do you wanna get drunk and stay the night?

[post mini!quest] barry + amalie

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    «ohi, ci sei?»
    Era stato ben felice, Barry, di non trovarsi di fronte il suo doppio quando ciascuno aveva incontrato il proprio. Un po' meno, quando il volto rilassato di un diciassettenne che gli somigliava solo nei tratti esteriori era emerso dall'immagine slabbrata di uno dei tanti seth, van lidova e van fanculo.
    «apri gli occhi, bella addormentata. è arrivato il momento della lezione.» gli schioccó le dita davanti agli occhi? quelle iridi grigio azzurre troppo limpide per aver mai anche solo sfiorato il proprio riflesso tumefatto nello specchio, sangue fuoriuscito dal suo stesso corpo ad imbrattare magliette e pantaloni; non aveva mai sofferto, Barrow Cooper, né si era mai lasciato travolgere dalla rabbia al punto da pregare di riuscire a soffocarla.
    La sua faccia non era mai stata colpita da un pugno, le sue nocche non avevano mai restituito il favore.
    Le sue ossa non erano mai state spezzate, l'organismo mai corrotto da qualunque sostanza potesse portarlo lontano da se stesso anche solo un minuto di più.
    «cos'è..cos'è successo?» «ti sei perso un pezzo? cose che capitano.» non lo aiutò a mettersi seduto, ma quando capì che l'altro non avrebbe fatto a breve lo sforzoper alzarsi in piedi, Barry gli si accucció al fianco, le braccia penzolini tra le ginocchia. «la vostra guerra è finita, pare. a noi tocca tornarcene dai buchi da cui siamo saltati fuori.» non gli andava giù, quella stronzata. Perché di quello si trattava, una colossale montagna di merda che William Lancaster non aveva il diritto di scaricare loro addosso. Nemmeno in cambio della vita appena salvata. Perché cristo non potevano rimanere in quell'universo alternativo, tutti insieme? Avrebbero potuto attendere lì, che le giratempo si ricaricassero, senza doversi dividere di nuovo; perché Barry, dai freaks, era stufo di doversi dividere. La storia della patata poteva andare bene all'inizio, almeno per un po', ma la sua punizione l'aveva già scontata: cinque mesi senza nessuno di loro, amalie compresa.
    Aveva avuto Kieran, questo si.
    Aveva avuto Murphy, e il tempo necessario a fare l'unica cosa che non aveva previsto, o richiesto: affezionarsi a William Barrow e Akelei Beaumont.
    «ma prima ho bisogno che ti ficchi in testa un paio di cose.. ti hanno informato del 2043?» «duemila-- cosa?» «meglio così, guarda.» non c'aveva sbatti, forse nemmeno tempo a disposizione, per spiegargli tutta la solfa da capo. Ci capiva poco lui, pur con le foto e la lettera mandata a se stesso, figurarsi interpretare la parte di Lynch Barrow e ripetere punto per punto. Non er anemmeno strettamente necessario, che il diciassettenne sapesse. «sai già che sersha..» «meara?» quanto gli stava sul cazzo.
    «chiamala come vuoi. sai gia che è tua sorella, parti avvantaggiato. ci sono altre persone con cui devi..» fare amicizia? una smorfia parve quasi accartocciargli le labbra, una traccia di sangue non suo a sporcargli ancora le guance pallide.
    Non si trattava di amicizia, non lo era mai stata.
    «sono parte della tua famiglia. della nostra. in qualche modo, lo capirai da solo.» come lo aveva capito lui, senza nessuno che gli facesse la predica. Peccato che il Cooper sembrasse un pelo più tardo, con tutta probabilità non era nemmeno stato smistato nei corvonero, ammesso possedesse ancora la magia; a Barry, in ogni caso, non fregava un cazzo. «sono quelli, li vedi?» gli indicò i freaks riuniti, poco lontano, una versione appiccicaticcia meno mainagioia di Joseph Moonarie intenta a provarci con sandy, le braccia di cj a strinsersi attorno al collo di andrew stilinski. «guardali bene in faccia. cerca sandy, avvicinati a joey. con cj sarà più difficile perché è una testa di minkia, ma tu non dargli tregua.» con bj fuori dall'equazione, pace all'anima sua, la lista dei nomi si accorciava visibilmente. Si rialzó, Barry, mentre l'altro tentava di sollevare il sedere dall'erba umida, le dita a perdersi tra i corti capelli biondi; quelli del suo doppio, al contrario, avevano le stesse sfumature della cenere, fili di grano all'attaccatura delle tempie. Più simili a quelli di William, come sarebbero stati i suoi se non li avesse mai toccati. «andy è una brava persona, trova un modo anche con lui.» «andy... stilinski??» annuí, compiendo un passo indietro. Aveva già regalato al Cooper fin troppo del poco tempo che gli era stato concesso; al resto, mettere insieme i pezzi e crearsi un quadro generale, avrebbe dovuto pensarci da solo. «sistema le cose, Barrow. Non mandare tutto in vacca.»


    «ti mancano?» dovette fare uno sforzo, enorme, per costringersi a distogliere lo sguardo.
