find me where the old things are

w/ Will II [Louvre, 20.03.20118 - 5.30 pm]

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. hourglass;
        +4    
     
    .

    User deleted


    Helianta Monnarie
    20.03.2118
    she's a whistle in the catacombs, a paradox: the girl that time forgot
    Sembrava quasi surreale come la cronocineta era riuscita a mimetizzarsi nella Parigi del XXII secolo, l'ennesimo puntino nella massa informe e in costante movimento della Città delle Luci. La Francia era sempre stata una delle sue mete più aspirate ma, come molti altri babbani, aveva sempre pensato che sarebbe rimasta solo un sogno, qualcosa di realizzabile in un futuro lontano... ovviamente non si aspettava di vedersi quelle parole realizzarsi fin troppo alla lettera. Non avendo dei veri e propri termini di paragone, non aveva saputo dire se la capitale di allora fosse migliore o peggiore di quella attuale, poteva solo adocchiare distrattamente quelle differenze che ricordava solo dalla visione di film ambientati nella suddetta città. La Tourre Eiffel con i toni bronzei a farla sembrare un soprammobile lasciato lì senza che il tempo potesse toccarlo, le grandi torri di Notre Dame le cui campane continuavano a rintoccare ancora e ancora, il Conciergerie a riflettersi sulle placide acque della Senna come una miniatura di Hogwarts. Doveva ammettere, Helianta Moonarie, che si sentiva una vera Parigina, seduta ad un modesto e piccolo caffè con una maglietta a righe bianche e nere e una tazza di tè dove aveva lasciato l'impronta pallida e chiara del rossetto che quella mattina si era concessa di usare. Rimanere chiusa nella Villa aveva iniziato a stancarla, non aveva nemmeno davvero idea del perchè non si fosse decisa a fare prima quel tipo di passeggiate, borsa a tracolla e libro alla mano. C'era qualcosa di estremamente poetico nel mettersi a leggere su una panchina, un fresco vento primaverile a scuotere le pagine mentre un paesaggio così ricco e affascinante come quello della ribelle Parigi. Aveva iniziato a lasciare sempre di più i cancelli della magione Barrow, arrivando addirittura a passare una notte in un piccolo hotel dall'arredamento chic ma senza troppe pretese. Guardando la carta da parati e la fattura delle lampade non aveva saputo dire se l'intenzione dei proprietari era quella di avere un ambiente rètro o se semplicemente non lo avevano mai cambiato, e la Moonarie avrebbe potuto saperlo lasciando passare la vita di quegli oggetti tra le sue dita, leggendoli come uno dei suoi amati libri col solo tocco della mano, ma non volle.
    Pesanti porte di ferro chiudevano qualsiasi collegamento con quella parte di sè che riusciva a controllare sempre di più, riuscendo a decidere quando aprire il rubinetto e quanto aprirlo. Se fosse ancora stata incapace di farlo, semplicemente mettere piede sui sampietrini di una stradina l'avrebbe fatta svenire: un fiume immenso e atemporale di persone a scorrerle addosso, tutti i suoni e gli odori, i colori e i sapori che si attaccavano sul palato. C'erano momenti in cui quel genere di esperienza la facevano sentire in pace col mondo, connessa con qualunque essere avesse toccato quelle stesse vie, ma vivere una vita intera sentendo il peso di centinaia, migliaia di anni ad ogni sguardo, ad ogni respiro... no, non era ciò che avrebbe voluto provare in una delle sue gite. Non avrebbe mai smesso di dirlo: essere cronocineti non era una cosa da poco. Non si correva il rischio di congelare casa propria se non si sapeva come farlo, non c'era il pericolo di far piovere al chiuso se non si aveva controllo sulle proprie capacità. No, il tempo era più astuto, agendo dall'interno come un viscido tentacolo che si stringeva attorno alla mente e al cervello: immaginate la vostra scatola cranica tempestata da stimoli visivi e uditivi, ricordi non vostri e balzare da una parte all'altra mandandovi in tilt. Cosa è passato e cosa no? Cosa è accaduto e cosa accadrà? Siete lì come spettatori o fate fisicamente parte di quel tessuto di vite?
    Ringraziò il cielo di aver appreso quel che bastava per tenere a bada quelle sensazioni, quegli istinti sopiti e incontrollabili che le appartenevano e allo stesso tempo le erano estranei, che per quanto avesse potuto accettare quella parte di sè, avrebbe sempre saputo che non v'era modo di non vederla come un'intrusa. Ma, gradita o meno che fosse, era lì e nessuno avrebbe potuto toglierla.
    O no?

