Monster Mash: Hufflepuff Halloween Party

aperta solo agli studenti!1!!

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    Rose Anderson
    If you obey all the rules you miss all the fun

    Era stato più complicato del previsto assemblare quel costume e il risultato finale be… non era esattamente come se lo era immaginato.
    Aveva scoperto della festa di Halloween organizzata dai Tassorosso per puro caso mentre passava tra le tavolate della Sala Grande per fare colazione con alcuni amici. Quella che doveva essere una festa “segreta” era ormai sulla bocca di metà castello, quadri inclusi, insomma, sarebbe stato difficile non venirne a conoscenza.
    Era innegabile che Rose amasse ogni tipo di evento sociale e quale migliore evento di una festa? In maschera per giunta! Poi se c’era anche qualcosa da bere ancora meglio no?
    La scelta del costume non era stata semplicissima, non si poteva certo dire che fosse una ragazzina particolarmente fantasiosa ma l’idea era sorta inaspettatamente. Infatti, durante una noiosissima lezione di erbologia le era venuta l’illuminazione, i capelli c’erano, doveva solo trovare un vestito adatto e delle piante…si proprio delle piante.
    Era davanti allo specchio ormai da almeno un’ora e finalmente era riuscita a fissare l’ultima foglia d’edera sui suoi lunghi capelli lasciati sciolti, morbidi.
    Sembro una ninfa…no forse un elfo…non lo capirà nessuno.
    Nel complesso il risultato non le dispiaceva ma non era propriamente riuscita a rendere l’idea del personaggio dei fumetti a cui si era ispirata: Poison Ivy. Aveva indossato un vestito verde e nero, si era truccata in modo non troppo pesante e poi aveva intrecciato ai suoi capelli delle foglie d’edera che, dopo un lungo lavoro ormai stavano fisse immobili senza spostarsi di mezzo centimetro.
    Magari non tutti la conoscono effettivamente, be pazienza ci ho provato.
    Ormai era pronta e si stava facendo tardi. Non era solita arrivare troppo presto in questo tipo di situazioni, preferiva attendere che almeno parte degli invitati fossero già arrivati e che la festa avesse già preso una piega un po’ più movimentata.
    Prima di uscire prese tutto ciò che le sarebbe servito quella sera lanciando un incantesimo in modo che tutto stesse nella piccola borsetta nera che si stava portando dietro.
    Era agitata ma allo stesso tempo entusiasta di quella serata, non solo per la festa in se ma questo lo sapevano solo lei e qualche altra persona che forse, come lei, al momento aveva un po’ le farfalle nello stomaco.

    ...

    La festa era decisamente già iniziata. Alcuni studenti avevano preso a ballare sulle note di non si sa quale artista, altri parlottavano in gruppetti più o meno numerosi, altri sfuggivano agli sproloqui di quelli che sembravano proprio dei teschi parlanti, mentre molti si erano radunati intorno al buffet. Come biasimarli.
    Rose si guardò un po’ intorno per vedere qualche viso conosciuto e notò diversi volti familiari tra cui, inconfondibile, nonostante il trucco da scheletro, suo fratello. Era un po’ in disparte e fu abbastanza facile raggiungerlo senza essere urtata da qualche ballerino improvvisato.
    Gli diede un pugnetto sul braccio per attirare la sua attenzione e gli fece un occhiolino -Ehilà, pronto a fare conquiste?- poi, notando la birra che teneva i mano, aggiunse -Ehi dove l’hai presa? Ne voglio una anche io!-
    Non era affatto sorpresa di vederlo lì anzi, si sarebbe stupita se non fosse stato così. Infatti che Charlie fosse un amante delle feste e della compagnia non era certo un segreto e non solo per sua sorella. Quante volte aveva dovuto sorbirsi i discorsi concitati di qualche ragazzina che chiedeva a lei di combinargli un’uscita oppure i racconti sussurrati nei bagni delle ragazze. Certe cose meglio non saperle proprio.
    In quella stanza faceva decisamente caldo. Lo spazio non era molto grande e la gente continuava ad arrivare. Devo bere qualcosa. Intravide oltre il gruppetto vicino al buffet delle bevande così decise di avvicinarsi e di servirsi qualcosa.
    Diede un piccolo colpo di bacino al fratello sorridendo e poi lo salutò dirigendosi verso il tavolo.
    -Bene ti lascio, non vorrei intimorire troppo i tuoi possibili spasimanti e poi muoio di sete-
    Arrivata al bancone notò Hunter e Nicky e li salutò con un cenno della mano prima di concentrarsi su cosa offriva il menù. Birra o Punch? Punch dai, ma quale? Saranno uguali no?
    Sul tavolo c'erano due ciotole di punch e Rose si versò un bicchiere da quella libera dato che una ragazza bionda, che Rose non riconobbe al momento, se ne stava versando uno dall'altra, posta a qualche centimetro di distanza.
    Fece qualche passo indietro in modo da lasciare posto ad altri studenti assetati e si guardò un po’ intorno cercando di ricordare il nome della band che stava cantando in quel momento e portando alle labbra il bicchiere per bere un sorso. Forse servirà a rilassarmi un po’.




    Gryffindor | 15 y.o.
    Rebel | Poison Ivy
    31 October 2018


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    made in china — I'm here at the beginning of the end

    In breve Rose è vestita da Poison Ivy ma sembra una mezza ninfa. Saluta Charlie, fa un cenno a Hunter e Nicky e poi beve il punch col Veritaserum mentre Heather si versa il suo con l'Amortentia. Se qualcuno vuole interagire fate pure #love
     
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    Charles Antoine Dumont // je vois la vie en rose
    A pensarci, era una gran bella contraddizione il fatto che Charles, coi suoi modi tanto schizzinosi ed aristocratici, non si ponesse troppi problemi ad infiltrarsi tra la comune plebaglia quando si trattava di festini e quant'altro. Ma in fondo il Serpeverde non era che appena diciottenne e, si sa, adolescenza non è mai sinonimo di coerenza, specie per un ragazzo. Eppure lui si sentiva adulto già da parecchio tempo, da quando a otto anni aveva dovuto assumere il ruolo dell'uomo di casa, da quando era stato costretto ad assumersi anche la responsabilità di sua madre ed infine, da neppure un mese prima, quand'era finalmente riuscito a farsi cancellare quel dannatissimo secondo nome dall'anagrafe, recidendo simbolicamente ogni traccia del ramo francese della sua famiglia. La Francia gli mancava, indiscutibilmente, ma non era certo di volerci mai più metter piede. Gli ultimi giorni lì avevano intaccato i suoi bei ricordi d'infanzia come neppure l'abbandono di suo padre era mai riuscito a fare ed ora, per quanto ancora desistesse dal liberarsi di quel marcato accento della Manica, non voleva neppur prendere in considerazione l'idea di rimetter piede nella sua vecchia abitazione.
    «pers?» batté le nocche un paio di volte sulla porta della stanza del compagno di casata, esitando qualche istante in attesa di una risposta. «oh, io sono pronto, ti muovi?» e, dal momento che la pazienza non era mai stata una sua virtù, strinse con più vigore le due bottiglie che si era procurato per l'occasione ed aprì la porta, facendo capolino oltre di essa per sbirciare all'interno. «mon. dieu.» si sarebbe aspettato tante cose: che l'amico si fosse ubriacato prima del tempo, che gli fosse venuto un colpo di sonno improvviso, che fosse occupato a paccare con gideon qualcuno... MA PERSES VESTITO DA ELSO? «io non ci vado in giro con te conciato in quel modo, adieu.» e richiuse la porta, avanzando qualche passo verso l'uscita del dormitorio sperando di dimenticare per sempre quella funesta visione. Avrebbe anche tirato dritto verso la Sala Comune Tassorosso, abbandonando perses al suo destino, se solo non avesse diviso con lui la spesa dell'alcol che si stava portando dietro.

    «il fatto che ti abbiano costretto NON è una giustificazione.» aveva continuato a ripetergli per tutto il tragitto verso la festa, gettandogli occhiate profondamente giudicanti nel tentativo di non piangere. No, Charles non era uno che rideva dinanzi a quelle cose, non quando ne andava di mezzo la sua reputazione. «potrei accettarlo solo se quel mcpherson si fosse vestito da anno. nel senso di anna al maschile. quella di frozen. con due enne, eh.» perché in quella scuola nessuno aveva il minimo senso dell'aesthetic? E no, di certo non aveva niente di pinnabile un perses vestito da reginetta di arendelle, ew.
    Una volta superata l'inesistente sicurezza bravo mabel eh, vai a ballare invece di buttare fuori le persone!!, fu un sollievo constatare che ci fossero, quanto meno, parecchie persone conciate peggio del suo accompagnatore. Per quel che lo riguardava, non s'era azzardato a strafare: un po' di trucco sugli occhi alla Charléne e del sangue sul mento finto gli erano parsi più che sufficienti. «ecco vedi? vai da quell'altro cretino vestito da regina elisabetta, parlate di sicuro la stessa lingua.» scherzosamente ma non troppo spinse l'amico al centro della sala, guardandosi poi attorno alla ricerca di qualche faccia familiare. «e u l à, aaron icesprite ad una festa. mi sono perso qualcosa?» diede una pacca sulla spalla al serpeverde che, sebbene avesse sempre scritto in fronte 'don't mess with me', Charles adorava puntualmente stuzzicare. «e, MEH» si voltò, sia per accertarsi che mehan tryhard non fosse nei paraggi e sia per evitare una possibile risposta poco simpatica da parte dell'icesprite «anderson dal nome poco originale capisci la battuta insieme ad un jj frost molto poco eterosessuale?? sto per piangere.» insomma, quando mai aveva visto presenti tanti serpeverde in una sola stanza? La maggior parte delle volte si trovavano in netta minoranza, tanto da non riuscire nemmeno ad avvicinarsi alla vittoria della Coppa delle Case. Entusiasta come poche volte nella sua vita, bevve un lungo sorso dalla bottiglia che aveva in mano -l'altra l'aveva ceduta a pers, sebbene avesse quanto meno provato a tenerla per sé #serpeverde- e continuò ad avanzare tra gli studenti, fermandosi solo per accovacciarsi ed esclamare «aw, ma tu sei il gatto parlante di gallagher!», guardando con sincera adorazione il felino avvolto in un... lenzuolo?? Vabbé, se avessero mai aperto un cat café a diagon alley, sicuramente lui sarebbe stato il cliente più assiduo. «steph» -un altro serpeverde!!- «ma come hai—»
    « Vuoi venire in bagno con me? »
    «...fate pure finta che io non vi abbia interrotti eh, buona serata!!»
    Insomma, chi era lui per rovinare il tentativo di abbordaggio di un suo compagno di casata? Scoccò un occhiolino ammiccante verso Stephen e si allontanò con cautela, avvicinandosi al tavolo del rinfresco senza disattivare il suo molestie-radar: cercava qualcuno in particolare? A chiederlo a lui, nessuno, per chiunque altro — probabilmente non un serpeverde, ecco.
    «Heather Morrison»
    «Heather Morrison!» ripeté allegramente alla vista della compagna -un'altra serpeverde!!-, circondandole le spalle con un braccio. Allungò il viso verso il bicchiere che reggeva fra le mani per annusarne il contenuto, poi arricciò il naso con poca convinzione. «lascia stare quella roba annacquata da sfigati.» le allungò la propria bottiglia, invitandola a bere «tié, solo perché sei tu.»
    prelevi? // heureux, heureux a en mourir.
    Voilà, le portrait
    sans retouche
    de l'homme
    auquel j'appartiens.
    La vie en rose - Edith Piaf
    slytherin
    2000's
    drama queen



    In breve:
    -va alla festa con Perses e lo lancia contro hunter (no regrets)
    -molesta /tutti/ i serpeverde: aaron, charlie, jj, stephen ed heather (se ne ho scordato qualcuno perdonatemi ew)
    -scambia la conversazione tra stephen e mabel per un avance sessuale
    -avvicina heather e gli dà del vero alcol (amortentia non ti temo!!)



    AH E CIAO ELI, questo post lo dedico alla nostra challenge #kastaelise
     
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    Inutile dire che Roanoke era sempre più confusa dagli inglesi, e non aveva certo a che fare con il fatto che fosse bionda. Li osservava come i genitori della casta roma osservavano la DPG, vagamente affascinata e spaventata. Non comprendeva come potessero andare in giro così nudi e perché nessuno dicesse loro niente, che poi non avevano freddo? Giurava di aver intravisto persino il perizoma di qualcuno il giorno prima, senza che ovviamente lo facesse apposta, le era semplicemente capitato lo sguardo lì! Davvero, non era una pervertita, lo giurava sugli orsi norvegesi. O sulla Merkel, dipendeva dal mood. Essere una spia era troppo complicato per lei, ma non avevano visto quanto era platino prima di affidarle la missione? Poi per correre dietro a un ragazzino, ma che idea del cazzo era? Norvegia explain. Yves aveva accettato quella missione solo perché non aveva avuto scelta, anche se non pensava che calarsi nei panni di una tedesca qualsiasi si sarebbe rivelato così arduo.
    Avete presente quante battute sui würstel riceveva al giorno? Troppe. Qualcuno l’aveva persino comparata ad Amy Ried, e quasi aveva pensato che fosse un complimento prima di scoprire che fosse una pornostar tedesca. Cristo, ogni giorno si chiedeva che problemi avessero gli inglesi. E dire che a Durmstrang sarebbero bastate un paio di frustate per rivolvere il problema «fuken englischeis» (aka fottuti inglesi in tedesco) un mormorio soffocato dalla sciarpa, mentre la bionda osservava perplessa i due fratelli poco più in là «devo davvero chiedervi perché state palpando Niamh?» eh, perché ovviamente non poteva trovarsi degli amici normali – ormai era convinta di essere una calamita per casi umani, non importava quanto acida si rendesse per repellerli. Doveva ammettere che in quel caso era stata la prima ad avvicinarsi a loro solo perché credeva che fossero imparentati con David Beckham, e quando aveva scoperto che così non era ormai era troppo tardi per scollarseli di dosso «è per il video, roan, è per la scienza» anche se secondo pareri esterni, non sarebbe bastato per evitare alla Barrow una denuncia per molestie sessuali.
    La Fairchild preferiva restare accasciata sul bancone avvolta nel suo bozzo di lana, e per quanto le sarebbe /piaciuto/ venire a palpare (a quanto pare Niamh stava pensando di rifarsi il seno?? No hablava l’ingleis non aveva capito) la ragazza, era certa che apparire nel video di uno youtuber più o meno famoso non avrebbe aiutato la sua missione. Eh, i sacrifici che si facevano per Norvegia Liebe. «will stacca tuo fratello da niv, dobbiamo ancora prendere l’alcool» indicò con un cenno della mano le bottiglie dietro le spalle della Barrow, ricordando loro cos’erano venuti a fare in primo luogo ad Hogsmeade: alcool e wifi. Non sapeva come funzionassero le feste ad Hogwarts essendo lì da poco più di un mese e mezzo, ma da quello che le avevamo detto i fratelli Beckham non era sempre detto che ci fosse tutto a quelle feste. Il che le era sembrato da taccagni, a Durmstrang tra un po’ avevano persino l’orso da cavalcare con la faccia di Putin al posto della testa dell’animale.
    E ora tagliamo che sto perdendo la challenge.

    Gaylord era una basic bitch qualunque, e da tale non poteva non amare Halloween e tutto ciò che portava: cibo, costumi più o meno succinti, e una valangata di idee per il suo canale youtube. Quell’anno sentiva una certa pressure sulle sua spalle, quando non era ancora così famoso non si doveva preoccupare di far cagare, ma adesso che era arrivato a cinque milioni non poteva più fregarsene. Non voleva finire al mattatoio come Laura Lee e Manny MUA, o diventare un creatore fantasma come Antonio Garza, ogni suo video richiedeva un minimo di preparazione; per la fine di quell’anno contava anche di incastrare i Dolan Twins con una collab, dato che erano così richiesti da Roan e sua sorella. Era convinto che volessero incontrarli solo per molestarli più o meno sessualmente, e doveva dire che quando aveva provato a chiederglielo non l’avevano negato – come fare loro causa, Gaylord poteva anche essere etero ma anche lui aveva gli occhi. «will dici che sono abbastanza cadaverico?» finì di spalmarsi il rossetto fuori dalle labbra, il colore pesca a complimentare la sua carnagione pallida, quasi come un fantasma. Solo i veri intenditori avrebbero riconosciuto il suo costume, mentre era sicuro che per tutti gli altri sarebbe solo stato l’ennesimo spirito – quei plebei non sapevano che Gay si era vestito da Flashback Mary, e meritavano solo di essere istruiti. «sei sister ridicolo, ecco cosa sei» il ragazzo alzò il dito medio in direzione della sorella, dandosi un’ultima occhiata allo specchio del bagno per essere certo di essere pronto – come al solito se ne sarebbe infischiato di quello che diceva Willow, non capiva chiaramente niente di come girasse il mondo (cosa).
    In una perfetta imitazione trash di Riverdale, Gaylord e le sue due accompagnatrici entrarono a braccetto nella sala comune dei Tassorosso. Il Beckham si guardò in giro giusto il tempo di assestare la posizione del cibo, e quando vide che non c’erano alcolici (o almeno, non quelli degni di una festa come si deve) non ne fu di certo stupito. Ecco perché aveva comprato tutto quello che poteva dalla sua rifornitrice preferita, quella volta non sarebbe rimasto sobrio: necessitava di essere almeno brillo per potersi godere gli eventi sociali. «penso già di aver visto un paio di persone che copulavano nell’angolo, è normale dalle vostre parti?» Roanoke sollevò disgustata l’angolo del labbro, distogliendo poi lo sguardo dalla scena tutt’altro che interessante: se avesse voluto vedere un porno avrebbe sfogliato uno degli hentai di Fawn. Roan decise di lasciare il fianco dei fratelli Beckham per qualche minuto, giusto il tempo di andarci a rimpinzare di dolci, una delle poche gioie che l’Inghilterra le aveva dato. E poi mangiare era anche in tema con il suo costume dato che si era vestita da Trisha Paytas. «cazzo, non mi dire che- ma perché a me» la bionda si lasciò sfuggire un lamento dalle labbra, fiondandosi verso il tavolo delle bevande per nascondersi tra la folla. Quante probabilità c’erano che incontrasse Björn lì? Sperava solo che non la riconoscesse, non se lo poteva permettere: avrebbe potuto mandare a puttane l’intera missione. «move bitch» diede una culata a qualcuno per farsi strada verso il punch, prendendo poi un bicchiere e tracannandone il contenuto.
    Ecco, andava già meglio.
    31.10.18 - halloween party
    tumblr_m7w2izzY0j1r6o8v2

    deutsche mädchen - 16 jahre alt - paul fuchs - ravenclaw | youtuber - 17 years old - jlo - gryffindor

    roanoke
    gaylord
    'Cause this is thriller
    Thriller night
    And no one’s gonna save you



