[mini q] It's about to be legendary

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    Ayeong aveva delle aspettative ben precise: era cresciuta con i racconti delle avventure dei suoi bisnonni ed era anche per questo che aveva finito con l'avere un'opinione abbastanza categorica sul loro carattere, sulle loro abitudini e su tutto quello che li riguardava. L'intera famiglia Jeon era convinta di determinate cose sul loro conto, eppure quei bisnonni che aveva davanti agli occhi non erano affatto come li avevano immaginati loro in tutti quegli anni. Kook Jaeyong, anzi, era proprio l'esatto opposto di quello che sarebbe dovuto essere -almeno secondo la tradizione- e questo la destabilizzava parecchio. Avrebbe voluto parlare con lui, avrebbe voluto raccontargli tutta la verità (di essere sua nipote, ecc.), ma Ayeong era come bloccata perché non riusciva a prevedere che tipo di reazione avrebbe avuto Jaeyong. Inoltre era abbastanza palese che non scorresse buon sangue tra i due giovani (Tae e Kook) e questo, oltre che ad essere davvero una cosa super scioccante, sicuramente non l'avrebbe aiutata a far loro capire di essere davvero loro nipote -o che almeno lo fosse nel 2118 dell'altro universo-. Era probabile che le avrebbero riso in faccia. O che si sarebbero messi a litigare su chi fosse il più disgustato tra i due. "Santo cielo." pensò la giovane, sospirando. Nelle storie tramandate si narrava di come si fossero innamorati praticamente dal primo momento in cui si erano visti ma che se n'erano realmente resi conto solo anni dopo -dettaglio alquanto improbabile con queste due versioni alternative-. "Non è fantastico? Un amore così... vero... immediato, ma nascosto. Scambiato per amicizia profonda ma poi compreso per ciò che era davvero: vero amore! Ed invece questi due ragazzi si odiano proprio. È UNA FOLLIA!" pensò la giovane, lanciando gomitate al fratello per fargli capire la gravità della situazione. Era venuta per conoscere i loro bisnonni innamorati e coraggiosi ed invece si era trovata davanti qualcosa che non si era proprio aspettata. "Se loro non si amano... SE LORO NON SI AMANO NON ADOTTANO NEANCHE LA NONNA!! E la nonna non incontrerà mai il nonno!! E noi non nasceremo mai!!" pensò ancora lei, continuando a disperarsi. Questa era una situazione che urgeva di un immediato intervento. I suoi bisnonni dovevano innamorarsi anche in questo universo, anche se Ayeong non sapeva esattamente cosa fare, specialmente perché era alquanto difficile parlare con il bisnonno Jaeyong (che rispondeva a monosillabi). Hyunjin era un chiacchierone -quasi come se l'era immaginato-, infatti parlava tranquillamente con Taeyong, ma Jaeyong era sempre sulle sue e giusto giusto era lei che doveva averci a che fare! "Forza e coraggio! È in ballo il nostro futuro in questo universo alternativo!" pensò la giovane e si avvicinò al bisnonno, schiarendosi la voce. « Perché con Tae Hyunjin non andate d'accordo? Sembra una brava persona. Ed è bello, non trovi? Eh? Sembra un angelo! » disse la giovane, facendo alzare gli occhi al cielo al più piccolo. All'inizio sembrava proprio che Jaeyong non volesse rispondere, poi però qualcosa lo portò ad esporre la propria opinione. « Un angelo? Attenta a quello che dici. Tae è un Eletto a cui non importa niente degli altri. È spocchioso, arrogante ed un idiota. Dai retta a me e stagli lontana. » disse lui e quelle parole avrebbero dovuto decretare la fine di quell'assurda discussione ma Ayeong era una persona impulsiva. Fin troppo. Credendo che la situazione non si sarebbe mai potuta risolvere se non con le maniere forti, Ayeong prese il braccio di Jaeyong e cominciò a trascinarlo in direzione di Hyunjin. Dopodiché li mise uno accanto all'altro e li sorprese entrambi, prendendo le loro teste ed avvicinandole con tutta la forza che aveva in corpo. « VOI VI AMATE! SIETE I MIEI BIS-MMMMH! » disse ma le sue ultime parole vennero coperte dalle mani di Taeyong che, ovviamente, era intervenuto prima che la sorella combinasse qualche altro guaio dei suoi. La prese proprio in braccio, sollevandola senza alcuna difficoltà, e la portò lontano sotto le vive proteste della giovane.

    Jaeyong aveva capito subito che quella ragazzina sarebbe stata la sua spina nel fianco. Perché, ovviamente, non bastava Tae Hyunjin. No. Doveva anche esserci una ragazzina pazza che a quanto sembrava era convinta che lui e Tae si amassero! "Se questa non è follia, io proprio non so cosa sia." pensò il diciassettenne, guardando il suo acerrimo nemico con il naso aggrottato mentre un brivido gli correva lungo la schiena. Come se ciò non fosse abbastanza, la ragazzina si era pure messa nei guai nei primi 5 secondi dopo il loro arrivo in Messico. L'aveva praticamente salvata in extremis da un sasso volante, lanciato a tutta velocità. E poi aveva ammirato il modo in cui la giovane aveva usato il ventaglio contro la stessa creatura che aveva tentato di ferirla poco prima. "Mmm... non male!" pensò lui, osservando con soddisfazione l'enorme squarcio creato sul ventre della donna/creatura. La ragazzina ci sapeva fare con il ventaglio ed a quanto sembrava aveva anche veramente a cuore il fratello perché in un attimo la vide gettarsi su di lui di modo che potesse salvarlo da un dardo.

    « TAEYONG! » urlò Ayeong, lanciandosi in direzione del fratello. Il maggiore stava per essere colpito da un dardo e la ragazza non c'aveva pensato due volte: aveva cominciato a correre con tutta se stessa e l'aveva spinto via, salvandolo all'ultimo. Solo dopo e con il respiro bloccato in gola, Ayeong scoprì che effettivamente era stata in grado di colpire la sua avversaria. Sangue scarlatto gocciolava al suolo, rivelando la presenza di uno squarcio sul ventre della donna. « BEN TI STA! » urlò lei, quasi per sfogarsi. Sapeva che non era affatto finita ma urlare le faceva bene e ristabiliva la sua concentrazione. Si guardò intorno ed i suoi occhi caddero su Park Sehyung. Si accorse subito di come quest'ultimo si trovasse in difficoltà ed ancora una volta si ritrovò a correre ma questa volta verso lo zio (acquisito) che stava per essere colpito da una mazza ferrata. Provò a spingerlo ma non sapeva esattamente se fosse riuscita a salvarlo, anche perché era ancora nel pallone, seppur la mente fosse comunque più lucida di prima. Aveva persino dimenticato di possedere una bacchetta magica e questo la diceva lunga sul suo stato mentale. Stava andando in giro praticamente a spingere la gente, il che non era normalissimo. Però, che poteva dire? Si stava trovando bene con quest'arma. In un attimo, però, qualcosa la portò a prendere il ventaglio tra le mani e ad alzarlo all'altezza della bocca. Non era lei che voleva farlo. Che stava accadendo? Qualcosa non andava. E se ne rese definitivamente conto quando provò ad infilarsi il ventaglio in gola. Le mani di Jaeyong, però, arrivarono a fermarla. In realtà non è che l'avesse proprio fermata definitivamente... più che altro stava tentando di non farglielo ingoiare mentre le sue mani rimanevano determinate a spingerglielo in gola. C'era quindi quasi un tira e molla tra lei e Jaeyong. La giovane sperava solo che il bisnonno non si arrendesse e che non mollasse la presa.

    Jaeyong continuò ad ammirare la determinazione della ragazzina che, come un ghepardo, correva da una parte all'altra a salvare la gente. Non che ora gli stesse simpatica ma comunque non poteva non dire che ora non la trovasse piuttosto interessante. C'era qualcosa che non capiva di lei. Qualcosa che gli sfuggiva e che lo spingeva a proteggerla. E mentre la giovane era intenta a salvare il fratello e Park Sehyung, il mago si impegnò a cercare di colpire la creatura che aveva attaccato Ayeong. Dimenò la katana in aria e corse verso quell'essere. Menò il fendente ma all'ultimo non riuscì a vedere se avesse colpito la creatura perché venne distratto dagli strani movimenti di Ayeong. Dopodiché pensò solo a salvarla nuovamente dall'ennesimo attacco della creatura.
    Jeon A-yeong (전아영)
    When I am just me
    I shine the brightest
    so don't get scared when darkness comes.
    Are you joking? What am I to you?
    Am I easy to you? Are you playing with me?
    You’re in danger right now, why are you testing me?
    22 Y.O. (Aye) | 17 Y.O. (Jae)
    2118 (Aye) | 2018 AU (Jae)
    Nephew & Great-grandfather
    Upside Down: Kook Jae-Yong


    COMBO DIFESA AYO (Ringo + Sharyn): Ringo prova a bloccare le mani di Ayeong (che stanno tentando di farle ingoiare il ventaglio)
    COMBO DIFESA SWING (Ayo + Swing): Ayeong si butta su Swing per spostarlo
    ATTACCO SU SERAFINA: Ringo usa la katana contro l'avversaria
     
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    Tutto accadde ancor prima che potesse fare realmente qualcosa.
    E così, era quello il sapore del dolore? Sangue rappreso mescolati a pezzetti di pelle che, lentamente, si erano staccati dall'interno della sua guancia nel momento stesso in cui aveva conficcato i propri denti all'interno di esso, nel tentativo di reprimere il dolore stesso? Non poteva urlare, ma se avesse potuto lo avrebbe fatto. Non poteva muoversi, perché se si fosse spostato anche solo di un centimetro allora sarebbe andato tutto a riso alla cantonese, probabilmente beccandosi per davvero una mazzata in testa. Non poteva piangere e mostrarsi debole, ma lo fece. Una singola lacrima salata, di dolore e probabilmente anche di paura, cominciò a fuoriuscire dal suo occhio corvino; una singola goccia della sua sofferenza inespressa che, a sua insaputa, probabilmente stava tacitamente condividendo con i suoi amici mariachi, che in quel momento gli sembravano la compagnia più fedele. Si passò il polso oramai tinto di sangue per aver poggiato la mano sulla ferita, una smorfia di dolore a delineare il suo volto, l’espressione di chi sentiva di non farcela più, e le iridi che cercarono il suo compagno di avventure; era lì, in ginocchio, non troppo lontano da lui. Lui sembrava stare bene e, seppur fosse davvero, troppo, fastidioso e marpione, sospirò di sollievo nonostante facesse un male santo, comunismo santo. Faceva un male cane, ma lui non poteva farci nulla se non premere la mano libera sulla ferita: poteva solo rimanere lì, un ginocchio sul terreno che in origine era fretto come il ghiaccio ma che adesso aveva cominciato, sotto il suo peso, a riscaldarsi. Avrebbe voluto supplicare qualche divinità ( fato bello ti vedo ) di smetterla, di porre fine a tutto ciò…ma a che pro? La chiave che avrebbe permesso loro di uscire, con ogni possibilità, era all’interno di quel tempio. Una trappola per topi che, a poco a poco, li stava imprigionando, lasciandoli senza via di scampo.
    Alzati e combatti, alzati e combatti, alzati e combatti.
    «Ehi, tu, sì, proprio tu. Come ti salta in mente di colpirmi in questo modo? Non ti hanno insegnato che non è buona educazione? Questa maglietta era di GuCcI. Capito???? E no, non l’ho presa nel 1918. Potrebbe sembrare ma no.
    QUALCUNO MI TENGA GLI ORECCHINI, NON HO FINITO CON TE.»

