I'm bringing my crown when i go into the ground

Shia x Run

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    Shia Ryan Hamilton < Gideon Kingsley

    E poi c'era Shia, che tra tutti i pg sperduti negli universi alternativi era quello che davvero non sopportava il suo essere povero e sfruttato; se per Jason, la vita non era cambiata e per Ashley era come una boccata d'aria fresca, per l'Hamilton quella era una tortura, stava praticamente pagando già il conto per quello che aveva fatto nella sua vita passata, e non era ancora morto. Sicuramente il fato gli doveva un favore, se fosse riuscito a tornare indietro s'intende. Già immaginava il suo rientro, con Shane che probabilmente lo avrebbe spintonato chiedendogli con quel solito tono da acido che amava “dove cazzo sei stato?” invece di abbracciarlo e baciarlo con passione come faceva la dama al proprio soldato appena rientrato dal fronte. Ma gli piaceva anche per quello perché sapeva che infondo che a Howe piaceva l'Hamilton più di quanto fosse disposto a dimostrare.
    « Che amarezza» Shia era seduto sotto ad un albero, stanco per il lavoro non veramente svolto,ma era pur sempre faticoso guardare gli altri farlo al posto suo. Chiuse gli occhi godendosi la quiete, aveva davvero bisogno di uno svago, la bevuta con Seyhung non era bastata per farlo stare meglio anche se era stato davvero bene in sua compagnia; doveva farlo ubriacare più spesso. Ma quello era un altro giorno, lui non era riuscito ad avere mal di testa per il dopo sbronza ed era ancora un contadino e non aveva una vita sessuale decente, si poteva dire che era praticamente inesistente. Voi direte, bello svegliati, in fondo non era il medioevo, poteva benissimo andare a uomini; magari non poteva farlo in modo aperto come aveva fatto fino a quel momento nel 2017, ma il mondo era pieno di gay. Lo sapeva anche lui, ma si sentiva così limitato, triste come lo era di solito Al, si sentiva così Crane in quel periodo, forse perché gli mancava, era quasi un fratello, anche se non lo avrebbe mai detto ad alta voce o forse glielo diceva spesso? Oddio non ricordava più neanche più di lui, stava davvero andando allo sfascio, povero Shia. Ogni giorno sentiva come se il loro legame fosse sempre più debole, chissà se Run stava provando la stessa sensazione con..a no cazzo Gemes era lì con lei, quindi forse non stava provando la stessa cosa, magari essere in due era sempre meglio che essere solo come lo era lui.
    «Che amarezza » invece di riprendersi si era depresso di nuovo, non poteva continuare in quel modo, doveva decisamente tornare ad essere Shia Ryan Hamilton e non quel poveraccio di nome Gideon Kingsley.
    « Se arrivi a quota dieci, vinci una barbabietola» disse Aidan, distogliendolo dai suoi pensieri, aveva sempre un pessimo tempismo per svegliarlo dai suoi pensieri profondi e raramente li aveva quindi capite il suo disappunto ecco. Il barbuto alzò lo sguardo verso di lui, che gli faceva ombra (credo) e sorrise « Pensavo di essere già a venti. Cosa mi merito in questo caso? » Si alzò e gli diede la pala, ovviamente intatta, la teneva solo per apparenza, non aveva idea di come usarla in verità. «Una vacanza, ecco cosa mi merito! Vado a scioperare » disse serio, o almeno credeva di esserlo,ma probabilmente faceva solo ridere, lui non aveva idea di cosa fosse uno sciopero; in quel periodo se ne facevano? Erano tutti in guerra, magari nessuno se ne preoccupava.
    Se ne andò dal campo, lasciando gli altri lavorare, come sempre al posto suo, lui avrebbe scioperato, o meglio sarebbe andato da Run per bere un goccetto, quello era il suo modo per protestare contro il duro lavoro e per ubriacarsi in compagnia.
    Per fortuna non era mai stato un problema camminare per lui e quando arrivò da Heidrun si era anche ripreso dalla depressione avuta quel giorno, ma aveva comunque voglia di bere, lo esigeva. Quando arrivò, ad aprire la porta ci fu ovviamente di nuovo da Park « Mi fermerei a bere con te, come l'ultima volta, ma ho davvero bisogno di vedere quella sgua—ehm la signorina nonricordoilnome» disse al ragazzo dai bei capelli, e come il resto dei miei pg, aveva anche voglia di toccarli, ma doveva resistere, non voleva distrarsi dal suo obiettivo: ubriacarsi; e per quello doveva sfruttare quella sgualdrina di Run. E si, chiamatelo opportunista, scroccone, a lui non importava perché ne aveva davvero bisogno e sapeva per certo che la mora sarebbe stata contenta di svagarsi con lui, in fondo stava pure portando da bere o qualcosa di simile; non era whisky incendiario ma solo whisky babbano, poteva andare bene lo stesso no? E poi sperava in Run per il resto.
    Si recò da qualche parte della casa ( la player non ha idea di come sia fatta ) per poi notare la mora a fare un bel niente «Ehi Sgualdrina. Sono qui per scioperare» neanche un ciao o un come stai ma perché fingere che era lì per parlare quando il suo scopo era ben diverso. Le mostro la bottiglia di Whisky « e per farlo ho bisogno di un bicchiere » sorrise beffardo. Che poi avrebbe anche bevuto a bottiglia, ma le buone maniere prima di tutto.