    Gay non fa davvero niente, ma se volete può concedervi un autografo??
    Roan invece si nasconde da Björn e da una culata a qualcuno per bere il punch con l’amortentia #pray4roan2k18


    Edited by cocaine/doll - 3/11/2018, 01:12
     
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    «esattamente, noi cos'è che ci facciamo qui?» tutto in lui lasciava trasparire il suo disappunto, dal tono della voce alle labbra ridotte ad una sottilissima fessura. Un vero peccato che nessuno potesse vederlo, nascosto com'era dietro la mela verdastra che gli fluttuava davanti al viso. Era stata un'idea dell'ultimo minuto quella di utilizzare un drone per mantenere il frutto in sospensione: ci sapeva decisamente fare più con la tecnologia babbana che con la magia. D'altro canto, non c'era da stupirsi dal momento che, fino ad un paio d'anni prima, lui di magia aveva sentito parlare soltanto da Yves -e per un po' era stato anche piuttosto scettico in proposito, doveva ammetterlo-. Poi aveva fatto i bagagli, aveva lasciato la Norvegia senza troppi rimpianti ed era arrivato in Inghilterra, convinto di poter cambiare radicalmente la sua vita — bella merda. Si dice che chi troppo vuole nulla stringa, e così era stato per Björn, che si era ritrovato con un potere, a suo parere, completamente inutile e troppa vergogna per poter tornare dai suoi e da Yves con in tasca poco più che un pugno di mosche. Nope, era rimasto in Inghilterra, recluso nel quartiere per bimbi spekiali e ben determinato a non avere più contatti umani del necessario. Invero, Björn non era diventato misantropo dopo i laboratori, le persone le aveva proprio sempre detestate. Gliene andavano a genio giusto un paio, Yves per esempio -che comunque non aveva mai più visto o sentito dopo aver lasciato la Norvegia- e Lauren, che aveva conosciuto ad una riunione del napa (nerdaggine poco anonima) e che per qualche motivo si era convinto a seguire fin dentro al castello per niente poco di meno che una festa. E lui le odiava le feste.
    «per la festa di halloween, per che altro?» la voce di Lauren era attutita dalla pesante maschera di Darth Vader che si era costruita da sé con tanta pazienza e dedizione in attesa della giusta occasione per sfoggiarla. Björn non poteva vederla in viso, ma era certo che stesse sorridendo: non aveva smesso di sprizzare entusiasmo da quando aveva scoperto dell'esistenza di quel party. Come facesse ad avere tanta energia, lui non riusciva proprio a capirlo. Ah, questi cciovani. E dire che erano praticamente coetanei. Probabilmente era colpa dell'aria fredda della scandinavia che prosciugava la voglia di vivere dei suoi poveri abitanti. «certo, halloween. evviva.» posò lo sguardo su un tipo vestito da cane a tre teste ed alzò gli occhi al cielo: perché la gente doveva essere tanto plateale? «guarda guarda guarda: c'è mia wallace!!» Darth Vader aka Lauren l'afferrò per le spalle graciline per voltarlo verso una Tassorosso vestita da Uma Thurman in Pulp Fiction. «not bad?» azzardò, per non distruggere completamente l'allegria dell'amica. Si vabbé, un paio di costumi erano effettivamente carini, non poteva negarlo, ma — le persone, ew. «e, ODDIO, superfigo!!» senza lasciargli il tempo di protestare, afferrò Björn per un polso e lo trascinò fino ad perfetto Jack Frost, a cui puntò un dito guantato dritto in faccia. «sei. uguale. a. quello. delle. cinque. leggende.» affermò convinta, per poi aggiungere un «uao.» estasiato.
    «ma lo conosci??»
    «mai visto in vita mia.»
    «sei scema, potrebbe... mangiarti??» si sa, la gente è imprevedibile. «vieni via!!»
    «ma io volevo una foto — guarda, c'è pure una fotografa!» ed indicò la ragazza con la macchina fotografica, probabilmente /l'unica/ faccia che Björn avesse già visto almeno una volta.
    «ma che fotografa, quelli lì probabilmente colleziona le foto come i serial killer, lascia perdere.» scusa sara, è un bimbo rude e, circondando con un braccio le spalle di Lauren, la tirò via verso un angolo vagamente meno affollato. Lei parve accorgersene a malapena, impegnata com'era a star sulle punte alla ricerca di Iden. «uffa, vuoi vedere che quell'altro asociale non verrà?» gli voleva bene come ad un fratello eh, ma non poteva certo dire che non fosse anche lui un tantino misantropo. Perché attirava solo disadattati? Ah, sì, perché lo era anche lei. «ecco, digli di darsi una mossa così ti mollo a lui e me ne torno a dormire.» 'dormire', oddio, non è che dormisse così tanto Björn: passava intere notti davanti al pc, tra un caffé ed una sigaretta, ostentando le sue occhiaie come cicatrici di guerra. «rude.» Lauren era un po' torinese dentro: di tanto in tanto, le scappava persino un voilà. «io ti voglio bene, ma non sono fatto per la puzza di sudore... e la gente che ti tocca... l'ossigeno condiviso...» avrebbe continuato di parecchio la sua lista delle cose a cui era insofferente se solo, spostando leggermente la testa oltre la mela, non si fosse accorto di un viso familiare, tanto familiare da lasciarlo d'improvviso ammutolito. «chi è quella lì? la conosci?» chiese alla fine, indicando con un cenno del capo una bionda poco distante. «ma chi? la tedesca?» Björn che mostrava interesse per qualcosa? L'Apocalisse doveva ormai essere vicina. «eh, più o meno.» adesso non scambiamo kartoffen per poteter, insomma. «non ne ho idea, ma dicono che facesse parte delle ss o qualcosa del genere. fa un po' paura.» quante possibilità c'erano che una con la stessa faccia di Yves si trovasse in Inghilterra, ad Hogwarts persino, senza che lui ne sapesse niente? «se avesse partecipato alla seconda guerra mondiale avrebbe tipo ottant'anni, lo sai vero?» e si nascose meglio dietro alla mela, per niente desideroso di farsi vedere dalla norvegese dopo... tutto quel tempo, e il resto. «ah, e che ne so io di storia babbana.» fece spallucce, tornando poi ad osservare la bionda. Cosa c'era di tanto speciale in lei da risvegliare l'amico? «senti, vado a parlarle io, tranqui.» e, convinta di star partendo per una specie di spedizione d'amore, partì senza troppi indugi verso la tedesca. «lauren!» provò a richiamarla Björn, orripilato. Se Yves l'avesse visto, se si fossero incontrati, che cosa avrebbe dovuto dirle? No, era decisamente fuori discussione. Servendosi -per la prima volta da sobrio- della Metamorfosi, si affrettò a modificare i connotati del proprio viso dietro alla mela con la prima cosa che gli venne in mente, seguendo poi Lauren per provare, quanto meno, a limitare i danni. «hallo! mein freund... vortrag...?» scandiva le poche parole che conosceva in tedesco come se avesse davanti la merkel in persona e non qualcuno che studiava in una scuola inglese già da un pezzo. «è celebrolesa, poverina, non ci fare caso.» altro che mela: avrebbe voluto avere un'anguria davanti alla faccia in quel momento. «scusa il disturbo eh, ci si vede, ciao.» abbozzò un sorriso -che comunque nessuno avrebbe potuto vedere nascosto com'era- e tirò via Lauren, cercando con tutte le proprie forze la pazienza necessaria a non strangolarla.
    Lauren Harris
    And it hurts to know
    That you belong here,
    it's your fuckin' nightmare.
    Understand that I can't
    feel anything,It isn't
    like I want to sift through
    the decay.
    2002's ravenclaws
    halfblood | muggle
    weirdos band
    bjørn cömmstaj



    Eeee Lauren commenta il costume di Maple e va ad urlare in faccia a jj che il suo costume è troppo figo. Ah, e lei è vestita da darth vader.
    Björn invece prende jane per una psycho!serial killer e cerca di evitare senza troppo successo roan ♥
     
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    mehan paco tryhard // un, dos, tres, un pasito pa'lante María
    L'uomo, fascino indiscutibile e aria da duro, lo squadró da capo a piedi, un'impercettibile occhiolino a creare piccole grinze sulla pelle altrimenti perfettamente liscia. Mehan non ebbe fretta di ricambiare quello sguardo penetrante, ammaliato e abbagliato da tanta bellezza, a dire il vero eccessiva. Si poteva essere più fighi di così? «no señor, es imposible» il ragazzino finse di lisciarsi un baffo disegnato a pennarello (si spera lavabile) poco sopra il labbro superiore, e l'immagine riflessa nello specchio fece altrettanto.
    Perché quello era, in effetti: stava rimirando se stesso da almeno un quarto d'ora, mehan tryhard - per l'occasione Paco Juan De la Vega detto El Taco; ci aveva messo l'anima in quel costume, nonché una buona dose di sangue e lacrime (se l'era cucito da solo, come i veri badger), e adesso che ogni dettaglio si trovava finalmente al suo posto, il grifondoro poteva finalmente godersi il risultato. L'idea di scegliere un cibo e travestirsi come tale per partecipare al party hard semi illegale nella sala comune dei tassi non era stata partorita dalla sua mente, ma a meh era andata bene comunque, vista l'occasione particolare. Halley e Hunter avevano fatto il loro ingresso ufficiale nei losers da poco tempo, e il sedicenne ci teneva a sostenere i gemelli nel loro passaggio sociale rendendolo meno traumatico possibile.
    Per questo aveva appoggiato la proposta di Halley - sks hunter, non si può dire di no a quegli occhioni -, senza troppa fatica. Peccato non avesse tenuto conto degli evidenti problemi di comunicazione tipici delle ciatelle dei losers. «hola, mi nombre es paco de la vega, tu hai mangiato mi padre, preparate a morir!» - semi cit. Era certo, al centouno per cento, che gli altri sarebbero schiattati vedendolo, tutto merito dell'effetto sorpresa: non si era nemmeno dovuto sforzare troppo, il giovane grifondoro, per convincere gli amiki che sarebbe stato meglio prepararsi divisi, rivelando ciascuno il proprio costume solo all'ultimo momento. Direttamente alla festa, sotto gli sguardi ammirati del pubblico.
    'Sapete, no?' aveva gesticolato sventagliando le mani per aria, come gli capitava quando iniziava ad eccitarsi troppo per qualcosa, 'come fanno quelli che si sposano'. Gli era uscito naturale dalle labbra, prima ancora che la mente del ragazzino potesse ragionare su ogni singola parola e plasmarla così da farla divenire meno stramba e imbarazzante, e loro avevano annuito. Annuito, capite? Senza fare domande, senza guardarsi perplessi uno con l'altro, senza sollevare l'indice in attesa di protestare.Lo amavano così, e mehan amava i suoi losers con tutti i magnifici pro e contro che si portavano dietro, al punto che forse sarebbe stato davvero disposto a sposarli tutti.
    Togliete il forse.
    (sì, anche suo fratello)
    (no dai non è incesto)
    (arianna, no.)
    (no.)
    (cecilia lo vedo che ci stai facendo un pensierino #wat)
    (nel dubbio, no.)

    ore dieci, calma piatta


    Dieci e un quarto, per essere del tutto sinceri - non come quella volta che rob voleva mentire a lele sull'ora. Ok, era rimasto a contemplarsi davanti allo specchio più del dovuto e così aveva raggiunto la sala comune dei tassorosso in ritardo, ma quale ospite vip degno di questo nome rispettava i tempi imposti dalla società? «UN DOS TRES, MARIAH!» si era preparato l'ingresso con la stessa cura riservata al costume da taco, sorvolando sul fatto che ricky martin fosse del portorico e non messicano: contava soprattutto la forma, più della sostanza, e per questo motivo mehan avanzò nella sala dei tassorosso scuotendo invisibili maracas di fronte al proprio viso imberbe. Tranne che per i famosi baffi disegnati a pennarello, ovviamente. «Así es María Blanca como el d--» la canzone gli morì in gola. Non spegnendosi lentamente come la musica alla radio quando abbassi il volume, ma tutta d'un colpo. E il colpo, mehan tryhard, lo aveva appena ricevuto al cuore. Per inerzia, quasi le improvvisamente stanche membra del ragazzino avessero intuito la gravità della situazione, meh assunse una posizione ingobbita, spalle alte a nascondere il collo, braccia tese in avanti e palmi rivolti all'insù: uguale, identico al meme. «excuse me what the fuck» possibile che avessero fallito così tanto?
    we tried and we freackin' failed.
    Si avvicinò mesto al bancone del (bar pieni di whiskey e margaritaaas) punch, raggiungendo nicky e hunter con l'aria abbattuta di chi è salito su una cima di una montagna troppo alta per le proprie possibilità e da lì è ruzzolato male fino a fondovalle. Miseramente, diciamo.«ho già detto che vi odio?» un sospiro rassegnato ad abbandonare le labbra sottili, la spalla destra appoggiata contro il fianco della regina elisabetta. «tra parentesi, nicky sei bellissima. Hun, sei gnocco anche tu.» e inquietante, com'era giusto che fosse ad halloween. E lui era vestito da taco, con tanto di insalata di stoffa che spuntava dalla tortilla. eh, merlino. «e per questo, ma solo per questo, vi perdono.» ruotando su se stesso afferrò un bicchiere di plastica dal tavolo e lo riempì con la prima bevanda a portata di mano - succo di pompelmo non corretto -, pucciandovi poi le dita. «libera nos a malo però il mio male qual è» e, citando padre Luciano, mehan battezzó entrambi i suoi amici con il succo sopracitato, bevendo infine quanto rimaneva nel bicchiere. Facevano comunque la loro porta figura, pur avendo spezzato il mood di gruppo, e il grifondoro era intenzionato ad approfittare del proprio duro lavoro facendosi bello con gli altri partecipanti alla festa. «peace out.» e si allontanò dai due losers presenti mostrando loro indice e medio della mano destra sollevati a mezz'aria, già volteggiando in direzione della pista da ballo come un'aggraziata trottola con il sombrero. «ahi ahia ahi ahia senor!» un gemito soffocato di dolore, la mancina aggrappata al proprio petto: caleb si era abbandonato a babbo morto bella piscina di villa nichols, e allo stesso modo il cuore di mehan tryhard perse un colpo - l'ennesimo -, nel vedere Erin Aguilera poco distante, già impegnata nelle danze. E va bene, ammettiamolo pure, mentre si preparava un pensierino ad invitare la ragazza l'aveva fatto. Sempre condito con quel pizzico di senso di colpa inconscio che il sedicenne provava sempre quando gli piaceva una ragazza già addocchiata precedentemente da nicky, e poco importava che l'amica ne avesse parlato apertamente o meno. Bastava che la winston esprimesse interesse per qualcuno, ed ecco partire le paranoie. «così impari ad arrivare in ritardo, de la vega» eh! E VABBÈ LA SERATA È LUNGA.
    Continuò a piroettare tagliando la pista da ballo in diagonale, sguasciando alla bell'e meglil tra i vari ballerini più o meno bevuti che tentavano di star dietro alle diverse canzoni in rapida successione, finché, individuati due volti noti, non decise di fermarsi nuovamente. Con un sorriso da orecchio a orecchio, di quelli sgargianti che riservava solo a chi se lo meritava davvero. E jane e Narah se lo meritavano, soprattutto per l'impegno: l'abito da farfalla era il massimo, e la prima aveva azzeccato la calzatura adatta all'occasione.
    Bellissimo!
    «nah, jannina (giannina), come ve la passate? già spaventata qualche matricola?» si era perso la scenetta di poco prima con il bambinetto flashato, purtroppo. Era sempre divertente stuzzicare un po' i piccoletti, quando il piccoletto in questione non eri tu. Ovviamente. Stava quasi per invitarle - entrambe, per non fare torto a nessuno - a ballare, quando un JJ selvaggio apparve dal nulla filosofeggiando random sull'amore e l'amicizia, aggiungendo al discorso un'interpretazione tutta sua dei costumi combinati da jane e nah, che diede a mehan da pensare. Aveva forse un gay radar come nicky? Vedeva qualcosa che il ragazzino - pur avendo per migliore amica una a cui certamente piacevano più le patate delle carote - non riusciva ad individuare? Sbatté gli occhi rapidamenten, tornando ad osservare le due special quando JJ se ne fu andato, la mancina a grattare la fronte sotto la tesa del sombrero. «sono confuso... e al contempo stranamente affascinato» lecito.
    E IN TUTTO QUESTO DOV'ERA QUEL BABBO DI BEH? C'È MAPLE DAI. #shipper

    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    If you wanna be my lover, you gotta get with my friends
    (Gotta get with my friends)
    wannabe - spice girls
    16, gryffindor
    taco boy
    losers club


