a nessuno, neanche a sua sorella, della cotta che aveva per il Corvonero, perché ammetterlo, dirlo ad alta voce, avrebbe avuto un significato ben più grande e a cui lui non era ancora pronto. Si era avvicinato al McPherson quasi per caso, scoprendo di condividere con lui molte più cose di quanto potesse immaginare. Aveva percepito dell’affinità, un legame che lo spingeva sempre a cercare il suo viso tra la folla, ad assicurarsi ci fosse sempre un sorriso sul suo volto. Lo aveva osservato da lontano, quasi di nascosto, scoprendo ogni giorno di più quanto ormai il ragazzo si fosse impossessato dei suoi pensieri, arrivando addirittura a influire sul suo umore. Bastava poco per fargli sentire i pixie nello stomaco: lo sfiorarsi delle dita quando gli passava un rotolo di pergamena in Biblioteca o il trovare una tazza di caffè fumate ad attenderlo in Sala Grande la mattina.
    E ora… Ora era stato twinzonato senza neanche avere l’opportunità di trovare il coraggio di fare qualcosa, di dire qualcosa.
    Narcideon. esalò quando la sorella fece un commento a riguardo, sentendosi morire dentro.
    Non gli era mai successo prima, mai. Un po’ perché non aveva mai guardato qualcuno con occhi diversi, un po’ perché non aveva mai cercato il tanto decantato Primo Amore. Non sapeva neanche fosse tale, in realtà, solo che tutto fosse finito ancora prima di iniziare. Hunter non era tipo da gettare la spugna facilmente - credeva ancora che ci fossero speranze, per Halley, di innalzare il suo quoziente intellettivo – solo che, in quell’occasione, non sapeva cosa fare o come comportarsi. Sarebbe stato più facile accettare la scelta di Gideon, la sua sconfitta, e andare avanti come aveva sempre fatto. Si sarebbe concentrato esclusivamente sullo studio, sui suoi doveri da Prefetto, sulla ricerca dei suoi genitori, sulla band. Non ci sarebbero state altre distrazioni, altre debolezze. Avrebbe sigillato i suoi sentimenti, nascondendoli anche a se stesso… Però faceva male. Faceva un fottuto male e non era il momento di piangersi addosso.
    Voleva riprendersi la birra che aveva dato a Beh e scolarsela in un sol sorso, dando poi fondo a tutto l’alcol che aveva nella borsetta. Era un atteggiamento idiota, infruttuoso, immaturo e lo sapeva benissimo. Però voleva essere stupido, voleva fare il diciassettenne, voleva urlare e ribaltare quella tavolata che stava provocando più danni del previsto. Sentiva il bisogno di odiare JJ, di prenderlo a pugni e tumefargli il viso, mettendo a frutto quei pochi insegnamenti che aveva appreso con Charlie, ma non era colpa del Serpeverde. Lo aveva visto con i suoi stessi occhi che non era stato lui ad iniziare il bacio, che non aveva l’intenzione di farlo e, pur volendo, non c’erano colpe che avrebbe potuto attribuirgli. Hunter, purtroppo, era un ragazzo razionale.
    A scuoterlo dal Jidcest, riportandolo a contatto con la realtà, non fu l’aria diventata improvvisamente elettrica e l’aura distruttiva che proveniva dalla direzione della piccola Haz, quanto il secondo bacio della serata che prometteva un’Apocalisse emotiva.
    “Oh no.”
    Le iridi cobalto erano puntate su Rose e Nicky. Perché doveva essere tutto così complicato? Perché aveva l’impressione che la Tassorosso avesse ragione a dire che, forse, sarebbe stato meglio non esibirsi e lasciar perdere tutto? Perché sarebbe stato un successo ancora più grande.
    Richiamò l’attenzione della sorella entrando nella bocca del pesce, sperando di non esserne fagocitato. “Non so se da qui hai visto qualcosa, ma Nicky sta avendo un livello 4 emotivo.” Io sono a un 5+ ma in questo momento non ha importanza. “Se non dovesse uscire dal bagno HalleyKarp, scelgo te! sfonda la porta e tirala fuori da lì. Se Rose dovesse provare a baciarla di nuovo, SCHIACCIALA. O prendila a pinnate finché non rinsavisce."
    Indelicato? Forse. Puntava all’efficienza il giovane Oakes e non era il momento di andarci per troppo per il sottile.
    “Meh e Beh? Dove? Tu intanto avviati, ci penso io.”
    Domandò alla bionda, uscendo da quella trappola mortale a forma di Pokemon, cercando i gemelli. Portò le dita sul setto nasale e premendo forte. Non.Era.Quello.Il.Momento.Per.Scambiarsi.Effusioni. Ok, Nicky non era riuscita ad avvisarli in tempo del loro cambio di programma, che avrebbero anticipato la loro Sorpresa, ma… NO.
    Sospirò quasi sconfitto, guardando la Walsh inciampare nei suoi stessi pensieri. Era a un bivio. Doveva scegliere se farsi odiare per l’eternità, intromettendosi nel quadretto romantico e spostando il Tassorosso in una zona più sicura che gli permettesse di svolgere il suo compito, o se essere l’amico che avrebbe sperato nel bacio che avrebbe mandato in tilt Behan e che avrebbe coronato la sua ship. Percorse la seconda opzione, sperando di aver fatto la scelta giusta e che qualcuno potesse essere felice quella notte. MA MEHAN NO. Se voleva portarsi Erin in dormitorio doveva aspettare!
    Raddrizzò le spalle e si diresse ad ampie falcate verso la coppia, che sfortunatamente si trovava dall’altra parte della Sala Comune, stringendo i pugni finché non superò la Jidcest e fermandosi solo a portata di orecchio (sombrero permettendo) del Grifondoro.
    “Cambio di programma. Tieniti pronto, le ragazze sono già andate a cambiarsi.” E, con queste parole, si dileguò.