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    «ti ripeto» ribadì indispettita, serrando le palpebre e fumando irritazione dalle narici. Fece più pressione del necessario con i gomiti poggiati sulle gambe di Gemes, sollevando il busto per scuotere il capo in direzione della finestra. Non sapeva da quanto tempo fossero seduti sul divano del salotto di villa Fay a discutere l’argomento, ma dall’infastidito sospiro del telecineta nell’udire ancora le stesse rimostranze, dedusse che dovesse essere un po’. «che ieri, a quelle tende, ho dato fuoco» alzò drammatica un braccio indicando la stoffa rosa e color panna, rosa e color panna, che celava dagli indiscreti occhi dei Bodiotti l’interno della casa. Heidrun Ryder Crane, Milkobitch a tempo perso e Martha Fay per copertura, avrebbe dovuto essere grata a quell’ornamento non richiesto considerata la natura profana e peccaminosa dei suoi passatempi, ma erano davvero, davvero, terribili – e lo diceva la stessa ragazza che fino a non troppo tempo prima aveva avuto stoffa a fantasia zebrata nella propria camera da letto: qualcosa doveva pur significare. «il giorno prima, darden, le ha macinate» e Run aveva guardato con crescente piacere, ed un tifo degno delle Olimpiadi, la strega fare a pezzi quelle maledette tende con il suo coltellino di fiducia. «e quello prima ancora, elysian le ha usate per fare un’amaca» riaprì gli occhi piantando con ferocia quasi concreta le iridi verdi in quelle blu dell’Hamilton. «e loro sono di nuovo lì Aveva già messo sotto torchio Swing, ma il maggiordomo si era professato innocente. Okay che bisognava sempre dubitare dei maggiordomi, a meno che non fosse quello di Bruce Wayne, ma con quale cuore poteva diffidare della sincera e sentita parola del cinesino? Lei e la Larson avevano anche escluso che la casa fosse magica, distruggendo buona parte del mobilio e constatando che il giorno dopo non fosse tornato al suo posto (delle vere scienziate, mica perda balle), quindi le opzioni rimaste erano due: la casa era posseduta; le tende erano maledette. «se la smetteste di sniffare barbabietole, potrei iniziare a credervi» Gemes inarcò un sopracciglio sollevando marginalmente un angolo della bocca. «potrei.» enfatizzò, marchiando il sorriso di divertita indisposizione. Non stava prendendo la situazione seriamente quanto avrebbe dovuto. Pur di ignorare l'inevitabilità degli eventi che li avevano trascinati senza consenso a Bodie, California, nel millenovecento fottuto diciotto, la Crane faceva di infimi problemi delle questioni di stato - ed anziché darle corda, lui ancorava quel poco di sanità che ancora le era rimasto al suolo, incastrandoli entrambi con i piedi alla nuda terra americana per impedirle di andare alla deriva. Doveva aver imparato quanto poco vento bastasse per gonfiare le vele della nave Heidrun™, ridotta ormai all'osso ma ancora testarda a trascinarla troppo vicino alla linea dell'orizzonte. Lo osservò di sottecchi, le palpebre ridotte ad una fessura mentre faceva scorrere pigramente lo sguardo sui tratti mai troppo distesi dell'Hamilton, rendendosi - tristemente - conto di amarlo anche per quello: era fastidioso, scettico, al limite di ogni tolleranza umana e non, eppure nessuna Run avrebbe potuto immaginare come sarebbe stata la sua vita, specialmente a quel punto, senza di lui. Era... frustrante, ridicolo e demotivante sapere che in quel momento non ci fosse null'altro per il quale valesse la pena affrontare una maledetta giornata, se non il pensiero che la notte avrebbe nuovamente potuto fingere di essere a casa nel profumo della pelle di Gemes Hamilton: non aveva mai creduto che sarebbe caduta così in basso da mettere perfino in secondo piano il sesso, confortata semplicemente dalla consapevolezza che l'avrebbe sempre trovato al proprio fianco. Ancora se ne stupiva, Run; ancora, sempre era una prima volta svegliarsi sentendo il peso del braccio di lui sul fianco o il respiro caldo sulla spalla. Ancora sconcertante far indugiare le dita fra le ciocche corvine sentendolo reale e concreto sotto i polpastrelli, sapendo che dopo tutto quello che c'era stato e non stato fra loro fosse davvero lì, con lei - che malgrado fossero testardi e troppo orgogliosi per cedere terreno all'altro, per dare tutto, una parte di lui fosse comunque sua. Aveva sempre reputato Edward Cullen piuttosto creepy nel suo feticismo del guardare Bella dormire, ma ne aveva compreso il fascino: vulnerabilità. Non fisica (anche se, spesso, approfittava del fatto che dormisse per scagliarlo giù dal materasso) quanto emotiva: nessuna ombra, nessun passato o rimpianto, nelle ciglia corvine a carezzare le guance. Era un livello di intimità che aveva sempre dato per scontato con chiunque, ma del cui spessore si era resa conto solo nel momento in cui aveva posato gli occhi sulle labbra dischiuse di un dormiente Hamilton: nessun broncio, nessuna forzata impassibilità o crudele sorriso, alcun cenno dell'usuale cinica ironia con il quale tingeva la curva della bocca. Era per lei, era con lei, e diceva molto più dell'effettivo loro di quanto mai avessero fatto fraintendibili parole. Ricordava di aver pensato che Cristo Santo, allora mi ama davvero; e ricordava di aver avuto quel pensiero stampato a lettere cubitali nelle iridi foresta quando Gemes aveva infine socchiuso le palpebre, perché dopo aver mugugnato un assonnato e confuso commento («bella non è ancora arrivata, edward») l'aveva stretta maggiormente a sé. Se gliel'aveste chiesto il giorno dopo, lui avrebbe risposto di averlo fatto per farla tornare a dormire perché era inquietante e snervante essere osservato nel sonno; d'altro canto, se aveste chiesto alla Crane, lei avrebbe replicato che voleva solo vedere se avrebbe sbavato sul cuscino.
    Quindi insomma.
    «non mi piace il tuo tono» inarcò un sopracciglio, le labbra piegate in un sempre più frequente broncio. Sollevò un dito per impedirgli di replicare, trattenendosi per puro amor proprio e contegno dall'accarezzargli il labbro inferiore.
    «rettifico: non mi piaci tu.» specificò, chiudendo la questione e tornando ad abbandonare la testa sulle sue gambe. Gambe con dei pantaloni, vorrei precisare: Heidrun aveva bandito gli abiti talari da casa Fay, specificando che l'unico vestito che gli fosse concesso indossare fra quelle mura, se proprio l'avesse ritenuto necessario, fosse il tutù: non avrebbe mai dimenticato la rivelazione su Barbie Lago dei Cigni di Capodanno.
    Certe cose lasciavano il segno.
    «potrei usarle per strozzarti» commentò distrattamente, arrotolando una lunga ciocca bruna sull’indice. Vorrei dire che stesse ovviamente scherzando, ma sappiamo tutti che sarebbe una menzogna: probabilmente (probabilmente.) non l’avrebbe fatto, ma non significava che non ne avesse la possibilità – e sarebbe stato davvero poco da Heidrun non ricordare ad alta voce che la violenza era, e sempre sarebbe stata, la sua prima risposta quando aveva a che fare con un problema.