    CITAZIONE
    • Mehan Tryhard - dovrà battezzare qualcuno con del succo al pompelmo

    parla con hunter e nicky, poi con jane e narah ♡
     
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    C'erano prime volte che chiunque avrebbe voluto dimenticare, situazioni imbarazzanti il cui semplice ricordo era sufficiente a far comparire sul volto un sorriso forzato e tingere le guance di rosso anche a distanza di anni; nel caso di Halley Oakes, si trattava di eventi estremamente rari perché la loro esistenza presupponeva la capacità di provare vergogna per qualcosa – ed era una caratteristica che non rientrava nell’indole della grifondoro. C'erano prime volte che nessuno aspettava, che si tentava di evitare o rimandare il più a lungo possibile: ad esempio, la prima punizione in Sala Torture, la prima caduta dallo skateboard o la prima strigliata da parte di un’insegnate davanti all’intera classe – una categoria nella quale Halley la faceva da padrona avendone collezionate più di quante non fosse fiera di ammettere. C'erano, poi, prime volte che si attendevano con ansia, date da cerchiare sul calendario con un pennarello rosso, e la festa di Halloween era una di quelle. Non tanto per la ricorrenza in sé – le piaceva travestirsi, sia chiaro, ma era sempre stata abituata a terrorizzare i vicini di casa e prosciugare le loro riserve di dolciumi –; aspettava quel giorno perché sarebbe stata la sua prima festa clandestina e la prima cui avrebbe partecipato insieme ai Losers senza dover celare la propria identità e compiere azioni del tutto illegali – ok, forse si sbagliava e non si sarebbero discostati tanto dalla serata trascorsa al Lilum. Sarebbe stata la prima volta anche per un evento che l’aveva portata ad uno stato di eccitazione tale da rischiare di sovraccaricarsi e andare in tilt ancor prima di mettere piede all'interno della Sala Comune dei Tassorosso.
    Era stato Beh a venire a conoscenza della festa e da lui era arrivata anche la proposta, tra le numerose opzioni vagliate – dove vagliate stava per aver sparato così tante idee da non rischiare di restarne a corto per diversi decenni –, di travestirsi tutti da pokémon. A quel punto, Halley aveva avuto un’illuminazione. Chi meglio di lei, paladina delle cause perse, sostenitrice della parità di diritti, protettrice degli indifesi, avrebbe potuto rappresentare l’animaletto più disprezzato e umiliato della storia? Nessuno, appunto. La grifondoro avrebbe riabilitato il suo nome, ne avrebbe decantato le doti – incredibilmente ben – nascoste e avrebbe fatto notare a tutti gli scettici che persino l’essere vivente più insignificante insospettabile avrebbe potuto rivelarsi un’inesorabile macchina della morte un elemento di incredibile valore. Per una notte, sarebbe diventata un’Halleykarp (cit. Ele). Non sarebbe stato facile tessere le lodi di quell’animale, non quando ogni più piccola fibra del suo corpo lo rendeva l’emblema del try hard, fail hard: avrebbe potuto esibirsi in salti tanto elevati da superare le montagne più invalicabili, ma il più delle volte si limitava a guizzare oltre la superficie del corso d’acqua giusto in tempo per essere afferrato al volo da uccelli o altri predatori; avrebbe potuto sfruttare le sue ampie pinne per sferrare attacchi contro gli avversari piuttosto che esibirsi in movimenti simili ad un attacco epilettico, agitarsi, annaspare ed emettere un suono capace di suscitare profonda compassione – o istigare i nemici a finirlo e interrompere quell’agonia; avrebbe potuto difendersi, perlomeno, sfruttando le resistenti squame che gli erano state donate – talmente dure da rendere difficile persino utilizzarlo come alimento –, ma preferiva rimanere inerme e accettare il corso degli eventi senza neppure provare a opporsi al suo destino; avrebbe dovuto saper nuotare, – caratteristica apparentemente basilare per un pesce –, tuttavia si era rivelato incapace di resistere alle correnti d’acqua e si era rassegnato a vivere a valle. Sarebbe stato un compito arduo.
    Aveva indossato il suo travestimento da pochi minuti, Halley, e già avvertiva un brusco calo del livello di ossigeno all’interno di quell’involucro di tessuto. Se fosse stata più furba e discreta, si sarebbe accontentata di ricreare degli elementi che avrebbero inequivocabilmente fatto pensare a quel pesce, avrebbe acquistato una coroncina gialla, realizzato dei lunghi baffi bianchi e costruito delle pinne da applicare su un vestito dal colore rosso-arancio; ma non lo era, chiaramente, e aveva preferito riprodurre quel pokémon nella sua interezza, infilarsi – con non poche difficoltà – nel costume e dimezzare le sue capacità motorie, rinunciando all’uso delle braccia e lasciando fuori soltanto le gambe (x). Nonostante tutto, non se ne pentiva. Trotterellò in direzione della sala comune dei Tassorosso e, al suo arrivo, tentò di farsi strada all’interno di un ambiente già pericolosamente affollato. Eppure, non era così in ritardo: Hunter le aveva detto di presentarsi alla festa alle 21.30 – sospettava che il vero appuntamento fosse alle 22 e che il fratello le avesse lasciato un ragionevole margine di tempo per compensare la sua scarsa puntualità – e lei era stata capace di sforare solo di una manciata di minuti. Rispetto all’orario reale, certo, non era ancora in grado di fare miracoli. «Ehi, Gid!» il corvonero fu il primo volto amico che riuscì ad individuare, se non altro per il poco ingombrante costume che aveva scelto di indossare. «Sono Halley!» cercò di fare capolino oltre la bocca di quell’enorme pesce, con scarsi risultati. «Carine le tre teste! Sono… felicità, tristezza e rabbia? No, non me lo dire! Ottimista, pessimista e realista? E litigano tra loro?» sparò alcune opzioni prima di ascoltare l'effettiva funzione di quel travestimento e sentirsi morire dentro. La prima testa avrebbe sussurrato all’orecchio di Gideon il numero esatto dei giorni di vita di Halley rischiando di includere quelli trascorsi come Rude Dea Enné Jackson; la seconda, gli avrebbe rivelato un episodio triste vissuto ed era certa che, nonostante non ne avesse memoria, avrebbe riguardato la separazione dai suoi genitori; l’ultima, invece, avrebbe calcolato la sua aspettativa di vita, basandosi sulle volte in cui si era trovata vicina a rimetterci le penne, ed era l’unica che la facesse stare tranquilla: sarebbe stata così confusa dalla persona che aveva davanti, dalle occasioni in cui aveva rischiato di lasciarci la pelle, da concludere che, semplicemente, “avrebbe dovuto essere già morta da un pezzo”. «Peccato che io sia chiusa qui, è probabile che tutti questi strati di tessuti faranno... interferenza.» ci sperò davvero, oltre ad augurarsi che l'amico non fosse improvvisamente diventato bravo in Incantesimi. Quante possibilità c'erano che il travestimento realizzato da uno studente potesse compromettere una missione di vitale importanza, studiata in ogni suo minimo dettaglio? Ben poche, ammise, riuscendo a scacciare la sensazione di aver compromesso la sua copertura. «Comunque… devo andare! Ci becchiamo dopo, eh?» e detto questo, lasciò il corvonero ad osservare un pesce dalle gambe da donna allontanarsi e disperdersi tra la folla.
    Si fece largo tra gli studenti, chiedendo scusa a tutti i corpi indistinti che entravano in collisione con il suo travestimento, e si fermò accanto alla tavolata imbandita, in attesa di scorgere volti familiari come Erin, Maple, Rudy o di notare la presenza di altri pokémon. Posò lo sguardo sugli alcolici, assumendo l’espressione triste e sconsolata di un guidatore designato circondato da amici ubriachi già ad inizio serata, consapevole di dover resistere alla tentazione in nome di un bene superiore – no, non la salute né la dignità. Si concentrò allora sugli stuzzichini e sulle enormi coppe di punch, allungò la mano per servirsi e la ritirò all’istante, mossa dall’illuminante pensiero che, ad una festa illegale, tutto avrebbe dovuto essere considerato potenzialmente contaminato. Sbuffò, diede le spalle a quel ben di Dio da cui era costretta a tenersi alla larga e fu allora che li vide. «Cosa. Avete. Addosso.» disse il pesce. Non aveva idea di cosa avrebbe dovuto aspettarsi dai travestimenti dei Losers, dal momento che Meh aveva proposto di tenerli segreti fino all’ultimo istante, ma era convinta che il suo livello di sorpresa sarebbe andato da un Bulbasaur a un Zeraora, che sarebbe stato determinato esclusivamente al tipo di animale scelto tra le centinaia di creature partorite da quella fortunata serie. Non avrebbe mai pensato potessero fallire in modo così clamoroso. «Non avevi smesso di vestirti da donna?» si rivolse ad Hunter che, per l’occasione, aveva deciso di riprodurre una versione della Regina Elisabetta con uno sguardo inquietante e quel sorriso che sembrava voler sottolineare come, a differenza dei comuni mortali, lei sarebbe sopravvissuta al tempo e avrebbe regnato per sempre. Era lei la vera immortale, il suo punto di riferimento subito dopo Friday. «E lascia quella birra, sai che non possiamo bere.» riusciva già ad immaginare la scena, riusciva a vedere chiaramente suo fratello commettere il terribile errore di opporre resistenza e, a quel punto, lei sarebbe stata costretta ad inglobare la testa di Hunter all’interno della bocca del Magikarp. Non aveva considerato il minuscolo dettaglio dell’altezza, di non possedere i centimetri adatti per sovrastarlo, ma, anche in quel caso, aveva un piano B: avrebbe ripiegato sulla decisione di schiaffeggiarlo con le pinne. «Stai benissimo Nicky!» sorrise all’amica, nonostante esistesse l’elevata probabilità che la tassorosso non sarebbe riuscita a scorgere le sue espressioni all’interno del travestimento. «Per caso, Meh è quel taco che parlava con voi poco fa?»
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    EUBEECH LEGACY - 16 Y.0. - GRYFFINDOR - LOSERS - REBEL

    HALLEY OAKES
    I CAME, I SAW
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    CHARLIE ANDERSON // Non importa con chi vai,
    ma con chi vieni.
    A quella festa in stile tassorosso c'erano studenti che Charlie aveva visto un paio di volte, forse di più, ma di cui ovviamente non ricordava il nome. Il che era un problema, sempre. Lui non sapeva come rispondere ad un saluto da parte di qualcuno che sembrava conoscere, se non con “Ehi ciao!”, mentre la sua testolina cercava in tutti i modi di associare il volto ad un nome. Collegati cazzo, colleg..No, non guardare le sue tette! Ma raramente ci arrivava, ecco. Non era mai stato un particolare fan delle feste, specie quelle con tanta gente, e il fatto di doversi stringere tipo sardina in scatola -riuscendo perfino a sentire l'odore ascellare altrui- proprio non riusciva a piacergli. Però era sempre presente; non mancava mai. Magari non si buttava nella mischia, magari non ballava, non saltava come un pazzo #wat o non si ubriacava fino a star male, ma comunque c'era anche solo per farsi quattro chiacchiere con qualcuno. Se poi incontrava una ragazza, tanto meglio. Di certo non quel tipo che stava andando spedito proprio verso di lui, dato che punto primo non era una ragazza e punto secondo non gli piaceva il suo costume. Era una festa di Halloween, non carnevale. Lo aveva lentamente squadrato a sua volta da cima a fondo, con un'espressione vagamente dubbiosa rispetto a tutto ciò. Non condivideva, non condivideva. Tuttavia era rimasto a guardarlo, ridacchiando a malapena con un sorrisino divertito stampato in faccia -tanto che si intravedevano perfino i denti-, per quella sua domanda ovviamente retorica. Oh beh, in verità volevo vestirmi da Christian Grey con la mascherina nera, tuttavia..era decisamente troppo scontato. Boom, da quelle labbra era appena esplosa una bomba sarcastica, la prima di una -probabile- lunga serie, seguita in contemporanea da una leggera alzata di spalle. E tu invece.. Aveva spostato nuovamente lo sguardo lungo la figura del ragazzo, che chiaramente era vestito da Jack Frost, poco prima di corrugare la fronte e prendere un altro sorso di quella bevanda alcolica. Sei vestito da un personaggino della DreamWorks, che praticamente è un incrocio tra Elsa, Peter Pan e Thor, e che comunque non c'entra un bel niente con halloween. Good choice, Odair. Sì, sì, sì, aveva pronunciato il suo cognome con un accento francese, scuotendo poi la testa in segno di un netto “no” perché ovviamente secondo lui quel costume non andava affatto bene. Dov'erano finite le maschere spaventose che venivano fuori ogni anno in quella serata terrificante? Si era dato una flebile spinta per togliere la schiena dal muro, mantenendo comunque la mano libera dentro la tasca del pantaloni, ascoltando incredulo le parole del concasato. Un unico compito gli aveva affidato, che non era riuscito a portare a termine da solo. Pivello. Okay, okay. Però avresti dovuto dirmelo. Evidentemente non sei il genere di persona che..insomma, che ha gli attributi. Vai, per stavolta ti copro io. Ciotola destra. In conclusione, gli aveva perfino dato una pacca sulla spalla sussurrando quelle parole, ricordando a se stesso che “chi fa da sé fa per tre”. Lo aveva seguito con lo sguardo incollato a quei capelli bianchi, scrutando poi il resto delle persone ammucchiate intorno a quel tavolo contenente cibo e bevande. Per fortuna che aveva preso una birra e si era allontanato, prima di rimanere schiacciato tra due costumi carnev..halloween. Aveva repentinamente tolto la mano dalla tasca per mettere due dita sulle labbra, fischiando in modo acuto prima di urlare quelle parole. Porco Merlino, i Gides stanno pomiciando! Che. Figura. Di. Merda. Okay, lui non faceva certe cose. Cioè, non stava dietro ai gossip perché fondamentalmente non gliene fregava granché -tranne quando il gossip in questione lo riguardava in prima persona, ovviamente-. Si era girato dalla parte opposta per allontanarsi di qualche passo Io non ho fatto niente. Non c'ero e se c'ero dormivo. Maledetto Odiar. Oh beh, di buono c'era che adesso il ragazzo gli doveva un favore. Doveva aspettarselo, anche se non gliel'aveva detto direttamente. E a quel suo sguardo ammiccante non aveva fatto altro se non fulminarlo con lo sguardo prima di alzare gli occhi al cielo. Oh Dio, perché a me? Aveva dato un ultimo sorso a quella birra, ormai finita, quando qualcuno lo aveva bruscamente riportato alla realtà -facendo cadere dalle nuvole-. La sorella, Rose, era infatti lì davanti a lui con un sorriso ed un vestit..Ma sei mezza nuda! Aveva sbroccato, giusto un pochino, fulminandola con lo sguardo. Era pur sempre sua sorella minore e dentro la testa di Charlie lei era ancora una tenera bambina con la quale era solito giocare tutto il giorno. Vederla vestita in quel modo, lo aveva urtato -e non poco-. Tra tutti i personaggi della DC, dovevi scegliere proprio lei? E meno male non Catwoman, altrimenti le avrebbe messo direttamente un telo addosso stile fantasma dell'ultimo secondo #wat. Era rimasto letteralmente senza parole, riusciva solo a gesticolare spostando velocemente le mani lungo la figura della sorella con in faccia disegnata un'espressione assai incredula. ..Conquiste?! Ah no no, puoi scordartelo. Stasera ti tengo d'occhio, signorinella. Oh sì certo come no. Voleva fare il fratello protettivo ad una festa -perché forse non si ricordava dell'ultima volta che ci aveva provato-. Ovviamente era finito a prendere a pugno un tizio qualsiasi che aveva osato guardarle il culo. Ottimo lavoro Charlie, sempre molto peace & love. Ho preso..ho preso la birra laggiù. Con un sospiro sconfitto si era portato una mano tra i capelli, poco dopo averle indicato il bancone affollato di studenti. Eppure c'era qualcosa che gli sfuggiva. Qualcosa che si era dimenticato di dirle, mentre era intento a salutarla con un cenno della testa. Ma cosa? Si era grattato la nuca, decidendo di lasciarsi scivolare addosso quella brutta sensazione prima di vedere la sorellina bere quell'intruglio di punch da un bicchiere. E poi, come un lampo a ciel sereno. Aveva alzato entrambe le sopracciglia maledicendosi mentalmente. Ancora non aveva capito che a certe feste non doveva bere da una ciotola che era accessibile a tutti? Quante volte gliel'aveva ripetuto per precauzione? Un po' come quando aveva cercato di spiegarle la funzione di un profilattico, anche se lei si era rifiutata categoricamente di starlo a sentire, tappandosi le orecchie con le mani per poi iniziare a cantare a squarciagola. Ma quella era un'altra storia. Aveva espirato pesantemente dalle narici sapendo che, il giorno dopo, Rose sarebbe andata da lui: sapeva com'era fatto il fratello e sapeva che al 99,9% era stato lui a mettere il veritaserum nel punch. Gli aspettava una bella lavata di capo. In fretta, aveva pensato a cosa fare -se dirglielo o meno- e per il momento aveva deciso che era meglio non farlo. Magari dopo, chissà. Si era avvicinato a sguardo basso al tavolo dove c'erano parecchi studenti, tutti vestiti in modo non appropriato -a parere del ragazzo- #dresscode, solo ed esclusivamente per posare la bottiglia di birra vuota. Permesso, fate passare. Si era fatto strada passando in mezzo agli altri studenti, per poi far vagare gli occhi su quello che c'era sopra al tavolo notando dei brownies, e a quella vista paradisiaca decise di allungare la mano per afferrarne uno e dare subito un morso. Oh, wow Il sapore lo aveva lasciato leggermente interdetto, ma non abbastanza da non prenderne subito un altro visto e considerato che gli ricordavano una certa cosa -che a lui piaceva molto-. In pochi secondi si era riempito le guance di brownies, sporcandosi anche le dita come un ingordo o peggio -un bambino-. Cercando di non farsi vedere, per non apparire una vera e propria fogna, si era perfino leccato le dita cioccolatose e buonissime. Se non ti lecchi le dita, godi solo a metà. Quella sera non aveva un vero e proprio scopo, infatti non aveva ancora deciso come procedere: avrebbe bevuto abbastanza per andare su di giri? Ci avrebbe provato con qualche ragazza sola e bisognosa di attenzioni? Sarebbe rimasto lì a finire tutti i brownies? Aveva portato involontariamente l'attenzione su quelle due ciotole di punch fermando ogni suo movimento, e rimanendo a pensare profondamente #wat sul da farsi. Beh, magari potrei.. Quel pensiero gli aveva sfiorato la mente per un misero secondo, ma era comunque bastato a far prendere al ragazzo un bicchiere. Okay, sembrava vagamente una scena di Matrix. Pillola azzurra o pillola rossa? Charlie, azzurra o rossa? Sinistra o destra? In poco tempo si era ritrovato a riempire quel bicchiere e a berne il contenuto alla goccia, preso dalla ciotola di destra che conteneva il veritaserum. Perché era quella che conteneva il veritaserum, vero? Voce dietro le quinte: No idiota, è l'Amortentia!. Porca puttana. Aveva sussurrato tra i denti, anche se ormai il danno era fatto. Lui e quella sua testolina che non ricordava mai un fico secco. Oh al diavolo, per una sera chi se ne frega. Ed era proprio con quel pensiero, che si era versato altro punch dalla ciotola destra prima di allontanarsi dal tavolo senza guardare nessuno. Non guardatemi, non parlatemi, non toccatemi. FANCULO OKAY? No, no, va bene così. Ma questi sbalzi di umore, Charlie? Sicuramente era il mucho calor dell'ambiente ristretto, sì.
    prelevi? // i panic at a lot of places besides the disco
    Nessuno può sentirti, anche la solitudine ti ha abbandonato da tempo. Siamo soli, lasciati a marcire nell'odio e nel dolore.
    STREET FIGHT - ADAM JENSEN
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    SLYTHERIN
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    ELSO - MAD HATTER
    PERSES SINCLAIR
    HAZEL MCPHERSON
    «Metti ancora una volta le mani nel mio armadio e te le taglio. Non fare di nuovo quella battuta.» Con affetto, Perses. Non gliene capitava una buona: tra sua sorella e il suo nuovo, simpaticissimo compagno di dormitorio non gli rimaneva che rassegnarsi fortemente minacciare il secondo fino a quando avrebbe capito che non erano amici e lui non era autorizzato a toccare la sua roba. Perses esigeva i suoi spazi e i suoi spazi erano stati infranti dall’arrivo di quel tizio francese identico a Gideon che, per la festa di Halloween, gli aveva addirittura rubato un paio di pantaloni. Non aveva ancora capito se JJ era psicopatico e si divertiva a torturarlo con domande su Gid, come se fosse stato lui l’eventuale impostore e non viceversa.
    «Ma che problemi ha quel piccolo nerd che si finge me?» era stata una delle tante varianti della stessa, identica domanda con cui JJ lo tartassava dal momento in cui era arrivato. E, anche se a Pers ricordarlo faceva abbastanza ribrezzo, è doveroso precisare che prima di attaccare con l’interrogatorio su Gid, interrogatorio che Pers aveva rigorosamente ignorato – era ancora impegnato a metabolizzare quello che i suoi occhi stavano vedendo –, il francesino o come diavolo andava chiamato ci aveva provato con lui. Fortuna che il suo provarci consisteva nel fare sorrisetti odiosamente stucchevoli, insopportabili occhiolini che gli facevano venire voglia di cavargli i bulbi oculari #rude. Cose che solo una persona convinta di sé e vanitosa poteva fare ma, di nuovo, Perses aveva distolto lo sguardo; fortunatamente l’altro non aveva continuato per molto ed era passato, appunto, a sparare tremila domande. Sì, in sostanza fare conoscenza con JJ, più di una settimana fa, era stata un’esperienza orribile. Oltretutto il biondo non era ancora riuscito a trovare una spiegazione plausibile che giustificasse il fatto che Gideon e JJ erano di fatto due gocce d’acqua: o JJ era pazzo e si divertiva a fare scherzi discutibili, o era inutile riflettere a vuoto.
    Del resto, sentire quel tipo apparentemente molto arrogante parlare in quella maniera lo aveva irritato, spingendolo ad alzare la testa e smettere di leggere per rivolgergli un’occhiata gelida. «Gideon è un tipo a posto. Ha sempre avuto questo aspetto e tu sei arrivato dopo, perciò vedi di piantarla.» Non avrebbe sprecato così tante parole, se JJ l’avesse conosciuto: ma dato che non era così e lui doveva far intendere che non sarebbe stato un compagno socievole e permissivo, meglio sprecare fiato prima per risparmiarlo poi. #wat Chissà, magari JJ avrebbe smesso di essere invasivo e molesto, ma non ci contava affatto.
    Poi c’era Theia, con il suo entusiasmo per la festa di Halloween clandestina(?) organizzata dai Tassorosso. «Oh, si sono svegliati. Beh, se vuoi andare vai.» Ma mica era stato così semplice, nossignore. E quell’infame di sua sorella aveva sfoderato gli occhi da cerbiatta, velati di una minaccia che solo lui avrebbe colto, perché “nessuno poteva mancare a una festa di Halloween del genere”. «Mhh, io?»
    «No.» Ah okay. Sì ma stai calma, non c’è bisogno di agitarsi. Con sua sorella Perses era rassegnato davvero, perché le figure di merda più immense le faceva sempre a causa sua, una in più o in meno non è che facesse tutta questa gran differenza. Diciamolo, dopo essersi aggirato nudo per il centro commerciale, mostrando a tutti il pallido splendore della sua regal cute da trattare esclusivamente con Nivea, vestirsi da Elso non gli avrebbe fatto né caldo né freddo.
    Avete capito bene, da Elso, e non penso ci siano bisogno di spiegazioni. Almeno l’azzurro era un bel colore, conoscendo Theia sarebbe potuta andare peggio. «Ma perché.» Non aveva ricevuto risposta, ma tanto lo sapeva che era solo per una questione di abbinamento di colori, lei e i suoi codici segreti della moda o quel che diavolo erano. Era sorprendente come Perses Sinclair non fosse imbarazzato a dover aggirarsi a una festa di Halloween vestito come Elsa di Frozen versione pirla maschile, ma era così. Il nudismo temprava nell’anima, o forse le sorelle. Decisamente le sorelle.
    Almeno per i capelli era bastato un po’ di gel e non aveva dovuto cambiarne il colore; il resto del costume era abbastanza discutibile. Theia gli aveva procurato una giacca di un azzurro acceso e fin troppo luccicante per i suoi gusti, dalle maniche di un colore più chiaro, pantaloni aderenti sulle stesse tonalità e dei ridicoli stivali blu che gli arrivavano a metà polpaccio [x]. Il mantello l’aveva fatto sparire, perché no, non sarebbe mai andato in giro con quella specie di velo da sposa. Finì di infilarsi l’ultimo stivaletto con la stessa voglia di vivere di Sleepy in quel momento che, nel caso fosse sfuggito a qualcuno, in quel periodo era in letargo. Ebbe la decenza di controllarsi per la seconda volta i capelli, dato che erano il particolare più naturale del complesso rassegnatevi non biondi, NON si tinge e non si degnò nemmeno di rispondere a quel bussare che si palesò in concomitanza con la voce di Charles. Ci mancava solo lui.
    Perses aveva imparato subito che Charles era logorroico e polemico, ed era sicuro che avrebbe commentato il suo vestiario per tutto il cammino che li separava dalla Sala Comune Tassorosso. Quel Sesto anno era il più disgraziato di tutti. «Pers?» Che scatole. Mica era sordo, solo ignorante per scelta, nel vero senso del termine. «Oh, io sono pronto, ti muovi?»
    Sentendo la pazienza venir meno, Pers si alzò stizzito dal letto. «Riesci a starci un po’ zitto?» esclamò corrucciato, avvicinandosi alla porta mentre questa veniva aperta da Charles, che per l’occasione si era limitato – beato lui – a truccarsi la faccia. «Non entrare, sono nuda,» scandì con sarcasmo e dopo la passerella del centro commerciale poteva anche essere vero ma no, non è questo il caso, fissandolo male prima che Charles gli richiudesse la porta in faccia. Salazar, come non sopportava le dive di Hollywood e le loro cose.


