forced cohabitation

RomeoxIden

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  1. eleutheromania_
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    humans do have a knack for choosing precisely those things that are worst for them
    Il ritorno alla normale routine di tutti i giorni l'aveva sempre più o meno definito strano. Non che le sue vacanze estive fossero questa grande festa
    ( nonostante sì, alcune volte partecipasse a feste clandestine varie ed eventuali ), nemmeno che le sue vacanze le passasse a casa dei genitori ( cosa che aveva fatto una volta, ma era stato tutto troppo strano per i gusti di tutti e tre ), ma c'era sempre un qualcosa che sapeva di libertà ogni qual volta metteva piede fuori dall'ultima classe dell'ultimo giorno di lezioni. E tornare a tutto quello, tornare a dover seguire una lezione che spesso e volentieri l'annoiava, tornare ad incontrare le solite facce in giro per i corridoi, tornare a dover sottostare a tutte quelle regole, tutte quelle formalità che spesso e volentieri non aveva sentito parte di lui ... era quasi come se dovesse tornare a trattenere il fiato per un altro anno scolastico.
    Non fraintendetemi, le lezioni comunque gli piacevano. Gli piaceva ascoltare, imparare, sapere, mettere in atto tutte queste cose insieme nel momento in cui riusciva a fare un incantesimo, riusciva a capire come funzionasse quel mondo che per fin troppo tempo gli era stato negato, nascosto.
    Non biasimava le scelte dei suoi genitori, di questo ne era più che certo. Però era certo anche del fatto che se fosse stato inoltrato a quel mondo già da quand'era più piccolo, sarebbe stato tutto diverso.
    Non condivideva l'ideale delle persone che seguivano il governo attuale, perciò capiva bene perché la sua famiglia avesse deciso di nascondergli tutto. Ma c'era una piccola parte di lui, forse minuscola, che avrebbe voluto urlare in faccia a suo padre e sua madre per avergli tenuto nascosto tutto ciò che c'era veramente sulla superficie della Terra. Tutto un mondo a parte, diverso da ciò che gli occhi lasciano vedere, che andava oltre. E scoprirlo sarebbe stato bellissimo. Ma comunque non gliene farebbe mai una colpa.
    Ad ogni modo, rimettere piede ad Hogwarts come studente del sesto anno era comunque un bel traguardo, considerando il tutto. Ed anche il fatto che andasse bene nelle materie, nonostante non si sforzasse più di tanto, era una grandissima soddisfazione per lui. Ed anche per i suoi genitori, nonostante tutto ciò che era successo nel passato. E rimettere piede nella sua stanza, anche quello da studente, di nuovo, era sempre un'emozione nuova.
    Aprì la porta di essa senza nemmeno guardare davanti a lui, era intento ad osservare una pagina del libro appena comprato, tutto preso dall'introduzione dell'autore. Forse fu per quel motivo che non fece in tempo a notare l'altra figura che stava nella camera.
    Ma quando lo fece, quando vide la figura dell'altro Corvonero dall'altra parte delle quattro mura rispetto a lui, non potè fare a meno che chiudere il libro con un sonoro tonfo e, soprattutto, fare un piccolo balzo all'indietro.
    Nemmeno fosse un Mangiamorte.
    « E tu che cazzo ci fai qua. »
    E non era nemmeno una domanda, se vogliamo dirla tutta. Era più una sorta di esclamazione mista ad un'affermazione impregnata di un po' di astio. Aveva visto il ragazzo, Iden, spesso nella Sala Comune della loro casata, ma di certo nessuno l'aveva avvertito che se lo sarebbe ritrovato proprio di fronte al suo letto. Possibile che dovevano cambiargli il compagno di stanza proprio quando, con quello prima, sembrava stesse iniziando una sorta di qualcosa che possiamo quasi definire conoscenza???
    « Per tutti i reggiseni di Merlino. »
    Lo si sente borbottare allora, una mano poggiata sul lato sinistro del petto come se dovesse accertarsi che il cuore non stesse andando troppo veloce.
    Drammatico much??
    Romeo Ventimiglia, 16 y/o.
    halfblood
    01.09.18 H. 11AM
    student, ravenclaw
     
