I can't wait to have kids so I can say “my crew lets roll”

will + murphy

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    «e lo sai,» fece scivolare le mani sugli elastici, allentando gradualmente la forza così da far cadere il proprio corpo verso il basso. Avrebbe potuto, come la plebe (Murphy), seguire il corso di yoga basic sui tappetini ed applicarsi nelle posizioni fenicottero o capodoglio spiaggiato (sempre Murphy, cit testuale), ma perché quando poteva fare floating yoga? Incrociò le gambe sui peculiari elastici che lo tenevano appeso al soffitto, osservando a testa in giù la Skywalker al proprio fianco. «qual è stata la cosa più sconcertante Arricciò il naso, inspirò profondamente per impedire al fastidio di far contrarre i muscoli – avrebbe reso l’esercizio più complesso, e dannatamente poco rilassante. William Yolo Barrow si era iscritto alle lezioni di Yoga di Javier principalmente per tre motivi: non aveva un cazzo di meglio da fare; doveva sciogliere la tensione derivata dall’aver scoperto che metà della sua classe, ai bei fortunati tempi di Hogwarts, arrivava dal fottuto futuro; Murphy Skywalker. Gli Hemera erano una forza incontrastata e solida, fronte unito contro le intemperie della vita: non si lasciava mai uno space-jam-dancer da solo, e fra le poche qualità del Barrow, per quanto fosse riconosciuto ufficialmente come testa di cazzo, non mancava la lealtà. Forse un po’ di morale, quel briciolo di sentimento empatico che avrebbe ostacolato determinate decisioni come leader della Ribellione, ma sarebbe morto per i suoi amici, William Barrow.
    Cristo, l’aveva perfino già fatto.
    «non che erin - erin» sottolineò, la voce più acuta di quanto fosse opportuno ma sempre nello spettro del bisbiglio. Conosceva Erin Chipmunks da quando era una bambina, santo cielo; da quando i suoi genitori adottivi erano morti, e rimbalzando da una famiglia ribelle all’altra, era finita a vivere al Quartier Generale. L’aveva vista crescere, preparare biscotti per i compagni, applicarsi ad imparare le manovre di primo soccorso per aiutare in infermeria. L’aveva vista cambiare, dopo aver partecipato alla sua prima missione, ma sorridere ancora. «venga dal futuro. E neanche - neanche» Arcuò la schiena ed allontanò le mani dagli elastici, sfiorando con le punte il pavimento sotto il proprio capo. Contraendo gli addominali, ppiegò la schiena tornando in posizione eretta, sentendosi la testa vellutata dall’improvviso deflusso di sangue. «che sia figlia di lydia hadaway e jayson matthews» D’altronde conosceva poco entrambi, difficile che potesse fare scalpore; insomma, dopo aver scoperto di avere quattro (4) figli adolescenti e criminali, di cui uno se la faceva con una Winston, il resto tendeva a passare in secondo piano. Ricordava ancora quando, fra una lezione e l’altra alle due teste platino di Amalie e Barrow, aveva costretto i ragazzi a fargli uno schemino sulla lavagna del loro tempo; ricordava anche di non aver capito un cazzo, motivo per cui il giorno dopo Kieran aveva preparato una bellissima (e utile, non solo piena di meme e alieni infiltrati a caso!) presentazione su power point, così da aiutarlo a districarsi.
    E lì, era avvenuto il fattaccio. Era stato così soverchiante da aver oscurato perfino il fatto che Aloysius Crane fosse nonno – ma non per molto: era tornato sul fatto ancora, ed ancora, con il suo non-sapevo-di-essere-padre preferito.

    «erin e scott chipmunks, figli di lydia e jay»
    «okay»
    «nel futuro si chiamavano tupperware therese armstrong jackson hamilton, e noah cash hamilton»
    «…in che senso»
    E qualche innocente anima, avrebbe perfino potuto pensare che, e sarebbe stato del tutto legittimo, Will fosse scioccato dal fatto che Tupp fosse Erin.
    «cosa in che senso»
    «perché hamilton?»
    «per …jay? noah è cresciuto con amos, quindi anche quello»
    «cosa c’entra jay?»
    «…frederick hamilton»
    «…non mi dice niente»
    «il fratello di gemes»
    «quindi ha due fratelli?»
    «jay è freddie»
    SH0000000000000000K.

    «MA CHE JAYSON SIA FREDERICK. Cristo,» ancora non ci poteva credere, William Yolo Barrow. Okaaay, negli ultimi tempi era stato impegnato a perdere la memoria – morire – ritrovare la memoria – conquistare akelei – ribaltare i Regime, ed aveva perso i contatti con Gemes, ma??? Dove viveva. «perché lo sapevano tutti Evidentemente lo davano così per scontato da non aver pensato che ci fosse gente, da quelle parti, più interessata a farsi i cazzi propri che a scoprire gli alberi genealogici delle altrui famiglie. Scosse il capo, inspirò profondamente dalle narici. Non solo aveva scoperto che Jay fosse Freddie, ma che Nathaniel e Gemes avessero procreato: doveva davvero riallacciare i rapporti con i suoi vecchi amici. «cioè, parliamone» premette i pollici sulle palpebre, e soffiò l’aria di botto fra i denti. «come se non bastasse» e bastava, ma c’erano davvero troppe altre quadre a confondere e intricare la sua vita. «nicky fem alien winston è figlia di archibald leroy» un’altra delle cose che non riusciva a superare. Nicky era come una sorella, per lui – cosa cazzo significava che arrivava da un altro tempo? Avrebbe preferito un altro pianeta, almeno nessun alieno (forse.) avrebbe potuto rubargliela. «ma poi, cos’è sta storia» Sollevò gli occhi blu verso la Skywalker, consapevole che Murphy attendesse solo quel momento – ed anche lui, chi vogliamo prendere in giro. Inoltre, non erano propriamente discorsi che potesse fare con chiunque, e perfino affrontarli con Akelei non dava lo stesso, profondo, senso di soddisfazione: amava la Beaumont quasi quanto amava le sue tette, ma quando si parlava di entusiasmo non era certo la prima della fila a cui il Barrow avrebbe chiesto di salire sul palco. «sti figli non ti danno neanche il tempo di abituarti ad essere genitore, che subito hanno bisogno del discorso sesso» Confidava che Amalie fosse più sveglia di Ashley, e Barrow più furbo (Ma dove.) di lui, perché non era pronto a diventare nonno CREDICI WILL TOO LATE. «assurdo.»
