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[POST MINIQUEST #02 / JOEY + SUNDAY ]

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    Non era una questione di gelosia, ok? Era solo una questione di fottuta proprietà; questa cosa è mia, quella cosa è tua; tu ti tieni la tua, io mi tengo la mia, e siamo tutti dannatamente felici e contenti. Facile come bere un bicchiere d'acqua, scontato per chiunque, giusto? Sbagliato.
    Joey, labbra strette tra loro, sbattè il cassetto nel richiuderlo, un gesto non del tutto involontario che non lo aiutò a sentirsi particolarmente meglio. Al solo ripensare a un'ora prima, si era scaldato. Non toccare gli oggetti o le persone non tue. Era davvero un concetto così facile da cogliere, che anche un bambino piagnucolone come Lui avrebbe dovuto capirlo... e invece no, evidentemente Winston Jonsten era troppo stupido. Un motivo in più per cui doveva tenersi il suo Sunday-au invece che andare a buttarsi fra le braccia del loro, ecco.
    Il quasi sedicenne (quello canon) ci aveva provato, a essere comprensivo; ci aveva provato a non fare lo spaccagioie e lasciare che il proprio doppione, provato dalla guerra che aveva appena combattuto contro il proprio volere, si appiovrasse a tutti piagnucolando senza andare a dirgli che - Dio - era imbarazzante per sè e per gli altri, un po' di contegno (almeno di fronte agli amici di Joey! Aveva una fottuta reputazione e non voleva battute di alcun genere); ci aveva provato davvero, restando in un angolino accanto a Barry (che presto, ciaone, li avrebbe di nuovo abbandonati per ricongiungersi alla sua patata) mentre Winston faceva il giro del giardino stringendo questa o quella persona, e non dire a voce quanto trovasse inquietante vederlo - vedersi! - così appiccicoso e molesto, senza far notare che c'era gente che lì aveva perso davvero persone importanti, quindi poteva evitarsi di frignare visto che a conti fatti il Jonsten non era parente o bff di un cazzo di nessuno lì... ma poi non era più riuscito a trattenersi.
    Il Jonsten aveva esagerato. Andava a buttarsi, con tanto di braccia intorno al collo e viso affondato nel collo, sul loro (S U L . L O R O) Sunday De Thirtheenth appena risvegliato dal riposino di bellezza?? Sapendo perfettamente che non era il proprio? No, non si fa ??????
    Joey era stato fermo tre, quattro, dieci, quindici, trenta dannatissimi secondi a osserva la scena di un se stesso meno pudico stretto come se non ci fosse un domani a Sandy, prima di decidersi e avanzare verso di loro evitandosi il «direi che può bastare» più che onesto (severo ma giusto), per puntare su un: «Cup fra poco ci lascerà di nuovo. Dovresti salutarlo meglio» rivolto a Sunday, a cui gli avevano risposto due occhioni rossi e bagnati accompagnati da un sorriso triste. Joey non si vedeva piangere da anni, e avrebbe vissuto meglio continuando così; Lèon non avrebbe certo perdonato una sceneggiata simile, e quasi ne capiva perchè. La gente che piangeva era fastidiosa e imbarazzante. «Scusa, so che-... solo un altro po'. Non vedo Preston da tantissimo» E i Freaks che non vedevano Sunday da Q U A T T R O.(4). M E S I ????? E quei secondi preziosi che quello sconosciuto stava rubando ad un saluto a Barry prima che se ne andasse??? Joey aveva roteato gli occhi «Non piangere, Cristo... "Cristo" imprecazione, non CJ» E chissà, magari voleva abbracciare anche CJ già che c'era??
    Non si era persa la risata alle spalle dell'altro se stesso e di Sun, nè le labbra incurvate di Arci (ovviamente nel posto sbagliato al momento sbagliato) che sillabavano: «gelosone»
    Eh no, cazzo. Non era geloso. Forse... forse un po' possessivo, ma ne aveva tutto
    il sacrosanto
    diritto.
    Lui mica era andato (o sarebbe andato) da Sunday-au a chiedere il riassunto del Segreto (neanche da Sunday-canon, ma non è questo il punto), giusto? Giusto. Aveva perso lui e Barry per mesi, dannazione, no che non era stato disposto a cedere loro o il tempo rimastogli insieme così facilmente alla versione sfigata di se stesso o lasciare che questi si approfittasse di loro spacciandoli per i suoi. Winston aveva la guerra, ok, ma aveva già una famiglia, aveva una casa, aveva il quidditch a disposizione, aveva il suo fottuto presente 2018, aveva un sacco di amici anche se non i Freaks al completo, aveva evidentemente anche un Sunday; e che cazzo, lasciasse a Joey almeno il proprio!