    Le tende, e Gemes. Due piccioni non con una fava. «o per legarti» inarcò allusiva entrambe le sopracciglia, reclinando il capo all’indietro per cercare gli occhi blu dell’Hamilton. Non per suonare ripetitiva, ma non stava (di nuovo) scherzando, ed espresse la propria semplice ovvietà con un morbido sorriso a pungere gli angoli delle labbra. Sentì qualcuno varcare la porta della casa, ma non si sprecò ad alzarsi: Swing sapeva che Heidrun aveva esiliato qualunque Bodiotto, si fosse trattato dell’ennesimo venditore ambulante di scope (eh, nel #far west mica ce l’avevano il Folletto) o di un Testimone di Geova (quelli affrontavano pure i cowboyz) l’avrebbe semplicemente cacciato. Gli altri, i suoi kumpà, potevano andare a cazzeggiare da lei quando e come preferivano: si annoiava facilmente, ed amava la compagnia. Inoltre, non aveva davvero un cazzo da fare. Non credeva che essere ricchi di famiglia fosse così…stancante, fortuna che una volta tornata a casa (sempre se fosse tornata) non avrebbe più avuto il problema: evviva la povertà!
    «Ehi Sgualdrina. Sono qui per scioperare» Dovette alzarsi a sedere per poter lanciare l’occhiata, che tal affermazione meritava, oltre il sedile del divano, e per farlo usò come perno la faccia di Gemes, su cui appoggiò un palmo spingendosi verso l’alto. Immaginava di aver usato il suo bonus giornalieri i-love-you-man e fosse passata ai but-no-fuckin-way, perché se la scrollò di dosso con un secco e repentino movimento del braccio.
    Eh vabbè. Dal pavimento, alzò un dito medio al Primo Hamilton rotolando sul tappeto per incenerire con lo sguardo il Secondo Hamilton. «may day may day» mimò di portarsi una mano alla gola. «troppi hamilton in una stanza sola, sto soffocando nel vostro ego» schioccò le dita puntando un indice contro Gemes. «tu, fuori. Ci si becca. Divertiti. No anzi, non divertirti» soffiò un bacio nella sua direzione, un gomito sul pavimento mentre dal basso studiava il suo contadino preferito. Voleva scioperare? Bere? Ah-ha, ma lo sapeva con chi aveva a che fare? «tu,» sollevò il mento, affondando i denti nel labbro superiore per soffocare un sorriso. «prima di poter scioperare, devi dimostrarmi di aver lavorato» eh, amava fare la bo$$, cosa devo dirvi. Drizzò la schiena indicandogli con un cenno la porta. «portami tre (3) barbabietole, e non rubarle ai cesti altrui TI SPIO DALLA FINESTRA GHIDEON» per rendere chiaro quanto fosse seria, si appropinquò alla sopracitata strappando, e con infinita soddisfazione, le orribili tende che oramai popolavano i suoi incubi. «poi possiamo contrattare per lo Sciopero» dubitava si facesse così, ma ehi, non era abituata ad essere la Kapa.
    Bisognava farsi rispettare, nel far fuckin west. No rest for le signore delle barbabietole.
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    Shia Ryan Hamilton < Gideon Kingsley

    Shia salutò Gemes con un cenno di capo, ed era stato anche troppo e poi neanche si era degnato di ricambiare, era davvero un pessimo Hamilton quel Gemes e gli piaceva così tanto. Occhio Run. Ammirò così la mora che da vera sgualdrina si stava avvicinando a lui. «prima di poter scioperare, devi dimostrarmi di aver lavorato» fu il turno di Shia di ridere, tanto da mettersi la mano sulla pancia «mi fai venire i crampi» disse per poi alzarsi, di certo non per andarsene ma per curiosare nella stanza, dato che lui stava in un capanno triste e puzzolente aveva bisogno di toccare con mano la ricchezza e il benessere, gli mancava così tanto essere ricco. «Se qualcuno mi dice che i soldi non fanno la felicità giuro che lo affogo in un a vasca di monete d'oro » disse mentre camminava per la stanza toccando mobili e i vestiti che la player immagina di raso non so perché «Mi manca così tanto tutto quanto» il far west gli stava davvero così stretto e in più Shane neanche c'era, vogliamo aggiungere che gli era stato messo il veto su Swing e Aidan, insomma tutto era uno schifo. «Sai una volta ero io il re del pollaio. Il gallo alpha» disse nostalgico mentre ammirava la ricchezza che non gli apparteneva più. Era depresso, ma capitelo, non solo non aveva più i suoi polli gay ma neanche un pollaio. Dov'era il suo locale coi cento ragazzi eh? Gli mancava dannatamente la sua vita; gli mancava Shane e se avesse saputo di finire nel far west avrebbe sicuramente provato a portarselo a letto prima, con lui ci era andato coi piedi di piombo, forse per farsi perdonare per non averlo salvato nei laboratori o perché aveva profondamente paura di lui che non aveva fatto il passo decisivo non appena lo aveva rivisto. Quanto era stato stupido a non farselo immediatamente e come era stato idiota a non godersi quel locale con Run quando si erano imbattuti tra quei ragazzi. Chi lo avrebbe mai detto che un giorno avrebbe rimpianto villa Hamilton, quella prigione che lo aveva tenuto in gabbia per anni; pazzo direte, ma almeno lì aveva tutti i comfort che al momento non aveva a disposizione, come un televisore, ma la gente come si divertiva in quel secolo? Facendo sesso direte, ma lui era gay e non potete capire quanto fosse difficile per lui, doveva pure nascondere i tatuaggi. Aggiungiamo che era un dannato contadino. Cazzo ma possibile che Lancaster lo avesse odiato fino a quel punto?