    «Il fatto che ti abbiano costretto NON è una giustificazione.»
    «Ma chi se ne frega,» tagliò corto, anche se di fatto era da minuti che non tagliava niente, perché Charles continuava a lamentarsi a ruota libera del suo costume e se a Pers non poteva fregare di meno, lui non doveva rompere. Coerente e acido fino alla fine. Mentre il Dumont continuava a farneticare e alle sue orecchie non arrivava che un ronzio fastidioso – lui –, non appena riuscirono a entrare senza difficoltà Perses lanciò un’occhiata ai presenti; la marasma di gente sarebbe stata anche accettabile e nulla di più in quella serata di festa, ma la musica faceva talmente tanto schifo che avrebbe voluto farsi sparire le orecchie teorie su cosa è successo al naso di Voldemort, parte 1 e vivere in pace con se stesso e con il mondo. Ah no, piccolo dettaglio, per quello avrebbe dovuto far sparire tutti i presenti.
    Charles, che non aveva fatto mistero di non vedere l’ora di liberarsi di Elso, lo lasciò per dirigersi chissà dove dopo averlo spinto neanche tanto gentilmente tra le braccia della Regina. Staccatosi con uno scatto, neanche il contatto fisico con Hunter l’avesse corroso, osservò quest’ultimo con diffidenza. Perplesso e curioso di vedere chi potesse essersi conciato così, comprese solo dopo che il tipo altri non era che Hunter Oakes, quelloche aveva foto di lui nudo. Non per retroscena hard di cui non siete a conoscenza eh, sempre per la questione Bianco-Come--La-Luce-Di-Un-Faro del centro commerciale, però è giunta l’ora di stendere un velo peloso -cit pietoso sulla cosa. Oggettivamente è troppo divertente per farlo. Ma… ASPETTA. «Si può sapere perché indossi le mie Gucci? Non so, rubatemelo l’armadio.»
    Per mera educazione, subito dopo sospirò rassegnato e salutò quest’ultimo con un cenno del capo, così come gli altri suoi amici che lo accompagnavano – che fungevano da bastone della vecchiaia #wat – e prese ad aggirarsi a caso per la sala. C’erano scheletri, vampiri – che poi Charles gli sembrava più un pipistrello, ma guai a commentare la sua mise –, un… Darth Vader? Davvero? Vabbè. E altri costumi che non teneva ad approfondire, ma almeno si sentì meno solo nell’oscenità dei costumi. Come avrete forse capito, e dico forse perché Pers è sempre un tipo allegro che non lo dà mai a vedere, a lui non entusiasmavano parecchie cose e una festa in maschera era agli ultimi posti della sua scala di preferenza. In cui il 99 per cento dei punti non erano preferenze.
    Quello era un costume da Cerbero? Chi poteva essere il tipo cui venivano in mente certe id- ah. Gideon, ovviamente. Pers sbuffò, anche se al Corvonero l’originalità inquietante che aveva messo in quelle tre teste andava riconosciuta a pieno merito; e giusto perché non aveva nulla da fare, gli si avvicinò facendo illuminare la stanza dei suoi riflessi biondi stile luce stroboscopica silenziosamente e lanciò un’occhiata alle tre teste, prima di rivolgersi a lui.
    «Sì, Elso. Non fare domande,» lo anticipò, facendogli un sorrisetto che di solare non aveva nulla. D’altronde Gideon aveva quella bestia di Hazel come sorella e sapeva che lui aveva una gemella, poteva anche arrivarci da solo insomma, oppure no e lui sarebbe passato come amante della Disney. Why not. «Carino il costume.» Ironia ma non troppa, era un passo avanti. «Mordono? Come funziona?» continuò, reclinando di lato il capo per osservare meglio le tre teste. Da una parte era sinceramente curioso, nonostante lo nascondesse, dall’altra non aveva chiesto se mordessero per paura, ma perché un po’ ci sperava. Sarebbe stato interessante. Un vero Halloween di sangue.
    Stava ascoltando la spiegazione di Gid con annessi e connessi, purtroppo iniziando ad abbandonare la possibilità di vedere del sangue come si conveniva all’occasione, quando Odair fece irruzione – ma era ovunque quello lì? – con una delle sue tante battutone che aveva dovuto sorbirsi dal primo momento. Se aprì bocca, di certo non fu perché pensasse Gideon non fosse capace di gestire la cosa – non se ne sarebbe curato più di tanto seh –, ma per pura e semplice insopportazione. «Stai facendo battutine sul un cane a tre teste e inquietante sarebbe lui? Vai a controllare, magari nel mio armadio ci trovi un po’ di sensatezza.» Lo guardò impassibile, poi si girò verso Gideon con la faccia meme che tutti noi abbiamo imparato ad amare e personalmente imitare, ma non capisco se lo facevo già prima o no, come a dire “Eeeh, mi provoca”(?) Si passò una mano tra i fantastici capelli e lasciò un attimo perdere quei due, tentando di adocchiare le bevande e domandandosi quanto rischiasse fidandosi. Era astemio, ma entro la fine della festa avrebbe potuto bere per dimenticare #wat Dov’era la bottiglia di Charles?





