mama, can I get another amen?

[post mini q] run + murphy

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    Dovette chiudere gli occhi, sedersi a terra ed incastrare la testa fra le ginocchia, Heidrun Crane. William Lancaster aveva il brutto vizio di offrire ciò che più si desiderava, di cui si aveva bisogno, offrendo però abbastanza effetti collaterali dal farti rimpiangere di averlo voluto – perché quel vecchio bastardo lo sapeva, che volevano tornare a casa. Lo sapeva che se avesse detto loro in quel loco mite di Bodie che tornare al proprio presente avrebbe scatenato l’apocalisse, loro - lei - se ne sarebbero sbattuti altamente il cazzo: perché loro, lei, non avevano scelto di finire cento fottuti anni prima della loro nascita. Non se lo meritavano quel sacrificio. Nessuno di loro, figurarsi una Crane, poteva dirsi santo o martire – non ci voleva morire in California nel 1918, Heidrun.
    Ma siete disposti a pagarne il prezzo?
    Avrebbe detto sì, e senza remora alcuna, se non li avesse visti. Se avesse conosciuto le conseguenze, ma non le avesse vissute. Se fra i morti distesi sull’erba un tempo verde non ci fossero stati Jade ed Euge, i Lowell – Dio, perfino Rea Hamilton. Se dentro quel fottuto castello ormai in macerie non ci fosse stato suo fratello. E le andava bene, poteva accettarlo e tollerarlo, se si trattava solamente di un universo alternativo: le faceva male al petto, ma i suoi stavano bene – credeva. Sperava? Insomma, aveva fede.
    Però, Heidrun non poteva pensare ad un mondo dove lei, e non Heidrun Harvelle, dovesse tollerare o accettare la morte di Jeremy Milkobitch o di Jaden Beech – quella di Eugene non era neanche da prendere in considerazione, considerando che sarebbe morta con lui. Serrò le palpebre e la mascella, le dita incastrate nei capelli bruni. Ma cosa cazzo non andava nei maghi? Da dove usciva quell’assurda storia del Quinto Fondatore? E quell’infame di William non aveva neanche dato loro tempo di festeggiare la vittoria che zaaac, gliel’aveva subito messa nel culo ricordandogli che tornando a casa avrebbero firmato la condanna a morte di centinaia, se non migliaia, di persone.
    Si annotò di non invitare mai Lancaster al proprio compleanno. Guastafeste di merda.
    Anni, forse.
    Pure. Ed allora il problema neanche si poneva, perché Run di anni non ne aveva. Soffocò una risata nei denti stretti sulla guancia, il capo ancora schiacciato fra le gambe. Il fatto che il tempo da quelle parti scorresse in maniera diversa cosa stava a significarle, con esattezza? Che nel Sotto sopra sarebbero passati secoli, e per loro solo un paio di mesi? Che il giorno dopo avrebbe potuto bussare alla loro porta con la chiave per tornare nel 2018, perché nell’au erano passati venticinque anni e quelle merde di Giratempo avevano deciso di ricaricarsi? Cosa cOsA CaZzo VoLeVa DiRe – ma Dio caro, era tanto per una volta chiedergli di non parlare per favole? Dire semplicemente loro, una volta per tutte, quanto e come fossero nella merda? Doveva per forza essere scenografico, il preside di Salem. Doveva per forza tirarti, calpestarti, strapparti solamente perché poteva farlo. Per un bene superiore. Per l’Equilibrio di sto cazzo, lui e gli altri Cavalieri di questa bella minchia – non Barrow, lui era bello davvero. Mai come in quel momento le erano mancati i supermercati dove comprare tequila sotto marca, e gli spacciatori al parchetto sotto casa. Era certa che con la giusta, eccessiva dose d’alcool, avrebbe iniziato a fare meno male. Ad un dolore sordo nel petto poteva abituarsi, Run, bastava che fosse costante. Si era abituata al Far West, ad essere Martha Fay - era più facile. Più gestibile. Heidrun Crane aveva troppa carne al fuoco, troppe questioni in ballo.
    Troppa famiglia a spasso nel tempo. Non bastavano i Milkobitch, Sin e gli Eubeech nel presente - no, perché farseli bastare quando potevi perderti un padre, una cugina (e sua figlia) nel 2118? EH! Mica ci facciamo mancare qualcosa, noi! Go big or go home, no? Soffiò fuori l’aria lentamente, ignorando i rumori e le persone attorno a lei finchè fu certa che non avrebbe reagito prima di attaccare il cervello prendendo qualcuno a badilate sui denti – qualcuno che, con tutta probabilità, neanche se lo meritava. Ne aveva abbastanza della sé stessa versione Gucci e dei suoi drama, di tutti quei doppioni a cui, in un’altra vita, aveva lasciato un pezzo di vita. Ne aveva abbastanza di quelle tragedie greche, di quel sangue ad imperlare la pelle e del sapore di morte e polvere sulla lingua. Inspirò ancora a bocca aperta, gonfiando i polmoni nelle tattiche di rilassamento che, in un annoiato pomeriggio di anni ed anni prima, aveva appreso su wikihow. Solo quando fu certa, al novantanove per cento, che non avrebbe ucciso nessuno, si sforzò ad alzare il capo poggiando il mento sulle braccia.
