Monster Mash: Hufflepuff Halloween Party

aperta solo agli studenti!1!!

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    Avevano allestito tutto così minuziosamente, Maple e Syria. Per chissà quale motivo, la giovane Walsh aveva dato ancora una volta la priorità allo svago piuttosto che al dovere. Avrebbe dovuto spendere il pomeriggio a scrivere la relazione per Strategia, o perlomeno a far ricerche itineranti, ma l’idea di concedersi qualche ora off l’aveva inevitabilmente proiettata ad una giornata di procrastinazione. Quindi aveva cominciato a bombardare l’ex concasata Syria di messaggi, prendendo a polliciate (?) il touch screen con inaudita violenza, pregandola di fiondarsi il prima possibile per la festa. Perché un Halloween senza un wild party era un Halloween perso. Avevano speso ore, Maple e Syria, ad appendere bandierine e piccole zucche su ciascun mobile d’arredo della sala comune, nel tentativo di halloweenizzare – in modo a dir poco eccentrico – la casa dei tassorosso. Poi erano passate alle ragnatele, non prima di aver avuto un’accesa discussione riguardo il dilemma se metterne di vere o meno, tanto per creare un’atmosfera più suggestiva. Ben cinque diversi teschi parlanti erano stati sparsi per la stanza, ciascuno dei quali dotato di un’instancabile parlantina. Quello stesso giorno, Maple aveva avuto la sfortuna di ritrovarsi nel bel mezzo di una discussione fra Circe e Morgana, o meglio, fra le riproduzioni dei loro crani. L’acceso litigio riguarda chi delle le due fosse stata la strega più potente al suo tempo. La conversazione poi aveva completamente cambiato rotta e si era soffermata sul personaggio di George Washington – altro fra i cinque crani - e sul suo essere un tipo estremamente arrogante e fin troppo pieno di sé “Non fa altro che parlare del suo essere stato il primo presidente americano - aveva riso Morgana - neanche l’avesse scoperta lui, l’America!” Poi ci stava Aristotele che dava i numeri neanche stesse giocando alla lotteria, ed un Gulliver Pokeby a caso, che recitava specie e caratteristiche di ogni maledetto uccello che potesse esistere. Pokeby non c’entrava veramente nulla con gli altri personaggi. Infatti, se messo a confronto con gli altri quattro, era proprio fuori luogo, ma al negozio era rimasto solo lui ed il commesso aveva promesso a Maple un “Se ne prendi cinque ne paghi solo quattro”. Conoscendo la giovane Walsh, sappiamo tutti come quella conversazione sia potuta finire. Varcato l’ingresso, sulla sinistra, vi era una grande tavolata imbandita con una spaventosa varietà di stuzzichini, dalle api frizzole travestite da pipistrelli, alle meringhe a forma di fantasma, ai bon-bon corretti all’erba allegra (del resto, era sempre Maple quella che aveva dato la festa). Il pomeriggio prima si era catapultata nelle cucine, era salita su uno sgabello tanto per far scena, ed aveva richiamato l’attenzione degli elfi indaffarati con diversi colpi di tosse. Se non fosse stato per loro, tre quarti di quel tavolo sarebbe stato sicuramente vuoto. Li aveva convinti a fare un paio di infornate in più di pangoccioli e biscotti al cioccolato, poi si era procurata anche qualche pizzetta rossa per quei poveri illusi convinti di preferire il dolce al salato. Per le bevande, ci aveva pensato Syria. Non vi era modo per Maple di far entrare birre al castello senza risultare sospetta, insomma, aveva già una fedina pedale fin troppo sostanziosa, inoltre era vicina al diventare la prima studentessa di Hogwarts ad esser pedinata perfino in bagno. Dopo esser stata scovata molteplici volte a fumare in vetta alla Torre dell’Orologio, sembrava non riuscire a trovare alcun luogo sicuro in cui rollare la sua benedetta canna. Due grandi ciotole di punch analcolico (non volevano mica prendersi la responsabilità di primini troppo esaltati) ed una quindicina di birre erano appoggiati su un altro tavolo, verso il fondo della sala. Purtroppo non erano riuscite a fare di più, ma se qualcuno veniva con l’intento di bere se lo sarebbe portato dietro, no? Di solito funziona così alle feste: ognuno porta la sua bottiglia, soprattutto se sei un Serpeverde. Ad essere sinceri, Maple neanche si era preoccupata troppo dell’argomento ‘bevande’, a lei bastava anche solo annusare il sentore di alcool per avere giramenti di testa.
    [...]
    Essendo una festa clandestina, nessun prof, né bidello, né tanto meno aiutante ne sarebbe dovuto venire a conoscenza. Ma soprattutto niente avrebbe dovuto far sospettare che fosse stata proprio Maple ad organizzarla. Risultava piuttosto sveglia, quando si trattata di fare cose illegali #wat Aveva personalmente scritto una decina di inviti, con tanto di disegnini osceni di zucche e fantasmini, dove forniva luogo ed orario, nonché l’enorme post scriptum “SE VUOI BERE SIAMO POVERI PORTATI LA TUA ROBA”. Successivamente - vista la sua incapacità di fare un incantesimo che funzionasse -, aveva pregato Syria perché li stregasse e facesse in modo che, nel caso un adulto ne fosse entrato in possesso, la scritta sarebbe sparita per far posto ad un enorme gatto sorridente ed estremamente creepy augurante un terribile Halloween. Mai lasciare niente al caso. Lo step successivo rimaneva l’effettiva azione: distribuire gli inviti. Non potevano invitare gente a caso, ma soprattutto non gli spioni, per questo tentennò appena all’idea di dover includere anche componenti di altre casate. Li voleva davvero lì, nella loro casa? Seppur poco credibile, Maple non era davvero una fan delle persone, le piaceva di più rinchiudersi nel suo mondo, farsi una risata di tanto in tanto, sfondarsi di schifezze, e finire la giornata sotterrata dal suo lenzuolo a guardare serie su Wizaflix. Lasciò l’invito vicino la stanza di Scott, ne fece scivolare un altro sotto il naso di Erin mentre facevano colazione, ne diede un altro a Mabel nonostante lo avesse anche pregato di fare il bodyguard per l’intera serata. Si preoccupò anche di invitare Behan, ovviamente. Lo pedinò in biblioteca qualche giorno prima, in uno di quei rari momenti in cui se ne stava per fatti suoi e non con la combriccola di amici, mentre leggeva concentrato (?) chissà che tomo. Aspettò da brava investigatrice privata – o serial killer? – che si allontanasse per fare una pausa (kaffè? pipì? yoga?), poi si fiondò alla sua postazione ed infilò il pezzo di carta ad una pagina random del libro e volò via come una leggiadra libellula, attirando l’attenzione di praticamente tutti gli altri presenti. Successivamente si rese conto di aver invitato solo tassorosso #wat quindi cominciò – di malavoglia – a spargere i restanti volantini in giro per il castello, sperando qualcuno lo notasse. Parlò perfino con uno dei quadri lungo le scale (ignorava il nome del personaggio, ma ci parlava sempre, era un tipo fidato!!), corrompendolo con un pasticcino per far sì che parlasse vagamente di una probabile festa in sala comune tassorosso il 31 sera, assicurandosi che lo facesse solo se a passare era qualcuno che non aveva la parola spia scritta in fronte.
    “Ovviamente è in maschera, vero???” aveva pregato Syria, mandandole un messaggio la mattina stessa dell’evento. Si trattava pur sempre di una festa di Halloween, per di più erano in una scuola di magia, se proprio qualcuno non voleva indossare un costume poteva mettersi cappello e mantello et voilà. Maple pensò per un momento di mettersi un lenzuolo sulla testa e fare il fantasma, poi pensò sarebbe stato irrispettoso nei confronti dei veri fantasmi e cambiò idea. Zucca? Zombie? Scheletro? Marshmallow? Un waffle gigante! Patatina fritta! BACON! Le venne fame ed afferrò uno Snickers dal comodino, addentandolo ansiosamente. Non aveva minimamente pensato al problema abbigliamento, di solito era una pro alle feste in maschera. Maple fissava il vuoto mentre masticava lentamente, lasciando che il caramello della barretta le si incollasse fra denti e palato. All’improvviso le si accese una lampadina, aprì Wizaflix dal telefono e cominciò a scorrere fra la sezione dei programmi ‘Già guardati’. Pulp Fiction. Aveva una parrucca nera. La detestava, ma la aveva. In ogni caso, serviva solo per far scena, se la sarebbe tolta dopo neanche un’ora. “Uma Thurman sia”


    Ore 22:00, Sala Comune Tassorosso.
    La playlist più trash che potesse esistere continuava a fare da sottofondo alla serata. Fortunatamente, nessuno si era ancora lamentato dei pessimi gusti musicali di Maple Walsh, o almeno non direttamente con lei. Afferrò un paio di brownies corretti dal banco dei dolciumi e si diresse in direzione di Mabel, il quale se ne stava all’ingresso della stanza a far da guardia in caso qualcuno di poco gradito si avvicinasse. “Su una scala da 1 a 10, se prima eri uno scarso 6 con questo costume potrei perfino darti un 7!” sventolò il mattoncino di cioccolato davanti il volto del concasata come un segno di pace. Del resto, lo aveva confinato a quella postazione per il resto della serata. A pensarci bene, non gli aveva proprio fatto un complimento, ma sperò che il rossetto estremamente rosso, il sorriso a trentadue denti e – soprattutto – la pastina, potessero addolcirlo in qualche modo. “No sul serio Mae, lo scheletro ti dona!” Di male in peggio.


    waffle queen
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    current status: sugar rushed by an overdose of halloween candies

    maple
    walsh
    scooby scooby doo
    where are you!





    No boh mi mancava un party nel presente e per noi bimbi ciao
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    erin timberlake aguilera // i'm delicate and foolish
    «e lei, signorina,» Erin, all’anagrafe Therese Chipmunks e dentro le mura scolastiche Timberlake Aguilera, squittì di terrore scattando sul posto, appiattendosi – se umanamente possibile – maggiormente alla parete. Non era contro le feste, anzi, amava partecipare agli eventi (specialmente in maschera!), e si trovava a suo agio fra le persone, di conseguenza il suo evidente problema quella sera non aveva nulla a che fare con il party: era Halloween, che non le andava giù. Una creatura troppo fragile per i passatempi amati dai suoi coetanei; non riusciva a guardare da sola neanche Nightmare Before Christmas senza avere gli incubi. Essere circondata da decorazioni quali scheletri e ossa di varia natura, certamente non aiutava; le bastavano i fantasmi che gironzolavano per il castello, grazie tante. Deglutì, abbassò terrorizzata lo sguardo verso la fonte della voce. «io?» l’indice puntato contro il petto, i grandi occhi verdi spalancati. Dondolò a disagio da un piede all’altro, un braccio raccolto in vita a stringere sul tessuto in pelle della giacca rossa. Il teschio annuì (non…sapeva come fisicamente fosse stato possibile, ma decise di non porsi la domanda) osservandola con le sue vacue cavità orbite scure. «e certo, signorina. Il suo nome??» No, dai. Perché parlava proprio con lei, con tutte le persone presenti alla festa? Maple e Syria avevano invitato praticamente tutta la scuola, la fu testa di George Washinton doveva per forza attaccare bottone con Erin? C’erano sicuramente dozzine di studenti più simpatici e meno sensibili della Tassorosso – anche perché, ad essere onesti, specialmente per la seconda virtù ci voleva davvero poco. Si guardò attorno, la Chipmunks, cercando il muto supporto dei suoi amici – e dov’era suo fratello quando ne aveva bisogno? Avrebbe giurato fosse al suo fianco, ma quando si era voltata per uno strategico cambio di posti (così che Scott si trovasse vicino al teschio), aveva suo malgrado scoperto fosse sparito: maledizione. «erin…» rispose esitante, schiarendosi la gola per impedire alla voce di suonare acuta e spezzata. «erin…aguilera?» continuò, invitata dal silenzio del teschio a fornirgli il suo nome completo. Quello borbottò qualcosa di non meglio identificato, i denti a schiccherare fra loro in maniera raccapricciante. Un brivido percorse la schiena di Erin, le cui dita continuavano a torturare la parrucca corvina recuperata nella Stanza delle Necessità. «ebbene, signorina aguilera -» Erin inspirò, chiedendosi – non per la prima volta – come facesse George Washington a vederla, considerando che non aveva gli occhi. Nel dubbio, tentò un timido e nervoso sorriso nella sua direzione: non voleva apparire rude, d’altronde non era colpa sua se ERA UNA MALEDETTO TESCHIO PARLANTE. «- da cosa è vestita?» La ribelle abbassò lo sguardo sul proprio, semplice, outfit: pantaloni di pelle rossa, giacca dello stesso materiale sul quale era riuscita ad applicare strisce di un tessuto più morbido nero, e e spettinata – corta – parrucca scura. Considerando che i suoi due migliori amici erano non-morti, quel travestimento le era parso geniale e brillante – ed alquanto scontato, a dire il vero: «michael jackson?» piegò le braccia imitando i passi del video musicale dal quale aveva copiato l’outfit, muovendole ad uncino prima a destra e poi a sinistra. «thriller??» no? Nessuna lampadina? Chissà come funzionava con i teschi parlanti. «è un -» «LO SO CHI è MICHAEL JACKSON, SIGNORINA. NON HO BISOGNO DI LEZIONI DA LEI» Oh, madre teresa di calcutta non nicole, ciao drake. Ingoiò saliva ed aria assottigliando le palpebre, cercando di ignorare il batticuore nello sterno. Ma perché doveva essere così? Non poteva essere come i suoi compagni, ed essere in grado di divertirsi senza sentirsi atterrita dalla paura per delle maledette decorazioni? Ecco perché non le piaceva Halloween: era chiaramente una ragazza da uova di pasqua e canzoni natalizie. «scusi signor washington» ribattè con voce sottile, cercando di farsi quanto più piccola possibile. «GEORGE, LASCIA STARE LA RAGAZZINA – amore, vieni da zia circe» send help. Sollevò il capo verso il teschio posto dall’altra parte della sala, leggermente sconvolta di quanto cristallina fosse giunta la voce del(..la strega? Del cranio? Come funzionava)la cosa, considerando distanza, musica, e chiacchiericcio. «gli uomini non capiscono NIENTE» gorgogliò una irrequieta risata in favore d(ella…donna?)i Circe, ma un fischio gutturale al proprio fianco le fece congelare il sorriso sulle labbra: George era offeso.
    Erin era al centro di una civil war.
    Prima che uno dei due potesse riacquistare l’uso della parola, scattò rapida in avanti afferrando il braccio dell’individuo più vicino, trattenendosi a stento dall’appiccicarglisi come una chewing gum sulla suola della scarpa: non si era neanche preoccupata di guardare chi fosse, quindi voleva evitare di appiovrarsi ad uno dei numerosi soggetti suscettibili del corpo studentesco – almeno per il momento. Se le decorazioni avessero continuato a parlare, avrebbe ingoiato orgoglio ed amor proprio chiedendo aiuto e protezione perfino al ventenne Aaron Icesprite (malgrado la terrorizzasse, sì: sempre meglio dei chiacchieroni oggetti inanimati e creepy) o una delle Mean Girls: non c’era decenza, quando si trattava di fughe tattiche. «ti va di ballare?» tentò supplichevole, con voce sottile, il capo ancora voltato alle proprie spalle verso George e Circe: di quei tempi non si sapeva mai quale teschio potesse sviluppare uno scheletro proprio con il quale ghermirla ed ucciderla.
    Meglio diffidare che morire giovani trovarsi impreparati.
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    (Don't wipe this smile
    right off my face)
    (Don't want this fragile
    heart to break)
    (Ah emoji, ah ah emoji)
    emoji - au/ra
    25.09.2000
    rebel
    2043: tupp