    «CIAO MABEL ma riesci a respirare? Oh beh se muori per asfissia vuol dire che era destino VABBÈ CIAO CI BECCHIAMO EH.» E niente, arrivederci e grazie.
    PsycHaz era stata tra le prime ad arrivare, quando il buttafuori non si era ancora disperso nei meandri della perdizione(?), perché quando doveva essere puntale per le cose serie lo era, sì, ma nell’essere in ritardo, che comunque era pur sempre essere puntuali in un certo senso, ma vallo a spiegare a chi non comprendere l’infinita genialità di una ragazza di quindici anni.
    D’altronde, per Haz le feste erano sempre una cosa seria, perché alle feste bisognava divertirsi e divertirsi per bene. Capito?? Era per quello che aveva insistito con il voler portare l’alcool personalmente, almeno sarebbe stata sicura di aver fatto la propria parte per rendere l’evento ancora più uao; invece no, quel rompipluffe di suo fratello aveva voluto fare tutto lui perché almeno lei avrebbe evitato di mettersi nei guai. Ma quali guai, poi??? Hazel non finiva mai nei guai, tutta questa reticenza sinceramente non la capiva, ma le piaceva dare la colpa all’ammmoreh che faceva girare la testa a Gideon non facendogli capire più nulla e BEH – non Behan –, sapeva per via stalkerose e ninja che Gid si era rivolto ad Hunter, quiiindi aveva pure dato loro la scusa per passare del tempo insieme. Ma guarda un po’ se doveva fare tutto lei: voleva solo venir ripagata il giorno del matrimonio della McOakes una volta per tutte, sperando almeno che non ci fosse bisogno delle sue spiegazioni per la prima notte di nozze sotto le lenzuola – o dove volevano, insomma, quelli erano gusti –. Fin lì potevano arrivarci anche loro francamente, eh.
    MA bando alle ciance, che tanto la McOakes prima o poi sarebbe stata canon, andare in giro con Gid per negozi aveva dato i suoi frutti, perché alla fine aveva trovato il costume perfetto. Certo, per forza di cose l’aveva modificato per adattarlo alle proprie esigenze e alla propria idea di comodità – in poche parole, doveva essere in grado di fare la stalker e perciò doveva avere la massima libertà di movimento –, però era stato semplice! Anche Gid aveva detto che vestirsi da Cappellaio Matto sarebbe stato fantastico e perfetto per lei! Non aveva colto l’ironia, poverina, sentiti in colpa Gid. Elettrizzata per la serata divertentissima che si prospettava, era stato con sproloqui contenti che aveva indossato un paio di aderenti pantaloni a scacchi bianchi e neri, un top a strisce orizzontali dei medesimi colori e sopra una giacca nera bordata di bianco, con abbinati dei leggeri guanti. Aveva deciso di mettersi delle Converse, sempre degli stessi colori, e OVVIAMENTE lasciare perdere la gonna che era inclusa nel costume. Dico io, quale Cappellaio sarebbe andato in giro con una gonna? (?) A tutto ciò non poteva mancare il cappello, cui Hazel aveva tolto le orecchie di coniglio completamente prive di senso. COSA C’ENTRAVANO DUE MALEDETTE ORECCHIE DA CONIGLIO? A meno che per pranzo il Cappellaio non avesse mangiato Bianconiglio, ipotesi scartata perché le sembrava troppo crudele e strano, ma il risultato [X] le piaceva eccome!
    Trovava tutto FANTASTICO: le decorazioni, i travestimenti degli altri ospiti che mano a mano arrivavano e che Hazel salutava con entusiasmo, talvolta facendo un inchino con tanto di cappello che avrebbe spinto Gideon a far finta di non conoscerla – tanto lo sapevano tutti che erano fratelli, dopo una settimana la cosa aveva smesso definitivamente di funzionare –. Si era messa a discutere animatamente con i teschi sparsi per la sala, uno a uno perché aveva voluto conoscerli tutti, e dopo un po’ persino Circe aveva capito che con lei tanto valeva stare zitti, perché era più cocciuta di un mulo. «Se nessuno si è travestito da Circe un motivo c’è, mica puoi sfogare la tua frustrazione sugli altri! Che modi sono questi??? Sii più gentile, sembri stressata a morte!» Ma perché. … Forse perché era un teschio? Ma Hazel non comprendeva perché il teschio di Circe dovesse essere così acido e cattivo con tutti, va bene che la sua fama non era delle migliori ma oh, i miti mica li avevano scritti i presenti. Che cattiveria. Poi si era messa a sgridarla, addirittura, ma aveva troncato perché era arrivato suo fratello con gli alcolici e lei si era catapultata in sua direzione con una scivolata che pareva essere fatta su uno slittino da quanto era filata bene(?), come se lui fosse stato la sua unica ragione di vita e non ciò che portava nello zaino. Non fraintendete, Gid non sarà stato la sua unica ragione di vita, ma era l’unico che le permettesse di essere viva con delle arringhe degne dei migliori Magiavvocati!
    Pur vedendo la sua baldanzosa impazienza, Gideon aveva fatto il fratello mainagioia e le aveva impedito pure di bere. Seh, come se non avesse saputo che la regola valeva solo per lei. «QUESTO NON È GIUSTO, MCPHERSON. ME LA LEGO AL DITO.» Pensate, aveva anche contemplato l’idea di scucire di nascosto il costume di qualcuno per ricavarne il filo da legare al dito. Se a qualcuno degli invitati mancava una parte di costume, non era colpa sua!
    Da brava complottista sadica, ora stava progettando cosa poter combinare: non esisteva che Haz non socializzasse con nessuno a una festa, non aveva SENSOH, era, solito esempio, come il pane senza la nutella. Okay che nel pane ci puoi mettere altre cose, siamo realisti, però nessun abbinamento starà mai così bene. Saltellando allegramente, controllò che Gideon non stesse guardando nella sua direzione – oh, era ora iniziasse a pensare ai fatti propri!! – e si avvicinò al tavolo delle bibite, arraffando una bottiglia di birra da cui bevve un lungo sorso come gli uomini duri.
    Fischiettando tra sé e sé secondo il ritmo di quelle canzoni trash che erano pur sempre canzo- beh più o meno, si voltò e vide un Jack Skeleton di sesso femminile – poi magari era lei che era orba in quanto a spirito d’osservazione – che tentava invano di bere. Piccolo problemino, non poteva. Nel vedere la scena e sentendosi assolutamente in pena per quel triste destino, la Grifondoro spalancò la bocca, indignata. «Appoggi la bottiglia? Deponi le armi, bandiera bianca? SENZA BERE NULLA?» Cioè, dai, che sfiga??? Inconcepibile. Haz assottigliò lo sguardo, scrutando il costume di Syria come se fosse stato un nemico da abbattere. C’è solo da pregare che a Hazel non partisse lo sclero e decidesse di bruciarlo in nome della libertà della ragazza. «FACCIAMO UN BUCO, CI PENSO IO!!! Cioè, andrebbe bene anche toglierlo ma così c’è il brivido del pericolo!» Ecco, appunto. Mmmh, no, meglio di no. OKAY che era Halloween, ma mi sa che non conveniva commettere un omicidio involontario. Che poi povera, voleva davvero aiutarla con buoni propositi, ma erano i modi ad essere troppo grezzi – come lei –. Era leggermente psicopatica e per fortuna ogni tanto l’accendersi di una fievolissima lampadina nel cervello le impediva di peggiorare le situazioni in cui si trovava. «Come ti chiami?? »
    «Porco Merlino, i Gides stanno pomiciando!»
    C’è un dato di fatto da considerare. Hazel era probabilmente la shipper numero uno di Hogwarts – qualcuno ha da ridire o pensa di essere meglio? Pensa di essere uno shipper migliore? Lanciate LA SFIDA #wat – e, pertanto, in camera sua aveva una lista psycho di tutte le ship che conosceva o che semplicemente sentiva nominare che su queste cose doveva essere informata: Haz non poteva non sapere chi fosse la Gides, di cui non si era preoccupata perché credeva fosse una diceria di chi shippava i mori coccolosi coi biondi grumpy cat #wat, ma quello. QUELLO. Cioè, cooOoOoOOOSA? La Gides che pomiciava tradendo la McOakes? ERA INACCETTABILE. Perses Sono-Figo-Solo-Io Sinclair andava eliminato. Con quel losco intento, Hazel mise su un’espressione determinata, pronta a fare fuori chiunque avesse ostacolato i suoi piani, ma prima di farlo si scolò inconsapevole anche un bicchiere di punch al Veritaserum. «Scusami Jackie, il dovere mi chiama. Le ship non si fanno da sole.» Articolo numero uno del Codice della Ship: le ship non si fanno mai da sole.
    Prendendo la carica come un toro, Hazel si girò e si diresse verso quel disgraziato di suo fratello. «GIDEON SEI UN UOMO MORT-Elso?» Si bloccò a metà, la Grifondoro, scoppiando a ridere fino a mettersi una mano sulla pancia. Sinclair vestito da Elso era così esilarante. Riuscì a riprendersi solo dopo un minuto buono, asciugandosi le lacrime. «Preferivo non vedere mai uno spettacolo simile, ma fa così ridere. No, è impossibile tu stessi limonando con Elso, mi fido e mi ritiro, ma giù le zampacce o vi ammazzo. No Gid, questo costume è fighissimo, non ti azzardare a cambiarlo. Tanto quello da Kermit penso di avertelo bruciato per sbaglio. Ciao ciao.» Alzò le mani, parlando tutto d’un fiato mentre si girava in segno di resa e incrociando il cammino di…
    Brutto impostore stronzo ruba-volti che non sei altro. Haz contrasse la mascella, rivolgendo a JJ il sorriso creepy di chi portava sempre a termine le proprie minacce, e gli diede una pacca sul petto. Quando Gideon le aveva raccontato tutto lei non- in realtà ci aveva creduto, perché era psicopatica e nel suo mondo tutto era possibile, però non le andava giù che quel coso se ne andasse in giro con la faccia di suo fratello. «Ehi tu, impostore. Non ci siamo mai presentati ma è meglio così: insulta mio fratello o sfioralo con un dito e ti stacco le palle. Spero di essere stata chiara. Addio!!!» Gli regalò un altro sorriso largo, troppo largo, e passò oltre. Sfilò accanto a un paio di coppie che stavano ballando, salutando con un’allegra sventolata di mano Halley, Hunter, Nicky e compagnia cantante; nel farlo, inciampò sui suoi stessi piedi e finì contro la schiena di Erin. «SCUSA, non l’ho fatto apposta! Oh ciao, come va?»
    In quel momento, veramente non seppe cosa successe, fu un’esperienza mistika: così, dal nulla, forse per l’influsso energetico di tutte le anime sofferenti che aveva coinvolto in ship indesiderate, la sua mano si alzò da sola e si schiantò contro la sua guancia. «Cos-» Ciaff, ciaff semicit. «Ma bast-» CIAFF. «Ahia Cavolo, allora era vero che aveva la mano pesante e menava forte. Quando la crisi esistenziale dei suoi muscoli parve essersi calmata, Hazel si massaggiò la guancia rossa e fissò male Erin, come se fosse stata colpa sua. «Se volevi vendicarti bastava dirlo,» asserì, anche se il risentimento durò ben poco, il tempo di abbassare lo sguardo sul suo costume. «CHE BELLA LA GIACCA!» esclamò, sempre con quel tono entusiasta che ci si faceva domandare se non fosse perennemente Natale o il suo compleanno. Rivolse un sorriso a Mabel, con cui Erin stava ballando, sinceramente sorpresa fosse ancora vivo con quel costume. «Avete la mia benedizione per una ship, sentitevi onorati.» Infine si voltò, dirigendosi verso il tavolo dei brownies.



    Slytherin | 16 y.o.
    Gryffindor | 15 y.o.
    There is magic in the
    night when pumpkins
    glow by moonlight.
    Night is dark as pitch.


    Perses: arriva alla festa con Charles e subito dopo finisce contro Hunter di cui riconosce le scarpine super pelose e super fashion, perché uno stile così è inconfondibile, dai. Si avvicina a Gideon e poco dopo, all'arrivo di JJ, fa un commento acido verso quest'ultimo prima di tentare di estraniarsi dalla sua vita da finto povero.

    Hazel: arriva alla festa salutando Mabel e augurandogli una morte il meno possibile dolorosa - più o meno - e, dopo aver molestato il teschio di Circe, parla brevemente con Syria prima di bere il punch col Veritaserum e iniziare a rimbalzare come una pallina da tennis qua e là: scambia qualche battuta simpy con Gid e Pers, minaccia di castrare JJ e saluta i Losers, scontrandosi rovinosamente con Erin e dandole la colpa del suo raptus improvviso #wat Manifestando il suo bipolarismo, fa un complimento alla ragazza sulla sua giacca e benedice la nuova ship Maberin per poi portare via il sedere. Se volete molestare qualcuno Haz è lì(?)
    Svolgimento Lucky Strike di Novembre: "si schiaffeggia da solo ed incolpa Erin".
     
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    L’ultimo tocco di sangue lì, un po’ di vermi finti là, la gonna a stringere le cosce come un salame e, come tocco finale, le bende a coprirgli parzialmente il viso. Era una bellissima, quanto inquietante, infermiera di Silent Hill ed era un peccato che non avesse trovato nessuno disposto a fargli da Pyramid Head. Non che ci fossero chissà quanti studenti in grado di interpretare quel fusto dalla testa a piramide, ma si sarebbe accontentato, non aveva chissà quante pretese. Un corpo valeva l’altro, ma con gli addominali era sempre più apprezzato.

    «Sono bello come un raggio di sole nell’Inferius» quindi assolutamente orribile. Ottimo, meglio così.
    Non che Halloween fosse la sua festa preferita, anzi—era proprio il contrario. Era più incline all’entusiasmo Natalizio, alle cose carine e coccolose, ai bastoncini di zucchero e le renne con il cappellino da Babbo Natale a cantare “We wish you a Merry Christmas” con la faccia da ritardate. Però, però, dato che tutta la scuola era nella sala comune dei Tassorosso a festeggiare, non voleva di certo perdere l’occasione per fare un po’ di sbisboccia; quante probabilità aveva di rimorchiare con addosso quel costume? Alte, come sempre. Pff, figurarsi! Con quella gonna era uno schianto: che gambe! Che culo! Qualcuno con cui farsi una limonata l’avrebbe trovato e sperava, con tutto il cuore, di non tornare al dormitorio dei Grifondoro solo come una vecchia zitella strafatta di erba allegra e ubriaca come una scimmia.

    Halloween, comunque, continuava a mettergli ansia. Mostri, zucche, buio pesto erano principalmente le ragioni per cui non fosse propriamente entusiasta di camminare da solo per il Castello, eppure sapeva che ballare, bere e divertirsi rientravano abbondantemente nei suoi gusti, quindi avrebbe fatto uno sforzo in nome della più bella delle attività: farsi stare una merda.
    Era divertente e gli era utile, perché pensare troppo non gli faceva bene, ma dei bei boccali strapieni di punch sì, ed era più che intenzionato a scolarsene una quantità da fare invidia ad un marinaio navigato.
    E poi, nonostante stesse andando da solo, sapeva di poter trovare alla festa sia Charles – quel traditore bastardo che l’aveva lasciato lì a prepararsi senza nemmeno aspettarlo e a cui avrebbe infilato un palo in culo, nonostante sapesse che gli sarebbe anche piaciuto -, che altri visi conosciuti, come Roanoke – Rowenta, aww –, Erin, Halley, i Losers – che però non gli erano mai sembrati così sfigati, solo un po' scemi. O ritardati, a piacimento - Mabel, JJ e compagnia bella.

    Insomma, ce n’era per tutti i gusti: raffinati e meh. Per quella notte si sarebbe accontentato anche di un “meh”, d’altronde sarebbe stato sicuramente ubriaco fradicio e si sarebbe accollato di finire nel bagno a fare le porcate sul lavandino. Ma sì, si viveva una volta sola per diamine. Chi ci avrebbe fatto caso, comunque? Nessuno. Sarebbero stati tutti occupati a fare altrettanto, sperava solo che i primini rimanessero chiusi nei loro dormitori, al sicuro da tutto quel marasma di ormoni, alcol e droga.
    Avrebbero dovuto specificare che la festa fosse NC16, per ogni evenienza, ma giacché non aveva alcun interesse nel fare il paladino della giustizia e che la sua infanzia non potesse chiaramente essere indice di responsabilità, beh—sti cazzi.

    «Sono arrivato, Pétasses!»

    Esclama ad alta voce, una volta varcato l’ingresso della Sala Comune dei Tassi, affollata come gli Apple Store all’uscita del nuovo Iphone.
    Con euforia, si fa strada tra gli studenti, ballando senza alcun pudore sulle note di una canzone che, doveva ammetterlo, era veramente trash. Era f a v o l o s a.

    «Charles! Trou du cul laid! Mi hai lasciato solo come un povero stronzo! Tu es infâme! »
    Ecco, suo cugino si era proprio meritato lo scappellotto – non tanto delicato – dritto sul cozzo. Era chiaro che Charles non potesse vedere la sua espressione accigliata, date le bende, ma poco male, avrebbe sentito il dolore. Visto che comunque non era totalmente un pezzo di merda, non come quel miserabile naturalmente, lo lascia ai suoi affari. Non voleva di certo che per colpa sua perdesse l’occasione di indispettire quel nano malefico di Iden; non sapeva nemmeno se quest’ultimo fosse alla festa, ma beh—lui era team Charles, quindi—

    Primo step: trovare qualcosa da bere; secondo step: trovare qualcuno con cui intavolare una discussione; terzo step: alzare la gonnella come una prostituta francese di alto borgo.

    Stabiliti i punti più importanti, raggiunge il banchetto con le vivande.
    Beh, certo che dovevano essere proprio poveri, considerando che le uniche vivande fossero due ciotoloni di punch e delle bottiglie di vodka di scarsa qualità. Meglio, erano le cose sottomarca a far salire prima la botta.

    «Roooose! Bello il costume da Poison Ivy dei poveri!» dà una pacca affettuosa alla ragazza «Avevano finito quelli da Catwoman? Se me lo dicevi ti prestavo il mio! Eh, lo so. Lo so. Non è che puoi sperare di stare bene in quel costume come farei io, sai, le cose in pelle modestamente mi fanno un culo molto carino, ma ehi! Non ti buttare giù» le dice, prima di scegliere totalmente a caso uno dei due punch «Et voilà!» riempie con tranquillità un bicchiere, per poi rendersi conto di essere accanto ad un’altra delle sue persone preferite in assoluto «Rowenta! Mon amour!» esclama con la solita gioia frizzantina «C’est moi, Viktor! Non sono super sexy con questa gonna? Eh? Eh? Ho le gambe che sembrano quelle di Naomi Campbell. Tiè, prenditi questa Victoria Secret’s, ammira lo splendore. E tu? Da cosa sei vestita? No, no! Non me lo dire. Da stronza! Wow, sono un asso, il tuo costume di Halloween sembra quello più vero di tutti» tra un discorso senza senso e un altro, inizia a sorseggiare il punch, guardandosi intorno, finché…

    «STEPHEN GALLAGHER!» si porta una mano al petto, sentendosi stranamente—oh, innamorato! Come aveva fatto a non notare prima una tale bellezza? Che eleganza, che portamento! E quel viso angelico, poi! Doveva essere suo, insieme avrebbero sicuramente dato vita a dei bellissimi bambini!
    «Raggio di sole, visione celestiale!» si avvicina al povero malcapitato, strappandolo letteralmente dalle grinfie di quell’arpia – Mabel, vittima sacrificale – e stampandogli senza alcun pudore un bacio sulle labbra. Si sarebbe autopaccato la spalla per quel bacio alla francese, se non fosse stato per l’Amortentia a non fargli capire una fava della situazione.

    Viktor Asmodeus Dallaire
    Excuse me,
    but I kiss you, mon amour.
    17 y.o | Gryffindor
    Silent Hill nurse
    Amortentia



    Riassuntazzo:
    - È vestito da infermiera di Silent Hill;
    - Picchia suo cugino Charles Dumont;
    - Molesta Rose;
    - Molesta Rowenta (TVB);
    - Beve l'Amortentia;
    - Si butta addosso a Stephen Gallagher per via dell'Amortentia.

    Tutto fatto con Random.org people. Enjoy <3

    Baci e abbracci, Gossip Girl (???)


    Edited by Fancy|Bitch - 7/11/2018, 00:35
     
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    Gideon Kerberos McPherson
    "I am brave, I am bruised, I am who I'm meant to be, this is me"

    Le cose, fondamentalmente, erano due a quella festa.
    1. O qualcuno con un pessimo gusto per gli scherzi gli aveva incollato addosso un cartellino con sopra scritto: “Non avvicinatevi, vomito facile. G per Gastrite.”
    Come era già accaduto in passato con alcuni compagni, alle feste della sua vecchia scuola – e, davvero, ne era ancora traumatizzato -
    2. o semplicemente il suo costume non solo non aveva colpito come lui avrebbe voluto, ma magari incuteva anche…….timore?! CHE FIGATA! Si auto convinse che, sì, erano tutti spaventati dal suo travestimento, perché non poteva spiegarsi altrimenti perché nessuno lo avesse cagato di striscio. LOL e no, scambiarlo per Shaggy Rogers o salutarlo da lontano non era prestargli attenzione, lui voleva che PROVASSERO il suo costume! Ma la gente sembrava scappare quando lui si avvicinava. Si sarebbe recato dalla ragazza con la camicia a quadri (Jane) per provarlo su di lei e chiacchierarci, se non l’avesse vista intenta in una conversazione con...quel tipo inquietantemente identico a lui e con il quale, soprattutto, non aveva proprio voglia di parlare. Ma pensandoci, quant’era bello il suo costume da Jack Frost? Però doveva smetterla di bere la polisucco con dentro i suoi peli pubici cercati nei bagni pubblici – so cosa state pensando, sciocchini, Gid non fa quelle cose nei bagni! - o sarebbero successe cosas malas mucho presto. Comunque, nella peggiore delle ipotesi, era ancora in tempo per sfoggiare il suo travestimento alternativo.
    « Dici che sono in tempo per tirare fuori il costume da Kermit? L’ho portato eh! Forse riuscirei a socializzare di più. » Domandò ad Hazel.
    Persino Hunter, vestito da Regina Elisabetta in una giornata amara, non sembrò particolarmente interessato a provare il costume per il quale, davvero, ci aveva messo anima e corpo. AMORE ACCANTO A TE, BABY ACCANTO A TE IO MORIRO’ DA REEE YEEE ammiccò nella sua direzione indicandolo con gli indici, mentre quello si allontanava ticchettando sui suoi tacchetti, procurandogli una forte scossa che si diffuse nella sua cassa toracica attraversandone il pericardio. Comunque era più inquietante di lui, quel travestimento, ma ben fatto: lo aveva riconosciuto solo dopo averlo scrutato con troppa attenzione.
    Vedere Hunter in Sala gli fece contorcere lo stomaco. C’era anche Halley? Sperò che i Tassorosso avessero un bagno, perché rischiava una diarrea acuta. Aveva un piccolo problema a metabolizzare l’ansia, e gli veniva il cagotto quando era nervoso ihihih che vergogna. Iniziò ad avvampare dal caldo e allargò il colletto della t-shirt per prendere aria.
    Era proprio una fissa, la sua.

    31/10/18 h 9:00 – Guferia.