    Chissà se c’era una qualche metafisica legge ad impedirle d’intrufolarsi nel portale del 2118. Propendeva per il sì, ma la tentazione di varcare comunque quel confine era innegabile – se non lo fece, fu solamente per timore di morire: normalmente non gliene sarebbe fregato di meno, ma sapere che solo per capriccio avrebbe ucciso anche Gemes ed Eugene, tendeva a smorzare la sua vena impulsiva. Battè pesantemente le palpebre, gli occhi verdi a scivolare sulla folla riunita davanti a sè: au, non au, 2118, 1918, Papa e apostoli di Gesù. Schioccò le labbra fra loro poggiando le mani al suolo, gli occhi a spostarsi sulla vicina Murphy Skywalker. Non voleva salutarla, Run. Non voleva salutare né lei né Al, o Shot, Kieran, Will - vaffanculo, nessuno. Non potevano almeno rimanere insieme? Era chiedere tanto? Deglutì decidendo che la cosa migliore fosse rimanere immobile, liquidi occhi smeraldo fissi in quelli scuri di Murphy. Quanto tempo avevano? Poco, lo sapeva – e non sapeva che farsene, di quei secondi o quei minuti o quelle vite. Non c’era una guida su come risparmiare tempo prezioso quando potresti non rivedere mai più la tua famiglia (e sì, aveva cercato: le capitava un po’ troppo spesso). Picchiettò con la lingua sul palato, un sibilo fra i denti. «lancaster ha scritto una fanfiction e ci ha dato delle parti da recitare» iniziò, un cenno con il capo verso Jay. «lui è mio marito, ci siamo sposati a capodanno» Elysian. «lei è sua sorella, nonché la mia governante. Ossia, passa tutto il tempo a casa mia – nostra: darden è mia sorella - a lamentarsi della vita» inarcò un sopracciglio in direzione di Gemes. «e lui è suo fratello – uau – nonché il parroco della poco ridente bodie» scosse il capo, consapevole di non aver bisogno di sciorinare gli infiniti dettagli di quella difficile convivenza – Murphy le sentiva certe cose, nel profondo del suo kwore: avrebbe compreso il non detto senza bisogno che la Crane dovesse specificarlo.
    Forse. Non si sapeva mai, con Murphy Blue Skywalker. «sono ricca perché spaccio barbabietole, murph. MALEDETTE BaRbAbIEtOlE» Se ne avesse avuto la forza, l’avrebbe presa per le spalle scrollandola vigorosamente, giusto da sottolineare la sua esasperazione. Fortuna per la Geocineta, Run aveva a malapena la forza di (soprav)vivere. «fine aggiornamento. ora rispiegami la faccenda dell’essere zia, perchè non ho capito un ca…volo.» Un modo come un altro per dirle che a suo parere fosse una tossica ed avesse leccato troppa Coccoina, ma che la amava abbastanza da darle ancora il beneficio del dubbio.
    Sempre.

    heidrun ryder crane
    Been waiting for somebody else to carry me
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    «oblivion»
    Capitava spesso, a volte anche troppo, che murphy skywalker si perdesse dei pezzi: se le parlavano al mattino appena sveglia, per esempio, ogni parola entrava da un'orecchio e usciva dall'altro, sviando abilmente il cervello e qualsiasi neurone nei paraggi; idem quando pensava ai brownies preparati da erin, sui quali poteva passare a fantasticare anche delle ore. Tutto ciò che le accadeva intorno diventava il sottofondo insignificante di un momento paradisiaco. In quel caso, però, murphy non stava pensando al cino. Stranamente, non era nemmeno entrata in fissa su Shot, come le accadeva sempre più di frequente - di solito si limitava ad osservare il ragazzo, la mente completamente sgombra e l'occhio da triglia -, e certo non si era appena svegliata; semmai, non dormiva da una vita.
    È che proprio non ricordava quando fosse spuntato il secondo Lancaster; non aveva idea, un vuoto nero e profondo simile ad un pozzo, di come diavolo fossero giunti a quel punto: dove un william giaceva morto con la cassa toracica sfondata, poco lontano un obiwan con i capelli castani e l'inquietante voglia di vivere guardava intorno a sé confuso, e seth si divincolava muto e in agonia per l'ultimo istante prima di scomparire sotto la superficie increspata del lago nero.