    E lo era davvero, e lo era tutto.
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    Edited by - as fuck - 9/12/2018, 00:32
     
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    «e lo sai, qual è stata la cosa più sconcertante?» di cose che l'avevano lasciata particolarmente turbata, murphy skywalker riusciva a pensarne almeno un paio, ma ancora non si sentiva pronta a condividerle. In parte perche le risultava difficile espellere aria dai polmoni ritrovandosi con lo sterno compresso e lo stomaco piegato in due, e in parte perchè sapeva che quella di will era una domanda retorica; tratteneva tutto un non detto, dietro le pareti sottili del punto di domanda messo alla fine per pura cortesia, e la geocineta non potè fare altro che annuire. In fondo, strano ma vero!, non provava nemmeno il desiderio di dire qualcosa. Adorava ascoltare william barrow, anche quando il ribelle la osservava a testa in giù appeso al soffitto della palestra e sostenuto nel vuoto grazie ad una serie di elastici dei quali murphy non si sarebbe fidata nemmeno morta, e non solo perché nella scala gerarchica il giovane si trovava parecchi gradini sopra di lei. Emanava un'aura densa, Will, inutilmente stemperata di eccessi e ironia, che nemmeno in un milione di anni sarebbero riusciti a cancellare la sensazione di trovarsi di fronte ad un leader nato, ed era a quella sensazione che murphy si aggrappava dal momento stesso in cui lo aveva incontrato per la prima volta; e ancora su di lui faceva affidamento ora che le certezze di una vita le andavano sgretolandosi tra le dita. C'erano cose che la skywalker non se la sentiva di raccontare a suo zio, altre di cui non poteva discutere con kieran, altre ancora che avrebbe desiderato immensamente rivelare a run, sentendosi vuota ogni volta che la consapevolezza di non poterlo fare le piombava addosso come un treno. E poi c'erano quelle cosa che doveva dire a shot, senza riuscirci. Non che lei non ci avesse provato, sia chiaro. Provato, al passato, perché di sicuro murphy aveva smesso con quei suoi goffi tentativi di esprimere ciò che pensava - ciò che provava, in parole comprensibili ad orecchio umano; oltretutto, chariton deadman non le rendeva affatto facile parlare cuore a cuore. A prima vista sembrava il solito shot, quello che la stava a sentire anche se lei decideva di lanciarsi in un escursus sul paranormale citando di continuo le battute chiave di x-files, lo stesso che, pur mettendo il muso, le faceva da spalla quando entrava in un McDonald e si piantava ore ad osservare il menù. Pur sapendo che alla fine avrebbe scelto un happy meal. Il caro, vecchio compagno di una vita, che aveva imparato ad evaporare magicamente nel nulla ogni qual volta murphy azzardava a tirare in ballo l'argomento kieran, con tutti i suoi annessi e connessi. E dentro di sé murphy aveva cominciato a pensare, come un tarlo intento a divorare una gustosa gamba di tavolo in mogano, che se shot non accettava di parlare con lei di una cosa tanto importante, capace di sconvolgere le loro intere esistenze con uno schiocco di dita, allora lei come cristoforo colombo poteva dirgli che lo amava? Amava e odiava, ma soprattutto la prima quando le portava una maionese in più, soprattutto la seconda quando si comportava come uno stronzo fatto e finito. Soprattutto entrambe, e per lei si trattava di una novità. Di una cosa difficile da digerire. «non che erin - erin, venga dal futuro. E neanche - neanche» doveva aver mosso la testa in segno di diniego senza nemmemo accorgersene, perché will riprese da dove aveva interrotto la frase, spezzando la suspance esattamente come la forza di gravità stava tentando di fare con la colonna vertebrale della geocineta. Che si lasciò andare sul tappetino sottile, sciogliendo la tensione dei muscoli grazie alla quale fino a quel momento il suo sterno era rimasto sollevato ad una spanna da terra, e finalmente abbandonandosi all'oblio. O quasi: sentiva sulla nuca li sguardo vigile ed inflessibile di Raul (che ovviamente aveva un altro nome, ma Murphy non se lo sarebbe ricordato nemmeno in un milione di anni), pronto a concederle massimo dieci secondi netti di pausa prima di afferrarla sotto le ascelle per rimetterla in piedi. «che sia figlia di lydia hadaway e jayson matthews» ecco, questo si che aveva dato a murphy una bella botta di vita. Di quelle che ti centrano in pieno sui denti. Perché lei di frederick hamilton sapeva già tutto; meglio, sapeva anche troppo. Era stata murphy stessa a spingere i documenti che provavano quella surreale realtà verso jayson, mentre il ragazzo leggeva la propria vita scritta su pochi pezzi di carta sciupati dal tempo e il suo volto passava dal bianco al verde, al giallino pallido con cui si dipingevano le camere dei bambini. Un colore malato, quasi quanto i pensieri a scorrere rapidi nella mente del telecineta, così chiari da leggere attraverso le iridi caramello che murphy si era sentita in imbarazzo a guardarlo. Non gli aveva detto tutta la verità, ma almeno la parte che contava. Tutto questo per scoprire, irrimediabilmente tardi, che avrebbe potuto fare molto di più, per jay; dare al ragazzo qualcosa di concreto capace di mettere a tacere le voci che lo tormentavano. Una famiglia. Murphy avrebbe potuto dare a jayson una famiglia, se solo avesse saputo prima di erin e scott; soprattutto quest'ultimo, che la geocineta aveva stretto tra le braccia quand'era solo un bambino, osservando in silenzio le piccole dita intrecciarsi a quelle di amos hamilton. «avrei potuto dare a cash i suoi genitori» mormoró, certa will non avrebbe sentito. Dopotutto, stava ancora premendo la bocca contro il materassino, perciò quello che le uscì dalla bocca suonò decisamente più come chomp chomp chomp, che una frase interpretabile. «MA CHE JAYSON SIA FREDERICK. Cristo, perché lo sapevano tutti?» ihih ecco appunto. Voleva davvero bene a will, la skywalker, ma si sentiva ancora a disagio nell'ammettere apertamente i crimini di cui si era macchiata negli anni, il sangue di chi avesse ancora sbiadito sulle mani.
