[mini q] take our final bow 'cause it's our time to go

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    It's fate, not luck.

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    [ HOGWARTS ] Qualcosa non va: ve ne accorgete subito, ancora prima che l’ultimo corteo di studenti possa uscire dal Castello – prima che voi, possiate uscire dal castello. Non sapere cosa ci sia di sbagliato nell’aria, seppure lo sentiate appiccicarsi sulla pelle e sui bronchi, vi fa saggiamente (saggiamente?) decidere di non pensarci davvero, almeno fino a quando non sarete riusciti a far evacuare anche l’ultimo degli alunni dal portone della Sala d’Ingresso.
    State per mettere anche voi piede fuori dalla scuola, trascinando di peso i vostri caduti e quelli che avete deciso di non uccidere nella battaglia, quando un sinistro cigolio coglie la vostra attenzione.
    Avevate perlustrato Hogwarts, almeno il minimo indispensabile, e siete certi che nessuno di voi abbia chiuso le enormi porte della Sala Grande nel giro di ricognizione – eppure, quando vi voltate, queste si stanno aprendo con una lentezza da mettere i brividi.
    Potreste scegliere di non farci caso, di procedere come se nulla fosse - forse è la stanchezza a giocarvi brutti scherzi, e magari qualcuno quelle ante le aveva lasciate accostate. Potreste andarvene, ma quelle richieste d’aiuto sono così prepotenti da non lasciare spazio ai dubbi.
    Non si tratta di allucinazioni. C’è qualcuno che ha bisogno di voi.
    La scelta più giusta da fare è quella di andare a controllare – ne convenite tutti. Non vi piace, ma lo fate comunque.
    Ne siete sicuri al cento per cento, che prima la Sala non era agghindata a quel modo.
    Che prima, tutti quegli studenti e quegli amici, non erano legati da corde invisibili, a penzolare a mezz’aria per tutta la stanza.
    Avanzate, cercate di capire.
    «ma che palle» un piagnucolio lontano ed infantile, sereno e frustrato, giunge dall’altro capo delle tavolate. Alzando lo sguardo, riconoscete una figura seduta a gambe incrociate sul tavolo dei professori di Hogwarts, il capo chino su un telefono cellulare. «vado troppo di fretta?» non sta parlando con voi, l’uomo; non sembra nemmeno essersi accorto della vostra presenza, gli occhi puntati su un Behan Campbell imbavagliato tenuto a testa in giù al suo fianco. Annuisce ai suoi mugolii, per poi tornare sullo smartphone. «sì, lo so, dovrei prendermi più tempo per evitare cazzate del genere» sospira affranto, alzando un dito medio al dispositivo. «ma sei comunque una merda, songpop»
    Qualcuno di voi avanza, si fa sentire. Sguainate le bacchette e le armi, perché riconoscete gli occhi scuri quando si rivolgono a voi. «oh, ma abbiamo visite!» si alza anche lui, riponendo il telefono nella tasca. «quasi temevo non sareste più arrivati» Seth piega il capo, guardandovi sbieco. «quasi»
    L’unica cosa che vi viene in mente di fare, è partire all’attacco.
    Ride di voi, Seth. E quella risata - quella risata: vi ricorda qualcosa. C’è qualcosa di familiare, nella voce e nella silhouette dell’uomo. Avvicinandovi, potreste quasi pensare di riconoscerne il volto.
    Non ne avete il tempo.
    Basta che batta due volte le mani tra loro, per far calare un buio tetro in tutta la stanza.

    [ MINISTERO ] Lancaster non si muove dalla sua posizione, nonostante molti cerchino invano di scansarlo ed avvicinarsi al passaggio nascosto dietro al quadro; di suo, l’uomo non oppone resistenza quando le mani degli Esecutori spingono sulle sue spalle - ci sono le loro famiglie ad Hogwarts, i loro amici: li capisce, ma non può comunque permettergli di proseguire. A fare tutto il lavoro sporco del respingere gli impeti al mittente, è una magia che non conoscete e di cui lui sorride grattandosi il sopracciglio: può sembrare un vagabondo sbrindellato e stravagante, ma i più tra voi sanno quanto non ci possa essere universo che differisca, se si parla di William Lancaster.
    Sa il fatto suo, e la cosa vi piace sempre meno mentre il tempo non smette di scorrere. L’uomo però, indispettito, non parla fino a quando l’ultimo degli avventati non decide di smetterla di cozzare contro la barriera – questioni di principio e rispetto, per cui a suo parere un po’ di secondi in più si possono sprecare. «se avete finito» esorta pacato, un sopracciglio castano a sollevarsi. Raschia la gola in una secca deglutizione, bisognosa d’acqua a lubrificare le pareti della gola e che non chiede - non c’è tempo per saziare fame e sete di nessuno di loro, e quando lo capite finalmente prende la parola. «non è mia intenzione farvela lunga» rimarca il possesso, facendo scivolare lo sguardo nocciola su chi invece continuava a pretendere di avvicinarsi al portale: che se la prendessero con loro, se non poteva spiegarsi in mezzo a tutta quella confusione. «quindi statemi bene a sentire: le domande alla fine e non interrom-» «chi sei?» la voce di uno e i pensieri di molti si leva dal pubblico silenzioso, costringendo il più anziano ad incrociare le braccia al petto e roteare gli occhi al cielo assente; era sulla punta della lingua di tutti quell’interrogativo, eppure nessuno s’era osato ad esprimerlo in precedenza. «william lancaster» risponde per lui Aloysius Crane, gli occhi smeraldo fissi sull’uomo. «qui l’ho visto fare il barbone per strada -» «barbone è un termine un po’ offensivo» «- forse si nasconde?, ma il nostro è preside di salem ed uno dei maghi più potenti del pianeta -» «ho dei fan!» «- ed una delle cause di un conflitto su scala mondiale» «beh batte le mani tra loro, richiamando l’attenzione sulla sua figura. «presentazioni fatte e convenevoli finiti» punta l’indice al biondo che ha parlato, che in tutta risposta piega le labbra e si stringe nelle spalle. «e per inciso, ho i miei buoni motivi per fare il senzatetto» non che ci siano le possibilità per farvele spiegare - non che comunque l’avrebbe fatto.
    Inspira, mani giunte dietro la schiena; espira, e prende a misurare a grandi passi la stanza.
    «seth ha scoperto non molto tempo fa dei vostri piani – una spia, una talpa, come volete chiamarla, deve avergli spifferato che sareste arrivati qui per lui» mette a tacere con un gesto della mano i brusii di sottofondo, intimandovi di tacere. «non l’ha presa nel migliore dei modi» non vi ci vuole molto per ricollegare la reazione ai corpi appesi nell’atrio, o agli uffici vuoti. «e potrebbe aver sentito dire del vostro viaggetto in messico» un sorriso spento e mesto, un cenno del capo a farvi voltare verso i Chiaroveggenti esanimi presenti in quella stessa stanza. «su questo non ne sono sicuro, ma crediamo» tutti loro «abbia mandato qualcuno in perlustrazione. non è mai tornato nessuno a fare rapporto, così è andato in prima persona per controllare se fosse tutto a posto. è tornato poco fa e… beh» vi indica con un ampio gesto del braccio i cadaveri dei ministeriali fuori da quella stanza. «non era propriamente tutto dove doveva essere» vi sembra che la marchi un po’ di più, quella sentenza masticata sulla lingua – sopracciglia corrugate in un finto sbigottimento, labbra incurvate verso il basso. I prigionieri non possono capire, ma a voi suona come una storia ritrita quella raccontata da Lancaster.
    «ed ora è ad hogwarts per giocare d’anticipo una partita che nessuno conosce» – non i ribelli, e non il dittatore. Si volta di spalle per qualche istante, facendo calare il silenzio. «la scuola è una trappola per seth, e non sono sicuro lui lo sappia» per questo, crede l’abbia lasciato in vita: non è più una sorpresa per nessuno di voi, pensare che William Lancaster sappia più di quanto non lasci intendere; gli serve vivo, più che sottoterra. «mira semplicemente a farvi fuori tutti quanti prima che possiate arrivare alla soluzione prima di lui» lineare e conciso, schietto da far accapponare la pelle: è ovvio da tutto quello che avete appena visto, che il Ministro non ha bisogno che di uno schiocco di dita per fare quel che il non preside di Salem va narrando. «avete avuto fortuna ci fossi io qui – davvero molta: seth è stato stupido a lasciarci vivi, io ci avrei uccisi tutti quanti» ai dissensi degli altri prigionieri, spalanca le braccia con fare innocente e spontaneo. «testimoni scomodi e bla bla bla» ritorna su di voi, lo sguardo antico e stanco a penetrarvi da parte a parte. «perché altrimenti la vostra sarebbe stata un’enorme perdita di tempo: gli scagnozzi di seth vi avrebbero ucciso prima ancora che poteste prendervela con la barba di merlino»
    «cos’è questa trappola?» William posa gli occhi su Heidrun Harvelle, serio. «un sistema che funziona con le reliquie nascoste in messico: serve ad imprigionarlo, ed è nascosto ad hogwarts» avanza il Dallaire, avvicinandosi a Roy. «se già sapevi tutto questo, perché non hai mai provato a fermarlo?» lo vedete abbassare il capo, l’evidente sconfitta ad adombrare lo sguardo. «non ero abbastanza potente da solo» «potevi unirti alla resistenza» la risata parte spontanea, dubbiosa in un primo momento di confusione. «la resistenza? andiamo - nessuna offesa eh, ma insomma,» sorride beffardo, accogliendovi tutti in un immaginario abbraccio. «state andando a caso» severo, ma giusto: cos’avete, se non supposizioni? Torna serio, così repentinamente da farvi credere che ci sia qualcosa che non vada nel suo cervello. «i tempi non erano ancora maturi, comunque. e ad ogni modo,» deglutisce, arretrando. «non so davvero dove sia il macchinario, o come funzioni.» alza le mani in segno di resa, quando qualche febbrile presente avanza proteste contro l’uomo.
    «come possiamo fidarci di te?»
    Ma non è William a rispondere, le labbra strette tra i denti. «non potete» Gemes Hamilton, quello prete, seduto su un basso mobile nemmeno vi guarda, più interessato alle proprie unghie che ad altro. «ma è l’unica scelta che avete.»

    [ HOGWARTS ] Pochi sospiri incerti, troppi battiti nel petto a farsi tachicardici mentre le braccia si tendono, le dita cercando di avvinghiarsi a qualche toga amica.
    Non passa molto tempo prima che la cortina oscura si dirami, permettendovi di vedere di nuovo in maniera chiara davanti a voi – ma più lo sentite pesare nello stomaco, più vi guardate attorno, e più non potete far altro che pensare che siano passati troppi minuti.
    Perché, vi dite, non è possibile. Non è possibile che le persone che tenevate svenute tra le braccia, soggiogate o costrette dal tiranno a bloccarvi la strada, siano sparite nel nulla senza che voi possiate rendervene conto; non è possibile che Behan Campbell e Nicky Winston, Wyatt Dallaire ed Annie Baudelaire - Eleanor, Sorrow, BJ, Sehyung, Ginger e tanti, troppi altri -, fino a poco prima appesi come bestie in attesa del macello siano scomparse.
    E con loro, Seth.
    Siete di nuovo da soli, Salvatori e Ricercatori: se fino a poco tempo prima non avreste voluto altro che un momento di quiete in cui riposare le stanche membra, adesso quel vuoto silenzio vi opprime.
    Siete all’erta quando uscite dalla Sala Grande, e ad ogni rumore scattate alla ricerca di una minaccia – ogni anelito di vento a far vibrare le vesti, ogni molesto animale ad intrufolarsi dall’antro ancora spalancato.
    Ad ogni passo.
    Puntate le vostre armi contro il manipolo di persone accorso veloce dal secondo piano del castello, ed istintivamente questi fanno lo stesso; dura poco, l’impasse. Il tempo di riconoscervi, e di alcuni di chiamare il nome di fratelli e sorelle – abbassare bacchette e spade, pistole e fucili.
    Siete finalmente riuniti, Ribelli: prendetevi il tempo di controllare i vostri cari, di stringerli.
    Tutto quello che potete ma non troppo, perché «è qui» la voce di Andy Stilinski si fa strada tra i sussurri, cercando alcuni tra gli esecutori. «ha preso» fatto sparire «diversi studenti»
    Cala il silenzio, e gli occhi di tutti – che siano di quel mondo o meno, a quel punto smette di avere particolare importanza – convergono al centro dell’atrio, dove sono in pochi a parlare. «lo sappiamo» e non vi viene da chiedere, a voi che siete stati in Messico o ad Hogwarts, come sia possibile che lo sappiano; è ovvio. «sono scomparsi alcuni prigionieri che avevamo liberato» in breve, vi viene spiegato delle gabbie, del passaggio dietro al quadro e di come quel portale li abbai portati direttamente nello studio del preside di Hogwarts qualche minuto addietro; di come improvvisamente se ne sia andata l’illuminazione, come se ogni bagliore di luce fosse stato risucchiato in un buco nero, ed al suo ritorno non ci fossero che loro.
    Di come siate tutti in trappola – voi, e Seth: rapidamente, vi viene anche detto dell’uso delle Reliquie a risplendere nelle tasche dei Ricercatori passati per il tempio azteco. Vi viene spiegato il piano.
    «non è il caso di rimanere qui dentro» ogni testa si volta nella direzione di William Lancaster, conosciuto ai più ed estraneo a tutti: quelli di Salem lo capiscono, che non è quello che hanno già visto; quelli dell’universo di Seth, potranno additare l’uomo come un vagabondo che di tanto in tanto hanno incontrato per i parchi di Londra. Non ha importanza. «credo… , mi pare che la trappola sia nei pressi del lago» non sembra particolarmente sicuro, l’uomo. Ma è l’unica vostra speranza. «andiamo?»