    «TE LI TENGO IO, VAI MIO BASTONCINO DI MERLUZZO FRITTO.»
    Ignorò la risposta assai sgradevole del Barrow ( Will vienilo a riprendere ) incolpando il rumore delle pantegane mutanti, o qualsiasi animale fosse a fare tutto quel baccano nel bel mezzo della foresta ( il disrispetto, come si permettono ),e il fatto che la propria attenzione fu catturata dalla voce di un ragazzo e dall’aria che venne fesa dallo scoccare di una freccia, che non prevenne dal Minkia, ma bensì una spagnobrasiportolatina con probabilmente un tatuaggio a forma di farfalla sul linguine. Molto poco rispettoso, perché dovevano essere tutti così rudi? Non potevano discutere davanti ad una bellissima tazza di tè fumante? Sehyung ancora aspettava la sua Coca Cola.
    «Attenzione! BOOOMBA.» era così, Sehyung, un oceano in continua tempesta, imprevedibile nonostante potesse sembrare una tra le più tranquille distese d’acqua. Mentre le sue ciocche andarono a colorarsi di un rosso acceso, quasi simile al sangue che tinse la sua maglie e le falangi, prese un grande respiro ed iniziò a correre per provare a poter tirare una spallata a Jay e dunque evitare che la freccia lo colpisse. «Mi ringrazierai più tardi, wink wink. Al massimo cerca qualcosa per poter fare il culo a quella tipa. E’ irrispettosa delle leggi della…savana? »
    Doveva ammetterlo quella missione si stava rivelando molto più difficile del previsto. Non che si fosse mai ritrovato a sottovalutarla, o a minimizzare cioè che aveva passato durante quei mesi del passato, ma mai avrebbe pensato che potessero succedere così tante cose in uno scambio interculturare per Londra. Andava sempre così? E’ legale? Suo padre aveva firmato qualche modulo? Poteva avere un rimborso? E poi dicevano che erano gli orientali quelli strani, bah.
    Non fece in tempo a gioie per la propria vittoria personale, sempre se fosse riuscito a non fargli arrivare una freccia nel ginocchio ( i meme insegnano ), che sentì nuovamente la ragazza dalla mazza facile avvicinarsi nuovamente a lui per poterlo colpire. Ma per tutti i Samsung della corea, ma che avevano in quel tempio, il finale di qualche yaoi cancellato? Avrebbe dunque cercato di correre via da quel colpo e, se l’azione della sua amika cinese fosse andato anch’esso a segno, Swing avrebbe innalzato un sopracciglio in una piccola smorfia. «PORTA RISPETTO PER I TUOI HYUNG, NON SI SPINGONO LE PERSONE. RUDE ANCHE TU.» sì, tutto ciò era appena iniziato e lui stava già per uscire fuori di testa.
    In tutto ciò Minkia Barrow se ne restò a sbattere le palpebre, probabilmente incredulo.
    «…stai bene?» domandò rialzandosi in piedi e con l’arco ancora ben stretto tra le falangi, porgendogli una mano se fosse stato necessario. Lo stesso Minkia poggiò una mano contro la corteccia di un albero in ombra per poter creare attraverso il suo essere un fiko, una lancia che avrebbe cercato di lanciare al petto del suo avversario.



    park sehyung
    A sound of something breaking
    I awake from sleep
    A sound full of unfamiliarity
    Try to cover my ears but can’t go to sleep
    The pain in my throat gets worse
    Try to cover it
    I don’t have a voice
    Today I hear that sound again
    18 y.o | 16 y.o.
    ravenclaw | Darkness Manipulator
    MEXICO
    upside down: Minkia Barrow




    COMBO DIFESA (per jay, con floyd): tira una spallata per spostarlo
    COMBO DIFESA (per swing, con ayo): corre via #wat
    ATTACCO SU ZAIRA: la colpisce con una lancia oscura fa molto email da 2000
     
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    Piegò gli angoli della bocca verso il basso, le sopracciglia a scattare sopra la montatura degli occhiali nell’osservare come il combattimenti si stesse esponenzialmente allargando, coinvolgendo già quasi tutti gli invitati a quel party messicano. Davvero tutto molto bello ed entusiasmante, ma comunque il Larson non aveva così tanta voglia di partecipare: poteva provare a fare il finto supporter, quello sì. Non era di certo il suo passatempo preferito, né qualcosa che credeva riuscirgli bene – probabilmente, l’unica tra tutte le attività che avesse mai sperimentato in diciotto anni di vita-, ma pur di non rischiare di rompersi gli occhiali, o di rovinare il suo costosissimo compound e la sua capigliatura, poteva tentare l’impossibile.
    «bravò, escobar» ironico apostrofò il contadinotto, masticando tra i denti un minimo di accento francese per enfatizzare le parole, le mani ad applaudire lente in una cadenzata e noiosa replica di un applauso. «certo, io avrei evitato di farmi graffiare, ma» purtroppo non tutti possono essere come me «dai, si apprezza il tentativo» il che, sostanzialmente, era veritiero: al Larson piaceva essere la mente, non il braccio; apprezzava davvero lo scannarsi con gli aborigeni Inca, il quale gli lasciava un po’ di spazio per sé, per grattarsi le palle. Per questo il suo mancato senso di cheerleading, in un certo senso, lo demoralizzava: era difficile essere la testa sul campo in un tipo di missione come quello, se poi non si era capaci di esortare la forza lavoro a dare il proprio meglio.
    La cosa ancor peggiore era che, teoricamente parlando - molto, teoricamente -, il suo compito lì non era quello di fare da… capo. Molto rude, a dire il vero; avevano relegato lui, Noah Larson, ad un cadetto qualunque in quella guerra del cazzo.
    Avrebbe dovuto combattere. Al diciassettenne non piaceva combattere, siamo sinceri: gli avevano insegnato ad uccidere e torturare per i motivi più inutili e stupidi, talvolta. In quello era bravo, sebbene preferisse comunque astenersi dal dover togliere la vita di qualcuno – per quanto sovente si ritrovava a considerarla immeritevole di quel mondo -, ma non nel combattere come stupidi vichinghi su un campo di battaglia.
    Roba da disperati.
    Lui era più… l’uomo sulla sedia - come Ned per Peter Parker, o Patterson per il team di incapaci di Blindspot: sempre nelle retrovie, certo, ma anche l’unico in grado di fare sostanzialmente qualcosa; di certo non quel babbeo di uno Spider-Man, né una Jane Doe incapace e che da anni stava nell’FBI senza alcun addestramento né qualifica.
    «bella frustata, complimenti» continuò, lo sguardo basso sulle proprie unghie. No, non l’aveva effettivamente visto, ma sticazzi? Senza ombra di dubbio, era più divertente vedere un’armata di quindicenni – non l’avrebbe mai detto, in realtà: gli sembravano di gran lunga più piccoli – prendere a sassate gli sciamani maya, od osservare la yakuza in azione. Cos’erano, geisha futuristiche? Ninja con un nuovo livello di potere?
    Non lo sapeva, sapeva solo che «ehi, cinesina!» era cinese? Era giapponese? Riso alla cantonese? Non lo sapeva, né gliene importava più di tanto. «mi piace il tuo ventaglio, me lo regali?»
    Era davvero figo e molto potente, a quanto pareva.
    Lo voleva.
    «senti, muchacho» sollevò lo sguardo, Noah, incrociando gli occhi del tizio con il quale aveva fatto il patto – ed al sentirsi apostrofare in tal modo, ad alzarsi era stato anche un sopracciglio indispettito. «SWING, MYLES! – credo sia il caso che tu» smetta di rompere le palle e ti metta a fare qualcosa di utile, invece di fare lo stronzo, ma ciò rimase un pensiero incastrato nella mente di Floyd, la lingua del biondo a premere sui denti nel vago tentativo di impedire alle parole di uscire. «intervenga» concluse il colombiano, mentre con la stessa fiamma che aveva usato in precedenza, avrebbe cercato di disintegrare la freccia diretta allo stalliere – quello aveva capito fosse, Noah. Stalliere, santo cielo.
    «meh» sospirò, triste e svogliato. Se non avesse intravisto la figura di Gkee – una delle poche persone che sopportasse, lì in mezzo; o meglio, che ammirasse: emanava troppa gioia di vivere e positività, la ragazza dai capelli rosa, e sopportarla era sempre stato un po’ difficile per il serpeverde. Però c’era da dire che gli piaceva -, probabilmente non si sarebbe comunque mosso. Non aveva idea di chi fosse la tipa che stava proteggendo (gli sembrava di aver intravisto la sua controparte, ma… meh?), ma estrasse comunque la bacchetta, puntandola davanti alle due ragazze. «vitreo gelu» avrebbe pronunciato, ed allora un filo niveo avrebbe lasciato la sua banchetta, tramutandosi in uno specchio di ghiaccio che, idealmente, avrebbe dovuto trasformare le palle di fuoco in inoffensive sfere congelate, inermi nel loro cadere a terra. Senza ancora muoversi, avrebbe poi incoccato una freccia sulla corda a legna, tendendola con tutte le proprie forze. Il braccio a piegarsi in un angolo acuto dietro la spalla, la corda a spingere sulla pelle del viso glabro del giovane, un occhio socchiuso mentre l’altro si concentrava sulla donna con la balestra – era difficile, Noah sbagliasse un colpo.
    Quando lasciò la presa, le corde a vibrare nell’aria, si voltò verso il colombiano rompiballe.
    «contento, nonnetto?»
    Bello non sapere lo fosse realmente.
    floyd juan villalobos
    If all I have is now
    No consequences
    Would I go touch the flame?
    Or would I run for the exit?
    I ponder of something great
    My lungs will fill and then deflate
    They fill with fire, exhale desire
    I know it's dire my time today
    24 y.o. | 17 y.o.
    mimesis | slytherin
    mexico
    upside down: scott noah larson


    DIFESA JAY (swing + floyd): cerca di bruciare la freccia di belen
    DIFESA GWEN (noah + gkee): protego vitreo
    ATTACCO SU BELEN (noah): lancia una freccia al petto
     