    "Non si chiama gelosia, è giustizia. Non era il suo Tredici, punto. Fottuto Leroy; non capisce una sega". E il fatto che quello stupido commento dello spilungone girasse ancora nella testa del Moonarie dopo quasi un'ora, era anche (oltre al cassetto quasi sfondato) la motivazione per cui Joey aveva deciso di trascinare Sunday e il suo taglio super aesthetic a casa di Floyd per cercare di curarlo, invece che lasciare - come da sua proposta - che andasse dai Simmons.
    Chissà quella testa di cazzo di Arci cosa gli avrebbe messo in testa. Avevano già ri/perso Barrow, avevano già quasi dovuto dire addio a BJ - impazzito in quel mese e mezzo da solo. Non voleva sentirsi obbligato a uccidere Sun per tenerlo zitto e impedirgli di fare strane insinuazioni.
    Stringendo il rotolo di garze in una mano e la bottiglietta nell'altra, Joey si voltò a guardare Sunday. Lo aveva fatto sedere nella cucina del Villalobos, ed era strano averlo lì, pur essendo passati già un paio di giorni dalla sua mistica apparizione, ed allo stesso tempo era la cosa più normale del mondo, come se non ci fosse assolutamente nulla di più scontato di un Sandy menomato in quella che per mesi era stata casa del Moonarie. Chissà quanti secondi ci avrebbe messo il grifo a vincersi un vaffanculo e una porta in faccia; si accettano scommesse (forse sarebbe durato un po' di più se avesse deciso di passare a Joey una sigaretta accesa di quelle gentilmente offerte dal corvo e lasciate poco prima sul tavolo a disposizione con i fiammiferi... ma è solo un'idea a caso, eh).
    Leggermente zoppicando, il biondino si avvicinò all'amico, abbassandosi poi per guardare meglio il grosso taglio. Onestamente? Non aveva la più pallida idea di come curarlo senza che gli restasse la cicatrice; lui - grazie al tempo a leccarsi le ferite da solo causa #kskifogliospedali e quello passato a osservare CJ crocerossina - sapeva solo medicare il grosso, evitare una morte per dissanguamento. "Vabbè, dai, non dice sempre che le cicatrici sono aes? Finalmente ne avrà una, uau. Non gli sta neanche male".
    Versò della tintura di iodio sulle garze, alzando poi lo sguardo attento sul viso del ragazzo, lasciandolo scivolare dalle labbra alla ferita. Si sporse leggermente, mano alzata per passare con cura il batuffolino pregno di disinfettante sul taglio sperando di non bruciarlo o fargli troppo male; qualche mese prima, a Salem, CJ gli aveva detto che aveva il tocco troppo pesante, e gli aveva rivelato un trucco: «Pensa di avere fra le mani la scopa più costosa e figa che ti viene in mente». Ovviamente funzionava.
    «Quindi... Preston, eh? Che nome di merda»
    Non che sentisse il bisogno di colmare il silenzio, ma temeva Sunday se ne sarebbe uscito con qualche cazzata che gli avrebbe fatto rimpiangere di aver fregato preso in prestito il disinfettante di Floyd frugando a caso nei suoi cassetti; aveva solo detto la prima cosa che gli era venuta in mente.
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    Edited by i'm fine - 16/4/2019, 12:28
     
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    Si chiese quanta merda potesse tollerare un essere umano prima di, perdonando il linguaggio da nuova generazione, sbroccare di brutto; non aveva realmente bisogno di una risposta dall’Altissimo per sapere di aver superato il proprio limite di sopportazione diverse ore prima – o forse mesi, anni. Vite intere. A chi doveva volgere i propri reclami, considerando che Dio se n’era sempre sbattuto il cazzo? Chi cazzo c’era per Barbie? Una domanda che tendeva porsi di rado, conscio che la replica non fosse di suo gradimento – che bruciasse sempre un po’ di più ad ogni fiato, ovattando vista e mente. Era sempre stato consapevole della propria fragilità emotiva; sapeva di dover mantenere il controllo, perché s’era già visto (anzi, peggio: aveva già sentito dire) nei momenti in cui lasciava ammorbidire le redini, lanciando il comando ad un ventiquattrenne che di Barbie, quel bonaccione di un Barnaby, aveva solo l’aspetto.
    Ecco perché fuggì dal Capanno non appena le suole sfiorarono la terra sconsacrata di Bodie, California. Casa sua, pensò ironico calpestando polvere senza curarsi di guardare le proprie spalle, o di aspettare quelle testine di minchia dei suoi compaesani che tornassero dal quasi oltre tomba: si convinse di non aver cazzi per sopportare nessuno, ma in cuor suo sapeva di essere lui a non sopportare se stesso. Di non volerli, nessuno di loro.