    [ LAGO NERO ] «qual è il piano?» sotto le fronde di un salice piangente, sulle sponde del Lago Nero, Lancaster posa lo sguardo su ciascuno di voi, battendo le ciglia perplesso. Inutile, oh: deve proprio spiegarvi tutto. Ecco perché – sopracciglio alzato verso il Dallaire, inquisitorio nel rivangare la conversazione avvenuta in precedenza al Ministero – non avrebbe mai potuto considerare l’idea di chiedere ausilio alla Resistenza: avrebbe comunque dovuto fare tutto il lavoro da solo, vanificando la supplica d’aiuto. «affidatemi le reliquie» propone, ma il tono è più fermo e simile ad un ordine che ad un tacito compromesso. «penso mi farò una passeggiata in loro compagnia mentre rifletto sul da farsi»
    Vi chiedete se stia bene, se abbia tutte le rotelle al proprio posto. Cosa significa, che va a farsi una passeggiata? Giustamente riluttanti, non gli date le piume; privo di tempo per trattare con dei poco fiduciosi, con un gesto del polso le richiama comunque a sé, facendole uscire dalle vostre tasche e levitare fino alla sua mano. «tranquilli, non mi allontanerò più di tanto» vi assicura, palmi aperti verso di voi. Non vi fidate - ma è l’unica scelta che avete, giusto?
    Giusto. «se fossi contro di voi non vi avrei nemmeno detto della trappola, e adesso la maggior parte dei presenti sarebbero già morti per mano di seth» fa notare l’uomo, ma questo non aiuta comunque. La consapevolezza che è vero quello che dice, non vi rasserena.
    «e noi,» un sibilo, un sospiro a battere contro le costole. «cosa facciamo, nel mentre?»
    Di modi in cui rispondersi e rispondervi, ne avete tanti - tornare a casa, cercare gli scomparsi, continuare l’evacuazione; tornare nel proprio mondo d’appartenenza.
    Quello di William, è l’ultimo che vorreste sentirvi proporre. «per dirne una,» un cenno del capo, il braccio a levarsi e ad indicare un punto imprecisato alle vostre spalle. «potreste tenerlo occupato»
    Lancaster scompare, le piume tra le dita, e potete soltanto sperare sia davvero dalla vostra parte.
    Ma non è lui, il vostro problema principale.
    Piuttosto - «vasilov» un sibilo tra i denti spaccati a scivolare da un sorriso altrettanto rotto, CJ Knowles è il primo tra gli Altri ad affibbiare all’uomo un nome che vi sia più familiare, nelle viscere a contorcersi infiammate. L’uomo, prendendo nota e scendendo dalla piccola collinetta con deliberata pacatezza, piega la testa, le sopracciglia corrucciate.
    Avvicinandosi, iniziate a riconoscerne i lineamenti, l’andatura – e tutti concorderebbero con il tassorosso, nota a tutti l’informazione divulgata mesi prima. Ma non ha senso: più di una cosa di lui, non ha senso.
    «van lidova?» Sunday De Thirteenth raggiunge l’amico, e voi tutti per quanto vorreste indietreggiare decidete di farvi più vicini all’incedere dell’uomo – per capire di cosa stiano parlando i due adolescenti, pretendendo spiegazioni.
    Qualcuno di quel mondo chiede se lo conosciate; qualcuno dell’altro dice che è una messinscena, un volto fittizio del preside di Durmstrang.
    Una maschera.
    E potreste rimanere confusi ancora a lungo, se solo Seth in uno schiocco di dita non spegnesse di nuovo la luce, privandovi dei bagliori lunari che quella terribile notte vi offre.
    Ancora quella risata - sadica ed infantile, a scavare nelle orecchie come un martello pneumatico.
    Quando ritornate a vedere vi stringete di più tra voi, accerchiati: siete completamente circondati da Seth, da un centinaio di sue copie a rinchiudervi sulla riva del Lago Nero.
    «comunque» uno di loro parla, ed è su di lui che puntate le vostre armi. O almeno così credete. «se proprio dovessi scegliere» la voce viene da un’altra copia, dalla parte opposta del cerchio. «mmmmh» più di uno, mugugna – un braccio stretto al petto, indice e pollice a sfiorare il mento meditabondo. «preferirei il secondo nome»
    Non avete tempo di capire – cosa stia succedendo, o quale sia quello vero.
    La terra inizia a tremare sotto i vostri piedi, Ribelli.
    È la resa dei conti.


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    TUTTI: dal terreno, Seth evoca delle enormi rocce aguzze con le quali tenta di infilzare la maggior parte di voi



    ┉┉┉ info. Avete già imparato tutto sul funzionamento della mini quest, quindi andiamo direttamente alle novità.
    (1) dovete, quando ve n'è la possibilità, attaccare per forza in combo (due pg vs Seth); ovviamente questa regola non è valida se a postare sono tre player, dove uno rimarrebbe /fuori/ - in quel caso è possibile attaccare due volte seth. In che senso "due volte seth"?
    (2) Nel senso che, sotto spoiler, dovrete sempre specificare un numero (da 1 a 100).
    Es: COMBO ATTACCO SETH24 (freddie + ryder)
    ES2: ATTACCO SETH 5 (thunder)
    L'attacco sarà sempre rivolto allo stesso png, ma non vale la regola delle "due ore" (quindi anche se tutti attaccate seth, potete postare a più "giri", quindi distanti fra voi. ovviamente le due ore sono sempre valide fra coloro che combano, quindi nel caso sopra citato valgono per freddie e ryder, mentre thunder può postare quando vuole).
    (3) Sorpresa, che probabilmente non vi piacerà: non avete la differenza attacco difesa.
    Ma Seth sì, quindi non vi conviene fare attacchi singoli.
    (4) Quando si giungerà a meno di 15 ps, come immagino avrete notato, il pg appartenente all'upside down morirà. Cosa succede ai pg veri? Ed ai fittizi?
    Cercate di non scoprirlo.
    (5) Come avrete letto (spero.) il vostro compito è trovare le quattro colonne nelle quali inserire le quattro Reliquie. Come fare? SEMPLICISSIMO. Dovete uppare questa discussione, ed il Fato v'informerà quando avrete raggiunto il numero di preghiere messaggi necessari al ritrovamento delle colonne. Uppare in che senso? Come preferite: gif, meme, strategie, racconti della vostra vita - il classico disagio oblivion, come piace a noi. Unire utile al dilettevole, ragazzi miei: questo è il trucco per sopravvivere alle guerre quest.

    Edited by portavoce del karma‚ ossequi - 27/5/2018, 19:26
     
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    Nonostante il passare del tempo il dolore non sembrava volersi affievolire: la sensazione di avere un martello pneumatico al posto della testa unita allo sgorgare del sangue all’altezza dell’orecchio rendeva tutto più ovattato, come se di colpo avessero deciso di escluderla dal resto del mondo. Beh dai, dovresti esserne felice. Non è quello che tenti di fare in ogni seduta di meditazione? Con una smorfia di dolore mandò mentalmente a cagare la voce nel suo cervello e si avvicinò alla cronocineta “Non è che potresti darmi una mano con questa cosa?” indicò quello che doveva essere il suo organo uditivo “Posso provare ma non credo di avere le energie necessarie” spostò la stoffa che teneva premuta sopra la sua di ferita, rivolgendo alla ragazza uno sguardo di comprensione.
    Non se la stavano passando granché bene, quella che avevano raggiunto non si poteva considerare una vera e propria vittoria: avevano perso una dei loro, per non parlare di tutte le morti -o quasi- che avevano dovuto accettare usando come unica scusa non sono i nostri. Elysian non aveva la benché minima idea di come facessero a sopportarlo gli appartenenti a quell’universo e, sinceramente, neanche voleva provare a capirlo, non ne avrebbe avuto la forza. Fece segno alla sua compare di sedersi a terra e mettersi comoda, le appoggiò entrambe le mani sulla lesione senza applicare nessuna pressione e tentò di concentrarsi con tutta sé stessa sul sollievo che le avrebbe potuto donare. Si sentì anche pronta per proiettare nel suo cervello la composizione dell’orecchio per curarla davvero, ma fu solo un attimo perché una fitta al cuore le ricordò che non era immortale, anzi, ora come ora era più vicina all’aldilà più che al di qua. Resistette ancora una ventina di secondi che le sembrarono interminabili, poi si staccò con un sospiro “Mi spiace non poter fare di più, spero almeno di averti sollevata dal dolore. Per l’emorragia non posso che consigliarti il caro e vecchio tamponamento, strappa un pezzo di stoffa dalla maglia, piuttosto legatelo attorno alla testa così da non avere le mani occupate.” si scambiarono il primo sorriso reciproco da quando si erano viste al Carrow’s district “Grazie, mamma deve averti insegnato molto bene”.
    Ad Elysian May cadde il mondo, di nuovo, dopo un sacco di tempo. E dovette scrollarselo di dosso anche in fretta perché qualcuno aveva trovato una strada per proseguire, la missione non era finita.
    Eeee TAAAC la morte, again and again, sempre lì ad attenderli. Ovunque andassero. Eppure, a sto giro, la colpa non era la loro, qualcuno era arrivato prima, qualcuno che non aveva avuto pietà.
    figlio di puttana” l’imprecazione di Run la portò a seguire il suo sguardo, che andò a posarsi su niente po po -come si scrive? pò pò, popò? va beh avete capito- di meno che quel bastardo di suo marito “William! forse era il caso di specificare dati i tempi -e con tempi intendo tutti i tempi- Lancaster!” ovviamente il Crane senior dovette rovinare tutto specificando che, chiaramente, non era il loro Willy.
    Prima di andare, dobbiamo parlare” la May soffocò una risata isterica “Ah beh, non sarà quello del nostro universo ma ha le stesse tremende abitudini”.
    Per balzare tutta questa parte ve la descriverò dal punto di vista della Stark, che nonostante il dolore affievolito, ancora non sentiva una beata minchia e quindi si accontentò di leggere il labiale e le espressioni dei volti:
    non ho la propensione ad avercelo lungo” era stupore quello sul volto di Shia? Forse non se lo aspettava, in effetti così a prima vista sembrava un uomo ben dotato
    battone è un termine un po’ offensivo” beh, non aveva tutti i torti. O forse aveva detto festivo. No, non aveva senso.
    Il discorso poi si fece più fitto e au!Elysian si limitò ad annuire e imitare le facce grevi dei compagni; l’unica cosa che era stata chiara fin dal principio era che in un modo o nell’altro si sarebbero trovati ad attraversare il passaggio, e così fu.
    Tentò di trattenere la sorpresa nel trovarsi al Lago Nero, probabilmente era stato detto e si era ovviamente persa quel passaggio. Trattenne il fiato più volte nella speranza di stapparsi le orecchie ma il problema, ahimè, non era quello. Riuscì a cogliere giusto qualche parola finale:
    cosa facciamo col ventre?
    per dirne una, potreste tenerlo occupato
    e vai di belly daaaance!
    Quando la terra cominciò a tremare sotto i loro piedi la May la afferrò per un braccio per tenerla ferma e gridarle nell’orecchio “O fai qualcosa o moriamo, il sunto perfetto delle discussioni precedenti. Mentre la prima si sarebbe preoccupata di rallentare lo scorrere del tempo per afferrare Marcus e spiaccicarlo contro il tronco di un albero come Tom che cerca di nascondersi da Gerry (?), la Stark avrebbe tagliato con la lama del chakram la punta di uno dei tanti spuntoni che stavano uscendo dal terreno per evitare che infilzasse Agatha.
    Risolto quel problema avrebbe fatto roteare (?) l’arma e l’avrebbe lanciata contro Seth.
    elysian may
    Have you ever felt
    The future is the past
    But you don’t know how?
    And I think I’ve seen your face
    Seen my room, been in this place
    Something vivid comes into my mind
    From Bodie 1918 to London 2018
    chronokinesis | empathy
    two kind of drugs
    upside down: elysian stark


    COMBO DIFESA PER MARCUS (ely + ake): rallenta il tempo e lo spiaccica contro il tronco di un albero
    COMBO DIFESA PER AGATHA (au!ely + ake): taglia la punta di uno spuntone con il chakram
    ATTACCO SU SETH92 (au!ely + ake): lancia il chakram
     