    Che se l'avesse osservata ancora un istante, il volto di Amalie abbastanza vicino da riconoscere ogni sfumatura nelle iridi chiare, l'alcol già in corpo non sarebbe servito a rallentargli il battito cardiaco; e non era certo, a quel punto, di potersi permettere che la ragazza capisse fino a che punto gli risultava difficile respirare, quando c'era lei. Ed era disposto a tutto, persino rispondere ad una domanda scomoda come quella, pur di non concentrare tutte le sue attenzioni sulle labbra della Shepard; ricordava ancora il loro sapore, nonostante fossero passati due giorni dall'ultima volta in cui l'aveva avvertito sulla punta della lingua. «penso di si. sarebbe stato meglio di no, viste le circostanze..» non c'era bisogno di specificarle, le circostanze. Si trovava a duecento anni di distanza dalla sua famiglia, o almeno la parte di essa che conosceva meglio; quella con cui avrebbe preferito passare il suo tempo, perché nell'ultimo anno non aveva fatto altro. E quell'anno era stato il primo in cui Barry aveva provato qualcosa di diverso, oltre che odio e paura.
    «aaw!» la vide sorridere, le mani a premere sul lenzuolo stirato di fresco, e per istinto il corvonero si spostò di qualche centimetro indietro, la schiena a cozzare contro la testata del letto. Quanto cristo era difficile essere l'adulto responsabile? Quando Amalie aveva insistito per assaggiare il suo drink, e alla fine se l'era bevuto tutto, già lì Barrow avrebbe dovuto immaginare come sarebbe finita; quando la ragazza lo aveva trascinato, letteralmente saltellando sul posto, fino a casa di Will chiedendogli di mostrarle dove viveva, avrebbe dovuto dirle di no. Perché si trattava di Amalie Shepard, di mabel winston-crane, non una persona qualunque com cui concludere una serata ubriacandosi senza ricordare nulla la mattina dopo. Non funzionava così, con lei.
    Ma resistere era una tortura, pura e semplice. «sono nella mamma della mia pancia.» così, senza preavviso. eh, questi giovani incapaci di reggere l'alcol. Corrugó la fronte, Barry, e Amalie immediatamente lo imitò, raddrizzando la schiena poggiando i palmi sulle ginocchia piegate. Doveva davvero smetterla, di essere così bella. «te ne eri accorto?» si riferiva al fatto che Maeve Winston fosse evidentemente incinta, un fatto ormai sotto gli occhi di tutti. Doveva essere stato uno shock, per la bionda, ritrovarsi dopo sei mesi di fronte all'inevitabilitá della propria nascita; e forse era stato proprio quello che l'aveva spinta a chiedergli di uscire. «sì, l'ho notato. credo capirebbe, se le dicessi la verità.» dai, se l'avevano fatto i suoi, oltre a murphy e shot, poteva farlo anche - forse soprattutto - maeve winston.
    Quando Amalie sorrise, barry le sorrise di rimando, iridi grigio azzurre incapaci a quel punto di allontarsi dalle sue.
    Un problema, quello.
    Un grandissimo, fottuto, problema.

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    Edited by bitch‚ what? - 11/6/2018, 07:31
     
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    «sono i momenti migliori per provarci, lo dicono tutti» Meh
    Continuava a girare il cucchiaino nella tazzina di caffè, anche se probabilmente lo zucchero si era ormai già sciolto del tutto e la bevanda probabilmente raffreddata: Amalie Shapherd era troppo persa nei suoi pensieri per far caso alla colazione, o alle parole di Callie che, entusiasticamente, le stava raccontando di come una volta fosse riuscita a catturare tutto da sola un ladro di croissant , colpendolo con un suo raggio luminoso e salvando così la colazione di mille parigini. Avrebbe voluto ascoltarla con più attenzione o farle domande a riguardo, Amalie, anche perché la ragazzina le stava già parecchio simpatica e, per di più, in qualche modo erano imparentate, ma questo era un particolare che conoscevano solo poche persone. Naturalmente, ancora non capiva bene in che modo: che cos’era per lei la nipote di sua cugina? Nel dubbio, cugina. Sfortunatamente, la Shapherd non riusciva a darle retta perché lì, nella cucina di casa Hamilton, non riusciva a far altro che ripercorrere nella sua mente l’istante in cui Barry aveva deciso di annullare le distanze tra loro e baciarla mentre entrambi erano impegnati a non morire. E dopo cinque mesi in cui la ragazza aveva creduto che non l’avrebbe mai più rivisto, non aveva avuto le forze di mascherare quanto avesse atteso quel momento, e quanto sentisse il bisogno delle labbra del ragazzo sulle proprie: era stanca, Amalie, di fingere che di lui non le importasse poi così tanto. Era dei sentimenti dello Skylinski che la ragazza non era per nulla certa: forse, qualunque altra persona sulla faccia della terra sarebbe riuscita a capire dalle parole del ragazzo o dai suoi comportamenti che , anche lui provava qualcosa