    Dopo tutto questo tempo, murphy?
    Sempre.
    Si capottó sul dorso come una cimice spruzzata di baygon, ritrovandosi sotto ad un will insalamato a pochi centimetri da lei, un'alzata distratta di spalle a mascherare - male - quella punta di vergogna che non l'abbandonava mai. «assurdo, lo so. quando ne ha parlato gemes non riuscivo a crederci!» sventolando eccessivamente le mani in aria riuscì a rimettersi seduta, evitando la testa del barrow per un pelo, e le iridi cioccolato si incrociarono con quelle di raul: esisteva un tacito accordo tra i due, che comprendeva lacrime e sudore - da parte della ragazza - e la disponibilità a fingersi un fidanzato modello - da parte dell'insegnante di yoga. Ovviamente gay fino al midollo, ma questo giocava a favore della geocineta. Peccato Raul fosse anche un sadico stronzino e si approfittasse del loro patto segreto per metterla sotto, letteralmente. Murphy non aveva mai faticato tanto da quando si erano messi insieme, ed era certa che il ragazzo in po' ci godesse nel vederla arrancare su quei tappetini come una balenottera spiaggiata e agonizzante. «ma poi, cos’è sta storia... sti figli non ti danno neanche il tempo di abituarti ad essere genitore, che subito hanno bisogno del discorso sesso» ugh. una smorfia involontaria le si dipinse immediatamente sul viso, e non solo per il dolore fisico provocato dalle posizioni di yoga che le avevano già incriccato la schiena. Per sua immensa fortuna, kieran non si era ancora avventurata su quel terreno paludoso, di cui murphy skywalker non sapeva assolutamente una mazza: conosceva le basi, da un punto di vista scientifico e filosofico (si, si può filosofeggiare anche sull'accoppiamento), ma nella pratica scarseggiava quanto - sperava - la figlia. Contraddittorio quanto dire che la madre di Gesù era vergine. Le sfuggì una risatina isterica dalle labbra dischiuse alla ricerca di ossigeno, un nuovo buco nello stomaco che poco c'entrava con la mancanza di un'adeguata merenda. «ti prego will non.. non farmici pensare.» che poi, a dirla tutta, la mente della geocineta si era inceppata scattando - come quella dell'amico - al pensiero di barry e amalie, più che all'idea che kieran sargent potesse fornicare senza protezioni con un francese qualunque. Era l'altro figlio, a preoccuparla. Quel bambinello impasticcato al quale entrambi murphy e will facevano da padre. «farglielo tu il discorso a barry, io non me la sento.» mostrò al ribelle i palmi sudati in segno di resa, dando per scontato avesse accettato di condividere con lei la paternità. Non che potesse fare altrimenti, William Barrow, c'erano fior fiore di documenti (quali) che confermavano l'adozione di obiwan, e murphy non era ancora pronta a rinunciarvi. Non finché fossero stati entrambi lontani da stiles. Certe cose si decidevano in famiglia, con tutta la famiglia. Sospirò di nuovo, spingendosi con un colpo di reni per voltarsi carponi, la gamba destra sollevata in aria all'indietro: doveva pur far finta di muoversi, no? Con i gomiti poggiati sul tappetino, murphy scosse la testa, cercando di cancellare l'immagine di barry e amalie (ship ship ship) che facevano all'ammmore dalla propria mente cancellandola con un secondo pensiero. Più puro, ma egualmente complicato. «sai cosa ha sconvolto me, invece?» era la prima volta, che ne parlava. Persino con kieran aveva limitato le proprie reazioni ad un sorriso di circostanza, fingendosi contenta senza eccessiva euforia. Ma con william barrow, tra sudore e mal di schiena, poteva essere sincera fino in fondo. «che avevo due fratelli. due fratelli, will. in quell'altra vita, sai.. e forse non nasceranno mai, o lo sono già.» certe dinamiche dei viaggi spazio temporali la confondevano ancora, ma mai quanto l'idea che sin potesse aver dato la vita a qualcuno all'infuori di lei #egomurphy.

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    «ti prego will non.. non farmici pensare.» A lei, non doveva farlo pensare? A lei, che si trovava fra le mani un budino alla vaniglia di nome Kieran Sargent? Poteva non pensarci, Murphy - almeno per il momento – mentre il Barrow quella possibilità l’aveva persa fra una paccata e l’altra di Barrow ed Amalie, e gli innocenti inviti a rimanere la notte a casa dell’una o dell’altro. Sbuffò fra i denti alla risata isterica della ragazza, il capo a scuotersi con sincero – ed anziano – disappunto. Fece leva sugli addominali per tirarsi a sedere sugli elastici, così che il sangue non andasse alla testa più del dovuto, ed incrociò pigramente le braccia sul nastro che lo teneva appeso al soffitto come un meraviglioso lampadario. «faglielo tu il discorso a barry, io non me la sento.» Scarica-barile. La osservò poggiando la fronte al palmo della mano, un sospiro a scuotergli le spalle. Considerando che, alla veneranda età di venticinque anni, aveva già due figli piccoli, di solo il cielo sapeva quanti anni, sparsi per Londra, non era propriamente la persona più adatta nel circondario per far educazione sessuale. «glielo facciamo insieme.» concluse per entrambi, diplomatico, senza lasciare spazio alla geocineta per contrattare – era bravo, William, a scegliere per tutti. L’aveva sempre fatto. Il pensiero di far sedere Barrow Skylinski (che poi, prendiamoci un attimo per notare come avesse il nome del papà biologico, e dei suoi…assurdi genitori online: che figlio modello! Gli riempiva il cuore di gioia) sul divano e prendere posto, assieme a Murphy, dirimpetto all’adolescente per esplicargli come indossare un preservativo, gli metteva vagamente i brividi.