    parla con i teschi INVITA QUALCUNO RANDOM A BALLARE ♥


    Edited by ghost hotline - 24/10/2018, 23:07
     
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    Mabel Orion Withpotatoes // give me a holla
    Perché aveva accettato? Bella domanda. Innanzitutto, perché Mabel non aveva voglia di discutere. Indubbiamente non aveva neanche voglia di starsene per tutta la sera in piedi all'ingresso della Sala Comune Tassorosso per cercare di impedire a ragazzini in botta da whiskey incendiario e chissà cos'altro di far troppo casino, ma provare ad opporsi a Maple quando gli aveva chiesto di fare da bodyguard alla sua festa di hallowen gli era sembrata una prospettiva di gran lunga peggiore. E poi, doveva ammetterlo, teneva troppo all'amica perché potesse seriamente rifiutarsi di contribuire a quella strampalata organizzazione.
    «a me 'sta cosa dell'alcol a sacco non convince un granché.» era stata l'unica obiezione che aveva provato ad avanzare, e non perché a lui importasse bere ma perché «alle feste la gente vuole solo bere, paccarsi qualcuno in bagno e vomitare sui tappeti.» o almeno, questo era quello che aveva visto nelle serie tv?? lui i posti pieni di gente di solito li evitava senza nemmeno porsi il problema. La discussione era andata avanti più o meno così:
    «hai tu i soldi?»
    «no?»
    «perfetto.»
    Legit.
    E così Mabel aveva passato i giorni prima del fatidico 31 Ottobre pregando che senza alcol gratis il numero dei presenti si riducesse e che il livello di molestia, che a lui era stato affidato l'ingrato compito di arginare, non sfociasse nell'eccesso come invece temeva. In ogni caso, aveva messo su un kit di sopravvivenza degno di un misantropo vero come lui per arginare le voglie improvvise di suicidio/omicidio che senza dubbio lo avrebbero assalito nel corso della festa: costume intero per rendersi irriconoscibile, cuffiette con un range di volume abbastanza ampio da sovrastare la pessima playlist di Maple ed il suo cellulare babbano con tanto di connessione wifi per continuare il binge watching della prima stagione di riverdale, fanculo alla festa. Ma sarebbe stato sufficiente? Questo era il dubbio che continuava ad attanagliarlo perché, sebbene la presenza di Maple gli desse un minimo di speranza, d'altro canto non voleva certo rovinare l'entusiasmo all'amica con la sua poca voglia di vivere. E dunque eccolo, il lampo di genio: i Serpeverde. Cioè, non tutti i Serpeverde -non voleva certo trasformare la festa in un ring da combattimento- ma il suo Serpeverde. D'accordo, forse definirlo 'suo' poteva sembrare piuttosto equivoco, ma Mabel era abbastanza certo che Aaron Icesprite avrebbe accolto con la sua stessa gioia l'idea di un party di halloween e quindi sarebbe stato un perfetto compagno di odio-il-mondo. Come convincerlo a partecipare? Easy peasy, con un messaggio che gli chiedesse di raggiungere il dormitorio dei Tassorosso senza però alludere alla festa, con tanto di post scriptum per ricordargli del loro 'patto d'amicizia'. «sarà anche da stronzi, ma è per una buona causa» aveva assicurato a sé stesso prima d'infilarsi il costume da scheletro e lasciare la propria stanza.

    “Su una scala da 1 a 10, se prima eri uno scarso 6 con questo costume potrei perfino darti un 7!”
    Ew.
    Erano solo le dieci di sera e già le sue peggiori previsioni avevano cominciato ad avverarsi. Peggio: c'era talmente tanto caos che gli era impossibile anche solo sbirciare l'app di Wizaflix, figurarsi terminare la sua 1x07 lasciata in sospeso. Ancora peggio: Maple aveva dato soltanto un 7 al suo tanto sudato costume scopiazzato dal video di my blood?? Inconcepibile.
    «ma cosa ne vuole capire mia wallace di moda?» ironizzò, la voce attutita dalla maschera che gli copriva il viso. Senza pensarci due volte, afferrò il brownie che gli porgeva Maple e sollevò appena il tessuto per poter addentare il dolce -per inciso, non aveva la più pallida idea di cosa ci fosse dentro quel mattoncino di cioccolato-. Voltò il capo giusto un attimo e «cristo, map, ma dovevate metterlo proprio il teschio rompinacchere di washington?» buttò giù l'ultimo morso e si ricoprì il volto col tessuto prima di avviarsi verso il suddetto molestatore, intento a disquisire con ciò che restava della defunta Circe.
    «oh ma abbiamo finito? vi pagano per fare scena non per litigare come due checche.»
    «veramente non ci pagano.»
    «è lo stesso!!» ribatté con convinzione, perché in effetti nessuno stava pagando neanche lui eppure era lì e non certo a sciogliere le trecce ai cavalli (??).
    «ti va di ballare?» trasalì appena sentendosi afferrare il braccio: aveva decisamente bisogno di rilassarsi e, per Tosca, dov'era finito Aaron-compagno-d'odio? Comunque, era stata Erin ad avvicinarlo, appena scampata alla diatriba tra skeleton!Washington e skeleton!Circe. «err... okay?» certo, normalmente avrebbe senz'altro rifiutato accampando una qualche scusa, ma vuoi la poca voglia che aveva di tornare al proprio posto, vuoi il brownie corretto che aveva appena mangiato — «you can call me billy elliot.» per-ché? Perché no.
    prelevi? // and then I will follow you down into the dark
    Down in the gutter
    and looking for trouble,
    or something to
    that effect.
    Forever & Ever More - Nothing But Thieves
    hufflepuff
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    Aaron Felix Icesprite
    Aaron Felix Icesprite
    Un sospiro.
    Poi un altro. E ancora, fino a chiedersi cosa avesse fatto di male nella sua vita precedente per meritarsi una punizione simile. Non era una persona buona, ma evidentemente il suo Io del passato doveva aver fatto qualcosa di terribile, di innominabile, per portarlo di fronte a quella marmaglia di gente urlante e festaiola.

    Quando aveva trovato il bigliettino sul letto del dormitorio, leggendo che Mabel volesse incontrarlo nella Sala Comune dei Tassorosso, non aveva creduto nemmeno per un istante che il ragazzo fosse capace di un così grave smacco: ingannarlo per costringerlo (letteralmente, visto il promemoria lasciato non tanto casualmente a fine dell’invito) ad andare ad una stupida festa di Halloween.
    E dire che avrebbe potuto tranquillamente arrivare a quella conclusione, se non fosse stato troppo impegnato a recuperare un tema sugli effetti della Pozione Polisucco sugli animali e a spazzolare Nox; c’erano indizi disseminati per tutto il castello, persino i quadri parlottavano tra di loro di un party organizzato “in gran segreto”. Non sapeva quali fossero le intenzioni dei Tassi: finire nei guai prima della fine della festa? O, più semplicemente, tutto quello faceva parte del loro essere tremendamente stupidi; era certo di una cosa, però, ovvero che la discrezione non faceva parte della loro indole.

    Solo un cretino (come lui, del resto) non si sarebbe accorto dell’organizzazione dietro quella baraonda, chiaramente aperta a qualsiasi Casata. I volantini sparsi per il Castello, quella Tassorosso di nome Maple a saltellare in giro con la scioltezza di un ninja sotto acidi, tutti a confabulare di quanto sarebbe stato grandioso Halloween nella sala Comune dei Tassi.
    Ah, che stupido. Che anima ingenua che era stato nel pensare di potersela scansare, almeno per quell’anno. Era stato così bravo a stare alla larga da chiunque potesse anche solo pensare di invitarlo, si era rintanato in biblioteca interi pomeriggi per sfuggire ai suoi compagni di Casa o al Lago Nero per studiare insieme a Mabel le materie in comune e fare in modo di essere decente, almeno nei suoi confronti.

    Ma non importava più nulla dei suoi sforzi, dell’ignorare con estrema meticolosità ogni indizio, ogni piccolo accenno ad una festa, perché eccolo lì, in piedi in mezzo alla folla a chiedersi il perché lo stesse facendo, ma soprattutto il motivo per cui Mabel l’aveva infilato in un qualcosa che sapeva bene odiasse con tutto il cuore: il casino.
    Il fatto era anche che non voleva assolutamente che la gente lo riconoscesse.
    In primo luogo perché molti sembravano come intimoriti dalla sua presenza (cosa normale, visto il suo atteggiamento scontroso e lo sguardo inquisitore), ma anche perché si sentiva un pesce fuor d’acqua nello stare in una festa in maschera senza… beh, la maschera.

    Per questo, nonostante la voglia di mandare a fanculo il giovane Tassorosso fosse forte (fortissima, davvero), si fa strada verso la folla alla ricerca del suddetto, approfittando del momento per estrarre la bacchetta e darsi almeno un tono. Il sangue finto, un mantello e dei denti da vampiro verosimili potevano bastare, visto il suo abbigliamento total black. Per una volta il suo gusto tendente al nero serviva a qualcosa.

    Come avrebbe fatto a riconoscere Mabel in quella marmaglia di gente travestita?
    Si guarda per un po’ intorno, assordato dalla musica—uhm, musica? Quella la chiamavano così, ora? Sembrava più un gatto intento a graffiare sulla lavagna.
    Con una smorfia sofferente, continua ad avanzare, fino a sentire una voce esordire con “Ai miei tempi, l’America era un posto migliore, fanciulla dalla bocca larga!” e poi un’altra “Ah! Come osi brutto vecchiaccio incartapecorito!”.
    Si volta a fissare, leggermente sorpreso, due teschi litigare tra loro. Okay, tutto nella norma.

    E tu, ragazzino! Cos’hai da fissare? Or dunque è lo scontro che anneli?!” era proprio George Washington a minacciarlo di morte? Lascia stare quel povero giovincello, stupido vecchiaccio!” e… Morgana a difenderlo?

    «L’aria è impregnata di erba allegra o…?» mormora, assistendo al battibecco, con la testa leggermente piegata di lato. Non era quello il momento di chiedersi chi avesse pensato che dei teschi litigiosi fossero una buona idea per un party di Halloween.
    Ripresosi dallo shock, con in testa le offese più acculturate che avesse mai udito, riprende la ricerca, con un pizzico di nervosismo; prima gli lasciava quel misero biglietto, poi si aspettava che lo trovasse in quella folla da stadio di Quidditch. Basta così, avrebbe fatto l’ultimo tentativo chiedendo a qualcuno se l’avesse visto e se la risposta fosse stata negativa, sarebbe ritornato nel suo dormitorio a spazzolare Nox.

    Così, totalmente a caso, poggia la mano sulla spalla di una tizia vestita da—motociclista con seri problemi ai capelli? La giacca di pelle rossa e i pantaloni del medesimo materiale e colore non facevano che mandarlo fuori strada. Ma chi era lui per dire che non fosse un ottimo travestimento? D'altronde, era il primo ad essersi conciato il meglio possibile in breve tempo.
    Poi, prestando un po’ più di attenzione, riconosce il viso della giovane Tassorosso—Erin? Era così che si chiamava? Aveva davvero un serio problema con i nomi.

    «Scusami» grida, per farsi sentire, calandosi appena all’altezza della ragazza, decisamente bassa «Erin, giusto? Hai per caso visto Mabel Withpotatoes?» vorrei ucciderlo, grazie! ma forse quello era meglio tenerlo per sé.

    Nonostante non avesse i soliti capelli lunghi sciolti sul petto e gli occhi liberi da tutto quel trucco, era palese che si trattasse di lei; sperava solo di aver azzeccato il suo nome.
    Vampire Outfit | Halloween party
    Slytherin | 1998
    I'm at war with the world and every living soul in it!
    But soon the final battle will begin.
    I must find out who our new visitor is.


    Edited by Miss Badwrong - 9/11/2018, 20:45
     
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    31.10.2018 || H: 22:00
    Bip. Bip. Bip. Bip. Bip. Bipbipbipbip biiiiiiiip. Fortunatamente quello non era il suo elettrocardiogramma perché almenti in quel momento sarebbe stata dichiarata l'ora del decesso. Quello invece era il suo cellulare che stava ufficialmente impazzendo sotto il peso di una valanga di messaggi. Si era pure bloccato com'era possibile. «No ti prego non lasciarmi proprio ora devo leggerli quei messaggi. Ti prego ti prego ti prego.» E invece di continuare a sbattere il cellulare su ogni superficie possibile ed immaginabile in un vano tentativo di farlo ripartire, iniziò ad accarezzare lo schermo in un disperato bisogno di una risposta e così scoprì che le buone maniere avevano più effetto sugli oggetti elettronici che su certe persone. Finalmente poté quindi aprire i messaggi e il numeretto di messaggi non letti vicino al contatto di Maple era impressionante. Non ci vollero molti messaggi per capire dove voleva andare a parare. Così si erano divise i compiti e i negozi fiondandosi a comprare innumerevoli decorazioni che potessero rendere ancor più magica la festa di Halloween che avrebbe avuto luogo proprio nella sua ex sala comune. Sarebbe quindi stata un'infiltrata? Sì. Avrebbe dovuto far attenzione che nessuna persona sospetta la vedesse? Se non voleva morire, sì. Fare compere per la giornata di Halloween era uno dei suoi sport preferiti e forse proprio per quello si perse fra le varie decorazioni che sembravano solo un grande segnale lampeggiante ai suoi occhi. Il botteghino finale comprendeva una vasta larga di cannucce con scheletri e zucche, bandierine e zucche intagliate, teschi parlanti, qualche lanterna spettrale che fluttuava per la sala comune e qualche lapide per rendere il tutto ancora più in tema. Il tutto scambiandosi selfie con ognuno degli oggetti che le ispiravano aspettando una risposta affermativa o negativa. Una delle discussioni più lunghe era stata quella sulle regnatele. Ragnatele finre o ragnatele vere, questo è il dilemma. Alle bevande ci aveva pensato completamente lei comprando qualche birra e niente di più alcolico - perché non voleva avere sulla coscienza soprattutto i bimbi del primo, secondo e terzo anno a cui avrebbero spacciato solo punch analcolico - ma a questo aveva rimediato Maple che aveva preparato gli inviti sottolineando come fossero privi di alcolici e in caso di portarli da sé e lei avrebbe aggiunto qualcosa come o in caso venite fogli già ubriachi, se quello era il loro scopo primario. Per non essere scoperte dai prof - perché sì feste clandestine con persone imbucate is the way - era stata pregata da Maple di fare un incantesimo tipo quelli che avevano usato Erin e Scott e poi lei e Nicky e visto che amava incantesimi e quello in particolare ormai lo aveva usato molte volte, accettò di stregarli secondo le indicazioni di Maple e rise quando le chiese di far in modo che agli adulti apparisse un enorme gatto sorridente ed estremamente creepy augurante un terribile Halloween. Poco prima della festa. Le era poi arrivato un altro messaggio da Mabel «Ovviamente è in maschera, vero???» Fissò il cellulare annuendo da sola come se la ragazza fosse di fronte a lei. «Perchè esistono feste di Halloween senza costumi?!» Il problema era da chi si sarebbe travestita e come avrebbe fatto ad imbucarsi a quella festa senza farsi scoprire da nessuno. Quello sarebbe stato un vero e proprio problema dato che la conoscevano fin troppi essendo appena uscita devo fare ancora i MAGO ma la tengo come se fosse già uscita? yaaas «Jack Skeletron!» Scrisse subito all'amica quando le venne in mente la genialata. L'idea per il costume era impeccabile e fatto anche a posta per non farsi scoprire dato che l'intera faccia sarebbe stata coperta e sarebbe stato praticamente impossibile riconoscerla. Per mantenere la sua copertura nessun altro avrebbe saputo della sua presenza e che dietro a quella maschera ci fosse lei. Sarebbe stata un po' come la mascotte di una partita, solo che la partita in questione era la festa clandestina di Halloween.