per lei. Ma era di Amalie Shapherd che si trattava: per lei era ancora incredibile pensare che le persone le si potessero affezionare, e dunque faticava a credere che il ragazzo nutrisse dei sentimenti per lei. «Cug, ci sei?» Riportò lo sguardo su Callie, per poi lanciarsi occhiate intorno per assicurarsi che non ci fosse nessun altro nella stanza: sarebbe stato complicato spiegare a Maeve il perché la bionda la chiamasse cugina. Aveva spiegato, a fatica, alla Beech tutta la faccenda dei 2043 unicamente perché, una volta arrivata a casa di Leonard che gentilmente si era offerto di accoglierla, si era ritrovata di fronte una Winston decisamente incinta ed aveva rischiato di avere una crisi isterica davanti a tutti. Perché era lei, una delle due neonate nella pancia di Maeve, ed era ancora difficile crederci. Aveva spifferato tutto a Callie perché non aveva trovato le forze per uscire e andare da Kier o Barry alla ricerca di supporto morale, e anche volendo non avrebbe potuto non avendo idea di dove abitassero. «ma secondo te, se un ragazzo prima ti dice “dobbiamo decisamente rifarlo” e i giorni dopo ignora totalmente quello che è successo, cosa significa?» Sì, era arrivata al punto di chiedere pareri a una ragazzina più piccola di lei: sicuramente aveva più esperienza della Shapherd, non ci voleva poi molto. E chissà, magari nel futuro erano più avanti di loro. «significa che è un maschio. Per quello a me piacciono solo le ragazze » Severa ma giusta. Anche Amalie del resto aveva avuto qualche cotta per delle fanciulle, non si era mai fatta problemi a riguardo, solo che alla fine era rimasta bloccata con il biondo: Barrow Skylinski o Lynch Barrow che fosse, era scritto nel suo destino. E lei in esso aveva sempre riposto troppi sogni e speranze, per poterlo ignorare.

    «sono nella mamma della mia pancia» E, come la mamma, Amalie Shapherd non reggeva per niente l'alcol. Poteva contare sulle dita di una mano ( o forse anche di metà) le volte in cui aveva bevuto qualcosa, ed in nessuna di esse era riuscita a rimanere perfettamente razionale ad a ragionare lucidamente anche solo dopo due sorsi. Ma, pur consapevole di ciò, quel pomeriggio aveva bevuto comunque: sciokkanteh. Forse perché aveva sperato che nel futuro papà Al le avesse trasmesso per osmosi (???) anche un po' dei suoi geni, forse perché un po' aveva sentito il bisogno di alleggerire la testa dai mille pensieri che la attanagliavano, forse perché voleva dimostrare a Barry che anche lei, quando voleva, sapeva divertirsi. Ed un po' Amalie, quando aveva afferrato il drink del ragazzo e sorseggiato tutto d'un fiato metà del contenuto, aveva sperato di trovare in quella bevanda il coraggio di chiedergli ciò che, da sobria, dubitava che sarebbe stato in grado di fare: del resto erano due giorni che ci provava senza alcun risultato. «te ne eri accorto?» Beh, sarebbe stato alquanto impossibile non farlo, ma era doveroso comunque chiedere: il ragazzo sembrava non accorgersi di molte cose ovvie. Ad esempio che Amalie avrebbe desiderato baciarlo in quel preciso istante. «sì, l'ho notato. credo capirebbe, se le dicessi la verità.» Mh. Ci aveva pensato parecchio, da quando era arrivata: del resto non avrebbe avuto davanti tutto il tempo del mondo per farlo. Nel giro di qualche mese le gemelle sarebbero nate e, anche se forse i primi anni non sarebbe stato così evidente, col passare del tempo Maeve si sarebbe senza dubbio accorta della somiglianza tra una delle bimbe ed Amalie. Doveva darle delle spiegazioni, voleva farlo, solo che era così difficile trovare le parole adatte per rivelare la verità: anche in quel momento, con l'alcol a girarle in corpo, l'idea di dire tutto a Maeve ed Al la terrorizzava. Forse perché nell'au aveva passato mesi a progettare il momento della rivelazione insieme a Jekyll ed Hyde, ed odiava adesso l'idea di far tutto da sola. Ma del resto non poteva nemmeno aspettare di tornare a casa: confidava nel fatto che sarebbero tornati, ma non sapeva quando. «Row - come il secondo nome della loro legacy? Yep. Chissà se quell'abbreviazione del cognome è nata proprio da Amalie ubriaca #wat - ora ho due domande per te» Allungò il braccio destro davanti a sé, alzando due dita a pochi centimetri dal volto del ragazzo e parlando con un tono di voce che sapeva più di minaccia che di affermazione. «uno: è stato difficile dirlo ai tuoi?» ammirava il ragazzo per esser riuscito a rivelare tutto senza il bisogno di un supporto morale. Magari se lui la rassicurava sul fatto che sarebbe andato tutto bene, forse Amalie avrebbe potuto parlare con i suoi genitori. O perlomeno provarci: nel dubbio avrebbe anche solo potuto nascondere tra gli alcolici di papà ed il libro che mamma stava leggendo un po' delle foto di famiglia che aveva trovato nella sua lettera.