    Li vide cadere uno ad uno, simili a tanti burattini a molla la cui carica era giunta al termine quando il loro william aveva pronunciato quell'unica parola, troppe palpebre a calare su occhi che per quella notte avevano visto troppo; alcuni più di altri, immagini che nessuno di loro avrebbe voluto ricordare e che, per forza di cose, si sarebbero portati appresso per sempre. Perché l'oblivion non serviva a cancellare il dolore delle perdite, i volti di amici e familiari rimasti uccisi nella battaglia. Aveva altro in mente, Lancaster, qualcosa che poco c'entrava con cuori infranti e ferite sanguinanti nella carne. Non fece caso nemmeno a Jeanine, Murphy, le ginocchia nude poggiate con cautela sul terreno umido: avrebbe potuto accucciarsi accanto a chiunque, sfiorare un volto dall'aria familiare per sentirsi a casa anche solo per un istante, ma furono i capelli biondi di victoria quelli che scostó dalle guance incrostate si sangue e fango. E lacrime, troppo calde e salate per essere trattenute. Quasi le aveva avvertite come sue, straripare dai propri occhi rimasti asciutti, la stessa fitta di dolore inspiegabile quando la maschera superba della giovane era crollata di fronte al corpo martoriato di Sebastian Quinn. Di Marcus, di Gwen. Non lo capiva ancora, ma dentro la verità la conosceva. «potete tornare a casa, Viaggiatori. ma siete disposti a pagarne il prezzo?» Si poteva rispondere ad una domanda come quella? Murphy, nel dubbio, non ci provò nemmeno. Costava troppa fatica, energie eccessive che la Skywalker a quel punto non possedeva. Le serviva una ricarica, proprio come alle maledettissime giratempo.
    «Anni, forse»
    anni, forse.
    anni
    forse.
    «no, aspetta, in che» sensoh? una domanda bloccata sul nascere, quella di murphy, troppo banale e scontata; come la risposta, appesa alle labbra di william, dipinta negli occhi dei compagni. Ancora una volta, veniva chiesto loro di sacrificarsi a scatola chiusa, saltare nel buio senza la minima certezza di venire un giorno ricompensati: volevano solo tornare a casa, riabbracciare amici e famiglia, e adesso veniva fuori che un favore del genere era troppo da pretendere. Troppo, anche solo da immaginare, quando stringere tra le braccia le spalle larghe del padre avrebbe potuto significare scatenare il male assoluto. Lo stesso che avevano conbattuto fino a pochi minuti prima, qualcuno a costo della vita stessa. Karma's a bitch, come spesso le ripeteva stiles durante le loro conversazioni notturne via wechat.
    E comunque una risposta valida, William Lancaster, non gliel'avrebbe data. A nessuno di loro, qualunque fosse l'urgenza o il bisogno di sentirsi qualcosa che della verità era solo l'ombra. Pareva quasi che non gliela dovesse, che la ricompensa per aver sacrificato se stessi in quella guerra fosse già di per sé l'aver salvato a tutti la vita intervenendo quando meno se lo aspettavano; ma, per dio, non stavano lottando da due giorni. Erano passati mesi, ore infinite che contate alla rovescia riportavano Murphy in una grotta umida, il cappello parlante a gettare le basi per la loro stessa fine. Volontari un gran paio di balle: forse Lancaster doveva loro qualcosa di più, della sopravvivenza.
    Tutte cose alle quali murphy avrebbe potuto pensare in seguito; che al momento, tra una rivelazione shock e l'altra, il cervello della ragazza emetteva un unico impulso elettromagnetico, un'enorme insegna lampeggiante giallo fluo, sospesa a mezz'aria nel nulla prodotto dai restanti neuroni. run
    RUN
    R ű N
    «run!!!» ed eccola che tornava al punto di partenza, volente o nolente. Perché lo sapeva, anche se provava a negare l'evidenza, che tornando nel maledettissimo duemilacentodiciotto a mancarle di più sarebbe stata inevitabilmente lei #sksgemes. Se la sarebbe potuta cavare a meraviglia, in quel mondo così diverso dal suo al quale negli ultimi mesi si era sforzata di abituarsi, senza mancare mai di sentirsi un pesce fuor d'acqua nonostante sorrisi e gentilezza - forse proprio a causa di questi, se avesse avuto accanto anche lei: egoista fino in fondo, la skywalker, ma onesta. «lancaster ha scritto una fanfiction e ci ha dato delle parti da recitare» per dire. Avrebbe voluto stringerla a sé, come prima che quella farsa cominciasse, come sempre, ma si bloccò all'ultimo; le braccia, abbandonate lungo i fianchi, improvvisamente troppo pesanti da sollevare. C'entrava qualcosa lo sguardo della Crane, aveva molto a che fare con una consapevolezza capace di unirle anche in quel male: non potevano semplicemente girare le spalle ai portali e dire no; rifiutarsi di accettare che il tempo a loro disposizione stava rapidamente scadendo, non era un'opzione. «sempre a divertirvi, voi» un groppo in gola, deglutito a forza. Era quasi peggio, così - quasi peggio che perderla all'improvviso senza avvertire i battiti del cuore a scandire i secondi. «lui è mio marito, ci siamo sposati a capodanno. lei è sua sorella, nonché la mia governante. Ossia, passa tutto il tempo a casa mia – nostra: darden è mia sorella - a lamentarsi della vita. e lui è suo fratello – uau – nonché il parroco della poco ridente bodie» più rapida di un battito di ciglia, più esaustiva del riassunto prima delle puntate di beautiful. Ci fosse stato Nathaniel Henderson, pur in quello stato emotivo sconvolto e non ancora del tutto chiaro, Murphy avrebbe comunque trovato la forza per ruotare le iridi scure sull'uomo, incrociando lo sguardo con il suo: era così, che comunicavano i membri dello shipper club; bastava un'occhiata, e nelle pupille dell'altro - se ne eri degno - potevi riconoscere la tua stessa follia. A quel punto, poi, le parole diventavano quasi un di più. Ma Nate, il suo presidente, non c'era. Al posto dell'uomo che aveva imparato a rispettare e venerare, giaceva un corpo senza vita, le dita inerti a sfiorare quelle altrettanto immobili di eugene e jade.