    Era stato facile trovare la stanza di Beh, la struttura dei dormitori non era molto differente rispetto a quella cui era abituato. Una volta aperta la porta, tolse il cappottino e lo buttò a terra in un angolo, prima di rendersi conto di ciò che aveva fatto e chinarsi per piegarlo amorevolmente. Lo aveva macchiato per sbaglio quando… Soffiò via l’aria dai polmoni, provando così ad allontanare anche i flashback di pochi minuti prima. Si era appena tolto il vestitino a fiori, restando praticamente in boxer, quando sentì uno strano fruscio.
    “QUIZNAK!”
    Esclamò, voltandosi di scatto, per poi vedere il profilo del Chipmunk ancora mezzo addormentato e avvolto dalla penombra. Indossava ancora il pigiamone e aveva tra le mani una tazza di tisana (?) fumante colma fino all’orlo.
    “Tu non… Tu non hai visto niente, ok? Stai ancora dormendo…”
    Aveva utilizzato la prima scusa che gli era passata per la mente, l’indumento ancora attaccato al corpo, come se ci fosse qualche nudità da coprire di cui l’altro ragazzo non fosse a conoscenza.
    Aprì la borsetta ed estrasse la vera mise della serata, tirando le tende del letto del Tryhard per continuare a vestirsi indisturbato. Pantaloni neri, anfibi e maglietta nera con la scritta blu. Sistemò i polsini sentendosi finalmente se stesso, completamente a suo agio. Tolse anche il cappellino e la parrucca, lasciando ogni cosa nella stanza e dirigendosi verso il bagno per sciacquarsi il viso e sistemarsi i capelli. Fissò il suo riflesso a lungo, decidendo solo alla fine di osare, perché tanto nessuno avrebbe saputo chi ci fosse dietro la maschera, e stese una linea di matita nera sulla rima interna ed esterna degli occhi, esaltandone così l’azzurro che si sposava perfettamente con quello della maglia.
    Attese le ragazze nel punto indicato da Nicky, le dita che tamburellavano a ritmo di musica. Per un attimo, ebbe il terrore che lo stessero lasciando lì, da solo, mentre dietro il battente di mogano si stava consumando una vera e propria tragedia. Sperava solo che sua sorella non avesse fatto troppi danni. Si tranquillizzò soltanto quando le vide arrivare, tutte e tre cambiate e pronte – o quasi – per il grande evento.
    “Sì.”
    Fu tutto quello che disse, sistemando meglio la maschera sul volto di Nicky. Non era calmo, non lo era affatto. Gli si era chiuso lo stomaco e, se avesse controllato il palmo delle sue mani, si sarebbe accorto di star tremando per l’ansia. Sapeva fosse dovuto tutto all’anticipazione, alle aspettative che loro stessi avevano alimentato in quelle ultime settimane di prove, sapeva che avrebbe potuto razionalizzare tutto, eppure aspettava la scarica di adrenalina, aspettava il momento in cui la tenda incantata si sarebbe aperta svelando il suo contenuto alla sala. Era un’ansia bella, come quella prima di leggere le domande di un compito in classe per cui aveva studiato fino allo sfinimento, senza saltare neanche una nota.
    Scompigliò i capelli di Rose e cinse, con un braccio, le spalle della sorella, avvicinandola a sé.
    “Non strafare.”
    Era tutto quello che doveva dirle. Conoscendola, sapeva che non vedeva l’ora di calcare il palco e di essere al centro dell’attenzione, come una vera star.
    Appena Nicky diede il segnale, scappò con le altre dietro il finto muro, annullando l’incantesimo che aveva rimpicciolito la sua batteria e assicurandosi che tutto fosse al suo posto. Dopo lo skateboard, quel set di charlestons, rullanti e tamburi era uno dei suoi averi più importanti. Halley gliel’aveva regalata per il suo diciassettesimo compleanno e dire che aveva pianto per ore di gioia, senza neanche avvicinarsi alle percussioni, era un eufemismo. La accarezzò con cura, prima di calare la maschera sugli occhi e di dare il tempo a Rose e Halley per l’intro di chitarra che gli avrebbe concesso qualche secondo in più per controllare ogni pezzo e sistemarsi al meglio.
    La melodia dell’introduzione era distorta, quasi disturbante. Era voluta. Dovevano attirare gli sguardi nell’oscurità più totale, far voltare chiunque nella direzione del palco, catalizzare l’attenzione dei presenti, confonderli. Attese la fine del riff di chitarra, quella nota lunga che gli avrebbe permesso di dare il via alle danze. Lanciò la bacchetta in aria, facendola roteare, la prima, seconda, terza volta, prima di settare nuovamente il tempo.
    Il sound inconfondibile dei Muse pervase la stanza e Hunter smise essere. Non era più solo lui che suonava come singolo, ma erano quattro corpi che intonavano la stessa travolgente melodia. Fermò il piatto con la mano, spezzandone il suono, quando Nicky attaccò con il testo, lasciando che tutti sentissero la sua voce, il suo falsetto. Era come se la ragazza si trasformasse ogni volta che apriva la bocca, abbandonando la Nicky timida che non amava avere addosso i riflettori. In realtà, lui stesso cambiava quando era a bordo di uno skate o mentre pestava il pedale per far risuonare la grancassa. Era libero, in un’altra dimensione. Non sapeva se fosse dovuto all’adrenalina o ad altro, ma sentiva che ogni cosa fosse al suo posto.
    “Supermassive Black Hole.
    Supermassive Black Hole.
    Supermassive Black Hole.”

    Continuò a tenere il ritmo, sostenendo gli altri strumenti e provando a perforare il cranio della sorella con lo sguardo, quando arrivarono all’assolo più spinto di chitarra. Ogni volta che dovevano suonarlo, Halley si faceva trascinare sempre troppo dalla musica, accelerando col basso e sbavando un po’ la melodia. Non quella volta, però. Andarono spediti, il ritmo della canzone che sembrava scorrere nelle vene, condizionando anche i battiti del cuore, che pompava seguendo il suono provocato dai colpi delle sue bacchette.
