-
.«Bevi?»
Iniziava sempre così: un paio di drinks, qualche complimento, sorrisi ammiccanti e, ecco, l'attesa del desiderio finiva presto per diventare desiderio reale, palpabile.
Non si trattava di semplice appagamento sessuale e andava ben al di là dell'ovvia attrattiva suscitata dall'idea di trovarsi nel corpo di una donna impegnata nell'arte della seduzione, di provare e procurare piacere in una prospettiva del tutto diversa da quella a cui qualsiasi uomo è per natura abituato. No, per Charles era di più. Era nutrimento per il suo desiderio di sentirsi al comando di sé stesso, libero di poter sperimentare, di poter essere tutto e niente insieme, uomo e donna, entrambi e nessuno. Era staccare la spina dal ragazzo a cui avevano distrutto la famiglia, il Serpeverde con la mania della perfezione, per accendere i riflettori su Charlene, la femme fatale a cui piaceva sentirsi desiderata come solo una donna riusciva ad esserlo.
Era il desiderio che Charles cercava, più del rapporto carnale che spesso finiva per esserne diretta conseguenza. Per quello non aveva bisogno di una Pozione Polisucco corretta, gli bastava mettere da parte il suo solito sorriso sardonico in favore di un atteggiamento un po' più affabile e scegliere un partner adeguato. Semplice. Talmente semplice da lasciarlo sempre con l'amaro in bocca, mai completamente soddisfatto.
«cioè, già che ti riesci a guadagnare dei drink sorridendo, io ne approfitterei»
Ecco, tornando a quella particolare notte al Lilium, Charlene non aveva idea di come quel tipo le fosse finito di fronte. Aveva bevuto un paio di shots, sì, ma non credeva di essere tanto andata da aver potuto scambiare la bionda che fino a pochi istanti prima le sedeva vicina con l'uomo, altrettanto chiaro però, che ora le stava offrendo da bere. Probabilmente doveva solo essersi persa il repentino cambio di posti che, per altro, non si era neppure premurata di contestare malgrado l'accordo stretto con la donna che aveva provato ad approcciare in precedenza.
Poco male, pensò; complimento discutibile a parte, non c'era niente nel fisico del giovane che potesse scoraggiarla dall'idea di approfondire quella conversazione. Non credeva di avere propriamente un tipo, ma era abbastanza certa che, se ce l'avesse avuto, allora sarebbe stato molto simile al suo nuovo compagno di bevute. Invero, l'immagine di un altro tipo le balenò in mente per un istante, ma fu abbastanza veloce da impedire a quel solito corvonero di rovinargli ancora un'altra notte.
«allora mi sa che accetterò il suggerimento.» piegò le labbra in un leggero sorriso, alzando una mano per richiamare l'attenzione del barman affinché riempisse i loro bicchieri. «ah, e per inciso» s'interruppe giusto per bere un sorso del proprio drink, facendo ben attenzione a mantenere lo sguardo piantato sul suo interlocutore. «se anche fossi minorenne - e non sto dicendo che io lo sia -, non sarebbero certo delle stupide restrizioni sull'età a farmi desistere dal fare qualcosa.» passò la lingua sul bordo del bicchiere, come a voler solo innocentemente cancellare la traccia di rossetto rimastavi impressa.
«per esempio.» riprese, spostandosi una ciocca di capelli dal viso «vedi la statua là in fondo? quella col vassoio di limoni in manonon farti domande.» gli indicò la scultura dall'altro lato del locale con un cenno del mento, negli occhi la luce di chi ha tutt'altro che buone intenzioni. «ho sentito dire che è una passaporta per un privé e che aprirà fra...» spostò lo sguardo sull'elegante orologio da polso che aveva trovato tra la vecchia roba di sua madre. «...otto minuti, al massimo.» sorrise, stavolta con molta più genuinità. «è quasi sicuramente roba esclusiva per qualche raccomandato qui intorno, gente che di sicuro non saprebbe sfruttare a pieno l'opportunità.» si strinse nelle spalle con una certa superiorità. Insomma, era pur sempre Charles: era già tanto che stesse evitando il francese.
«ma» continuò con una certa enfasi, avvicinandosi adesso al biondo -dio, quanto era carino però-. «io conosco qualcuno che potrebbe usarlo meglio. e tu, chérie» ops. «secondo me potresti essere un partner in crime potenzialmente valido.»