    Come faceva, ad essere giusto?
    «mi.. mi stai dicendo che..» no, dai «hai sposato jay e gemes ha officiato le nozze?» troppo bello per essere vero, anche in una situazione disperata come quella che vivevano nel preciso istante in cui gli sguardi delle cugine si incrociarono per l'ennesima volta. Portó le mani al viso, la skywalker, cedendo subito dopo all'impulso ossessivo che sin dall'inizio la spingeva a fare ciò che le riusciva meglio: braccia allungate in avanti, il corpo minuto proiettato verso quello della cugina, dita ad intrecciarsi dietro la schiena di Run. Era la sua posizione naturale, quella, abbarbicata alla crane come un koala sovrappeso, capace ormai di riconoscere ogni curva e ogni spigolo. Gesù, ma le davano da mangiare nel far west? «fine aggiornamento. ora rispiegami la faccenda dell’essere zia, perchè non ho capito un ca…volo.» Ah già. Aveva già rimosso, Murphy, la notizia bomba lanciata un po' random e senza mezza spiegazione in una mossa istintiva dettata dall'emozione di rivederla; non ci aveva dato peso, lì per lì, al fatto che a Run i conti potessero non tornare affatto. Dava per scontato che tutti affrontassero la questione a cuor leggero come aveva fatto lei, che scoprire di avere kieran come figlia ritrovandosi intrappolata nel futuro aveva un che di balsamo su una ferita aperta. La aiutava ad andare avanti, riconoscersi in quegli occhi scuri e negli stessi tratti trovare anche qualcosa di Shot, i dettagli che troppo spesso Murphy cercava sul volto del ragazzo vedendoseli negati. Perché doveva essere così stupido? «eh! il punto è che kieran viene dal futuro.» mh, no, cosi non si risolveva niente «ma non il 2018! è che ha viaggiato nel tempo dal 2043, ecco... e non ricorda piu nulla di quella vita, ma-» stava iniziando già ad ingarbugliarsi, lei per prima. decisamente la sargent gliel'aveva spiegato meglio «ha una lettera, scritta da se stessa.. con un albero genealogico! ed è saltato fuori che è nostra figlia.» di nuovo le mani a premere contro la guance, questa volta per contenere un sorriso radioso nonostante graffi e incrostazioni di fango sulla pelle, il volto disteso e sereno nonostante i ciuffi sconvolti di capelli sfuggiti alla coda «mia e di shot, intendo. RIESCI A CREDERCI???» lei no, tanto per fare un esempio. si voltò, indicandole shot con un cenno distratto della mano, la fronte improvvosamente corrugata. A run poteva confessare la verità, anche se le pesava sulla bocca dello stomaco come un panino con la porchetta mal digerito. «solo.. non penso che questo shot sia felice all'idea di avere una famiglia con me. evita sempre il discorso e-- è un idiota.»
    Perché Heidrun Crane poteva capire, di questo ne era certa.

    murphy blue skywalker
    Sometimes we don't say a thing
    Just listen to the crickets sing everything I need is right here by my side
    geokinesis | 21.04.2018
    And I know everything about you
    I don't wanna live without you. i'm only up when you're not down, don't wanna fly if you're still on the ground
    rebel | proud momma
     
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    «mi.. mi stai dicendo che…hai sposato jay e gemes ha officiato le nozze?» Abbassò il capo per lanciare una severa occhiata di sottecchi, il sopracciglio destro a sollevarsi pregno di cinismo. Alzò l’indice, un pugno sul fianco. «martha ha sposato myles» specificò pignola, enfatizzando ciascun nome con un movimento del dito nell’aria. Heidrun, che della libertà aveva fatto il proprio porto e la propria nave, non poteva accettare che qualcuno le dicesse cosa fare, figurarsi obbligarla a fare qualcosa lontano dalla sua natura – un matrimonio? Con Jayson? «io non ho fatto un cazzo» scosse la chioma bruna indispettita, schiena dritta e petto gonfio di puerile orgoglio. Era ancora giovane, bella, e soprattutto nubile, grazie tante. Non ebbe tempo di aggiungere altro, indecisa comunque su cosa poter dire per alleggerire quel fardello allo stomaco, prima che Murphy le allacciasse le braccia al petto, il viso affondato sul tessuto leggero della maglia della Crane. Dovette deglutire e chiudere gli occhi, ingoiando insieme alla saliva lacrime delle quali né lei né la cugina avevano bisogno - non avrebbero risolto niente - ricambiando la stretta per premerla maggiormente contro di sé. Se avesse potuto infilarsela sotto i vestiti nascondendola dal mondo e da qualunque maledetta realtà alternativa portandosela sempre con sé, Run l’avrebbe fatto: non era pronta ad affrontare di nuovo lunghissime, infinite giornate senza di lei, il Far West a soffocarla fra barbabietole e messe mattutine. Non era più abituata, a vivere senza Murphy. Era troppo voler riavere la sua vita? Umettò le labbra cercando d’imprimersi ogni curva del corpo sottile della Geocineta, il profumo della sua pelle e dei corti capelli castani. Avrebbero potuto continuare a chiacchierare del più e del meno come se quello non fosse un arrivederci a lunga conservazione, fingendo di trovarsi a New Hovel o ad Amortentia per il massaggio ai piedi settimanale, ma - ma non potevano permetterselo, e prima che le sparisse di nuovo fra le dita la Crane voleva sapere come stesse; come se lo stesse vivendo, l’assurdo futuro in Francia. Era, santo cielo!, preoccupata per i Viaggiatori ch’erano finiti nel 2118, e per un buon motivo: Shot, Murphy e William avevano deciso di credere di essere diventati genitori.