    Più per il fatto che Murphy sarebbe stata la vera ed unica studentessa nella stanza, ma era troppo buono per farlo notare alla mora. «sai cosa ha sconvolto me, invece?» bEH, poteva immaginarlo; impegnato com’era nelle sue mosse acrobatiche, non si accorse di come lo sguardo della ragazza si fosse fatto serio e attento – o di come la smorfia leggera avesse lasciato le labbra, curvandole appena verso il basso. Perfino il tono, ovattato dagli sforzi di entrambi, non gli parse particolarmente solenne, motivo per cui non colse la retoricità della domanda: «che hai fatto sesso con shot?» «che avevo due fratelli. due fratelli, will. in quell'altra vita, sai.. e forse non nasceranno mai, o lo sono già.»
    Mmm watcha saaay.
    C’era quasi. Spinse con il capo per roteare sul posto, ciondolando fino a trovarsi di fronte alla Skywalker. Era…strano, quasi surreale vedere Murphy senza l’usuale accenno di sorriso sulle labbra, e peggio ancora fu udirne la voce asciutta e roca. Non era un tipo confortante, Will, né mai lo era stato. Pragmatico, logico, risoluto - ma il conforto? Non ne aveva mai avuto il posto, nella schematizzata attitudine da generale che l’aveva contraddistinto per tutta la vita: quand’eri a capo di una guerra, non avevi il compito di consolare i soldati. Dovevi rifocillare gli animi feriti, rimboccarti le maniche e mostrare loro che ogni sacrificio non fosse vano, ma asciugare le lacrime non aveva mai fatto per lui. Era stato odiato, per quella sua pecca; l’aveva letto negli occhi di decine, centinaia di famiglie cui aveva bussato alla porta per dir loro che il figlio, o la figlia, non fosse tornato dalla missione. Ma non poteva farci niente: rispettava i momenti di debolezza altrui, e non vedeva motivo per curarne le ferite. Poteva metterci un cerotto per limitare i danni, ma il resto spettava a gente più empatica e con maggior tatto. «ne so qualcosa riguardo a fratelli che non sapevi di avere» un mezzo sorriso stiracchiato, il biondo sopracciglio sollevato. Niamh Lynch Barrow era capitata, letteralmente per errore, nella sua vita. «mi sono sempre chiesto che tipo di vita niv avesse avuto prima di trovarmi» ammise in tono distratto, senza dar peso a parole che – in realtà – gli opprimevano i polmoni. Perché, una parte di lui non avrebbe mai smesso di crederci, probabilmente la risposta era: migliore. E tale sarebbe rimasta, se non l’avesse conosciuto. Se, morendo, non l’avesse costretta a legarsi a lui, tormentandola notte e giorno con ritmi di vita insani e spericolati. «e, ovviamente, mi chiedo che vita abbia senza di me» fece passare il commento per adorabilmente egocentrico, condendolo con un sorriso di falsa modestia, ma il quesito lo assillava quotidianamente. Vivere nella casa di suo nipote non aiutava certo la causa; sapeva che le informazioni fossero tutte lì, a portata di mano, ma non era abbastanza coraggioso da volerle realmente conoscere.
    Non voleva sapere. Allungò una gamba per spingere Murphy, così da costringerla a dargli la sua completa attenzione. «puoi unirti al club. ci riuniamo ogni mercoledì e giochiamo a strip poker» si strinse nelle spalle, rovesciandosi all’indietro per tornare con la testa a sfiorare il pavimento. «non ti dirò la solita cazzata del sicuramente nasceranno e sarete per sempre felici e contenti: abbiamo un po’ fottuto le cose, temporalmente parlando» Non era la prima che il Barrow, valutando logicamente la questione 2043, si domandava quanti di loro sarebbero nati: i ritardi, se così si potevano definire, delle gravidanze, avrebbero potuto cambiare tutto.
    Probabilmente, l’avevano già fatto. «e con ‘ste nuove vite, non si sa mai. se sono tornati indietro, magari ora ti odiano» spinse gli angoli della bocca verso il basso, strascicando lento le parole. «se non l’hanno fatto, non farti paranoie per una vita che ancora non hai vissuto: forse li conoscerai, forse no; goditi quel che hai ora, skywalker» lasciò la presa sull’elastico con una mano per indicarsi. «un confidente meraviglioso,» punto primo. Punto secondo: «un figlio adottato online che nel 2043 non potevi avere» elencò, sollevando l’indice.
    E quel che più intossicava il sangue di William Yolo Barrow: «ed una seconda possibilità per non mandare tutto in merda» le rivolse un debole, e dolorosamente onesto, sorriso a metà, tornando ad afferrare il nastro con ambedue le mani.