    Perché nessuno di loro avrebbe capito. Come avrebbero potuto? Come avrebbero potuto leggere, perché di dirlo non se ne parlava proprio, negli occhi scuri del Jagger quanto quell’avventura di merda l’avesse scavato centimetro dopo centimetro dall’interno? Come, di grazia, avrebbero potuto interpretare il: avrei dovuto essere io - avrebbe dovuto essere la sua vita, il suo mondo.
    Gliel’avevano portato via.
    L’hai fatto per loro.
    Se l’era, portato via.
    Non aveva avuto nulla di quel che avrebbe potuto avere, scagliando il proprio culo in un’epoca che non voleva vivere neanche chi c’era effettivamente nato. Non aveva mai creduto che fosse un problema, finchè Gwen e Darden non erano apparse dal fottuto nulla nella sua esistenza: a quella situazione del cazzo, in ogni caso, avrebbe potuto sopravvivere senza porsi troppi quesiti di sorta. Cioè, voglio dire: è una merda, ma ce la si fa, uh.
    Ce la faceva sempre, Barnaby Jagger, uh? Un topo difficile da estirpare o da uccidere. Ma a quale prezzo? E si era detto, perfino vedendo il sorriso di Frankie, eh vabbè, è andata così: almeno ho la possibilità di vederli, no? Quando mi ricapita! I miei genitori, i miei fratelli – così, per sfizio.
    Ed invece, come si soleva dire, manco per il cazzo: poco importava che Barbie non avesse alcun legame né con le versioni canon né con quelle au. Gli avevano tolto anche quella misera, patetica, possibilità.
    Barnaby Jagger era ridicolo. Era davvero…davvero lo scarto di più di una società – e dire che l’essere fuori dagli schemi era sempre stato il suo vanto e pregio maggiore. Si sentiva stupido.
    Si sentiva… era difficile per lui comprenderlo, considerando che si trattava di un sentimento recente. Non sapeva dargli un nome. Se qualcuno gliel’avesse domandato, e fosse stato costretto ad essere onesto, avrebbe detto che mi sento…freddo. Distaccato. Ad ogni respiro è sempre più difficile farne seguire un altro – qual è il punto, dopotutto? E…vuoto. Mi fa male qui, all’altezza del petto. Tornando in sé, con un sorriso a metà e le sopracciglia arcuate, avrebbe puntato il dito contro ictus.
    Ma chiunque altro avrebbe potuto dirgli che si sentiva semplicemente solo. Non gli era mai, mai successo, avvezzo com’era a vivere per i cazzi propri; forse era semplicemente diventato tutto troppo perché un solo cervello bastasse a contenerlo. Se solo Dio gli avesse donato la capacità di esprimersi; se solo la guerra non gli avesse tolto la basilare, cazzo!, facoltà di parlare senza inciampare in ogni fottuta parola. Passò le mani sulle guance, ancora sporche di sangue e terra, facendo poi scorrere le dita fra i capelli bruni. Si abbandonò in uno dei tanti campi di barbabietole premendo la schiena sul suolo, gli occhi a scivolare sulle stelle senza guardarne neanche mezza.
    Si spense lì, chiudendo fuori pensieri e paranoie. Non mosse un muscolo per quelli che gli parvero secoli, ma che avrebbero potuto essere minuti quanto ore. Si alzò ed iniziò a camminare senza rendersi conto di quale direzione avrebbero preso i suoi piedi, fidandosi più dell’istinto che non della ragione – roba grama, quella lì. Era stanco, Barbie. Avrebbe davvero, davvero, dovuto andare a casa a dormire… ma a casa, forse, c’era Kentucky. Di principio le avrebbe rotto il cazzo per sapere tutti i dettagli che s’era perso durante l’ultimo scontro, ma non sarebbe stato in grado di sostenere davvero una conversazione civile: era piuttosto trasparente, Barbie. Sersha gli avrebbe piantato irritati occhi azzurri in faccia e senza mezzi termini gli avrebbe sollevato un dito medio. Si era affezionato ai freaks, sul serio, ma c’erano volte in cui avrebbe preso quelle tenere, adorabili, testine di minchia, e le avrebbe sbattute contro il marmo dell’altare finchè non avessero imparato le basi della convivenza civile con gli stronzi, letterale, che erano dalla loro parte. Si era intestarditi in una guerra elitaria dov’erano bambini soldato, maltratti da una società che non li capiva, e sparavano a vista anche agli alleati perché troppo orgogliosi ed egocentrici per accettare che nella merda ci fossero fottutamente tutti.
    Piccoli bastardi ingrati.
    Si ritrovò a guardare l’entrata della casa di Floyd Villalobos. Non erano il genere di conoscenza da sleepover o confidenze, e Barbie lo sapeva; era consapevole di non essere bravo nelle relazioni umane, e che la loro, a conti fatti, non fosse davvero amicizia : sopportazione pacifica, più da parte di Floyd che da parte del Jagger. Barnaby si prendeva troppo poco sul serio per essere qualcosa meno di superficiale, non esattamente il presupposto migliore per un rapporto solido e duraturo.