    Naturale che Heidrun avesse incolpato qualche nuova droga chimica, doveva… doveva capire. «fine aggiornamento. ora rispiegami la faccenda dell’essere zia, perchè non ho capito un ca…volo.» Entrambe le sopracciglia arcuate, le mani posate sulle spalle della Skywalker per poterla guardare negli occhi. Mai, mai Run era stata l’amica responsabile, quella che cercava di tenere i piedi per terra rimanendo concreta e realista; nei suoi quasi ventidue anni di vita, era sempre stata quella che prendeva il volo per prima, troppo eccentrica e stravagante per permettere alle leggi della fisica di avere un qualche potere su di lei.
    Ma insomma. C’era una prima volta per tutti, uh? «eh! il punto è che kieran viene dal futuro.» mh. L’espressione di Heidrun non cambiò di una virgola, scettica e confusa quanto pochi secondi prima. «ma non il 2018! è che ha viaggiato nel tempo dal 2043, ecco... e non ricorda più nulla di quella vita, ma-» Le labbra morbide della mimetica si piegarono d’istinto verso il basso, più impressionate che incredule. Era facile credere all’esistenza di possibilità simili, era o non era un’accanita lettrice di fanfiction?, ma metterle in pratica in un contesto che riguardava la Skywalker in prima persona, era più…complesso. Fece guizzare la lingua fra i denti, gli occhi verdi oltre la spalla di Murphy a cercare quell’adorabile nanetta della Sargent. «ha una lettera, scritta da se stessa.. con un albero genealogico! ed è saltato fuori che è nostra figlia.» Portò una pensosa mano alla bocca, l’indice a tamburellare sul naso. Sarebbe stato semplice non crederle, ignorare l’entusiasmo a brillarle negli occhi scuri preferendo dar la colpa a qualche sostanza allucinogena, ma come avrebbe potuto? Se Murphy Skywalker con quel sorriso le avesse detto che la luna fosse fatta di cheesecake, Run avrebbe messo in discussione qualunque cosa pur di darsi la possibilità che fosse vero: non voleva toglierla, quella smorfia gonfia d’orgoglio e qualcos’altro. Annuì fra sé, lo scetticismo abbandonate da qualche parte fra la risata di Kieran e quella di Murphy. «perché?» beh, non è che Run si limitasse a leggerle, le ff: lasciava recensioni, tempestava l’autore per sapere le headcanon e per rivolgergli qualunque genere di domanda. Non si lasciava affascinare dalla storia, preferendo scavare nel nucleo delle parole fino a fare quella storia propria. «nel 2043 avremo le macchine del tempo?» non potè soffocare l’entusiasmo nelle iridi verdi, sentendo improvvisamente il bisogno di prendere una lavagnetta dove scrivere i propri appunti - non sembrava, lo so, ma in certe cose era una ragazza precisa. «non ricorda niente a causa di un oblivion? Un trauma? Perché non farle ricordare nulla e poi darle una lettera plus un albero genealogico? LESIONI SPAZIO TEMPORALI?» quasi iperventilò, la schiena nuovamente dritta e gli occhi a cercare, stupidamente, quelli chiari di Amos Hamilton. Razionalmente sapeva che non potesse essere lì; che quel trapper non fosse il suo Brodino, e non potesse comprendere - ma poco c’entrava la ragione, tutto da biasimare all’abitudine. Dopo aver passato una (1) settimana intera a bingwatchare Doctor Who, potevano dirsi i maggiori esperti nel campo viaggi nel tempo. Abbassò il capo ignorando il respiro più secco a bucarle i polmoni, lo sguardo ad evitare momentaneamente quello di Murphy. Riflettè su quanto appena scoperto, alzando poi incerta dubbiosi occhi smeraldo sulla cugina. «ma non è tipo, mh» un vago movimento con le mani nell’aria. «spoiler Giusto un po’, eh.