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    «che hai fatto sesso con shot?»
    solo perché i due si erano parlati praticamente sopra, non voleva dire che il cervello di murphy avesse saltato a piè pari quella domanda. Al contrario, si era premurato di immagazzinarla lì dove finiva tutto, nche quando sembrava che una cosa le entrasse da un orecchio per uscire magicamente dall'altro. Una peculiarità della ragazza, infatti, stava proprio nell'essere in grado di rispondere dal nulla ad una domanda fatta anche giorni prima, risollevando la questione ormai dimenticata dall'interlocutore in un momento che - inutile dirlo - c'entrava come i cavoli a merenda. Negli occhi scuri pesava ancora il velo di quanto appena detto, quella stessa entità dalla consistenza gelatinosa che si era portata dietro per quasi due mesi, l'ennesimo groppo incastrato in gola; le veniva persino difficile comprendere se la schiacciasse di più una gelosia infondata e priva di senso o la nostalgia, quella sottile e subdola difficilmente atteibuibile ad una cosa sola. Scoprire di avere dei fratelli, già nati o meno, le faceva sentire la mancanza di una vita cui forse non aveva mai dato abbastanza peso: l'aveva data per scontata, senza ringraziare mai, tirando avanti come qualunque giovane della sua età, incapace di vedere oltre al presente. Avrebbe potuto passare più tempo con sin, stringerlo tra le braccia un po' più forte, inspirare il suo profumo un po' più a lungo? avrebbe potuto dire ai chips che era fiera di loro, delle persone che erano e di quelle che sarebbero diventate, avrebbe potuto poggiare la testa sulla spalla di run e osservare il sole tramontare una volta in più. Anche una sola.
    Quell'unica capace di fare la differenza.
    «non ti dirò la solita cazzata del sicuramente nasceranno e sarete per sempre felici e contenti: abbiamo un po’ fottuto le cose, temporalmente parlando» se aveva confidato a will quel pensiero segreto, tenuto al caldo per settimane intere mentre questo le scavava nel cuore e nel cervello, era proprio perché sapeva che il ribelle non avrebbe indorato la pillola.
    Non lo faceva mai, ed era di questo che murphy aveva bisogno: di qualcuno capace non di consolarla, ma sottolineare una soluzione già chiaramente presente davanti a lei. Perché erano impotenti di fronte allo scorrere del tempo, e tanto valeva ammetterlo con se stessi. «non..» richiuse prontamente la bocca, murphy skywalker, mordendosi la lingua un istante prima di formulare a voce alta un pensiero che poi non sarebbe riuscita a spiegare; approfittò del fatto che will avesse ancora qualcosa da dirle, lasciandosi sfuggire un sospiro dalle labbra che era quasi di gratitudine. Non mi importa che nascano o no, stava per dire, rendendosi conto appena in tempo di quanto suonasse orribile una frase del genere.
    È che non voleva. Cristo, non voleva che loro fossero felici e lei no. complimenti murph, un pensiero maturo e altruista.
    Chiuse gli occhi, incrociando le gambe e poggiando i gomiti sulle ginocchia, una goccia di sudore lungo la colonna vertebrale improvvisamente ghiacciata. Odiava sentirsi così in colpa, ricadere nel solito schema egoistico in cui vincevano frustrazione e risentimento, paura ed una malinconia diffusa che proprio non riusciva a scacciare; odiava non riuscire a sentirsi leggera, a godersi tutto quello che normalmente la faceva stare bene, ridere per una qualunque cazzata. Non ricordava nemmeno l'ultima volta in cui si era sentita libera di ridere, senza provare quel peso sullo stomaco. «non farti paranoie per una vita che ancora non hai vissuto: forse li conoscerai, forse no; goditi quel che hai ora, skywalker. un confidente meraviglioso, un figlio adottato online che nel 2043 non potevi avere» sapeva bene che will aveva ragione. Ed era felice, murphy,di non esserci finita da sola in quel casino: aveva accanto a sé la sua famiglia, nel bene o nel male, pur con dei pezzi fondamentali dispersi per strada; persone che le volevano bene, ciascuna a suo modo, cuori su cui fare affidamento quando non riusciva più a farlo con se stessa. Persino Shot, nonostante il recente bisogno di farle roteare le palle a mille, era sempre presente quando le serviva.
    Semplicemente non le bastava più avere la sua spalla su cui piangere. «touchet, mon frere.» daje stava anche imparando il francese. «e poi ho kieran. sai, pensavo che sarebbe stato più difficile.. beh, abituarmi all'idea.» che quella ragazzina amante della pizza e degli abbracci non fosse solo una sua amica, ma la creatura che in un'altra vita aveva portato in grembo; alla quale aveva insegnato tutto ciò che sapeva, cui aveva accarezzato i capelli corvini rimboccandole le coperte prima di addormentarsi. Una parte di sé, così simile da fermarle di tanto in tanto il cuore un secondo di troppo. Sarebbe dovuta rimanere sconvolta, e in effetti dieci minuti di panico confuso l'avevano assalita, ma nemmeno lo shock iniziale era riuscito a trasformare quella condizione in qualcosa di meno naturale, o giusto. Non era ancora pronta a fare davvero la mamma, murphy skywalker, ma quando si sedeva accanto a kieran per leggere gli ultimi capitoli aggiornati delle loro fanfiction preferite, in quel momento sapeva che lo sarebbe stata. Ce l'aveva dentro, a scorrerle nelle vene, inevitabile quanto il destino stesso. «tu come l'hai presa? l'essere padre, intendo.» ma non era proprio la domanda giusta. Sdraiandosi all'indietro murphy si ritrovò ad osservare il soffitto dipinto di bianco della palestra, sentendosi addosso lo sguardo torvo di Raul. Torvo e giudicante, quel genere di occhiataccia che dovrebbe far sentire una merdina solo per essersi fermati a prendere fiato; la skywaller era diventata bravissima ad ignorarli, quei segnali inequivocabili, scacciando la sensazione quasi fosse solida, con un movimento rapido della mano. Adorava William e lo considerava un ragazzo molto carino, con fascino e carisma da vendere, ma questo non annullava il dubbio amletico che la divorava dal momento in cui aveva iniziato a shipparli e, murphy ne era quasi certa, che doveva aver sfiorato anche la mente del ragazzo.