    Ore 22:00, Sala Comune Tassorosso.

    Il giorno precedente, era stato veramente difficile intrufolarsi ad Hogwarts senza essere riconosciuta dato che era fin troppo esposta per quanto avesse preso tutte le precauzioni possibili. Quel giorno invece aveva avuto decisamente meno problemi ad arrivare utilizzando i passaggi segreti e avendo il costume anche se questo non avrebbe fatto altro che metterla più in risalto perciò era stata attenta ai vari coprifuochi e ai turni dei controlli per non farsi scoprire anche se svoltato un angolo aveva trovato un primino in giro sti giovani di oggi che aveva preso uno spavento assurdo iniziando a scappare e gridare e si era dovuta nascondere per bene prima che le acque si calmassero nuovamente. Maple le aveva inviato un audio con il ritmo giusto per entrare nella sua ex sala comune e lo aveva imparato riprovandolo non molte volte perché baby lei il ritmo ce l'aveva nelle vene. Aveva trovato Maple ad aspettarla in sala comune e aveva sorriso anche se l'unico sorriso che l'altra poteva vedere era quello inquietante disegnato sulla testa di Jack. «Jack is heeeereee.» Intrecciò le mani lunghe e scheletriche andando poi ad abbracciare Maple, facendo attenzione a non darle una testata. Quel costume per quanto figo era veramente ingombrante. Sembrava addirittura più grande di quanto fosse in realtà. Era arrivata molto prima rispetto agli altri invitati perchè dovevano sitemare con gli ultimi ritocchi e perchè erano le organizzatricu della festa anche se ufficialmente lo era solo Maple. Già immaginava come sarebbe stato rincontrare alcuni dei suoi ex concasati o amici che però non l'avrebbero mai riconosciuta. Quando si avvicinò l'ora scritta sui vari inviti, qualche studente iniziò ad arrivare ben vestito perché se non avevi il vestito eri out.«This is Halloween, this is Halloween. Pumpkins scream in the dead of night.» Ormai sapeva a memoria quel musical e avrebbe saputo inscenarlo alla perfezione. Non c'era migliore cosa di The nightmare before christmas per Halloween. Si avvicinò ad un tavolo per prendere una birra mentre osservava i vari studenti che iniziavano a riempire la sala. Solo quando fece fatica a tenere in mano la bottiglia, si accorse che con quel vestito non poteva bere niente. Cioè proprio niente. Il foro per la bocca non esisteva. Giggles. Riappoggiò la bottiglia al proprio posto. Forse quel vestito non era stato affatto un'idea geniale.
    It's all right!
     
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    Gideon Kerberos McPherson
    "I am brave, I am bruised, I am who I'm meant to be, this is me"

    « Quindi il trentuno, eh. Per quella cosa lì. »
    « Cosa? Io non ho detto niente! » E la donna del quadro ammiccò vistosamente nella sua direzione.
    Accadeva spesso che Gideon si fermasse a chiacchierare con i quadri del castello, per vari motivi: sapevano sempre un sacco di storie, gli sembravano così soli, ma soprattutto era interessato al loro passato. Poteva apparire strano, agli occhi di chi lo osservava chiacchierare con qualcuno di non-vivo, ma a lui non sembrava per niente bizzarro. I quadri erano una delle parti migliori del castello, erano storia, non solo tappezzeria. Era stato uno dei quadri a ridosso delle scale tra il primo ed il secondo piano del castello ad informarlo vagamente sulla festa di Halloween che si sarebbe tenuta clandestinamente nella Sala comune di Tassorosso.
    Il Corvonero amava le feste, – che poi si ritrovasse a stare male, in disparte, o nel bagno a fare il vomitino della situazione dopo un solo cocktail erano dettagli trascurabili – non tanto da dire che fosse il Re dei party o un animale da festa #thesims, ma trovava piacevole trascorrere del tempo in compagnia o, con più probabilità, nei pressi del buffet.

    Aveva fatto di tutto per evitare che Hazel venisse a sapere della festa con largo anticipo – più tempo passava a pensarci, più le venivano in mente strane idee improponibili. Ma la ragazza era più sveglia di quanto Gideon pensasse, e lo aveva scoperto presto. Come previsto, gli aveva chiarito, da subito, le sue intenzioni di procurarsi degli alcolici per portarli alla festa. Era un’idea folle, per il Corvonero, e sapeva che avrebbe combinato un qualche casino per riuscirci, per cui, dopo varie insistenze e discussioni, aveva pronunciato la fatidica frase – quella con la quale si fregava da solo ogni volta, ma che faceva felice sua sorella - « Ci penso io, ma tu non fare niente. Per favore. ».
    Dopo vari ragionamenti e dopo aver studiato un piano infallibile, aveva chiesto aiuto ad Hunter Oakes, che non ci aveva pensato troppo prima di accettare la sua proposta. Gli aveva dato appuntamento a alla chiusura dei Tre manici di scopa in cui Gideon lavorava, così che potesse vendere a lui le bottiglie di alcolici - dato che aveva compiuto diciassette anni a settembre – avevano acquistato insieme una non troppo modesta quantità di alcolici – rigorosamente ai Tre manici di scopa, perché, insomma, non era certo nei suoi interessi far girare l’economia in altri locali! - Aveva poi chiesto ad Hunter, la cui traccia magica era sparita a settembre, di ridurre le dimensioni di tutte le bottiglie con l’incantesimo di riduzione fino a portarle alla modesta misura di due centimetri di altezza ciascuna, così che fossero trasportabili dentro il castello senza attirare l’attenzione. Il Corvonero più grande aveva proposto di portare le bottiglie semplicemente dentro il mokassino di Cura delle creature magiche, ma Gideon era…terrorizzato dall’idea che potessero scoprirli, aveva una paura MATTA.

    Entrato nella Sala comune dei Tassorosso, la osservò con curiosità in ogni particolare, soffermandosi sull’arredamento in stile halloweeniano che decorava pareti e soffitti – soffitti troppo bassi per i suoi gusti, talmente tanto che temeva avrebbe chiuso la serata battendo la fronte su una trave e subito a nanna – Tutto sembrava fatto in miniatura la dentro, e riproduceva il circolare cerchio della vita, qualsiasi oggetto gli sembrava tondo, dalle sedie, alle finestre oltre le quali si intravedevano le fronde degli alberi ondeggiare al vento, alle porte prettamente in legno. Spettacolare. Era un luogo caloroso, in cui erano già presenti degli studenti, alcuni ballavano, altri chiacchieravano o assaggiavano i dolci del buffet, la musica aveva iniziato a suonare ad un ritmo spaventosamente trash e probabilmente non adatto alle morbide orecchie del Corvonero, ma sapeva adattarsi perfettamente alla situazione!
    « Non vorrei fare il guastafeste ma… HO PORTATO GLI ALCOLICI. »
    E con un tocco di bacchetta pronunciò l’incantesimo engorgio verso le bottiglie ridotte che aveva poggiato sul tavolo del buffet. Solo due bottiglie tornarono alla loro dimensione originale, le altre, semplicemente, rimasero di due centimetri – ma evitarono di esplodere, per lo meno - (!!!)
    « Ma...porc… ENGORGIO. » Niente, non gli riusciva. #mainagioia. Magari qualcuno sarebbe stato più bravo di lui ed avrebbe provveduto ad ingrandire anche le altre bottiglie. Per lo meno, rimpicciolite attiravano meno l’attenzione di qualche possibile spia.
    Un Corvonero a cui non riuscivano gli incantesimi non era degno di essere chiamato tale, per fortuna brillava in creatività #no. Stappò la bottiglia di...cos’è che era? Poco importava, e ne bevve un sorso, avanzando alla sorella un « Non bere troppo, non ho voglia di raccoglierti da terra. » Sorrise, furbo. Entrambi sapevano che sarebbe stato l'esatto contrario, perchè se Hazel reggeva l'alcol molto bene, ed anzi da ubriaca SI TRANQUILLIZAVA, Gideon finiva ubriaco per primo.
    Si soffermò ad osservare, curioso, i costumi dei suoi compagni, « MICHAEL! » Attirò l’attenzione della ragazza – Erin, vestita da Michael Jackson nel video di Thriller, bellissima - intenta a ballare con uno scheletro, così, giusto per sollevare un pollice nella sua direzione.
    « Ragazzino. » Il teschio di Circe si voltò nella sua direzione, osservandone l’abito dalle orbite prive di bulbi. Così creepy e così terribilmente fantastica. « Quello è forse Cerbero, che custodisce l'ingresso degli inferi di Ade? » Domandò, riferendosi al suo costume. Gideon si illuminò, una delle poche che non gli aveva dato del dogsitter!.
    « Non erano meglio dei maiali? » Rise malefica, facendolo rimanere un po' male.
    Il suo costume di Halloween era costituito da tre verosimili teste di cane di un colore nero ossidiana ed un pelo folto e all’apparenza ruvido. Gli occhi erano rossi, dello stesso colore del fuoco e caratterizzati da sfumature dorate, simili a piccoli squarci. Le fauci avevano denti aguzzi e grondanti di finta bava, che però si dissolveva prima di toccare il terreno o altri oggetti. Le teste non erano incontrollabili, ma seguivano il suo umore, per cui non avrebbero morso nessuno per ora. Spuntavano dalla sua schiena e si affacciavano davanti a se, guardando nella stessa direzione in cui guardava lui. Avevano persino tre nomi: il primo a partire da sinistra era Cloto, ed aveva la caratteristica di sussurrare all’orecchio di Gideon nome, cognome e numero dei giorni di vita della persona che gli si trovava davanti e gli rivolgeva la parola. La testa al centro, Làchesi, sussurrava al suo orecchio un episodio triste della vita della persona che gli rivolgeva la parola ma solo su esplicita richiesta, e l’ultima testa a destra, Atropo, era quella che ne decretava la fine della vita, basandosi su calcoli prettamente matematici, osservando la persona che gli stava di fronte e facendo un breve calcolo di probabilità, sommando tutte le volte in cui nella sua vita si era ritrovata più vicina alla morte. Il costume era certamente incantato da un blandissmo legilimens - e magari diceva anche cazzate, ma era divertente! - , era stato realizzato da Gideon, ovviamente, nessun negozio si sarebbe potuto ispirare in questo modo ai miti greci, ed in particolare alle tre moire, personificazione del destino e figlie della notte. Il Corvonero andava molto fiero del suo costume e né difendeva a spada tratta l’originalità. Racchiudeva un po’ della sua essenza (curiosità e molestia, ed amore per la mitologia greca), ed un po del suo amore per la macabra festa che stavano celebrando. « Se avessi sulla schiena tre maiali starei rappresentando i Tre porcellini! »
    « Appunto. »
    « Rude, Circe. » Gideon le mise il broncio.
    A meno che qualcuno non facesse il lupo, non sarebbe stato un costume a tema.
    « Qualcuno vuole provare il mio costume? » Domandò, esaltato all’idea di testarlo su qualcuno. « Non morde, forse. » Chiarì, con l’estremo candore di un bambino.




    16 y.o.
    nerdy awkward
    31/10/18


    tumblr_m7w2o3N94I1r6o8v2
    made in china — I'm here at the beginning of the end


    PORTA DA BERE !!11!

    Per il costume, se non leggete tutto:

    Il suo costume di Halloween era costituito da tre verosimili teste di cane di un colore nero ossidiana ed un pelo folto e all’apparenza ruvido. Gli occhi erano rossi, dello stesso colore del fuoco e caratterizzati da sfumature dorate, simili a piccoli squarci. Le fauci avevano denti aguzzi e grondanti di finta bava, che però si dissolveva prima di toccare il terreno o altri oggetti. Le teste non erano incontrollabili, ma seguivano il suo umore, per cui non avrebbero morso nessuno per ora. Spuntavano dalla sua schiena e si affacciavano davanti a se, guardando nella stessa direzione in cui guardava lui. Avevano persino tre nomi: il primo a partire da sinistra era Cloto, ed aveva la caratteristica di sussurrare all’orecchio di Gideon nome, cognome e numero dei giorni di vita della persona che gli si trovava davanti e gli rivolgeva la parola. La testa al centro, Làchesi, sussurrava al suo orecchio un episodio triste della vita della persona che gli rivolgeva la parola ma solo su esplicita richiesta, e l’ultima testa a destra, Atropo, era quella che ne decretava la fine della vita, basandosi su calcoli prettamente matematici, osservando la persona che gli stava di fronte e facendo un breve calcolo di probabilità, sommando tutte le volte in cui nella sua vita si era ritrovata più vicina alla morte.


    Edited by s t i t c h e s - 27/10/2018, 19:53
     
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    CHARLIE ANDERSON // Non importa con chi vai,
    ma con chi vieni.
    E come non poteva arrivare la voce di una festa clandestina alle orecchie di Charlie? Non aveva avuto bisogno di chiedere ai quadri; semplicemente lo aveva sentito dire da un paio di serpeverde con lingue evidentemente troppo lunghe in sala comune. Stavano discutendo su che cosa mettere alla festa, che era rigorosamente in maschera, e lui beh..aveva occhi e orecchie un po' dappertutto. Gli restava da scoprire il dove sarebbe avvenuta. Non che fosse un problema, ci mancherebbe. Si era subito messo in azione andando direttamente da alcuni studenti che gli erano debitori, e come una specie di strozzino aveva chiesto pretenziosamente qualche favore. Ora siamo pari, potete andare. Ma quanto gli piaceva fare la parte del bad boy? Forse troppo. 31 ottobre, sala comune tassorosso, aveva appuntato minuziosamente sul suo taccuino sottolineandolo giusto un paio di volte. Il giorno seguente era andando nella biblioteca della scuola, un luogo che raramente frequentava se non per occasioni del genere, a cercare un libro sulle pozioni. Il suo scopo era quello di “movimentare” la festa; No Charlie, no party. Grazie al suo essere così discreto, ormai aveva una certa esperienza, non era ancora stato colto in flagrante dai professori. Aveva scritto su quello stesso taccuino tutti gli ingredienti che servivano per fare un filtro d'amore abbastanza potente, che avrebbe sicuramente usato contro tutti i poveri malcapitati della festa mischiandolo al punch. Per quanto riguardava il veritaserum invece, considerando che era illegale, aveva usato la sua abilità di metamorfomagus per andare nella dark street di Hogsmeade sotto le sembianze di un uomo comune e dall'aspetto decisamente poco raccomandabile, per comprarla da qualcuno ancora meno raccomandabile di lui. Di contrabbando, per farla breve. Un tizio fidato, da cui aveva già acquistato altre cose. Era poi rientrato ad Hogwarts stando ben attento a non farsi vedere o addirittura riconoscere. Tuttavia, a lui di solito non piaceva fare il lavoro sporco; lo lasciava sempre fare a qualcun altro. Quella volta era diverso, per così dire, dato che nessuno doveva sapere quello che stava tramando. Meno persone ne erano a conoscenza, e meglio era. Lo aveva detto solo a JJ perché era quello nuovo, e se qualcosa andava storto la colpa ovviamente sarebbe ricaduta su di lui, quello che ancora nessuno conosceva e non su Charlie, il serpeverde con una certa reputazione. Aveva studiato tutto nei minimi dettagli. Gli aveva dato il compito di versare il filtro d'amore in una ciotola con dentro il punch senza farsi notare, semplice no? In una stanza piena di studenti forse già mezzi ubriachi, nessuno avrebbe fatto caso a due serpeverde vicini a quelle ciotole. Mi raccomando, non fallire. Si era assicurato di fargli presente il giorno prima di halloween, lasciando nelle sue mani quella fiala di un bel colore rosa acceso poco prima di sparire dalla sala comune come se niente fosse.