    Eppure non aveva molti altri a cui bussare. Ma per dirgli cosa, poi, cazzarola merda? he veniva dal futuro? Che Frankie era lui? Che erano morti i suoi “genitori”? Immaginate quanto potesse fottergliene al Villalobos, o quanto poco aiutasse la nomea del Jagger, non proprio famoso per l’essere il più onesto degli stronzi in circolazione. Era creativo, okay?
    Era poco credibile.
    Non che avesse voglia di parlare, figurarsi. Magari avrebbe potuto farsi raccontare qualche leggenda direttamente dalla Colombia, Venezuela, quel che era; magari sarebbe riuscito a renderlo talmente sbronzo da sapere effettivamente qualcosa della sua vita.
    Magari ti senti solo, Barbie.
    V-v-vaffanculo?
    «f-f-floyd» non potendo mostrarsi troppo educato, fosse mai che Floyd si facesse un impressione sbagliata, dopo aver bussato aprì la porta senza attendere un invito. «f-f-oh» sbucò in cucina osservando i due freaks, decidendo in un battito di ciglia che non fosse loro competenza il suo attuale, afflitto, stato d’animo. E quello stronzo di Floyd dove cazzo era? Non se la sentiva di dire ai due mostri adolescenti che cercasse il panettiere per il panettiere, non era un livello di confidenza che s’erano meritati. «s-sapete dove t-tiene le ostie?» aggirò la questione con classe, gli occhi a scivolare sugli armadietti. Poteva frugare in casa di Peeta?
    Massì, dai. Spostò gli occhi sulle proprie mani, facendoli poi guizzare su Pepito e Banana (#bananito!): pronto soccorso, aw. Se non fossero stati delle piccole merdine si sarebbe offerto di guarirli, ma sapeva come la pensassero in proposito. Erano sadici, masochisti, ed aveva subito abbastanza violenza psicologica da Kentucky e CJ riguardo a sono kazzi miei non ho bisogno di te per volere lo stesso trattamento da Mignolo ed il Prof. «f-fate c-c-come se non ci f-fossi» liquidò la questione con un cenno della mano, addentrandosi nella cucina per cercare le ostie.
    No? niente ostie?
    Afferrò una bottiglia di alcool puro. Beh, sapeva accontentarsi. Non il suo preferito, ma non era nella posizione per fare lo schizzinoso. Non si assicurò neanche fosse quello alimentare, tanto sarebbe guarito anche bevendo acido. Non era ancora abbastanza patetico da rimanere a girarsi i pollici in attesa del sud americano: aveva (poca) dignità da mantenere. Si portò le dita alla fronte, un cenno con il capo ai Bananito prima di lasciare la cucina – e la casa. «beh. s-s-salutatemelo»
    Ed è andata così.

    barnaby barbie jagger
    Way past midnight
    But we live life on our own time
    Walk out, daylight
    And I'm still buzzin' from last night
    healing factor | 24 y.o.
    I'm still buzzin' from last night
    I'm never gonna sleep,
    and that's alright
    eeny meeny miny what
     
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    Voltò la testa di scatto al bussare alla porta, un gatto che tende verso un rumore improvviso e inaspettato. Joey era già pronto a rompere la boccetta di vetro - la stretta intorno ad essa fattasi più forte - contro il tavolo, per renderla un'arma (spaco botilia ammazzo familia), quando riconobbe il viso a sporgersi oltre l'uscio. «f-f-oh»
    Meh.
    Joey si accorse di essersi irrigidito, i muscoli pronti a scattare in quei brevissimi e veloci istanti di panico, solo nel momento in cui si rilassò, espirando lento dalle labbra sottili. Non sorrise al Jagger, ma era comunque visibile come lo sguardo del biondo si fosse fatto da cauto a quasi morbido nel giro di qualche secondo dopo la sua entrata in scena. C'era sempre stato, fin dal primo incontro, qualcosa di familiare e piacevole in Barbie, un senso di casa. Come se già lo avesse conosciuto da qualche altra parte, come se già sapesse che fosse un ragazzo di cui fidarsi (anche se non abbastanza da farsi curare da lui); certe sensazioni sono più forti di cento anni di distanza, di universi a separarli.