    Una vecchia - per gli standard del 2118 almeno - edizione di Uomini e Topi pendeva dalle mani della babbana per l'ennesima volta nella sua vita. C'erano libri che avevano bisogno di più letture, di più carezze lungo il dorso delle pagine per svelare ai loro lettori ciò che l'autore a racchiuso in quelle gabbie di parole. Uomini e Topi era, senza dubbio, uno di quei volumi che Heli si ritrovava ad interpretare ogni volta in modo diverso, senza mai stancarsi di trovare quella versione che più le calzava a pennello in quel momento. La Moonarie trovava nei libri quello che molti trovavano nella musica: un messaggio da scoprire ogni volta in modo diverso, un manifesto il cui significato cambia assieme ad ogni situazione in cui il lettore è coinvolto nella vita reale. Le storie e i personaggi non erano congelati, freddi e statici come ci si poteva immaginare; crescevano e si evoluivano insieme al lettore, senza mai smettere di cambiare, vettori di sensazioni e personalità, spicchi di verità da intravedere ad ogni rigo.
    In quel momento, però, il dito medio si frapponeva tra due pagine marcando il segno lì dove aveva interrotto la lettura, dedicandosi ad una passeggiata lenta e rilassante nella grandissima piazza del Louvre. Non aveva idea della quantità di turisti che si addentravano ogni volta in quel museo, ma le sembrava strano che anche a quell'orario del giorno, dove il sole iniziava a tingere le prime nubi di arancio, ci fossero pochissime persone ad aggirarsi in quella zona. Che le opere d'arte avessero perso il loro fascino? Che il futuro avesse lasciato nel passato la bellezza delle cose superflue e profonde che erano i quadri conservati nell'immenso ed antico edificio. Faceva un certo effetto pensare a tutti quei palazzi, tutti quei posti cento anni più vecchi e, allo stesso tempo, più moderni. La stessa piramide di vetro sembrava perfettamente intatta quando, in realtà, continuava a crollare e ricostruirsi da sola in un gioco di fontane e getti d'acqua. Certamente c'era lo zampino di qualche magiarchitetto o magidraulico.
    Era lì da quattro mesi e ancora non era riuscita a visitare il meraviglioso museo che le si parava davanti e lì, ferma e impassibile, era ancora riluttante all'idea di fare il suo ingresso in quel luogo che aveva sempre ritenuto magico e sacro. Non aveva nulla a che vedere con la magia che l'aveva portata fin lì, nè vi era niente di sacro come le mura e le statue di Notre Dame. Era quella magia racchiusa nei movimenti semplici e genuini del pennello che raschiava sulla tela, era quella sacralità delle reliquie protette e custodite, venerate e amate senza che potessero perdere il oro fascino perenne, protette da qualsiasi cosa fintanto che qualcuno le avesse venerate. Dopotutto quello era il segreto di tutto, che per far sparire qualcosa (o qualcuno) bastava semplicemente ignorarlo, un muro di silenzio a circondare l'oggetto (o la persona). Se un albero cade in un bosco anche se non c'è nessuno nei dintorni, fa rumore?

    Il cielo aveva già assunto tinte violacee quando la Moonarie si era ritrovata a vagare per i lunghi corridoi pieni di arredamenti sfarzosi e fronzolati, bordati d'oro e porpora, marmo e legno massello a incorniciare l'opera architettonica. In un altro momento, in un'altra epoca, avrebbe osservato con fremente curiosità ogni descrizione, esaminato ogni quadro con scrupolosa meraviglia alla ricerca dei dettagli più significativamente belli ai suoi occhi, ma in quel giorno si limitò a percorrere in lungo e largo le gallerie, le scale e le sale, osservando le opere d'arte nella loro unione, disegnando nella sua mente un quadro più grande. Gli occhi coglievano solo i colori più brillanti, quelli che spiccavano sulle tele e negli indumenti dei visitatori. Se fosse nata a Parigi avrebbe fatto una cosa del genere ogni mese, perlomeno: passeggiare per vie di cultura e storia, assaporare lo scenario dei turisti che estasiati indicavano frammenti di mondi sconosciuti e lontani. E, un giorno, in quelle passeggiate si sarebbe perso il piacere delle singole opere, misturandosi in un minestrone di colorata routine, dove i veri protagonisti divenivano coloro che cambiavano sempre e non restavano mai.
    Loro stessi.

    Ferma davanti al San Michele e il Drago di Raffaello Sanzio, la venticinquenne osservava ad una discreta distanza una coppia di anziani. Lui indicava a lei il quadro, i colori sanguigni e le luci calde a disegnare ed essere disegnate su quella piccola finestra di tessuto. Pareva che la donna non stesse davvero seguendo i discorsi dell'uomo (forse il compagno), ma non per questo sembrava disinteressata o annoiata. Anzi, Helianta credette fermamente che la signora annuisse al suono della voce del marito, commossa ed eccitata dalla passione con cui l'uomo amava quell'opera, quell'amore che lei riconosceva perchè lo aveva vissuto. Creava le sue storie e le proiettava sugli altri, Helianta Moonarie, che la sua di storia la conosceva fin troppo bene, che tutti quei colpi di scena erano diventati monotoni, dove la monotonia sarebbe stata il vero plot-twist. Continuò ad ammirare i due anziani, immaginando e sognando la vita che avevano vissuto, la guerra che avevano subito, rendendosi conto più tardi di essere certamente più vecchia di loro. Non potè trattenere una sommessa risata a mostrare il candore dei denti in contrasto col rosa intenso ma naturale del rossetto.
    Sentì uno spostamento d'aria vicino a lei, capendo che qualcuno si era approssimato alla sua stessa panchina.
    «cette place est prise?» lazò lo sguardo sull'interlocutore, mentre il suo cervello decifrava quella frase e tentava di costruirne una risposta.
    Dopo qualche secondo di troppo, anche la Moonarie sfoggiò un rudimentale accento francese appreso per caso guardando questa o quella serie tv non anglofona: «s'il vous plait... ?»
    code made by zachary, copia e t'ammazzo©
     