    «solo.. non penso che questo shot sia felice all'idea di avere una famiglia con me. evita sempre il discorso e-- è un idiota.» Oh, madre di tutti i cieli ed i mari. Heidrun era indubbiamente d’accordo sul fatto che Shot fosse un idiota, di principio e senza alcun motivo specifico (gli voleva bene così, eh! Shot non kambiare mai!!&&), e mai avrebbe pensato di potersi sbilanciare prendendo le sue parti anziché quelle di Murphy Blue Skywalker, ma… Prese il viso della geocineta fra le mani, un sorriso a pungere gli angoli delle labbra. «murph,» iniziò lenta, scandendo piano ogni parola. «ti rendi conto di quello che hai appena detto, vero?» una domanda seria, quella di Run; Murphy aveva la tendenza ad essere più emotiva che logica, facendosi guidare dal cuore piuttosto che dalla ragione. Chariton Deadman, indubbiamente, no - a meno che nel quadro generale non ci fosse la salvaguardia Skywalker: lì cuore e ragione la pensavano allo stesso modo. «è… normale, la sua reazione. non c’entra nulla con te» premette le dita sulle sue gote. «o con kieran» indicò la ragazza con un cenno del capo. «lo sai com’è fatto shot. Ci arriva sempre un po’ dopo» si strinse nelle spalle. «deve…capire. abituarsi» lanciò un’occhiata a Shot, scosse debolmente il capo. «non riesce a starti dietro» e giustamente. A malapena Run ce la faceva, e non si parlava dei suoi figli. «non posso biasimarlo» bisognava dare a Cesare quel ch’era di Cesare, talvolta. «hai mai provato a parlarci, o ti sei solamente limitata a fissarlo in cagnesco addentando un burrito dopo l’altro aspettando che lui, SHOT, facesse…qualcosa?»
    Due teenager, oh. Quanto le erano mancati.
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    fernandello murphy aveva un dono: usciva la gente. Non che accompagnasse gentilmente le persone alla porta - troppa la fatica richiesta dal sollevare il sedere -, sia chiaro; le faceva letteralmente uscire, ma di testa. shot era solo un esempio, l'ennesimo di tanti, caduto vittima di ragionamenti contorti e fin troppo rapidi, cui difficilmente si riusciva a star dietro. la vita della skywalker - e dei poveri sventurati costretti a vivere spalla a spalla con lei - era certamente cambiata nel momento in cui run aveva fatto una magica apparizione al suo fianco, switchando l'interruttore della follia per impostare il livello di quest'ultima ad una sopportazione umana. Heidrun Crane era l'unica capace di farla rallentare, prendere un bel respiro e aprire gli occhi sulla realtà delle cose, operazione delicata e affatto scontata in atto anche in quel preciso momento; avrebbe potuto dirle qualunque cosa, anche che la terra era piatta e galileo un fattone, e murphy l'avrebbe comunque ascoltata tentando di far rallentare i battiti del cuore. «murph, ti rendi conto di quello che hai appena detto, vero?» ottima domanda. corrugó la fronte, cercando di stemperare le centinaia di parole sparate a raffica come una macchinetta inceppata, anche solo per scioglierne la matassa e arrivare ad una conclusione sensata: non era così certa, la geocineta, di aver espresso quello che realmente sentiva.
    Un'altra cosa che le capitava spesso, quella di non riuscire a tradurre in parole i propri pensieri, le proprie ingarbugliate e fin troppo vivide emozioni. «non... del tutto.» onesta, fino in fondo, come forse non sarebbe mai stata con nessun altro. ah, se solo shot avesse imparato a scandire le parole come faceva run, utilizzando quel tono calmo ma risoluto capace di infonderle un'innaturale serenità, proprio come robert redford ne L'uomo che sussurrava ai cavalli. E se questo faceva di murphy un cavallo, allora così sia! IIIIHHH! «è… normale, la sua reazione. non c’entra nulla con te» «ma--» tentò di protestare, ma quando le dita della mimetica le premettero delicatamente sulle guance, rinunciò senza emettere una sillaba; istantaneanente calma e docile, come una mucca al macello (nella vecchia fattoria, ia ia oh), la tensione accumulata nelle ultime ore, negli ultimi maledetti mesi, sciogliersi attraverso i muscoli rilassati delle spalle. «o con kieran». Ecco, quello non l'aveva mai pensato, nemmeno per un secondo.
    Che shot non avesse niente contro la sargent era più che palese: sembrava essere l'unica persona al mondo capace distendere le rughe perenni presenti sulla fronte del ragazzo, o di strappargli un sorriso anche solo accennato mentre lo metteva al corrente di tutte le teorie esistenti mai formulate su alieni e cospirazioni americane, area 51 compresa. Li aveva osservatia lungo, la skywalker, senza mai rendersi conto che quelli erano gli sguardi che shot le aveva sempre riservato in passato, quando lei era troppo immatura o presa dai suoi pensieri per poterli vedere; per poter vedere chariton, come forse avrebbe dovuto fare sin dall'inizio. Come stava cominciando a fare, seppur in ritardo, nel tentativo di aggrapparsi al ragazzo quale unico punto fisso in un mondo che non conosceva, che non li conosceva. Ma questo a run non lo disse, perché le sarebbero servite ore, forse persino giorni per mettere insieme con parole sue un concetto di quel genere, e murphy sapeva di avere a disposizione solo pochi minuti.
    Gli ultimi, per chissà quanto tempo.