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    Evidentemente, passare troppo tempo con l’amica di Run e con William l’aveva danneggiata cerebralmente perché non era altra ragione per cui si sarebbe dovuta interessante alla vita amorosa di suo figlio. «barry, hai un fidanzatino e non me lo dici?» ora che avevano una certa confidenza (dove), poteva anche dirglielo. Nel frattempo, la bionda provò a sferrare un pugno sul naso di Regina, ma prima che potesse anche solo sfiorarla la mora si scansò. Che delusione i giovani, non si facevano neanche più menare. «no, má, a cigei piacerebbe, ma preferisco la patata» anche a lei, pensa un po’ le coincidenze della vita. Osservò lo sguardo di Barry scivolare su una Amalie poco distante tra loro, un unico interrogativo nel cuore della Beaumont: William avrebbe mai accettato quell’unione peccaminosa? Romeo e Giulietta, il ritorno. «ti ha già fottuto il cervello, la ragazza» non gli disse che i sentimenti erano una perdita di tempo, gliel’avrebbe lasciato scoprire da solo quando la bionda gli avrebbe spaccato il cuore pezzo per pezzo. «mentre non ci sono cerca di non farti uccidere» e con un cenno del capo ripartì verso l’orizzonte per sventrare qualcuno.
    Combatté, fino a che l’ultimo nemico non cadde al suolo. Liberò gli studenti dai sotterranei, finché nessuno nessuno rimase indietro. Quindi, perché sembrava che ci fosse ancora qualcosa da sistemare? C’era qualcosa di sbagliato, lo sentiva nelle ossa – non si rese conto di cosa fosse finché non rientrarono nella Sala Grande, altri studenti legati davanti a loro. «ma che palle» il caro amico e la Beaumont lo pensarono allo stesso tempo, quando quest’ultima posò lo sguardo sull’uomo a capo della tavolata. Avrebbe dovuto essere abituata a quegli imprevisti, insomma, dopo aver trovato i ribelli nei Laboratori e una bomba nel capanno, si sarebbe dovuta aspettare una sorpesa. Meglio quell’individuo che rischiare di saltare in aria, comunque. Akelei sguainò la bacchetta pronta ad attaccare l’uomo se si fosse presentata l’occasione, gli occhi cerulei a posarsi su coloro affianco a lei: qual era la prossima mossa?. Non fece in tempo a finire quel pensiero, che un buio soffocante calò su di loro, qualsiasi punto di riferimento inghiottito dalle tenebre. La Beaumont si ripeté di restare calma, concentrandosi sugli altri sensi per cercare di captare suoni o movimenti vicino a lei, col cazzo che si sarebbe fatta mettere nell’angolo così facilmente.
    Sarebbe tanto bello narrare cosa successe successivamente ma non ci interessa davvero.
    Una trappola, aveva detto? Alla fin fine, la possibilità di saltare in aria era ancora reale. L’idea della morte imminente eccitava sempre un po’ Akelei, lo vedeva un po’ come un incentivo per fare più strage possibile e non doversi giustificare con nessuno – lei, a Gugi, l’avrebbe anche capito. «van lidova?» la Beaumont si voltò prima verso il figlio, e poi verso la figura che si stava avvicinando a loro, la stessa che aveva già incontrato nella Sala Grande. Non ci mise più di qualche istante a riconoscere in quei tratti un Vasilov, che si sa, essendo una grande fan non sarebbe potuto essere altrimenti.
    Non fece in tempo a manifestare tutta la sua gioia, che il terreno tremò sotto ai suoi piedi.
    Beh, che i giochi comincino.
    Come ogni spettacolino che si rispettasse, non potevano non mancare gli effetti speciali. Akelei fece appena in tempo a spostarsi in avanti che una roccia non emerse sotto i suoi piedi «foutrement fantastique» commentò stizzita la bionda, lanciandosi su una sua compagna di missione per tentare di spingerla via dall’ennesima roccia. Visto che quel giorno si sentiva particolarmente buona, puntò la bacchetta contro la pietra acuminata che stava per colpire Al (Marcus?) e con un flipendo l’avrebbe rimossa dal terreno, per poi scagliarla contro Seth con un movimento rapido della bacchetta.

    akelei elair beaumont
    In her heart
    there's a hole
    There's a black mark
    on her soul
    Ask me no questions
    I will tell you no lies
    Careful what you wish for
    former slytherin / egaisson
    pureblood / telekinesis
    1992's / 1994's
    akelei beaumont-halvorsen


    -- ake + au!ely difendono agatha: la spinge via
    -- ake + au!ely difendono marcus: la toglie dal terreno con un flipendo -
    -- ake + au!ely attaccano seth 92: la lancia contro seth
     
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    (20) COMBO DIFESA MARCUS (ake + ely): 10 + 13 = 23 pd
    (25) COMBO DIFESA AGATHA (ake + au!ely): 5 + 7 = 12 pd (-13 ps)
    Lo spuntone ti trapassa la coscia, rendendoti difficili i movimenti.

    ATTACCO SU SETH 92 (ake + au!ely): 15 + 14 = 29 pa
    DIFESA SETH 92: 15 pd (-14 ps)
    La roccia si conficca nel ventre del Seth preso di mira, il chakram nel torace.
    Cade in ginocchio, Seth.
    E sotto i vostri occhi, cambia: i capelli si fanno più lunghi, gli occhi si schiariscono; il corpo si fa più esile, mentre Nadir Gallagher esala il suo ultimo respiro, cadendo a terra esanime.

    Plasmate direttamente dal nulla, prendono vita due creature oscure - simili a dei lupi, ma fin troppo grandi per i vostri gusti.
    OPHELIA: la prima, cerca di azzannarti al collo.
    WILLIAM: la seconda, di staccarti una gamba a morsi.
     
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    «Vi..vi devo dire una cosa » Gwen afferrò Arci per un braccio, tirandolo appena indietro dal resto del gruppo e con un semplice sguardo invitando a fare altrettanto anche ad Aidan e Jay. Perché anche Jay? Beh, non credeva possibile poter fare ciò che stava per fare senza la presenza del telecineta al suo fianco. E poi, oramai i phanes si muovevano in blocco: ne prendevi uno e te li ritrovavi tutti.
    E aveva aspettato con ansia quel momento, Gwendolyn. Ma mai, nei mille scenari che si erano formati nella sua mente, l’aveva immaginato così: avrebbe voluto far le cose per bene. Prima aspettare il momento in cui Shiloh e Nicky avessero ricevuto le lettere, poi con loro organizzare qualcosa di carino. Forse era stata sciocca, gwen, o fin troppo sognatrice: ma per lei non era come per la maggior parte degli altri viaggiatori. La missione, per lei, era tutta la sua vita. Lo era stata per anni, e non aveva mai fatto nulla per comprometterla. Con l’aiuto delle sorelle, ne era certa, sarebbe stato tutto più semplice. Ed era sempre stata certa di aver a disposizione tutto il tempo del mondo, per quella conversazione: Aidan e Nicky dovevano ancora diplomarsi, gli Arcidan paccare duro almeno una volta o perlomeno incontrare Taylor Swift.
    L’aveva dato per scontato, di poter aspettare.
    Aveva capito quanto quell’occasione potesse esserle strappata via facilmente quando aveva visto Gwendolyn Quinn morire davanti ai suoi occhi, senza poter far nulla per salvarla. Quando aveva dovuto ascoltare le sue ultime parole, ed osservare il rimpianto negli occhi della ragazza per non aver colto l’occasione di dire la verità a Dominique e Cillian. Quando aveva osservato Frankie piangere sul corpo della ragazza, o aveva udito l’urlo straziante di Freddie.
    Ed aveva fatto male come una pugnalata nello stomaco, perché poteva essere tranquillamente lei la ragazza uccisa da quei rovi. Potevano essere di Barbie e Jay, quelle lacrime, di Arci ed Aidan i volti spezzati dal dolore. E Gwen l’avrebbe mai accettato, di andarsene senza aver rivelato quella verità che teneva dentro da mesi, e che tra le mura di casa Simmons aveva fatto davvero fatica a tener dentro. «..non saprei bene come spiegarlo.. » e credeva di esser pronta, almeno teoricamente, eppure si rese conta di non esserlo. Minimamente. «… avete presente il 1918? » maddai, come se non fossero stati lì fino a quella mattina! «sei incinta?» EHH??? Non si sarebbe fatta ingravidare nel fottuto mille-e-novecento-diciotto, sai quante donne morivano di parto?? E i bambini..ew, si prendevano tutte quelle malattie strane. Ed i neonati erano brutti a prescindere: ecco perché avevano adottato Toothy «..non è stato il mio primo viaggio nel tempo » Era così difficile da credere? In fondo erano stati mandati cento anni nel passato, altri di loro cento nel futuro. Dovevano crederle. « vengo dal 2043. Un anno davvero brutto, a dirla tutta: guerre, epidemie, un sacco di morti, quella merda lì insomma. » Se in quel momento l’avesse sentita qualcuno dell’accademia, dopo che per anni l’avevano istruita sul futuro da cui proveniva, probabilmente l’avrebbero picchiata all’istante. Ma avevano i tempi stretti, e non era descrivere il futuro la sua priorità «vedete di non svenire» Tirò un sospiro profondo, la Markley.
    Non era pronta, ma voleva farlo.
    Doveva farlo: per lei, per l’altra Gwendolyn.
    Per Dominique e Cillian, che non avevano potuto apprenderla direttamente della figlia.
    «sonovostrafiglia» tutto d’un fiato, senza prender fiato tra una parola e l’altra, senza fermarsi un attimo. Detto così veloce che dubitò di essersi fatta capire sul serio. Prese un altro profondo respiro, prima di parlare di nuovo. Questa volta, scandendo ogni parola per bene. «sono vostra figlia»
    Osservò le loro espressioni, mentre sentiva tutte le sue incertezze come un macigno nel petto : e se non le avessero creduto? O peggio, se le avessero creduto ma non avessero più voluto aver nulla a che fare con lei? Non doveva esser facile, del resto, accettare di avere una Gwen come figlia. E la Markley sapeva di non esser abbastanza per loro, ma nonostante ciò sperava che l’accettassero anche così. Che continuassero a volerle bene, anche così.
    Per fortuna c’era Jay a smorzare la tensione «in che sensoh?» Si girò verso l’amico, una risata che le uscì più come un verso strozzato, mentre gli occhi iniziavano ad appannarsi.
    Cazzo, stava per piangere.
    Respira, Gwendolyn
    «nel senso che..vengo dal futuro e sono figlia loro. Non è così difficile, alla fine» No? Perché non stavano dicendo nulla? Perché? Spostò di nuovo lo sguardo su di loro «Non.. non deve cambiare nulla. Avevo solamente il bisogno di dirvelo ma…non deve cambiar niente.
    Vi prego, dite qualcosa»

    Non ce la faceva, ad osservare le loro espressioni confuse. Non ce la faceva, e così fece l’unica cosa che sapeva fare davvero bene: fuggire via. Così, quando iniziò a tremare il terreno sotto di loro, Gwendolyn si asciugò in fretta le lacrime che, per quanto avesse tentato, non era riuscita a trattenere, e uscì di scena come sono una degna figlia Arcidan sapeva fare.
    Cantando Taylor Swift.
    «UH, un terremoto??? I'm just gonna shake, shake, shake, shake, shake» Era un messaggio implicito, quello? Beh, buttargli anche la bomba di chi fosse la mamma era un po’ troppo, in una volta sola. Quindi intanto si sarebbe accontentata di andare di spoiler, poi stava a loro cogliere i segnali #wat.
    «I shake it off, I shake it off» Avanzando con le migliore movenze da ballerina che non era, sarebbe arrivata vicino a Beltè ed afferrandolo per un braccio l'avrebbe fatto piroettare via dalla roccia spuntata sotto i suoi piedi «heartbreakers gonna break, break, break, break, break » E sempre a ritmo di una musica presente solo nella sua testa, avrebbe preso Frankie - quanto si era già affezionata alla controparte di Barbie nell'upside down??? Un cucciolo d'uomo - per mano e, spingendolo verso di sé, avrebbe costretto anche lui a ballare. Anche perché doveva conoscere quella canzone, ed aver le giuste movenze per ballarla: altrimenti, ne era certa nel suo cuore, Gwendolyn non avrebbe mai e poi mai potuto esser sua amica, a prescindere dall'universo o dall'anno in cui si trovavano. «Baby, I'm just gonna shake, shake, shake, shake, shake» Infine si sarebbe finalmente girata verso Seth, quel grandissimo stronzo che aveva fatto sparir sua sorella nel nulla: che non si trattasse della sua Nicky, non importava. Così gli avrebbe puntato la bacchetta contro, indirizzando contro di lui un incanto orbis nella speranza di fargli male: era sempre stata più portata per il contatto diretto e gli scontri corpo a corpo, la Markley, ma in quel momento aveva ogni singolo osso del proprio corpo dolorante e sembrava avere già un piede nella fossa: era meglio mantenere alcune distanze.
    gwendolyn markley
    'Cause we're young and we're reckless
    We'll take this way too far
    It'll leave you breathless
    Or with a nasty scar
    And I know you heard about me
    So hey, let's be friends
    I'm dying to see
    how this one ends
    1918 ≫ AU.2018
    lycan ≫ mimesis
    family is everything
    upside down: gwendolyn quinn


    (29) DIFESA BELTÈ ( elijah + gwen )
    lo fa piroettare sulle note di shake it off
    (27) DIFESA FRANKIE (gwen + barbie)
    lo afferra per un braccio per ballare
    ATTACCO SU SETH 18
    incanto orbis
     
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    Era tutto uno sterile vociare in quel momento. Nient'altro. Equilibrio o non equilibrio, chaos o non chaos, era palese che stessero parlando di cose intangibili, i cui confini sembravano parecchio rassomiglianti a quelli di una coltre di fumo. Accecati, tentavano di muoversi in un terreno che non era il loro, persi in una terra di nessuno che, in quel momento, costituiva un terreno neutrale per quello scontro di idee. Collidevano come fossero caldo e freddo, luce e buio, cinismo ed amore nei confronti dell'umanità, benché fossero realmente poche le persone che potevano meritarselo. Era sempre stato della convinzione che lui, nel suo piccolo, potesse fare davvero ben poco per modificare il corso degli eventi; di certo non sarebbe stato lui, tra più di sette miliardi di persone, a fare la differenza o anche solo a riuscire a deviare quei binari che li avrebbero gettati tutti nel baratro. Di certo non sarebbe stato lui a determinare un cambiamento generale all'interno di quell'insulsa esistenza; sarebbe stato già tanto se fosse riuscito a mutare qualcosa all'interno della propria vita o a risvegliarsi il giorno successivo con la sicurezza di non essere morto per mano di chissà quale creatura infernale. Non esisteva neppure un modo per catalogare quel tutto, era un meccanismo così complesso da impedirgli perfino di condurre un'indagine un po' più approfondita, lasciandolo dunque agonizzante all'interno di quella pozza di ignoranza e cecità. Perché alla fine non importava quanto potessi amare il mondo e la vita in generale: se non possedevi due occhi perfettamente funzionanti, ed in grado di captare il vero, allora a nulla sarebbe servito procedere. Sarebbe stato un po' come deambulare verso l'ignoto, e benché Sehyung ne fosse stato sempre attratto, non era mai riuscito a darsi quella spinta che gli avrebbe permesso di raggiungerlo e di tastarlo con le sue stesse mani. Un po' perché non l'aveva mai considerata una priorità; perlopiù per paura di scoprire cosa si celasse oltre quella coltre di nebbia. Per quanto facesse il disinvolto, per quanto si dimostrasse apatico nei confronti del suo stesso destino, temeva di spingersi avanti. Aveva paura di tutto, a dire la verità. Di camminare, di respirare, di toccare chiunque gli fosse vicino e di percepire soltanto un'insulsa freddezza, l'ennesima porta che gli veniva sbattuta in faccia. Come se non si fosse mai realmente abituato a quella sensazione. Ridicolo.
    Minhyuk, invece, sembrava essere di tutt'altro avviso: forte dei suoi soli sedici anni di vita e di un fuoco spirituale che avrebbe potuto fare invidia perfino al più incallito dei Grifondoro, possedeva una visione decisamente meno drammatica dell'Universo. Laddove lui vedeva soltanto disperazione e miseria, Minkia vedeva un'opportunità, quasi come se nella sua mente tutto si trasmutasse ed assumesse sembianze migliori.
    «Promettimi che non morirai…» una supplica, forse; ma, in ogni caso, un sospiro che si dissolse immediatamente nell'aria e che venne ricevuto dal suo interlocutore con un altrettanto e lieve sorriso.
    «Solo se tu mi prometti che non ti fai torcere nemmeno uno di quei capelli bellissimi che ti ritrovi.»
    «Mi sono affezionato, sai? Io…ti voglio bene.»
    «Owh, da quando facciamo i sentimentali, Swingy? Sei messo male quanto me, tieni alto l’umore!»

