La vita di Todd aveva preso una piega davvero assurda, la stabilità non era certo all'ordine del giorno, e probabilmente non la sarebbe mai stata; lui stava bene grazie alla cura che stava prendendo, quindi in un certo senso di poteva dire che era tornata almeno la normalità per quanto riguardava lui, aveva persino riavuto indietro Mickey; il problema era suo fratello. Chi lo avrebbe mai detto che sarebbe stato Jeremy quello che avrebbe avuto bisogno d'aiuto? Praticamente tutti, visto che entrambi i fratelli Milkobitch erano un caso perso fin dalla nascita e senza la presenza di loro sorella Run, il loro destino era quello di fallire e cadere ancora e ancora. Era un anno, un anno di merda, periodo nel quale quello che era rimasto della famiglia era data da lui che provava a fare il magizoologico e Jeremy che si spogliava al Lilum per soldi. Aveva avuto la sua stessa crisi, peccato che dargli delle pasticche non sarebbe servito; aveva provato anche quelle in realtà quindi era era sicuro che non avessero fatto effetto. Ogni tanto andava in camera sua a controllare se respirava e provava a cambiargli le pillole, a forse era così assuefatto che manco se ne rendeva conto. Era tutto così difficile. «Perché siamo così?» sospirò Todd seduto sulla panchina del parco. Aveva deciso di staccarsi dal caos di casa sua, dai problemi di Jeremy, e si lo sapeva anche lui che non erano davvero suoi ma era pur sempre suo fratello, non lo avrebbe mai lasciato indietro, lui non era stato lasciato solo. I milkobitch non si abbandonavano mai, almeno che una non sparisse nel nulla dal giorno alla notte; vero Run? « Siete i Milkobitch. Ecco perché siete un caso perso» «Ma per la barba di merlino. Mi hai fatto paura Mickey.» mise una mano sul cuore, cercando di recuperare i battiti, il suo migliore amico si divertiva spesso ad apparirgli alle spalle solo per vederlo saltare; infatti si mise a ridere per quello che aveva appena fatto, ma Ian lo guardò male «Non sei divertente» disse offeso, ma alla fine non aveva senso prendersela, lui era fatto così. «bene, visto che mi hai perdonato. Ora che facciamo?» «Niente. Voglio solo godermi questo raggio di sole prima di rientrare a casa, dai miei problemi» chiuse gli occhi e alzò la testa per godersi il calore di quella giornata autunnale. Aveva davvero bisogno di riprendere fiato, fare il fratello responsabile era difficile, gli mancava così tanto Run, non che lei fosse l'adulto serio nella famiglia, ma era da sempre la colonna portante nei Milkobitch e come la prima volta faceva dannatamente male averla persa. Possibile che non potevano essere felici e contenti come nelle migliori fiabe? «Sai mi manca» disse riferendosi proprio alla mora, chissà come stava in quel posto. Non aveva capito bene se fosse nel far west o nel 1918, perché lui al contrario di quanto sembra aveva studiato e sapeva che non fossero esattamente la stessa cosa. Qualche volta andava in libreria per vedere se fosse stata nei libri di storia, dato che non era nel dna di Run star tranquilla, magari aveva cambiato qualcosa; Ma niente, sembrava non esistere, che fosse morta? «Impossibile é Run » Intervenne il suo amico immaginario; a volte dimenticava che gli leggeva il pensiero. « Ti ricordo che è già morta» «Appunto non farà il bis» Forse. Su quel punto entrambi erano dubbiosi ed era meglio non pensarci; il fatto che non fosse sui libri di storia era sicuramente dato dal fatto che si stesse comportando bene e non per qualcosa di catastrofico. Doveva essere così. «Ok basta. Voglio davvero godermi il momento, ora fai silenzio, Mickey» aveva bisogno di quel momento davvero e magari doveva pure smettere di pensare, ma era così difficile farlo, il silenzio e la solitudine gli mettevano in moto il cervello e lui era praticamente sempre solo, quindi pensava sempre. Che amarezza. «Ma quello lo conosciamo» Disse Mickey indicando un ragazzo ricciolo che camminava da solo, distraendo in quel modo ogni pensiero di Todd, che rivolse lo sguardo verso quella direzione«Non indicare» «Nessuno mi può vedere. è tutto nella tua testa ricordi?» «ah è vero» cercò di sforzarsi per capire chi fosse e in effetti era un volto familiare, sembrava di averlo visto in uno di quei convegni che teneva di solito per il suo lavoro di magizoologico. Pensò di salutarlo ma era timido e soprattutto aveva una gran paura che non fosse davvero lui, Everett; anche se era all'ordine del giorno fare figuracce per una volta voleva evitare ecco,dato che già parlava da solo in strada in quell'occasione avrebbe volentieri saltato il turno. «Quanto sei noioso, se mi sentisse, lo chiamerei io» disse mettendo il broncio ma Ian non avrebbe ceduto alle sue provocazioni «Per fortuna è tutto nella mia testa» disse dando le spalle a Everett che stava arrivando nella loro direzione. Magari non lo riconosceva e andava a diritto.
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