    «prima di poter scioperare, devi dimostrarmi di aver lavorato» la guardò che già cercava da bere, non importava cosa gli avrebbe detto, lui non si sarebbe mai mosso da quella stanza. «portami tre (3) barbabietole, e non rubarle ai cesti altrui TI SPIO DALLA FINESTRA GHIDEON» Shia tornò a ridere e quasi cadde a terra, tenendosi lo stomaco «Mia piccola Run, erano mesi che non ridevo così . Grazie.» si avvicinò alla finestra ormai priva di quelle tende schifose «Se non fossi povero mi piacerebbe questo posto però.» poi si voltò e aprì finalmente la bottiglia «Allora bevi con me o devo ubriacarmi da solo come sto facendo da settimane. Come se non mi bastasse fare altro da solo» la solitudine era davvero una brutta bestia, specialmente per uno come Shia. «fanculo lo sciopero. Ho chi lavora per me e loro stanno bene » e diede una sorsata a quel liquore, oramai era diventata un'abitudine bere. «Non stiamo insieme da parecchio tempo che ne dici di recuperare?Mi manchi» disse ruffiano, cercando di guardarla dolce mentre le passava la bottiglia, non aveva voglia di lavorare, ma solo di perdere i sensi e solo con lei poteva farlo. Ne aveva bisogno come ai vecchi tempi, quando la vita era gioiosa e i due si divertivano insieme a bere, rompendo le scatole persino ad Al, e questo succedeva praticamente sempre, perché da quando avevano fatto quel patto di sangue i due ragazzi erano super legati; non che prima non lo fossero, insomma aveva dato la propria vita per riportarlo in vita. Se non era amore quello. Shia era il Gesù di Al. «Mi manca Al. » Il suo Crane, chissà perso dove, spesso si domandava se stava bene o se come lui ogni tanto sentiva di crollare. E Sin, stava perdendo la testa? Perché lui ogni tanto aveva dei blackout e non si drogava, non gli faceva effetto. «Tu hai Gemes, ma io...io non ho nessuno dei due, intendo Sin e Al. Mi sento vuoto. Tu stai bene? » non che gliela volesse gufare intendiamoci, ma da tempo lui non stava bene e non solo per la depressione acuta, ma avere i due amici a tempi di distanza non gli stava facendo così bene. Qualche volta gli capitava di tossire sangue, e non era malato o almeno non come pensate, perché sesso con altri uomini, che ci crediate o no, non lo aveva fatto; era puro come un bambino. (non ridere).
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    Heidrun inarcò un sopracciglio in direzione dell’Hamilton, incrociando risoluta le braccia sul petto. Come osava ridere di un ordine diretto da parte di un suo superiore? Non c’era più rispetto per i Signori delle Barbabietole. «mi fai venire i crampi» Sbuffò fra i denti ed assottigliò le palpebre offesa, scuotendo la chioma corvina finchè le ciocche non ricaddero sulle spalle. «perché non mangi abbastanza banane» replicò secca, accennando un mezzo sorriso allusivo a spese dell’altro: poteva intendere che la sua dieta, in quanto povero, mancasse di potassio, ma anche (e, nel loro caso, soprattutto) che l’astinenza sessuale l’avesse reso debole. Togliere il sesso a Shia era come tagliare i capelli di Swing, e Run lo sapeva: un reato capitale. Peccato non potesse far nulla in merito, considerando che l’Hamilton aveva la tendenza a mettere gli occhi su tutto quel che non poteva dannatamente toccare, passando dai minorenni per atterrare infine su Gemes Hamilton. Quasi (quasi) era felice che suo padre non fosse nei dintorni.
    Sempre quasi. Avrebbe preferito una sveltina con Shia che saperlo a duecento anni di distanza, ma immaginava di non poter avere (niente) tutto dalla vita Ed a noi lettori non interessa il fatto che la role fosse ambientata prima della mini quest, perché vogliamo fingere che – considerando sia passato un anno – in realtà sia scalata. Ciao massona, tvb. «Se qualcuno mi dice che i soldi non fanno la felicità giuro che lo affogo in un a vasca di monete d'oro » Che maledetto viziato di un Hamilton. Lo osservò di sottecchi mentre, con quelle luride manine da contadino (♥) toccava tutti gli oggetti presenti nella stanza; poteva quasi percepire l’olezzo di povertà che i suoi polpastrelli stavano lasciando sugli abiti ed il mobilio, ma a) era troppo gentile per farglielo notare, sembrava davvero disperato, e b) sapeva che quella vena d’arroganza e presunzione derivava dalla nefasta influenza di Gemes Hamilton, e mai avrebbe dato al telecineta la soddisfazione di farla diventare (psicotica) come lui. «Mi manca così tanto tutto quanto» Quello, Run, poteva comprenderlo. Abbassò lo sguardo sulle proprie mani, chiuse - per un secondo- gli occhi fingendo di non aver udito le lamentele di Shia; era diventata brava, in quel troppo tempo passato fra cow boy, a fingere che nulla fosse vero od avesse importanza – che fosse solo un assurdo, allucinato sogno che, il mattino dopo, avrebbe raccontato a ian e todd jeremy davanti ad una tazza di cereali. «anche a me» sussurrò appena, marginalmente conscia che Shia, egocentrico e megalomane, incastrato com’era nella sua bolla di tristezza probabilmente non l’avesse neanche udita. Le mancavano i suoi fratelli; le mancavano suo padre e Sin; le mancavano Shot e Murphy, e Amos e Jade ed Euge; le mancavano River ed Uran, Svetlana e Kieran e Nathan. Le mancava la sua vita: il suo locale, le sue canzoni, i suoi animali.
    Le mancava Heidrun Ryder Crane, Milkobitch a tempo perso.
    Ed aveva paura che alla ragazza ch’era stata, avrebbe dovuto dire addio prima del tempo. Che sarebbe morta come Martha Fay, l’erede del maledetto impero delle maledette barbabietole: c’era qualcosa di più triste ed umiliante al mondo?
    Morire come prete.
    Ecco. Gemes Hamilton la faceva sempre sentire meglio, anche se non nel modo che all’Hamilton sarebbe andato a genio considerando che trovava il suo fulcro nella sfiga del moro – l’amore era compromessi, no?