    C’era una costante che era sempre presente in Minkia Barrow: se stesso. E da quella, sfortunatamente, non poteva ritrarsi. Era onnipresente, racchiuso in quel corpo da sedicenne che si piegava sempre più sotto il peso di una vita fin troppo inclemente. Ma non era lì per parlare di quello. Non era lì per parlare di lui, dei suoi problemi o del baratro in cui aveva scelto deliberatamente di gettarsi, e non poteva di certo accettare che qualcuno s'immischiasse in faccende che riguardavano lui ed esclusivamente lui nonostante le stesse fossero nettamente più grandi di un ragazzino. Eppure era lì, Minhyuk Minkia Barrow, il corpo ridotto in brandelli e tappezzato con qualche fascia alla bene e meglio, il respiro pesante ed il battito cardiaco accelerato dall’adrenalina che oramai scorreva in ogni vena del suo corpo insieme alla barrowaggine.
    «BABBOOOOOOOOOO YOLOOOOO, CIAAAAAAAO.» ed alzò le braccia al cielo, Minkia, come se stesse per donare tutta la sua forza a Goku, così da farsi notare dal suo papà dell’altro universo nonostante la situazione assai delicata. Si fece spazio in mezzo alla folla lanciando prima un’occhiata a Swing per farlo stare fermo e buono, per poter raggiungere il mastro Barrow e dargli una pacca sulla palla. « Come butta, BrO? E’ davvero strano parlare, adesso…nella mia testa era sembrato tutto molto più facile, ew…» e si grattò distrattamente la guancia, Minhyuk, prima di prendere un lungo sospiro alla disperata ricerca di parole: «Okay, da quello che ho capito nel vostro universo io non ci sono, o meglio, tu non mi hai mai adottato, quindi: A) Come ti permetti? B) Cosa aspetti a rimediare quando tornerai a casa? Se ci tornerai, lol; C) Esistono i sombrero nel vostro universo? Mi hanno portato in Messico ma io non ne ho visti…mi hanno mentito per tutto questo tempo? FALZI, PULIZIA KONTATTI. D) Davvero hai un figlio che hai dei capelli così brutti E NON HAI ADOTTATO ME? Va be’, fa niente, faremo i conti dopo. Ora ho da fare. » e forse Will non ebbe nemmeno il tempo di controbattere che Minhyuk guizzò via da quella situazione assai imbarazzante per potersi concentrare su qualcosa di più importante, almeno in quel momento. Tenendo ancora la lama che Sehyung gli aveva gentilmente prestato ( aka presa con la forza da lui ), Minkia andò incontro ad una sua amica – stranamente non kinese – ed avrebbe tentato di tagliere uno di quegli spuntoni con il fioretto. « Che cos’è quella faccia, Amelie? Sembra che tu abbia visto un morto…qualche tuo amico? Forse era di cattivo gusto, mi dispiace Sis. » ma no, non ebbe nemmeno il tempo di continuare il discorso con lei – come erano impegnati questi kinesi di oggi – per poter passare al prossimo atto eroico dove avrebbe cercato di prendere in spalla Callie, o almeno spingerla contro un albero, per poter evitare che anche lei diventasse uno spiedino di terra. Il petto gonfiato in modo eroico, sì, anche se la sua difesa non sarebbe andata a buon termine, Minhyuk guardò Ellis dopo aver assottigliato lo sguardo: « ScUsA cosa stai insinuando? MI HAI PER CASO DATO DEL RAMEN AL POLLO? MA COME TI PERMETTI??? NON SAI CHE E’ MALEDUCAZIONE? Basta, mi sono offeso, sei peggio di mio cugino Suka. Almeno lui sa essere divertente a volte. » sbuffò prima di passare alla sua prossima azione. Con il sostegno della sua bambola preferita, Barbie, Minhyuk si fece forza con le gambe per poter saltare in aria e colpire il suo bersaglio con una mossa ninja super fica.


    park sehyung
    A sound of something breaking
    I awake from sleep
    A sound full of unfamiliarity
    Try to cover my ears but can’t go to sleep
    The pain in my throat gets worse
    Try to cover it
    I don’t have a voice
    Today I hear that sound again
    18 y.o | 16 y.o.
    ravenclaw | Darkness Manipulator
    your last shot
    upside down: Minkia Barrow


    COMBO DIFESA PER AU-AMELIE (minkia + ellis): taglia lo spuntone con la spada
    COMBO DIFESA PER CALLIE (minkia + ellis): la porta via
    ATTACCO SU SETH7 (minkia + barbie): attacco ninja con la spada
     
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    E pensare che credeva di essere abituato al wat, Jayson Matthews.
    Da uno privato dei propri ricordi, della vita stessa, ci si poteva aspettare ben più di un velo di confusione ad intorpidire lo sguardo, ma il telecineta ce l'aveva messa tutta per rendere quella condizione cronica, al limite dell'irreparabile. Escludendosi dal mondo in principio, costruendosi attorno barriere che le persone accanto a lui erano riuscite ad abbattere solo grazie ad una forza di volontà che Jay non possedeva, e non avrebbe posseduto mai. Non si era mai arreso, Nathaniel Henderson, quando il Matthews respingeva ogni consiglio o forma di aiuto, chiuso in se stesso come un riccio spaventato, parole taglienti a fendere l'aria finché l'insistenza e la gentilezza del professore le avevano smussate e modellate; non lo aveva fatto Lydia Hadaway, pur avendone tutti i motivi e Jayson nessuna scusa, le dita sempre pronte ad intrecciarsi alle sue scaldando la pelle e il cuore dove sembrava potesse esserci solo gelo. E così stiles, xav, al e elijah, forse e soprattutto gemes hamilton. Era cresciuto nella confusione, convinto di potervi guardare attraverso come un animale notturno avvolto all'ombra, forse della presenza accanto a sé di chi lo amava pronto a guidarlo passo passo, eppure - eppure in quel caso nemmeno la consapevolezza di non essere più solo bastava a uscire da una nebbia tanto fitta. Quello che era successo, ciò che stava ancora succedendo, andava ben oltre il limite di comprensione umana che Jayson pensava di aver nel tempo raggiunto, come una persona normale.
    La verità era che gli bastava osservare di sottecchi i volti dei compagni, per avere la certezza - l'unica, a quel punto - che nessuno ci stava capendo un cazzo. Dai, almeno non si sentiva l'unico pirla del gruppo.
    Se poi ci si metteva anche Gwendolyn, a mescolare le carte del mazzo, aggiungendo ad un danno già ingente l'ennesimo carico da dieci punti. «in che sensoh?» la domanda gli era sorta spontanea, mentre la morte a loro insaputa si avvicinava su rapide ali, un'occhiata perplessa rivolta prima a aidan e poi ad arci, completando il cerchio sulla brunetta. Qualquadra non cosava, e di parecchio. 'Sono vostra figlia', dopo tutto quello che avevano passato insieme tra seppie maniache sessuali e psycho!unicorni, suonava quasi sensata come frase, l'ennesima uscita con una sua logica intrinseca - unicorno avesse il sonno profondo, ricordate? -, se solo non fosse stata accompagnata da quel discorsone sul futuro. E stavano combattendo in una dimensione alternativa, erano rimasti bloccati nel futuro far west, si trovavano fianco a fianco con gente proveniente dal 2118: se esisteva una situazione in cui erano obbligati a credere in certe favole della buonanotte, cristo santo era quello. «nel senso che..vengo dal futuro e sono figlia loro. Non è così difficile, alla fine» ah. AAAH! Gwen lo aveva prontamente escluso dalla paternità, e per un istante Jayson ne era stato immensamente sollevato, ma il dubbio non aveva esitato a rodergli il cervello come un tarlo, tant'è che le iridi caramello ancora una volta avevano fatto spola tra Arci e il Gallagher, la (già scarsa) conoscenza di quell'atto magico che era la riproduzione messa a dura prova dalle parole della loro mascotte. Doveva chiederlo ad alta voce, il Matthews, togliersi un sassolino dalla scarpa. «chi dei due ha partorito?» fottute priorità, ragazzi.
    Poi Gwen era scappata cantando una canzone di Taylor Swift e da lì in poi tutto era andato a puttane.
    Da un Seth che somigliava fin troppo a quel bastardo di Vasilov, avevano finito per trovarsene davanti un centinaio, più o meno reali: di certo, e lo sapevano tutti, ciascuna di quelle copie era pronta a colpirli duramente e al cuore, e quello sì che sarebbe stato reale. Detto con tutta sincerità, e non senza una nota di sorpresa personale, a Jayson di morire proprio arrivati al suddetto punto non andava più di tanto. Si erano sbattuti, avevano perso delle persone care per strada, avevano rischiato la vita al solo scopo di ritrovarsi, e poi? «ge /eeee/ mes?!» dai, non lo vedeva da un po', capitelo. Costretto ad assistere alla morte di rich!gwen, il telecineta aveva stretto un patto con se stesso, il classico buon proposito per il nuovo anno: doveva imparare ad apprezzare di più ciò che aveva, Jayson Matthews. Fosse anche un fratello prete psycho che se la faceva con sua moglie #ilsegreto «dove--» dove sei, stronzino? In punta dei piedi, cercare Gemes, il ventunenne si ritrovò immerso nella penombra, il panico a vibrare attraverso le corde vocali e a fior di pelle, lungo la colonna vertebrale.
    here we fucking go again.

    DAI CHE SI MUORE!
    Perché hogwarts è dove accadono le cose:
    incontri alternativi, scontri, ferite tante, cure davvero poche.
    Corro senza ritegno, calcio nell'ultima palla, alzo il volume #RIPHADES.

    Dicevamo? Eh, skusate, parlavano ancora di mattarella e mi sono persa. Ah, sì: con l'inizio del casino, e i primi spuntini aguzzi a sbucare rudi e letali dal soffice terreno umido per via del ristagno d'acqua poco lontano, Jayson ebbe la prontezza d'animo di riemergere dall'intorpidimento dovuto alla rivelazione shock di Gwendolyn, iridi caramello a cercare tra la marea di teste quelle che sperava maggiormente di non vedere impalate sulle picche. Non che gli altri potessero morire tranquillamente, eh!, ma una preferenza ce l'aveva anche lui. «woody (forza dell'abitudine dai) attento!» concentrandosi sulla figura di Aidan, il più vicino attualmente al telecineta, Jay avrebbe attinto al proprio potere per sollevare il Gallagher allontanandolo dalla roccia accuminata, e così facendo nella foga lo avrebbe mandato a sbattere contro uno dei Freaks, il ragazzino platinato che sembrava sempre sull'orlo di una crisi di nervi con conseguente tentativo di suicidio - aww, erano meant to be!. «oops? scusa!» chissà, magari gli aveva appena salvato la vita, difficile a dirsi. E comunque non aveva tempo di pensarci, il Matthews.
    Mise mano alla pistola, stringendone il calcio nella mano destra, la canna sollevata quel tanto che bastava a mirare al cuore di una delle copie di Seth (#24), e senza aggiungere altro il telecineta avrebbe premuto il grilletto facendo fuoco.