    Doveva essere merito di Gesù Cristo, in cui sia lui che CJ si rivedevano.
    joey tornò con lo sguardo verso Sunday, la mano a premere nuovamente con la garza sulla sua guancia come se niente fosse (perchè niente era; lo stava solo aiutando con una brutta ferita, non era niente di cui vergognarsi). Non era strano che floyd e pepito ricevessero visite da parte del falegname, e Joey aveva imparato a non essere infastidito dalla sua presenza in casa. Era quasi certo che il Villalobos e Barbie avessero una tresca, tenuta forzatamente nascosta a causa delle petulanti timorate di Dio di Bodie che avrebbero giudicato la gayezza di tale relazione, e se c'era una cosa che il biondo aveva imparato in California, era che non si dovesse fermare una storia d'amore. No, non perchè evviva l'amore siamo tutti felici, ma perchè Floyd e Barbie potevano, boh, aver adottato nella linea temporale di Joey un pargoletto e averlo cresciuto come un figlio; Joey non voleva distruggere un albero genealogico e impedire a qualcuno nel 2018 di venire al mondo (odiava un sacco di persone ma mmmmh gliene piaceva anche qualcuna? quindi che peso, doveva comportarsi bene per questi quattro gatti ).
    «s-sapete dove t-tiene le ostie?»
    «no.»
    «f-fate c-c-come se non ci f-fossi» Joey aggrottò le sopracciglia, spostando lo sguardo da Sun a Barbie, di sottecchi. Stavano già facendo come se non ci fosse; non si sarebbe mica comportato in maniera diversa se Barbie non fosse stato presente (idk, parlando, paccando), non erano quel genere di amici, come CJ e Sersha o Barry e la sua patata. Get your shit togheter, Barnaby.
    Lo guardò afferrare una bottiglia di alcol, e dirigersi verso la porta. «beh. s-s-salutatemelo»
    Quello non sembrava un sacchetto di ostie ma che ne sapeva Joey, in fondo? Alla fine è il corpo e il sangue di cristo; poteva bastargli l'alcol per improvvisare un messa party.
    «Mh» Spallucce. Non avrebbe salutato Floyd da parte di Barbie, non era il suo fottuto segretario; e poi i boyd si erano appena visti????? E si sarebbero rivisti il giorno dopo o la notte stesso per consumare il loro amore????? Quel Jagger era strano. «Ciao» Gli piaceva.
    Quando Barnaby richiuse la porta dietro di sè, Joey tornò a fronteggiare sunday, la sua guancia bagnata di iodio. Avrebbe dovuto ancora coprire la ferita, ora che era disinfettata, ma prima-
    Joey si alzò, andò nell'armadietto dove Barbie aveva frugato, e prese un altra bottiglia già aperta. floyd non si sarebbe arrabbiato, considerando che Pepito con le sue paghette al Saloon e come strillone aveva contribuito a comprarla. Mandò già un sorso, mettendo poi il whiskey sul tavolino vicino a Sunday perchè ne prendesse. I freaks erano sempre stati più drogati che alcolisti, ma a Bodie ci si doveva accontentare. «Ti può aiutare per il dolore» o forse no.
    Davvero, Joey non è che ne sapesse granchè di pronto soccorso, poteva starlo uccidendo per qualche reazione chimica fra alcol e iodio ma così è la vita (soprattutto quando non chiedi aiuto al guaritore della città o a Cjrossina perchè deve già limonarsi la tua migliore amica). Quello che sapeva, era che nei film di guerra tracannavano un sacco, e non erano forse a) durante la fottuta prima guerra mondiale e b) usciti loro stessi un'ora prima da una battaglia?
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    Edited by i'm fine - 16/4/2019, 12:27
     
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    Poggiò la fronte sulla ruvida superficie del tavolo, tentando (in maniera del tutto inutile e controproducente) di liberarsi delle schegge disseminate su di esso con lenti movimenti del capo: non era abituato a superfici che non fossero perfettamente curate e levigate, a meno che non fosse sotto l’effetto di stupefacenti molto potenti, e da quel che aveva visto in soltanto due giorni di permanenza Bodie ed i suoi abitanti non avevano nemmeno idea di cosa significasse la parola cura – che fosse questa di se stessi o delle cose in generale, non era poi così importante. O la parola droga, che andava sempre bene: fortuna che esistesse un immigrato colombiano con una riserva di cocaina da far invidia al suo buon vecchio amico Lil Wayne (va bene: amico di Fray e Wendy, ma loro non sapevano riconoscere ed apprezzare i veri valori del Carter). Sunday De Thirteenth era sicuro, al centodieci per cento, che avrebbe iniziato ad amare quel buco di culo di una città californiana, anche soltanto per rompere il cazzo ai suoi amici – i quali, da quanto aveva appreso nelle ultime ore, non parevano gradire molto quel tipo di ambientazioni: e dire che sembravano sempre molto presi ed affascinati quando gli faceva fare maratona di spaghetti-western! -, ma non credeva di riuscirci così nell’immediato. Okay, era stato cresciuto da un alpaca, e ciò non lo dovrebbe poter mettere nella posizione di giudicare – cosa di cui Sandy si sbatteva sempre ed allegramente le palle: giudicava chi cazzo gli pareva -, ma lì erano delle maledette bestie. Cos’era, il Paleolitico? Sapevano cosa fosse il fuoco? Gli era arrivata la notizia dell’invenzione della ruota, o si muovevano ancora sui cavalli? Magari credevano ancora, e seriamente, in Dio – idioti.