    «sai una volta ero io il re del pollaio. Il gallo alpha»
    Il gallo alfa. Ma perché ci parlava ancora? Sbuffò una risata a denti stretti, stringendo le mani sul mento. «gallo? volendo essere ottimisti, il tacchino deforme ma simpatico» con il palmo aperto, gli indicò di volare basso con i suoi sogni di gloria sugli uccelli. REALISMO! «allora bevi con me o devo ubriacarmi da solo come sto facendo da settimane. Come se non mi bastasse fare altro da solo» Capite perché, malgrado fosse una testa di cazzo, Heidrun non poteva fare a meno di amarlo? E perché, sin dal primo momento in cui ne aveva incrociato gli occhi chiari all’interno dei laboratori, aveva saputo di volerlo nella sua vita? Era così stupido, e gli voleva così bene. Il sorriso della Crane si addolcì, mentre collassava sul divano invitandolo a seguirla; poter annullare il suo potere e farlo sbronzare come una verginella al prom, era una delle cose che più preferiva della mimesi. «Non stiamo insieme da parecchio tempo che ne dici di recuperare? Mi manchi» Sapeva che l’altro stesse cercando (come sempre.) di corromperla e di farle dimenticare che il suo lavoro fosse raccogliere barbabietole, ma sapete una cosa?
    Funzionava. «AWWW SCIAIA» raccolse le ginocchia al petto e si rannicchiò al fianco dell’uomo, la testa poggiata sulla sua spalla. Parevano superficiali e frivoli, Shia e Run, perché lo erano ma non erano sempre e solo sorrisi e battute a sfondo sessuale; voleva davvero bene a Shia, e sapeva che malgrado l’indole…peculiare di qualunque Hamilton, lui ricambiava. Era sempre stato così, ed il fatto che Shia fosse oramai legato ad Al e Sin non poteva che rendere quell’affetto più concreto e sincero: seppur in maniera secondaria, anche loro – la notte in cui Run ed Al erano morti – avevano fatto un patto di sangue. Finchè morte non li avesse separati, uh? «Mi manca Al. Tu hai Gemes, ma io...io non ho nessuno dei due, intendo Sin e Al. Mi sento vuoto. Tu stai bene?» Anziché rispondere, bevve un generoso sorso della bottiglia, accogliendo con piacere il familiare bruciore alla gola ed alla lingua. Mi sento vuoto. Heidrun poteva comprendere perfettamente quella pressante sensazione di assenza allo stomaco, quei battiti mancanti nel cuore che sapeva appartenessero ad Eugene Jackson. Fissò un punto al fianco dell’Hamilton per un paio di minuti, accompagnando quel silenzio ad un’altra golata di liquido bollente, prima di volgere le iridi verde muschio su Shia. «stiamo morendo» seria, secca, ruvida e priva dell’usuale malizia che colorava da sempre il tono graffiato della sua voce. Scosse il capo, ingoiò aria e saliva. «letteralmente. Come -» corrugò le sopracciglia, reclinò il capo all’indietro. «come potrei stare bene? e mi mancano i miei amici. la mia famiglia» fece scivolare la mano sul petto di Shia, posando il palmo laddove poteva percepire lo scostante battito del suo cuore. Era l’unico modo che avesse per essere certa che, da qualche parte, suo padre e suo zio fossero vivi: tu-tum, tu-tum. «anche a me manca al» sussurrò, sollevando lo sguardo per cercare quello di Shia. «non voglio morire qua» e, ancor più straziante, «non voglio vivere qua» voleva tornare a casa.
    Voleva maledettamente tornare a casa. «ma c’è la concreta possibilità che dobbiamo fare entrambe le cose – vivere e morirci, a bodie» umettò le labbra, abbassò gli occhi sulla propria mano ancora sul petto dell’Hamilton. Quei battiti lì, suoi e loro, erano contati.
    Erano destinati a finire.
    «e sarebbe davvero un peccato, considerando che…» si schiarì la voce con un goffo colpo di tosse, posando la mano libera davanti alla bocca. Ci voleva davvero - davvero - una sincera dose d’impegno per mettere in imbarazzo ed in difficoltà la Crane, eppure in quel momento provava entrambe le cose: disagio, per lo più. Non …Non l’aveva detto a nessuno, e senza alcun motivo specifico se non paura (di un po’…tutto), ma in quel momento, seduta al fianco di Shia Hamilton, non vedeva mezzo motivo al mondo per il quale non dirglielo: se chiudeva gli occhi, poteva fingere che al proprio fianco ci fossero Sin o Al, e mai come in quel momento, come in quei maledetti mesi, aveva avuto bisogno della sua famiglia. Di Murphy. Strinse le labbra fra loro ed inspirò profondamente, buttando lì la frase con finta non curanza. «ho, teoricamente, un matrimonio in programma» cosa?
    Cosa.

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    Shia Ryan Hamilton


    Shia non era mai stato un arrampicatore sociale, perché non ne aveva mai avuto bisogno; neanche quando veniva considerato la feccia della famiglia non si era preoccupato di fare carriera per far ricredere i propri genitori; non aveva fatto niente per farsi piacere. Mai. Sapeva benissimo che non ci sarebbe riuscito in nessun caso, perché erano più bigotti gli Hamilton che le persone che vivevano a Bodie e sapeva con certezza che mai avrebbe ottenuto la loro approvazione ma solo i loro soldi; su quello poteva star tranquillo perchè comunque aveva avutto tutto quello che desiderava,quindi perché darsi da fare quando poteva avere tutto comunque senza fare niente? O almeno quello era stato il vecchio Shia, quello che viveva a Londra e che aveva fatto il doppio gioco fino all'anno precedente; quello che alla sola parola Hamilton si aprivano tutte le gambe porte e si, anche le acque come Mosè. Ora, però era un povero contadino ma non avrebbe di certo iniziato ora a lavorare per guadagnare o per farsi un nome, insomma non ne aveva voglia, non era il suo obiettivo nella vita. Mai. Preferiva in gran lunga stare sul quel divano, con la sua sgualdrina mentre bevevano e cazzo se si ubriacava; ogni volta sembrava fosse la prima sbronza della sua vita e gli piaceva,era una sensazione così liberatoria, tanto che staccava la testa da tutti quei pensieri negativi che in quel periodo lo facevano alzare male dal letto e pure dormire. Vi starete chiedendo che pensieri poteva mai avere una persona così basic come Shia; abbene li aveva, insomma era un povero, che vita mai felice poteva avere. beveva per dimenticare, glielo aveva insegnato proprio Al. L'ho già detto che gli mancava da morire? Cazzo se sentiva il peso della sua lontananza e non solo perché come aveva appena detto Run stava morendo senza di lui ma era proprio la sua presenza che più gli mancava; insomma non aveva al suo fianco il suo migliore amico di letto .