    jayson matthews
    Shrug us off our shoulders, we don't do what they told us so I don't wanna be another face in the crowd
    They write us off and say it's just another opinion
    I'm tired of trying to fit in when I'm one in a million
    1918 ; au!2018
    telekinesis vs. pure blood
    no memories ; wikipedia
    au: frederick philipp hamilton


    jay + aidan per aidan: lo sposta con la telecinesi--

    jay + aidan per barry: --e lo lancia addosso a barry

    jay + aidan vs. seth 24: gli spara
     
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    Poteva finalmente respirare la mora, anche se l'aria di Hogwarts non era così buona come Ellis ricordava, probabilmente non solo l'odore di sangue era nauseante ma diciamo che le persone non erano così profumate, ma dire che puzzavano di morte poteva ferire qualcuno quindi questo pensiero Ellis lo tenne per sé, anche se non aveva peli sulla lingua, decise di stare zitta in quel momento. Si guardò intorno e qualcosa sembrò essere diverso da come era prima. Da quando la Sala Grande era in quel modo? Era tutta colpa delle canne.
    « Non sei l'unica che lo vede » disse Ashley, che la prese per mano, quasi si spostò, da quando qualcuno la proteggeva in quel modo? Non era abituata; in quel momento era come uno cerbiatto impaurito che andava rassicurato per farlo avvicinare.
    « Scusa io non sono abituata»
    «Non fa niente»
    E tutto divenne un silenzio inquietante. La mora continuava a guardare intorno a seguire la massa senza però capire bene cosa stesse succedendo. Ma riconobbe Seth, o forse no, era tutta colpa delle canne. Lo sapeva che doveva smettere, ma le piaceva così tanto.
    « Siamo in trappola vero?»
    «Si piccola » era sempre incoraggiante avere qualcuno che ti confermasse quanto fossero nella merda e che fossero quindi ad un passo dalla morte. Davvero grazie mamma, poteva aggiungere anche quello nel loro momento di madre e figlia. Almeno sarebbe morta dopo aver vissuto tutti quei momenti, se pur tutti insieme. Era troppo, ma non poteva davvero pensarci, dovevano agire di nuovo e in fretta.
    Seguì gli altri al lago nero, in realtà non sapeva neanche lei come ci era arrivata, non aveva neanche capito se avesse scelto di essere lì o se fosse stata mandata in quel posto come l'ultima volta. Ma era comunque abituata e di certo non si sarebbe tirata indietro per una cosa così banale. Giammai.
    « Ma davvero stiamo dando le reliquie a Lancaster?» chiese al vuoto, sua madre era sparita così come gli altri, ma davvero non capiva perché dovevano continuare a fidarsi di lui. Forse era lo charme da Iron man che si ritrovava, o perché in effetti non avevano scelta perché se le prese contro la loro volontà. Bene sarebbero morti lì. Grandioso.
    «Cosa facciamo nel mentre?»
    «Beh facile. Moriamo con onore» rispose Ellis, sistemando il suo tirapugni alla mano e preparandosi al peggio. Aveva voglia di fare casino. Si avvicinò ad un kinese che una volta visto da vicino si rese conto che non era Swing. « Ok involtino primavera. Ah no aspetta quello è cinese. Forse dovrei dire Ramen al pollo. Che poi ne ho assaggiato uno piccante una volta stavo per morire» si era persa nei propri discorsi come succedeva spesso. Che poi questo ragazzo capiva le sue parole?In realtà non si pose il problema, al massimo avrebbe parlato da sola come tutte le altre volte che era successo con Ken. Da come le rispose, sembrava capire molto bene. Ellis rimase quasi senza parole, non voleva offenderlo, il ramen al pollo piccante era buono poteva essere quasi simbolo di passione no? Non voleva averlo come nemico «No dai raviolino dolce. Io sono tua amica» gli andò dietro ritrovandosi praticamente a difendere prima AmAlie,e lo fece provando a congelare quegli spuntoni che venivano fuori dal terreno « Glacius» sperava di bloccarlo in quel modo poi vide Minkia dirigersi verso Callie e lei lo seguì come un cagnolino «Ti prego kimchi, non essere offeso con me. Potrei uscirne distrutta» disse disperata per poi provare a dare fuoco allo spuntone, giusto per fare qualcosa di diverso con un «Bombarda» si vi aspettavate un incendio, ma le piaceva l'effetto fuochi d'artificio di quell'incantesimo, se fosse riuscito ovviamente. Ma speriamo di non uccidere nessuno, in fondo con Ellis c'era il biscotto della fortuna (Minkia).
    Subito dopo avrebbe provato a sfoggiare un pugno nello stomaco a Seth. Tutti contro uno era sempre così bello, in verso stile bullismo, anche se lei era contraria eh, ma diciamo che in quella situazione beh era d'obbligo, loro dovevano tornare a casa ad esempio.




    Ellis Drinkwater

    «Better a temporary disappointment
    than an eternal illusion.»
    «Everything goes,
    but nothing goes away completely.»
    18 y.o // 22 y.o
    2018 (2043) // 2118
    Hogwarts
    Ashey Stewart

    (23) DIFESA AUAMALIE ( Minkia + Ellis ) : Glacius
    (22) DIFESA CALLIE ( Minkia + Ellis ) : Bombarda
    ATTACCO SETH 23 : Pugno nello stomaco (?)
     
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    Si scostò appena quando l’andirivieni degli studenti lo richiese, ma Barnaby Jagger non accennò altri movimenti. Rimase in quella posizione, con la mazza a pendere lungo il fianco ed il capo chinato verso il pavimento, per quelli che avrebbero potuto essere minuti od ore – anni o vite intere, nello sguardo scuro a scivolare sul profilo sanguinante ed ammaccato della ragazza. Mai il falegname aveva creduto di poter incontrare la famiglia promessa dalla lettera; Darden era stata un’eccezione, non credeva sarebbe diventata la regola – poco importava che, in fondo, curioso lo fosse di natura ed un po’ ci avesse sperato.
    In ogni caso, non così. Non in quelle condizioni. Piegò le gambe, gomiti sulle ginocchia e mani a stringersi attorno al proprio mento. Con gli abiti in parte strappati e le palpebre abbassate, Regina non pareva affatto stesse dormendo: sembrava morta. Sua sorella, uno dei motivi che avevano spinto un ragionevole e pragmatico Sander dritto nel Primo Conflitto Mondiale piuttosto che al suo fianco, o a quello di Ray. L’aveva fatto per lei, Sander. Barbie che ne poteva sapere, di una Juno o una Regina; lui quel diritto, quel vanto, mica ce lo poteva avere: peggio di uno sconosciuto, era uno sconosciuto morto già da cent’anni per la Corvonero. Allungò cauto la mano verso il viso di lei, ritraendola una volta resosi conto di quanto stupido fosse quel gesto - fuori luogo, considerando che il Jagger era marchiato 1894, e non avrebbe dovuto avere nulla a che spartire con quel sangue e quella carne a decorare Hogwarts. Non aveva, razionalmente parlando, alcuna ragione per le spalle ingobbite e le labbra, usualmente curvate in un sorriso o una smorfia, piegate verso il basso. Non poteva avere motivo, un Barbie, per quegli occhi dolorosamente socchiusi ed il petto ad alzarsi ed abbassarsi appena. Giusto? Fece guizzare la lingua fra i denti rialzandosi in piedi, sentendo più vecchio e stanco di quand’era tornato dal fronte, unico superstite del proprio squadrone. Non era una sensazione peggiore, era solo diversa: Regina non la conosceva, i commilitoni erano stati suoi amici. Strinse la presa sulla mazza passandola da una mano all’altra, i piedi a trascinarlo lontano. Gli occhi scivolarono su Frankie, le braccia del ragazzino strette attorno alla vita della Harvelle ed il capo nascosto sulla sua spalla.
    C’erano almeno un centinaio di motivi per il quale il Jagger avrebbe preferito essere ovunque eccetto che lì, ma neanche i più pragmatici (quale, ad esempio, non voler morire) poteva eguagliare il profondo senso di sconforto ed inadeguatezza provato nell’assistere ad un dolore che non gli apparteneva, ed al contempo era comunque suo. Era un discorso complesso che faticava a comprendere anche il guaritore, ma che suscitava il bisogno fisiologico di allontanarsi da tutti e chiudere gli occhi finchè non l’avessero riportato fra pannocchie e barbabietole. Perché - perché.
    Perché era la sua unica possibilità, quindi un po’ se ne fotteva che non fossero i suoi. Perché quel Barbie poteva non aver alcun legame con Gwendolyn Quinn, Regina Castle o Jeremy Milkobitch - ma Frankie? E Franklyn, per quanto fosse assurdo pensare, era lui. Una versione più leggera ed infantile, ma pur sempre un Barnaby Jagger. Grattò nervosamente un sopracciglio senza più guardare il pavimento, mazza poggiata sulla spalla e testa reclinata verso il soffitto di Hogwarts. Rimase lì, immobile, anche quando una porta si aprì e qualcuno parlò – potete immaginare quanto se ne potesse fottere, ecco.
    Si spense completamente, Barbie. Per un tempo inqualificabile, rimase a fissare il soffitto con le labbra strette fra i denti, occhi scuri e sfocati a posarsi sulle pietre di una scuola che non aveva mai visto – ed a quel punto, avrebbe preferito non vedere mai. Solamente quando una mano gli si posò sulla schiena, abbassò lo sguardo. «tutto a posto, bello?» CJ non sorrideva, quindi Barbie non sentì il dovere morale di sforzare una smorfia che non gli sarebbe appartenuta. Fece spallucce evitando ad entrambi una risposta scontata e superflua, bastone lungo il fianco e punta della mazza a tamburellare sulle scarpe. «comunque si sta andando a morire» cosa? «c-c-cosa?» rimise a fuoco la stanza attorno a loro, rendendosi conto che… beh, mentre non guardava qualcuno aveva modificato l’arredamento e fatto pulizia – ah, eccola la squadra delle pulizie!
    No aspetta, non erano dei bidelli, erano «q-q-quando s-siete arrivati» quelli del Ministero, occhi scuri a posarsi sui suoi quasi Bodiotti preferiti. E c’era pure Perkins? O Lancaster, a seconda delle scuole di pensiero.
    Si era distratto così tanto?
    Sì.

    «t-tenerlo o-occupato» scosse il capo, fingendo di non essersi aggrappato a Maddie in tacita ricerca di protezione. Beh? A Floyd avrebbe affidato il suo kwore, ma se doveva giocarsi la vita preferiva affidarsi alla Wesley - eh. «n-non s-s-suona b-b-bene» Lo sapeva che fosse ovvio, ma sentiva il bisogno di qualcuno che lo dicesse ad alta voce (possibilmente senza balbettare). Sarebbero morti tutti, e male.
    Ma proprio tutti. Perché li aveva seguiti? Passò le dita sulla radice del naso inspirando profondamente, spalle poi strette fra loro in un «v-v-vabbè, f-fuck it» con cui decise che la questione sopravvivenza non lo riguardava più. Era davvero uno sbattimento troppo eccessivo per il Jagger, il quale preferiva credere che, trattandosi di un universo alternativo, non potesse morire. Doveva esserci una qualche legge ad impedirlo, no? Cioè, c’era o non c’era un Frankie pronto a morire al suo posto e per una causa decisamente più personale? EH! Stava giusto per domandargli se avesse un testamento (o delle ultime parole di cui dover prendere nota) quando il terreno sotto i loro piedi tremò ed iniziò a spaccarsi.
    Ma che
    Cazzo
    «s-s-succede» Non mi dite che c’è un vulcano, eh. Barbie aveva paura dei vulcani – dai! A chi non facevano paura i vulcani? Posando lo sguardo su Frankie e vedendolo poco stabile, sarebbe scattato nella sua direzione spingendolo verso una danzante Gwen («g-g-gwen s-smettila d-di c-c-cantare s-seth è g-già abbastanza incazzato d-di s-suo» oh, non aveva neanche bisogno di sfuggire alle sue scarpe volanti considerando che era ancora scalza! Uau) poco prima che uno spuntone uscisse dal terreno come il macabro parto che nessun uomo o donna avrebbe mai desiderato vedere. Seguendo quelle cose che uscivano dal suolo, avrebbe spostato gli occhi scuri su un tizio (eLiJaH? Uau) intento a toccare le…protuberanze.
    Eh vabbè, chi era Barbie per giudicare? Nel dubbio (non si sapeva mai, eh) avrebbe allontanato Gemes («q-q-quale s-sei») dal ragazzo.
    Cioè, dallo spuntone… vabbè, insomma. Che si faceva, poi? Era pieno di Seth, sceglievano a caso pregando che il cielo gliela mandasse buona? MASSì, DAI.
    …avrebbe fatto scegliere al suo kinese preferito, così. a scanso di equivoci. «Q-Q-QUAL è L-LA L-LEGGE D-DEL P-P-PUGNO?» e chinandosi, avrebbe unito le mani così da poter fare da scala ad un minkia ninja.
    Sì, #canon: i creatori di karate kid hanno rubato la battuta a Barbie. Che rudi, i millenials.

    barnaby "barbie" jagger
    Up, down, but the world keeps spinning 'round and 'round
    I see this place ain’t big enough for me
    I want you to take me away
    I don't like the music other people tend to share
    Hate your loser lyrics, middle fingers in the air
    1918 vs au 2018
    healing (x) factor
    1894's | 2001's
    upside down: frankie cobain