    31 ottobre – 11pm
    Finalmente Charlie era pronto. Halloween era una delle sue feste preferite; gli piaceva mascherarsi, far paura e scherzi alle persone. Fin da piccolo infatti, andava in giro per le case di porta in porta a fare dolcetto o scherzetto, accompagnando anche la sorellina Rose, ovviamente entrambi mascherati. Quella sera era intenzionato ad arrivare in ritardo alla festa, in modo da trovare gli studenti forse già alticci e di sicuro intenti a ballare o peggio. Era la miglior cosa per agire di nascosto. Si era quindi preparato con estrema calma, acconciando i capelli con del gel per metterli all'indietro, tutti in ordine, e si era premurato di farsi un trucco a doc per quell'occasione. Infatti si era dipinto completamente il viso ed il collo per somigliare il più possibile ad uno scheletro. Il tocco finale? Ovviamente un completo bianco e nero, ma senza la cravatta. Aveva sbottonato giusto la camicia per far vedere il trucco sul collo, soprattutto per farlo vedere alle ragazze. A loro piacevano queste cose. Si era guardato un'ultima volta allo specchio posizionato in camera, vicino al comodino, per passare ancora una mano sui capelli proprio come una perfezionista. Voleva essere impeccabile. Infine aveva infilato nella tasca della giacca quella fiala di verisarum, uscendo frettolosamente dalla sala comune dei serpeverde. Aveva camminato a sguardo alto, fiero del proprio costume, arrivando nel territorio dei tassini con un sorriso sornone sulle labbra. Con quel trucco era abbastanza irriconoscibile, fortunatamente: anche se gli occhi di quell'azzurro così chiaro erano pur sempre inconfondibili. Si era sistemato la camicia bianca ancora una volta prima di fare la sua porca figura entrata in sala comune. Senza perdere altro tempo, si era guardato intorno aggirandosi in quell'ambiente, cercando di mantenere un basso profilo, con nonchalance, arrivando davanti al bancone dove vi erano due belle ciotole di punch. E così, con un veloce scatto della mano, aveva stappato la fiala versando il veritaserum in quella di sinistra per poi rimetterla dentro la tasca della giacca, prima di afferrare una bottiglia di birra per stapparla con un gesto sul bordo del tavolo #badass. Se l'era portata alle labbra bevendone un sorso, per poi guardarsi intorno con la mani libera dentro la tasca dei pantaloni. Sembrava proprio una bella festa. Si era allontanato dal bancone rimanendo comunque distante dalla marmaglia di gente, più che altro per gustarsi la birra senza esser preso a spallate da qualcuno, spostando lentamente lo sguardo su alcuni di loro -magari alla ricerca di una faccia conosciuta-.
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    Nessuno può sentirti, anche la solitudine ti ha abbandonato da tempo. Siamo soli, lasciati a marcire nell'odio e nel dolore.
    STREET FIGHT - ADAM JENSEN
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    SLYTHERIN
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    Edited by u m e - 29/10/2018, 16:41
     
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    darling, didn’t you know?
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    jane lizard darko // don't follow me, i'm lost too
    Schioccò la lingua sul palato e scosse mesta il capo, i capelli corvini legati con una matita a pendere disordinati sul lato sinistro del viso. Poggiando la testa alla parete, volse i cinici occhi azzurri su Narah, senza domandarle perché avesse deciso di vestirsi da Lepidottero – ma grata l’avesse fatto: le nuove generazioni parevano non aver colto il sarcasmo della Darko, presentatasi alla festa con i primi vestiti raccolti dalla sedia di fianco al letto, quando alle loro sollecitazioni aveva risposto di essersi travestita dalla cosa più terrificante che conoscesse, «le persone», ma contava che la replica che avrebbe loro riserbato da quel momento in poi, fosse più alla loro portata. Ne dubitava, ma ehi, la leggenda narrava che la speranza fosse sempre l’ultima a morire.
    «vedi quello che vedo io?» probabilmente no, e non solo perché gli occhi della ragazza parevano intenti solamente a cercare ghei-ghei (era davvero seccata dalla presenza al castello di un JJ, e non solo perché Narah quando ne parlava pareva un bruco troppo ciccione con le guance piene di foglie di quercia: non comprendeva mai se le persone fossero improvvisamente diventate balbuzienti nel pronunciare Jane, o se stessero cercando l’altro.) ma perché avevano un modo estremamente opposto di approcciarsi agli altri esseri umani: in primo luogo, Jane Liz Darko non conosceva la timidezza, eliminata dal suo vocabolario quand’era ancora in fasce; era più critica di Enzo Miccio, e non vedeva il punto di tacere le proprie opinioni sul resto della popolazione; raramente piaceva a qualcuno – e chissà perché. Non era cattiva, Jane; invero, le persone le amava, perché senza di loro avrebbe perso il 70% del suo intrattenimento quotidiano, ma la cosa sembrava non essere reciproca: che gente permalosa, gli adolescenti del nuovo millennio. Era schietta, la Darko; onesta ed irritante, o almeno così veniva definita dai più gentili dei suoi coetanei, ed aveva un deficit di attenzione considerevole che la portava ad annoiarsi con la facilità di un bambino sovra eccitato dagli zuccheri in un convento dove fosse proibito cantare il Pulcino Pio.
    Ah, senza contare che non facesse parte del loro mondo – in quasi tutti i sensi, a vedere lo svolgimento di quella festa. Principalmente, era la classica outsider, e non aveva intenzione di cambiare la propria natura per piacere a loro - maghi, ew. Andavano in giro blaterando parole a caso in latino ed agitando stuzzicadenti dall’ego smisurato come se la Vita stessa l’avessero inventata loro, ed i…come li chiamavano? Babbani, fossero troppo scemi per comprendere la complessità della loro esistenza.
    Meh. Jane viveva in quel posto dimenticato dal Signore da ormai tre anni, e non era affatto impressionata. Cioè, pronto? Non avevano la televisione? Non conoscevano Netflix e Lindsey Lohan? Bear Grylls e Fiametta Cicogna? I vines? Ma poi si rendevano conto di quanto, visti dall’esterno, apparissero ridicoli quando facevano le loro cose? Aveva assistito ad un duello, una volta. Praticamente le avevano offerto La Morte Del Cigno senza standing ovation finale – uau. Poi si offendevano se quando le passavano affianco iniziava a fischiettare brani di Puccini, o se aveva simpatici nomignoli teatrali per tutti: non c’era più il senso dell’umorismo di una volta.
    «se voleva essere meno ovvio di così, poteva attaccarsi un palo fra le gambe ed improvvisare una lap dance sul punch» indicò con un cenno del capo Scheletro1 (primo ma non ultimo di un interessante lista di Coco), sospirando come la signorina Rottermeier ogni volta che Heidi si stupiva dell’acqua corrente a Francoforte. Sollevò un ironico pollice nella sua direzione, sorridendo sghemba e beffarda, prima di sfilare la fiaschetta che aveva infilato fra l’elastico delle mutande ed il sottile ventre pallido. «prima regola delle feste, amateur: portarsi sempre da bere da casa» Non che Jane avesse partecipato a particolari eventi, nella sua breve vita – anzi – ma non si era maratonata qualunque film demenziale ed adolescenziale solo per citarlo a sproposito ad un pubblico che non l’avrebbe compreso: imparava dagli errori altrui, Jane Darko. Infilò una mano dietro la schiena afferrando una bottiglietta di Gatorade riempita di –ugh- vodka alla pesca, bevanda selezionata appositamente per Narah; lungi dalla Darko avvicinarci ad alcolici aromatizzati: se avesse voluto del tè scadente, avrebbe comprato quello del Penny Market. Lo lanciò alla ragazza, pur consapevole che ci fossero più probabilità la bottiglietta la colpisse in faccia piuttosto che Narah la afferrasse al volo.
    Eh vabbè, almeno poteva dire di averci provato. «ma poi, cioè, sono maghi e si vestono da…cos’è quello» indicò un ragazzo poco lontano, non riconoscendolo in volto a causa della distanza. «shaggy rogers? io boh» Strinse le labbra fra loro e portò la mano libera alla bocca, gridando per attirare l’attenzione di Gideon di Otto cani sotto un tetto: «ehi, tu, sei vestito da shaggy?» Domandare era lecito.
    Credevate forse avesse finito? Oh boi, era solo all’inizio. Prese la polaroid appesa al collo, iniziando a scattare foto dei casi sociali che la circondavano – senza offesa, chiaramente: trovava i casi sociali adorabili, e non comprendeva come potessero prendersela quando li definiva tali, neanche li avesse accusati di aver votato Trump. Boh. «sasha grey» scattò una foto a Maple una ragazza con una parrucca (apprezzava il minimo sforzo, Jane; era già la sua preferita), volgendo poi l’obiettivo verso «the red guy – quello di mucca e pollo, presente?» ed in un colpo solo scattò una fotografia ad Erin, Mabel e Aaron al Rosso, «con scheletro2 ed edward cullen – prendi nota» lanciò un’occhiata a Narah. Se stava scrivendo un romanzo di antropologico studio sociale sugli adolescenti? Ovvio che sì; uno dei centinaia di progetti iniziati che si riprometteva, un giorno, di finire, e che intanto la aiutavano ad occupare le infinite ed inutili ore reclusa a Different Lodge. Buh. «scheletro tre» scattò un’istantanea di Syria Jack, osservando con occhio critico la fotografia – beh? Credevate forse fosse critica solamente nei confronti degli altri? Non era mica un mostro, santo cielo. «ugh- spazzatura» soffiò l’aria dalle narici ed appallottolò la foto nel palmo, lanciandola in un punto imprecisato della stanza. «SPAZZATURA» scandì, caso mai qualcuno nelle vicinanze non l’avesse udita – o l’avesse ignorata – la prima volta. Alzò il capo cercando il profilo di John, pur sapendo che non si sarebbe presentato – gliel’aveva detto piuttosto esplicitamente, ed almeno una quindicina di volte. Ma che palle. John era il migliore amico di Jane, anche se non lo sapeva, e riempiva il restante 20% dell’intrattenimento dell’elettrocineta: lui era un chiaroveggente con la peculiare ed inquietante sfiga alla Ghost Whisperer di riuscire a vedere solamente gente in procinto di avere un attacco di cuore (boh; la Darko di suo trovava tutto ciò esilarante, fatele causa), così Jane organizzava missioni di salvataggio andando a cercare sti poveri Cristi, e facendo loro l’elettroshock prima che potessero tirare le cuoia. Toh! Univa pure l’utile al dilettevole.
    «ehi!!!» UuuUuUuH amava quel tono di voce esageratamente allegro. Rivolse un’occhiata al ragazzetto di fronte a sé, uno sgagnetto che, ad occhio e croce dall’entusiasmo che pulsava da ogni poro, doveva essere una matricola. «UAUUU una farfalla!!!&» Lo osservò battendo lentamente le ciglia. «mi-ti-ko» impassibile, ma con un lieve sorriso di scherno sulla bocca. «e tu???? da cosa sei vestita????» Ah, finalmente il suo momento! Jane abbassò lo sguardo sul proprio, sottile, corpo e gli indumenti a caso che lo ricoprivano. Era solitamente più ricercata nel suo abbigliamento, troppo antica dentro per adattarsi agli standard delle sue coetanee, ed aveva buon gusto…ma per l’occasione, di puro principio estremista, aveva deciso di indossare le ciabatte che usava in dormitorio, semplici pantaloni neri, ed una camicia a quadri da very hipster di diverse, infinite, taglie più grandi. Anziché rispondere, lo accecò con il flash della fotocamera ed approfittando della confusione del ragazzino, sbattè il palmo sulla sua fronte. «ahia!!» Eau, che esagerato. L’aveva chiaramente offeso, perché il bimbetto piegò gli angoli della bocca verso il basso, e la osservò rancoroso. «perché l’hai fatto??» La mora si strinse nelle spalle, indicando con un languido movimento del braccio la sua mise, e quella della ragazza al proprio fianco. «effetto farfalla» spiegò, arcuando un sopracciglio. «tu fai una domanda stupida, e l’universo reagisce di conseguenza. Chi lo sa, magari fra cent’anni il tuo quesito avrebbe causato l’estinzione della razza umana» con l’indice indicò il palmo con cui l’aveva colpito. «ho solo ottimizzato i tempi, e ipoteticamente salvato il futuro del mondo.» Sorrise debolmente, gli occhi azzurri a brillare di quieta malizia divertita. «niente di che.»
    Non ringraziarmi, mondo.