    «stiamo morendo» rude ma sapeva anche lui quanto fossero vere quelle parole, lo sentiva anche lui che stavano morendo eppure in modo lento, come vendetta per tutto quello che aveva fatto in passato, il fato lo stava facendo soffrire. Merda.
    «come potrei stare bene? e mi mancano i miei amici. la mia famiglia» la famiglia, lui non poteva dire lo stesso perché i suoi lo odiavano e forse erano pure contenti che fosse stato dato per morto, era un problema in meno; probabilmente l'unica persona a cui mancava era sua cugina Rea, anche se non era così sicuro che fosse così impegnata nella causa. Sicuramente non era tra le sue priorità ritrovare Shia;O forse si,perchè in cuor suo lo sperava. Gli mancava Shane, che sapeva fosse lì con loro ( siamo a dopo la mini quest giusto?) ma ancora non lo aveva trovato, o forse neanche lo aveva cercato, è un dettaglio che non vi è dato saperlo.
    Quando la mano della mora si posò sul suo petto lui poggiò la propria su di essa, per sentire il contatto umano e per avere quella dolcezza che da tanto non riceveva;che vi devo dire era un tenerone. I due non erano spesso così tranquilli, sinceri e dolci tra di loro, non erano quelle persone che si piangevano addosso, anzi le odiavano, o almeno Gideon, le persone che non avevano una filosofia del vivi e lascia vivere o per dirla meglio vivi e chissene se gli altri non fanno lo stesso. Amen.
    «non voglio morire qua» schietta la mora e comprendeva al cento per cento quel suo sentimento. Fra tutte le cose che non voleva fare lì, oltre che lavorare s'intende, era morire da povero a Bodie. Non poteva accettarlo. Non voleva. «non voglio vivere qua» disse la compagna esasperata e ovviamente Shia era così in sintonia con lei, nemmeno lui voleva essere vivo e povero lì. Si, lo so, il problema per il barbuto era principalmente essere senza soldi e non poter essere gay alla luce del sole. La sua vita passata o futura, dipendeva dai punti di vista, aveva questi due principi alla base di tutto e Bodie glieli aveva portati via. Che amarezza.
    «nemmeno io» sussurrò mentre teneva stretta la mano della mora nella propria. Se qualcuno li avesse visti lì, in quel modo, forse avrebbero frainteso; oddio non che non potesse succedere, cioè no, perché nessuno dei due aveva davvero voglia dell'altro in quel senso. Per ora. Era come se Bodie avesse succhiato da loro ogni briciola di energia, erano così vuoti e spenti. Dov'erano finiti la sgualdrina e il baldo giovane? Ma soprattutto dove cazzo era il locale dei cento ragazzi dove i due finivano per rifocillarsi di bei ragazzi eh? Se solo ci fosse stato il libro del baldo giovane per godersi almeno dei racconti.
    «ma c’è la concreta possibilità che dobbiamo fare entrambe le cose – vivere e morirci, a bodie» e di nuovo la rude verità a ferirlo ed a renderlo consapevole che quel posto sarebbe stato la sua tomba. Ma quanto era triste tutto ciò? Doveva assolutamente cambiare qualcosa, per se stesso e per se stesso, insomma di chi gli importava se non di Shia Hamilton? Aveva appena preso una decisione, si era ricordato di una cosa che magari avrebbe cambiato per sempre i loro destini e che avrebbe reso Bodie un posto migliore per tutti.
    «Sai sgualdrina ho un'idea.» non si rese conto che la donna aveva continuato a parlare ricordandogli del suo imminente matrimonio. «ah il matrimonio è vero. Chi lo avrebbe mai detto che ti saresti sposata. Congratulazioni!» le prese dalla mano la bottiglia, che ancora non era vuota e questa cosa non andava assolutamente bene, dovevano rimediare «Brindiamo al tuo grande giorno e al mio libro.» diede la prima sorsata ancora prima che la mora potesse chiedergli qualcosa riguardo a quello che aveva appena detto, ogni cosa a suo tempo. Gliela passò mentre sentiva il bruciore in gola e quella sensazione di calore farsi spazio in corpo. Ecco perché gli piaceva stare con lei. Cazzo, sentiva qualcosa. «pubblicherò le avventure del baldo giovane! Voglio diventare un contadino ricco!» era così convinto delle proprie parole «e noi iniziamo a buttare giù qualche avventura.» chissà quante di quelle parole future si sarebbe ricordato poi. Ma almeno sapeva di poter stare, per una volta, bene e in pace con se stesso. Grazie sgualdrina.