    La seconda domanda invece era quella più difficile. Quella che, ne era consapevole, aveva il coraggio di fare al ragazzo solo perché si era scolata tutto il suo drink e poi ne aveva ordinato un altro, non più di mezz'ora prima. «due: quando mi hai detto di non prendere impegni...mh...lo intendevi sul serio?» Dovette far appello con tutta sé stessa a quel briciolo di lucidità che le era rimasto per formulare quella frase con senso compiuto, senza intrecciarsi con le parole: parlare era sempre stato così complicato? Abbassò lo sguardo a terra, osservando con un enorme interesse i lacci delle sue scarpe mentre faceva dondolare avanti e indietro i piedi oltre il bordo del letto: tutto, pur di non dover incrociare di nuovo gli occhi di Barry. E dal viso della ragazza ormai era sparita ogni traccia del sorriso che fino a qualche minuto prima non riusciva a trattenere. Attese la risposta del ragazzo, anche se sapeva che, a prescindere da ciò che provava lui, per lei le cose non sarebbero cambiate: non sarebbe stata in grado di prendere impegni con nessun altro, se non con lui.
    «non li avrei presi in ogni caso» Era praticamente impossibile ormai tenersi per sé ciò a cui stava pensando: e già per lei era complicato provare a gestire l'alcol, figuriamoci quando a ciò si univa anche il dover fare i conti con i propri sentimenti, un qualcosa che Amalie sapeva fare a malapena da sobria.
    Beh, perlomeno ci stava provando.
    Più o meno
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    «Row, ora ho due domande per te»
    non poteva prendersela con amalie. la colpa era sua, e sua soltanto.
    Era stato proprio barry a servirle l'occasione su un piatto d'argento, che l'alcol aveva solo condito con maestria fornendo alla ragazza il coraggio necessario ad estrapolare i propri pensieri. Se non avesse agito d'impulso, comportandosi come una persona affetta da sindrome bordeline, la shaperd non si sarebbe mai sentita in dovere di porsi delle domande, rivolgendole in seguito al diretto interessato. Aka, barry doveva aspettarselo. Eppure indietreggiò comunque, per quanto glielo permetteva la testata del letto contro cui finì per poggiare la schiena, le mani a stringere violentemente le ginocchia avvolte nei jeans strappati; non aveva motivo per temere di dirle la verità, a quel punto, eppure una vocina interiore continuava a ripetergli di sì, che non doveva fidarsi, che di errori con lei ne aveva già fatti a sufficienza in passato. Che aveva promesso, e se non era in grado di mantenere almeno quel giuramento fatto a se stesso, allora era un vero coglione.
    Ma lynch beaumont-barrow non poteva saperlo.
    Non lo avrebbe mai scoperto, perchè quella vita si era dissolta nel momento in cui aveva intrecciato le dita con quelle di mabel e un lampo di luce aveva cancellato ogni pensiero, ogni ricordo.
    «uno: è stato difficile dirlo ai tuoi?» gli risalí spontaneo un sospiro tra le labbra, un peso in meno a premergli sul cuore; quella era una domanda alla quale barry sapeva risponde, e soprattutto poteva. «no» rispose, di primo acchito, senza pensare, ma non era la verità. ed il corvonero sapeva che amalie meritava almeno quella, la più semplice, un salvagente da portare con sé prima di imbarcarsi nella sua stessa avventura. «dirglielo non è stata la parte più complicata.» si interruppe, ma era palase che volesse aggiungere qualcos'altro. qualcosa che forse amalie non avrebbe provato, perché dipendeva tanto, troppo da ciò che barrow aveva provato nei confronti dei genitori adottivi nel corso della vita, a ciò che di orrendo lo avevano abituato a credere. «aspettare che improvvisamente mi riconoscessero, quello si che è stato un momento spiacevole» riuscì persino a sorriderle, sentendo l'imbarazzo e la vergogna defluire lungo il corpo trasportate via entrambe dall'alcol ormai in circolo. si era accesa una scintilla, negli occhi di william e akelei, ma barrow sapeva che non era riservata a lui: inconsciamente, il pensiero dei due doveva per forza andato verso i figli, quelli veri, che un giorno avrebbero visto nascere e crescere. Barry, sandy e sersha non potevano far parte di quella visione futura, ed era questo che lo terrorizzava. Da qui ad ammetterlo, ovviamente, ce ne voleva. «ma andrà bene. alla fine andrà bene » non conosceva abbastanza maeve e al per prometterglielo, ma se stava /funzionando/ per dei disagiati come i beaumont-barrow (e intendo tutta la fucking family al completo), allora tutti avevano una chance. Anche amalie. La vide annuire, le iridi cristalline rese liquide dall'alcol senza che questo potesse comunque distrarla dalla sua missione: aveva ancora le due dita sollevate per aria, pochi centimetri dal suo viso, quasi a ricordargli che non era finita.
    Che non poteva cavarsela con così poco.
    «due: quando mi hai detto di non prendere impegni...mh...lo intendevi sul serio?» nom era facile da capire, uno come barrow skylinski. questo il corvonero lo sapeva, ne prendeva atto: non era una cosa che faceva consciamente, quella di lanciare messaggi poco chiari, gettare il sasso e ritirare rapidamente la mano; con lei gli veniva più semplice, un meccanismo di difesa per proteggersi da ciò che evidentemente provava nei confronti della corvonero, sentimenti che sin dal principio aveva scambiato per qualcos'altro. E poi, dopo anni di punzecchiature e risposte acide, quella notte a beauxbatons l'aveva baciata: come fosse la cosa più naturale del mondo, come se lo facesse da sempre. Quello sarebbe dovuto essere un messaggio chiaro, cristallino e inequivocabile, ma barry ci aveva messo del suo per confondere le acque, da vero esperto nel settore. Aveva tutto il diritto, drunk!amalie, di volersi togliere un ultimo sassolino dalla scarpa.