    (27) DIFESA FRANKIE (gwen + barbie): spinge frankie verso gwen

    (18) DIFESA AU-GEMES (barbie + elijah): sposta gemes

    COMBO ATTACCO SETH 7 (barbie + minkia): fa da trampolino a minkia #wat
     
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    Sarebbe bello potervi dire che a questo punto della nostra (lunghissima) avventura Aidan avesse cominciato finalmente a muoversi con l’ausilio della ragione, ma insomma, era un Aidan: quello stato di confusione generale con cui aveva accolto la missione di dicembre si era mantenuto intatto per mesi, e davvero non sembrava voler dare segni di cedimento proprio in quel momento. Si era limitato a guardare gli altri mentre si affaccendavano, inizialmente, la scusante del piede slogato ad impedirgli (perbacco!) di muovere un dito – certo, questo almeno finché un benvolente Barbie Principessa Dislalica non s’era poi offerto di riparare il danno con le sue magggike manine da guaritore, e quei momenti di gioiosa pigrizia erano finiti tristemente. Inutile dire che avrebbe di gran lunga preferito continuare quel roleplay di C’è Posta Per Te con gli adolescenti assonnati dell’universo parallelo, invece di assistere allo spettacolino penoso di tutti quegli studenti appesi al muro come prosciutti e ... Seth? Che giocava a SongPop? Davvero quello era il dittatore spietato che stavano combattendo da ore? Aveva sbattuto le palpebre rapidamente, Aidan, cercando quantomeno di trovare un senso a tutta quella situazione che, Dio, cominciava sempre di più a sembrare parte della sua fervida immaginazione piuttosto che della realtà effettiva – finché poi, in qualche attimo, non era finito tutto. Di nuovo.
    E insomma. Lui «ma che cazzo succede» era giusto un po’ confuso. Aggrottò la fronte, gli occhi chiari a studiare l’ambiente che lo circondava; il Lago Nero, almeno, sembrava essere una costante in tutti gli universi: aveva accolto la vista di quelle acque scure e lugubri con una nota di allegria, per poi sfiorarle appena con l’indice nel tentativo di tornare a casa per qualche istante. E sarebbe rimasto accovacciato di fronte alla sponda per molto altro tempo, se non fosse stato per quel timido «vi devo dire una cosa» proveniente dalla sua destra: alzando lo sguardo incontrò quello più scuro, e in qualche modo preoccupato, di Gwendolyn Markley. In atipico silenzio, quindi, si mise lesto al fianco di un Leroy-Baudelaire altrettanto interessato, gli smeraldi a scrutare uno ad uno i Phanes raccolti in cerchio attorno alla ragazza. Cos’era, l’inizio di un rito satanico? Di certo non si sarebbe lamentato, non fraintendiamo, che sicuro ne avevano bisogno. E invece: «non saprei bene come spiegarlo…» fece schioccare le labbra, annuendo piano con la testa. Okay, non era un rito. Sopracciglio inarcato, boccheggiò un paio di volte e attese che la ragazza gli chiedesse se «… avete presente il 1918?» prima di dar voce ai suoi pensieri: «sei incinta?» Apprensiva, quell’interruzione, sguardo sospettoso a saettare sul primo incriminato: fosse quello, il famigerato futuro con Gwen che aveva menzionato Dominique? Ma Gwen non sembrò dare troppo conto a quel contributo – giustamente, poiché «…non è stato il mio primo viaggio nel tempo» ah, b e h, certo. Scontatissimo. Come poteva non aver pensato a un’opzione così ovvia? Esitò qualche attimo, cercando di determinare eventuali ferite al cranio che fino a quel momento gli dovevano essere sfuggite; non trovandone alcuna tra i folti capelli della Markley, morse il labbro inferiore per fermare un sorriso divertito e annuì nuovamente, decidendo che fosse meglio darle corda: senza alcun dubbio, una volta tornati nel presente le avrebbe pagato personalmente le spese dello psichiatra. Con la mancina a coprire gli angoli della bocca, in ogni caso, riuscì a trattenersi per pochi attimi. «sonovostrafiglia» occhi ridotti a fessure, busto leggermente portato in avanti: vostra che? Molto gentilmente, la mora si premurò di ripeterlo: «sono vostra figlia» e niente, poteva almeno dire di averci provato. Uno sbuffo, poi scattò la risata fragorosa, impossibile da sopprimere in tali circostanze; eh, burlona di una Gwen, stava forse cercando di risollevare il morale in quel momento di morte e perdizione? Quanto l’adorava, ahahahah! Ha. Ha.
    …ha?
    Il sorriso smagliante si tramutò improvvisamente in una smorfia preoccupata, se possibile ancor più di prima, quando fece per afferrare il suo braccio e cercare nelle iridi scure le tracce di un (ormai ovvio) trauma cranico. Perché, a quella risata, lei non s’era mica aggiunta. Faceva mica sul serio? Cercò con lo sguardo Jayson, una richiesta d’aiuto silenziosa che arrivò sottoforma di «in che sensoh?» dammit. Alzò le braccia al cielo, spremendo le meningi per trovare una soluzione a quella situazione assurda. Perché non era minimamente plausibile, una cosa del genere. Andiamo, sulla storia del futuro poteva persino crederci – non l’avrebbe fatto qualche mese prima, ma gli sembrava ormai chiaro che qualunque stranezza avesse in serbo la sua vita non prevedeva un normale svolgimento cronologico che rispettasse spazio e tempo come ogni altro essere umano sulla (sua) Terra – ma, ecco, figlia? Lui che a malapena aveva la pazienza di prendersi cura di se stesso? E con Archibald fucking Leroy? Bello, indubbiamente, perfino peculiare nei tratti distintivi della sua personalità, ma non sapeva manco se fosse in grado di tenere in vita un fottuto cactus. E okay, magari lo era, ma non riusciva a immaginarselo, quell’ipotetico futuro al suo fianco. Com’era anche solo lontanamente possibile che da quel rapporto ostentato tra i due potesse nascere qualcosa di così importante da portarli a procreare? Procreare, cristo. E a proposito di questo: «chi dei due ha partorito?» voce della ragione, il Matthews. Fu quasi tentato di chiederle la stessa cosa (in altri termini, è sottinteso: voleva sapere chi fosse la madre surrogata, che nonostante ad Hogwarts si rifiutassero d’insegnargli cose utili alla sopravvivenza che non prevedessero omeriche formule in latino lui delle basi di biologia ce le aveva comunque), ma tutto ciò che fuoriuscì dalla sua bocca fu un incerto «mh.»
    Le iridi mela scivolarono di nuovo su Archibald, un punto interrogativo evidente nelle spalle strette, nelle braccia abbandonate ai fianchi, nelle sopracciglia arcuate; e con una tempistica quasi ironica, la terra sotto di lui cominciò a tremare, reclamando la sua attenzione. Lo afferrò per il braccio prima che la situazione potesse precipitare e le loro strade, inevitabilmente, si fossero dovute separare: «ci credi?» ma non gli diede il tempo di rispondere, non quando le loro vite erano in chiaro rischio. Prese un respiro profondo, occhi momentaneamente chiusi per respingere quella sensazione di nausea che si faceva sempre più forte. «tu–» ed era già troppo tardi; si separò dall’altro bruscamente, rapidi passi a percorrere il perimetro in cerca di uno spazio protetto – e avrebbe tentato un azzardato evanesco sullo spuntone che minacciava di trapassargli la carne, preso alla sprovvista. Si sarebbe potuto benissimo accontentare di quello, se non fosse stato per «woody«AIDAN»attento!» e cercò con lo sguardo Jayson, che trovò immerso tra la folla qualche metro più avanti. Muovendo un braccio, tentò quindi di comunicargli che stesse bene, ma il messaggio era forse stato captato? Ne dubitava, perché l’altro era rimasto in posizione da rugbista; già in parte sollevato in aria, Aidan capì che he was boutta go Tonya Harding the whole world’s knee. E quindi, non avrebbe perso tempo: braccia estese verso l’esterno, si sarebbe prima voltato a destra, poi a sinistra, per poi unirle in un rapido passo a destra. Volto piegato all’insù, e palmi piazzati davanti al petto per muoverli sinuosamente – camminando come il degno successore di Naomi Campbell, avrebbe terminato il suo favoloso percorso tra le braccia di Barry, trascinandolo indelicatamente a terra ed evitando, con un po’ di fortuna, la morte precoce. Si sarebbe giusto dato il tempo di ricomporsi per qualche attimo, prima d’incrociare lo sguardo apatico – e abbastanza vicino da potergli sfiorare la punta del naso – dell’altro; riusciva quasi a sentire il sottofondo drammatico per quello scambio improvviso, che gli fece battere le ciglia e sussurrare «what are we» prima di venir reclamato nuovamente dalla battaglia. Eh, che palle, era così chiaramente in procinto di dar vita a una nuova otp! Rotolando via dallo Skylinski, avrebbe infine puntato la bacchetta contro il Seth più vicino per indirizzargli un tribumortem.
    Maledetto stronzo anticlimatico.
    aidan kenneth gallagher
    I'm a phoney, I'm a fake
    A fraud, a snake
    Gimme all your love
    so I can fill you up
    with hate
    I'm a liar, I'm a cheat,
    A leech, a thief
    The outside looks no good
    and there ain't
    nothing underneath
    ravenclaw headboy
    Empathy & pheromone manip
    my heart melted yesterday
    cillian edward lestrange


    difesa:
    aidan + jay per barry: lo afferra al volo
    aidan + jay per aidan: evanesco sullo spuntone

    attacco
    aidan + jay su seth (24): maledizione del suicidio
    CITAZIONE
    Formula: tribumortem. crea un allungamento dei canini, i quali divengono simili a zanne, particolarmente affilate, di un tricheco; inoltre causa uno stato confusionale nella mente del soggetto da impedirgli di ragionare, tale da indurlo a cercare di autoinfliggersi dolore, o ricercare la morte, pugnalandosi con i suoi stessi denti. Il soggetto infatti non è in grado di parlare, chiedendo aiuto, o di fermare l'impetuoso movimento del proprio capo, il quale da sè si muove cercando di trapassare la carne del proprio corpo con le zanne. Il colore del fascio di luce è brillante blu scuro.
     
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    «qual è il piano?» strinse le braccia al petto Elijah, i denti stretti in una morsa dolente. Non era la semplice e scontata mancanza di fiducia in William Lancaster, apparso per puro caso ed assurdamente con la soluzione a tutti i loro mali tra le dita, a fargli tenere la schiena dritta e le palpebre socchiuse, una linea verde acqua fissa sull’uomo.
    Era il bisogno di tornare a casa, di riportare le sue sorelle ad Inverness e restare lì fino a quando respirare non sarebbe tornato ad essere normale. Di portare via Billie da quella scuola, di trascinarla il più lontano possibile da quel dolore, e non rimetterci mai più piede. Glielo aveva detto, glielo aveva fottutamente chiesto, di non andare – a lei, alla sorella, ai suoi amici: il Dallaire voleva soltanto che dopo quella rivoluzione, per loro, il futuro avesse offerte migliori di quelle che erano state proposte alla sua generazione; voleva soltanto che fossero felici, e per quello lui era disposto a pagare qualsiasi prezzo gli potesse venir messo in conto. Non avrebbero dovuto essere loro a scontare i debiti di quel mondo - soprattutto, non a quel maledetto prezzo.
    Era la necessità di accompagnare i suoi migliori amici al maledetto San Mungo, continuando ad insultarli per la loro sconsideratezza: glielo aveva detto che separarsi non era affatto una buona idea, e adesso si ritrovava con un Eugene col fiato corto ed un Nathaniel particolarmente turbato dalla vita ed una pugnalata al ventre. Non avrebbe potuto sopportarlo, Elijah: già non riusciva a sopportare di vedere Bells in quel modo, di guardare Roy e Frankie in quello stato ed essere consapevole, nella fitta a storcergli lo stomaco, di non poter fare nulla per loro – nemmeno riavvolgere il tempo a proprio piacimento avrebbe funzionato, lo sapeva perfettamente. Non avrebbe retto qualcosa di più, il biondo.
    Era l’urgenza di ritrovare Rea, a fargli battere il muscolo cardiaco con prepotenza contro le costole. Si dovevano vedere più tardi, glielo aveva promesso: non poteva nemmeno pensare a cosa Seth avesse fatto alla Hamilton per costringerla ad accanirsi contro i suoi stessi amici ad Hogwarts, o cosa le stesse facendo in quel preciso istante. Voleva soltanto riprendersela e stringerla sotto le soffici lenzuola del loro letto, fingere che a guerra finita questa non fosse nemmeno iniziata.
    Era forse che Elijah, di William Lancaster, si volesse fidare abbastanza da affidargli le redini dell’operazione – di crederci a prescindere dal fatto che non avessero altra scelta, nelle idee forsennate dell’uomo.
    Sebbene questo proponesse di farsi giri intorno al Lago di Hogwarts, certo: aveva sempre avuto questo particolare difetto il Dallaire, di fidarsi poco e di farlo delle persone di cui per ultime avrebbe dovuto. «cosa facciamo, nel mentre?» era rivolta al vecchio saggio la domanda, ma anche a chiunque volesse ascoltarla; istintivo, lo sguardo del biondo andò a cercare gli occhi chiari di Billie ed Amalie, i volti di Eugene, Nath e Roy. Sperava quasi che fosse sulla punta delle loro lingue, quel tacito sottotesto che tutti avrebbero voluto sbandierare ai quattro venti: torniamo a casa.
    Almeno mobilitare i più, capite: trasportare nelle proprie dimore i più giovani, all’ospedale i feriti, e poi tornare sul suolo scozzese per aiutare Lancaster. Non poteva farlo da solo, ma ciò non significava che dovesse coinvolgere tutti quanti – erano fin troppi, per Dio.
    «per dirne una, potreste tenerlo occupato» districò la presa delle braccia sul petto, le sopracciglia corrugate e lo sguardo fisso sull’attuale possessore delle Reliquie; mise mano allo stiletto, Elijah, ma ancora non si voltò per indirizzare la propria attenzione a Seth. Rivolse un mite cenno del capo a Lancaster, un invito ad andarsene da lì il più in fretta possibile: potevano provare a tenerlo occupato, ma era difficile dire per quanto.
    Avendo visto quello che aveva fatto al Ministero, temeva sinceramente che il tempo a loro disperazione fosse troppo poco.
    Si girò appena in tempo, le voci di due studenti dell’altro universo - chi era, Van Lidova? - a richiamarlo sull’entrata in scena del Dittatore, che tutto fu di nuovo buio.
    Rinserrò la presa sull’arma, le dita della mancina a fremere. Il fiato corto, il petto pesante.
    Quando la luna tornò a rischiarire i contorni si strinse nella calca, entrambe le braccia a cercare quelle di Billie ed Amalie – un singulto a chiudere la gola, un pugno a stringere le viscere nel ventre.
    «non vi allontanate,» bisbigliò ai due senza il bisogno di guardarle negli occhi, cercando piuttosto quelli dei suoi amici lì intorno. «vi prego» un sussurro nervoso e tremulo, mentre la terra iniziava a tremare ed i troppi Seth si stringevano attorno a loro.
    Mentre i fili d’erba si spaccavano in piccole voragini, e qualcosa premeva per uscire.
    Lanciò un ultimo sguardo alla propria famiglia, una tacita supplica a stare all’erta, prima di lasciare la presa su di loro e muoversi sul prato a fottutamente ribollire, borbottando come se avesse dovuto esplodere da un momento all’altro. Beh, poco ci era andato lontano, considerando gli spuntoni che avevano iniziato ad emergere. Vedendo un ragazzo dai tratti orientali – uno dei tanti: chi era? - in seria difficoltà (29 pa, ciao Beltè tvb), avrebbe cercato di bloccare il tempo intorno alla roccia aguzza, così da almeno rallentare la sua emersione e permettere ad una ragazza del passato di trascinare via il kinese.
    Bene, uno andato: non si chiese come (male.), considerando la vasta quantità di spuntoni che avevano preso ad eruttare, prima di sporgersi su uno minaccioso diretto verso l’avvocato babbano. Ci avrebbe posato sopra il palmo e, focalizzandosi sugli atomi di cui era formato il minerale, avrebbe tentato di farlo esplodere in tanti piccoli ed inoffensivi pezzetti.
    Ora – quello era un azzardo. Un maledetto azzardo, ma non c’erano altri modi.
    E non voleva, Elijah. Aveva avvertito una strana fitta al petto, quando uno dei Seth era caduto. Quando al suo posto aveva visto lineamenti familiari, occhi della sua stessa sfumatura a cercarlo supplichevoli.
    Non sapeva chi fosse, Nadir Gallagher, ma l’istinto di andare a controllare se fosse ancora viva fu inaspettatamente doloroso. L’avrebbe fatto con chiunque, ma… ma.
    Avrebbe fatto qualche passo in avanti, sollevando il pugnale – e preventivo, spingendo lo stiletto nel costato della copia, avrebbe sibilato un «mi dispiace», per poi distanziarsi.
    chariton "shot" deadman
    I'm a soldier, I'm a fighter
    Take a step back, I'm on fire
    Nothing's gonna kill me
    nothing’s gonna stand in my way
    To the broken-hearted
    that wished that they’d
    Never been born, never been torn,
    never sinned, never disobeyed
    1991's | 1996's
    doctor | allurer
    chronokinesis | healing factor
    upside down: elijah dallaire