    Probabilmente non sarebbe mai riuscito ad amare davvero quel posto. Anzi, lo avrebbe odiato, assolutamente, ma non davanti ai Freaks; era una fottuta questione di principio, l’equilibrio cosmico del gruppo.
    Sobbalzò all’improvviso, bestemmiando tra i denti per il taglio ancora fresco della battaglia a bruciare la pelle – e per la testata che, involontaria, diede sul tavolo -, quando il Moonarie decise di prendersela con oggetti a caso. «heeeeeeey!!» biascicò, ancora stordito da, cos’era?, la scossa elettrica che gli aveva disabilitato quei pochi neuroni che ancora cercavano di collegarsi in sinapsi dure ad arrendersi, piegando la testa e facendo scivolare gli occhi celesti sul biondo. «mi spaventi elle così, fa’ più piano.» appoggiò i gomiti sul legno, allungando un braccio per accarezzare LSD, la scimmietta assassina che aveva recuperato dall’universo alternativo – almeno qualcosa di buono doveva riportarselo dietro, da quel posto di merda -, senza mai staccare gli occhi di dosso dall’altro. Era un concentrato di odio per il mondo ed amore per il quidditch racchiuso in pochi centimetri di altezza, ma all’esterno dava sempre a vedere soltanto una facciata delle tante che avrebbe potuto permettersi: quella apatica e confusa, talvolta schifata – ed aveva notato, il De Thirteenth, che la maggior parte delle volte la rivolgeva a lui quella; si sentiva particolarmente onorato.
    Vederlo arrabbiato era sempre un evento strano, al quale cercava di approcciarsi con la stessa osservanza critica ed appassionata che Roberto Giacobbo riservava ai mayali galattici: uno gnek alla volta, pronto a tornare indietro di un millesimo di secondo ad ogni possibile passo falso.
    O meglio, in realtà vederlo incazzato era facile: bastava caricarlo a molla, e come un adorabile e malefico chihuahua partiva all’attacco pronto a menare furioso e senza scrupoli – mossa speciale: attacco alle palle. Era uno dei passatempi preferiti dei Freaks, quello di incazzarsi verso il mondo intero ed un sistema sociale che non si degnava affatto di capirli; era ciò che li aveva resi così uniti, accomunando realtà diametralmente opposte tra di loro sotto la medesima bandiera. La rabbia li aveva resi ciò che erano e ciò che non avrebbero dovuto essere.
    E tuttavia, trovava ancora interessanti quei piccoli particolari che della stessa furia erano carichi, ma che assumevano tutt’altra forma – più personale, più intima. Soprattutto perché lo facevano riflettere su quanto poco conoscesse tutti loro, che già avevano condiviso molto prima che arrivasse lui.
    Distolse lo sguardo, infine, quando si rese conto di essere rimasto a fissarlo per tutto il tempo che se la prendeva con il cassetto, sentendosi vagamente a disagio nell’incrociare le iridi verdi dell’amico – per poi reputarsi stupido nel fingere nonchalance; che cazzo stai facendo, Sandy? Dopotutto, lo stava soltanto studiando: gli altri lo facevano sempre con lui. Distrattamente, lo lasciò cadere sulle sigarette e sui fiammiferi. Sui fiammiferi, santo cielo: li aveva sempre trovati molto estetici, da osservare con fascino e critica ammirazione – e da lontano, molto lontano; erano così belli gli accendini, o i fornelli nei casi più disperati.
    Probabilmente avrebbe dato fuoco alla casa del panettiere nell’innocente tentativo di accendersi una sigaretta: perciò, naturalmente propenso ad eccedere i propri limiti pur conoscendoli appieno ma poco desideroso di fuggire da una casa in fiamme ancora debilitato dalla guerra del sottosopra, estrasse la bacchetta, picchiandola due volte su entrambi i cilindri di tabacco che già si era portato alle labbra. Uno, ovviamente, per Joey: ci credeva poco che gli avesse messo tutto lì davanti senza pretendere che gliene passasse una mentre lo medicava – ed era il massimo minimo che potesse fare per lui. Ancora temeva lo avrebbe sventrato come un tacchino al giorno del Ringraziamento, ma almeno ci stava provando.