    E aveva il fottuto dovere, drunk!barry, di dirgliela una volta per tutte. «io..» si sa, che alla fine tra il dire e il fare ce ne passa di acqua. richiuse le labbra, dopo aver aperto la bocca emettendo quell'unica sillaba, le iridi grigio azzurre puntate in quelle altrettanto chiare di amalie; l'aveva baciata, nel bel mezzo della battaglia, spinto dallo stesso bisogno avvertito quella notte tra le rovine della scuola francese, perché sentiva la sua mancanza bruciargli sulla pelle. ed era stufo marcio di provare quel vuoto, uno spazio nel cuore troppo grande da riempire. Lo aveva fatto per se stesso, questo lo sapeva bene, e forse si trattava dello stesso motivo per cui lynch gli aveva intimato di starle lontano. perché siamo delle persone di merda, non te lo dimenticare. non era certo di poter cambiare, barrow skylinski, non del tutto; non per qualcuno. «non li avrei presi in ogni caso» come poteva, COME POTEVA pensare davvero di respingerla? se quella forza non l'aveva trovata un adulto, perfettamente conscio di stare sbagliando, come poteva farcela una diciassettenne strappato alla sua famiglia con un peso troppo grande sulle spalle? semplice, non poteva. non se amalie continuava a guardarlo come lo stava guardando in quel momento, non se le dita di lei gli premevano sulla gamba in attesa. Che le dicesse la verità, o una bugia, perché da ubriachi ci si fa andar bene tutto; si mandano giù rospi impossibili sa ingoiare a mente lucida. Optò per la prima, il corvonero, quella che gli costava meno fatica: niente da inventare, nulla da far sembrare credibile.
    Sporgendosi in avanti, barry si avvicinò alla ragazza abbastanza da sentirne il respiro lieve sul proprio viso, il sentore dolciastro dell'alcol ancora incollato alle labbra. Aveva l'occasione per essere leale, una volta nella vita, e non voleva sprecarla. Non ne aveva le fottute forze. Occhi socchiusi, le sfiorò l'angolo della bocca con la propria, uno, due, tre tocchi leggeri sulla pelle risalendo lungo lo zigomo destro, le dita della mancina intente a giocherellare con i capelli color grano. Non aveva fretta, il diciassettenne, non ancora. «io ero serio, ams.» ma non bastava. «cosa ti ha scritto mabel? di noi, dico.» doveva essere certo che amalie sapesse, e lo volesse nonostante tutto.
    Come lui la voleva comunque anche se non avrebbe dovuto.

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    «ma andrà bene. alla fine andrà bene » Aveva più alcol in circolazione nel proprio organismo di quanto il suo fisico fosse in grado di sopportare, Amalie Shapherd, ma non per questo rimase meno sconvolta da un'affermazione del genere - e non per le parole in sé, sia chiaro: aveva una paura matta di un eventuale rifiuto da parte di Maeve ed Al, ma allo stesso tempo dentro di sé sapeva che il suo era un sentimento irrazionale, dettato dall'idea che per anni aveva avuto riguardo alle persone per colpa della complessa relazione con i suoi genitori. O almeno, di quelli che aveva creduto come tali per praticamente tutta la sua vita.
    Era il fatto che parole del genere venissero pronunciate da Barrow Skylinski , a destabilizzarla: tra i due, era solitamente lei quella che in ogni occasione cercava di trovare il lato positivo, quella che tentava come meglio poteva di dare speranza. Ed, inutile dirlo, quelle parole la fecero subito sentire meglio: decisamente più pronta di quanto lo fosse qualche minuto prima ad affrontare quel discorso con i crane-winston. Era talmente abituata a preoccuparsi degli altri da non rendersi conto sul serio di quanto a volte necessitasse del conforto altrui, la shapherd, ed era naturale che una come lei avesse il bisogno di alzare un po' il gomito per lasciarsi andare e permettere alle persone di mostrarsi vulnerabile. Ma forse non era l'alcol in circolo nel proprio corpo il vero motivo per il suo comportamento di quella giornata: poteva usarlo come scusa, come giustificazione per eventuali parole che in situazioni normali non avrebbe mai pronunciato, pensieri che avrebbe potuto finalmente dire con leggerezza senza preoccuparsi, almeno per qualche ora, delle conseguenze. E probabilmente una come lei, due come loro, avevano bisogno di una sorta di piano di salvataggio, prima di abbassare le mura che negli anni si erano costruiti intorno: non era forse stata una bottiglia di Jack Daniels a portare Barry davanti alla tenda di Amalie quella notte a Beauxbatons? In caso di un eventuale rifiuto da parte della ragazza, lui il giorno seguente avrebbe sempre potuto attribuire la colpa all'alcolico e non a sé, tentando di riportare le cose alla normalità: piano B
    Ed in quel momento? In caso di rifiuto da parte di Barry, il giorno seguente Amalie avrebbe potuto attribuire a sua volta la colpa all'alcol, riportando il tutto a come lo era prima di esprimere ciò che provava: piano B