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    Non pensava che le canzoni di Pitbull potessero avere un testo così profondo, e invece dovette ricredersi: le citazioni su Instagram ne erano una prova. Thunder, che viveva con gli auricolari incollati alle orecchie, si trovava nel bel mezzo dell’Amazzonia (ah no?) ad ascoltare Pitbull sul suo cellulare, cosa si voleva di meglio dalla vita? Non essere in una foresta tropicale, giusto. La Winston, perdonatela se non aveva mai fatto un’escursione, era abbastanza sicura di aver già le vesciche sotto ai piedi e mille punture di zanzara sul corpo. Più si guardava intorno e più era confusa, non aveva la minima idea di dove si trovassero o perché Pitbull si fosse messo a rappare in polacco, e la cosa le creava un’ansia non indifferente. Si chiese per l’ennesima volta perché si fosse offerta per quella missione, perché il Messico le sembrasse una lochesion tanto brillante; non era colpa sua se si immaginava già spiagge bianche e narcotrafficanti, erano le pubblicità tra le partite di Quidditch a crearle false expectations. Assottigliò lo sguardo fissandolo su un punto poco distante da lei, una cosa scura a muoversi tra l’erba «cazzo, sarà mica un serpente?» sharyn aveva una fobia per i rettili, era meglio che non le si avvicinasse o avrebbe incominciato ad urlare, e non era la migliore delle idee. Afferrò il braccio di una ragazza a caso, indicandole la creatura «e mollami» rude, Darden, la quale si scrollò la mano di dosso con la stessa delicatezza di una bestia. Non c’era bisogno di essere così violenti, dammit. «e nel far west non c’erano i serpenti, che ne so» aveva detto…far west? Sollevò le sopracciglia, studiando la ragazza come si faceva con un animale esotico – aveva sbattuto la testa? Strano, sembrava essere perfettamente in salute. «intendi il bangladesh, vero?» stesso livello tecnologico, dai. Una volta ci era anche stata, non era uguale al far west ma ci si avvicinava col suo internet pessimo e il suo sfruttamento minorile «ho detto far west, ci senti?» «ma sarai te che hai dei problemi» Thunder sentiva già una incontrollabile voglia di prenderla a pugni, non sapeva per quanto ancora si sarebbe potuta trattenere dal darle quello che si meritava. Cristo, che imparasse a tapparsi quella fogna. «non lo sai, vero?» non lo sai, vero? la scimmiottò nella sua mente, lei e la sua voce odiosa da so-tutto-io. Beh, non era migliore di lei solo perché proveniva dal Bangladesh, era meglio che se lo mettesse in testa. «cosa, sentiamo» incrociò le braccia al petto, lanciando un’occhiata a quello che credeva fosse un serpente – alla fine era un calzino, comunque.
    La Larson alzò gli occhi al cielo e tirò un sospiro, già esasperata dalla conversazione «siamo quelli che vengono dal passato, sai, coloro a cui siete venuti a rompere le palle» Thunder spalancò gli occhi e la indicò incredula, come se avesse avuto un fantasma davanti. Ora si spiegavano tante cose, del tipo la convinzione della ragazza di essere nel far west.
    /pezzo che non ho tempo di scrivere/
    «wow, sembra el dorado» Thunder si sentiva un po’ come Hernán Cortés, escludendo la violenza e i vari omicidi, una conquistadora pronta a esplorare le meraviglieh della civiltà atzeca. Mossero alcuni passi verso il Tempio prima che si scatenasse l’inferno, On the floor di JLO ad accompagnare il loro cammino verso la morte. Non seppe dire quando si aprirono le porte della struttura, l’unica cosa che ricordava era una schiera di guerrieri correre loro incontro, spuntati nel tempo che le era bastato a battere le palpebre. Fece scivolare la bacchetta tra le mani, posizionandosi in modo che fosse pronta ad attaccare se ne ve fosse stato bisogno - e lo sapeva bene, che quel momento sarebbe arrivato ben presto. La Winston non aveva idea di quanto cinesi ci fossero esattamente nella loro missione, ma era sicura che si erano aumentati da quando avevano messo piede nella foresta, non aveva idea di come fosse possibile, era successo e basta. Non aveva idea di come si chiamasse o se fosse un Cinese originale, l’unica cosa che Sharyn aveva in mente era proteggerlo dall’attacco di Serafina la gatta (wat). Puntò il legno contro la donna e proferì un «accio ventaglio» col quale avrebbe cercato di portare nelle proprie mani l’oggetto, così che Serafina non potesse farlo mangiare a nessuno, solo riso alla cantonese per la kinesi sqwad. Con quel ventaglio, poi, avrebbe tentato di salvare Ezra (ki6) dalle grinfie di Placido, il quale stava tentando di ucciderlo. Thunder pensava che l’uomo fosse troppo gnocco per provare il mondo di tale spettacolo, quindi alzò il braccio in aria e lanciò il ventaglio allo stesso modo di un frisbee, tentando di colpire Placido in viso e deviare la sua picchiata assassina.
    Giusto per non farsi mancare niente, la Winston si sarebbe accanita di nuovo sull’uomo, approfittando nella sua posizione rannicchiata, e gli avrebbe assestato un calcio nello stomaco. E poi un altro, e un altro ancora. Fortuna che pestare la gente era uno dei suoi passatempi.

    darden anja larson
    All of my sins I would repeat and I repeat
    'Cause I'mma be me 'til the death of me
    I don't really like anybody
    So don't tell me
    I'm like anybody else
    former gryffindor / ravenclaw
    far west lover / quiddtich addict
    1998's / 1996's
    sharyn "thunder" winston


    -- shar + ayo difendono ayo (serafina): accio ventaglio
    -- shar + mads difendono ezra (placido): ventaglio in faccia
    -- shar attacca placido: calcio nello stomaco
     
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    queen of the ashes

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    ”Incredibile” Zaira non sarebbe stata in grado di trovare un termine più adatto per descrivere lo squarcio. Probabilmente c’era qualcosa di orribilmente sbagliato nel trovarlo così intrigante, quasi si fosse trattato di una sorta di richiamo proibito per la giovane, ma che poteva farci? Era sempre stata piuttosto cauta, certo, ma come poteva negare l’ineluttabile fascino dell’ignoto? Opporvi resistenza sarebbe stato inutile, uno spreco di tempo e di energie.
    Si limitò, pertanto, a stringere forte la mano della sorella, intrecciando le dita con le sue, il fiato sospeso, gli occhi spalancati e luminosi come quelli di una bambina che sta per scartare il regalo di Natale più grande del mucchio, e tuttavia completamente ignara rispetto a ciò che si scoprirà celarsi al di sotto della carta iridescente. Quello poteva essere il dono più incredibile ed al contempo il suo incubo peggiore. A quel punto non aveva che da scoprirlo.

    ”Secondo te parlano un’altra lingua?” la giovane si limitò ad alzare le spalle, dubbiosa. Come poteva saperlo? La loro unica opzione era chiedere in giro, cercare di farsi un’idea del luogo in cui erano capitate. Cominciò a rigirarsi il fioretto tra le mani con grazia, lasciando che sua sorella si divertisse a chiacchierare amorevolmente con i presenti, interrogandoli con il suo solito modo di fare dolce ed affabile. Pur non pronunciandosi, la giovane rimase in ascolto, le orecchie tese e pronte a captare informazioni degne di rilevanza. Neanche a dirlo, nell’apprendere che erano state trasportate indietro nel tempo di quasi cento anni non poté fare altro se non lasciarsi sfuggire un sospiro sorpreso, quasi ironico: oh, la sorte. Così simpatica ed incredibilmente originale.
    ”Ma Kiwi, che ci importa degli altri? Cerchiamo piuttosto di capire come tornare indietro. Devo consegnare un compito di artimanzia entro mercoledì prossimo” ok, ok, lo so cosa state pensando: quale persona sana di mente si preoccuperebbe mai di uno stupido compito in una situazione del genere? Ma sul serio, quella era stata la miglior ricerca di tutta la sua breve carriera scolastica ed aveva un assoluto bisogno che tutti i suoi compagni ne apprezzassero la grandiosità.

    Se ne rese conto subito: non sarebbe stato semplice. No, non lo sarebbe stato affatto, proprio per niente. Ma cosa le era saltato in testa, a cacciarsi in quel guaio? Era stata una sciocca, sciocca, sciocca ragazzina impulsiva, ecco cosa. Come al solito. Incredibile, ci cascava sempre. E ora? Era terrificata, a dir poco. Voleva tornare a casa, rannicchiarsi sotto il suo piumino e sparire dalla circolazione per una settimana. Si prospettavano mesi e mesi di incubi. Si fosse trovata in un’altra situazione, capricciosa com’era, avrebbe probabilmente cominciato a pestare i piedi, serrando gli occhi nella speranza che, una volta riaperti, si sarebbe trovata al sicuro nel conforto della sua stanza, ma no, ovviamente sarebbe stato chiedere troppo. Sapeva, però, che nonostante il suo istinto le stesse gridando di darsela a gambe -run, bitch, run!- così come il suo cuore, il suo stomaco, cervello –insomma, tutto- doveva reagire. Doveva farlo perché innanzitutto non poteva abbandonare sua sorella -e va bene- ma anche perché insomma, la fantomatica tattica della corsa elusiva in stile zig zag non era mai rientrata nella lista di skills acquisite in quei sette lunghi anni di scuola-- o nella vita, se per questo.
    Si fece forza, stringendo la presa attorno al fioretto e slanciandosi in avanti e tentando un affondo diretto verso il petto del suo avversario, la mano stretta attorno all’impugnatura dell’arma ormai bianca per la forza con cui la stava stringendo, gli occhi assottigliati, in un misto di paura e pura concentrazione.
    zaira yar’adua
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    A girl can do what she wants to do and that's what I'm gonna do
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    DIFESA ZAIRA: essendo che Javier prova a instillare in lei paura, cerca mentalmente buoni motivi per non scappare nonostante il timore (?) e contrattaccare #whatamIdoingsendhelp sarebbe tipo una...combo con Kebab?
    ATTACCO ZAIRA: si slancia in avanti e con il fioretto tenta di infilzare Javier allo stomaco


    Edited by all that Jazz - 9/5/2018, 00:25
     
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    Kawkab, per gli amici Kebab, non era mai stata un'amante della fragilità in generale: in un sistema, in una persona, nella sua squadra di Quidditch. Una faglia in un qualsiasi sistema era pericolosa, l'aveva scoperto lei stessa con la propria esperienza e quando la faglia si aprì nel loro mondo, di solo una cosa era stata sicura: forse non sarebbe mai tornata a casa. Prese per mano sua sorella, una delle persone più preziose e per la quale avrebbe fatto di tutto. Non aveva capito cosa stava succedendo in quel momento, ma se tenerla con sé le avrebbe assicurato almeno di poterla tenere sott'occhio, qualunque cosa fosse successa non l'avrebbe lasciata da sola, non avrebbe lasciato la mano della sorella rischiando di perderla chissà dove ed entrambe avevano varcato quello che era parso proprio come un portale e ci erano passate attraverso con una facilità che non la sorprese.

    «Secondo te parlano un'altra lingua?» No, prima non era stata molto attenta a quello che era successo, era avvenuto tutto troppo in fretta e si era distratta un paio di volte. «Tu tipa» Provò a rivolgersi alla prima che aveva al suo fianco, scandendo bene le parole e sembrò accorgersi di lei e che quindi non era invisibile per loro, inoltre la persona a cui si era rivolta si era girata a guardarla e non aveva un'espressione confusa del tipo Yo, man, non ti capisco, era più un Yo, man, parli con me? ed infatti «Chi, io?» Riuscivano a capirsi, maggico. Alla fine sembravano persone abbastanza normali, ma di sicuro non potevano assomigliarsi così tanto i due mondi, c'era qualcosa di diverso. «No, tua nonna. Sì, tu. In che anno siamo?» Di certo non erano svegli, però parlavano la loro lingua e quello avrebbe semplificato tutto. «Nel 2018, che domande.» Nel 2018, che domande. Scimmiottò guardandola per poi perdere attenzione per lei. Come se passare da un mondo ad un altro con un distacco di cento, c-e-n-t-o, anni non fosse niente. Insomma un viaggio al polo sud e ritorno tutto in giornata.«Fuck.» Come immaginava ci era finita dentro e aveva trasportato con sé anche Zaira. Non sapeva se quello fosse un bene o un male, ma quando si rompeva un equilibrio niente andava bene e infatti proprio per quello bisognava mettersi all'opera per sistemare quella questione e magari tornare a casa. «Zaira ti rendi conto che siamo praticamente tornati nel passato di 100 anni? Chissà quanto sono primitivi qui.» Non aveva con sé la sua amatissima Harley-Davidson del futuro e migliorata obv (sorvoliamo su come se la fosse procurata) che avrebbe fatto scalpore fra i poverih. Perchè avere una moto del genere quando era il capitano di una delle squadre di Quidditch più famose della nazione? Perché era figa d amava il rombo del motore. Si era trovata invece in mano la sua magnifica vecchia mazza da Quidditch alla quale aveva applicato dei fantastici chiodi per mazzare chiunque avesse provato a farle qualcosa. Avrei tanto voluto dire che non la trasportava con se ovunque, ma direi una bugia. Per quanto non fosse un'arma sofisticata, era piuttosto efficace nel suo intento.