    «hai mai provato a parlarci, o ti sei solamente limitata a fissarlo in cagnesco addentando un burrito dopo l’altro aspettando che lui, SHOT, facesse…qualcosa?» rude. il viso della geocineta parve quasi accartocciarsi in una smorfia, gli angoli delle labbra piene improvvisamente piegati verso il basso: offesa, colpita lì dove faceva più male, dove mai pensava che run sarebbe andata a colpire. «non ho mangiato solo burritos!» punta nel vivo, eh! ci teneva a specificarlo, prima che qualcuno (chi) potesse scambiarla per una persona grezza e priva di quel palato fine e pronto a nuove scoperte per il quale era diventata famosa (???) «mi sono data alle brioches!» oh, stava in francia mica per niente. «e i dolci.. madonnina, run, ci sono di queu pasticcini! e le torte? LE TORTE CON IL GELATO E.. di cosa stavamo parlando?» passò distrattamente il dorso della mano destra sulla bocca asciugando l'evidente bavetta, facendo poi scivolare lo stesso palmo fino al ventre, in un gesto affettuoso e del tutto istintivo, assolutamente inconscio: no, non era incinta la skywalker - non ancora! - ma dalla curva leggera che tendeva la pelle sotto la stoffa del vestito si sarebbe detto il contrario. Almeno il movimento dello scontro le aveva permesso di digerire senza problemi. «ah si, shot..» si rabbuió un istante, lasciando poi sfuggire un sospiro rassegnato dalle labbra. non sapeva bene nemmeno lei cosa pensare, ma una cosa alla skywalker era chiara: aveva ragione run. Di base, proprio. Che in quelle situazioni, tra le due, a capirci sempre un po' di più era la mimetica, capace di ragionare sull'evidenza invece che chiudere gli occhi e muoversi a caso, lanciata verso l'ignoto. Come avrebbe fatto murphy, come aveva fatto innamorandosi della persona sbagliata al momento sbagliato, cieca di fronte ad ogni segnale contrario. Tutta esperienza. «ho provato a parlargli, te lo giuro» e se non era disperazione, quella nella voce della ventiduenne, ci andava molto vicino «è che credevo.. mi ero convinta..» ugh, ma perché doveva essere così dannatamente difficile dirlo? non si trattava di una scoperta fantastica, o di un vergognoso segreto da custodire gelosamente, eppure già mentre cercava le parole murphy si sentì a disagio, forse persino stupida. «di piacergli. ecco, l'ho detto.» e si strinse nelle spalle, le mani sollevate in segno di resa e immediatamente ripisizionate a cercare le braccia di run. senza stringerle, solo voleva sentirne la presenza effettiva sotto i palmi, imprimendosi nella mente consistenza e calore della pelle, quello che le sarebbe mancato per i mesi a venire. Probabilmente era stata davvero una scema a pensare che shot potesse provare qualcosa per lei, ma c'era da dire che il ragazzo aveva fatto letteralmente di tutto per confondere una mente già confusa: non l'aveva forse baciata anche lui, nelle grotte di beauxbatons? Eh, e che voleva dire, nulla! poteva essere stata benissimo una reazione istintiva al pericolo che entrambi stavano correndo, o - peggio -, shot si era solo sentiti in dovere di ricambiare quello stesso gesto che murphy aveva compiuto per prima, in un movimento tanto inaspettato da sospendere lei stessa.
    In ogni caso, voleva solo tirargli una poderosa testata sui denti.

    murphy blue skywalker
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    geokinesis | 21.04.2018
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    Heidrun Ryder Crane non era una ragazza religiosa. Neanche avere un (…ragazzo? fidanzato???? conoscente non particolarmente simpatico ma carino?) Gemes Hamilton prete le aveva fatto ritrovare la fede, eppure in quel momento pregò. Congiunse le mani di fronte a sé, chiuse gli occhi – cercò di appellarsi al Santissimo, fosse Eminem o Beyoncè poi poco le importava. Aveva bisogno di tutto il supporto possibile. Fu tentata di fare un fischio alla Perpetua Simmons e Padre Shaw per avere un ponte verso l’altissimo, e se ne trattenne solo perché lo prese realmente in considerazione: Bodie, cosa mi stai facendo. Umettò le labbra, blaterò un paio di parole in latino che era piuttosto certa di aver letta su qualche lapide in California (e quasi sicura le avesse scritte Arci), e tornò a puntare le iridi verde bosco sulla geocineta. Non poteva credere - non voleva credere - a quel che aveva appena sentito.
    ”è che credevo.. mi ero convinta…di piacergli. ecco, l'ho detto.”
    Gesù Cristo non suo figlio …o forse sì cos’era successo. Si era assentata (diversi mesi) un paio di giorni, e la situazione si era così drasticamente ribaltata? Era tutto troppo assurdo, perfino più strano di una Kieran dal futuro o un universo alternativo - era impossibile. Quanti anni erano che Chariton Deadman aveva una ///cotta/// per Murphy Skywalker? La risposta corretta non era tanti, era troppi. Run trovava alquanto…surreale, che d’improvviso avesse smesso di mostrare interesse per sua cugina. Non poteva neanche incolpare alcool o tossine di vario genere, considerando che possedeva il fattore di rigenerazione – ed era un ragazzo serio, lui.
    Il che significava che la pirla, come prevedibile, era Murphy. Alzò il capo osservando un punto oltre le spalle della geocineta, rendendosi conto solo in un secondo, sofferto momento, di star cercando le iridi scure di Sinclair Hansen: lui avrebbe capito. Continuava a cercare chi non c’era, la sadica abitudine di aver dato tutti troppo per scontato: i suoi fratelli, Amos, Sin.