    Ovvero: «con akelei?? jeesus, nemmeno nei miei sogni più estremi. come ci sei riuscito?» e non si trattava di sminuire l'amico, ovviamente. La domanda sorgeva spontanea, perché akelei beaumont era una creatura che si elevava oltre l'umana concezione di bellezza, satana in persona non sarebbe riuscito ad eguagliarla, ed era stato cacciato dal paradiso perché troppo figo! (murphy e la religione, parte I) Se non si era capito, la geocineta aveva una crush. E mentre attendeva la risposta da un milione di dollari, quella capace di aprire un varco interdimensionale su altri mondi, il cervello della ventiduenne finalmente elaborò l'affermazione sfuggita dalle labbra di william una manciata di minuti prima, in un afflusso purpureo ed immediato di sangue alle guance. «seSSO coN SHot?!?11?@#$» [hysterical pterodactyl screech]

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    Murphy Skywalker aveva la snervante capacità di porre le domande sbagliate, nel tono giusto; a dirla così pareva un paradosso, ma bastava una giornata in compagnia della geocineta per comprendere a cosa il Barrow, nel sorriso sghembo e distratto che le rivolse, si stesse riferendo. Faceva quel genere di quesiti superflui che ai Will del mondo avrebbero fatto girare il cazzo a virgola in uno sbuffo di fumo ed apatico astio, ma con il tono spontaneo e sorpreso che impediva di trovare gli interrogativi noiosi o seccanti. Forse perche glielo si leggeva nei caldi occhi cioccolato, che fosse realmente interessata alla risposta; non erano mai domande di rito, quelle di Murphy.
    Anche quando William Yolo Barrow, l’avrebbe preferito. Non fu il «tu come l'hai presa? l'essere padre, intendo» a far tendere la bocca del Corvonero, quanto l’inespresso sul viso stanco, ma sempre vivace, della ragazza. Lo sapeva che sarebbe arrivato quel momento – arrivava con tutti: per un motivo non meglio specificato all’ex leader della Resistenza, chiunque fosse a conoscenza dei Criminali si stupiva più di «con akelei?? jeesus, nemmeno nei miei sogni più estremi. come ci sei riuscito?» che del fatto avesse quattro figli tossici.
    Valla a capire, la gente. Se avesse guadagnato un preservativo per ogni volta che gli era stata fatta quella domanda, non si sarebbe ritrovato con una squadra di calcio. Il fatto era che per quanto gli stesse sulle palle quel Dubbio, non poteva che ritrovarsi d’accordo; non era mai stato un ragazzo insicuro, e per i dubbi non aveva mai avuto abbastanza fottuto spazio, ma tutta la fiducia che l’aveva trascinato in venticinque anni di vita sembrava lentamente voler riscuotere pegno. Vacillava ogni giorno, William, osservando il profilo di Akelei perfetto illuminato dal sole o dalle stelle; e ci si torturava ancor di più quando gli occhi cerulei si posavano invece sulla prova concreta, quel ragazzino dall’aria malata e suicida in grado d’illuminarsi come una fottuta insegna di las vegas solamente quando nei paraggi c’era amelie shapherd. Barrow Skylinski non era solo suo figlio, era il loro; in un’altra vita, lui ed Akelei Fuckin Beaumont avevano cresciuto lui, Sersha e Sunday – gli avevano preparato il pranzo, gli avevano rimboccato le coperte, gli avevano insegnato a spezzare clavicole. Insieme. «un william barrow quindicenne soffre di eiaculazione precoce al solo pensiero» ribattè piatto, preferendo l’ironia all’ammettere ad alta voce che non ne aveva nessuna cazzo di idea. Si strinse nelle spalle tornando a concentrarsi sugli esercizi di Francois, o qualunque fosse il suo nome, evitando con classe lo sguardo della geocineta per impedirle di vedere quanto la domanda avesse punto sul vivo, e laddove la carne era più tenera. «personalmente, punto tutto sulle droghe» non completamente una menzogna: quante sniffate insieme alla Beaumont, prima di avere la possibilità di entrare nelle sue mutandine! Bei tempi. «deve aver aiutato essere affascinante da far schifo, ma non dubito che la cocaina abbia fatto la sua parte» quando riportò lo sguardo su Murphy, il sorriso era più sciolto e sincero, le sopracciglia sollevate verso i capelli biondo cenere. Pensava davvero fosse stata la droga? Diciamo che non escludeva alcuna ipotesi.
    Il suo sogno, comunque, era trovare qualcuno che facesse ad Akelei l’inversa domanda; cioè, voglio dire, era bella da togliere il fiato, ma aveva anche un carattere del cazzo – e okay, lui la amava anche per quello, ma nessuno si domandava come avesse fatto a tenersela, anziché solo a conquistarla? Ingrate teste di minchia.
    Poi: «seSSO coN SHot?!?11?@#$» e, vi giuro, William allungò istintivamente le dita verso la faccia di Murphy per impedire fisicamente alla testa di esplodere (non era certo un colorito sano, quello; troppo sangue indicava troppa pressione, e troppa pressione - boom). Con tutti e dieci i polpastrelli sulle sue guance, guardandola come Sara guardava le persone in lacrime senza sapere con esattezza cosa fare, decise che darle due minuti per elaborare la questione potessero aiutare la causa. Quando fu certo che non sarebbe morta di ictus, con la cauta lentezza che avrebbe riserbato ad un uomo in procinto di lanciarsi sotto i binari del treno, le fece la Domanda TM: «Murphy, lo sai come nascono i bambini, vero?» cioè, avevano avuto quella discussione pokissimi minuti prima, se alla sua età aveva ancora dubbi sulla fecondazione, poteva domandare; che fosse per quello che la ragazza non fosse disposta a far lezione a Barry? Non lo sapeva neanche lei? «perché tu possa aver partorito Murphy, il pene di baywatch dev’essere entrato nella tua vagina – e probabilmente più volte, considerando che io sono uno dei pochi stronzi a fare buca alla prima» ciao Ellis, papà ti ama. «magari nella linea temporale dei nostri delinquenti, siete caduti meno volte dal seggiolone ed avete compreso che il corteggiamento fra esseri umani non è lo stesso di quello degli uccelli o i delfini» Fece ancora spallucce, lasciando la presa sul suo viso per far ricadere le braccia lungo i fianchi. «sai, tipo – comunicare; un appuntamento; fare sesso» e non necessariamente in quell’ordine #akerrow insegna.