    Avevano dovuto seguire coloro che li stavano scortando verso il ricovero. Il ricovero. Non era di certo un bel nome per un posto. Sembrava quelli che un tempo molto lontano a lei erano i ricoveri per i pazzi, i manicomi e invece era il loro Quartier generale. La strada per giungervi per quanto simile a quella della sua epoca non lo era per niente: c'erano gabbie troppo grandi per dei semplici animali e la risposta giunse poco dopo, quando passando davanti ad una delle gabbie potè vedere essere scagliato un Anatema che Uccide verso un uomo seguito dalle urla degli Special. Urla che lei sentiva solo sul campo da Quidditch. Ora poteva ben notare la netta differenza fra i due mondi, fra quello che era un tempi e quello che sarebbe diventato. Un mondo pacifico, un mondo migliore.

    [...]
    Per la seconda volta nell'arco della giornata o meglio, nell'arco dei secoli, avevano attraversato un portale che li aveva condotti in un luogo decisamente più lontano, decisamente più caldo. Avevano continuato a camminare e camminare. Si era chiesta più di una volta del perché si trovasse lì in quel momento, del perché si ostinasse a seguirli, ma non aveva trovato risposta se non la voglia di tornare a casa, nel suo tempo. Il loro compito gli era stato rivelato poco prima: dovevano ritrovare le reliquie solo che quando teoricamente arrivarono e si fermarono, l'unica cosa che poté notare fu una distesa di suolo giallo e sabbioso, il battito delle ciglia e il tempio si innalza di fronte a loro, ma il tempio non era stato di certo lasciato incustodito. Non capivano la loro lingua, lo aveva intuito come provando a parlare con loro, la comprensione si disperdeva da entrambe le parti, erano molto distanti da casa, sia rispetto allo spazio che al tempo e avevano di fronte dei guardiani del tempio che non avevano intenzione di collaborare e questo significava solamente una cosa: «Posso prendere a mazzate chi voglio, tanto non mi conoscono.» E quello non era di certo la regola che applicava in ogni posto dove non era mai stata e nessuno poteva conoscerla, no di certo, solo con chi se lo meritava ovviamente. «Cool.» Era praticamente notte, ma abbassò i propri occhiali da sole che fino a quel momento aveva tenuto sul capo, solo perché non si poteva fare altro con cool. «Qualcuno mi spieghi perché finisco per trovarmi sempre di fronte persone che vogliono ucciderci.» E dire che Coraline tutti la descrivevano come una ragazza tranquilla e pacifica, quando andava a scuola aveva ottimi voti e una volta uscita da lì le sarebbe piaciuto diventare un'infermiera ad Hogwarts per tenere sott'occhio anche tutti i suoi pargoletti, eppure era stata catapultata in un universo parallelo dove tutto era ribaltato. Non era neanche la prima volta che impugnava il suo pugnale per ferire qualcuno, cosa che a vederla e sentirla parlare sarebbe risultata quasi impossibile da dire, ma di tutto ciò Kebab era ignara. «La vita prima o poi fotte tutti. Sta a te fotterla prima.» Avrebbe voluto aiutare la sorella in difficoltà, ma l'unica cosa che avrebbe provato a fare sarebbe stata quella di incoraggiarla da lontano prima di essere circondata da quattro Estela. Conosceva molto bene quel tipo di poteri e se avesse voluto annullare la moltiplicazione avrebbe dovuto colpire con forza il fulcro, la vera Estela, ma prima avrebbe avuto bisogno di difendersi da quei pugni e per far ciò aveva quindi scagliato un protego per proteggersi tutt'attorno, per poi posizionare la bacchetta dietro il proprio orecchio cone avrebbe fatto con una ciocca ribelle e avrebbe poi preso a due mani la mazza (mlmlmlmlml) per poi roteare su se stessa come un professionista del lancio del martello e avrebbe quindi cercato di colpire le quattro moltiplicazioni per individuare quella vera.
    kawkab "kebab" oluwafunmilayo yar’adua
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    Be soft.
    Don't let the world make you hard.
    Don't let pain make you hate.
    Don't let the bitterness steal your sweetness.
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    DIFESA COMBO SU ZAIRA (Kebab+Zaira): la incoraggia #wat
    DIFESA SU KEBAB: usa protego
    ATTACCO SU ESTELA: avrebbe poi preso a due mani la mazza (mlmlmlmlml) per poi roteare su se stessa come un professionista del lancio del martello e avrebbe quindi cercato di colpire le quattro moltiplicazioni per individuare quella vera
     
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    DIFESA MADS (gkee + mads): 11 + 10 = 21 (+6 pa)
    ATTACCO SU BIENVENIDA (mads): 2 + 6 = 8 pa. DIFESA BIENVENIDA: 8 pd.

    DIFESA GWEN (gkee + noah): 2 + 3 = 5 pd (-15 ps)
    Che dire. Lo scudo di Noah si affloscia, Gkee ti rimane akkoalata addosso ma senza smuoverti di un centimetro.
    Le palle di fuoco (non tutte!) ti prendono abbastanza in pieno, lasciandoti diverse scottature roventi su più parti di busto e gambe.
    ATTACCO SU APOLINAR (melvin): 11 pa. DIFESA APOLINAR: 6 pd (-5 ps)
    Alcuni spari, sebbene non molto precisi, colpiscono Apolinar, lasciando qualche piccolo foro sul ventre e pochi, lievi graffi sui fianchi.

    DIFESA EZRA (mads + sharyn): 13 + 9 = 22 pd (+19 pa)
    ATTACCO SU PLACIDO (sharyn): 12 + 19 = 31 pa. DIFESA PLACIDO: 1 pd (-30 ps)
    Mai visti calci tanto potenti: Placido li subisce tutti, senza opporre alcuna resistenza, facendosi picchiare come una pignatta.

    DIFESA AYO (ringo + sharyn): 8 + 8 = 16 pd (+9 pa)
    ATTACCO SU SERAFINA (ringo): 10 + 9 = 19 pa. DIFESA SERAFINA: 8 pd (-11 ps)
    La katana trafigge Serafina al fianco, lasciandole un lungo taglio profondo, il quale inizia a perdere molto sangue.

    DIFESA SWING (ayo + swing): 4 + 7 = 11 pd (-9 ps)
    Stavolta sei meno fortunato: la mazza ferrata ti colpisce in testa, scaraventandoti a terra senza però, grazie al cielo!, conficcarsi nel tuo cranio.
    ATTACCO SU ZAIRA (minkia): 10 pa. DIFESA ZAIRA: 1 pd (-9 ps)
    La tua lancia oscura si conficca nel petto di Zaira, che inizia a perdere sangue dal buco che l'oscurità, dissolvendosi, le lascia.

    DIFESA JAY (swing + floyd): 13 + 11 = 24 pd (+21 pa)
    ATTACCO SU BELEN (noah): 15 + 21 = 36 pa. DIFESA BELEN: 6 pd (-30 ps)
    La freccia, precisissima, si pianta nell'occhio della showgirl donna, rendendola cieca ma non meno combattiva.

    DIFESA ZAIRA (kebab + zaira): 3 + 2 = 5 pd (+2 pa)
    ATTACCO SU JAVIER (zaira): 13 + 2 = 15 pa. DIFESA JAVIER: 3 pd (-12 ps)
    Il tuo fioretto centra in pieno Javier che, nonostante sia stato accoltellato, ti scansa per poi indietreggiare, livido in volto.

    DIFESA KEBAB (kebab): 9 pd (-3 ps)
    Riesci a scampare quasi tutti i colpi, ma alcuni pugni ti colpiscono comunque.
    ATTACCO SU ESTELA (kebab): 5 pa. DIFESA ESTELA: 9 pd.

    MADS: Bienvenida crea tanti piccoli pugnali di ghiaccio che lancia nella tua direzione.
    RICH!GWEN: decidendo di cambiare Gwen, Apolinar pensa bene di fare lo sgambetto a quella rikka con il bastone.
    SHARYN: Pablo, dalla distanza, ti lancia una freccia con il suo bellissimo arco rudimentale.
    RINGO: Serafina, decisamente debilitata, cerca di convincerti a fare harakiri.
    MINKIA: Zaira prende la rincora e ti salta al collo per strangolarti, gettandoti a terra
    FREDDIE: una moribonda Belen cerca di soffocarti in una gigante bolla d'acqua.
    ZAIRA: Javier parte all'attacco e cerca di darti un pugno in faccia.
    KEBAB: Estela inizia a roteare i propri nunchaku mentre si avvicina a te, e quando in tua prossimità cerca di colpirti con l'arma alla gola.
     
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    «VOI VI AMATE! SIETE I MIEI BIS-MMMMH!» Cosa aveva appena detto? Non era possibile, lui odiava Kook con tutto se stesso, e di solito non era una persona rancorosa, davvero mai; infatti aveva molti amici, anche se beh alcuni lo erano solo per il suo status sociale, ma gli stava comunque bene. Non aveva mai trattato male nessuno, neanche i maghi come Ringo, anche se beh lui se lo meritava. Andiamo, non rideva mai, stava sempre sulle sue e non era mai riuscito ad avvicinarlo, non che avesse voluto. Era strano perché faceva amicizia anche con i muri eppure con lui era stato a pelle proprio, un odio reciproco dato dall'apparenza e mai sfatato. Non era riuscito andare oltre, ma alla fine c'erano così tante persone nel mondo che poteva anche sopravvivere senza il ragazzo. Quindi non potete biasimarlo se scoppiò a ridere quando sentì le parole di Ayo. La guardò cercando di capire quale problema avesse perché quella ragazzina era strana; che fosse la sorella del rosso era così ovvio, non solo per la somiglianza fisica che lele vede praticamente in tutti i kinesi ma erano strani anche se in modi diversi; lui gli ricordava Kook sempre sulle sue, scontroso e per niente propenso a fare amicizia, mentre lei beh era così cute anche se quella frase su lui e Ringo, era assurdo dai. Loro due insieme, neanche in un un altro universo ( invece si). «Io e te insieme.» rimase in silenzio e guardò il moro che sembrava un emo in versione coreana. Non potevano amarsi, dai gli dava sui nervi solo a guardarlo. «Non credo proprio» Decise di lasciarlo lì, non voleva avere a che fare niente con lui e si ritrovò praticamente a vagare tra incantesimi e spari, non era stata una così buona idea.

    Tecno aveva preso al volo la sorella, prima che questa parlasse, come poteva esserle venuto in mente di fare una tale pazzia. Quei due non solo non erano amici, ma si odiavano così tanto che non si parlavano quasi. Non era il caso di raccontargli che erano i loro bisnonni e poi«Pensi di essere cupido? Non essere sciocca. Non funziona così. Loro non inizieranno ad amarsi solo perché tu glielo ordini. Capito?» in quel caso doveva essere rude, doveva fare il fratello maggiore. Non voleva essere crudele, o darle una lezione a quello ci pensavano i genitori, ma quella era stata davvero una cavolata, dovevano essere prudenti. Anche lui voleva vederli insieme, ma non così, dovevano farlo in modo più delicato. Se solo avessero avuto più tempo. Poi dato che non so come attaccare i due discorsi, sappiate solo che succede qualcosa e Beltè si ritrovò scaraventato come un oggetto verso il rosso che prontamente puntò la bacchetta «Arresto momentum» avrebbe provato a bloccarlo in modo delicato, non voleva fare male a suo bisnonno, l'obiettivo era di farlo innamorare di Ringo non di ucciderlo. Ci teneva alla propria sopravvivenza. Solo dopo avrebbe provato ferire di nuovo Dominga ma niente bastone si meritava qualcosa di più bastardo, aveva usato suo nonno come oggetto. Avrebbe quindi puntato la bacchetta verso quella figura e avrebbe provato a usare un telus nella speranza di vedere una bellissima e forte ragnatela elettrica colpire e quindi elettrificare quella simpatica amica.
    Poi saltando il resto, si sarebbe voltato e avrebbe provato ad aiutare persino Floyd, così che non gli venisse detto che lui faceva k-asta e che salvava solo i coreani perché tali; lui amava tutto il genere umano e poi chi poteva in quel momento pensare solo a se stesso? Beh di sicuro non lui, i suoi genitori e nonni prima gli avevano insegnato di essere sempre leali e generosi, forti e altruisti; solo perché in quell'universo sembrava che l'amore non ci fosse tra i merenda non voleva dire che lui avesse dimenticato come comportarsi. Comunque avrebbe in quel caso semplicemente provato fare lo sgambetto col bastone al nemico prima che questo potesse attaccare il ragazzo. E poi basta




    Jeon Taeyong
    Have I lost myself or have I gained you. I suddenly run to the lake, There’s my face in it
    Please don’t say anything
    Reach my hand out to cover the mouth. But in the end, spring will come someday. The ice will melt and flow away
    24 y.o // 19 y.o
    2118// 2018
    MESSICO
    Tae Hyunjin au!