    Per esempio, quella mattina aveva passato almeno un’ora a leggere l’oroscopo del giorno che, come il migliore degli auguri recitava “stanchezza in mattinata, ma la sera si recupera!” - e uao, shippeus solo sapeva quanto fosse fortemente desideroso di recuperare, perché non ne poteva più di sentirsi più flaccido di un molliccio chiuso in un armadio – Era poi passato a leggere con molta attenzione la parte riguardante l’affinità di coppia, lanciando sguardi curiosi, ma sempre discreti (?) a quella tra CANCRO (lui) ed ARIETE (lei, guess who)
    « Ho letto da qualche parte che sono segni incompatibili ma...qui da speranze. Presta attenzione, Borea! » Si schiarì la voce e lesse la prima riga dell’oroscopo. « Sapevi che il tipico caso di attrazione tra opposti è rappresentato dal legame amoroso che unisce il segno dell’Ariete, vivace e precipitoso a quello del Cancro, calmo e sensibile ? »
    Aveva voltato lo sguardo verso Borea, il suo gufo grigio fumo, appollaiato sul muretto della Guferia presso la quale si era diretto per dargli da mangiare. Gli era giunta voce che spesso, su quella Guferia un certo gufo grasso di nome Paolo avesse preso il vizio di mangiare tutto il cibo degli altri gufi, per cui voleva assicurarsi che Borea mangiasse la sua parte.
    « Aw! SENTI QUA In questo legame, la sensibilità del Cancro e la vivacità dell’Ariete danno vita ad una coppia capace di grandi cose. »
    Il gufo sembrò sbuffare ed era evidente che non ne potesse più, quasi che se avesse potuto scegliere avrebbe preferito digiunare per lunghe giornate a causa del grasso Paolo, piuttosto che stare ad ascoltare le sviolinate di Gideon.
    Se sua sorella lo avesse sentito leggere l’oroscopo, proprio lui, avrebbe riso fino allo sfinimento e poi lo avrebbe buttato giù dalla guferia.
    Ma la parte forte, quella che gli aveva dato l’idea della vita, la grande bellezza di quella sera ed anche il motivo per cui era così ansioso di parteciparvi, era stata leggere l’articolo intitolato “La misurazione dell’amore”
    « Puoi far sì che qualcuno si innamori di te?
    La scienza dice di sì! »

    Queste erano le parole che avevano aperto l’articolo scientifico che aveva catturato tutta l’attenzione di Gideon che, da un momento all’altro, aveva smesso di dare da mangiare al gufo, rimanendo incollato con la schiena sul muretto della guferia, con lo sguardo concentrato sulle righe della rivista.
    « Secondo lo psicologo di Harvard, Zick Rubin quando guardi una persona per un lungo periodo di tempo, fissandola negli occhi, a lungo andare la induci a produrre fenilammina, che provoca la sensazione che proviamo quando ci innamoriamo, le classiche “farfalle nello stomaco” accompagnate da un aumento della frequenza cardiaca. »
    Le nozioni apprese avevano fatto presagire bene, lo avevano colpito tanto da renderlo terribilmente positivo e credere che, prima o poi, ce l’avrebbe fatta anche lui.
    Questo lo convinse che non avrebbe nemmeno dovuto sforzarsi (mostrandosi ridicolo, perchè andiamo succedeva sempre così) per apparire fantastico, simpatico, o...bello, ai suoi occhi. Sarebbe bastato solo fissarla. Era probabile che avesse sbagliato costume, quella sera, avrebbe potuto vestirsi dal più creepy tra i frequentatori di Whitechapel. Gideon The Ripper. In quel caso avrebbe avuto una buona scusa per fissare la gente, se quella teoria fosse fallita – cosa probabile.

    31/10/18 - Alla festa


    Era per questo motivo che, da quando era arrivato nella sala comune di Tassorosso, aveva passato il tempo a cercare Halley Oakes. Aveva cercato i suoi occhi color cioccolato per tutta la sera, desiderando di scorgerli dietro il volto truccato di qualche scheletro, dietro parrucche inquietanti o sangue finto, ma niente...era pronto a sfoderare il suo sguardo migliore, a fissare gli occhi nei suoi per tutta la sera. Era CARICO. « Ehi, Gid! Sono Halley! » Il moro sobbalzò. Non l’aveva vista arrivare, ma quando mai riusciva a rintracciarla anche solo per sbaglio? La voce della ragazza arrivava da dentro una palla dalle sembianze di un pesce che, il saggio Gideon riconobbe subito essere Magikarp. Aveva passato l’infanzia a giocare a Pokemon ed a vedere tutto il cartone animato in televisione – ma non diciamo sciocchezze, era una pratica piuttosto attuale, quella. Quando tornava a casa, se trovava i Pokemon in tv, si sedeva sul divano per non perdersi nemmeno una virgola dello show ed i suoi innumerevoli gameboy non si contavano più (considerando anche quelli che Hazel gli aveva fracassato). Ma soffermiamoci un attimo sul mainagioia in corso?
    « Halley? Sei là dentro? » Senti la prepotenza della tristezza fluire in ogni vaso sanguigno, come avrebbe fatto a mettere in prova la sua tecnica così? Se non poteva nemmeno guardarla in faccia? Flettè le ginocchia, abbassandosi di qualche centimetro per arrivare con il volto all’altezza della bocca del magikarp e tentare di scorgere ALMENO l’ombra del volto della ragazza. « Ma ci vedi da lì? O hai intenzione di cadere e romperti un altro osso? » #gideonpadreapprensivo
    Le fissò le gambe magre spuntare da dentro quella bolla di stoffa e trattenne una risata divertita. Apprezzò comunque il suo costume, nonostante gli avesse rovinato i piani di una vita intera. « E’ un costume bellissimo ed originale. » Sollevò le spalle allungando una mano awkward per arricciarsi un baffo di stoffa del pesce all'indice. « Eh, no...» Quante cazzate per una Yellah sola. Avrebbe voluto dirle, colpito nella sua parte più fissatamente (?) mitologica. « Sono Cerbero! Il cane degli inferi. Ti piace? » Perchè avrebbe dovuto non-piacerle? Erano solo tre cani aggressivi e bavosi, no? Se i cani avessero avuto una coda, avrebbero scodinzolato per la felicità, ma potevano solo sbavare...quindi, nulla. « Ma fa anche altro. Dai adesso lo provo, finalmente! Sei la prima. »
    Il primo cane squadrò Halley con espressione inquietantemente seria, si sporse verso l’orecchio destro di Gideon, e...avrebbe dovuto sussurrare in giorni da quanto tempo la ragazza fosse in vita, ma sussurrò un numero che - il corvonero non era una calcolatrice umana eh - sembrava esageratamente alto. Circa 14600 giorni di vita? « Questo costume è un fail clamoroso. » Corrugò le sopracciglia, pensieroso. « Ehm, volevo dire...hai circa 5800 giorni di vita! » Non disse niente ad Halley di ciò che aveva sentito, perché non corrispondeva alla realtà, insomma...se a lui, che aveva sedici anni, il costume aveva dato come giorni di vita 5800, Halley non poteva certo averne più del doppio! « Ma sentiamo l’altra testa, avrà di sicuro solo cose belle da dirti. » La terza testa si avvicinò al suo orecchio e sussurrò. Di questo passo questa ragazza non arriverà ai vent’anni. Morirà rompendosi l’osso fondamentale. È una certezza matematica e…morir- Nada. Nisba. Gideon bloccò il racconto spostandosi appena dalla bocca del cane. Come poteva dirle una cosa simile?! Annuì, tra sé, mordendosi il labbro superiore e raccogliendo qualche secondo per pensare.
    « Dice che vivrai una vita lunga e felice. » Sorrise benevolo verso di lei, poi volle strafare. « Andrai avanti con la tua vita e avrai molti bambini. E li vedrai crescere. Morirai quando sarai vecchia, al calduccio, nel tuo letto. » Aveva appena citato Titanic? Sì. Quando era nervoso o ubriaco e non sapeva come continuare una conversazione, andava di memoria ed iniziava a citare pezzi di film, era tipo un tic nervoso, come la sindrome di Tourette. « Però… stai attenta, il mondo è ricco di pericoli. Basta un passo falso e sei morta. » Non voleva certo contribuire alla sua morte prematura dandole troppe sicurezze. « Ma con questo costume sei a prova di bomba, se cadi puoi sempre rotolare. »
    Halley aveva lo sguardo di chi aveva sentito abbastanza, quindi decise semplicemente di voltare i tacchi ed andarsene ancora prima che lui potesse offrirle da bere. Osservò le sue gambe rosse muoversi per la sala, stando attenta a non colpire chi le era vicino, e sospirò.

    Nel frattempo, da qualche parte nella sala.
    « Porco Merlino, i Gides stanno pomiciando! »
    Gideon non era affatto uno shipper nella vita reale, lo era solo nei film, serie tv, libri, videogiochi e cartoni animati. Per cui, nonostante fosse chiaro che i “gides” fossero una coppia ed un nome di ship, l’idea che potesse c’entrare lui in quella ship non gli aveva sfiorato il cervello nemmeno per sbaglio. « Che culo questi Gides, oh. Tutte le fortune agli altri! Bevo per la disperazione. Ciao Rose, come sei bella! » Salutò la rossa che passò lì vicino. « Uao Nicky, bel taglio! Vuoi provare il costume? - TRILLY! ODDIO! »
    Mentre i cani vennero attirati da un nuovo arrivo, un lenzuolino che si muoveva indisturbato, ed iniziarono ad abbaiare al suo orecchio al ritmo di GATTO?! GATTO?! GATTO?! Gideon buttò giù un quantitativo spropositato di...quella roba che stava bevendo, che non era certo fosse birra, aveva tolto l’etichetta prima di portarla alla festa. Con un espressione terribilmente disgustata dalla bevanda, spostò lo sguardo sul nuovo arrivo – o meglio, magari era arrivato da un po’ eh, e Gideon non si spiegava come potesse non averlo visto prima dato l’abito ed i capelli sgargianti. - Con sguardo lievemente offuscato dalla bevanda guardò Perses Sinclair da capo a piedi. Il corpetto azzurro che aveva era talmente luccicante da accecarlo più di quanto non facesse l’alcolico. Doveva ammettere, comunque, che in calza maglia stava davvero bene. « LA MUSICA E’ TROPPO FORTE, COS'HAI DETTO SINCLAIR? TI SEI VESTITO DA PRINCIPE AZZURRO? » Ah, i ritornelli delle canzoni avrebbero rischiato di assordarlo, prima o poi. « Sei bellissimo. » Ammise, sincero, dopo che il volume della musica fu di nuovo basso, concedendogli una chiacchierata senza urla. « Pensa che la mia seconda opzione era un costume da rospo. »
    Sua sorella fece una breve apparizione dicendo cose strane sul limonare, e dopo una o due minacce di morte scomparve. « Che ha detto? » Domandò Gideon che, detto in confidenza, il più delle volte era il translator number one di Hazel verso la lingua umana, e se non aveva capito nemmeno lui ciò che lei aveva detto, era praticamente impossibile che un ancora più confuso Perses avrebbe potuto farlo. « Va bè, sarà qualche minchiata, spero non sia già ubriaca, sarebbe una vergogna. Fermo lì, non ti muovere. » Portò le mani avanti e lo fermò dai polsi per non farlo spostare. La gente fuggiva troppo velocemente dalla sua attenzione quella sera e lui ne aveva abbastanza. I cani fissarono Perses, ed il primo e poi il secondo sussurrarono alle orecchie di Gideon qualcosa di molto...molto strano, date le espressioni che il ragazzo compiva, e non era certo un tipo misterioso, Gideon, era più un libro aperto con mille spoiler in vista. Doveva davvero dirgli ciò che aveva sentito? Con lui poteva essere sincero, insomma, non voleva certo farci colpo per conquistarlo. Anzi, essere un po’ rude non poteva che far bene al biondone, che aveva l’aria di chi aveva costruito la propria intera esistenza su una solida autostima. In poche parole: un’aria del tutto irritante.
    « Sei sicuro di voler sapere il tuo destino? E’ triste. » Pers era impassibile, magari anche un po’ confuso. « Hai annuito? Si, lo hai fatto. Preparati a sentire la storia più triste della tua vita questa notte di Halloween. » Prese un respiro. « I cani dicono che sarai un vecchietto scorbutico...e mi dispiace ma non potrai più bere perché ti avranno asportato un bel pezzo di fegato. Vivrai in sedia a rotelle ed il tuo passatempo più divertente sarà fare l’uncinetto. Avrai lo sfintere anale completamente andato, usurato dalle cattive abitudini. » If you know. Ehi, il cane aveva detto proprio così. « Non avrai un buon rapporto con il tuo badante, che, coincidenza, si chiamerà proprio Gideon! Sarà incattivito dalla vita e ti lascerà con il panno smerdato per dispetto, o senza dentiera. » Che storia triste. « Purtroppo avrai la demenza senile. » Non lo disse certo con piacere, memore dell’esperienza in casa con nonna Bana.
    « Crederai fino all’ultimo di essere il vero Donald Trump e per farti felice il tuo badante ti comprerà su ebay una scarsa imitazione in fibra sintetica - ma molto realistica ai tuoi occhi con la cataratta - del suo parrucchino, così che tu possa guardarti allo specchio ed esserne felice. »
    Sembrava la sua vita, uao era fortemente sorpreso. Invece di Trump, lui era Guinevre per far felice nonna Bana. Gosh, quando aveva passato la linea di confine tra la sobrietà e la sbronza? « La tua ultima frase, prima di morire, sarà guardandoti allo specchio. Uao, avrei dovuto partecipare al Grande Fratello VIP »
    Dopo aver sparato tutte quelle brutte storie, Gideon si sentì improvvisamente in colpa, per cui raccolse un dolcetto a caso dal vassoio ricolmo sul buffet – dal quale, vorrei precisare, non si era ancora allontanato – e glielo porse. « Ma il futuro può sempre cambiare, siamo noi a costruirlo. Non ti trovo così irritante come può sembrare, davvero. Muffin? » Glielo porse, con un sorriso non troppo convinto. Se avesse saputo come quella mattina lo aveva difeso dalle accuse del suo stupido doppione, bè, Gideon sarebbe senza dubbio scoppiato in lacrime e lo avrebbe abbracciato PER SEMPRE. Ma...non poteva sapere. Ciò che sapeva era che un mese prima il ghiro del Sinclair gli aveva mangiato i compiti e, nonostante la pace, la vendetta non sarebbe mai stata abbastanza. In modo del tutto benevolo, eh.
    Eh, accidenti, aveva finito la bottiglia. Si allungò verso il primo punch disponibile, e riempì il bicchiere, per poi sollevarlo in aria. Si permise di portare il braccio libero sulle spalle di Perses per avvolgerlo, come voler cancellare le cose brutte dette poco prima, o quanto meno renderle un po’ meno brutte. E brindò al suo costume. « QUALCUN’ALTRO VUOLE CONOSCERE IL PROPRIO DESTINO? » Domandò, a gran voce. Voleva rifarsi. « Giuro che dice anche cose belle! » Non era vero, ma la speranza era l’ultima a morire. Portò alle labbra il bicchiere colmo di un liquido dall’odore caratteristico di Macaron? Fragole? Corrugò le sopracciglia e ne bevve appena un sorso. Non erano arrivati a studiare l’amortentia, ancora, e...no, non era una scusa. Gideon McPherson si era lasciato fregare.
    Qualcosa dentro di lui iniziò a cambiare quando davanti ai suoi occhi si palesò l’immagine di JJ, non era proprio simile a lui, quella sera: aveva capelli bianchi come il più fantastico dei Richard Gere, e occhi di un innaturale blu cobalto. Forse furono i suoi occhi a colpirlo, o i capelli, la mascella o quell’adorabile fossetta sul mento, ma l’ultima volta che lo aveva incrociato non lo aveva trovato così attraente. Ed in quel momento avrebbe potuto rubargli tutto, non solo la faccia, culo, anima, vita.
    « Io...io…» non capì il riferimento al doggy style, ovviamente, stiamo pur sempre parlando di Gideon, ma era più o meno lo stesso pensiero che gli affollava la mente in quel momento: avrebbe voluto passare con lui una serata a sbattersi tra NPPD (Netflix, Pizza, Patatine fritte e Divano). Gli era così vicino, così tanto vicino che il suo cuore avrebbe potuto esplodere nel petto. Se prima erano due poli identici che si respingevano, adesso JJ lo attraeva come i più potenti dei magneti. E quando si ritrovò il suo volto così vicino al proprio, fu matematico, davvero, guardare prima le sue labbra e poi incontrarle con le proprie dischiuse in un bacio appena accennato.
    « Anche se tu mi odi, io ho solo amore da darti! » Avrebbe pronunciato, allora, una volta allontanato da lui.




    16 y.o.
    nerdy awkward
    31/10/18


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    made in china — I'm here at the beginning of the end


    - Si deprime
    - Svarioni scientifici sull'amore
    - Parla con Halley + prova il costume
    - Parla con Perses + prova il costume
    - Beve l'amortentia, si innamora di JJ
     
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    heather morrison
    does the idea of being attractive enough
    to manipulate people appeal to you?