    Gideon Kingsley
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    «ah il matrimonio è vero. Chi lo avrebbe mai detto che ti saresti sposata. Congratulazioni!» Heidrun si morse l’interno della guancia, le sopracciglia a corrugarsi mentre distoglieva lo sguardo da Shia Hamilton, per portarlo sulle proprie dita. Non era esattamente la reazione che si era…aspettata, e per quanto tendesse ad essere di suo una ragazza poco previdente (aka: non pensava mai alle conseguenze delle sue azioni o parole), la risposta del Baldo Giovane la lasciò temporaneamente interdetta. Si era detta che, dopo averlo taciuto a Murphy, almeno a qualcuno avrebbe dovuto dirlo – così, giusto per ricordarsi costantemente che qualcosa nella sua vita dannatamente non andava se era caduta così in basso da pensare seriamente di farlo: non solo non aveva mai creduto alla carta straccia che avrebbe dovuto, teoricamente, ufficializzare un unione, ed ai matrimoni andava solamente per il vino e farsi i testimoni e le damigelle, ma era…dannatamente giovane, ed era Heidrun Ryder Crane. Sapeva che in realtà si trattasse solo di un capriccio, e che fosse suo o di ambedue a quel punto poco importava: Run, nell’ottimistica visione nella quale fossero realmente rientrati in patria prima di tirare le cuoia, voleva vedere fin dove lui si sarebbe spinto, se davvero aveva intenzione di fare una stronzata del genere, o se l’avesse detto solo per provocarla. Sì, se ve lo steste chiedendo, chiaramente per Run era un gioco – l’ennesima sfida – ma non nel superficiale senso che potrebbe apparire fuori contesto: perché la Crane sapeva che, nel male o nel peggio (soprattutto nel peggio.), sarebbe rimasta incastrata con Gemes Hamilton per tutta la (breve) durata della sua vita, e ne sarebbe stata perfino felice, ma – ma le etichette la turbavano ad un livello più profondo, gridando alla parte ch’era solita spingerla a fuggire, di ribellarsi alla società e vivere insegnando skydiving. Una parte stupida, ma pur sempre una parte di lei. Ed odiava, ed aveva sempre odiato, sentirsi privata della possibilità di scegliere - non che pensasse potesse giungere il giorno in cui lei avrebbe cambiato idea, malgrado ricordasse ogni giorno di poterlo fare (quasi quanto Gemes con lei, per inciso; quasi, perché c’era spazio solo per uno stronzo mestruato fra loro due, e quel posto spettava all’Hamilton da diritto di nascita): semplicemente, voleva svegliarsi al mattino e sapere di sceglierlo ogni giorno piuttosto che ricordare di averlo già scelto. «gemes te l’ha detto?» domandò, stupita ed offesa, arricciando il naso seccata. Oh, ma il telecineta i cazzi suoi non se li faceva mai? Sciaia era suo amico – non aveva qualcun altro a cui rompere le palle? «pubblicherò le avventure del baldo giovane! Voglio diventare un contadino ricco!» Boh? Questione liquidata così? Cioè, non che Run volesse improvvisare uno sleepover o mettersi a fare wedding planner, ma – dannazione, sciaia poteva almeno fingere un po’ più di entusiasmo. Corrugò le sopracciglia spingendo il labbro inferiore all’infuori, un’occhiata di sottecchi all’Hamilton. «non sarai mai un contadino ricco; il massimo a cui puoi ambire, è un contadino morto» e felice, nell’aver rimesso crudelmente il dito nella piaga, come una bambina di cinque anni il giorno di Natale, la Crane fece la linguaccia all’ex collega stringendosi nel mentre nelle spalle. Beh? Stava morendo e nessuno la capiva (GEN Z!!!%%) aveva tutto il diritto di fare la sassy bitch. Sciaia le voleva bene anche così. «e poi non so quanto a bodie, california, 1918 possano interessare le storie di un ninfomane frustrato sessualmente» inarcò le sopracciglia e bevve un sorso di alcool, le labbra strette attorno al collo della bottiglia per soffocare un sorriso. «MA CI STO. Possiamo iniziare dalla volta in cui credevi di farti un modello della pantène, che invece si è scoperto essere un cane una DONNAH ma non te ne sei accorto fino al giorno dopo???????????» Drizzò la schiena e si schiarì la voce, cercando di imitare il tono rauco di Shia: «”ne conoscevo di uomini poco dotati – ma poi a me che me frega, tanto un culo è un culo – ma cazzo oh, non lo trovavo”» già best seller.
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    «gemes te l’ha detto?» Il barbuto scrollò le spalle non appena la mora gli pose quella domanda, anche se era un contadino era pur sempre pronto al pettegolezzo e nei campi oltre a non lavorare che altro poteva fare se non sparlare dei bodiani (o era bodiotti?) e degli altri sfortunati come lui che ancora soggiornavano nel far West. Quindi la domanda era del tutto fuori luogo secondo Shia e poi mai avrebbe fatto la spia «No, è sempre il maggiordomo il colpevole» . Lui non faceva la spia, ovviamente quello era semplicemente dire come stavano le cose e diciamocelo per lui era raro farlo, aveva sempre mentito, ma ogni tanto qualche lite faceva bene in quel posto, specialmente per lui, gli mancava Beautiful, aveva bisogno di tradimenti, di cospirazioni e corna come se non ci fosse un domani per sopravvivere.«e ricordati che io sono gay, il pettegolezzo è il mio secondo nome.» disse fiero di se stesso e il caso era chiuso lì, non aveva voglia di parlare di smalti, di abiti e damigelle, anche perché doveva esserlo lui ovviamente. Doveva percorrere la navata gettando petali o portare le fedi dei due amanti, insomma era perfetto per quella parte, meglio che del contadino, avrebbe venduto anche Aidan per diventare la dama di compagnia della Fay, ma nessuno sembrava volerlo ascoltare.
    «non sarai mai un contadino ricco; il massimo a cui puoi ambire, è un contadino morto» ma che stronza! L'amava per quello, inutile dire che rimaneva la donna che più apprezzava in quell'universo, quasi sicuramente li avevano divisi alla nascita perché era sempre più convinto che fosse la versione non barbuta di lui.
    «e io non ti ci vedo sposata con quel coglione ma mica te lo dico in faccia!» aggiunse facendole un dolce sorriso barbuto, anche perché sapevano entrambi che a lui piaceva in realtà Gemes. Troppo forse? Neah.
    «Ma torniamo a parlare di me» Non che non gli importasse della vita che stava facendo la sua sgualdrina in quel posto, ma non gli importava della vita che stava facendo la sua sgualdrina in quel posto. Al dire il vero non aveva interesse riguardo a nessuno. Odiava tutti, specialmente Lancaster, che li aveva mandati in quel cazzo di far west e dopo più di un anno ancora non erano tornati a casa e lui, cazzo, era davvero molto stanco. Quindi non potete biasimarlo se effettivamente non avesse voglia di sapere quanto gli altri fossero felici in quel posto e dato che lui stava male più degli altri non gliene fregava assolutamente niente anche se la ragazza in questione era Run, non aveva senso per lui continuare a parlare di quel matrimonio. «e poi non so quanto a bodie, california, 1918 possano interessare le storie di un ninfomane frustrato sessualmente» continuava ad inferire la mora, come se si fosse offesa per quello che le aveva detto il ragazzo. Neah, loro si parlavano sempre a cuor aperto; se non lo faceva con lei con chi poteva farlo? Di certo non con Asher, che aveva comunque scoperto fosse davvero un soggetto interessante. Si, era piccolo ma andiamo, nessuno lo avrebbe mai scoperto se avesse usato il proprio potere come un perfetto serial killer, altro che contadino; magari poteva diventare Jack lo squartatore versione americana. Ma anche no, insomma non aveva voglia di uccidere ma solo di fare sesso.