    …Davvero, non farlo. Sinceramente tua, Jane Lizard Darko.
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    I don't need your love
    I don't need nothing
    Go do y'all Ima do me,
    Don't give a fuck
    if you ain't on my team
    team - krewella
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    Jessalyn Jess Goodwin // no one can stop me
    Jess continuava a rigirarsi il bigliettino tra le dita, leggendo e rileggendo quelle semplici due parole, senza prestar attenzione alla festa intorno a sé. La calligrafia di Stiles non era così leggibile, ma poco importava: quelle parole, Jess ce le aveva scritte in testa. Non bere. Però, era ancora più utile averle sempre davanti nel foglietto che stringeva in mano.
    Erano passati esattamente ventuno giorni, da quando aveva recuperato la memoria.
    Ventuno giorni, da quando Fray le aveva ridonato la sua identità, e la ragazza aveva riavuto indietro gli anni della sua adolescenza e della sua infanzia.
    Ventuno giorni da quando, alla lista di persone a lei care scomparse a dicembre, aveva dovuto aggiunger ancor più nomi di quanti già facevano parte del calcolo, amici che fino a quel momento non sapeva di avere ma di cui aveva sentito inevitabilmente la mancanza nel momento esatto in cui si era ricordata di loro.
    Ventuno giorni da quando aveva scoperto di avere una madre ed una sorella, una famiglia da cui il padre l'aveva strappata via: perché Fray non le aveva annullato solamente l'oblivion che la ragazza si era fatta lanciare dopo i laboratori, ma anche quello che suo padre le aveva fatto quando era soltanto una bambina, per cancellare totalmente la loro vecchia vita.
    Ventuno giorni da quando tutto il dolore era tornato a galla, eppure aveva deciso di non commettere lo stesso sbaglio che aveva fatto dopo la morte dei coniugi Goodwin, affogandolo nell'alcol, ma dandosi finalmente la possibilità di affrontarlo come qualunque altra persona normale al mondo. Del resto, la prima volta si era ritrovata completamente sola: ad Hogwarts con amici a cui non aveva potuto rivelare la verità sulla resistenza, costretta a vivere settimane d'ansia costante ogni volta che camminava per i corridoi della scuola, sentendosi esposta e in pericolo in ogni secondo. Quella volta era diverso: per prima cosa, in un certo senso, aveva imparato a gestire il dolore della perdita, e soprattutto aveva una famiglia. Non aveva scelto di rimaner sobria per sé stessa, quanto più per Nathan ed Erin. Per Stiles, Idem e Fray. Per Scott e Maple. Per i Losers, e Romeo, e tutti gli altri giovani che avevano bisogno - ma dove - dei suoi consigli 24h/24. Per JJ ed il tè delle cinque, quando si raccontavano a vicenda i fatti più cool e i gossip degni di nota successi durante la giornata. E per Kieran, Dakota, Maeve, Barry, Murphy ed Amalie che sapeva sarebbero tornati, prima o poi.
    Era per loro, che Jess aveva deciso di rimanere forte. Per loro, che aveva chiesto allo Stilinski aiuto come sober coach ed aveva iniziato a bere solo acqua e tè alla pesca, forse per la prima volta da quando aveva compiuto quindici anni. E per loro era lì alla festa: ce la poteva fare.
    Sarebbe stato decisamente più consigliabile evitare una festa clandestina organizzata da adolescenti, ma insomma, era Halloween: non ce l'avrebbe fatta a rimanere senza far nulla, mentre i suoi amici erano a festeggiare. E poi, in un certo senso, era una sorta di prima prova ufficiale, perché fino in quei ventuno giorni non aveva ancora mai visto l'alcol da vicino, dopo aver rotto tutte le bottiglie della sua scorta quel giorno sulla torre dell'orologio (naturalmente salvandone qualcuna e regalandola a Fray) Non bere «non bevo» Quando decideva qualcosa, Jess la faceva per bene. Niente sarebbe riuscita a farle cambiare idea, nemmeno...mh, il punch forse era analcolico??? Giusto un assagg..-«NON BEVO»
    Poco gliene importò delle occhiate perplesse di alcuni ragazzi: aveva fatto cose decisamente più imbarazzanti che parlare da sola ad alta voce, nella vita. E poi per (quasi) tutti i presenti nella stanza, lei era un fantasma, quindi who cares. Non si era nemmeno sforzata per trovare un travestimento: uno, aveva avuto troppi pensieri tra la testa per preoccuparsene, due non aveva avuto voglia di uscire dal castello per andarselo a cercare. Così, aveva optato per vestirsi da fantasma-migliore-del-castello aka sé stessa (scusa nate ♥︎ tvb). Però con una parrucca a caschetto rosa, recuperata in uno scatolone di oggetti smarriti nella stanza delle necessità.
    Finalmente, rimise il bigliettino in tasca e si staccò dall'angolo della stanza su cui era stata praticamente appiccicata da quando era entrata nella sala comune dei tassi, e iniziò a guardarsi intorno alla ricerca di Erin quando...OMG, stava ballando con Mabel?? Le stavano forse donando carne fresca per il suo debole cuore??? Non se la sentiva di salire sul bracciolo di un divano urlando "SHIIIP" col dito puntato contro di loro, ma da vedere erano carini!! E la sua sorellina si stava buttando ufficialmente nel mondo dei grandi??? Awwwww
    Fece dunque un cambio di rotta, dirigendosi verso il tavolo con il cibo. E quando adocchiò i brownies, le tornò alla mente un flash: lei e Maple, buttate sul letto di quest'ultima, a scrivere ufficialmente la ricetta, che avevano impiegato mesi a perfezionare calcolando le dosi esatte. Si rigò verso la Walsh, poco distante da lei, e non riuscì a far a meno di sorridere. «Maple..?» sperò di riuscire a farsi sentire, sopra il rumore della musica e il vocio delle persone «..sono loro, vero?» E non lo chiese solo perchè, in caso fossero stati davvero quelli corretti, allora non poteva mangiarli: non voleva certo cadere da una dipendenza all'altra.
    Lo chiese per avere una certezza, e per farle implicitamente capire che era tornata: non gliel'aveva mai detto esplicitamente, ma sicuro la Walsh aveva sospettato qualcosa, da quando si erano rincontrate. E vedere quei dolci le aveva fatto capire quando Maple le fosse mancata, in quegli anni.

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    La mano guantata scivolò nella borsetta nera, controllandone attentamente il contenuto. Sfiorò le bottigliette rimpicciolite una ad una, contandole nuovamente per assicurarsi fossero tutte lì, al loro posto, e a sufficienza per sé e per i propri amici. Ebbene sì, perché essere l’unico maggiorenne del gruppo lo autorizzava automaticamente a comprare il nettare degli ubriachi e a introdurlo, illegalmente, a Hogwarts. Se in un primo momento non aveva ben capito a cosa stesse andando incontro quando aveva detto a Gid che lo avrebbe aiutato, la realtà dei fatti lo colpì come un treno in corsa non appena Corvonero gli aveva venduto gli alcolici. Per essere un ragazzo intelligente, si sentì parecchio stupido a non aver collegato immediatamente che la festa cui avrebbero partecipato quella sera era dentro il Castello e non fuori. Non era abituato, tutto qui. Per lui Halloween era andare in giro di casa in casa, vestito in maschera, con i propri amici a fare dolcetto o scherzetto?. Era armarsi di secchio a forma di zucca, uova marce e carta igienica (sebbene lui prendesse le distanze da tutti gli atti vandalici, lasciando spazio all’estro creativo di Halley) e andare in giro per le vie tetre del quartiere, poco illuminato a festa. Era tornare in Istituto ricoperto di schiuma da barba e sangue finto e condividere tutti i dolcetti ricevuti quella sera (avendo avuto prima la premura di aver nascosto i suoi preferiti) con la sorella. Per essere uno che odiava tutte le feste comandate, ad Hunter piaceva Halloween, per il semplice fatto che non si aveva l’obbligo di trascorrerla in famiglia, ma con gli amici con cui viveva la sua quotidianità, la strada e le sue passioni. C’era un clima più di divertimento, di cameratismo, che andava dalla scelta dei costumi, alle scorribande, al progettare gli scherzi insieme; non essendo un amante del genere horror per non dire cagasotto, aveva imparato l’arte dello sdrammatizzare e del razionalizzare ogni cosa, definendo ed etichettando ogni possibile fenomeno paranormale che avrebbe potuto turbarlo nel corso della serata.
    Quell’anno, però, nonostante qualcosa nella sua vita fosse cambiato, era felice del fatto che avrebbe mantenuto viva qualche tradizione e che trascorso quella serata con i Losers. Era stato Beh, qualche giorno prima, ad aver sventolato entusiasta l’invito per il party che si sarebbe tenuto nella sala Comune dei Tassorosso. Se non avesse imparato a conoscere Beh in quei mesi, probabilmente si sarebbe chiesto come mai il ricevere quel cartoncino fosse un evento da festeggiare, considerando anche che lui stesso fosse un Tassorosso e che si sarebbe comunque trovato nei paraggi, ma aveva scoperto presto che con i Tryhard ogni cosa in questo universo era possibile, soprattutto quando si parlava di sfiga. Per questo, per esorcizzarla, Mehan aveva proposto di arrivare al party separati, senza che nessun altro dei Losers potesse vedere il costume dell’altro, come gli sposi prima del matrimonio. In fondo, era la loro prima festa per studenti insieme, il battesimo di fuoco degli Oakes nella vita mondana di Hogwarts (anche questo ai limiti della legalità, ma dopo il Lilum, ci stavano prendendo gusto). Avevano passato ore, letteralmente, a scegliere il costume da sqwad perfetto; c’erano talmente tante proposte, una più bella dell’altra, che avevano avuto l’imbarazzo della scelta. Tuttavia, uno solo poteva uscire vincitore da quello scontro tra Titani.
    Da quando era rientrato al Castello, però, uno strano senso di inadeguatezza si stava impossessando di lui. Sentiva l’ansia scorrere nelle sue vene e no, non era dovuta alla paura di essere beccato con un quantitativo d’alcol che gli sarebbe valsa l’espulsione; era più il timore di dover stare con la gente. Non era bravo a socializzare e sapeva che avrebbe steso a colpi di nozioni scientifiche chiunque gli fosse capitato a tiro, specialmente se non si fosse tranquillizzato subito. Non era come Halley che se ne fregava delle convenzioni sociali e che sarebbe stata in grado di tener banco anche solo parlando con le armature del castello, e un po’ avrebbe voluto essere come lei, aperto ed espansivo… non un concentrato d’ansia non appena si fosse trovato ad affrontare una situazione al di fuori della sua comfort zone.
    Prese un respiro profondo, trattenne l’aria per qualche istante e la rilasciò lentamente, valutando le sue opzioni. Poteva tornare subito in camera, prendere una pozione sonno senza sogni e l’indomani dire a tutti che il suo costume era quello del Bello Addormentato, oppure poteva prendere le sue cose, chiudersi nel Bagno dei Prefetti e occupare la grande vasca fino a quando i profumi delle diverse fragranze di saponi non lo avrebbero steso come un purino di erballegra credici. Se non fosse stato per non deludere i Losers, Nicky in particolare, probabilmente avrebbe dato ascolto alla vocina di Morfeo e sarebbe andato a dormire, piuttosto che immergersi fino a dimenticare anche quale fosse il suo nome, oltre che a svuotare i pensieri.
    Uscì dall’acqua qualche ora dopo, se non rigenerato, almeno un po’ più tranquillo. In quel momento, avrebbe pagato per dover sistemare uno dei casini di sua sorella, giusto per tenere la mente occupata. Sapeva che avrebbe rimpianto amaramente quel pensiero, ma non riusciva davvero a mantenere i nervi saldi. Odiava un po’ se stesso quando il suo umore oscillava da “sono una persona cinica e razionale” all’essere la “primadonna” di turno. Chissà se fosse stato un tratto ereditato da uno dei suoi genitori, in quel caso, probabilmente, avrebbe iniziato ad amare quell’ hysterical mood swing un po’ di più.
    Si vestì con cura, facendo attenzione anche al più piccolo dei dettagli, e si specchiò più volte, stirando le pieghe del vestito, fino a farlo risultare perfetto. Il tessuto floreale cadeva un po’ largo sui fianchi, ma non era una novità, e richiamava l’elemento decorativo della spilla e del cappello. Sistemò la parrucca grigia sui capelli, che aveva lasciato bagnati, e la pettinò con le dita, prima di passare agli accessori. Mise gli orecchini, borbottando tra sé e sé perché non fosse Nicky a indossare i suoi panni, al posto di quelli del Corgi Reale, dato che la differenza di altezza si sarebbe notata di più con Mehan nei panni di Filippo, e agganciò la collana di perle, ovviamente finte, prima di indossare il cappello e il cappottino di rito, che aveva incantato in modo tale che cambiassero colore ogni dieci minuti, seguendo le tonalità e le sfumature più sgargianti mai indossate. Passò un filo di lucidalabbra rosa e illuminò gli occhi con dell’ombretto bianco e pensò che anche così poteva bastare. Qualcuno avrebbe potuto dire che il suo travestimento non era spaventoso, beh, dipendeva tutto dai punti di vista!
    Infilò le Gucci pelose di Perses grazie Theia! e si diede un’ultima occhiata prima di andare in scena. Inclinò le spalle in avanti e si diresse verso i sotterranei un passettino alla volta, esercitandosi nel saluto con una mano guantata. Superò l’ingresso delle cucine, fino a trovarsi davanti le botti che permettevano l’accesso alla Sala Comune dei Tassi.
    Una volta dentro, la sua curiosità prese il sopravvento su qualsiasi altra cosa. Non era mai stato nei dormitori di un’altra casata e quello degli studenti di Tosca era così diverso da quello Corvonero che non riuscì a trattenere l’impulso di andare in esplorazione. Oltre le decorazioni per la festa di Halloween, sembrava davvero un posto caldo e accogliente. Tutto era morbido e circolare, il colore giallo, nelle sue diverse sfumature, dava una luce così diversa a quella cui era abituato. C’erano piante ballerine e parlanti e ogni cosa sembrava trasmettere quella giovialità che contraddiceva gli studenti di quella Casata, lo stesso spirito che aveva ritrovato in Nicky e Behan.
    Sorrise in modo inquietantemente soddisfatto a Gid e al suo travestimento da Cerbero you can’t read me e si avvicinò al tavolo delle vivande, schivando una Erin ballerina che aveva rischiato di travolgerlo, punto di ritrovo dei Losers. I suoi occhi si illuminarono alla vista di tutti quei dolci e subito allungò una mano per assaggiare quei bon bon che sembravano così deliziosi e con un retrogusto decisamente familiare.
    Non fece in tempo ad aprire una delle sue bottiglie di birra che sentì le voci dei Losers alle sue spalle, si voltò entusiasta, felice di sfoggiare con loro il suo travestimento da sqwad.
    “Volete bere qualc… OH NO.”

    Error 404 – Communication not found.
    Hunter Oakes | 17 y.o.
    2043: Uran Jackson
    10.09.2001 | 10.06.2017
    Ravenclaw
     
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  11. [mocking]-jj
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    Finnegan McPherson
    JJ Odair [x]

    31.10.2018, poco dopo le ore 22.00,
    Ingresso della Sala Comune Tassorosso.