    Difesa Floyd (floyd + tecno): sgambetto col bastone a Tito
    Difesa Tecno (Tecno + gwen) : arresto momentum su Beltè ( NON UCCIDTELO!!)
    Attacca Dominga : telus


    Edited by _You'remineBunny_ - 9/5/2018, 01:54
     
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    «ti rendi conto che questi siamo... noi?» Non le serviva nemmeno girare lo sguardo per osservare quello di Victoria: sapeva che dovevano aver stampata sul volto la stessa identica espressione schifata «Non lo accetto che in un altro universo io possa esser...così» accennò col mento alla mora con gli abiti da suora, riconoscendone bene i lineamenti: erano gli stessi che aveva lei prima dell'esperienza nei laboratori. Gli stessi che non aveva mai più visto sul proprio volto: era strano per la Quinn ritrovarsi davanti la prova concreta di ciò che sarebbe potuta essere. «Guarda, ci sono pure Cilly e Dom» strano vedere due dei suoi amici (nonché genitori, ma quella era tutta un'altra storia a cui la ragazza aveva deciso di non pensar più anni ed anni prima) più stretti in quelle condizioni. Cristo santo, erano tutti così poveri. «Sembrano venir direttamente da Puente Viejo» Guardava Il Segreto? Sempre. La Quinn aveva un fetish per quella telenovela, così come per ogni gran trashata che il mondo aveva da offrirle. A tal proposito: aveva davvero saltato la sua firma del contratto (si rifiutava di chiamarla audizione perché dai, era scontato che l'avrebbero presa subito) per la nuova stagione di #Richissitudes per quello? Sì che avrebbe avuto altre occasioni per fare il suo provino ma, quando aveva saputo di quella missione, forse si era fatta troppo prender dall'entusiasmo. Trovandosi però davanti a quelle copie fatte male di loro stessi, perse anche quel minimo di trepidazione che le era rimasta: potevano farsi una foto tutti insieme, loro fighi vrs le brutte copie cinesi, per poi pubblicarla con la classica didascalia "Chanel vs Walmar"

    Ma tu guarda un po' se lei alla fine doveva esser sempre la più sfigata in famiglia: papi, vic e zio marcus se ne andavano a fare il ganzi al ministero, dom e cilly celebravano l'homecoming con qualche mese di ritardo tornando ad hogwarts e lei invece? Lei veniva spedita in Messico.
    In M-E-S-S-I-C-O. Nella terra dove rischiava di contrarre chissà quali malattie infettive, tipo la malaria o l'ebola. Per di più in un tempio azteco! Non è che rischiava di beccarsi qualche virus di antiche popolazioni per cui non esistevano cure? «Freddie, ma tu sei vaccinato?» era bello avere almeno lì con lei l'amico, mentre tutti gli altri traditori li avevano lasciati soli. Sentiva il bisogno dell'Hamilton al suo fianco, altrimenti tra tutta quella povertà sarebbe morta, come minimo. «Non voglio esser contagiata » Da cosa? Un po' tutto, nel dubbio.
    Quando però uscirono dall'ombra quelle strane figure, Gwen non sapeva se esser felice di aver la possibilità di combattere o meno: da un lato le piaceva aver finalmente a disposizione un'occasione per usare il suo potere e soprattutto rispolverare le antiche tecniche di arti marziali che non praticava più da anni, mentre dall'altro un po' si vergognava sempre di mostrarle al mondo: erano la prova delle sue origini, l'ultimo legame con la sua vita prima dell'arrivo in casa dei Quinn, della sua era from the ghetto, bro.
    Ma tanto le toccava farlo comunque: doveva pur sopravvivere in qualche modo. E poi del resto c'era una tale concentrazione di poteri in quella stanza che probabilmente alla ragazza non sarebbe nemmeno servito ricorrere alle mani: ad esempio, avrebbe tentato di spostare di scatto il corpo di un cinese ( skst ma siete tutti uguali per gwen, non è capace di distinguervi!!, però le state simpatici eh!! Altrimenti mai e poi mai avrebbe aiutato il tipo) dal lancio di un suo compagno. Poi però la sua attenzione fu attirata da uno dei guerrieri aztechi (??) che le stava facendo lo sgambetto? La ragazza si sarebbe limitata ad evitarlo facendo un leggiadro salto, manco fosse una ballerina professionista (o un'amante dello sport in generale) poi però si accorse che...«MA CAZZO FRANKIE, SONO SAINT LAURENT STAI PiÙ ATTENTO!» Aveva rischiato di bruciarle i pantaloni nuovi ed incorrere nella sua ira perpetua.
    E Gwen avrebbe volentieri sbattuto il bastone ancora in fiamme sulla testa del ragazzo, ma ahimè avevano priorità in quel momento: così la Quinn avrebbe tentato di spostare con la telecinesi il bastone da terra e rispedirlo al mandante, provando a colpirlo al petto. «Non dovete nemmeno provarci a rovinarmi i vestiti, vi ammazzo tutti quanti»
    gwendolyn markley
    'Cause we're young and we're reckless
    We'll take this way too far
    It'll leave you breathless
    Or with a nasty scar
    And I know you heard about me
    So hey, let's be friends
    I'm dying to see how this one ends
    1918 ≫ AU.2018
    lycan ≫ mimesis
    family is everything
    upside down: gwendolyn quinn


    COMBO DIFESA (con tecno per tecno)
    grazie alla telecinesi sposta tecno dal lancio di beltè

    COMBO DIFESA(con frankie per gwen)
    fa un salto degno di una ballerina per evitare di inciampare nel bastone

    ATTACCO su Apollinare
    gli rilancia con la telecinesi il bastone infuocato da frankie
     
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    Frankie strimpellò distratto qualche nota di Immigrant Song sulla sua chitarra lanciafiamme, labbra piegate verso il basso mentre, attraverso le lenti scure degli occhiali da sole, studiava la situazione. Era un chiacchierone di natura, ma per lui era sempre stato più facile esprimersi a canzoni piuttosto che non a pensieri propri, incapace di trovare parole adatte a riferire il proprio stato d’animo. Anche in quel caso, più che un «santa merda» detto con sentimento, non sapeva cosa offrire ai propri compagni. Lanciò un’occhiata a Gkee, le braccia ora abbandonate lungo i fianchi. Era suo il compito di tenere alto il morale della squadra. Probabilmente, era l’unica persona sulla faccia della terra in grado di rendere quell’assalto piacevole, se non affrontabile: Gkee Lowell sapeva sempre cosa dire – uno dei tanti motivi per i quali Franklyn Cobain le gravitava sempre attorno pendendo dalle sue labbra come un cuculo al nido di un pavone. Il Guaritore era quel genere di ragazzo che piaceva a tutti ma mai abbastanza, che tutti conoscevano per nome e fama («ah, è quello che gira sempre con il banjo?») ma del quale nessuno sapeva nulla. Simpatico era l’aggettivo che, stringendosi nelle spalle, gli affibbiavano i più; divertente, buffo. Il Tassorosso era il pagliaccio della situazione, quelli che malgrado tutto ti strappavano un sorriso perché Cristo, Frankie. Nel suo tempo libero faceva il lavoro sporco per Roy o chi per essa, rimbalzando da un debitore all’altro come una pallina di ping pong; quando il suo carisma non raggiungeva l’obiettivo prefissato, dava fuoco a qualche casa o sporcava i vernice i vetri di tutte le finestre – nei casi più estremi, sparava qualche colpo di avvertimento sulle porte.
    Ma non era un soldato, e non sarebbe mai stato un guerriero. Anche guardando la ciurma di pirati di terra spuntati dal tempio, il primo istinto del Cobain sarebbe stato quello di mettere come sottofondo qualche canzone di Eminem e, molleggiando sulle ginocchia, raggiungerli per stringere loro la mano in un come butta, bello? ed offrire loro una canna dell’amicizia. Ecco perché al Ricovero non s’era fidato a prendere effettivamente un’arma: non era certo che avrebbe avuto il coraggio di farlo, Frankie. Il fuoco era più semplice; il fuoco poteva gestirlo (dar fuoco a qualche cappello, o a qualche albero nel circondario). Schioccò la lingua sul palato seguendo il ritmo ipnotico di Around the world dei Daft Punk, la testa a seguire la cadenza incalzante dettata dalle note. «barnabyjagger» ripetè fra sé come fosse stata una parola unica, labbra strette fra loro. C’era qualcosa di innegabilmente familiare nel cowboy recuperato sul set di Hateful Eight, qualcosa di… sbagliato che gli faceva prudere i palmi ed i denti. Gli lanciò un’occhiata di sottecchi, ma la sua attenzione fu catturata da qualcosa alle sue spalle. Frankie reclinò il capo sulla spalla e tirò una gomitata al fianco del Jagger. «è amico tuo?» domandò, indicandogli la donna con la mano puntata nella sua direzione. «?????? t-ti s-sembra amico m-mio?» Franklyn, con la tranquillità tipica dei fattoni Gen Z, lo guardò battendo lentamente le ciglia. «boh che ne so, è vestito antico» si scrollò nelle spalle imbracciando la chitarra. Togliendo il cappuccio, Frankie avrebbe girato l’arma verso l’Illuminato Maximo ed avrebbe aperto il fuoco, grato agli occhiali da sole perchè (lo facevano sembrare molto figo) gli permisero di non dover serrare le palpebre. «un passato top secret ed un futuro molto complesso» avrebbe sussurrato emblematico, prima di partire all’attacco cercando di colpire con la sua fidata, leale, Tarra (chi? Tarra ihih capita? Ciao!) la faccia di Adalgiso – dai, aveva la faccia da Adalgiso, cristallino com’era cristallino che i quattro cinesi fossero ninja. Il bello di combattere contro mistici guerrieri Aztechi (o maya? O Inca? O erano all’isola del famosi?) era che poteva sfotterli con profonde citazioni in tono epico senza che loro sapessero da cosa fossero tratte: brutto quando il wifi non prende al tempio e ti perdi la prima stagione di The Lady, eh. ‘Na merda. « She's got cherry lips, angel eyes / She knows exactly how to tantalize / She's out to get you danger by design / Cold-blooded vixen. She don't compromise» Iniziò a cantare dal nulla, testa piegata all’indietro e dita a scivolare sulle corde della chitarra. Fece un occhiolino (fin troppo intensoh) alla Quinn, la cui collega era appena andata a fuoco come un marshmallow ai falò. « She's something mystical in colored lights / So far from typical but take my advice » Ed avrebbe puntato il lanciafiamme sul bastone della Gloria di un Inca(pucciato? THE BLACK HOOD. /sfondo rosa e zoom sugli occhi/). « Before you play with fire do think twice / AND IF YOU GET BURNED DON'T BE SURPRISED » Dedicato al Bastone, ovviamente.
    Forse. Dipendeva dal senso dell’umorismo di au!Gwen, ecco: a piacimento.