    «Heather Morrison!» La ragazza alzò lo sguardo sul proprietario della voce, e in un istante cambiò tutto.
    Sono quei momenti che ricorderai (finchè la pozione avrà effetto) per tutta la vita. un attimo prima sei te stessa, sei la persona che conosci e ami - o almeno fingi di amare, e l'attimo dopo non è più importante chi tu sia, cosa tu faccia, che pokemon starter abbia scelto all'inizio del viaggio, ma solo cosa tu voglia. Chi tu voglia.
    «Charles» un sussurro quasi sorpreso, un nome più accarezzato che detto, lettere a scivolare sulla lingua come miele dolcissimo. Charles. Il ragazzo dagli occhi (verdi? Azzurri? Castani? Li aveva almeno mai guardati, prima di quella sera??) verde-foresta-del-magico-amore-eterno aveva sempre avuto un nome così bello da pronunciare, da assaggiare, da assaporare? Così morbido - come morbide dovevano essere le sue mani o le sue sopracciglia a gabbianella (non certo strong come quelle di BJ ma EHI! Le dimensioni non contano, conta l'attrito - cit) «Charles», ripetette, con più convinzione, più... devozione. Abbassò lo sguardo scrutando l'intero corpo del ragazzo, sollevò un sopracciglio approvando ciò che vedeva (come avrebbe potuto non approvare il corpo del Dumont? Era tutto così perfetto in lui - strano non averci fatto caso prima e anzi, averlo sempre considerato - simpatico, eh, ma un po' deforme?), e riportò gli occhi al suo viso. Al suo bellissimo, stupendo, ovale come un perfetto uovo di struzzo, viso. I suoi tratti gli ricordava un po' la versione umana e carina di un bulldog (con meno bava, ma ci si poteva lavorare), e lei lo amava così.
    Lo amava così?
    L'idea stessa che potesse essere innamorata di lui fluttuò in aria qualche istante, non presa. Heather non aveva mai amato nessuno prima - c'era il sesso, e c'era il piacere di sentirsi adorati - ...ma quella sensazione? Era del tutto nuova. Lei voleva Charles più di quanto avesse mai voluto niente.
    Rabbrividì di piacere alla mano del francese che la cingeva, un sorriso imbarazzo e spontaneo sulle labbra di lei. "Certo che lo amo! Come ho fatto a non rendermene conto prima? Forse l'ho sempre amato, ma pensavo fosse troppo gay per avere una possibilità!" E invece AH! ovviamente anche lui la amava. Per Heather valeva un po' la regola oblivion di conoscenza comune a scuola: "non esistono etero, come non esistono gay che possono resistermi. Piegò leggermente la testa, per appoggiarsi a lui sentendosi improvvisamente protetta fra le sue possenti braccine da mangialume e chiuse gli occhi, ma li riaprì quando lui le rubò il bicchiere dalle mani. «Ehi» si lamentò debolmente, troppo strafatta di (amortentia) ormoni per arrabbiarsi con l'amore della sua vita a distrarla. «Se volevi un bacio indiretto, bastava chiedere. Indiretto, diretto, alla francese, alla Cheather» sì, avevano già un nome ship nonchè i nomi dei loro futuri figli - Charlotte e Heathcliff, per sottolineare ancora di più quanto fossero dei mini Charles e Heather. Spostò la mano per abbracciare il ragazzo e gli diede uno schiaffetto sul sedere. Mmmh bello sodo, come una pesca un po' acerba; amava anche quella parte di lui.
    «lascia stare quella roba annacquata da sfigati.» ancora sorriso pervertito in faccia, abbassò lo sguardo sulla bottiglia che gli stava porgendo. «tié, solo perché sei tu.» !!!! S E N O N E R A A M O R E Q U E L L O !!!! insomma, aveva proprio detto "solo perchè sei tu", quindi non offriva da bere a tutti! «Oooh, Charlie» charlie come vezzeggiativo, non come l'Anderson (carino anche lui eh, ma dopo quella sera in cui aveva avuto l'epifania riguardo ai propri sentimenti per il Dumont, non avrebbe mai più guardato il bel visino dell'altro ragazzo MAI. PIU'!! Non era una che accettava il tradimento - da quella sera in poi). «trottolino amoroso dududu dadada» Non avrebbe mai rifiutato un gesto di tale amore da parte sua, quindi prese la bottiglia, e la portò alle labbra (bacio indiretto!! contava? Contava), mandandone giù... beh, più del necessario. Ora che aveva trovato il proprio futuro marito, niente aveva più importanza; non aveva bisogno di fingersi astemia o poco desiderosa di affogare nell'alcol le proprie incertezze. «Sapevo di piacerti» ovvio «Ma non ero certa tu piacessi a me in quel senso, e non solo come amico» Alzò gli occhi, dal basso del suo metro e un tappo, osservando il profilo del ragazzo «Uuuuh che bel mento...» allungò un dito per sfiorare il colore rosso, il braccio sempre avviluppato al corpo del serpeverde - al suo fondo schiena, sì -. L'amortentia non reagisce su tutti molto bene. «Dicevo. Ora che il tuo amore è ricambiato, va celebrato» le dita sul mento del ragazzo finirono per stringerglielo e tirarlo giù di sorpresa, mentre Heather Morrison, in punta dei piedi, scoccava il (primo) bacio (della serata) sulle labbra di Chalres, lasciandogli metà del proprio rossetto.
    Oh beh, era bello anche con quell'aspetto da drag Queen.
    Forse anche di più.
    «Ti amo, bufalotto mio» un sorrisone sulle labbra; se non aveva usato il nomignolo bulldog, era solo perchè se lo sarebbe tenuto per l'intimità. Ancora si chiedeva se sbavava uguale (?) «Dì che mi ami» SCONTATO! «E ti sposerò qui, ORA! STA SERA!» lui era in completo abbastanza elegante, LEI GIA' IN ABITO BIANCO Più destino di così. Glielo dicevano gli astri che erano meant to be, e probabilmente in giro c'era anche quello strambo professore vestito sempre da pirata - era il capitano di una nave, no? POTEVA RENDERLI MARITO E MOGLIE! SIGNORA E SIGNOR MORRISON!
    Ma charles... charles era strabico? Era meglio immaginarlo un po' guercio che a distogliere quel magico gioco di sguardi. Non aveva occhi solo per lei? PERCHE' NON AVEVA OCCHI SOLO PER LEI??? EH???? «...chi stai guardando CHI STAI GUARDANDO GUARDA ME» si voltò «CARLETTO E' MIO, SGUALDRINA. @SHIPPEUS INTERVIENI» a chi lo aveva detto? CHI LO SA! chiunque voglia essere il fortunello di turno




    2001's | slytherin
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    31 october 2018


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    scusate (?) parla solo con charles gherjkghekj che al prossimo post probabilmente scapperà ihihihih
    e grida in faccia a una persona random che ha avuto la sfiga di passare di lì DAI, INIZIAMO IL DRAMA!!
     
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    Behan Tryhard
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    I made it awkward

    Non era possibile
    Non era possibile
    Insomma, oramai aveva fatto i conti col fatto di esser sfigato, sia chiaro. Era consapevole che, nel suo gruppo di amici, la definizione di loser a lui probabilmente calzava meglio che a tutti gli altri messi insieme: nel suo caso, non c'entrava solamente con il suo posto all'interno della gerarchia scolastica. Behan Tryhard era proprio sfortunato, ed aveva iniziato a capirlo dopo il terzo dei suoi gatti che aveva fatto una brutta (bruttissima!) fine.
    Quindi era ben consapevole della sua sfiga ma...così tanto? Era un tantino troppo persino per i suoi standard. Forse il motivo era davvero dato dal fatto che, senza le macumbe mensili di Gwen, la situazione per lui era iniziata a precipitare drasticamente: non aveva mai dubitato dei metodi della Markley, nonostante Meh e Nicky avessero più volte provato a fargli cambiare idea, e quindi non si era mai lamentato del prezzo che doveva pagare per ottenere il suo aiuto (portarle i libri da un'aula all'altra, lasciare i ragazzi da parte sua, prendere in prestito temi da altri studenti per poi rielaborarli e farglieli trovare pronti per la lezione di storia della magia) Dunque, dopo quasi un anno senza di lei, doveva decisamente trovarsi un altro appassionato di occulto che riuscisse a toglierli il malocchio. O almeno provarci.
    Anche perché così non poteva davvero più andare avanti: per prima cosa, data la sua tendenza a procrastinare, si era ridotto all'ultimo per il suo costume, ed inutile dire che il risultato non era stato per nulla quello che aveva sperato. Quando Nicky aveva proposto ai Losers di vestirsi da cinque leggende, Beh era stato più che felice di prendersi il ruolo di Jack Frost così da non doversi sforzar troppo per il costume. Tanto, cosa ci voleva a recuperare una parrucca bianca? E un bastone? Nella sua testa, sarebbe stata una passeggiata: aveva persino già una felpa blu da utilizzare!! Poi però la sua dipendenza da Netflix aveva avuto la meglio e, per bingwatchare la prima stagione di caos, era finito per trovarsi a meno di due ore dalla festa senza il costume. Quale unica possibilità aveva avuto? Ricorrere alla magia.
    E combinare un mezzo disastro.
    Alla fine però, con circa dieci minuti di ritardo, era riuscito finalmente a fare il suo ingresso nella sala comune dei Tassi, dopo esser stato per più di mezz'ora nei giardini della scuola a cercare un bastone decente con cui completare il suo travestimento. Che alla fine non era risultato così brutto: i capelli bianchi li aveva ( anche se non aveva idea del come avrebbe fatto poi a farli ritornare al loro colore naturale) e la felpa blu pure (rubata da uno dei suoi compagni di stanza, visto che la sua l'aveva trasformata in un cubo di ghiaccio durante il primo tentativo per dare all'indumento quel tocco in più tipico del personaggio del cartone)
    E per questo, dopo tutti quegli sforzi, per poco non gli venne un attacco di panico quando, guardandosi intorno, adocchiò un altro jack frost. NON ERA GIUSTO!!! E se le persone avessero iniziato a guardarlo male ed accusarlo di plagio???? Quando invece era semplicemente sfigato?? SE L'AVESSERO CACCIATO DALLA FESTA?????? O-M-G, doveva preparare assolutamente un buon discorso per discolparsi dalle accuse (quali) La cosa migliore da fare era cercare i suoi amici e dimostrare che il loro fosse un travestimento coordinato, premeditato da giorni (!!!) e non dell'ultimo secondo (come effettivamente per lui era stato)(ma sono perché era scemo) Così iniziò a guardarsi intorno per adocchiare un babbo natale, o sandman...damn, non c'era neppure la fatina dei denti??? Possibile che i suoi amici fossero più in ritardo di lui??? Fu solo in quel momento che si accorse del Magikarp nella stanza, e il suo cuore da allenatore pokèmon gli fece dimenticare tutto il resto: doveva assolutamente sapere chi avesse deciso di usare un costume così bello. Lui stesso aveva proposto agli amici di vestirsi così, ma alla fine aveva dato per scontato che nessuno avesse preso nemmeno vagamente in considerazione la sua proposta: per questo, sentì un'ondata d'orgoglio quando, una volta avvicinatosi, si accorse che non si trattava di un semplice magikarp, ma di un Halleykarp. E, solo per un attimo, non si rese conto di ciò che il travestimento dell'amica significasse: quella consapevolezza lo investì un attimo più tardi, quando posò gli occhi sulla regina elisabetta e su velma. Hunter e Nicky. «PERCHÈ NON SIETE VESTITI DA CINQUE LEGGENDE??????» Possibile che avesse capito male lui??? Era così sicuro del fatto che avessero deciso di optare per un travestimento abbinato!! «Meh è quel taco che parlava con voi poco fa?» ??? Anche suo fratello l'aveva abbandonato?? Per un attimo aveva sperato che il legame telepatico (#quale) tra gemelli li avesse fatti sincronizzare. «voglio morire» Adorava i costumi dei suoi amici, ovviamente, ma allo stesso tempo si sentiva solo e, per di più, nella stanza c'era un suo sosia!! Con il quale, ovviamente, non c'era nemmeno competizione: JJ avrebbe fatto la figura di quello con il costume figo mentre Beh del patetico ragazzino che l'aveva imitato. «ho bisogno di bere» Il punch, eh. Non era il tipo da alcolici, Behan Tryhard.
    Anche se in quell'occasione sarebbe stato meglio
    Vabbè, magari quella sarebbe stata la sera giusta per invitare Maple ad uscire con lui #credici




    2002's - 16 Y.O.
    huffleclumsy
    losers sqwad


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    Fa ben poco:
    -Arriva vestito da Jack Frost
    -Vede JJ vestito come lui e va nel panico
    -Trova i losers, vede che non sono vestiti abbinati e va ancora di più nel panico
    -Beve il punch con l'amortentia #zanzaaan (chissà di chi si innamorerà)
     
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    «Forse...» Nah si osservò attorno, sperduta. Oddio. Si era pentita di aver seguito Jane il primo secondo in cui avevano messo piede in quella stanza, ma quella sera proprio non le andava di rimanere da sola a Different Lodge. Aveva provato a farsene una ragione, eppure le ore di solitudine senza la compagna le parevano infinite e inverosimilmente noiose: Jane non aveva neanche insistito più di tanto, probabilmente perché non le importava o perché la conosceva abbastanza da sapere che sarebbe finita così. Grave errore.
    Si morse il labbro inferiore in un gesto di puro nervosismo e allungò una mano ad abbassarsi l’orlo posteriore della gonna, passandola poi su una coscia coperta dalle calze pesanti. L’ansia che le agitava lo stomaco era indescrivibile: gli occhi spalancati dalla tensione, si premurò di rimanere vicina vicina all’amica e si premurò accuratamente di non incrociare gli occhi di nessuno. O quello, o morire di imbarazzo. Lì Narah conosceva i presenti solo di vista e non aveva mai parlato con nessuno, perché socializzare non era proprio il suo forte. Un eufemismo per dire che quando qualcuno provava a parlarle lei era un disastro, faceva scena muta e adottava la tecnica del finto morto dell’opossum nella speranza che la morte vera arrivasse in fretta. «Meglio se torniamo a casa, no?»
    Immancabilmente, Jane finse di non sentirla. Sapeva che, fosse stato per lei, sarebbe rimasta rintanata in eterno nella propria stanza a leggere o a stare in sua compagnia, dato che la Darko era l’unica persona al mondo con cui riuscisse a chiacchierare senza balbettare o incepparsi ogni tre per due. Narah, davanti al suo silenzio, spostò il peso da una gamba all’altra e si sistemò per la millesima volta il vestitino da farfalla [x]. Già, una farfalla con tanto di ali abbinate [x] non era per niente creepy e quello la faceva apparire tanto colorata quanto fuori posto. Nah era troppo disagiata per avere il coraggio di osare un po’ di più come avevano fatto gli altri e, se vogliamo specificare, nemmeno si sentiva parte della festa. Fosse stato per lei, avrebbe seguitato a fare il camaleonte e mai si sarebbe sognata di mettere piede a una festa con tanta, troppa gente e troppe probabilità di socializzare con qualcuno. Non fraintendete, a differenza di Jane Nah avrebbe tanto voluto avere qualche amico, perché era una ragazza gentile e con tanta tenerezza, ma era conscia di essere un completo disastro. In parole povere, voleva evitare le sue solite figuracce galattiche. Se era contenta di avere quel carattere? Nah eheh, però non era facile uscire dal suo guscio di timidezza.
    Fu solo grazie a un’inaspettata forza di volontà che ebbe l’ardire di alzare gli occhi e, subito dopo, arrossì nella consapevolezza di star cercando una persona in particolare, quella che tanto la metteva in soggezione con la sua parlantina sciolta e il carattere solare. Smettila, se poi pensa che vuoi attaccare bottone? Già, meglio che JJ non si accorgesse della sua esistenza, almeno avrebbe potuto continuare a essere imbarazzante per i fatti propri. Poi c’era Jane, che odiava pareva odiare tutti e al contempo accettava lei così com’era, non senza qualche leggera ramanzina sulla sua eccessiva riservatezza, ma vabbè.
    «Vedi quello che vedo io?» Legolas, cosa vedono i tuoi occhi? Narah si girò di scatto verso la corvina, sentendosi clamorosamente colta in fallo, e incespicò nella risposta. Sentì le guance avvampare. L’autocombustione era imminente. «Uhm, sì?» appena udibile, ma tanto Jane aveva già alzato gli occhi al cielo e iniziato a studiare i “casi umani”, come li definiva sempre facendola ridere. Loro due erano diversissime, però andavano d’accordo e, sorpresa sorpresa, avevano anche delle cose in comune: Netflix, ad esempio. Vi pare poco? Quasi scoppiò a ridere all’osservazione sul tipo vestito da scheletro e la fantomatica lap dance sul punch. Perché trattenersi, pensate? Ma per favore, sarebbe stato troppo awkward palesare il suo respiro, addirittura la risata? «A me non sembra così male,» ribatté Nah con dolcezza, quella che non le faceva mai pronunciare parole cattive per il timore di poter scoraggiare o offendere qualcuno. Fino ad adesso tutto era andato evidentemente troppo liscio nella sua vita, perché Nah, data la sua scarsa attinenza ai riflessi veloci, non avrebbe mai immaginato Jane l’avrebbe condannata a morte certa lanciandole una bottiglia ad altezza faccia.
    È quello che successe. Quindi finì che ops, si beccò la bottiglietta secca sul naso lanciando un urletto, per poi avvampare per la vergogna nel chinarsi a raccattarla cercando di non scoprire il sedere. Si sarebbe volentieri sotterrata sotto venti metri di terra, era fattibile?
    «Si è sentito tanto? Oh, perché sono qui?» Provò l’impulso di sciogliersi i capelli per nascondere il viso, ma con la sua chioma insopportabilmente indomabile sarebbe sicuramente apparsa come un incrocio tra una farfalla e un leone, per carità. Aaah, sarebbe stato bellissimo essere menefreghista come Jane! Assistette muta alla catalogazione dei casi umani di quest’ultima, anche se si sentiva un po’ in difetto a starle accanto mentre faceva foto non richieste. Era un po’ da psycho come cosa, ecco. «Jane! Io lo trovo carino,» ridacchiò. Davvero, Nah era un sacco incuriosita dal costume di Gideon: era inquietante al punto giusto e le sarebbe piaciuto scoprire che ragionamento avesse portato a quell’idea, perché di cose così in commercio normalmente non se ne trovavano e perciò doveva essere stato quel ragazzo a pensare a tutto. Le sarebbe piaciuto, certo, ma non ci teneva a mettersi a balbettare come una scema. Tra l’altro doveva ancora capire come tutti perché lui e JJ fossero identici, ma quando l’aveva chiesto a Jane, dieci minuti fa, lei l’aveva fissata di rimando e aveva borbottato teorie su stalking e persecuzioni che non l’avevano lasciata molto convinta. Troppi film di spionaggio. Che fossero due persone diverse, almeno, era ovvio: i due si trovavano chiaramente in due punti diversi della Sala. Se fosse capitato a lei di trovare un proprio clone di sicuro non sarebbe stata così calma, lei e le sue teorie da nerd.
    Si coprì la bocca con una mano per non scoppiare a ridere alle esclamazioni barra grida frustrate della Darko, trattenendosi dal fare un commento positivo in difesa della “spazzatura” cui lei si riferiva. Niente da fare, avrebbe voluto difendere sempre tutti, forse perché sapeva com’era sentirsi un a disagio. Jane, ogni tanto, avrebbe voluto pubblicamente prenderla a testate per incastrarle quegli ingranaggi bacati del cervello, ma in fondo si amavano lo stesso.
    «Ehi!!!» NO. Chi era? Disorientata all’inverosimile solo per un “Ehi”, fu con espressione estremamente sofferente e movimenti impacciati che Nah si girò verso il ragazzino. Le… aveva fatto i complimenti? A lei? Il cuore iniziò a batterle tanto forte da rasentare la tachicardia. Provò a emettere qualsiasi suono che potesse somigliare a un ringraziamento, anche se le labbra parevano essersi sigillate all’improvviso. In preda all’ansia, fece l’unico gesto che in quei casi le restituiva un po’ di equilibrio: allungò una mano alla cieca fino a trovare quella di Jane e stringerla delicatamente, intrecciando le loro dita. Se fosse stata un’altra persona, Jane l’avrebbe ammazzata e nascosto il cadavere, però lei poteva, quindi why not. Non le serviva guardarla per indovinare che avrebbe alzato gli occhi al cielo, ma lo fece lo stesso, sorridendo lievemente. Se una sopportazione simile non era affetto, allora l’amicizia non esisteva. Proprio Jane la tolse d’impiccio, con un commento venato di sarcasmo e una simpaticissima manata sulla fronte. «Poverino, vacci piano,» provò a rabbonirla e, attenzione, si mise a guardarla male. Che paura. Chissà perché quando guardava male nessuno la prendeva sul serio. E, effetto farfalla? Nah si sforzò di non scoppiare a ridere. Jane era geniale. Poteva sembrare una barbona al primo impatto #onesta, ma era assolutamente geniale.
    Attese che il ragazzino se ne fosse andato per scontrare le loro mani contro il suo fianco per attirare la sua attenzione. «Mi ha ricordato quella volta in cui hai fatto lo sgambetto a quel tipo che è caduto su- beh, lo sai,» concluse con una smorfia. Le era dispiaciuto, certo, ma lui era stato una vera merd- un gran maleducato. Chiamasi karma. Sospirò e alzò timidamente il mento, aspettandosi di non vedere nessuno nelle immediate vicinanze.
    Ma no. «Nah, jannina (giannina), come ve la passate? Già spaventata qualche matricola?» Abbandonare la nave, ripeto, abbandonare la nave. Ma che è, Jane era diventata una calamita? Volevano tutti farsi fare un servizio fotografico? Boh, allucinante. «Oh, uhm, c- mh.» Oddio. Riproviamo. Respira, ricordati di respirare. «C-cia-» La sua visuale su Meh fu oscurata da un qualcuno che andò a sbattere contro Jane, avvalorando la sua teoria della calamita.
    Oh, accidenti. JJ si era appena scontrato con Jane. Nah sentì il volto bruciare e sperò che sul suo colorito il rossore non si distinguesse troppo. Stava parlando con loro. Impossibilitata a tenere la mano dell’amica, dovette lasciare la presa, facendo qualche passo indietro per prendere aria. Narah aveva dei problemi a relazionarsi serenamente con tutti, persino con le persone riservate, ma JJ e la sua travolgente allegria la mandavano nel pallone, così diversi da lei e dal suo modo di fare. Per poco non cadde come un sacco di patate, ma tenne duro e riprese l’equilibrio con un ridicolo squittio, seguito da una risatina nervosa totalmente random. Oh, che imbarazzo. Prese a fissare i due di soppiatto e origliarne la conversazione, in attesa del momento propizio per ritornare a reclamare la propria ancora(??) e scappare alla velocità della luce. Ma se fosse diventata invisibile si sarebbe fatta notare troppo? Magari giusto per qualche secondino, il tempo che JJ girasse i tacchi, e allora sarebbe tornata alla propria atmosfera isterica e visibilissima.
    Sì, origliare per così dire: Nah era perplessa tanto quanto Jane doveva esserlo in quel momento e non stava capendo cosa stesse blaterando JJ. Quando però ebbe un lampo di consapevolezza, non seppe davvero come reagire: primo, ora JJ era convinto loro due fossero una coppia e fraintendimenti che coinvolgessero lei la facevano sentire al centro dell’attenzione, troppo per la sua natura camaleontica; secondo, “bellissima”. Poteva ufficialmente sprofondare nell’imbarazzo e rimanervi per sempre; terzo, il ragazzo l’aveva guardata, una veloce occhiata sufficiente a farle sparire un braccio. Letteralmente. Ops. Nah si affrettò a renderlo visibile non appena se ne accorse e, quando tornò a guardare Jane, il Serpeverde era già scomparso.
    Poteva smettere di gareggiare in apnea allora, sì? Poi si accorse di Meh che, poveraccio, era rimasto lì per l’intera parentesi di disagio e la risposta divenne chiaramente un no. Doveva ricominciare con la tortura del “ciao”? Nell’attesa sarebbe arrivato il giorno. Irragionevolmente, vedere Mehan perplesso le procurava terrore, perché poi sarebbero arrivate le domande e lei sarebbe stata costretta a palesare il possesso di corde vocali. Meno male che c’era Jane. C’era, vero? Nah si voltò per assicurarsene, riappropriandosi dunque della sua mano, ignara dei dubbi che con quel gesto avrebbe scaturito nella testa del ragazzo. «Sono confuso... e al contempo stranamente affascinato.»
    Sono stupida e al contempo terribilmente incapace di intrattenere una conversazione, piacere. Sicuramente Jane non si sarebbe risparmiata di esprimersi sul taco vivente in cui si era trasformato il ragazzo, ma a Narah piaceva, era troppo buffo! Questo, ovviamente, non glielo avrebbe mai detto. In compenso abbozzò un sorriso timido. Poteva intuire quale potrebbe essere stato il commento di Jane: “eppure non sei stupida, ma certe volte sembri proprio avere il tasto ON/OFF STUPIDITÀ. Vabbè, passiamo a Netflix, va.” «Bel… cap-pello.» Lo disse scandendo talmente tanto ogni singola lettera che le sembrò sicuramente deficiente. Nah non era sempre così, non del tutto, ma con i conoscenti superficiali dava il peggio di sé. Rimase ferma sul posto come uno stoccafisso, cercando qualcosa da dire senza trovarlo. Bene così.