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    «personalmente, punto tutto sulle droghe. deve aver aiutato essere affascinante da far schifo, ma non dubito che la cocaina abbia fatto la sua parte» niente da ridire. E se murphy non fosse stata così immersa nel tentativo di elaborare quanto stava loro accadendo in quanto genitori, forse avrebbe chiuso il discorso trovandosi perfettamente d'accordo sul fascino innato dell'amico, tenendo per sé il pensiero da dodicenne che rimbombava come un eco più nel cuore che nella testa. Perché una risposta al come william avesse conquistato akelei beaumont in fondo l'aveva sempre avuta; chiedere al diretto interessato rappresentava solo il bisogno inconscio di vedere confermata la sua visione del mondo. Una visione che, per certi versi, non faceva altro se non sbatterle in faccia quanto le cose per lei fossero sempre andate nel verso sbagliato. «lo sai.. nonostante tutto ho sempre creduto nel destino. una sorta di futuro prestabiliti a grandi linee con tutta una serie di punti fissi nel tempo che non possono essere cambiati.» faceva molto doctor who, ma murphy vi aveva visto sin da subito una scintilla di verità quasi scientifica. Viaggi nel tempo, ripetitività, leggi della fisica infrante e ricombinate insieme per crearne di nuove: a quel punto si poteva credere a tutto, purché quel tutto avesse alla base una solida convinzione. E la skywalker quando si trattava di credere ciecamente in qualcosa, era imbattibile. «forse il vostro legame era semplicemente uno di quei punti impossibili da modificare.. abbastanza forte da resistere ad ogni cambiamento circostante, ad ogni spinta avversa. ad ogni errore.» si mise a sedere portando le ginocchia al petto, sfinita più da quel tentativo di esprimersi correttamente su un argomento tanto vasto e astratto che dagli esercizi effettuati fino a quel momento. Il dolore fisico e la mancanza di fiato, in confronto, sembravano quasi piacevoli (quasi. non esageriamo.) «sono ancora convinta che il futuro si possa cambiare, altrimenti loro non sarebbero tornati indietro... ma non tutto.» era uno dei compiti principali di una shipper professionista, quello di sentirsi appagata nel momento in cui la propria otp dimostrava quanto forte fosse il proprio legame oltre i confini dello spazio e del tempo, e fu sulla base di questo sentimento che murphy tornò a sorridere all'amico, trattenendo a stento l'istinto di abbracciarlo. Era bello sapere che almeno loro non avevano rovinato tutto, che il loro amore faceva parte di quelle poche certezze rimaste in un futuro ormai incerto. Peccato che, come un terribile rovescio della medaglia, questo sembrasse escludere lei e shot dall'equazione. Nonostante le loro vite scorressero da sempre in parallelo, così vicine da potersi sfiorare, nessuno dei due aveva mai trovato il punto giusto per permettere a quelle strada di incrociarsi. Cominciava seriamente a pensare fosse colpa sua, la geocineta; che in un dato momento all'interno di quell'esistenza condivisa avesse commesso un errore imperdonabile, capace di modificare in modo irreversibile il destino di entrambi. Non un punto così fisso, il loro. Non ebbe comunque il tempo di rivelare ad alta voce le sue paure al ribelle, sebbene fosse molto tentata di farlo, perché il sangue le affluí alla testa troppo e troppo in fretta: non era un nodo che affrontava spesso, quello del sesso. Le erano mancate proprio le basi, nei diciotto anni passati all'interno dei lab, qualcuno che al momento giusto spiegasse a quella ragazzina qualcosa sull'amore oltre ad insegnarle come aprire un corpo umano e quali punti nevralgici del cervello scatenassero maggior dolore. Così murphy era cresciuta senza riconoscere appieno gli stimoli del proprio corpo in evoluzione, provandoli e basta alla rinfusa; una confusione che aveva raggiunto il suo apice quando, appena adolescente e nel clou e nel clou di un'età bastarda, la geocineta era arrivata a confondere l'ossessione con un sentimento più maturo e completo. Gira che ti rigira le sembrava di riconoscersi sempre come il problema principale in ogni situazione degenerata. «Murphy, lo sai come nascono i bambini, vero?» inaudito. che totale mancanza di fiducia!! inconcepibile. Premendosi una mano sul petto, le labbra dischiuse su un sospiro scandalizzato, la ventiduenne balzó in piedi quasi stortandosi una caviglia, mancando la testa dell'amico per una manciata così residua di centimetri da far muovere un ciuffo di riccioli buondo cenere con il solo spostamento d'aria. «WILLIAM BARROW! SONO UNA DONNA DI SCIENZA, SO COME SI RIPRODUCONO I MAMMIFERI!» come. si. riproducono. i. mammiferi. e vvb, ci aveva provato. diciamo che sapeva a memoria i fondamentali, tutta quella storia lineare e senza fronzoli dell'ovulo da fecondare e dello spermatozoo, e fino a qualche mese prima credeva davvero le sarebbe bastato limitare la sua conoscenza alla parte teorica. Poi una cristo di mattina si era svegliata e guardare shot negli occhi le aveva riempito la schiena di brividi, così improvvisi e debilitanti che la parte più pragmatica di murphy li aveva scambiati per un principio di febbre. «magari nella linea temporale dei nostri delinquenti, siete caduti meno volte dal seggiolone ed avete compreso che il corteggiamento fra esseri umani non è lo stesso di quello degli uccelli o i delfini. sai, tipo – comunicare; un appuntamento; fare sesso»

    Diaz: You two just need to bone.
    Holt: What did you say?
    Amy: [whispers] Don't say it again.
    Diaz: I said you two need to bone.
    Holt: How DARE YOU, DETECTIVE DIAZ. I AM YOUR SUPERIOR OFFICER![5 minutes later, Amy is shuddering in her seat, Diaz is apathetic, and Holt is at his doorframe.] Holt: BONE!!!!