    barnaby "barbie" jagger
    Up, down, but the world keeps spinning 'round and 'round
    I see this place ain’t big enough for me
    I want you to take me away
    I don't like the music other people tend to share
    Hate your loser lyrics, middle fingers in the air
    1918 vs au 2018
    healing (x) factor
    1894's | 2001's
    upside down: frankie cobain


    COMBO DIFESA: (per barbie, con floyd): risponde al fuoko
    ATTACCO (su rosario): gli sbatte la chitarra in faccia
    COMBO DIFESA (per gwen, con gwen): da fuoco al bastone
     
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    Avrebbe volentieri ignorato i ghirigori concepiti da quel gioco di luci ed ombre quando la mazza andò a colpirgli la testa; un’atmosfera anche troppo suggestiva, a suo parere quasi fastidiosamente stucchevole, mentre il brusio di fondo che permeava quel buco di non molti centimetri quadrati giungeva, alle sue orecchie, amplificandone una nota particolarmente tetra. Suonava tutto come una moina straziante nel bel mezzo di un funerale; un tempio sacro, quello, frequentato soltanto da chi, a fronte di mille soluzioni, non faceva altro che trovare un egual numero di problemi. Le schiene si piegavano appena, come plagiate dal peso di un'esistenza anche troppo inclemente, mentre le dita si aggrappavano all'unica presenza certa del terreno, graffiato dalle dita in maniera quasi solenne, come fosse il rosario d'una religione ampiamente praticata, ma mai canonizzata per davvero. E mentre quella botta tentava di mettere a tacere pensieri anche troppo pesanti e in quel modo mandarlo a tappeto, l’odore emanato dal proprio sangue si faceva sempre più presente, quasi solito ed avvolgente; una manta calda che avvolgeva il suo corpo sottile, un torpore entro il quale crogiolarsi, seppur per qualche istante a quella condizione facilmente raggiungibile, seppur non fosse canonicamente approvata. Aveva rinunciato a tanto, Sehyung. In primis ad avere una prospettiva di vita anche solo vagamente normale. Se pensava al fatto che fin da quando era in fasce, forse anche tempo addietro, il suo destino era già stato scritto dalle mani - non del fato - ma bensì di qualcuno che conosceva a stento. La sua famiglia, la generazione prima di lui. Chi erano realmente? Avrebbe davvero voluto lasciarsi andare in momento del genere, quasi gli veniva naturale concedersi una risata tanto soffocata quanto pregna d'amarezza, mentre tutto il resto scemava d'importanza; forse perché, in un certo senso, gli era sempre piaciuto vivere in quelle insicurezze, accettando un destino già stabilito per amore paterno. Sofferenza, ecco cosa era.
    E dunque ciò portava al sentire alle volte la febbrile necessità di isolarsi da tutto il resto del mondo, apponendo una parete tra lui e quest'ultimo e godendo, quindi, di una solitudine che, per quanto potesse essere relativa, era comunque qualcosa che gli apparteneva in maniera profondamente intima; quasi un qualcosa che solo e soltanto lui poteva possedere, e che per tale ragione andava custodito con una certa gelosia; normalmente si aveva l'irrazionale paura di ricordare, di rivivere momenti particolarmente traumatici, ed era in virtù di quello slancio spiacevole che gli esseri umani erano portati a rimuovere quanto più contenuto mnemonico possibile, nel tentativo di seppellire determinati eventi che avrebbero potuto facilmente mettere in crisi un equilibrio talvolta raggiunto pressoché a stento. Non per paura, quello era un sentimento che, seppur assumesse forme sempre più diversificate, aveva già sperimentato a lungo e nelle forme peggiori; ma per un connubio di sensazioni inspiegabili a parole e che erano destinate a trasformarsi in coraggio se necessario.
    Già, coraggio, ecco di cosa necessitava lui.
    Sputò a terra e decise di accucciarsi per potersi dare uno slancio, tornando così in piedi. Si passò una mano sulla cute cremisi dopo aver strabuzzato gli occhi ed essersi guardato intorno.
    Che casino, che casino.
    Si sarebbe dunque gettato a tappare gli occhi del suo vecchio - e sconosciuto - amiko bambola, Swing, tentando in quel modo di farlo entrare in contatto diretto con il raggio di luce. Portandolo anche a spostarsi, il kinese, diede anche a lui una pacca sulla spalla prima di portare la sua attenzione sul suo bff cinese.
    « Ehi, non farti ammazzare anche tu... »
    Biascicò Sehyung, avvicinandosi al suo nemico ed è li che avrebbe provato a tirarle un calcio ( Zaira nuovo pallone per i mondiali ) insieme al suo altro amiko Floyd e colpirla con uno stupeficium dritto in faccia.

    park sehyung
    A sound of something breaking
    I awake from sleep
    A sound full of unfamiliarity
    Try to cover my ears but can’t go to sleep
    The pain in my throat gets worse
    Try to cover it
    I don’t have a voice
    Today I hear that sound again
    18 y.o | 16 y.o.
    ravenclaw | Darkness Manipulator
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    upside down: Minkia Barrow




    COMBO DIFESA (per minkia, con floyd): usa Zaira come pallone per spostarla
    COMBO DIFESA (per barbie, con frankie): in sostanza gli tappa gli occhi e gli fa il giochino “indovina chi sono”
    ATTACCO SU ZAIRA: stupeficium
     
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    Sfiorò cauto i graffi sulla spalla, gli occhi fissi sulla freccia che lentamente diveniva cenere, mero ricordo trascinato via da un soffice vento di ciò che avrebbe voluto essere una degna offensiva nei confronti del minore degli Shaw – o presunti tali: prima o poi Floyd avrebbe accettato il fatto che non erano coloro dei quali avevano rubato le vesti, i viaggiatori approdati a Bodie, e forse avrebbe persino iniziato a chiamarli con quelli ch’erano i loro veri nomi; senza dubbio, quell’imprevisto pellegrinaggio nell’altra dimensione, nel loro tempo, sarebbe stato in grado di rendere il tutto più semplice -, ed un sorriso soddisfatto ad incurvare le labbra del ventiquattrenne. Un po’ per coprirsi, per negare alla vista altrui la smorfia che dapprima aveva tirato gli angoli della bocca del colombiano. Un’onta di dolore che da quando era approdato in California aveva creduto (e sperato) di non dover più percepire sotto la pelle, quella che s’insinuava sotto le dita a premere appena sulla carne viva: si era obbligato anni addietro a non mostrare alcun segno di dolore, a non lasciar trasparire alcunché dietro gli occhi troppo chiari e troppo espressivi, ed aveva imparato come non mostrarsi debole alla vista altrui, perché non gli era mai andato a genio il potere che una tale percezione potesse dare a terzi; piccoli, singoli tagli sulla spalla, per quanto potesse non essere più abituato al dolore – e per quanto, osservando la situazione del nuovo millennio ed i suoi canoni, non credeva lo sarebbe mai stato -, non poteva permettersi il lusso di mostrarsi così vulnerabile.
    Un po’, perché non credeva affatto che sarebbe davvero riuscito a dare fuoco a quella freccia, per quanto avesse pregato in favore della propria riuscita. Il suo potere l’aveva imparato a scoprire soltanto con Barbie negli ultimi due anni, ed aveva conosciuto solo gli effetti di una guarigione miracolosa cui poteva attingere dall’altro: non sapeva nulla dei molteplici poteri che quel mondo aveva da offrirgli. Solo alcuni, negli cinque mesi appena passati, ma insomma; non era il tipo di persona che andava a chiedere in prestito i doni altrui per esercitarsi nel tempo libero.
    «uau, stupefacente» beata Vergine Maria, dammi la forza di non uccidere un minorenne sul campo di battaglia. Socchiuse gli occhi, ispirando piano mentre cercava di ignorare il Larson: ne aveva conosciute di persone terribili, il Villalobos, ma quel ragazzino era una delle più fastidiose che aveva mai avuto l’onore di incontrare. Evitò di fargli notare come il suo intervento fosse stato così fallimentare da dare fuoco ad una sua amica, solo perché avrebbe sprecato fiato in spagnolo che non avrebbero capito in molti.
    Invece, ritenne molto più giusto rincarare la presa sull’elsa della katana, la testa a scattare nella direzione di un grido di battaglia che troppo velocemente gli si faceva più vicino. Vedendo la furia del messicano, Floyd avrebbe scartato l’impeto scivolando di lato, lasciando che l’uomo, vanificata la sua offensiva, continuasse a camminare per qualche istante; dopodiché, instaurata una certa distanza di sicurezza, avrebbe cercato di affondare con la lama (che tra l’altro non conosceva, ma era molto comoda! Gli piaceva un sacco) tra le scapole dell’aborigeno. «mille grazie, swing» accennò un mezzo inchino nella direzione del maggiordomo di casa Fay, prima di accorgersi che.
    «tu non sei swing» socchiuse le palpebre, tanto da diventare kinese per qualche istante, prima di accertarsi che no, non era lui.
    «tu sei swing» avrebbe notato, avvicinandosi al ragazzo a terra, sovrastato da una Azteca – che, prontamente, avrebbe preso a calci nei fianchi per farla scollare dal giovane.
    Solo (se.) quando la visuale tornò chiara, riuscì a svelare l’arcano. «quanti swing ci sono.»
    Perché no, nemmeno quello era Swing.
    floyd juan villalobos
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    No consequences
    Would I go touch the flame?
    Or would I run for the exit?
    I ponder of something great
    My lungs will fill and then deflate
    They fill with fire, exhale desire
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    DIFESA FLOYD (floyd + tecno): si scansa
    ATTACCO TITO (floyd): cerca di infilzarla con la katana
    DIFESA MINKIA (floyd + minkia): da un calcia a zaira per toglierla dal fake!swing


    Edited by egl.af - 9/5/2018, 03:02
     
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    DIFESA FLOYD (floyd + tecno): 12 + 1 = 13 pd (-1 ps)
    Eviti la sventrata da parte di Tito, ma la sciabola ti lascia comunque un piccolo taglio sul fianco.
    ATTACCO SU TITO (floyd): 5 pa. DIFESA TITO: 2 pd (-3 ps)
    Tito si scansa abbastanza velocemente, ma la lama della katana gli lascia comunque un taglio sul braccio.

    DIFESA TECNO (tecno + gwen): 2 + 4 = 6 pd (-2 ps)
    Il lancio di kinesi in giro per la radura messicana risulta abbastanza efficace, ma non tanto da evitare a Tecno una caduta a terra.
    ATTACCO SU DOMINGA (tecno): 6 pa. DIFESA DOMINGA: 7 pd.

    DIFESA GWEN (gwen + frankie): 6 + 12 = 18 pd (+4 pa)
    ATTACCO SU APOLINAR (gwen): 10 + 4 = 14 pa. DIFESA APOLINAR: 10 pd (-4 ps)
    Apolinar ce la sta mettendo tutta per diventare la spina nel fianco di questa avventura - anyway. Si prende la bastonata infuocata in faccia, si ritrova con un po' di bruciature ed ammaccature, ma fa finta di nulla.

    DIFESA BARBIE (frankie + minkia): 15 + 9 = 24 pd (+17 pa)
    ATTACCO SU EDELMIRO (frankie): 10 + 17 = 27 pa. DIFESA EDELMIRO: 3 pd (-24 ps)
    Un colpo davvero ben assestato, Frankie: gliele hai suonate per le feste!

    DIFESA MINKIA (floyd + swing): 13 + 2 = 15 pd (+2 pa)
    ATTACCO SU ZAIRA (swing): 8 + 2 = 10 pa. DIFESA ZAIRA: 2 pd (-8 ps)
    Lo stupeficium risulta abbastanza potente da scaraventare Zaira contro il tempio - ma non fa niente: torna comunque alla carica.