    (29) DIFESA BELTÈ (elijah + gwen): blocca il tempoh
    (18) DIFESA AU-GEMES (barbie + elijah): disintegra la roccia
    COMBO ATTACCO SETH 18 (gwen + elijah): pugnala al kwore
     
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    Non aveva pianto. Sguardo asciutto, gola secca e guance rosse per la fatica della serata, Jaden aveva accolto la notizia della morte di Ego annuendo lentamente, le mani ferme sul fucile mentre le dita si limitavano a stringere un po' più forte - troppo forte - il pezzo di ferro. A seguire, dopo aver abbassato gli occhioni azzurri sull'arma e aver cambiato in modo meccanico le cartucce finite, due sole domande: chi l'ha uccisa? Uno sconosciuto. E' morto? Sì.
    Era tutto ciò che aveva voluto sapere, se si può dire così la sua unica preoccupazione sapere che chiunque avesse posto fine alla vita della sorella, come la Lowell, non fosse più un problema per quel mondo; se Ego aveva combattuto fino all'ultimo? Se aveva avuto il tempo di dire delle ultime parole? no anzi è stata sempre piuttosto silenziosa ah ah Non le interessava. Non in quel momento, forse mai nella vita. Jaden aveva fatto cadere la discussione andandosene con un «sai cos'hanno di divertente le battute sulle sedicenni morte? Non diventano mai vecchie» del tutto fuori luogo e per lei la questione era finita così, da cancellare fino a nuovo ordine; ormai era andata così. Fucile in spalla, lingua a passare sulle labbra asciutte, aveva cercato il più possibile di relegare quella notizia in un angolino in fondo al cervello, accanto alla consapevolezza della morte di Alter, del sangue a sfigurare il (prima) bel viso della sorella ora a imbrattare il pavimento di Hogwarts. Non era fatta per elaborare fatti del genere, la mezzana Beech, non importava che fosse nella ribellione da anni per via delle tirannie di Seth; non era mai toccato a lei chiedersi come tirare avanti un altro giorno senza questa o quella persona amata (anche la morte di Lienne tempo prima? La scomparsa di una sconosciuta che nella sua vita era stata un'ombra lontana). Non sapeva cosa fare, come reagire, come poter concepire l'idea che non avrebbe più avuto le gemelle in giro per casa - sempre che a casa fosse riuscita a tornare. Non era pronta per pensarci.
    Una notte, una sola notte, e la sua famiglia era stata distrutta.
    Aveva sognato quella missione settimane, era stata fra le prima a iscriversi eccitata, memore di quanto detto da Maeve (la sua Maeve? ormai non era più certa di nulla) a dicembre: «fai qualcosa, jade. Cambia la storia». Aveva fatto qualcosa, aveva cercato di cambiare la storia. Ma il prezzo di ciò? Sempre troppo ottimista, la Beech, non aveva calcolato fino a quel punto i rischi, non aveva voluto vederli.
    E avrebbe continuato con quella filosofia.
    «Non dire niente» secca, seppur avendo accompagnato quella frase con un sorriso. Se ne sarebbe pentita, probabilmente. Un giorno si sarebbe odiata per non averlo lasciato parlare prima che fosse tardi... ma quella sera? C'era ancora speranza. «Stai solo zitto, mh? Non voglio- non devi dirmi niente. Qualsiasi cosa, me la potrai dire a casa, Jerkins... a meno che tu non voglia elogiare le mie tette; in quel caso fai pure»
    Una ragazzina nel corpo di una donna quasi adulta, giovane campionessa di fuggire dai propri problemi, Jaden neanche si era mostrata particolarmente preoccupata delle decine di copie di Seth attorno a loro, neanche si era preoccupata che altri potessero morire; loro erano lì per vincere, e avrebbero vinto. Giusto? Erano i buoni, e i buoni vincevano quel tipo di conflitti. Dopo le gemelle, non poteva andare peggio di così, non poteva morire altra gente. Non poteva morire Eugene. Era semplicemente inconcepibile l'idea. Dando le spalle all'uomo, chiuse gli occhi prendendo un grosso respiro. No, non doveva neanche pensarci ad un'eventualità simile. Si sarebbero sposati. E per farlo, prima doveva morire Seth... lo stesso Seth che aveva fatto morire le sue sorelline, messo a rischio l'uomo della sua vita, Rea e Mae, Cyl, tutti i suoi amici. Il cuore a battere all'impazzata tanto da far male, ricaricata di una rabbia che non voleva riconoscere per quello che era, dolore, Jade sarebbe corsa in avanti verso una delle copie. Neanche notò non troppo lontano che una di queste aveva rivelato qualcun altro sotto l'aspetto di Seth, che non era Seth, che quindi avrebbe potuto ferire un volto amico. Denti stretti, Jaden avrebbe dato il calcio del fucile sulla faccia della copia dell'uomo, dal basso verso l'alto sperando di fargli rientrare il setto nasale... e avrebbe riprovato a colpirlo fino a vederlo esalare (ogni copia in meno la avvicinava all'originale e al suo collo, giusto?), se non che «BIBIOTTO!» sì, classica esclamazione di sorpresa della neo mamma ormai andata a sostituirsi al gergo da scaricatore di porto; mica voleva il suo bimbo (Euge, ma anche Elite #cos) imparasse brutte parole.
    Uno spuntane stava comparendo dal terreno pronto a infilzarlo, e Jaden avrebbe cercato di spostarsi con un elegante passo di danza prima di venir trafitta, solo per vedere che la stessa sorte stava capitando a Nath poco lontano. Volando (eh, meglio non rischiare con la supervelocità che chissà quanti altri spuntoni si prendeva) sarebbe arrivata sopra l'uomo, afferrandolo con un certo sforzo di peso per sollevarlo in aria come mamma aquila con la preda inerme.
    «Abbiamo messo su un po' di pancetta, eh?»
    1918: pepito joseph w. moonarie
    take a breath spit out the blood
    in your mouth and get back up on your feet. you still got a couple of motherfuckers to prove wrong
    Sorry that most of my
    hilarious jokes are borderline inappropriate. And by Sorry
    I mean you're welcome
    2018 vs 2018 au
    please don't
    wizard / light bending
    upside down: jaden fucking beech


    COMBO ATTACCO SETH 17 (jade + neal): dà il calcio del fucile sul naso per far rientrare il setto nasale #wat

    (22) DIFESA JADE (jade + neal): si sposta
    (14) DIFESA NATH (jade + neal): lo prende volando
     
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    sheet • 25 • 2118 • Neal Scamander | Margaret Piper • 2018!au • 26 •
    Non era un semplice taglietto, un qualcosa di cui non preoccuparsi. Lo sentiva dal brivido freddo che gli percorreva il corpo, da quella pesantezza degli arti che non avrebbe dovuto provare, dalla lentezza dei suoi riflessi.
    Lo aveva capito dal momento in cui aveva usato Lewis, il suo hobbit versione tascabile, come sostegno. Aveva stretto la presa sulla bacchetta per placare quel tremore che avrebbe rischiato di preoccupare l’ex-Corvonero più del necessario. Provò a non respirare a fatica, non avrebbe ceduto alla debolezza. Non poteva lasciarsi andare sul primo masso, tirare un sospiro di sollievo; se lo avesse fatto, se solo l’adrenalina fosse precipitata, il suo corpo sarebbe crollato con essa. Era una questione di chimica, lo sapeva benissimo.
    Passò il braccio dietro la nuca dell’amico, con la scusa che se fossero stati vicini, sarebbe stato più facile proteggersi a vicenda, almeno fino a quando non avesse trovato un’apertura per farlo andare via, il più lontano possibile. Anche a costo della vita… ammesso potesse servire ancora a qualcosa, ammesso fosse ancora in grado di fare qualcosa.
    Perché, che la situazione stesse per precipitare, era nell’aria. Era come se il bello non Seth dovesse ancora arrivare, come se la partita fosse stata prolungata fino ai tempi supplementari, così, per capriccio di un arbitro che ancora non si era divertito abbastanza e i nuovi arrivati potevano solo dare un tocco ancora più cremisi a quella tela di morte e dolore che lo psicopatico stava tessendo.
    Era una trappola così ben orchestrata che si stupì di essersi sorpreso quando vide degli spuntoni levarsi dal terreno, in quello che avrebbe potuto definire un campo minato. Un passo falso e sei finito. Una disattenzione e, al posto di essere appeso per mutande alla Torre di Astronomia, Seth sarebbe diventato la versione Hogwartsiana del vero Conte Dracula, conosciuto anche, molto affettuosamente, come l’impalatore.
    La terra tremava e così anche la sua voglia di continuare a combattere, la sua determinazione a portare a termine qualsiasi cosa si fosse messo in testa di fare.
    La presa sulla bacchetta si fece più salda e sperò di poter fare, ancora un’ultima volta, la differenza. Un battito in più, un respiro in più, una vita in più. Non chiedeva altro, non desiderava altro.
    Lanciò un Bombarda Maxima e un Reducto, proteggendo quella piccola fiammella, quella flebile consapevolezza di poter essere ancora utile, di non essere solo un peso, uno dei tanti feriti di cui doversi prendere cura e che si dovrebbe soltanto lasciare indietro, per il bene comune, per la sopravvivenza. Era la legge del più forte e lui la conosceva bene.
    Vide una copia di Seth troppo vicina e, se l’istinto fu quello di lanciarsi contro e scaricare su di lui le ultime energie, fu trattenuto dal farlo dalla presenza di una bionda che lo aveva preceduto, colpendo il nemico con il calcio del fucile. Tuttavia, decise di infierire un pochino, giusto perché aveva deciso che lo aveva visto per primo ed era in vena di far capricci, lanciando una Maledizione Infirmatur per bloccare l’avversario e, giacché c’era, di provocare qualche danno. O, almeno, così sperava.


    «Hail to the Victor»


    DIFESA PER JADE (Jade + Neal): Bombarda Maxima.
    Distrugge qualunque oggetto venga colpito. Consigliato per abbattere muri, pareti rocciose, addirittura parti di edifici.
    DIFESA PER NATH (Jade + Neal): Reducto.
    Fa saltare in aria gli oggetti al passaggio di chi lo lancia. Per liberarsi di eventuali ostacoli che impediscono il passaggio, come grosse pietre, tronchi e simili, oppure per creare un diversivo che permetta di fuggire da un nemico.
    ATTACCO CONTRO SETH17 (Jade + Neal): Maledizione Infirmatur.
    Formula: infirmitatem. paralizza il nemico impedendogli di difendersi, ed al contempo lacera la pelle creando ferite ed abrasioni. Il colore del fascio di luce è blu.
     