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  2. big eyes‚
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    i fucked up
    iden
    L'anno scolastico non sarebbe potuto iniziare in modo migliore, per il kaufman.
    Ancora prima di mettere piede nel castello, era stanco delle lezioni, degli esami, e delle stesse -brutte- facce; partiva carico di una bella dose di misantropia, sentendo di poter solo peggiorare. Inspirò, cercando di evitare chiunque sfoderando la sua più elegante faccia da culo – chiunque, a guardarlo, avrebbe pensato di prenderlo a schiaffi su quelle guance arroganti da mattina a sera. Ma da quando era tornato a hogwarts, iden, era praticamente intrattabile, e spesso anche il solo fissarlo un po' più del dovuto lo portava a reazioni sempre più esagerate e melo drammatiche. Per di più, il suo nuovo look -a cui sua madre aveva disperatamente cercato di opporsi- attirava lo sguardo più di quanto già la sua brutta faccia non facesse: alla fine dell'estate s'era fatto riempire la testa di treccioline sottili e fitte, su tutto il cranio, e ormai indossava solo abiti larghi, malmessi – stessa sorte della sua divisa scolastica.
    Che stesse lentamente divenendo una drama queen? ma senza ombra di dubbio, il problema era che farglielo notare ora come ora comportava un pugno dritto dritto al naso, con sola destinazione al san mungo. Detto ciò, oltre ad essere sempre più intrattabile, era divenuto anche più insofferente... alla vita in particolare, ma anche le persone sapevano fargli cadere l'ultimo coglione rimasto (cit.).
    Avrebbe PREGATO per potersi trovare da solo in dormitorio, nella sala comune, ai banchi delle lezioni... ma la vita, anche in quel gioco che era ad hogwarts, sembrava sbeffeggiarlo nuovamente, e le sue preghiere non vennero udite. Il suo ultimo compagno di stanza era letteralmente scappato, e merlino, iden sperava di cuore facesse girare abbastanza la voce su di lui affinché a nessuno venisse la b r i l l a n t e idea di dire “ehi, kaufman, ora hai un posto letto libero – vengo a fare il tuo amiketto del kuore” ecco, no, quello costava due pugni di sola andata per il san mungo.
    Quindi, entrato nella camera e trovandola vuota, trasse un lungo sospiro di sollievo, abbandonando i magri bagagli al centro della stanza e lasciandosi cadere su uno dei letti beato, con gli occhi chiusi: sul momento, decise che avrebbe passato il resto della giornata così, fanculo l'essere sociale.
    Tuttavia non dovettero essere passati che pochi minuti, quando sentì il rumore della maniglia e la porta aprirsi – e pensare che l'aveva detto, lui, nella propria mente: non basta una porta chiusa, te la devi sbarrare se non vuoi i rompicoglioni fra le palle.
    Si chiedeva solo quale corvo eccessivamente eccentrico si fosse messo a pensare che potesse essere una buona idea fare irruzione -senza bussare- nella tana di un iden visibilmente scazzato, odioso, e per di più iracondo e veloce a venire alle mani. Lo sfortunato doveva stare attento a giocarsi bene le sue carte, perché da un certo punto di vista rischiava letteralmente di venir mangiato.
    Si alzò quindi, in modo da trovarsi seduto sul bordo del morbido letto, e voltandosi già sapeva di avere negli occhi un barlume omicida degno di un serial killer pronto a vendicarsi di chi gli aveva fatto scontare anni di galera – «sciocco mago, non sai chi dimora-» «e tu che cazzo ci fai qua.»
    Per un attimo, un lungo attimo, il cervello di iden si spense.
    Pensava che la sorpresa peggiore, irrazionalmente, potesse essere quella di charles che persino lì riusciva a venire a disturbarlo /ma ammettiamolo, la serpe aveva smesso di cagarlo da un pezzo, e quindi non aveva neanche preso in considerazione l'idea/ ma poi. poi. L'allarme risuonò nella sua testa, esattamente come quello di beatrix di fronte a quella vacca monoculare al servizio di bill -l'aveva giusto visto di recente- quando i suoi occhi andarono a schiantarsi /nemmeno troppo metaforicamente/ contro quelli del ventimiglia.
    Già.
    La vita aveva appena cominciato a prenderlo per il culo, e lui non era certo che sarebbe arrivato alla fine di quel gioco senza aver commesso un omicidio. Sai com'è, «è la mia cazzo di stanza» coglioncello, si trattenne però – immaginando che avrebbe avuto modo di insultarlo parecchio in quei minuti; una dose di parolacce alla volta. E poi romeo probabilmente doveva ancora capire con chi aveva a che fare, perché oltre a sostenere il suo sguardo con drama da scream queen, non sembrava intenzionato a tornare sui suoi passi, chiudendosi la porta alle spalle e fingendo che quella conversazione non fosse mai avvenuta.
    no. restava. E lo fissava, per poi -addirittura- mettersi a borbottare come una pentola sul fuoco «per tutti i reggiseni di merlino» ecco, già lo irritava, odiava i suoi intercalari e non ce la fece a trattenere la lingua, nemmeno mordendosela con entrambe le fila di denti «per tutti i cazzi di merlino, semmai» lo apostrofò, per poi alzarsi, scrutarlo dall'alto al basso e sbuffare – avvicinandosi la porta per riaprirla e accompagnarlo, in modo galante, ad uscire «sì bene, grazie per la visita, no non compro biscotti e no, sono ateo, quindi ora puoi andartene c i a 1» e piegò le labbra in una smorfia a dir poco saccente e infastidita: non voleva compagni di stanza e soprattutto non ci voleva lui, se proprio doveva averne uno /cosa che prima o poi sarebbe successa, doveva solo rendersene conto./
    Agitò la mano quindi, in modo incalzante e con tanto di hop hop per far sì che romeo riprendesse i propri bei bagagli in mano e si catapultasse da sé fuori di lì. Che ci poteva fare: iden ci aveva anche provato no a sopportarlo, ma l'altro sembrava dover per forza irritarlo... con, con il suo manifestarsi, il suo respirare ossigeno. Ecco, c'erano cose che non poteva tollerare.

     
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1 replies since 24/9/2018, 16:50   165 views
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