    TECNO: con la telecinesi, Dominga ti solleva in aria e ti lascia ricadere, sperando di ucciderti.
    FRANKIE: incazzato per la chitarrata, Edelmiro pensa bene di staccarti il braccio con il suo machete.
    RICH!GWEN: Apolinar, con il potere conferitogli da Camaxtli, crea una spada di fuoco e cerca di tagliarti una gamba.
    FLOYD: non entusiasta di come stanno andando i giochi di spade, Tito ci riprova e tenta di tagliarti la gola.
    SWING: continuando a brandire la sua bellissima mazza ferrata, Zaira cerca di conficcarti gli aculei della palla nello stomaco.
     
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    Cosa dovremmo fare? era stata questa la risposta di Angelina, aveva strabuzzato gli occhi incredula a quello che Rudy, il suo fidanzato, aveva appena detto loro.
    Avevano appena passato la notte delle notti insieme in ansia perché entrambi sapevano che avrebbero rivisto il suo fratellino vivo e vegeto, aveva cercato di stargli il più vicino possibile perché era in quei momenti che si vedeva davvero se ci tenevi a quella persona, essendoci nel momento del bisogno.
    Ora era lì con le braccia incrociate al petto, appoggia al muro della camera di Dustin, il fratellino minore di Rudy.
    Appena era entrata si era inchiodata sulla porta senza proferire parola,con gli occhi lucidi.
    Se lo era ritrovato davanti dopo che era morto anni prima, dopo che Rudy non l’aveva mai davvero superata, era vivo e vegeto e sembrava non capire la sua gioia nel vederlo.
    Lo aveva stritolato sentendo il profumo inconfondibile che per anni aveva quasi dimenticato. Aveva cercato di stare il più possibile vicino a Rudy, confortandolo e non lasciandolo mai solo e anche se quest’ultimo le ripeteva che stava bene, lei sapeva che non era così.
    Ora ritrovandoselo lì era come se tutto fosse tornato normale, a qualche anno prima, quando tutti erano felici.
    Poco dopo era arrivato il suo migliore amico, Byron, che nel rivederlo era come se si fosse illuminato come un albero di Natale, gli era saltato al collo il sorriso che non gli vedeva più da tanto era tornato in un secondo.
    Quindi dovremmo fidarci di te giusto? So che farò male, ma mi fido disse rassegnandosi sospirando leggermente, ma facendo uno dei suoi sorrisi migliori.
    Molte idee di Rudy non erano buone, anche quasi tutte le sue idee erano un completo disastro perché era davvero uno spericolato, amante del divertimento. Divertimento.
    Non sapevano che cosa gli avrebbero chiesto di fare, ma non c’era da divertirsi se era quello che sospettava.
    Arrivarono insieme davanti al Quartier Generale, luogo un po’ lugubre e si ritrovarono in mezzo a gente di ogni dove che si stava preparando per qualcosa, nessuno ancora gli aveva detto nulla per cui tanto valeva fare come tutti no?
    Entrarono in un armadietto che era in realtà una stanza dove c’erano maglie, pantaloni e scarpe di ogni numero e misura, tutti uguali.
    Aveva una brutta sensazione, ma non volle dire nulla per non spaventare nessuno, era meglio aspettare per poterlo dire con certezza.
    Aveva un fisico asciutto e magro, con curve ai punti giusti, capelli scuri e mossi sistemati con una coda ordinata sulla nuca e occhi tendenti al verde scuro che ora stavano guardando Rudy di fianco a lei che si vestiva in silenzio.
    Rude tutto bene? Rivedere tuo fratello...non deve essere facile per te! Sono qui con te, sempre gli disse mettendogli una mano sopra la sua e stringendola leggermente.
    Si erano conosciuti quando entrambi erano nei Grifondoro a Hogwarts, lei una ragazza intelligente, bella e gentile, lui un ragazzo protettivo, premuroso e terribilmente sexy.
    Entrambi si erano iniziati a guardare da lontano dandosi occhiate sfuggenti, poi lui aveva fatto la prima mossa una sera iniziando a parlare e ovviamente a farla ridere, ed eccoli ora lì più uniti che mai.
    C’era stato un periodo che si erano persi, lei era stata presa dai dottori nei laboratori e per anni non aveva più saputo nulla di lui e lo stesso valeva per lui di lei.
    Da allora quando si erano riincontrati aveva visto che era tutto come prima, ma lui era diverso, più attento, premuroso e pauroso se si poteva dire così.
    Lui era un ragazzo senza paura o almeno così si faceva vedere davanti a lei, lei non aveva paura a far vedere le sue debolezze a l’unico uomo che avesse davvero mai amato, ma la paura di riperderlo e per sempre era una cosa che la sconvolgeva ogni volta.
    Non sapeva se fosse vero amore o un infatuazione che provava perché ormai si conoscevano da una vita e non poteva essere diverso, ma sapeva che era una cosa reale qualunque cosa fosse, dal modo in cui quando c’era le saltava sempre il cuore dal petto, come guardasse lui e solo lui non stancandosi mai, da come ogni volta che stavano insieme sembrava come se fosse la prima.
    Sospiró dandogli un bacio sui capelli chiari e si alzò sorridendogli, vado a vedere se trovo Byron, non fare casini disse ridendo e uscendo da lì intenta a cercare la persona con cui aveva fatto poco prima un voto infrangibile, non era stato difficile farlo con lui, era un suo caro amico e gli voleva bene e lo avrebbe protetto qualsiasi cosa sarebbe accaduta.
    Vide che intorno a lei tutti erano pieni di armi, non capiva perché e dove le avessero prese, ma come se qualcuno le avesse appena illuminato il cammino,eccola davanti alla stanza delle armi.
    Innumerevoli armi camminavano sulle pareti e sui lunghi tavoli, ricoprivano ogni cosa e c’erano di tutte le forme e dimensioni, tutto quello che volevano.
    Rimase impietrita un attimo soltanto perché non aveva capito fino a quel momento che cosa avrebbero dovuto fare, non pensava che si sarebbe dovuto scendere a certe cose, aveva sentito che sarebbero dovuti andare in Messico a recuperare delle cose antiche in un tempio con un nome impronunciabile e che non sapendo come fossero fatte sarebbe stato difficile, ma non pensava che avrebbero dovuto combattere e uccidere.
    Di quello si trattava, uccidere persone che come loro avevano dei piani precisi e che pur di non morire facevano esattamente quello che avrebbero fatto loro, macchiarsi di sangue per non soccombere.
    Non aveva mai ucciso, nella sua breve vita l’unico sangue che aveva visto era dal suo naso quando faceva troppo caldo, o dalle piccole ferite che si era fatta da piccola cadendo dalla bici o solamente inciampando.
    Un leggero tremito le percorse la spina dorsale e pensò alle sue abilità per scegliere l’arma, era veloce, ma non aveva forza, però aveva una grande mira e infatti eccola pochi minuti dopo uscire con delle frecce dietro la schiena e un enorme arco sulla mano sinistra.
    Non mi avevi detto che avremmo dovuto combattere, tuo fratello...non è pronto Rude, nessuno di noi lo è disse guardandosi attorno e vedendoli in fila per andare nel portale che li avrebbe portati in un luogo magnifico, ma non per fare i turisti.
    Prese la sua mano con la propria e la intreccio forte, non avrebbe permesso che gli accadesse qualcosa, lo avrebbe protetto a tutti i costi.
    Insieme a loro sorprendentemente si unì una ragazza, Rebecca si chiamava che aveva iniziato a fare l’acida con tutti e se la erano portati dietro anche una volta superato il portale.
    Non le importava più di tanto se rispondeva così agli altri, erano fatti suoi alla fine, ma non doveva rispondere così al suo ragazzo, non accettava la maleducazione in generale.
    Perché ci siamo fermati? aveva detto una volta arrivati Rude alle ragazze che stavano guardando il tempio più grande di sempre che si ergeva davanti a loro.
    E dove vuoi andare moccioso? ecco la risposta che le aveva fatto letteralmente saltare i nervi, lei che era una ragazza tranquilla e quasi sempre gentile con tutti.
    Ma che problemi hai? le disse solo fulminandola con gli occhi perché poteva prendersela con chi voleva, ma non con chi amava.
    Era troppo caldo e il sole stava sparendo dietro gli alberi che erano l’unica cosa che c’era intorno a loro fino a quel momento, ora c’era solo terra calda e arida e solo il tempio davanti a loro.
    Stavano per entrare, tutti pronti a una ricerca estenuante che li avrebbe tenuti impegnati per molto tempo, quando...decine di figure coperte e incappucciate con copricapi di animali si pararono davanti all’entrata minacciosi, prese subito una freccia e se la tenne nella mano destra pronta a ogni evenienza.
    Purtroppo ecco il suo incubo avverarsi, quello che avrebbe voluto non vedere mai avverarsi davanti ai suoi occhi, iniziarono a correre verso di loro armati e li non poté non imprecare mentalmente.
    Si mise spalla a spalla con Rudy che lo sentiva gridare a Byron di proteggerlo, beh sapeva che lo avrebbe fatto, come lei avrebbe fatto con lui.
    Un mago con una scimitarra in mano stava guardando Dustin in modo minaccioso e gli si avvicinò a tal punto che aveva capito le sue intenzioni, voleva affondargliela nella carne non importava dove, non era così sprovveduta e nonostante non avesse mai combattuto fuori da scuola, cercò di ricordarsi le lezioni di combattimento corpo a corpo che tanto aveva odiato.
    Corse il più in fretta che poteva e prese il braccio del mago dove aveva la scimitarra e cercò di bloccargliela con la mano più salda che poteva sperando bastasse.
    Stai bene? gli avrebbe poi chiesto con voce rotta dalla corsa appena fatta e dal cuore che le batteva nel petto a mille.
    Poi voltandosi aveva visto una ragazza forse amica di Byron e Dustin che era prima con loro, in difficoltà.
    Prese la bacchetta tra le mani e con fare sicuro pronunciò diffindo indirizzandolo verso il tronco che era sospeso a mezz’aria con il mago sopra pronto a saltargli addosso, sperava che così facendo il tronco si sarebbe spezzato in due facendolo cadere rovinosamente.
    Come ultime mossa determinata prese una freccia e con estrema accuratezza e mira la scoccó verso il mago -contro il suo ventre- che continuava a dare fastidio alla ragazza -non sapeva perché ma aveva un senso di protezione verso chi le ispirava tenerezza e contro chi era in difficoltà-, ma non aveva capito che con lei non si scherzava, perché dietro quella maschera di brava ragazza c’era un’altra Angelina, più diabolica che mai.