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    alejandro
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    sebastian
    40 ps – 15 pa/pd
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    esther
    32 ps – 15 pa/pd
    elysian
    au-elysian
    18 ps – 15 pa/pd
    aloysius
    marcus
    41 ps – 15 pa/pd
    wtf
    emaline
    40 ps – 15 pa/pd
    shot
    elijah
    44 ps – 15 pa/pd
    shia
    todd
    16 ps – 15 pa/pd
    d.j.
    ego
    9 ps – 15 pa/pd
    gemes
    au-gemes
    34 ps – 15 pa/pd
    laurent
    bunny
    17 ps – 15 pa/pd
    jamie
    au-cj
    42 ps – 15 pa/pd
    heidrun
    roy
    49 ps – 15 pa/pd
    tokyo
    au-amalie
    30 ps – 15 pa/pd
    murphy
    victoria
    44 ps – 15 pa/pd
    michael
    mephisto
    37 ps – 15 pa/pd
    seth
    80 ps
    30 pa
    30 pd
    (4 pa) cj: spuntoni dal terreno
    (29 pa) eugene: raggio congelante
    (4 pa) ellis: spuntoni dal terreno
    (14 pa) byron: spuntoni dal terreno
    (1 pa) aidan: terremoto
    (11 pa) ezra: spuntoni dal terreno
    (21 pa) mitch: spuntoni dal terreno
    (14 pa) todd: infero
    (40 pa) freddie: strangolamento
    (8 pa) esther: spuntoni dal terreno
    (16 pa) svetly: spuntoni dal terreno
    (13 pa) ophelia: bestia oscura
    (17 pa) elwyn: spuntoni dal terreno
    (15 pa) carrie: spuntoni dal terreno
    (4 pa) jazz: spuntoni dal terreno
    (28 pa) cora: spuntoni dal terreno
    (13 pa) au-ely: spuntoni dal terreno
    (12 pa) ayo: spuntoni dal terreno
    (30 pa) rudy: spuntoni dal terreno
    (19 pa) minkia: spuntoni dal terreno
    (4 pa) marion: spuntoni dal terreno
    (16 pa) d.j.: spuntoni dal terreno
    (3 pa) gwen: getto d'acqua
    (7 pa) keira: spuntoni dal terreno
    (27 pa) gaga: affogamento
    (10 pa) william: bestia oscura
    (14 pa) barbie: folata di vento
    (21 pa) noah: freccia al petto
    (3 pa) elijah: spuntoni dal terreno
    (8 pa) darden: spuntoni dal terreno
    (16 pa) mic: spuntoni dal terreno
    (12 pa) akelei: spuntoni dal terreno
    (42 pa) jaden: ramo al petto
    (9 pa) will ii: spuntoni dal terreno
    (15 pa) roy: spuntoni dal terreno
    (4 pa) victoria: spuntoni dal terreno


    (27) DIFESA FRANKIE (gwen + barbie): 5 + 10 = 15 pd (-12 ps)
    Una roccia ti apre un profondo taglio sul fianco.
    (23) DIFESA AU-AMALIE (ellis + minkia): 3 + 8 = 11 pd (-12 ps)
    Uno spuntone ti ferisce al braccio.
    (18) DIFESA AU-GEMES (barbie + elijah): 1 + 9 = 10 pd (-8 ps)
    Un pezzo della roccia esplosa, particolarmente grosso, ti colpisce allo stomaco.
    (22) DIFESA CALLIE (ellis + minkia): 13 + 4 = 17 pd (-5 ps)
    Una roccia ti trapassa il piede sinistro.
    (10) DIFESA AIDAN (jay + aidan): 13 + 10 = 23 pd
    (13) DIFESA BARRY (jay + aidan): 10 + 4 = 14 pd
    (22) DIFESA JADE (jade + neal): 2 + 2 = 4 pd (-18 ps)
    Uno spuntone particolarmente violento ti trapassa la coscia, costringendoti a terra tra dolori atroci.
    (14) DIFESA NATH (jade + neal): 1 + 8 = 9 pd (-5 ps)
    Una roccia ti apre un taglio sulla gamba, superficiale.
    (29) DIFESA BELTÈ (elijah + gwen): 12 + 7 = 19 pd (-10 ps)
    Nonostante i tentativi di Elijah e Gwen, la stalagmite si innalza, si contorce, fino a raggiungerti.
    Fino a trapassarti il petto.
    Puoi provare a resistere, ma non a lungo: non c'è più nulla da fare per te, Beltè.

    COMBO ATTACCO SETH 24 (jay + aidan): 12 + 14 = 26 pa
    DIFESA SETH 24: 25 pd (-1 ps)
    La maledizione di Aidan, sotto un certo punto di vista, pare inutile: a Seth non spuntano i denti da tricheco che ci si aspetta da un Tribumortem, ma arretra tramortito - c'è qualcosa che non va, mentre il rombo della pistola di Jay si fa eco sulle sponde del Lago Nero. Prima ancora che il proiettile arrivi al destinatario, questo tramuta - probabilmente, in seguito all'incantesimo del Gallagher -: si fa più minuto, infantile ed aggraziato. Quando il proiettile colpisce al petto Phoebe Campbell, la ragazzina si porta dolorante le mani a coprire la ferita, prima di cadere esanime a terra.

    COMBO ATTACCO SETH 7 (barbie + minkia): 3 + 13 = 16 pa
    DIFESA SETH 7: 14 pd (-2 ps)
    Il vostro attacco è perfetto, e Seth non oppone così tanta resistenza quando la lama della spada lo trafigge al ventre.
    Cade a terra, agonizzante; quando ti allontani, lo vedi cambiare. Una chioma castana si dirama attorno al viso gentile di Evangeline Harris, esanime davanti ai tuoi occhi - le labbra dischiuse in un'ultima supplica, prima che spiri.

    COMBO ATTACCO SETH 18 (gwen + elijah): 3 + 15 = 18 pa
    DIFESA SETH 18: 15 pd (-3 ps)
    L'incantesimo di Gwen colpisce in pieno Seth, ed il pugnale si conficca precisamente nel petto dell'uomo - ma questo sorride sornione, prima di dissolversi in una nuvola di fumo. Non era il vero Seth, ma almeno non era nessuno dei vostri.
    Tirate un sospiro di sollievo.
    Per quanto potete.
    Una lancia scura, appuntita, sfreccia al vostro fianco, togliendovi il respiro dalle labbra; ne seguite la traiettoria, e preferireste non averlo mai fatto. Quando trovate il punto in cui il suo viaggio è finito, accorrete il più velocemente possibile: perché Gkee Lowell è stata colpita a morte, la lancia conficcata nel ventre a ledere organi vitali.
    Non potete fare nulla, se non dirle addio.
    GKEE: -34 ps

    COMBO ATTACCO SETH 17 (jade + neal): 4 + 2 = 6 pa
    DIFESA SETH 17: 27 pd (+21 pa)
    Il colpo del fucile debilita Seth, facendolo indietreggiare colpendolo sul naso - e già qualcosa cambia, nel suo aspetto: i capelli si fanno decisamente più lunghi, ondulati e scuri, le dita a premere sul volto più gentili e delicate. Quando alza lo sguardo, il naso grondante di sangue sulla pelle olivastra, avete appena il tempo di riconoscere Rea Hamilton, prima che la maledizione di Neal la colpisca in pieno, paralizzandola ed iniziando a lacerarle la pelle. Non ci vuole molto, prima che l'Infirmitatem la uccida.

    ATTACCO SETH 23 (ellis): 7 pa
    DIFESA SETH 23: 17 pd (+10 pa)
    La copia di Seth da te colpita svanisce sul colpo, polverizzandosi al suolo.
    Anche la tua, come quella presa di mira da Elijah e Gwen, altro non era che una mera illusione - ma non è altrettanto, il corpo di Elysian Stark che viene brutalmente presa da terra, e sbattuta telecineticamente contro un albero.
    AU-ELYSIAN: -7 ps


    [14 pa] BARBIE: una potente folata di vento ti fa levitare dal suolo, e poco dopo tenta di sbatterti violentemente contro un albero.
    [ (19+21) 40 pa] FREDDIE: una forza invisibile ti prende alla gola, cercando di strangolarti.
    [1 pa] AIDAN: la terra sotto ai tuoi piedi inizia a tremare, provando a farti cadere a terra.
    [ (21+21) 42 pa] JADEN: un ramo del più vicino albero cerca di trapassarti il petto da parte a parte.
    [3 pa] GWEN: l'acqua del Lago Nero si alza, e prova prima a colpirti con un getto per gettarti a terra -
    [27 pa] GAGA: - e poi a chiuderti in una sfera liquida per farti affogare.
    [29 pa] EUGENE: un micidiale raggio azzurro chiaro mira a tramutarti in una statua di ghiaccio.
    [ (4+10) 14 pa] TODD: un Infero appare alle tue spalle e prova a spezzarti l'osso del collo.
    [21 pa] NOAH: qualcuno ti entra nella testa, e ti persuade a conficcarti una freccia nel petto.
     
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    Come fossero arrivati a quel punto, Barry non lo sapeva.
    O, meglio, lo sapeva ma preferiva non pensarci. Che tanto non aveva alcun senso farsi mille paranoie, concentrare la mente su una spiegazione logica comunque inesistente. Andava accettata per come era, quella fottuta realtà: le versioni alternative di Gwen e William erano passate a miglior vita, ma quelli che il corvonero puntava a riportare a casa respiravano ancora; l'ombra invecchiata male di lancaster aveva sparato le sue solite due minchiate criptiche senza dar loro una reale interpretazione dei fatti, ma almeno si era prestato ad offrire loro una soluzione. Vera o fittizia, questo stava ad altri deciderlo, scoprirlo. La trappola poteva effettivamente essere stata preparata per Seth, ma qualcosa - un antico prurito alla base della gola - suggeriva a Barrow che quelli fottuti, alla fine, sarebbero stati loro.
    Come ogni cazzo di volta.
    «ah. quindi si moltiplica pure. bello.» nemmeno ci provó, il diciassettenne, a fingere di provare una qualche emozione oltre ad un rassegnato senso di sconfitta, iridi grigio azzurre inchiodate suo malgrado alle innumerevoli versioni del nemico: van lidova, vasilov, grazia graziella e grazie al cazzo, a quel punto uno valeva l'altro. Tanto sarebbero morti comunque, giusto? Lo avevano già fatto, alcuni di loro, in attesa di avere tutti e due i piedi nella fossa invece che uno solo (#ripeuge). E vabbè dai, era andata così. «ve l'ho già detto--» ruotó il capo verso i Freaks - meno bernadetta, rimasto nel far west a tosare le pecore e curare i cavalli di myles, con il culo al sicuro in puro stile BitchJ - osservando i loro volti uno ad uno, un istante in più a soffermarsi sui tratti incredibilmente delicati di Sersha. Era una cosa di famiglia, quel modo caratteristico di fregare chi guardava. «che siete degli stronzi?» certo che gliel'aveva detto. E che li amava? Anche per quello Barrow Skylinski aveva avuto la sua occasione. Incisivi a mordere il labbro inferiore risucchiato all'interno della bocca, il corvonero scosse la testa, spostando la propria attenzione dagli amici ad una delle tante copie di Seth, e infine sui capelli color grano di Amalie Shepard. «non sarebbe così male morire con voi.. ma magari non facciamolo.» ah!, come se avessero davvero una scelta.
    Ci sarebbe anche andato da Amalie, mai dimenticare la patata quando arriva il momento di crepare, se solo nel mentre un elegante Aidan Gallagher libratosi in volo non gli fosse precipitato letteralmente addosso, la stretta forte e sicura (?) attorno alla vita. Un bene, il venire sbalzato via di qualche metro, considerata la stalattite (???) di pietra che apparve un istante dopo spuntando dal terreno nel punto esatto in cui barry si trovava fino a pochi secondi prima. Se non era culo quello! (l'averla scampata, non Aidan. Ma anche un po' Aidan, su). «allora non siete buoni solo a barare a carte e allattare bambini con le tette finte.» parlava non solo per sentito dire, il corvonero: non avrebbe mai dimenticato quel pomeriggio al parco quando aveva beccato Jeremy mentre dava la poppata a River Crane con indosso un seno finto per rendere più realistica l'esperienza al bambino.
    Cose da incubo, al Satan sitter club.
    Cose da incubo anche lì, in effetti: era andata a finire che le copie di Seth non erano davvero il nemico, ma quegli stessi rapiti, scomparsi, vattelapesca che i tipi della realtà alternativa non trovavano più, e che ora toccava a loro fare fuori per salvare la pelle; al peggio non c'era mai limite, per così dire, anche se quel peggio non andava ad alimentare la già abbondante quantità di stress e adrenalina in rapida ascesa verso il cuore del corvonero. Forse gli dispiaceva persino, per quegli uomini e donne, ragazzini con un piede ancora nella prepubertá, ma il biondo aveva le sue persone a cui pensare; la sua famiglia, da proteggere. Non c'era spazio per nessun altro. «depulso!» così, random, bacchetta alla mano, senza nemmeno guardare per chi lo stava facendo; avrebbe lanciato l'incanto su uno degli spuntoni, nella speranza di distruggerlo prima che la roccia potesse infilzare qualcuno, a quel punto uno valeva l'altro. Finché non fossero stati i Freaks, Amalie, Gwen o i suoi genitori ad aver bisogno di aiuto, tutto sarebbe andato bene: non si sentiva responsabile per chi non conosceva, onesto fino in fondo. «dai levati@!1?» ayo, AJÓ! si sarebbe beccato uno spintone potente, si spera anche solo un attimo prima di venire trasformato in uno spiedino; tanto c'era Jamie Hamilton dall'altra parte, pronto ad afferrare il ragazzo e tirarlk maggiormente a sé se fosse stato necessario.
    Imbracció il fucile, Barrow Skylinski, mentre l'altro biondo faceva il tifo fregandosene almeno apparentemente di quello che stava per accadere: perché se avesse sparato, Barry non avrebbe colpito solo il nemico; ormai l'aveva capito, lo avevano capito tutti. E, ancora una volta, non gli venivano concesse alternative. «'fanculo.» il dito indice premette sul grilletto, l'arma fece fuoco rinculando la potenza del colpo dalla mano fin dentro alle ossa, su per la spalla e dritto al cuore. Se proprio doveva prendersi una responsabilità, il nuovo Lynch Beaumont Barrow, quello era il momento perfetto per cominciare.
    #rip

    barrow obi skylinski
    Broke my bones, tasted blood Burned my wings close to the sun But I'll keep on flying I'm too young for dying
    Scraped my knees, bruised my heart It's where you end, not where you start I see them running Cause they see me coming
    2118 ; au!2018
    ravenclaw vs. former gryffindor
    blondie ; grumpy cat
    au: eugene henry jenkins


    barry + jamie per ezra: depulso sullo spuntone

    barry + jamie per ayo: lo spinge via

    barry + jamie vs. seth 1: gli spara allo stomaco con il fucile
     
    .
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