    Così se ne stava seduta sul bordo del letto, le mani a premere sulle sue ginocchia, tentando in tutti i modi di tenerle ferme per non iniziare qualche gesto nervoso come mordersi le unghie o direttamente la pelle intorno ad esse, in attesa di una risposta da parte del ragazzo. Forse aveva parlato troppo, e in quei brevi attimi iniziò a maledirsi mentalmente per non aver tenuto la bocca chiusa: alcol o non alcol, era stata troppo imprudente per i suoi standard. Sciocca a credere di poter tentare di chiarire la situazione con Barry una volta per tutte. Poi però il ragazzo si chinò verso di lei, e sentendo il suo viso a pochi centimetri dal proprio, la Shapherd tornò a respirare: non si era nemmeno resa conto, di aver trattenuto il fiato per chissà quanto tempo. Tutto in attesa di quel momento. E quando avvertì il tocco leggero delle labbra del ragazzo sfiorarle l'angolo della bocca, e le sue dita accarezzare i capelli della ragazza, Amalie si rese conto che in quel momento di volere di più, e sentire di nuovo quelle emozioni provate la notte del loro primo bacio. «io ero serio, ams.» si chiedeva, la ragazza, come sarebbe stato un bacio tra loro ora che a gravare sulle loro teste non c'era alcuna minaccia immanente: certo, erano bloccati cento anni nel futuro, ma erano in pace. «mh?» iniziò a tracciare con l'indice della mano destra il profilo del viso del ragazzo, mentre la sua testa le gridava di annullare la distanza tra loro, bramosa di sentire di nuovo il contatto delle sue labbra con le proprie. Ma sapeva anche che avessero bisogno di chiarire alcune cose, prima: c'erano troppe questioni lasciate in sospeso tra loro che necessitavano di esser riportate a galla, prima di procedere in qualunque cosa la loro relazione si stava trasformando. un passo alla volta. «cosa ti ha scritto mabel? di noi, dico.» aveva letto quella lettera talmente tante volte da averla imparata a memoria, e dunque non esitò un attimo prima di rispondere. «di non sprecare inutilmente energie per cercare di starti lontano» Non era forse quello che aveva fatto, per anni? C'era sempre stato qualcosa, nel ragazzo, che l'aveva portata a non sopportarlo fin dal momento in cui l'aveva conosciuto ma allo stesso tempo a non riuscire a far a meno di desiderare di conoscerlo meglio.

    "Ti direi di mantenere le distanze da Lynch, ma sarei un’ipocrita. Io non ci sono mai riuscita, ed alla fine mi va bene così. "


    «sei la spina nel fianco costante nella mia vita, e in ogni tempo, Skylinski» Aveva bisogno di lui, in ogni tempo. Con delicatezza, avvicinò le proprie labbra a pochi centimetri da quelle del ragazzo: non poteva baciarlo, non ancora. «Mabel non è il problema» 2018 o 2043, non avrebbe mai dato a qualcuno un consiglio con la certezza che non sarebbe riuscito a seguirlo, e per questo la sua versione adulta le aveva in poche parole lasciato il "via libera". Era un altro, il problema: «lynch?» Figuriamoci se il beaumont-barrow non aveva trovato il modo di giocare con la sua stessa testa prima di partire, sottoponendo Barry ad un ultimo problema su cui tediarsi. Una sorta di regalo d'addio, per intenderci.
    TI prego, non ascoltarlo
    Amalie Shapherd
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    Sarebbe stato tutto più semplice, se barry avesse dato ascolto alle parole scritte con furia e cieca disperazione da un lynch beaumont-barrow che della vita non aveva capito un fottuto nulla. Più semplice, che non voleva dire anche più facile. Gli era chiaro in testa cosa avrebbe dovuto fare, seguire le regole e attenersi al piano scaricando su quest'ultimo la coscienza, ma non era abbastanza forte; ci aveva provato in un'altra vita e all'ultimo secondo, quando contava di più, era riuscito a fallire. Cristo, persino nella mente di barry era passata l'idea, fugace ed effimera, di respingere amalie nella speranza - di cosa? Di non ferirla? Di riservarle un futuro migliore? Quante belle stronzate. L'avevano visto tutti quanto in fretta le cose potessero finire in merda, e di quanto poco contasse la volontà di ciascuno di loro: non quella di tornare a casa, certo non quella di vincere una guerra contro il destino. Qualche battaglia, forse, ma a che scopo? Sarebbero rimasti fottutamente bloccati, sempre.
    Evitó di pensare a quella parola, barrow skylinski, troppo gonfia di terribile presagio per essere analizzata con il giusto grado di ottimismo - una caratteristiche che, certo, non apparteneva al corvonero-, preferendo concentrarsi sui lineamenti di amalie, ad un soffio dal proprio viso. Si capiva dalle piccole cose, il profondo cambiamento subito dal sedicenne nel corso di quell'ultimo, indescrivibile anno; dal modo in cui affrontava la mancanza dei freaks, senza più fingere che non facesse male, dai luoghi in cui trovava anche solo un briciolo di conforto, andando incontro alle persone piuttosto che correre nella direzione opposta. Andava persino a lezione da Will, e se non era un segnale quello!