    In ogni caso, e nel lecito dubbio di ciò che ne sarebbe stata della sua vita nelle mani del Moonarie («è solo un taglio.» «è SoLo Un tAgLiO, jOsEpH!? POTREI MORIRE!!!» «ah ochei.»), non si voltò verso di lui quando lo percepì zoppicare nella sua direzione, limitandosi ad alzare la mano con la sigaretta già accesa; chiuse anzi gli occhi, le labbra appena strette tra i denti quando lo sentì farsi prossimo alla ferita.
    Amava fare a botte ed adorava prenderle; accettava il sangue sulle gengive, gli edemi violacei ad incorniciare in contrasto lo sguardo azzurro, e provava un peculiare piacere nel gettarsi borse di ghiaccio sui lividi di costato e fianchi. Ma, buon Dio, se odiava le medicazioni – o qualsiasi trattamento medico in generale: le gemelle avevano sempre dovuto stordirlo (prima con sediate in testa, poi direttamente con la magia; non chiediamoci poi perché sia venuto su così, e non diamo la colpa ad Alpaca) per fargli fare le analisi del sangue, per dire.
    Come già detto, tuttavia, era troppo stanco per mettersi ad urlare e scappare, dando un pugno in faccia al biondo. Senza contare che avesse una certa reputazione da rispettare.
    «quindi… preston, eh? che nome di merda» «uh?» socchiuse un occhio rivolgendo, per quanto gli era possibile, il proprio sguardo verso il minore, il sopracciglio criticamente inarcato; aveva parlato? Joey Moonarie, altresì noto come l’apatico silente, aveva appena intavolato un discorso che non parlasse di quidditch, con lui, senza che nessuno lo minacciasse per farlo? Cavolo, doveva davvero aver sbattuto pesantemente la testa: se non avesse citato il nome del suo sosia alternativo, avrebbe persino creduto di essere rimasto (di nuovo.) incastrato dall’altra parte del portale.
    O forse avevano scambiato gli Joey. Dove cazzo erano Barry e Kieran quando saltava fuori un complotto? Non aveva nemmeno Twitter per condividere con il mondo il suo confuso stato d’animo – non aveva nemmeno un telefono, se non si considera quello inutile e caduto nella merda di vacca; dubitava persino dell’elettricità in città. Doveva davvero parlare con sua madre 2.0 (Run) per prendere in mano la situazione e girare “Il Segreto: Bodie version” – a meno che non lo avesse già fatto, dato che erano lì da cinque mesi. «nome di merda, sì.» concordò, tornando al mondo reale e portando la sigaretta alle labbra già dischiuse in un ghigno d’acido puro – tagliente e doloroso, fin troppo divertito. «almeno lui non andava ad abbracciare tutti come un disperato - winston, dico bene?»
    Ah, se solo la porta non lo avesse salvato in zona Cesarini, era convinto la garza gliel’avrebbe ficcata in bocca per soffocarlo con la tintura di iodio; il solito fortunato. Il buon vecchio Barbie: lo conosceva da un giorno e già gli voleva bene come ad un cugino – ahahah k simpy! Al contrario di Pepa, alzò un braccio sorridente, sventolandolo ed ignorando il taglio a tirarsi per quel gesto: lo Jagger si meritava un po’ di amore, suvvia – altri li avrebbe accolti con la stessa morte interiore dell’amico, incurante della loro esistenza in quella casa e nel mondo in generale. «f-fate c-c-come se non ci f-fossi» «non vuoi unirti a noi???» a fare cosa, esattamente?
    Già: a fare cosa, esattamente?
    «beh. s-s-salutatemelo» lo prese come un no. «ciao.» uau, non aveva mai sentito niente di più inespressivo in vita sua. Anzi sì, e proprio dalla stessa persona. Non si smentiva mai. Piegò la testa all’indietro per portare la propria attenzione sul Moonarie, facendo gocciolare la soluzione dalla guancia - perché la aveva sulla guancia? Come ci era arrivata? - sul collo e sulla spalla scoperta, per poi seguirlo mentre si allontanava verso la cucina. «dovresti davvero provarci, ad essere un po’ più caloroso nella vita.» oh sì, glielo aveva urlato dietro detto - e non era nemmeno la prima volta, ma tanto la scelta più ovvia del biondo cadeva sempre sull’ignorare quel che diceva, o mandarlo a farsi fottere («fuck me yourself, you coward» «in che senso.» «oh mio… niente, lascia perdere, non è più divertente.»). Quando tornò con l’alcol, decise che poteva ignorarlo e mandarlo a fanculo quanto più lo aggradasse. «perché non l’hai tirato fuori prima, brutto figlio di puttana?» (ciao dak ciao jaz vvb emoticon kwore) sorrise felice al ragazzo, assolutamente sicuro che lo avrebbe aiutato – non era droga, ma vabbè.