    Telepathy | 2002's
    awkward nerdy girl
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    Ricapitolando: aveva esordito dichiarandosi niente poco di meno che billy elliot in persona e poi si era lasciato travolgere dalla musica, divenuta improvvisamente meno trash e più travolgente, e dalla sua compagna di ballo, trasformatasi da piccola ed ingenua compagna di casata alla più spekiale delle sue amicizie. Più la guardava e più si rendeva conto di quanto volesse bene alla giovane aguilera e di quanto avesse sbagliato a non dimostrarglielo fino a quel momento. «guarda che io ti voglio bene erin, anche se faccio sempre l'asociale» gli sembrò giusto dunque fargli presente, avvicinando il viso all'orecchio dell'altra -annusandogli praticamente il timpano- per farsi sentire oltre il rumore. «mi dispiace di non avertelo mai detto, sono una persona orribile» ed avrebbe anche potuto mettersi a piangere, fortuna che il cappuccio gli bloccasse i dotti lacrimali oltre che il respiro. «devi permettermi di rimediare, tipo, subito» scosse la testa, colpendole la guancia un paio di volte col naso «da oggi sarò la tua spalla, quell'amico che non sapevi di volere ma di cui avevi bisogno» e le poggiò una mano sulla spalla, allontanando finalmente il capo per fissare il proprio sguardo in quello della compagna — dimenticando ovviamente di star indossando una maschera che avrebbe impedito a chiunque di poterlo guardare negli occhi. «erin, io ci sarò sempre, ti giuro. non sarà come quella volta in cui ho detto di sì a dipré per recitare in un suo porno e poi gli ho dato un numero falso e sono fuggito. ci sarò veramente!!» la scosse leggermente, accorato dalla discussione e da quel brownie che, per uno che non aveva mai toccato niente di più forte dei bonbon esplosivi, avevano avuto più o meno l'effetto di un funghetto allucinogeno. «CIAO MABEL ma riesci a respirare? Oh beh se muori per asfissia vuol dire che era destino VABBÈ CIAO CI BECCHIAMO EH.» si voltò per riconoscere chi avesse parlato, ma dal lato sbagliato, così la sua già consistente confusione non fece altro che peggiorare. «era maple? non era maple. dici che morirò? anche dipré diceva che non ci sarebbe stata alcuna assicurazione in caso di morte per asfissia, era tutto predestinato?? io non posso morire erin, devo restare con te!!» Ed avrebbe continuato a tormentare confidare i propri timori alla compagna, se solo un bicchiere di punch rovesciato per intero sul suo costume non lo avesse interrotto. « Vuoi venire in bagno con me? Conosco un incantesimo per farla andare via! » si era affrettato a proporgli il serpeverde incriminato, avvolgendolo con un sobrissimo mantello di pelliccia per coprire la macchia. «penso che voglia molestarmi» affermò non propriamente in un sussurro ad erin, volgendosi poi verso stephen e prendendo ad agitargli le mani ad un palmo dalla faccia «no, ma figurati, sto benissimo! magari ci... vediamo dopo?» ammicc ammicc azzardò, chiedendosi se fosse il caso di ridargli il mantello o se magari poteva tenerlo per sempre con sé.
    «Erin, giusto? Hai per caso visto Mabel Withpotatoes?» fu un'altra voce a distoglierlo dai suoi calcoli da approfittatore seriale appassionato di moda «aaron!» esclamò con più entusiasmo di prima, buttandosi a capofitto tra le braccia del serpeverde. «sei venuto davvero!» lo strinse con un certo calore prima di lasciarlo andare e tornare a rivolgersi alla propria compagna di casata, alzando la maschera il necessario a lasciar fuori le labbra. «anche lui è mio amico, quindi ti vuole sicuramente bene anche lui. vero aaron che vuoi bene ad erin?» e sorrise, forse come mai aveva sorriso prima: in genere non era un granché felice di essere vivo. Ma quella sera, ecco, aveva l'impressione che niente potesse turbarlo, nemmeno l'intero bicchiere di punch finito sul suo costume o la paura che Aaron potesse vendicarsi per il piccolo sotterfugi con cui l'aveva convinto a raggiungerlo fino a lì. Non notò nemmeno il gatto parlante di stephen, né tanto meno lo strano ed improvviso masochismo di hazel, ed al suo «Avete la mia benedizione per una ship, sentitevi onorati.» non riuscì a rispondere altro che «no grazie, non compriamo barche», tirandosi via definitivamente il cappuccio e guardando perplesso prima erin, poi i serpeverde. Rimase in silenzio per qualche istante, il viso corrucciato e sempre più confuso da quella festa, poi si rianimò bruscamente, passandosi una mano fra i ricci per rimetterli a posto. «vieni, andiamocene via» afferrò il polso di aaron trascinandolo via dalla confusione (ovviamente non senza aggiungere un «siamo amici per sempre, r i c o r d a t e l o.» verso erin), avvicinandosi al tavolo da buffet. «sei arrabbiato con me?» chiese dunque al serpeverde, giocherellando con la maschera di stoffa che aveva ancora fra le mani. «mi hanno più o meno costretto e non potevo sopravvivere da solo, lo so che mi capisci.» spiegò, allungandosi poi verso il tavolo per versare un bicchiere di punch -forse corretto con l'amortentia, forse no, who knows?- per il compagno «mi perdoni? è analcolico.»
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    and looking for trouble,
    or something to
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    hufflepuff
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    bouncer



    -tormenta erin
    -rifiuta i tentativi di abbordaggio (secondo lui) di stephen
    -si fa confondere fino alla presa a male da hazel
    -fa orso abbracciatutti con aaron e gli offre del punch -forse con l'amortentia? a lei la scelta madame-

    Lucky Strike di Novembre: Racconterà di quella volta in cui diprè voleva scritturarlo per un porno
     
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    Aaron Felix Icesprite
    Aaron Felix Icesprite
    Nel giro di cinque minuti era successo il delirio.
    Aveva assistito ad un assalto sessuale (???), era stato accecato da un flash proveniente da una macchina fotografica e paragonato ad Edward Cullen (ma senza brillantini, ci teneva a specificarlo), l’avevano salutato persone di cui nemmeno ricordava il nome (come sempre, w o w) e, per finire, Charles gli aveva dato una pacca sulla spalla senza nemmeno considerare l’idea che avrebbe potuto staccargliela a morsi. L’unica che si era degnata di mantenere le distanze era stata Heather, per il resto—meh. Nel marasma di gente gli era sembrato pure di notare un cane a tre teste, ben due Jack Frost (uno abbastanza discutibile, ma ehi, chi era lui per giudicare un costume fatto all’ultimo momento) e anche una farfalla. Sì, proprio quell’animaletto colorato che con Halloween, sul serio, c’entrava meno delle decorazioni di Natale a Pasqua. Eppure, in quella baraonda, era sicuramente il più sobrio e carino, sebbene non fosse in tema con il resto.

    La domanda posta ad Erin con la più gentile delle intenzioni, si era tramutata in un test per la sua sopravvivenza. La ragazza non aveva nemmeno avuto tempo di aprire bocca, talmente veloci si erano svolte le seguenti azioni; un Grifondoro del sesto anno era saltato addosso ad un altro ragazzo, forse Stephen, in preda ad un folle delirio di amore eterno (diamine, era sospetto e terribilmente angosciante il pensiero che qualcuno gli avesse corretto il drink), trascinandolo in un bacio che gli aveva fatto desiderare di cavarsi gli occhi con un cucchiaio.

    Nonostante questo spettacolino da vomito, distratto da quelle effusioni pubbliche fin troppo spinte per i suoi gusti, non si rende immediatamente conto della situazione, finché un abbraccio spacca ossa non lo coglie completamente impreparato, rischiando di fargli perdere l’equilibrio e capitombolare per terra.
    Con uno sguardo alquanto comico, per non dire assurdamente sconvolto, osserva Mabel stringerlo affettuosamente, per poi puntare le iridi (colme di domande senza risposta e panico) sulla figura della ragazzina. Le parole del Tassorosso, comunque, sono quelle che più di tutti lo lasciano perplesso.

    «Cosa…?» domanda, non riuscendo per nulla a collegare le parole di Mabel, troppo preso a chiedersi che cazzo si fosse bevuto. Eppure, sospirando, accenna un sorriso accondiscendente, annuendo «certo che sono venuto» e meno male, avrebbe anche aggiunto, visto lo stato di delirio in cui si trovava il ragazzo «Uhm-uhm» annuisce, stringendo le labbra come a dire “come no”, approfittando della distrazione di Mabel per fare un gesto alla ragazza, mimando “ha problemi, perdonalo” lasciandolo vaneggiare «Erin, ti ha dato fastidio?» domanda, scuotendo il capo ed incrociando le braccia al petto, sentendo in lontananza un “SHIIIP” e altri schiamazzi vari ed eventuali, persino un “perché non siete vestiti da cinque legende?” tutto concitato.
    In realtà era abbastanza preoccupato per la piega che la festa sembrava avesse preso; gente ubriaca come le scimmie, altri appiccicati al muro a pomiciare come animali, altri a saltare addosso come degli infoiati. C’era persino chi, e di questo ne era quasi del tutto convinto, fosse spinto da qualcosa di magico. C’era qualcosa che puzzava e non era di certo il sudore di tutti quegli adolescenti rinchiusi in una stanza quattro per quattro.

    Per questo aveva posto la domanda alla ragazzina di fianco a lui, nella speranza che almeno lei fosse, quantomeno salva; era così piccola, se messa in confronto al resto, che aveva quasi paura potesse rompersi «se qualcuno dovesse mai importunarti, dimmelo» le dice, facendole l’occhiolino, prima di venir preso di malo modo da Mabel per il polso e trascinato lontano. Se avesse voluto, avrebbe potuto liberarsi dalla stretta del Tassorosso senza nemmeno sforzarsi, ma giacché non era affatto in vena di fare polemica— nel processo va a sbattere contro un ragazzo biondo (Perses, forse) gridandogli «Scusami!» molto frettoloso.

    «No, Mabel. Non sono arrabbiato con te» afferma, una volta fermi di fronte alle bevande, storcendo il naso per via dell’odore alcolico «sei sicuro sia analcolico?» domanda, sospettoso, odorando il contenuto del bicchiere con evidente scetticismo «non hai niente da farti perdonare, ma la prossima volta mi piacerebbe essere avvisato in maniera consona» sospira, notando lo sguardo vacuo e ebete dell’altro. Chissà che diamine gli avevano dato a fumare o bere «bevo solo in segno di pace» e, dicendo questo, prende un sorso, non riuscendosi a trattenere dal mimare un’espressione assolutamente schifata.
    «Bleah» il massimo commento per un cocktail tanto osceno «mi hai avvelenato» rabbrividisce per un attimo, alzando poi lo sguardo a fissare Mabel. Poi qualcosa scatta.

    Oh.

    Ma da quando in qua il Tasso era così affascinante?
    «Sei bellissimo sta sera» poggia il drink sul tavolinetto, per poi afferrare le mani del giovane con passione e un’espressione totalmente innamorata «sembri un angelo caduto dal cielo, come ho fatto a non accorgermene prima?» c’era qualcosa, nei recessi della sua mente, che gli diceva di non farlo, di fermarsi, eppure-- «coroniamo il nostro sogno d’amore! Scappiamo insieme!» festante, come mai in tutta la sua vita, gli dà un bacio a stampo sulle labbra (fin troppo rumoroso) e lo abbraccia con entusiasmo (forse troppo) sollevandolo persino da terra «Sei il mio trottolino amoroso!» seh, duh duh, dah dah dah.

    Vampire Outfit | Halloween party
    Slytherin | 1998
    I'm at war with the world and every living soul in it!
    But soon the final battle will begin.
    I must find out who our new visitor is.


    Riassunto delle puntate precedenti:
    - Vede la gente fare cose;
    - Cerca di parlare con Erin in modo pacifico;
    - Sbatte contro Perses e scs amiko;
    - Si fa trascinare da Mabel e beve il cocktail con l'Amortentia.

    KIAO AMIKI.


    Edited by Miss Badwrong - 10/11/2018, 01:45
     
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48 replies since 23/10/2018, 20:32   2823 views
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