    Al e Murphy. Spostò i tristi occhi chiari sulla ragazza, allargando ancora le braccia per stringerla al proprio petto. Non voleva andasse via – non voleva tornare nel fottuto Far West, e non voleva rimanere lontana da Murphy. Le era bastato perderla di vista per qualche mese, per ritrovarla mamma ed innamorata - si stava perdendo tutto, Run. La vita degli altri pareva andare con l’acceleratore, lasciandola abbandonata e dimenticata in quel buco di culo della California – dove il tempo, per inciso, non passava mai. Heidrun Crane poteva accettare di essere il passato del duemiladiciotto, ma si rifiutava di credere di essere il passato di Murphy.
    Lo sei già. Shut the fuCK UP.
    «murphy blue skywalker» inspirò dalle narici, scosse incredula il capo. «perché sei così scema? » domanda del tutto opportuna. Si chinò per sfiorarle la fronte con un bacio, indugiando con le labbra sulla pelle sporca di polvere e terra della cugina. Sospirò stanca e vecchia, sapendo, nel suo cuore, di star rendendo fiero zio Sin. «innanzitutto, non siamo alle elementari» specifica necessaria; inarcò un sopracciglio e drizzò le spalle. «a shot non piaci» Ancora, dopo tutti quegli anni, aveva bisogno di specifiche del genere? Indico se stessa. «a shot piaccio io» perché sono meravigliosa, simpatica, e migliore di lui in ogni campo della vita ( e bonus! anche della morte); inoltre sono adorabile e intelligente, ma. «a shot piace...» cos’altro piaceva a Shot. Corrugò le sopracciglia, piegò le labbra verso il basso. Di certo non poteva menzionare moto o armi, le quali indubbiamente non rientravano in categoria; Sin? Non ne era così sicura. Jade? Non era aggiornata. Lydia? Sperava di sì. Andare a pesca??? No, forse no. «…dormire» Forse. Credeva. Era passato troppo tempo da quand’erano shot-e-run e riflettevano sull’esistenza fumando una canna dopo l’altra – o Run si sorbiva i monologhi impastati sulla Skywalker. Per quanto ne sapeva, poteva essere diventato un cidi vampiro. «ma tu? oh boi» arcuò entrambe le sopracciglia e sorrise, sollevando le mani in segno di resa. Non era compito suo concludere quella frase, e non avrebbe tolto quello a Shot (sperando che…quell’emerita testa di cazzo la smettesse di fare il frigido difficile. cristo santo, non sapeva proprio vivere senza di lei), quindi la lasciò in sospeso così che la Skywalker potesse fingere di capire da sé. Spolverò le spalle di entrambe, le diede una pacca sul braccio. «i miei giovani cuccioli di panda» Le sorrise più tenera, più calda – più triste. «stupidi, ma così bellini» Avrebbe voluto avere più tempo, perfino in quell’universo, per una chiacchierata a cuore aperto con sua nipote - e per rapirla mentre da lontano studiavano le interazioni fra gli Shorphy. Avrebbe voluto avere più tempo anche semplicemente per poter domandare a suo padre cosa facesse, come stesse, se avesse trovato nuovi hobby – o anche semplicemente per raccontargli delle tendenze pedofile di Sciaia.
    Avrebbe voluto avere più tempo punto.
    Umettò ancora le labbra, distolse lo sguardo da Murphy. Abbassò il tono di voce finchè non divenne un mero sussurro, ed a malapena fu in grado di udirlo ella stessa. «credi che torneremo davvero a casa?» aveva bisogno di farla, quella domanda – perché lei, non ci credeva più. Aveva bisogno dell’ottimismo di Murphy, di sapere che almeno lei - almeno lei - aveva abbastanza fede per entrambe. «sono felice di aver conosciuto kieran prima della missione» riflettè, sollevando gli occhi al cielo. Poteva rivivere ogni pomeriggio con la ragazza, e cercare eventuali somiglianze con Murphy o Shot – almeno quello, non potevano toglierlo. Grattò distrattamente un lembo di pelle scoperto del ginocchio, mordendo l’interno della guancia. Sentiva prudere la lingua dal bisogno di dirlo, ma al contempo non sapeva…come.
    Non sapeva neanche se, a dire il vero. Era semplicemente troppo difficile non dire qualcosa a Murphy Skywalker, specialmente qualcosa del….genere, del quale non aveva parlato con nessuno: serbava l’informazione per lei, Run. Non aveva creduto di averne la possibilità in universo alternativo, ma ehi! Il mondo non era perfetto. «potrei non…» continuò a guardare le nuvole, la testa reclinata all’indietro. «averti detto una, mh, cosa, prima» si strinse nelle spalle piegando la bocca verso terra. «infima, eh» Si schiarì la voce con un rauco colpo di tosse. «piccolezze davvero.»[/color]
    Davvero sul serio.

    heidrun ryder crane
    Been waiting for somebody else to carry me
    There's nothing else there for me at my door
    All the people I know aren't who they used to be
    mimesis | 21 y.o.
    And every morning when I wake up
    I wanna be who I
    couldn't say I'd ever been
    But it's so much more than I ever was
    fatemi tornare a casa, kazzo
     
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