    Mentirei se dicessi che si era limitato nel berne un solo sorso, ma doveva in qualche modo sopperire alla paura di quella garza: e se volesse cloroformizzarlo? La garza autonomamente, eh!, non Joey; lui lo avrebbe più diplomaticamente colpito in testa con una spranga. Lo rimise sul tavolo con un tonfo ed un aaaah da vecchio burbero veterano di guerra che si scola un sano bicchiere d’acqua, più pronto che non in precedenza a farsi medicare. «dicevamo…» sì beh, aveva perso l’occasione per farsi insultare in precedenza: era quello il suo compito nel gruppo, no? Strinse la sigaretta tra i denti, ancora ghignante; doveva adempiere ai suoi doveri. «sembrava parecchio preso da me, l’altro te, eh? ti ha dato fastidio?»
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    Lo sguardo di Joey era attualmente fisso sulla scimmietta, occhi sospettosi a scrutarla. Sarebbe stato esagerato allungare un dito per accarezzarla così, alloro primo vero incontro, ma il biondo considerò l'idea di avvicinarsi successivamente; prima di banana (il furetto) non era mai stato granchè in contatto col mondo animale (banana - il ragazzo - a parte), ma ugualmente aveva sempre pensato da lontano fossero più interessanti delle persone. Ora era certo fosse così, e non voleva giocarsi le sue carte. Necessitava di diventare amico di quella scimmietta, con i propri tempi.
    «dovresti davvero provarci, ad essere un po’ più caloroso nella vita.»
    sopracciglia corrucciate, spostò lo sguardo su Tredici. Ma se era stato incredibilmente accogliente con Barbie??? Il Jagger doveva aver capito di essere stato trattato come un re, per questo se ne era andato subito senza infastidirli oltre invece che fare il Sunday brontolone. «io sono caloroso», borbottò, le dita strette attorno alla sigaretta che Sunday gli aveva preparato; una volta sarebbe stato scettico sullo scambio salivale, ma in tempo di Bodie ogni buco è trincea. «caldo perso. Un fottuto cheerleader», continuò. Aveva o non aveva salutato? E nessuno lo aveva obbligato a farlo! Lo aveva fatto proprio volontariamente, perchè era Barbie!!!! Se non era una dimostrazione d'affetto quella, ciaone proprio.
    Ignorò il successivo commento con un'alzata di spalle («perché non l’hai tirato fuori prima, brutto figlio di puttana?» ma ?? era lui il figlio di puttana ?? si era già scordata l'assegnazione dei ruoli? Eppure erano passate solo poche ore per loro! Doveva controllare i danni alla memoria?) e, non l'avesse mai fatto, il silenzio spinse Sunday a riempirlo. Meh. Gli era già passata la botta in testa??? Dov'era il silenzio reverenziale di poco prima?
    «dicevamo…» lanciò uno sguardo alle scale. Chissà se poteva fuggire come lia «sembrava parecchio preso da me, l’altro te, eh? ti ha dato fastidio?»
    Il Moon strinse le labbra fra loro, schiaffando la garza recuperata sulla guanciotta ferita dell'amico (che probabilmente avrebbe gridato dimenandosi da solita drama queen, ma a Joey non fotteva abbastanza; oh, le ferite fanno male, vah che sorpresa). Ci pensò un attimo prima di rispondere, poi decise di essere sincero: Sunday si sarebbe dato risposte sbagliate, se lui non avesse detto nulla, e tanto valeva dirgli la verità, sprecandosi in (anche troppe) parole calcolate: «non mi piace chi tocca le mie cose», spiegò come se fosse un concetto semplice - perchè, a conti fatti, lo era. Qualcuno come Sunday che aveva già tutto non doveva capire quanto fosse difficile per i Joey del mondo sentire di possedere qualcosa e vedersela prendere... idem con le persone. Un gioviale e stupido De13th, che riusciva a fare amicizia anche con i sassi a suon di sorrisi e battute che capiva solo lui, difficilmente poteva comprendere quanto fosse stato difficile per il biondo far entrare quei cinque cazzoni nella propria vita, e riuscire a tenerseli. «e quel tipo aveva sbagliato persona. È come... come se avessimo rubato Barry-au. Non si fa» senza spostare la mano, si infilò la sigaretta fra le labbra per tenerla ferma mentre con la mano si allungava a recuperare lo scotch medico per fissare la benda. «avevamo poco tempo per stare con coop, quindi è ingiusto che quel cazzaro te ne abbia rubato per fare la cazzo di medusa avvinghiata a te; ci mancava solo la lingua in gola» tutto lì, davvero. L'idea di poter abbracciare qualcuno, sunday nello specifico, non gli faceva schifo a prescindere - se sapeva di poterlo evitare nella realtà -, e vedersi fra le sue braccia non era stato disturbante o altro... ma Winston non era lui, quindi vaffanculo, mani a posto.
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