    [10 minutes later] Holt: What happens in my bedroom, Detective, is none of your business.
    [21 minutes later, Amy is still shuddering in her seat, Diaz is still apathetic, and Holt is bouncing at his doorframe.] Holt: BONE??!!
    [40 minutes later] Holt: Don't ever speak to me like that again

    Molti di voi (chi) avranno pensato in automatico a questa scena iconica, un caposaldo nella storia delle sit com di tutti i tempi. anche la mente di rob in seguito all'osservazione fatta da william è volata a holt che urla BOOONEE nel bel mezzo del nine-nine, ma non quella di murphy. Murphy Skywalker non poté fare a meno di ripensare a ciò che le aveva detto run prima di attraversare di nuovo il portale, quando il loro ultimo abbraccio aveva lasciato sulla pelle nuova speranza ed il terrore dell'attesa. Più tra le righe, come piaceva alla mimetica, ma a lei quelle parole suonavano stranamente simili: cos'è che lei e shot non riuscivano a capire? Se l'era chiesto spesso, da quel giorno, e il fatto che ora il barrow le stesse dando una risposta più o meno plausibile la spiazzó per qualche istante. «ma lui non..» cosa voleva dire, che shot non comunicava? storia vecchia. che lei non gli piaceva in quel senso, altrimenti avrebbe ormai colto i segnali? già, murphy, ma quali segnali? «credi che dovrei.. dirglielo?» e non c'era bisogno di specificare il cosa. In cuor suo era certa william avesse capito quello che stava provando, seppur in modo contorto come un'adolescente alla prima infatuazione. Aprì la bocca per aggiungere qualcos'altro, forse pregare l'amico di parlare con shot al posto suo, ma sentì improvvisamente il fiato di raul sul collo, la pressione del suo sguardo da personal trainer psycho a pesarle sulla schiena: aveva anche ragione lui, visto che se ne stava sdraiata a cianciare da almeno un quarto d'ora. «SKYWALKER, 30 FLESSIONI! «sono giapponese!» «allora fanne 50.» MÈRDE.
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    Oh meo deooo, ci mancava solo la lecture filosofica di Murphy Skywalker sul destino TM. Alzò gli occhi al cielo, William Yolo Barrow, appellandosi ad un Dio che non credeva per una salvezza a cui aspirava sempre. Nel fato bellissimo aveva smesso di crederci una vita prima, quando armato di bacchetta aveva messo fine alla vita di suo padre, sporcandosi le mani di sangue e buoni propositi; non credeva nel destino, Will, perché avrebbe significato che ogni sforzo fosse vano, che tutto fosse già stato fatto. Non avrebbe smentito la geocineta se preferiva la favoletta del Grande Architetto ad accettare la triste, patetica, realtà fatta di coincidenze e tempismo, ma di certo non aveva intenzione di lasciarsi abbindolare dai suoi occhi da foca, ed il cuore romantico alla Candy Candy. «duh» [billie eilish: triggered] «WILLIAM BARROW! SONO UNA DONNA DI SCIENZA, SO COME SI RIPRODUCONO I MAMMIFERI!» i mammiferi. Battè lento le ciglia bionde, palpebre spesse ad oscurare occhi cerulei ed indagatori; Murphy aveva decisamente bisogno di un William nella sua vita, se si riferiva alla pratica del coito con riproduzione di mammiferi - e non poteva biasimare baywatch, se ancora non aveva pucciato il biscotto: termini del genere avevano un je ne sais quoi di cockblocking non indifferente. «bravah» impassibile, con appena l’ombra di un sorriso di scherno a dipingere di divertimento gli occhi chiari. Divertimento sulle spalle della Skywalker, ovviamente, ma sempre in senso buono: la trovava adorabile, e le voleva bene come ad uno dei suoi cuccioli (i cani, non i delinquenti), il che – conoscendo almeno un poco il Barrow – era tutto da dire, ma l’idea che qualcuno potesse davvero volerla bombare, gli metteva un po’ i brividi. E dire che per Will, ogni buco era sempre stato trincea; si domandò, non per la prima volta, con quale coraggio i wet dream di Shot pullassero di Murphy.
    Che patate, che erano: incomprensibili, ma affascinanti.
    «ma lui non…credi che dovrei.. dirglielo?»
    Faticava a seguire il filo logico di Murphy, Will. Avrebbe potuto almeno tentare di andarle incontro, ma perché quando non farlo, era così divertente? Serio e solenne come rare volte nella sua vita, ricambiò l’occhiata della ribelle: «cosa, che vuoi essere avvitata come un mobile dell’ikea?» e di nuovo si appese ai suoi elastici solidali, sollevandosi prima che Murphy potesse giungere alla violenza fisica. «che vuoi essere sbattuta come un uovo?» rotolando in basso, e tornando poi fuori dalla portata della Skywalker. «che “hai una mira perfetta, shot, ke ne dici di centrare anche questo buco” ?» sorrideva allegro e sornione, William, beato del principio d’infarto ben visibile sul volto ormai pallido della ragazza. «che vuoi infili il suo wurstel nella tua ciambell-ah PABLO, RAUL, PABLOH, LA SUA DISCEPOLA MI MALTRATTA» meglio prevenire che curare, e la Skywalker si meritava le venti flessioni in più date dall’istruttore: quelle pizze non si smaltivano da sole.
    «si, dovresti.» concluse, saltando a terra con un asciugamano già a penzoloni della spalla. «prima che lo faccia qualcun altro: non ti aspetterà per sempre, murphy» ed invece sì, William credeva proprio di sì, ma se non avesse fatto un po’ di pressione psicologica alla geocineta, Kieran non l’avrebbe mai perdonato.
    E con un saluto generale ai suoi compagni di yoga, prima che Murphy riacquisisse le capacità di intendere e di volere, «peace out» fine.
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    anche questa direi fosse giunto il momento di chiuderla ihih è STATO BELLO GRAZIE MURPHY
     
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