    «Sai sgualdrina mia, dovresti appoggiarmi in queste cose. Moriremo in questo posto e devi darmi almeno la speranza che io possa almeno diventare qualcosa di più che un banale contadino. Non mi si s'addice e tu lo sai»
    «MA CI STO. Possiamo iniziare dalla volta in cui credevi di farti un modello della pantène, che invece si è scoperto essere un cane una DONNAH ma non te ne sei accorto fino al giorno dopo???????????» l'ho già detto che Shia amava quella donna? Che se fosse stato un ragazzo se la sarebbe sposata? Beh perché era proprio così, insomma solo lei poteva trovare eccitante una storia del genere. Come lui d'altronde.
    «”ne conoscevo di uomini poco dotati – ma poi a me che me frega, tanto un culo è un culo – ma cazzo oh, non lo trovavo”» e poi lo imitava davvero bene. L'ho già detto che poteva essere la sua parte femminile? Shia scoppiò a ridere, finalmente dopo mesi d'inferno. Stare con lei gli stava facendo davvero molto bene, era come essere nel presente, se non fosse stato per i vestiti da far west e che non profumava di chanel ma di barbabietole appena raccolte poteva sembrare.«quella sarà la storia del Baldo giovane e il buco magico!» doveva assolutamente annotare tutto quello che stavano dicendo, quello era già un best seller. «La conosci la storia del baldo giovane e la pannocchia di riserva?» quello sarebbe stato una pietra miliare altro che libro. Sarebbe stato il corano per i gay frustrati e la bibbia per gli uomini che pensavano di non essere gay. #wat. In fondo chi non lo era o non aveva pensato di esserlo? «Ogni uomo che si rispetti coltiva nella propria vita le pannocchie, ma chi davvero le ha assaggiate? Questo baldo giovane si, in fondo lo sappiamo, chi non assaggia la pannocchia gode solo a metà.» si sarebbe limonato da solo se fosse stato capace di farlo, quello era meglio delle tavole di Mosè, era un cazzo di genio.



    «You became the oxymoron. I did not dare to solve»
    29 y.o |Poisoned |1919
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    Shia Ryan Hamilton

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    «quella sarà la storia del Baldo giovane e il buco magico!» Il buco magico. Capite perché Heidrun lo amava? Era certa che se non fossero stati così maledettamente simili, la scelta riguardo l’Hamilton con cui condividere (quel poco che avevano, haha) la vita non sarebbe ricaduta su Gemes – ma ahimè, si sapeva che gli opposti attraevano; senza contare che lei e Sciaia avrebbero passato troppo tempo sbronzi o a fare orge in cucina per sopravvivere a loro stessi senza un tutore, quindi insomma. Il fatto che fosse hella gay, se ci fosse stata l’intenzione, non avrebbe mai fermato Run: a cosa serviva la mimesi se non a prendere in prestito la metamorfosi, ed ogni tanto farsi crescere un pene? «il buco dei segreti suona meglio» precisò comunque, puntando lo sguardo smeraldo oltre le spalle dell’uomo: temete, nemici dell’eterosessualità, il buco dei segreti è stato aperto. «La conosci la storia del baldo giovane e la pannocchia di riserva?» Corrugò le sopracciglia, gli angoli della bocca piegati pensosi verso il basso. Nei mesi passati a Bodie, le storie su pannocchie e barbabietole si erano moltiplicate come i pani ed i pesci di Gesù, e per la Crane era difficile tenere segno delle storie che conosceva, e di quelle sulle quali ancora Shi non l’aveva illuminata. La pannocchia di riserva, mh – era forse quella del “sei felice di vedermi, o sei solo un contadino delle fay?” ? «Ogni uomo che si rispetti coltiva nella propria vita le pannocchie, ma chi davvero le ha assaggiate? Questo baldo giovane si, in fondo lo sappiamo, chi non assaggia la pannocchia gode solo a metà.» Boncia, avevano già anche il retro della copertina del libro: chi non avrebbe letto un’opera che osava presentarsi con un’anteprima del genere? Già riusciva ad immaginarsi il tormentone da spiaggia, tutti sotto gli ombrelloni a bollire per il sole e le calienti storie del baldo giovane.
    Un sogno.
    «alla fine di ogni storia, potremmo anche aggiungere una paginetta a fumetto illustrando la novella» tamburellò con il dito sul labbro inferiore, un sorriso a pungere le labbra. «quando ci sono dei disegni, le persone pensano sempre che si tratti di libri per bambini, e personalmente credo che strappare i fanciulli dall’innocenza per estirpare loro l’imene culturale come un quarterback qualsiasi alla capa cheerleader, sia da veri pro» chissà se era sempre stata così filosofa, o se l’alcool iniziava a fare effetto.
    Nel dubbio, entrambe. «i giovani meritano di sapere che le scelte sono varie. LA SOCIETà NON DEVE MENTIRE SU PANNOCCHIE E ARANCE!» picchiò il pugno contro il palmo della mano opposta, infervorata come un testimone di Geova a cui si facesse notare che un giretto all’inferno, non sembrasse poi così male. «dai, sciaia, prendi un block notes così iniziamo a scrivere» gambe accavallate sul divano, invitò con un languido cenno del braccio all’Hamilton di alzarsi e reperire il materiale: dopotutto era il povero, lui, e lei la Signora. Se lo sarebbe goduto finchè avesse potuto. «l’eteronorma si conclude oggi» che oggi, quand’era? Non ci è dato saperlo perché sono anni che portiamo avanti questa role, quindi rimaniamo sul vago. «HASHTAG BODIE PRIDE UNO NOVE UNO OTTO» cosa? beh in qualche modo dovevo concludere questo post.
    E noi diamo per scontato che abbiano davvero scritto il libro, e poi siano collassati nei fumi alcolici fino a che swing non li ha raccattati con un cucchiaino: olè!
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    e direi che è giunto il momento di chiudere anche questa role CIAO BODIE SEE YA NEVER
     
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7 replies since 22/3/2018, 01:45   353 views
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