    “Supermassive Black Hole.
    Supermassive Black Hole.
    Supermassive Black Hole.”

    Attese che Rose strozzasse l’ultima nota elettrica prima di colpire entrambi i piatti, chiudendo la canzone. Era un po’ restio all’idea di dover avvicinare le labbra al microfono, sebbene quella parte ultra secondaria fosse più adatta a una voce maschile che a una femminile, ma doveva ammettere di essersela cavata.
    Se solo avesse avuto un attimo per pensare, avrebbe realizzato che quella canzone parlava di sentimenti, illuminazioni, che venivano risucchiate dal buco nero della ragione. A mente fredda e alla luce degli ultimi accadimenti della festa, probabilmente ci avrebbe riso su, perché a volte la vita aveva uno strano senso dell’umorismo e lui avrebbe lasciato che il sentimento per Gideon si sciogliesse poco a poco, sparendo as a superstars sucked into the super massive.
    Portò indietro la schiena, ravvivando i capelli con un gesto veloce della mano, e tornò a far ruotare le bacchette tra le dita, gli occhi incollati su Nicky. Aspettò che prendesse posto dietro la tastiera, le orecchie pulsanti al punto da non assorbire alcun suono proveniente dal pubblico, ammesso fosse rimasto ancora qualcuno li ad ascoltarli. Scambiò un paio di sguardi con Rose e Halley, prima di attaccare nuovamente con un’altra canzone, decisamente più intima e meno travolgente della prima. Era quello il loro vero banco di prova. Lo era stato fin da quando si era unito alla band poche settimane prima, quando aveva sentito Nicky canticchiarla per sbaglio. Fu in quell’occasione che avevano saputo del terzo componente della band originaria, dei fatti dello scorso anno, raccontati con il doloroso filtro di chi aveva perso qualcuno di importante. Non sapeva chi fosse Aidan, non lo aveva mai visto, ma lo imparò a conoscere attraverso le storie delle due studentesse, attraverso le loro parole. Mettere mano su quell’inedito era stato difficile, provare a mantenerne l’anima aggiungendo strumenti a una base chitarra e voce lo era ancora di più. Ci aveva lavorato con la sorella giorno e notte per un po’ di tempo e quando portarono le bozze del nuovo arrangiamento, suonarlo con le due ragazze era stato quasi naturale, come se ognuna di loro avesse trovato il suo posto in quella canzone che rispecchiava non solo il sound del gruppo, ma anche i loro pensieri e le loro speranze.
    I know you’re here, i feel it
    You are the air I am breathing
    You are lightening the sky.

    Il ritmo era più morbido, la melodia non era aggressiva e spinta come per i muse, tutto era molto intimo, volto a mostrare il cuore della band. Credeva che quella musica potesse viaggiare tra le dimensioni, giungendo alle orecchie di Aidan e degli scomparsi, ovunque essi si trovassero. Era un inno di speranza il loro, il primo vero atto di ribellione di Hunter a quel regime che ormai gli stava troppo stretto.
    Scandì l’ultima nota con delicatezza, lasciando che la canzone svanisse nell’aria come una carezza leggera.
    Ce l’avevano fatta. Non sapeva dire come, non riusciva a capire cosa provasse in quel momento. Era cosciente solo della volontà di suonare in modo perfetto, impeccabile, annichilendosi completamente nella musica, lasciando che essa si esprimesse per lui.
    Potevano fischiarli, applaudirli, lanciar loro addosso i brownies, non importava. In quel momento nulla aveva importanza, se non la sensazione di aver fatto qualcosa di grandioso, di aver vissuto un momento che avrebbe ricordato a lungo.
    Il nome della band capeggiava dietro di lui e quello non sarebbe stato che l’inizio di una nuova avventura.
    Rimpicciolì la batteria e scappò via, liberando nuovamente il palco come da programma, sentendosi quasi più leggero.
    Ora, per lui, iniziava la festa.
    Hunter Oakes | 17 y.o.
    2043: Uran Jackson
    10.09.2001 | 10.06.2017
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    «Sbaglio o sta capitando... qualcosa?»
    Non sbagliava, Nicky. La festa organizzata nella sala comune dei Tassorosso aveva preso una piega inaspettata, lontana da ognuno dei possibili sviluppi che Halley aveva immaginato per un evento simile. Sapeva – più per sentito dire che per esperienza diretta – che i party clandestini si trasformavano rapidamente negli scenari perfetti per la completa devastazione dell’ambiente circostante, per osservare i rituali di accoppiamento di adolescenti in calore preda di preoccupanti sbalzi ormonali e per accumulare una serie di clamorose figuracce che l’alcool avrebbe contribuito a incentivare e poi cancellare dalla memoria. Non si aspettava, tuttavia, di assistere a un delirio amoroso di tale portata. Era come se Cupido fosse sotto effetto di acidi avesse accidentalmente assaggiato i bon-bon di erballegra di Maple e avesse lanciato le sue frecce incantate contro le natiche di coppie del tutto casuali, di studenti che non avevano nulla a che vedere con la loro presunta dolce metà. Era un trionfo di occhi a cuoricino, frasi sdolcinate e dichiarazioni d’amore, un concentrato di romanticherie che stava turbando – e non poco – la grifondoro. Spostò lo sguardo su Gideon e JJ, Viktor e Stephen, Charles e Heather e – «Aspetta. Quello è davvero Gid?» non era semplice vedere attraverso la bocca del gigantesco costume da Halleykarp, ma era piuttosto sicura di non essersi sbagliata. Chiese conferma ad Hunter, Beh e Nicky prima che quest’ultima si allontanasse per cercare Rose e proporle di anticipare la sorpresa, evitando così che quella festa degenerasse del tutto. «Con il suo clone?» se fosse stato possibile scorgere l’espressione di Halley sotto gli strati di tessuto di cui era ricoperta, sarebbe stato semplice, e immediato, associarla a quella del pokémon di cui vestiva i panni. Era inebetita interdetta. Gideon McPherson stava baciando il nuovo arrivato. Non la turbava il fatto che si trattasse di un ragazzo – costituiva soltanto una conferma della teoria che Hazel sosteneva da anni –, ma che lo studente in questione – al di là delle abissali differenze caratteriali e di quei piccoli dettagli fisici che solo un osservatore attento avrebbe potuto notare – si era rivelato essere una sua copia esatta. Era come baciare se stesso e questo rendeva la scena talmente strana e improbabile da non riuscire neppure a trovare una definizione adatta. Ew. «Quindi sono stati tutti