    «cosa ti ha scritto mabel? di noi, dico» una frase apparentemente innocua, pronunciata con il tono sottile di chi chiede come hai passato la giornata, ma il cuore aveva preso a battergli nel petto un po' più forte; e il respiro pareva essersi mozzato nella gola del sedicenne, nonostante i polpastrelli si muovessero ancora delicati sul viso di amalie. Perché di innocuo quella domanda non aveva un fottuto niente, e dalla risposta che lei gli avrebbe dato sarebbe dipeso tutto: quello che avevano, qualcosa che ancora nemmeno immaginavano di poter avere. Sarebbe stato disposto ad allontanarsi dalla Shaperd, Barry, come in un'altra vita aveva tentato inutilmente di tenere mabel winston lontano da una vita di frustrazione e sofferenza, se solo la ragazzina gliel'avesse chiesto. Non la bionda seduta sul letto di fronte a lui, ma quella donna adulta che aveva sacrificato la sua vita per salvare il mondo. «di non sprecare inutilmente energie per cercare di starti lontano» chiuse gli occhi, reagendo per istinto ad un'ondata di sollievo devastante per chi non è certo abituato a provare certe sensazioni, la fronte a premere contro quella di amalie; un sostegno sempre presente, da quando era cominciata quella storia assurda, anche quando barrow avrebbe meritato solo do cadere. E farsi male, come se il dolore potesse bastare a ripagare tutti i danni. «sei la spina nel fianco costante nella mia vita, e in ogni tempo, Skylinski» annuì, senza separare mai la fronte dalla sua, sapendo che quella stessa cosa l'aveva pensata della corvonero fino a pochissimo tempo prima: era più facile considerarla un problema, il sassolino nella scarpa che ti rende difficile camminare, piuttosto che ammettere a se stesso quando di quegli screzi avesse bisogno. Gli servivano come l'aria, eppure c'era voluta una lettera dal futuro e correre il rischio di morire, perché barrow fosse in grado di accettare quella condizione. Adesso che finalmente ci era riuscito, non voleva più tornare indietro. Gli mancavano troppo le sue merdine per privarsi - volontariamente - di un altro pezzo fondamentale del puzzle. «lo so» solo un sussurro, condito da una nota quasi canzonatoria, che in fondo essere quella spina gli piaceva; stuzzicare amalie shaperd winston crane possedeva comunque il suo fascino, ora più che mai.
    «Mabel non è il problema.. lynch?» quel coglione. Amalie aveva tutto il diritti di rigirargli la domanda, e barry tutto il dovere di dirle la verità, per quanto amara. Perché che lui non fosse più quel ragazzo, la bionda doveva saperlo; che non lo avrebbe seguito nel suo farneticare da paranoico, qualunque fosse l'argomento in questione. Non lasciare che te li rubi. Che pirla. «quel tipo ha scritto un sacco di cazzate» scosse leggermente la testa, separando cosi i loro volti pernettendo a se stesso di osservare meglio quello della corvonero: somigliava così tanto alla versione adulta catturata nei fotogrammi stinti delle fotografie da far male al cuore. Nessuno dei due esisteva più, tranne che su quella superficie patinata. «quello che dice.. lo dice pensando io sia come lui» siamo fatti così, mettitelo in testa «ma si sbaglia. non ho alcuna intenzione di seguire i suoi passi buttando in merda tutto quello che ho per rendermene conto solo troppo tardi.» perché questo aveva fatto, lynch beaumont barrow, odiando cj hamilton e ferendo mabel per tenerla lontana. Barry poteva fare una scelta diversa e, per dio, non pensava nemmeno lontanamente di lasciarsi sfuggire l'occasione. «voglio tenermi stretto il più possibile tutto quello che lui si è fatto sfuggire dalle mani.» il proprio futuro, per dirne una.
    E Amalie Shaperd.
    Premendole la mano destra dietro la nuca la attirò verso di sé, le labbra dischiuse a cercare quelle di lei lontane un soffio. Non era rimasto più niente da dire, nessuna questione in sospeso che gli impedisse di baciarla e sentirne la pelle fresca sotto i polpastrelli; ne respiró il profumo, sfiorando la gola di amalie con la punta del naso, le dita a stringersi fra ciocche di capelli che sapevano di fragola e pulito. «ams?» avrebbe dovuto costringere il cuore a rallentare il suo assurdo ed incessante battito nel petto, ma a che scopo? aveva un che di rassicurante, quel tum tum tum nelle orecchie, il brontolio sordo del tuo quando arriva la tempesta. Ormonale, nel caso di Barrow. Che di esperienze del genere con ragazze per bene come amalie shaperd decisamente non ne aveva; arrivato a quel punto, di solito, smetteva di parlare - non iniziava nemmeno, e è per questo -, mandava giù un paio di pasticche e lasciava il cervello libero di spegnersi, pensando solo a ciò che il corpo voleva. Più difficile chiudere gli occhi e sprofondare nel nulla, quando si temeva di rovinare tutto. «puoi rimanere qui» ed era un'affermazione, una domanda, una richiesta disperata, quello che le chiedeva sempre, qualunque cosa servisse alla ragazzina per capire se quello che provava fosse giusto o meno. Se ne valesse la pena, o meno.