    Neutrale | 22 Y.O.
    Ex Grifondoro
    Moltiplicazione | Special
    Mexico
    Chi non scrive la sua storia
    non deciderà mai il finale


    DIFESA COMBO per MARION: (Angelina + Rudy) lancia un “diffindo” contro la lancia sospesa in aria sperando la spezzasse in due
    DIFESA COMBO per DUSTIN: (Angelina + Marion) gli prende il braccio dove ha la scimitarra e cerca di bloccarglielo sperando non sia troppo tardi
    ATTACCO RAFA: (Marion) attacca il mago con una freccia rivolta verso il ventre


    Edited by Shadow_Black - 9/5/2018, 17:34
     
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  15. anti/hero
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    Quando gli si era prospettata la possibilità di poter portare qualcuno proveniente da un'altra dimensione in battaglia con sé, Rudy non aveva avuto dubbi: avrebbe sempre scelto suo fratello. Certo, era ben conscio della possibilità che quel Dustin non fosse il suo Dustin, specie considerando il secolo di distanza che li separava e le immani differenze tra gli universi che abitavano ma, a dirla tutta, poco gli importava. Vuoi per il suo innato amore per l'avventura, vuoi per il vuoto che ormai da anni gli aveva lasciato nel petto la morte del più piccolo dei Dearduff, si era lanciato in quell'impresa disperata.
    Se il suo coraggio era stato ricompensato? Meh.
    Dal suo canto, la risposta sarebbe stata senz'altro «Cazzo se sì!.»
    Da quello del povero Dude, dal 1918 con furore, sarebbe somigliata più ad un «Ma tra tanta gente che potevi scegliere, proprio il più fifone di tutti dovevi andare a prendere? Il solito cretino.»
    Ma Rudy era così, non stava troppo a pensare sulle cose, si prendeva ciò che voleva quando voleva. A pensarci bene, era stato così anche con Angelica: l'aveva vista, aveva perso la testa, l'aveva inseguita fino a poterla dire sua. Sarebbe stato lecito chiedersi se si trattasse davvero d'amore o di un toccasana per il suo narcisismo, ma di una sola cosa si poteva esser certi: Rudy, che tendeva a stancarsi delle cose piuttosto in fretta, non era mai rimasto affianco a qualcuno per così tanto tempo. Dopo aver perso Dustin, per altro, era stata lei la sola in grado di fare una piccola breccia oltre la barriera di finta felicità che si era costruito nel tempo e per questa ragione la sua vicinanza era stata praticamente fondamentale in quel viaggio verso la notte delle notti, ad un passo dal rivedere quel fratello perduto. Tuttavia, non era riuscito a dire niente dinanzi alle sue parole d'incoraggiamento: le aveva rivolto un flebile sorriso, ed era quanto di più simile ad un grazie riuscisse a concederle.
    «Ma siamo pazzi?» era stato il primo commento di Dustin, precisamente quello che Rudy si sarebbe aspettato da suo fratello. C'era da dirlo in effetti: il piccoletto non poteva propriamente definirsi un cavaliere senza macchia e senza paura, ma la sua arma era senza dubbio il cervello. Per Godric, avrebbe potuto tranquillamente essere la persona più intelligente del mondo se solo avesse avuto un po' più fiducia nelle proprie capacità. Magari quell'esperienza gli sarebbe stata d'aiuto o magari, alla luce dei fatti, gli avrebbe solo procurato un chiodo sul braccio. Nah, Rudy non lo avrebbe mai permesso.
    In realtà, era stato il primo ad accorgersi dello stato di catalessi in cui sembrava essere piombato il suo fratellino alla vista dei Guardiani del Tempio, ma nemmeno facendosi strada verso di lui a colpi di mazza da baseball sarebbe riuscito a raggiungerlo in tempo. Così aveva gridato, sperando nell'aiuto di Byron che, per quanto fosse altrettanto piccoletto, sembrava avere in pugno la situazione più di quanto non l'avesse Dustin.
    Meraviglia delle meraviglie però, non solo Byron aveva risposto al meglio delle sue possibilità all'appello, persino una ragazza era intervenuta in soccorso del giovane Dearduff. «Toh, Dude ha fatto colpo.» fu il suo commento, non propriamente sussurrato, alle spalle del diretto interessato che era intanto riuscito a raggiungere. «Good job babe, ora via da qui però.» aggiunse poi, cingendo alla bell'e meglio la vita della giovane con un braccio e provando a trascinarla via dall'attacco di uno dei Guardiani.
    «Oh Miss Premestruo, vuoi far qualcosa o facciamo morire la bimba nel bel mezzo delle danze?» e non è che non sapesse che fosse meglio non scherzare con Rebecca Levitt, ma... Non poteva non farlo, era più forte di lui.
    «Okay bello, così non funziona. Ho bisogno che tu rimetta in moto i neuroni.» tornò a rivolgersi verso il fratello. «Lo so che c'è un piccolo genio lì, da qualche parte.» concluse poi con un cenno del capo, un sorriso rassicurante sulle labbra.
    «Sì, dunque... E' Telecinesi la tua?» l'espressione di Dustin mutò dal intimorito al pensieroso in pochi istanti: tutto, meno che deludere Rudy. «Yep, ma rimanderei la puntata di SuperQuark ad un momento più opportun...»
    «Zitto! Allora dovresti poter modificare la composizione molecolare degli oggetti!»
    «Davvero Dude, adesso non è proprio il momento...»
    «Ma sei cretino? Trasforma quella mazza in una sega e taglia quella schifo di cosa!» gridò alla fine esasperato, il dito puntato verso la frusta sul punto di attorcigliarsi alla caviglia di Byron. E Rudy, dapprima colto alla sprovvista dall'improvviso impeto del fratello ma presto carico di una nuova energia, provò a seguire il consiglio dell'intellettuale di casa: immaginò di avere tra le mani una sega anziché una mazza e calò l'arma sulla frusta nel tentativo di spezzarla.
    «Questo è il mio Dude!» e, non senza un certo entusiasmo, modificò ancora una volta l'oggetto che aveva fra le mani fino a renderlo un coltello da lanciare dritto verso la fronte del Guardiano.
    Upside down: Rudy Dearduff
    I was always up for making
    changes
    , flipping through
    my life turning pages.
    Walkin' all day with my mouth on fire, that's what I've gotta do,
    tryin' to get talkin' to you.
    16 Y.O. | 23 Y.O.
    brain | kinetic
    hey, brother
    1918: dustin dearduff



    COMBO DIFESA PER MARION (rudy + angelina): rudy afferra marion e cerca di trascinarla via
    COMBO DIFESA PER BYRON (rudy + marion): trasforma la mazza in una sega con la telecinesi e cerca di tagliare l'ultima parte della frusta
    ATTACCO (su Cruz): sempre con la telecinesi trasforma la sega in un coltello e lo lancia verso Cruz


    Un sospiro da quelle labbra carnose scivolò sereno quando marion vide che nessuno dei due ragazzini si era ferito, e che nonostante la pura sfiga nel tentare di colpire i misteriosi camerieri dell'old wild west – chissà perché, ma si fidava della sua compagna, a torto – stavano tutti bene. Senza un graffio, per ora. così come, del resto, la donna che l'aveva attaccata cercando di aprirle un bel buco nello stomaco; nulla di carino, ma il suo contrattacco non era stato più gentile, sebbene fallimentare. Difatti la strana donna (non aveva mai visto abiti simili, né sentito una lingua così gutturale con cui probabilmente – in ogni caso – la stava solamente insultando) era schizzata indietro con la stessa velocità di una molla nel ritrarsi, evitando la sua lama.
    Andava ammesso, marion non sapeva davvero combattere – «perché diavolo sei qui» come se l'avesse letta nel pensiero, la rebecca di quel mondo non celò una severità a dir poco crudele nei confronti di quella che, alla fin fine, era solo una bambina. Marion si sentì raggelare nel non riuscire a trovare una risposta di fronte alla frecciatina, sgranò gli occhi con una dose di indignazione, e tanto tanto sconcerto. Verso la donna, verso se stessa, verso quel silenzio – come se in gola un groppo improvviso stesse bloccando un fiume di parole con cui avrebbe potuto rispondere.
    Era lì per aiutare.
    Era lì per cambiare le cose.
    Magari curare una ferita. Salvare una vita. Non pretendeva di poter cambiare da sola i destini di un futuro che, alla fin fine, poteva anche essere quello del suo mondo – ma poteva cambiare se stessa, diventare un qualcuno. e questo andava ben oltre i concetti di popolarità o fama... del resto a bodie tutti la conoscevano come l'orfana moore; a suo modo, ahimé, quella era fama, era un personaggio, una figura che buona parte degli abitanti di bodie sapeva di poter riconoscere. Ma marion non si sentiva un'orfana, e non perché in effetti un padre ce l'avesse: era l'ostinato rifiuto nell'essere un qualcuno che erano stati gli altri ad assegnarle... non voleva passare la vita come l'orfana moore, una bambina e poi una donna sempre cortese ma sulle sue, devota e rispettabile.
    E poi?
    Questo era lei?
    Questo sarebbe stata per sempre?
    ne era stanca. alla soglia dei diciassette anni, marion si era stancata di tutto ciò, di dover vestire i panni di qualcuno che non la esprimeva in pieno, ma anzi, la reprimeva: perché era poco ortodosso vedere una donnina un machete; perché erano da donne scostumate le parole volgari, l'alcool, la corsa a piedi nudi e i bagni nei laghi. dio, non sopportava più quel posto. E perché non riusciva a disprezzare la sua compagna così come rebecca sembrava riuscire a fare perfettamente con lei? beh, banalmente, rebecca incarnava alla perfezione quel tipo di donna che marion aveva sempre sperato di diventare – forse meno sbroccata, ma ugualmente indipendente e fiera. E fidatevi, nulla di così scontato per il luogo da cui – spazialmente e cronologicamente – proveniva.
    Per questo, pur non rispondendole, marion la fissò intensamente, alzandosi all'improvviso e stringendo un poco più forte la presa attorno all'elsa dell'arma del padre, «good job babe, ora via da qui però» un braccio le cinse i fianchi sotto lo sguardo seccato di rebecca, e prima di poter effettivamente comprendere cosa stesse succedendo marion cercò di coprirsi, mentre un tipo alto e biondo dello strano gruppetto di prima provava a spostarla, e un'altra ragazza accorreva in suo soccorso.
    «oh miss premestruo, vuoi far qualcosa o facciamo morire la bimba nel bel mezzo delle danze?» a rebecca i mocciosi non piacevano – ma peggio erano i suoi coetanei maschi, perché ne aveva le prove, sapevano essere ancora più ritardati «basta chiedere» e molto felicemente li avrebbe fatto saltare le cervella, se solo non fosse significato meno carne da macello che i nemici avrebbero attaccato al posto di rivolgere le attenzioni a lei – e nessuno voleva ritrovarsi più nemici addosso, no?
    Sfilò la pistola dalla cintura e dopo aver appoggiato il polso sulla spalla del tanto arrogante biondino sparò ben tre colpi alle sue spalle, diretti tutti verso l'uomo con scimitarra che stava per gettarsi attorno all'altro marmocchio della compagnia. Non si curò (e scusò) del rumore assordante che tre pallottole sparate ad un soffio dal timpano potessero creare, e cosa andassero a danneggiare, ma nel mentre marion sfilò imbarazzata dal biondino, e vedendolo alle prese con la mazza decise di aiutarlo «a cosa ti serve?» ma non servirono parole quando notò che l'altro biondo (aveva bisogno dei nomi marion, assolutamente) stava per essere attaccato con una frusta; con decisione tentò a sua volta di recidere con diversi colpi la frusta, ringhiando quasi ad ogni colpo che infliggeva – non un materiale così facile da spezzare.
    Con la coda dell'occhio vide rebecca intenta a difendere il moretto, che a sua volta – come lei – sembrava estremamente sperduto in quel mondo, così confuso e piccolo. Lo prese a cuore per istinto, pregando che la sua compagna riuscisse nel difenderlo.
    Rebecca dal canto suo non solo cercò di bloccare l'attacco verso il bambino, ma tirandolo via si sostituì a lui di fronte al vecchio guardiano e con forza – tenendo la pistola dalla parte della canna ancora calda – cercò di colpirlo alla testa con la stessa, più di una volta, sperando che per un po' «crepa» se ne stesse buono.
    rebecca levitt-winston
    Being a bad bitch on the side
    It might not appeal to fools like you
    I'm a sad girl, I'm a mad girl,
    I'm a bad girl
    AU 2018 | 1918
    witches hard to kill
    1902 | 1993
    marion moore



    COMBO DIFESA per DUSTIN (con ANGE/BYRON): rebecca spara 3 colpi verso il nemico
    COMBO DIFESA per BYRON (con RUDE/DUDE): marion cerca di tagliare la frusta
    ATTACCO su HUGO: rebecca va di mazzate as usual
     
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207 replies since 6/5/2018, 23:03   4675 views
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