drogati. Mh.» si concesse pochi istanti per elaborare la notizia, assaporando quella strana sensazione che si provava nel sapere di essere l’unica persona normale, almeno per una volta. «Molla quella bottiglia di birra, Hunter.» agitò le pinne in direzione del fratello, con fare intimidatorio. Le possibilità che persino gli alcolici chiusi ermeticamente fossero stati contaminati rasentava lo zero, ma la prudenza non era mai troppa quando si aveva in ballo un evento così importante. Non doveva essere certo lei, la metà meno responsabile degli Oakes, a ricordarglielo. «Hai visto dove sono finiti Beh e Meh?» ruotò il corpo da pesce per ampliare il campo visivo e registrò due situazioni potenzialmente pericolose. Il primo dei Tryhard era impegnato in una conversazione con Maple e già questo, di per sé, rendeva l’esito di quello scambio di battute incredibilmente incerto. Se alla natura timida ed impacciata di Behan si aggiungeva poi il fatto che la tassorosso avesse bevuto il punch corretto, la situazione avrebbe potuto portare a un completo disastro. «Dovremmo intervenire? Pensi che lo bacerà? E sarebbe un male se lo facesse da strafatta?» non era sicura di come avrebbe dovuto comportarsi, se un inaspettato slancio emotivo di Maple avrebbe potuto dare il via alla loro relazione – e accontentare gli accaniti sostenitori dei trash – o, al contrario, traumatizzare Beh a tal punto da annullare tutti gli sforzi fatti, nel tempo, per avvicinarsi a lei. «E guarda Meh! Devi fare qualcosa!» l’altra metà dei Tryhard era avvinghiato a Erin, una situazione normale, all’apparenza, ma che avrebbe potuto mandare a monte il piano in cui il giovane grifondoro aveva un ruolo chiave. Avrebbe dovuto distrarre i presenti, riconoscere il segnale concordato con Nicky e spegnere le luci all’interno della stanza; e come avrebbe potuto farlo se era lui, il primo, ad essere distratto? Si fidava di Meh, aveva imparato a farlo di tutti i Losers nei mesi trascorsi ad Hogwarts, e confidava ancora nel fatto che non avrebbe perso di vista l’incarico che gli era stato assegnato, ma non potevano rischiare che il suo animo da dongiovanni prendesse il sopravvento. Riusciva già a veder svanire il loro sogno, ad immaginare Beh in lacrime e il fratello in estasi nel dormitorio femminile, a visualizzare distintamente quattro studenti disperati, in attesa di un diversivo che non sarebbe mai arrivato; e mentre la grifondoro si abbandonava a quei pensieri ottimistici, la situazione arrivò al collasso. Rose era stata contagiata da quel morbo dilagante e, tra tutti, aveva scelto di baciare Nicky. Riuscì ad assistere alla scena, Halley, prima che la fake!Regina Elisabetta si infilasse all’interno della bocca del magikarp – facendole perdere una decina di anni di vita in un solo colpo – per darle istruzioni su come comportarsi. «Non sono sicura di saper gestire un livello 4 emotivo! Fisico sì, certo, basta un ossofast e passa la paura, ma… i sentimenti sono un’altra cosa! Esci da qui ora, come faccio a seguirla con te dentro?» spuntò fuori il fratello e mise in moto le sue gambe da donna-pesce, scaraventando al suolo tutti quelli che – non riusciva a vedere e – si trovavano lungo la sua strada. Avrebbe fatto rinsavire qualcuno o avrebbero continuato a vivere in quello stato di trance amorosa? Non le importava davvero saperlo, in quel momento. Rallentò la sua corsa fino a fermarsi, evitando di sbattere contro la porta del bagno dei Tassorosso dove era quasi del tutto certa di aver visto entrare l’amica. «Nicky, sei qui?» assicurarsi di aver individuato l’esatto punto in cui si era rifugiata le era sembrata la mossa giusta da fare per non rischiare di consolare un perfetto sconosciuto, qualcuno che era entrato lì per vomitare o, ancora, una coppia che si era appartata in cerca di privacy. «Se vuoi parlarne, io ci sono.» non era sicura di essere davvero in grado di consolarla, di riuscire a trovare le parole giuste per una questione tanto delicata. Non era sicura neppure di sapere cosa, esattamente, avesse ferito l’amica, se l’aver ricevuto il primo bacio in una situazione improbabile e da una persona verso cui non nutriva alcun interesse – non in quel senso almeno – o il fatto che fosse successo davanti a gran parte del corpo studentesco. Si sfilò il costume da magikarp e si sedette sul pavimento, poggiando la schiena contro la porta del bagno. «Neanche il mio primo bacio è stato granché, te l'ho mai detto?» sapere di non essere l’unica a non averne un bel ricordo avrebbe potuto consolarla? Non ne aveva idea, ma sperava vivamente di sì. «E non è importante, se ci pensi.» forse non per Halley: non aveva mai sognato di vivere una scena da film, di incontrare il ragazzo giusto, aspettare l’appuntamento perfetto e trascorrere istanti indimenticabili, che avrebbe poi raccontato a tutte le sue amiche, a figli e nipoti. Tuttavia, avrebbe dovuto tenere in considerazione l’animo romantico della tassorosso piuttosto che limitarsi a sdrammatizzare o farle notare che, in fin dei conti, Rose era stata anche delicata nel non metterci la lingua e rendere tutto ancor più traumatico. «Perché quando incontrerai qualcuno di speciale, avrete comunque il vostro primo bacio. Sarà quello che ricorderai.» quello di oggi rimarrà un traumatico esempio di tutto ciò che non ti aspettavi sarebbe successo, ma di cui, un giorno, riderai apertamente. Forse. «E non devi preoccuparti degli altri.» non avrebbe dovuto farlo in generale, ma non tutti erano come lei, non tutti se ne infischiavano dell’opinione della gente, del giudizio di sconosciuti, dei pettegolezzi passeggeri. E lo sapeva, Halley, sapeva di non poter pretendere che l’amica smettesse di pensarci da un momento all’altro. «Sono tutti fuori di testa questa sera, non hanno tempo per accorgersi di ogni cosa. E domani saranno troppo impegnati a scusarsi con gli studenti che hanno molestato per pensare ad altro.» non mentiva. Era improbabile che tutti si fossero accorti di ciò che era successo tra Rose e Nicky e risultava altrettanto difficile immaginare che, il giorno successivo, sarebbero state al centro del gossip scolastico. Era più plausibile pensare che ogni ragazzo coinvolto sarebbe stato dato per disperso, in preda alla vergogna per ciò che aveva detto sotto effetto del Veritaserum o fatto per colpa dell'Amortentia. «Ora diamo a tutti qualcosa di cui parlare?»