Cosa aveva in mente? Difficile a dirsi tra l'alcol misto alla Pozione Polisucco, l'atmosfera della serata e l'improvvisa euforia destatale da quella sua nuova compagnia, ma sembrava ben determinata ad andare fino in fondo a quel suo piano - qualunque esso fosse - dell'ultimo minuto.
Dall'esterno, per altro, quella conversazione sarebbe anche potuta passare per un banale tentativo d'abbordaggio da parte della ragazza, ma trattandosi di Charlene la situazione era del tutto inusuale. A voler essere più chiari, lei non era affatto il tipo da proposte indecenti, tutt'altro: diciamo che preferiva farsi rincorrere piuttosto che inseguire.
Perché quella proposta, allora? Indubbiamente l'aspetto del ragazzo aveva contribuito non poco a risvegliare in lei l'urgenza di un'intimità che non era solita ricercare ma la cui voglia, ecco, minacciava ora di bruciarle ogni angolo di pelle sul suo corpo. Di più, c'era qualcosa in lui che prescindeva la sua prestanza: era negli occhi, occhi che Charlene sapeva di avere già visto perché nient'altro avrebbe altrimenti spiegato quel qualcosa di familiare che aveva riconosciuto in essi dalla prima volta in cui aveva incrociato il suo sguardo.
Avvicinò le labbra all'orecchio dell'altro, sfiorandolo appena, prima di abbassare la voce abbastanza da farsi sentire da lui e lui soltanto «bisognerebbe arrivare per primi alla passaporta, assicurarsi che nessuno tocchi la statua e... aspettare l'ultimo secondo prima di entrare, così da non poter più essere seguiti.» pratica e concisa, come ogni buona strategia che si rispetti. «easy peasy.» sussurrò, abbassando lo sguardo sulle proprie mani poggiate in grembo. Le sue dita sottili scivolarono fino a toccare la gamba dell'altro, solleticandone il ginocchio con il chiaro intento di provocarlo. Con l'indice e il medio risalì lentamente l'interno coscia, indugiando appena prima del cavallo dei pantaloni per poter incrociare lo sguardo a quello altrui. «allora, vieni?» un sorriso malizioso le si dipinse sulle labbra, un attimo prima di scostare la mano dall'altro ed alzarsi in piedi, in attesa d'essere seguita.I don't wanna be nowhere but here,
I've got a burning desire for you, baby.SPOILER (clicca per visualizzare)Ho sonno. Non so cosa ho scritto. Addio.
Edited by wait‚ wat? - 5/10/2018, 22:42. -
big eyes‚.
User deleted
. -
.Sfacciata? Senza ombra di dubbio sì, lo era. Non si trattava della semplice spavalderia di chi cerca di nascondere una più remota insicurezza, ma la concreta consapevolezza di un ragazzo che, ormai sempre più vicino all'età adulta, non aveva paura della propria sessualità né di mettere in campo la propria fisicità. A metterlo in difficoltà sarebbero state le domande sulla sua famiglia londinese, sulla sua vita a Le Havre o su come avesse affrontato l'abbandono di suo padre e la 'malattia' di sua madre, ma finché si trattava di usare il corpo... beh, quello non era mai stato un problema per lui. Considerava quell'aspetto femminile una parte di sé a pieno diritto. Sorrise alle attenzioni del giovane, sorrise perché sapeva già di averlo in pugno: riusciva a vedere il desiderio nei suoi occhi, nel calore della sua pelle oltre il tessuto dei jeans, nel modo in cui le aveva preso la mano e se l'era avvicinata al viso, come avesse improvvisamente sentito l'urgenza di sentirla con ogni fibra del suo essere. Era sempre così, era un gioco che non poteva fare a meno di vincere, per cui andava matto ma che, in fin dei conti, non gli lasciava poi niente. Non era ancora neppure maggiorenne, eppure già da tempo si chiedeva se forse in lui non ci fosse qualcosa di rotto, qualcosa che gli impediva di interessarsi a qualcuno abbastanza da potervisi legare per più di qualche rapporto occasionale. Eppure il suo errore stava proprio lì, ad un palmo dal suo stesso naso, ed era quello di credere d'aver necessariamente bisogno di possedere qualcosa per esserne pienamente appagato. Ciò che ancora non sapeva, ma che col tempo non avrebbe fatto che rendersi più evidente, era che la vera fonte di soddisfazione sarebbe stata per lui il trovare qualcuno che gli tenesse testa, che non assecondasse ogni suo capriccio e che gli facesse provare, per una volta, il brivido della conquista, quel desiderio talmente intenso da tenerlo sveglio la notte e tormentarlo di giorno, il terrore d'essere travolto da una sensazione tanto violenta e, al contempo, l'impossibilità di poterne fare a meno. Per il momento, tuttavia, non gli restava che accontentarsi.