    In quella vita, come in qualunque altra.

    barrow 'barry' skylinski
    But everybody's gone, and you've been there for too long. To face this on your own. Well I guess this is growing up
    time traveler | paris, 06.06.2118
    And it'll happen once again, you'll turn to a friend. Someone that understands and sees through the master plan
    a freak w/out a show | drugs
     
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    Gestire una situazione simile era..complesso. Non che le dispiacesse essersi ritrovata a farlo, sia chiaro: quando Amalie aveva letto la sua lettera, seppur dopo un primo caotico momento di confusione, aveva subito creduto alle parole lette, ancor prima di prender tra le mani le foto a testimonianza di quella verità. In quelle parole, la ragazza aveva trovato la risposta a domande che, per una vita, aveva creduto che non l'avessero, come il rapporto inesistente con gli Shapherd, giusto per far un esempio. Ma fare i conti con la realtà svelata della lettera era comunque complesso: aveva dei genitori a cui voleva dire la verità ma non riusciva a trovare le parole per farlo, dei fratelli che non aveva idea di quando avrebbe avuto la possibilità di conoscere, bloccata cento anni nel futuro rispetto a loro, cugini, zii e nipoti sparsi nel tempo e una migliore amica che le mancava da morire. Aveva bisogno di chiarire la situazione, un passo alla volta, ed al primo posto nella sua lista naturalmente c'era.. «..lynch?» perché un po' aveva paura, di ciò che il beaumont-barrow avrebbe potuto lasciar in eredità al giovane skylinski. E, ancor di più, aveva paura che quest'ultimo avrebbe seguito i suoi consigli.
    «quel tipo ha scritto un sacco di cazzate» Sentì un peso abbandonarle il petto nell'udire quelle parole, contenta che le sue paure fossero fondate solo per metà. E si sentì in colpa, Amalie, ad aver dubitato del ragazzo anche solo per un attimo. «quello che dice.. lo dice pensando io sia come lui» Non lo era, ma la ragazza rimase in silenzio, consapevole del fatto che Barry non avesse il bisogno di sentirselo dire, perché già lo sapeva «voglio tenermi stretto il più possibile tutto quello che lui si è fatto sfuggire dalle mani.» Annuì, Amalie, un sorriso a distendersi sul suo volto e la mano a stringere quella del ragazzo. «non siamo loro» Erano barry ed amalie.
    Erano i ragazzini che avevano giurato in silenzio odio eterno l'uno all'altro dal momento in cui si erano scontrati per la prima volta. Erano il biondo che la stuzzicava con l'ennesima battuta snervante e la bionda che usciva dalla stanza piccata, le guance rosse per il nervosismo e la voglia matta di tirargli in faccia il primo oggetto sotto mano. Erano amalie e obi-wan, amici, complici e confidenti. Erano i ragazzi che si erano ritrovati in una missione che li aveva strappati dal loro mondo senza neppure volerlo, e che avevano realizzato per la prima volta i sentimenti che provavano l'uno per l'altra tra le rovine della scuola francese di Beauxbatons, mossi dall'incertezza e dalla paura di ciò che sarebbe potuto capitar loro il giorno seguente. Lynch e Mabel non potevano aver voce in capitolo nella loro vita, per il semplice fatto di non esser loro. «ams?»
    «Puoi rimanere, se vuoi»: gliel'aveva chiesto lei, la prima volta, con un filo di voce e l'enorme incertezza che i suoi sentimenti non fossero ricambiati. Sentimenti che lei stessa non aveva ancora del tutto decifrato.
    «Puoi rimanere?»: l'aveva chiesto lui, la seconda volta, a voce talmente bassa che la ragazza aveva temuto di esserselo soltanto immaginato. E quello tra le braccia di Barry era stato l'ultimo sonno tranquillo della ragazza, prima che lui scomparisse nel nulla il giorno seguente, lasciandola nell'angoscia di non sapere dove fosse finito, insieme a tutti gli altri svaniti nel nulla, per ben cinque mesi.
    «puoi rimanere qui» non c'era titubanza nelle parole del ragazzo, in quel momento. Così come non ce n'era traccia nei pensieri di Amalie: non ebbe bisogno di valutare la situazione, di rifletter sulle proprie azioni, di ragionare. Ciò che fece, invece, fu poggiare una mano sulla guancia del ragazzo per poi annullare i centimetri di distanza tra le loro labbra, andando a prendersi quel contatto che bramava da giorni, senza più qualunque tipo di impedimento a dividerli: non erano nel bel mezzo di un combattimento, con la loro vita in pericolo e l'insicurezza di sopravvivere al minuto successivo. Avevano tutto il tempo che desideravano
    E sarebbe rimasta lì, Amalie Shapherd, e per quanto Mabel Winston Crane fosse diversa da lei, quella era una delle caratteristiche che le due ragazze avevano in comune: era sempre rimasta, per Lynch Beaumont Barrow
    PARIS, 06.06.2118
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    2000's - ravenclaw - smartass - time traveller //mabel winston-crane

    amalie shapherd
    all your memories
    will soften

     
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