    Non stava più nella pelle, Halley. Aveva immaginato quel momento così tante volte, nella sua testa, da credere che sarebbe stata pronta a tutto, che avrebbe saputo perfettamente come si sarebbe sentita. Si sbagliava. Era pervasa da un’eccitazione che non aveva mai provato prima, da una tensione, positiva, che manifestava con dei saltelli sul posto, con una logorrea ancor più pronunciata e pizzicando con le dita delle corde invisibili, come a voler ripetere i movimenti che di lì a poco avrebbero contribuito a dare vita al loro sogno. «Andrà tutto benissimo, lo sapete, vero? Ne siete convinti?» guardò negli occhi Nicky, poi Rose e infine Hunter, prima che ognuno di loro indossasse una della maschere colorate che avevano scelto per l’occasione. Volevano mantenere un po’ di mistero, lasciare che si spargesse la voce di una nuova – e meravigliosa – band che aveva fatto la sua apparizione durante la festa di Halloween. Avrebbero dovuto parlarne per giorni, ad Hogwarts, quell’argomento avrebbe dovuto essere sulla bocca di tutti e creare attesa fino allo loro successiva esibizione. Perché ci sarebbe stata, Halley ne era convinta. Nessuno avrebbe avuto il coraggio di fischiare, di ignorarli o di interromperli lanciando oggetti sul palco. E se anche avesse avuto l’ardire di provarci, la grifondoro sarebbe scesa tra la folla e gli avrebbe spaccato in testa il basso. No, ok, era fin troppo prezioso. Gli avrebbe versato addosso l’intera ciotola di punch, difendendo i suoi amici e la loro musica. «Tranquillo, conterrò il mio estro rassicurò il fratello e ricambiò il suo abbraccio, prolungando quel contatto per cercare di placare l’ansia che era certa lo stesse divorando. «Fai un respiro profondo e rilassati, verrà tutto naturale.» lo guardò negli occhi per qualche istante, poi si infilò dietro una pesante tenda di velluto – incantata in modo che nessuno, a parte loro, potesse oltrepassarla e accorgersi della presenza degli strumenti musicali – e prese posto sul piccolo palco ricavato all’interno della sala comune dei Tassorosso. Incrociò lo sguardo degli altri componenti della band, per assicurarsi che tutti fossero pronti, e attese il segnale per dare il via allo spettacolo.
    Le luci si spensero all’improvviso portando la maggior parte degli studenti a credere che fosse tutto parte della festa di Halloween. Uno scherzo, magari. Tra le possibilità più remote rientrava l’intervento di un tassorosso stufo di quel baccano e desideroso di rispedire tutti nelle rispettive sale comuni. Decisamente impossibile, per un luogo magico, l’ipotesi che non fossero state pagate le bollette.
    Un suono volutamente distorto rimpiazzò la playlist che aveva fatto da sottofondo all’intera serata e le tende vennero tirate via, rivelando quattro studenti vestiti di nero. Le uniche eccezioni erano costituite dalla maschera che ognuno di loro aveva scelto per l’occasione – verde, per Halley – e dal nome della band stampato sul fronte della maglietta, un logo animato dello stesso colore del loro travestimento.
    Pizzicò la prima corda del basso, la grifondoro, lasciando che quel suono grave si diffondesse all’interno della stanza e accompagnasse, cadenzandola, la melodia prodotta dagli altri strumenti. Avrebbe dovuto suonare alla perfezione quella sera, non solo perché, in caso contrario, Hunter le avrebbe sbattuto la testa contro uno dei suoi piatti fino a inculcarle il senso del ritmo e della misura, a ricordarle che non avrebbe potuto rubare la scena agli altri, lanciandosi in un assolo, dimenandosi sul palco e poi buttandosi sulla folla nella speranza di non finire con la faccia contro il pavimento. Avrebbe dovuto farlo perché erano un gruppo, perché producevano suoni diversi, distinti e distinguibili, che si fondevano e armonizzavano tra loro. Avrebbe dovuto farlo perché avevano provato quella canzone per ore, giorni e settimane nella speranza di esibirsi davanti alla scuola senza alcuna sbavatura, senza dare loro alcun motivo per criticarli. Avrebbe dovuto farlo perché era esattamente così che immaginava la serata, perfetta.
    Continuò a suonare, mentre muoveva la testa a ritmo di musica e cantava, silenziosamente, ogni strofa del brano che avevano scelto. Era una sensazione indescrivibile: sentiva l'adrenalina, la carica che riuscivano a trasmetterle tanto i suoi amici quanto gli studenti che avevano deciso di lasciarsi coinvolgere dalla loro esibizione.