    Mi passo una mano tra i capelli, nella speranza di sentirli ancora morbidi e setosi nonostante la schifezza che ci ho messo sopra: uno shampoo sbiancante preso per pochi Galeoni ad Hogsmeade. La strega che me l'ha venduto ha giurato che l'effetto dura solo poche ore, ma l'ansia è comunque potente, in me. Ma dico, avete visto che fantastica chioma color cioccolato che ho? È assicurata per un fantastilione di Galeoni, mica posso rovinarmela per una misera festa di Halloween! Nel complesso, però, sono soddisfatto del mio travestimento, anche se è piuttosto semplice: capelli del colore della neve, una vecchia felpa blu - su cui, con la magia, ho aggiunto una complessa trama intrecciata di luccicanti cristalli di ghiaccio che non si sciolgono - e degli orribili pantaloni marroncini fregati al mio compagno di stanza, il perfettino Persettino Sinclair. Visto che lui è col culo piatto meno muscoloso di me, i pantaloni mi stanno un po' stretti, ma hey, perché negare ad Hogwarts lo spettacolo del mio meraviglioso fondoschiena fasciato da indumenti attilati?
    Per completare il travestimento, ho modificato il colore dei miei occhi fino a fargli assumere un'innaturale sfumatura blu cobalto e mi sono legato delle corde ai polpacci. Dove ho preso le corde, mi chiedete? State chiedendo a me, JJ Odair, dove ho preso delle corde, con cui si può legare qualcuno al letto?
    ... Sveglia, gente, siamo ad Hogwarts, il regno delle torture. Non è che sia così difficile mettere le mani su cose del genere, eh! Sempre a pensar male, siete delle persone orribili. E comunque, avete riconosciuto il mio costume, vero? Quel gran fico di Jack Frost, ovviamente, anche noto come "la ragione per cui, a 12 anni, ho cominciato a dubitare della mia eterosessualità". Sì, esatto, ho avuto delle fantasie sul protagonista di un cartone animato per bambini, qualche problema?
    Mi guardo intorno un po' circospetto, prima di varcare la soglia della Sala Comune dei Tassi. Stando attento a non farmi vedere, stappo velocemente una fiala ricolma di liquido rosa trasparente e la infilo nella manica della mia felpa, facendo in modo che la parte superiore del contenitore resti incastrata tra il mio polso e il polsino elastico destro. Questa non sarà solo la mia prima festa ad Hogwarts, ma anche una missione di ricognizione. Quando Charlie Anderson mi ha parlato del party illegale e mi ha coinvolto nel suo malatissimo piano per seminare il caos tra gli studenti di Hogwarts ( « Mi raccomando, non fallire. » « Uh, bossy, mi piace! Sai che quelli più aggressivi nella vita sono i più sottomessi a letto, di solito? »), mi sono eccitato per la sua perversione ho subito capito quale grande occasione mi fosse capitata: quella di svelare i succulenti segreti del popolo di Hogwarts e di farmi un'idea di chi ha una cotta per chi. A Beauxbatons ci ho messo quasi tre anni a riuscire a capire come tenere l'intera scuola sotto scacco, mentre ad Hogwarts ho l'occasione di riuscirci dopo appena dieci giorni. Sorrido, al pensiero della possibilità di scoprire chi diavolo è in realtà Gilbert McDonald, o come Merlino si chiama quello stalker inquietante che si diverte a spacciarsi per me. "La tua fine è vicina, Genoveffo McCreepy" penso sogghignando, mentre varco il passaggio che porta nel covo degli Hufflepuff con il braccio destro flesso e la mano a pochi centimetri dalla faccia. Ho l'Amortentia nascosta nella felpa, ricordate?
    Mi guardo subito intorno, spostando lo sguardo sul tavolo traboccante di cibo, sulle ragnatele, sulle piantine ballerine e sui teschi urlanti e rumorosi. Lasciate che mi fermi un attimo, perché lo so cosa state pensando. "Ecco, ci siamo, adesso è il punto in cui il Serpeverde snob comincia a lamentarsi della festa da povery dei Tassi". Vi odio tutti, sul serio, quindi vi risponderò mostrandovi uno dei miei Pin preferiti di tutto Pinterest.
    ... No, okay, non ho voglia di cercarlo adesso e ho le mani impegnate, quindi non rompete e fidatevi della mia abilità innata nel ripetere a memoria meme trovati su Internet. Per citare l'atto terzo di Amleto, scena III, riga 87: "No." Insomma, la festa era abbastanza semplice e farebbe ridere, se paragonata a quelle che organizzavamo a Beauxbatons, ma questi Tassi hanno avuto decisamente le palle a mettere su una cosa del genere nel nono girone infernale che sembra essere Hogwarts. Quindi, insomma, promossi a pieni voti per il coraggio - e per la musica trashissima -, tantissima stima, bella per voi. Questo non significa che non proverò comunque a rovinare con l'Amortentia i piani dei poveri sciocchi che vogliono solo ubriacarsi in santa pace, ma andiamo, cosa altro vi aspettate, da un tipo come me?
    Ci metto poco, però, a realizzare che c'è un grosso problema: la maggior parte dei festaioli trasgressivi sembra essersi ammassata, come un gregge di pecore, intorno al tavolo su cui sono appoggiati il cibo e le bevande, rendendomi praticamente impossibile correggere il punch senza essere visto. Merde! Fortunatamente, scorgo il mio complice dai capelli perfetti dall'altra parte della stanza. Cammino verso di lui a passi svelti, squadrandolo da capo a piedi. « Bonsoir, Anderson, ma che fantasia che hai! Sei travestito da scheletro! Che c'è, i costumi da Joker erano già finiti? » lo saluto con un sorrisetto. Non mi ci è voluto troppo per capire che, se tra i Serpeverde c'è qualcuno che può avvicinarsi all'essere viscido, manipolatore e approfittatore quanto me, quel qualcuno è Charlie Anderson. Senza alcun giudizio, mi pare ovvio, è un complimento, mica un insulto! « Senti, mi serve un diversivo per distrarre gli imbecilli. Quando mi avvicino al punch, urla una cosa come "porco Merlino, i Gides stanno pomiciando!". Non ho la più pallida idea di chi siano, ma da quanto ho capito tutti li shippano, magari funziona! A proposito, qual è il mio obiettivo? Il punch a destra o quello a sinistra? » gli chiedo, a voce abbastanza bassa da permettermi di essere sicuro di essere udito solo da lui.
    Sistemata la parte organizzativa, guadagno terreno verso la ciotola di liquido colorata, schivando per un soffio i due Tassi ballerini molestati da uno dei Cacciatori della Squadra di Quidditch Serpeverde. Che voglia portarsi a letto uno dei due? O magari entrambi? Bel colpo, collega, pretendo di sapere i dettagli più scabrosi, al prossimo allenamento!
    Al segnale di Anderson, afferro con la mano sinistra un bicchiere, mentre uso la destra per versarmi dell'alcol. Casualmente, mentre lo faccio inclino il braccio verso il basso, rovesciando fino all'ultima goccia di Amortentia nell'intruglio schifoso che i Tassi vogliono spacciare per bevanda. Mon dieu, je suis trop génial! Mi volto verso il Prefetto, ammiccando e leccandomi le labbra lentamente. Morgana, quanto mi diverto a stuzzicarlo! Non ci credo che sia etero, ma anche se lo fosse, non cambierebbe il fatto che la sua espressione quando lo provoco sia assolutamente impagabile.

    Sperando di non essere stato visto, faccio scivolare la provetta ormai vuota all'interno della manica, rendendo impossibile scorgerla anche allo sguardo più attento. Sono quasi pronto a cominciare a divertirmi, quando vedo Jess in un angolo della stanza, intenta a parlare da sola mentre guarda un biglietto. La fantasmina supersexy amante del gossip sembra sconvolta e devo faticare per sopprimere l'istinto di andare da lei e chiederle se c'è qualcosa che non va. "Non puoi affezionarti a nessuno, Jules, lo sai, nemmeno a chi è già morto. Non mostrare interesse, non mostrare empatia, non mostrare alcuna debolezza!" Me lo ripeto più e più volte, ma non riesco a togliermi dalla mente il suo sguardo sofferente, triste e spezzato. Chiudo gli occhi e prendo un respiro profondo, ripensando a quante volte ho visto nello specchio quella stessa espressione, dopo uno dei miei incubi. Credevo che sarebbe stato divertente creare un po' di scompiglio correggendo i punch, ma se Jess nascondesse qualcosa di veramente brutto, come faccio io? "Non deve importarti, Jules, non deve importarti!" Ma ecco la grande fregatura dell'essere me: per quanto mi sforzi di fingerlo, non sono completamente morto dentro, ancora. E se lo tirassero a me uno scherzetto del genere? Mince, preferirei morire! « Maledizione. » sibilo, estraendo il mio iPhone dalla tasca posteriore dei pantaloni e rivolgendogli una semplice domanda. « Siri, sono una persona cattiva se, sapendo di poter aiutare uno sconosciuto, non lo faccio? »
    Che poi, spiegatemi, da quando si può usare Internet ad Hogwarts? C'è il Wi-Fi? Non è che avete la password, per caso? Ho provato inutilmente a chiedere chiarimenti a quel simpaticone di Persettino (« Persy Jackson, ma si possono usare i cellulari, a Hogwarts? Sapevo di no, ma ho visto gente guardare video su YouTube, prima! » « Se li hai visti, che me lo chiedi a fare? Non parlarmi, addio. »), ma alla fine me ne sono fregato e ho cominciato a postare selfie su Maginstagram. Chissà da dove viene la ricezione perfetta che c'è in quasi tutte le zone del castello. Vabbé, chissenefrega, lasciamo un po' di mistero per un altro giorno e torniamo a parlare di argomenti più interessanti, tipo me e i miei dilemmi morali. Siri, dall'alto della sua infinita intelligenza, ci mette un secolo e mezzo prima di dirmi « Okay, questo è quello che ho trovato! » e mostrarmi articoli brillanti e utilissimi come "Come Affrontare le Persone Cattive: 14 Passaggi" di WikiHow, "Frasi sulle persone pungenti che lasciano il segno..." di letteralmente.net e "12 Abitudini delle Persone Genuine" dell'Huffington Post.
    ... Tu quoque, Google? Pure tu mi abbandoni nel momento del bisogno? « Merci beaucoup di questo grandiss... Porco Merlino, ma sta' attenta! » esclamo, dopo aver travolto una ragazza vestita male dai brillanti occhi azzurri. Sì, è vero, ero distratto dalla ricerca e stavo camminando guardando lo schermo, ma andiamo, sono grande e grosso in ogni parte del mio corpo, mi si vede bene. Se ti accorgi che sto per travolgerti, levati di torno! Sto quasi per tornare a digitare insulti verso Siri, quando osservo meglio la tizia con gli occhi azzurri e la sua orrenda camicia a quadri. « Ma sei travestita da... Ellen DeGeneres? » le chiedo. Di sicuro l'ho vista da qualche parte, in questi giorni, e mi pare di ricordare che qualcuno l'abbia chiamata Darko. Non si chiamerà mica Samantha, vero? In ogni caso, non fa che guardarmi male quando le sorrido nei corridoi, segno evidente che non le piaccio. E questo, unito al suo travestimento da icona gay americana, mi spinge a fare due più due. Non è che Samantha Darko preferisce i budini e le lasagne alle salsicce con le noci? Insomma, non è che la biasimi, le tette sono una cosa meravigliosa, ma non ho tempo per pensare a questo adesso. « Non so se sei lesbica, ma lo sembri, e se è vero che le donne hanno sempre ragione, le lesbiche saranno sicuramente di una saggezza assoluta, QUINDI AIUTAMI! » sbotto, afferrando la ragazza per le spalle. Ma che sto dicendo? Morgana, devo smetterla di cercare di comportarmi come una persona decente, a quanto pare mi abbassa di una sessantina di punti il QI! « Devi dirmi una cosa. Se tu sapessi di essere sul punto di mettere in pericolo una persona di cui non ti frega niente, ma che comunque ti sta simpatica, cosa faresti? Cercheresti di aiutarla? La avviseresti? RICORDATI, TU A QUESTA PERSONA NON VUOI BENE! » dico, in preda al panico, scuotendo leggermente le spalle di Samantha Darko. Ma non serve nemmeno che mi risponda, perché l'espressione esterrefatta che le si dipinge sul volto è più eloquente di mille parole. « HAI RAGIONE, SAMANTHA, COME SEMPRE! » esclamo, rivolto alla persona con cui non ho mai parlato prima di adesso. Ma sì, il suo contributo è stato essenziale, per il raggiungimento di questa illuminazione. « Aiutare qualcuno che sembra averne bisogno non significa che ti importi qualcosa di lui! È come salvare un cucciolo di foca da uno squalo, in fondo! Grazie Samantha, sei mitica, lascia che ripaghi la tua saggezza con un consiglio: se sei gay, buon per te! Siamo nel 2018, vive l'amour! Non nasconderti dietro questo broncio, vivi la vita e sii felice! Se vuoi cavalcare unicorni e andare a caccia di patate, per la miseria, diventa la raccoglitrice di tuberi più brava di tutta Hogwarts! E lei? È la tua ragazza? » le chiedo, indicando con un cenno del capo la sua silenziosissima amica vestita da farfalla. « Santo cielo, sorellina di Donnie Darko, ma è bellissima! Buon per te, sorella, sul serio! Vivete felici e godetevi la permanenza a Gay-Town! Avete tutto il mio supporto, veramente, anche se devo bocciare il tuo outfit. Prendi esempio dalla tua fidanzata e vestiti bene, per Merlino! Curati un po' di più e non deprimerti solo perché tutti dicono che il film della tua vita sia un sequel orribile fatto solo per far soldi! Sii l'autrice del tuo destino e goditi la festa insieme alla tua amata compagna! Sul serio, fate un milione di figli, nemmeno vi conosco e già vi shippo, siete proprio carine insieme! #ShippeusApproves »

    E con queste sagge parole (che, sicuramente, mi esonerano da ogni sforzo futuro per convincere Samantha Darko che io sia un decerebrato completo), me ne vado a cercare Jess, che si è spostata dal suo angolino della tristenzza ed è intenta a parlare con una Tassorosso bionda che non ho mai visto, ma che mi piacerebbe sul serio guardare più da vicino. Senza vestiti. Lontano da occhi indiscreti. "Maledizione, JJ, concentrati!" « Ciao, dolcezza! » sussurro alla mia compagna di gossip, abbassandomi un poco per avvicinarmi al suo orecchio. « Io non ti ho detto niente, ma se vuoi un consiglio, cerca di evitare il punch. Voci attendibili sostengono che sia veramente pessimo! Ci vediamo domani per il té, d'accordo? » E dopo averle scoccato un bacio sulla guancia, mi allontano da lei sghignazzando come un bambino, in un modo assolutamente insospettabile, alla ricerca da qualcuno con cui limonare o con cui litigare. Non rompete, ho già fatto ampliato le prospettive di vita di una giovane coppia lesbica e aiutato un'adorabile ragazza morta. Basta buone azioni per stasera, è arrivato il momento di riportare l'equilibrio nell'universo!

    E proprio come se qualche misterioso dio Shippeus, di sicuro, è sempre colpa sua abbia appena ascoltato le mie richieste di zuffe o di pomiciate, si presenta di fronte a me la persona da cui, segretamente, vorrei avere entrambe le cose. Porca miseria, ma perché deve essere così bello? Mi fa rimanere a bocca aperta ogni volta! « Gifford McStinky, qu'est-ce que tu fais ici[1]? » sbraito contro il mio sosia. So perfettamente che si chiama Gideon, sto già preparando una bambola voodoo con le sue sembianze, ma non intendo dargli la soddisfazione di sapere che conosco il suo nome. « Mi stai seguendo, adesso? E sei vestito da... Cerbero? Un cane? Ma fai sul serio? Rassegnati, non ti ci metto a quattro zampe [2]. Smettila di essere sempre così inquietante! » sogghigno, avvicinandomi a lui fino a che non ci sono che pochi centimetri a separarmi dal suo volto angelico e perfetto. Adesso capisco quello che il resto del mondo prova, quando mi guarda. Dio, ma come fate a resistermi?
    16 y.o.
    slytheriffic | 6th year
    neutral
    MISCHIEF, CONUNDRUMS AND DRAMA FIGHTS.
    GRAVITY DON'T MEAN TOO MUCH TO ME. RUN AWAY!
    LIKE IT WAS YESTERDAY AND WE COULD RUN AWAY!


    [1] traduco, se dovesse servire: "cosa ci fai qui?"
    [2] in italiano rende male, ma in inglese "a quattro zampe" si può dire "doggy style". Indovinate a cosa mi riferisco eheheheheheh

    Verrà il giorno in cui posterò qualcosa di serio e scritto bene, ma non è questo il giorno! Sul serio, non leggete il post, è un obbrobrio partorito a lezione mentre il prof ciarlava, non so neanche cosa ho scritto. Vi faccio un breve riassunto:
    1) Intro, descrizione del costume da Jack Frost e ingresso in Sala Comune.
    2) Molestie a Charlie, correzione del punch con l'Amortentia, nuove molestie a Charlie.
    3) Dilemmi morali a caso e scleri con Jane e Narah.
    4) Tentativo indiretto di avvisare Jess delle insidie (?) nascoste nel punch.
    5) Molestie e mini-aggressioni (?) a Giddino.
    Qualora voi siate stati nominati, il post è suddiviso in paragrafi, per cui non siete obbligati a leggere tutto, se non vi va! No, seriamente, non fatelo, vi prego.