«un nome è una cosa importante.» asserì dunque con tono mellifluo, stringendo le proprie dita tra quelle altrui. «dovrai meritartelo.» e, assieme ad un malizioso occhiolino, si liberò così del tedioso rischio di rendere la propria identità facilmente rivelabile. Certamente avrebbe potuto impegnarsi a scegliere un nome meno riconducibile al proprio, ma così sarebbe stato come mettere un chiaro distacco fra Charles e Charlene, distacco che lui non sentiva e non aveva intenzione di creare. In conclusione, senza aggiungere altro, si fece spazio assieme al proprio accompagnatore verso l'ormai nota Passaporta, in attesa che arrivasse il momento giusto per attraversarla. Nondimeno, non dovettero attendere molto prima di scorgere il legittimo destinatario dell'intimo privé, già pronto a fermare chiunque avesse intenzione -come loro- di frapporsi fra sé e la sua tanto agognata serata 'speciale'. Già pronta a rifilare all'uomo una qualche scusa per allontanarlo, fu preceduta dal suo stesso cavaliere che, senza neppure darle il tempo d'aprir bocca, prese a propinare una serie di cazzate con fare talmente convincente da lasciare persino lei senza parole. Senza bisogno di dire altro, si limitò a sorridere al tizio con fare ammiccante e ad annuire cortesemente, voltandosi poi divertita verso il proprio compagno. «sono colpita.» che non fosse solo un bel faccino? Sarebbe stata certo una novità, ma la sola possibilità che ci fosse un uomo che sapesse il fatto suo dietro quella pelle diafana e quegli occhi -quegli occhi- che continuavano ad incastrarsi nei suoi con tanta prepotenza, bastò ad eccitarla. Abbassò il volto, lasciando che i capelli coprissero il leggero sorriso apparso sulle sue labbra, lasciandosi quindi cingere la vita da quell'ormai allettante sconosciuto. «terrore.» e, con aria fintamente innocente, si strinse più forte a lui, allungando la mano libera verso la statua permea di magia.
Allo scoccare dell'attesa lancetta, la sensazione tipica di ogni viaggio tramite Passaporta gli attanagliò le viscere, trascinandola in un vortice vertiginoso che, seppur breve, fu sufficiente a farle cedere le gambe una volta ripoggiati i piedi per terra. Urtò con la schiena il petto ampio del suo accompagnatore e, istintivamente, agguantò la sua maglietta con le dita. «pàrdon.» rise, voltandosi verso di lui sino a trovarsi ad un soffio dal suo volto. Alzò lo sguardo sui suoi capelli, ora lievemente scompigliati dal brusco atterraggio, e vi infilò una mano per rimetterli a posto, pur senza evitare di tirarli appena. Si allontanò poi, impedendo all'altro di avvicinarsi qualora intendesse farlo, e vagò con lo sguardo per la stanza. Non era un luogo ampio, né eccessivamente sfarzoso: le quattro mura bordeaux erano interrotte solo da un'ampia vetrata che dava su un finto paesaggio cittadino notturno, e l'unica flebile fonte di luce proveniva da una lampada di carta che conferiva all'ambiente una certa intimità, diversa da quella del locale che avevano appena lasciato, più calorosa. Il matrimoniale che troneggiava al centro della stanza sembrava perfettamente in ordine, avvolto tra lenzuola scure ed invitanti. Si avvicinò ad uno dei comodini e sfiorò la bottiglia di champagne poggiata su di esso assieme ad un paio di calici. «pretenzioso, ma mi piace.» sentenziò, voltandosi verso l'uomo con aria entusiasta. Riempì poi uno dei bicchieri, bevendo un sorso dell'alcolico di lusso. «è tutto nostro per le prossime ore, dobbiamo approfittarne.» poggiò nuovamente il bicchiere sul tavolino e si avvicinò al giovane con passo sinuoso, riducendo nuovamente al minimo la distanza fra i loro volti. «cheers.» mormorò allora, prima di poggiare le labbra su quelle altrui.I don't wanna be nowhere but here,
I've got a burning desire for you, baby..