    Al termine della canzone si concessero qualche istante per far sì che Nicky potesse cambiare strumento prima di attaccare con la seconda, e ultima, traccia della serata. Era un brano che partiva da lontano, abbozzato dai primi membri di quella band. Un brano che era stato abbandonato quando Aidan era scomparso e che era stato ripreso, poi, con l’arrivo degli Oakes. Non avevano fatto grosse modifiche, avevano cercato di rispettare le idee che c’erano alla base, di non stravolgere gli accordi o il testo; erano entrati in punta di piedi e avevano aiutato Nicky e Rose a esprimere al meglio ciò che provavano, il sentimento che molti degli studenti presenti condividevano. Un brano che parlava di perdita e di speranza, che sarebbe apparso malinconico, all’inizio, ma che avrebbe accomunato e avvicinato tutti coloro che avevano dovuto dire addio a qualcuno, che da mesi avvertivano un vuoto incolmabile. Quella canzone era per Aidan, come per tutti loro.
    Conclusa l’esibizione, spostò lo sguardo dai suoi amici, al pubblico e, di nuovo, ai componenti del gruppo. In quel momento, contavano solo loro e ciò che avevano fatto, l'esperienza che avevano vissuto, il ricordo che avevano appena creato. Avrebbe potuto continuare a suonare per ore, carica ed entusiasta com’era, ma non avevano provato altro era quello il programma. Lasciarono che le luci si abbassassero nuovamente, mentre il nome della loro band compariva a mezz’aria.
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    Un nome nato per caso quando, sommersi da pergamene su cui erano riportate tutte le idee venute fuori in un’intera giornata, si erano accorti di quanto fosse calzante. Ognuno di loro aveva perso o era alla ricerca di qualcosa, che fosse un amico, la famiglia o la direzione da prendere nel proprio futuro. A quel punto, lo avevano adottato senza esitazione.
    Approfittarono di quel gioco di luci, di quell’ennesimo diversivo, per abbandonare la stanza e rientrare nel dormitorio dei Tassorosso. Lì avrebbero indossato i costumi di Halloween, sarebbero tornati a confondersi tra la folla e avrebbero – ascoltato i commenti degli studenti e – preso nuovamente parte alla festa.
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    EUBEECH LEGACY - 16 Y.0. - GRYFFINDOR - LOSERS - REBEL

    HALLEY OAKES
    I CAME, I SAW
    I MADE IT AWKWARD

     
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    Sentiva il cuore battere allo stesso ritmo del pedale sulla grancassa, sentiva l’adrenalina scorrergli nelle vene, sentiva il suono dei bassi fargli vibrare petto. Sentiva la musica sulla sua pelle, la voce di Nicky ancora nelle sue orecchie. Erano scappati dal palco così in fretta per non essere scoperti, che non aveva ancora realizzato quali fossero state le reazioni della folla, se qualcuno fosse ancora abbastanza sobrio da poter giudicare con lucidità. Non aveva memoria di applausi, grida o fischi.
    Una volta arrivati nell’anticamera dei dormitori di Tassorosso, si era poggiato al muro per prendere fiato, per ossigenare quel corpo che si era estraniato dal mondo, diventando un tutt’uno con il resto della band. Ce l’avevano fatta. Guardò le altre ragazze, lo sguardo perso in quelle espressioni felici. Non riuscivano a stare fermi, non riuscivano a contenere la gioia per quell’esibizione. Allargò le braccia, avvolgendole in una stretta di gruppo, incapace di articolare un pensiero coerente, incapace di dar libero sfogo a quello che provava.
    Fu solo quando si ritrovò solo nella camera da letto degli studenti del sesto anno che si lasciò scivolare sul pavimento, il capo poggiato sul materasso di Behan. Solo, nel buio di quella stanza, non riuscì a bloccare il flusso di pensieri che si stava susseguendo nella sua mente. Sapeva che aveva suonato con rabbia, che quella non era l’energia positiva che avrebbe voluto sentire. Dovevano restare su quel palco, doveva suonare ancora, perdendosi in susseguirsi di note che lo avrebbe protetto, schermato da una realtà scomoda da accettare. Non aveva perso un colpo, non aveva mai perso il ritmo, troppo concentrato a dissolversi, rendendosi quasi impalpabile. Era un perfezionista, stakanovista fino al midollo, non avrebbe mai potuto perdonarsi neanche la più piccola delle sbavature. E ora era lì, sul freddo pavimento, a commiserare se stesso e quella distrazione troppo grande per essere ignorata. Era una stupida, inutile cotta. Era così banale che quasi gli veniva da ridere. Ridere fino alle lacrime. E allora perché non riusciva ad emettere alcun suono? Perché gli occhi pizzicavano? Perché, allora, il volto era rigato quando non c’era nessuna traccia di una risata a increspargli le labbra? Perché faceva male, proprio lì, al centro del petto, fino a togliergli il respiro? Abbandonò la testa tra le mani, le dita a intrecciarsi tra i capelli, stringendo alla disperata ricerca di un appiglio.
    Voleva urlare. Voleva che qualcuno si accorgesse di lui, che lo vedesse per davvero. Voleva Gideon e, per quanto avesse potuto tendere la mano nella sua direzione, non lo avrebbe mai raggiunto. Era quella l’amara verità che avrebbe dovuto ingoiare, mascherando l’odio per quel pensiero dietro un sorriso, dietro uno sguardo gentile.
    Tirò le ginocchia al petto, con l’intento di farsi sempre più piccolo, fino a scomparire, quando si rese conto di aver toccato qualcosa –oltre che il fondo- . Si voltò, asciugando il fantasma di una lacrima, e realizzò che aveva ancora con sé la borsetta degli alcolici. Sapeva che non sarebbe stata una buona idea, sapeva che era più intelligente di così, ma sapeva anche che, in quel momento, era anche l’unico modo per riempire quel vuoto che provava. Si era spezzato qualcosa e, non potendo fare altro per rimediare a quella situazione, non poteva che bere. Stappò la prima e la seconda birra, scolandosele come se fossero succo di zucca ghiacciato, per poi puntare alla bottiglia di Rum; sperava solo che i Losers lo avessero perdonato per aver aperto le danze senza di loro.