    Allego uno schemino degli spostamenti di JJ e di quella che credo essere la disposizione approssimativa dei pg arrivati finora. Non lo prendete come oro colato, perché sono scemo e non mi stupirebbe aver sbagliato tutto, ma magari può essere utile a qualcuno!


    Se ho sbagliato qualcosa (sia nel post che nello spoiler, sentitevi liberi di massacrarmi su WeChat!
    Ultima cosa e poi giuro che ho finito: se volete interagire con JJ, sentitevi liberi di farlo, che mi servono tanti amiki! Prometto che non vi morderà a meno che non siate voi a chiederglielo.


    Edited by [mocking]-jj - 31/10/2018, 18:28
     
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    d.d. nicky winston
    you're like a tiny little ball of cuteness
    that just turns slightly red when angry

    Il buon senso consiglierebbe che Nicky Winston, una creatura che la sera, persino in casa propria, aveva paura di andare da sola a prendersi da bere, non fosse una grande fan dell'Halloween; maschere spaventose? Scherzi orribili? Mostri ovunque? Sangue in giro? Scheletri e ragni - spesso magicamente in movimento - attaccati alle pareti? Storie di paura raccontante al chiaro di luna? Non esattamente pane per i suoi denti.
    Il buon senso, però, in questo caso sbaglierebbe: Nicky Winston adorava Halloween, follemente - da sempre, e con tutte le contraddizioni che si rendeva conto ciò portasse. Non si poneva limiti di sorta, la ragazzina: era una fifona? Sì, appurato. Le importava che la gente non pensasse potesse amare quella festa? Non abbastanza, come non abbastanza le interessava contraddire lo stereotipo di fan della festa amante del genere horror.
    «Sta notte è Halloween!», esclamò appena sveglia la mattina del 31 ottobre, una bambina che con un'adrenalina e un'energia più sprizzante del solito si alzava dal letto e infilava rapida le calze con le zucche, che cercava nell'armadio eccitata la maglietta col disegno dello scheletro, e quell'annuncio lo ripetette a chiunque incontrato per la via: le compagne di dormitorio, i gemelli a colazione, i vicini di banco... sorrideva da orecchio a orecchio, una pinza fra i capelli a forma di pipistrello, e offriva a tutti caramelle - sì, persino a chi non le piaceva (sperando fossero in realtà scherzetti; amava il mondo magico e i suoi cibi strani).
    Non aveva mai non amato Halloween, pensando anzi fosse normale per i maghi e le streghe sentirsi incredibilmente a casa nello spirito clichè e stereotipato di quel giorno, quando il mondo babbano e quello magico sono più vicini che mai, e fin da bambina aveva sentito quasi di appartenere a quella festa, nonostante la paura che le decorazioni spesso le davano, nonostante gli scherzi che gli altri ragazzini le avevano sempre fatto. Halloween aveva il sapore di cioccolata calda dopo il giro di dolcetto e scherzetto, l'odore di foglie secche e terra bagnata, il suono di risate di bambini e musica d'atmosfera. I suoi genitori non avevano mai capito appieno la passione di Nicky (che lei ricordasse, la madre aveva sempre fatto pressioni per smettere di andare a prendere dolci «Non ne hai bisogno, tesoro, non ti fanno bene»), ma a lei Halloween ricordava casa, senza una vera motivazione. Forse il quartiere che si riempiva di decorazioni assomigliava al suo pianeta natale, chi lo sa.
    E poi, c'erano le maschere. Le maschere!! Nicky adorava - fin da piccola - travestirsi; Emily Winston non l'aveva mai molto seguita neanche in quella parte, limitandosi a darle vestiti vecchi, trucchi a disposizione... ma a Nicky non importava se non poteva essere la streghetta più bella del vicino, o avere un costume che si illuminava parlava volava ecc. A lei bastavano stracci, giocattoli da riadattare, una giro a casa della nonna per prendere quello di cui aveva bisogno. A lei bastava la propria immaginazione. Con un costume addosso la sua mente poteva vagare, inventando sempre storie diverse e interessanti; si creava il suo mondo, giocava con i propri headcanon. C'era stato quell'anno in cui si era vestita da ammazza vampiri, ad esempio, Katie Holmes, che le aveva dato spunto per la sua prima fanfiction a capitoli; oppure l'anno successivo, quando era stata una bambola di pezza rotta, Lily, triste perchè abbandonata e nonostante gli incidenti che capitavano attorno a lei non cattiva, solo incompresa; o ancora l'anno del fantasma di una ragazzina uccisa a soli dodici anni...
    Si divertiva con poco, indubbiamente, e si divertiva ancora a 16 anni, anche se si era preparata il costume di un personaggio specifico, per poter fare con i propri amici qualcosa di gruppo che avrebbe fatto restare tutti a bocca aperta (non tanto per la fantasia dei costumi, quanto per l'essere tutti a tema gli uni con gli altri come una vera squad - un sogno che si realizzava). Quell'anno poi oltre alla festa abusiva in sala comune tassorosso (prima festa a cui avrebbero ufficialmente bevuto per il solo gusto di farlo, nonchè primo evento sociale con gli Oakes, il loro svezzamento) ci sarebbe stato il grande evento, il Fatto, la Sorpresa, con la s maiuscola. Nicky non stava nella pelle: cosa avrebbero detto i suoi amici? Come avrebbero reagito? Chissà se gli altri a conoscenza del Fatto erano emozionati come lei. Chissà se erano pronti; dovette imporsi di non pensarci troppo, per non scoppiare a piangere dall'ansia e dal nervosismo. di nuovo.
    Si iniziò a preparare per la festa abusiva subito dopo cena (cena fantastica, se doveva dire la propria; era felice gli elfi avessero ascoltato le sue richieste di aggiungere più caramelle incantate e non, visto che «non si è mai troppo grandi per dolcetto o scherzetto») , chiudendosi in dormitorio e accettando di buon grado la proposta di Meh di essere scaramantici e fare le sposine, ognuno a prepararsi per i fatti propri senza permettersi di vedersi prima delle 22. La cosa che richiese più tempo fu l'incantesimo sui capelli, per accorciarli magicamente senza doverli tagliare definitivamente, e quando ebbe finito restò a osservarsi nello specchio del dormitorio, mentre attorno a sè le altre ragazze, ridacchiando, iniziavano a mettere i propri costumi più sexy, che spaventosi... ma per una volta, la tassa non era troppo gelosa dei loro abiti succinti. Senza distogliere lo sguardo dal proprio riflesso, Nicky si tirò leggermente giù la gonna corta, in imbarazzo per la lunghezza. «Nicky, come sei carina!» Si morse il labbro, sorridendo leggermente alla compagna di casata «Il costume non molto in tema Halloween, ma sei adorabile. Ti sei fatta bella per qualcuno?» La ragazzina avvampò vistosamente, tormentando di nuovo la gonna. «No. E' solo... è solo il personaggio. Velma, di Scooby Doo... il cartone» con un gesto rapido, si sistemò gli occhiali sul nasino riempito di lentiggini.
    Velma non era stata la sua prima scelta; si era offerta di fare Sandman, dalle cinque leggende, ma i suoi amici non erano sembrati particolarmente convinti dalla proposta, e aveva quindi accettato di seguire l'idea proposta da - Hunter, forse? In ogni caso, col sennò di poi preferiva essere una ragazza in minigonna che non un (adorabile) nanerotto completamente giallo. Stava davvero bene; il caschetto le donava, gli occhiali finti le rendevano gli occhi cioccolato più grande e... sì, si era truccata (poco, un po' a caso, seguendo tutorial di cosplaying). Non era esattamente nel proprio stile quel completo, ma era felice di aver potuto fare lei invece che Scooby Doo come si era lanciata subito. Non che avesse particolari persone su cui far colpo ma... beh... insomma... poteva essere bello fare la carina per una volta, ed essere vista in qualcosa che non fosse la divisa sformata, una salopette o un vestito che la ingrassava (sua madre era l'unica a fare questo commento, ma uno era più che sufficiente). Sapeva fosse idilliaco pensare che qualcuna l'avrebbe notata solo perchè indossava una gonna corta o un po' di eyeliner, ma le piaceva far finta.
    Aveva detto a Chouko che sarebbe scesa per andare alla festa con lei che, shook, è tassorosso e non grifondoro PENSA TE ma alla fine il disagio vinse (aspettare che la giapponese si cambiasse? Allettante, ma allo stesso tempo Nicky si sarebbe sentita una maniaca), e le lasciò un rapido bigliettino sul letto mentre era in bagno avvisandola che sarebbe stata al banco del cibo quando fosse arrivata. Aggiunse un cuoricino alla firma. Lo cancellò imbarazzata temendo Chou potesse fraintendere; lo ridisegnò di fianco temendo potesse pensare che lo aveva cancellato temendo potesse fraintendere. Restò a osservare il pasticcio venuto qualche secondo, e alla fine decise di rendere i cuoricini/macchie delle zucche, molto meno ambigue.
    Afferrò la borsa con la roba che le sarebbe serviva più tardi, mettendosela a tracolla, e si diresse alla sala comune.
    Il lavoro fatto per le decorazioni era eccezionale. Non solo il cibo era tanto e sembrava eccezionale, ma i teschi parlanti?? Le ragnatele? "Amo tutto questo" pensò esaltata giungendo le mani. «Ciao tesoro»
    «IH!» sobbalzando mentre emetteva quello squittio ben poco sommesso, per poco non inciampò. «...Ciao» ok, evviva Halloween ma FIGA FUGA DALLE TESTE PARLANTI!!!!
    Erano tutti bellissimi, non solo l'ambiente (non sembrava neanche più la sala comune tassorosso!): Erin ( «thriller! Amo quella canzone! Fai anche il balletto?»), Gideon ( «Ti prego, come l'hai fatto!! Le teste sono bellissime TI AMO! but no hetero bro»), Maple - una bellissima Mia Wallace - che salutò allegramente, Jess che... che era carina, e basta («Stai facendo te stessa?» si insomma, visto che era un fantasma - che poi lo era davvero? chi lo sa)... c'erano special, c'erano maghi, tutti i giovani frequentatori del castello, di ogni casa ed ogni razza, ed era bellissimo. Tutti insieme per una notte magica dove non importava davvero chi si fosse sotto la maschera. "Come si suol dire, un piccolo miracolo di Halloween". (?)
    Ah, quanto le piaceva tutto quello.
    Dopo il giro di saluti di rito, si avvicinò al tavolo vitto, aspettando la sua Mystery Inc mentre osservava i dolcetti e si chiedeva cosa prendere. Era una buona idea mangiare prima della Sorpresa? Avrebbe dovuto bere soltanto? C'era almeno dell'acqua lì in giro, oltre a quel punch decisamente sospetto (aveva visto troppe commedie di adolescenti per farsi fregare così)? Sorrise rapida a qualcuno vestito egregiamente da Elisabetta II, dandoci appena uno sguardo. "Meno male che alla fine non abbiamo fatto la famiglia reale; la presenza due regine avrebbe richiesto l'intervento e la spiegazione del Dottore, e non ne vedo neanche uno"
    «Volete» ma era la voce di hunter? Si voltò stupita. «bere qualc… OH NO.»
    nO.
    «nO appunto .
    Spalancando gli occhi lo osservò meglio, sfiorandolo con un dito. Era un costume impeccabile, di certo bellissimo, ma «Dov'è il tuo travestimento da Fred?» Perchè la Regina era Hunter - cioè, Hunter era la regina?? Lo shook la colpì immediatamente. «Ho sbagliato io? Dovevo fare il corgi reale?» portò la mano davanti alla bocca. Ci aveva messo così tanto a cercare gli abiti per fare velma, e le spiaceva, ma non era quello il problema «Io non so dove recuperarlo l'abito da corgi! Non sono pronta!» Come. Come avevano fatto a fallir-... un attimo. «...aspetta» aspetta aspetta aspetta aspetta «Avevamo... mai detto con certezza da cosa vestirci, per fare gruppo?» era sicura di sì, tuttavia... non lo era più così tanto «O abbiamo solo detto idee a caso e dato per scontato ognuno di aver capito?»
    Non era certa di poterci credere... solo loro, eh, losers sempre. Il suo sguardo finì in basso, e riportandolo su studiò tutta la figura del ragazzo. Preoccupata com'era per lo sbaglio di vestiti, non aveva notato prima una cosa assai più importante: «Però sei una bellissima Beth» e scoppiò a ridere senza più pudore.
    Lo notiamo che Gideon ha un doppione??? Lo conosciamo?? No dai, lasciamo il mistero ancora un post.




    2002's | 16 y.o.
    losers club | velma
    31 october 2018


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    made in china — I'm here at the beginning of the end


    durante il giorno va a dire in giro quanto sia bello halloween e a regalare dolci
    si veste da velma di scooby doo
    commenta il costume di chi conosce (anche il tuo se vuoi, cittadino qualunque!!! davvero, sentitevi liberi di dire che vi parla per salutare e dire cose a caso)
    si butta sul tavolo del ciboh, dove parla con Hunter (e gli altri losers? chi lo sa, non io)
     
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  13. professional liar™
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    User deleted



    Rudy Slavinsky
    my wzodiac? I'm a dumbass.
    moon in dramatic bitch

    Era tardi, davvero tardi. Per cosa non ne era esattamente certo, sapeva solo che la sua sveglia stava suonando isterica da troppo tempo per i suoi gusti. Era certo che qualcuno dei suoi compagni di dormitori gliela avesse nascosta, un simpatico scherzo halloweniano a cui Rudy non avrebbe dato corda. Uscì dunque dalla sua stanza senza trovare il suddetto orologio squillante, lasciando il problema a qualcun altro, pronto a scoprire i segreti che Hogwarts gli nascondeva il 31 di ottobre. Halloween era forse una delle sue feste preferite, e anche una delle più profane e controverse che esistessero, ma alla fine il vero spirito della notte delle streghe non era un fantasma o un poltergheist, era il caro evecchio spirito del consumismo, lo stesso che faceva comprare fiori e cioccolatini a san valentino e regali a Natale. Aveva sentito parlare di una festa dalla località sconosciuta e aveva intenzione di andarci per fare la spia lasciarsi andare un po', anche perchè era tardi e Nico non trovava un buon motivo per portare Rudolph ad una festa.
    L'alcol? Gli amici? A PROPOSITO DI AMICI magari se avesse pedinato Scott avrebbe potuto trovare il party misterioso, oppure avrebbe potuto chiedere ad Hunter, ma la verità era che gli mancava pedinare la gente #mlml #kinktober?

    Aveva preso il primo costume che aveva trovato visitando la stanza delle necessità (nella quale non v'era traccia del suo paparino, che fosse alla festa anche lui? -spoiler sì, ma vestito in modo irriconoscibile ). Della suddetta camera magika aveva scalato montagne di cianfrusgalie e guadato fiumi di cavolate per poter trovare cose utili alla creazione di un costume homemade: la testa trofeo di un cavallo e un piumino per spolverare. Era diventato dunque un magico reverse-centaur. Senza ulteriore indugi trottò verso le birre poggiate affianco al ponch pronto a sbizzarrirsi o imbizzarrirsi.
    "EHI MA CI CONOSCIAMO?" disse al prossimo pg che posterà. Sarà la nascita di una nuova amicizia? otp? rivalità? saranno comapgnid idieta a base di yogurt greco o gareggeranno per chi ha i baffi più belli? Roleplayer, it's your choice.