    Qualche sorso dopo, per non dire bicchiere, l’alcol salì alla testa fino a fargli partorire l’ideona del secolo. In quelle condizioni, essendo tutto meno che regale e avendo la voglia di travestirsi pari a quella di vivere del ghiro di Perses, si sfilò la maglietta, facendola ricadere accanto a lui, non degnandosi neanche di raccoglierla. Si alzò in piedi, barcollando leggermente e si fissò per un lungo istante allo specchio. Non era poi così male da dover nascondere qualcosa, vero? Quindi poteva tranquillamente puntarsi contro la bacchetta e distrarre tutti dall’espressione che aveva sul viso e dai suoi occhi spenti, accecando chiunque avesse avuto l’accortezza di posare lo sguardo su di lui. Era un incantesimo di semplice fattura, abbastanza da non mettere a repentaglio la sua vita, almeno. Si guardò allo specchio, sistemando nuovamente i capelli, acconciandoli con quel ciuffo sparato in aria che aveva fatto sospirare milioni di ragazzine in tutto il mondo.
    Pensi che ce la farò mai? Pensi che prima o poi il mio cuore la smetta di cercare di uscirmi dal petto ogni volta che mi sfiori anche solo con lo sguardo*?
    Domandò alla sua figura riflessa da quella superficie lucida, immaginando fosse quella di Saul, il tono monocorde e la tipica espressione di uno stitico.
    Meh. Quantomeno ci avrebbe provato, anche a costo di strapparsi dal petto quell’organo che si ribellava a ogni ragione. Non lo avrebbe mai fatto, ma non era in condizioni di fare un ragionamento del tutto sensato.
    Era in quella stanza da troppo tempo, o almeno abbastanza per far insospettire la sorella, e sapeva di dover tornare alla festa, per quanto il suo unico desiderio fosse quello di sparire.
    Beh, se proprio devo andare all’inferno, tanto vale andarci con stile*” quale?
    A torso nudo, la carnagione ancora pallida per la mancata esposizione al sole, una bottiglia di qualcosa di veramente forte in una mano e lo zainetto con gli alcolici nell’altra, fece un passo nella Sala Comune di Tassorosso, le braccia spalancate e un’espressione di disgusto dipinta sul volto. Ew. Il puzzo di sangue sudore e ormoni gli colpì le narici con la stessa velocità con cui la luce della stanza illuminò, letteralmente, la pelle del Corvonero. No, non ci fu nessuna Halley Swan a impedire che il fratello, Hunter Cullen, brillasse di luce propria. Ora sì che sapeva come ci si sentiva ad essere un brillocco Sinclair, che ebbe anche la sfortuna di trovarsi vicino a lui in quel momento.
    “Hey Pers! Mi chiedevo: come fai ad uscire di casa quando è giorno? Non ti sciogli al sole? Dormi dentro una bara?!? No. È tutta una leggenda. Quanti anni hai? Diciassette Sedici. Da quanto tempo hai Sedici anni? Da un po’ *” Si rispose da solo a quella serie di domande, più simili a un monologo delirante che a un discorso di senso compiuto, prima di passare un braccio attorno alla spalla del Serpeverde, il tipico sguardo molesto di chi nel sangue inizia ad avere più alcol che globuli rossi. “Sai, ho un debole per come quel blu si sposi con la nostra tua carnagione!*”
    Liberò finalmente l’amico? Conoscente? Il Sinclair Preferito? Quello lì, ma non senza prima infilargli tra le mani una bottiglia di vodka, e si diresse verso una delle poche facce che riusciva a riconoscere nella sala, l’andatura fiera di chi sapeva di essere ubriaco brillo ma allo stesso tempo non voleva ammetterlo.
    “Behan Tryhard.” Iniziò solenne, gli occhi puntati in quelli del Tassorosso, come se stesse per rivelargli una delle più grandi e sacre verità del mondo “Se potessimo imbottigliare la tua sfortuna, avremmo tra le mani un’arma di distruzione di massa!”
    Gli assestò una sonora pacca sulla schiena, lasciandolo così alle amorevoli cure di Maple, gli occhi puntati sul suo nuovo obiettivo. Perché non era abbastanza alticcio da porsi un freno, Hunter Oakes, quella sera, voleva strafarsie.
    Si avvicinò al tavolo dei dolci, abbandonò per un attimo il suo fido zainetto per prendere in mano due dei dolcetti sui vassoi e recitare con sentimento un: così il cupcake si innamorò del brownie. Che brownie stupido. Che cupcake pazzo e masochista.. Addentò un tortino al cioccolato e… “Mmmh. Tu sei esattamente la mia qualità di eroina preferita.”
    Non passò molto tempo prima di individuare la sua nuova McPherson preferita, nonché l’unico membro di quella famiglia che ancora gli stava simpatico perché non lo aveva pugnalato dritto al cuore, colpendo lì dove faceva più male.
    “Hazel” si avvicinò a lei, cingendole il volto tra le mani, abbassandosi e di parecchio al suo livello per incontrare quelle iridi nocciola così brillanti.Mi sbagliavo. Tu non attiri guai, ma catastrofi!*”
    Di tre cose era del tutto certo:
    1) Hunter Oakes era ubriaco.
    2) Una parte di lui, chi sa quale e quanto importante – sua sorella -, si sarebbe vergognata del suo stesso sangue;
    3) Era totalmente, incondizionatamente, fatto come un cocco.
    *
    Hunter Oakes | 17 y.o.
    2043: Uran Jackson
    10.09.2001 | 10.06.2017
    Ravenclaw


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    Solo un paio di domande; Per quale cavolo di motivo era in quelle condizioni? Come ci era finito? Perché improvvisamente era diventato così stupido da ritrovarsi mezzo accasciato ad un muro, con la testa che girava come una trottola? Il giorno dopo se ne sarebbe pentito? Probabilmente . In quel momento gliene importava qualcosa? Assolutamente no. Era come se avesse volutamente staccato il cervello per una sera, non mettendo però in conto l'effetto dei biscotti -che in un primo momento aveva scambiato per dei semplici cookies-. O dell'alcool. O dell'amortentia. O magari perché si trovava nella sala comune dei tassi, consapevole del fatto che Maple era lì, che le cose erano precipitate nell'ultimo anno, che non si parlavano da troppo tempo e che era completamente, interamente, pienamente, assolutamente, totalmente colpa sua. Perché si comportava da coglione, anche se non lo era affatto. Perché si allontanava, sempre, alla fine. Per non rimanere deluso, scottato. A volte senza dare spiegazioni. A volte, da un giorno all'altro senza lasciare altre scelte. Altre possibilità. E aveva chiesto di lei in giro; certo che l'aveva fatto. Era rimasto aggiornato su più o meno tutto quello che le era successo in quei mesi, chiedendo in giro sempre con molta discrezione. Dopotutto, aveva una reputazione da difendere. Una corazza da tenere addosso. Si era finalmente deciso ad alzare lo sguardo da terra, con la consapevolezza -in fondo, molto in fondo- che sarebbe finito con l'innamorarsi perdutamente della prima persona su cui avrebbe posato i suoi bellissimi occhioni azzurri. Occhioni che andarono involontariamente su qualcuno girato di spalle, guidato dall'istinto (maledizione), con un cappottino che cambiava colore. Era stato proprio quel dettaglio ad attirare lo sguardo del serpeverde. Beh, aveva un cappottino da donna. Doveva per forza essere una ragazza. E invece no. Quel qualcuno era un ragazzo. Ragazzo che poi avrebbe riconosciuto, qualche secondo dopo nel girarsi, come Hunter Oakes -quel disperato corvonero senza forza nelle braccia, un pappamolle-. Se in un primo momento l'io interiore di Charlie -quello consapevole di cosa stava succedendo, ma impossibilitato a fare qualsiasi cosa per colpa dell'amortentia- si era tranquillizzato scambiando il prefetto per una ragazza, adesso che era consapevole che quella non era ovviamente una ragazza, si era agitato parecchio. Voleva prendere le redini del proprio corpo per tornare lucido, con preferenze di genere opposto e di sicuro senza quella voglia di andare dal corvonero a confessare dei sentimenti -che fortunatamente non erano veri-. Charlie, fermati. NON andare. NON muovere un passo. STAI FERMO. Urlava interiormente quella parte razionale di lui. Tuttavia si era mosso. Aveva fatto dei passi verso il corvonero. Era pronto a fare qualcosa che lo avrebbe segnato a vita. Lo avrebbe fatto, davvero, se solo non fosse inciampato nei suoi stessi piedi -catapultandosi a terra come una pera cotta-, perdendo completamente di vista il ragazzo vestito da donna. Successivamente si era guardato intorno, tirandosi in piedi con nonchalance. Tutta colpa dei quei biscotti. Beh certo non era stata una buona idea mischiare l'alcool con l'erba e il filtro d'amore, poco ma sicuro. Sto bene, sto bene, aveva detto a se stesso con un'alzata di spalle spostando lo sguardo sulla mano che teneva il bicchiere ormai vuoto. Oh, il liquido è caduto. Lentamente aveva posato il bicchiere sul tavolo del buffet, pulendosi la mano sulla schiena di qualcuno, per poi allontanarsi prima di ricevere un cazzotto in faccia. Non che in quel momento importasse qualcosa, ovvio. Ma era strafatto. E si vedeva. Spostava lo sguardo sui presenti, dapprima cercando Hunter -dimenticandosene poco dopo, alla vista di quel gruppo-. Ohhhh, che bello. Aveva alzato le sopracciglia, sorpreso come un bambino la mattina di natale nel trovare tutti i regali sotto l'albero, ondeggiando leggermente su se stesso in una specie di balletto totalmente scoordinato e osceno da guardare. Aveva chiuso gli occhi alzando lo sguardo al cielo, improvvisando qualcosa che somigliava vagamente ad un tipo di ballo in voga negli anni sessanta chiamato Twist. Ma, ripeto, vagamente. Il fatto era che percepiva le cose a rallentatore, aveva la vista un po' annebbiata ed i pensieri totalmente confusi. Eppure, quella canzone non gli sembrava nuova. Eppure, gli sembrava di averla già ascoltata da qualche parte. Eppure, nonostante questo, non era per niente riuscito a collegare le cose e, una volta finita quella musica, si era andato ad accasciare al muro con la schiena. Sembrava un fantoccio. Avrebbero potuto derubarlo, picchiarlo, insultarlo. Non avrebbe reagito comunque, in ogni caso. Poco dopo intravide nuovamente Hunter a torso nudo, ed una lampadina si accese in quella testa dura -come un fulmine a ciel sereno-. Decise di spostarsi, poggiando il palmo di una mano contro al muro per darsi una spinta e raggiungere finalmente il ragazzo, finendo vicino alle sue spalle. Intanto il Charlie interiore si disperava, urlava, addirittura bestemmiava perché quello che sarebbe andato a fare il Charlie innamorato e fatto, non gli piaceva per niente. Buh. Si era leggermente alzato sulle punte, avvicinando quanto più possibile le labbra all'orecchio del corvonero per sussurrare, cogliendolo impreparato da dietro. Certo, con la sua maschera probabilmente lo avrebbe spaventato. Tuttavia il suo sguardo diceva altro. Ti andrebbe un po' di schweppes, solo io e te? Eh sì, sì. Se lo stava mangiando con gli occhi, per colpa di quel filtro che gli si era rivoltato contro.
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