    è corvonero
    è giovane
    è tardi


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    made in china — I'm here at the beginning of the end
     
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    Stephen Faustus Gallagher // the cursed
    Stephen F. Gallagher
    « Ehi, umano, smettila di leggere quella cartaccia e ascoltami. Due topini vanno al cinema, si avvicinano alla rivendita dei biglietti e chiedono: “C'è molta gente stasera?”, la signorina risponde: “No, quattro gatti!”, ed i topini: “Scappa scappa scappa !!!” »
    « …ricordami perché non ti ho fatto ancora castrare o abbandonato in un canile. »
    « Perché la tua anima è legata a me e, se dovesse succedermi qualcosa, tu finiresti all’inferno senza nemmeno aspettare la fine del contratto. FINGER GUNS…se solo avessi le dita. ARTIGLI GUNS. »
    Un sospiro che non avrebbe portato a nulla di buono, Stephen, e le falangi a stringere distrattamente il l’invito che gli era stato recapitato quella mattina mentre il demone gatto se ne restava appallottolato sulla spalla del serpeverde, insieme a quello che poteva essere quasi definito il sorriso di un animale che aveva preso troppo freddo o, in altre parole, di chi aveva ingerito dell’erba gatta.
    «La prossima volta riuscirai a infilarti il costume da fantasmino da solo o a riempirti la ciotola di croccantini, signor gungun? Devo ricordati io chi mi ha pregato di portarti insieme a me perché i tassorosso hanno una gatta che viene dal Giappone?»
    « …mi yao. »
    E mentre una mano venne portata a lasciare qualche piccolo grattino sulla testa di Mephisto, coperta dalla federa di un cuscino trasformata in un costume da fantasma, il freddo, nel frattempo, sembrava racchiuderlo in una sottile patina di protezione, la testa completamente su di giri, come persa all’interno in un mondo che non gli apparteneva, uno di quelli dove non era importante l’aver segnato sul proprio petto il tempo che ti rimanesse da vivere, sarebbe stato comunque normale fare festa la notte di Halloween. Un universo alieno, che aveva sempre tentato di mostrare agli occhi degli altri e che talvolta lo trascinava all’interno di quel curioso giro di utopia al quale aveva sempre preferito dichiararsi estraneo. Non ce la faceva proprio a scendere a compromessi con quella realtà che coesisteva insieme all’altra, di gran lunga più cruda, che si consumava proprio lì, al battito del suo cuore, alle sue iridi cerulee. Un'evidente manifestazione della natura che moriva soltanto al fine di evolversi e rinascere. Quasi gli sembrava di sentire gli alberi lamentarsi al di fuori delle finestre del castello di quelle condizioni pietose, dei rami che venivano crudelmente scoperti. Eppure, per quanto tutto ciò potesse apparire stranamente crudele, Stephen non poteva fare a meno di ricercarne un'intrinseca e malinconica bellezza. Semplicemente perché aveva oramai largamente appreso quanto quest'ultima potesse celarsi perfino negli angoli più remoti della Terra; quelli che solitamente si ignoravano e lasciavano da parte. O, perlomeno, quelli che spesso e volentieri non ci si soffermava più di tanto ad osservare. E non era tuttavia quello il fulcro di tutto, bensì il cogliere effettivamente ciò che si celava dietro l'apparenza. Non sapeva neanche lui, invero, come diavolo fosse giunto a quel punto; ma sapeva, in compenso, che arrivarci avesse richiesto un sacrificio, un compromesso, forse perfino un continuo mettere in discussione se stesso e la sua linea di pensiero. La sua stessa vita.

    Non fu molto il tragitto che Hiccup e il fantasma formaggino ebbero da compiere, la fortuna volle – o semplicemente chi aveva costruito il castello – che la sala comune dei serpeverde e quella dei tassorosso non fossero molto distanti tra di loro, avendo così meno probabilità di essere visto girovagare tra i corridoi con un’armatura in pelle dal peso che superava di gran lunga quello del proprio corpo.
    Non appena il Gallagher mise piede nella sala, le sue labbra si schiusero così da permettere un sospiro di stupore di uscire da esse; avrebbe dovuto ammetterlo, i tassi sapevano darci dentro quando si trattava di feste. Allo stesso tempo il gatto drizzò le orecchie alla vista di uno dei teschi parlanti, iniziando a contorcersi sulla spalla del sedicenne, portandolo a scacciarlo con una stretta alla sua coda.
    « Stai davvero…che schifo. SCENDI DALLA MIA SPALLA. »
    « Oh, frrrr. Non penso di aver mai visto un teschio così bello da…anni! Ma che dico anni, SECOLI. Penso che il mio cuore abbia perso la voglia di governare il mondo e sia stata sostituita da quella dolce visione…oh mia cara, qual è il tuo nome? Vuoi prrare un po’ con me? MI SENTI DA LI’? »
    Un sospiro si liberò dalle narici, mentre le labbra si alzarono verso un lato. Una smorfia apparentemente ilare e serena, ma che in realtà celava un'amarezza di fondo prima che Stephen potesse effettivamente aprir bocca per ricordare al demone il loro patto, che non avrebbe dovuto parlare in presenza di altri esseri umani, Mephisto sgattaiolò tra la folla di studenti per poter raggiungere uno degli angoli della stanza e appollaiarsi vicino al teschio, iniziando a fare le fusa. Forse l’inferno non sarebbe stato così male, pensò ironicamente il serpeverde, disperdendosi a sua volta tra la folla per poter raggiungere il lato opposto della stanza e rifugiarsi vicino al tavolo dei dolci per ammazzare quell’oscuro lasso di tempo in cui si arrivava ad una festa e si aspettava l’arrivo di un proprio conoscente. Peccato che, beh, Stephen non avesse così tante conoscenze. Una mano a versare il punch all’interno di uno di quei bicchieri rossi da film americano, che probabilmente non avrebbe nemmeno realmente bevuto, mentre lo sguardo si tenne su quel gattaccio che, nel frattempo, avvinghiò la sua coda intorno al cranio parlante. « E’ impossibile che tu non conosca il mio nome. Mi avrai riconosciuto sicuramente per le mie più grandi opere, come il demone degli incroci, per l’aver mandato all’inferno metà delle anime di questa terra. Non sto mentendo! C’è scritto su…gugl? Gogl? Smog? Frog? Quello, baby. » Che conversazione…terrificante.
    E se ne sarebbe volentieri andato in pista, Stephen, cercando tutto quel divertimento che risiedeva nel fingere che tutto andasse bene, nonostante tutto. Eppure anche quello non andò secondo i pieni del ragazzo dai capelli castani che, nel voltarsi di scattò, si ritrovò ad andare contro ad un tassorosso che aveva spesso visto a lezione…Marvin, forse? Ed era inutile dire di come il punch che si era versato con tanta cura e amore finì, seppur non completamente, sul costume del ragazzo, dandogli quella nota aranciata.
    « Satana, perché mi stai facendo questo? » aggrottò le sopracciglia, chiedendosi cosa avesse fatto nella sua vita precedente per meritarsi tutto ciò. Di gran lunga più semplice, invece, gli risultò togliersi il mezzo mantello in pelliccia ed avvolgere con esso il busto del ragazzo al fine di coprirne la macchia, probabilmente senza nemmeno dargli il tempo di rispondergli. « Vuoi venire in bagno con me? Conosco un incantesimo per farla andare via! » si avvicinò al suo orecchio, alzando la voce così da farsi sentire e superare il volume della musica.
    Ci sarebbe stata una gioia, per i Gallagher?



    31.10.2018 | H: 22:00
    Slytherin | 16 y.o.
    So you can drag me through hell
    If it meant I could hold your hand
    I will follow you 'cause I'm under your spell
    And you can throw me to the flames, i will follow you


    Praticamente è un post inutile e scritto male ( vado di fretta e non l'ho riletto ihih ) quindi potete anche evitare i leggerlo???
    Si veste a Hiccup di Dragon Trainer: x x
    Parla un po' con il suo gatto che fa il cascamorto con un teschio, va a prendere da bere e lo versa addosso a Mabel (?????). Potete molestarlo se volete??? Non disprezza nessuno penso??? Giocate un po' alla tavola ouija nel caso???
     
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    heather morrison
    does the idea of being attractive enough
    to manipulate people appeal to you?

    C'era qualcosa di estremamente clichè in una festa di Halloween abusiva (in sala comune tassorosso, per di più), inviti recapitati a mano e ordine di segretezza, così scontata che una Heather, fan indiscussa dell'essere sempre presente nella vita degli altri (anche quando nessuno lo richiedeva nessuno - anzi), di certo non poteva mancare. Una rimpatriata in un luogo comodo, senza bisogno di sgattaiolare via dal castello o rubare pozioni invecchianti o polisucco, la visita della sala comune tassorosso (sala comune che le mancava nella propria collezione, non essendo mai stata con un tasso fino a quel momento)... perchè non farci un salto? Se era fortunata, e si sarebbero presentati anche altri altri degli ultimi anni non proprio sfigati, poteva uscirne qualcosa di carino.
    Sistemò il vestito, controllò che il rossetto fosse ancora impeccabile sulle labbra (dietro, comunque, se lo sarebbe ovviamente portata per sistemarselo in caso di bisogno; a feste dove c'erano letti nelle vicinanze, era sempre facile che venissero usati), la linea dell'eyeliner abbastanza spessa da volare via (prendeva sempre spunto dalle sopracciglia di BJ Reynolds, buon'anima), e si avvicinò all'entrata della sala comune, i tacchi che rimbombavano nel corridoio. Aveva scelto Merilyn Monroe per il proprio costume di Halloween, qualcosa di semplice ma di grande effetto, qualcosa che le ricordava l'America e la celebrava, e se qualcuno le avesse chiesto perchè non si era vestita con niente di spaventoso, avrebbe potuto dire che era già abbastanza inquietante la dittatura sotto cui vigeva il Regno Unito, indietro sul suo mondo di almeno cinquant'anni.
    "Non male", pensò varcando la soglia della porta. "Non male davvero"
    La sala comune - sui toni chiari e caldi, a differenza della sua - era stata addobbata meglio di tante altre case in cui Heather era stata per Halloween, e sebbene non fosse molto grande era abbastanza per contenere un numero sufficiente di persone senza che la festa sembrasse vuota o lo spazio troppo piccolo e tutti si accalcassero; chiunque avesse tirato i fili da dietro le quinte, aveva fatto un buon lavoro. «Mabel, Aaron» salutò, superando i due ragazzi intenti a- ballare? comunicare? con la Aguilera, un debole gesto della mano per far presente la propria presenza alla festa.
    Passò davanti a parecchie persone, amici (o qualcosa del genere) che salutò, e sconosciuti a cui si limitò a fare un sorriso (era selettiva, la Morrison, ma raramente scortese). Solo arrivata al tavolo delle bevande (un cenno veloce e due parole di cortesia a chi la guardò) si rese conto della vera assenza di alcol. Shook. Gli era stato detto che chi lo voleva se lo sarebbe dovuto portare ma non credeva... non pensava... andiamo! Non ce n'era neanche per le belle ragazze?? PFFF INGLESI!! Come credevano se lo sarebbe portata, in una fiaschetta? Non ci stava nel reggiseno, aveva già sigarette e rossetto! "Maschilisti" Trattenendo uno sbuffo, si allungò verso la birra, notando poi qualcosa che attirò ben più la sua attenzione. Sollevando un sopracciglio, osservò divertita la scena che stava avvenendo a poca distanza da lei. "Signorino Charlie Anderson. Sarà mica alcol quello con cui ha corretto il punch?" Non c'erano più i prefetti di una volta, e meno male. Con un sorriso, Heather mise da parte la bottiglia di vetro, dirigendosi invece verso la boccia di succo, ma prima ancora di arrivarci anche Odair, il ragazzo nuovo, pensò bene di mettere qualcosa in una bevanda mentre gli altri erano distratti. Wow, grazie Jharlie degli alcolici gratis, trpp gentili!! cuoricini e limoni gratis se vi andrà.
    Lentamente, e come se niente fosse e niente avesse notato (stupidamente, perchè pensandoci qualche secondo avrebbe potuto capire che non era stato versato niente di alcolico - perchè farlo in segreto, per sballare i primini?) andò sul luogo del misfatto, e dalla seconda boccia di ponch si versò un bicchiere. Lo portò vicino alle labbra per annusare; niente odore di vodka, rum, o qualcos'altro di bruciante, quanto di arancia, cioccolato... abercrombie & fitch per uomo? Perchè diavolo-... Oh beh, male non poteva essere (c'era pur sempre alcol nei profumi, vero?) Per quanto la riguardava, poteva anche essere un sedativo o un ipnotico; bastava le distendesse la mente abbastanza per trovare sopportabile qualsiasi cosa sarebbe successa quella serata. Mal che andasse, era un veleno o davvero un profumo e sarebbe morta. Meh. Acab.
    Si allontanò dal tavolo, ma prima di poter raggiungere un posto più tranquillo per aspettare le proprie amiche, un ragazzo la placcò.
    «EHI MA CI CONOSCIAMO?»
    Arricciando il naso, la serpeverde abbassò il bicchiere, ancora imbevuto. Non era certa che a infastidirla fosse che lui non la riconoscesse o il fatto che avesse gridato più del necessario solo perchè c'era la musica o ancora che avesse un costume disturbante, sta di fatto che la conversazione era iniziata già male. Nope, un tizio con in testa mezzo busto di cavallo non era la sua idea di divertimento. «Forse abbiamo qualche lezione insieme» spiegò ugualmente, amabile. «O mi hai vista nelle cheerleader serpeverde» si chiamavano così Ora sì. Era più che probabile che il ragazzo (ragazzo??) avesse visto lei in giro; Heather non risaltava forse come un Self o un Take, come un Charles o un Perses, ma era carina, stava con le persone giuste, prendeva bei voti, era in ogni club interessante; difficile non notarla. «Heather Morrison» si presentò, guardando di lato per vedere se arrivava qualcun altro per toglierla dall'impiccio di doversene andare con una scusa (poteva pur sempre esserci qualche bel figaccione lì sotto). Vide solo Stephen Gallagher farsi una figuraccia con Mabel, interrompendo la sua danza mirabolante con Michael Jackson. Povera creatura; gli faceva tenerezza. Attendendo che il ragazzo dicesse la propria, lo sguardo ancora verso nessuno in particolare, Heather sorseggiò finalmente il punch, e con esso l'amortentia ZANZANZAAAAAN




    2001's | slytherin
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    31 october 2018


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    made in china — I'm here at the beginning of the end | gif


    scusate non so scrivere

    heather arriva alla festa vestita da marylin monroe
    saluta chi conosce, fa sorrisi a chi non conosce #wat
    va al tavolo delle bevande e nota charlie e jj essere sospetti - ma pensando sia alcol prende da bere comunque
    parla con rudolph e senza guardare nessuno in particolare beve l'amortentia CHI SARA' IL FORTUNELLO CHE VEDRA' PER PRIMO??? Davvero, se volete parlarle e muoverla innamorata e un po' psycho fate pure #wat
     
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48 replies since 23/10/2018, 20:32   2823 views
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