    .
  2.     +3    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Neutral
    Posts
    194
    Spolliciometro
    +227

    Status
    Anonymous
    william barrow II
    Il suo lavoro non smetteva mai di stupirlo, non importava che fosse una semplice guardia del Louvre, ogni giorno c’era qualcosa in più che imparava sull’umanità. Come per esempio, quel giorno «signora, dobbiamo ispezionare la sua borsa» ripeté pacato alla donna asiatica, domandandosi se lo capisse o dovesse passare all’inglese. Ma no, i francesi erano pezzi di merda che fingevano di non parlare qualsiasi altra lingua, non era necessario scomodarsi. Niente, nonostante la sua insistenza la donna non voleva saperne. William lanciò uno sguardo esasperato a Leonard, calcolando mentalmente quanto mancava alla fine del suo turno - troppo, decisamente troppo. «non penso sia il caso» certe volte la odiava, la gente, così cocciuta e difficile neo confronti di chi cercava solo di fare il proprio lavoro. Avrebbe potuto prendergliela con la forza, ma avrebbe <i>davvero<i> preferito evitare scenate del genere: non aveva voglia di essere schiaffeggiato un’altra volta. William si sporse oltre l’anziana, osservando dietro di lei l’infinità di gente che aspettava di passare ai controlli: non avevano decisamente tempo da perdere. «senta, ci vorranno solo pochi secondi» le indicò il tavolino dove poggiare la borsa e il metal detector accanto a loro, ammorbidendo i tratti del viso in un’espressione più amichevole «purché non sia un oggetto pericoloso, non ci importa cos’abbia nella borsa» nel periodo in cui aveva lavorato al Louvre, poteva dire di aver visto davvero di tutto: chi portava un biberon a caso, chi aveva con sé una fottuta crostata e una teiera. A un certo punto, aveva smesso di stupirsi, arrendendosi al fatto che non avrebbe mai più guardato le borse degli altri nella stessa maniera. «va bene giovane, ma devi controllarla te» «non c’è problema, signora» il biondo scivolò dietro il tavolino, ed estendendo la mano avvicinò la borsa a sé. Neanche si accorse di star trattenendo il fiato, quando stava aprendo la cerniera. Tentò di mantenere una faccia composta quando tra i contenuti trovò qualcosa di dannatamente simile a un vibratore, uno di quelli realistici e raccapriccianti, rischiando di strozzarsi con la saliva più volta. L’aveva detto, lui, che la gente era strana «ok, può passare» prima che ne trovasse un secondo, ecco. Col senno di poi, poteva comprendere perché la donna non volesse essere perquisita. Dopo quello che aveva visto, necessitava di prendersi una pausa dalla zona dei controlli, e con un cenno del capo fece segno a un collega di subentrare al suo posto, mentre William si dirigeva verso le sale. Ecco, quella era la parte che preferiva. Non importava quante volte navigasse i corridoi del museo, ma quei quadri non smettevano mai di dargli i brividi. La sua parte preferita era quando incontrava qualche artista che si piazzava con lo sgabello davanti un quadro per ore, copiandone minuziosamente ogni dettagli - ammirava la loro dedizione, tanto che qualche volta provava persino a iniziare una conversazione. Era un essere molesto, il Barrow, un qualcosa di radicato nella sua natura e al quale non poteva fare a meno. Fu per quel motivo che quando scorse una testa familiare, incominciò ad avvicinarsi a lei, controllando prima che fosse da sola: non avrebbe voluto disturbarla mentre era col fidanzato #wat. «cette place est prise?» curvò le labbra in un sorriso, indicando con il capo la panchina vicino a lei, nel caso non capisse il francese. «s'il vous plait...?» era davvero impressionato, non pensava che si ricordasse ancora il francese base imparato alle medie (cosa). Il biondo si sistemò sulla panchina, fermandosi qualche momento ad osservare il quadro davanti a loro - era bellissimo, ma non quanto lui «sei già venuta qui? Intendo nel tuo tempo» chissà com’era cento anni prima, se anche a quei tempi le persone portavano giocattoli sessuali ai musei. «come mai tutta sola? I tuoi compagni non apprezzano l’arte?» davvero un peccato per loro, non sapevano cosa si stavano perdendo.

    Got Patron sippin' in my cup, hey, where's your man?
    I bet that I could make him love me
     
    .
  3. hourglass;
        +3    
     
    .

    User deleted


    Helianta Monnarie
    20.03.2118
    she's a whistle in the catacombs, a paradox: the girl that time forgot

    Quando Will si sedette affianco a lei non potette nascondere un timido sorriso per quella compagnia inaspettata ma pur sempre gradita, come molte notti prima era successo nella cucina della Villa. Doveva ammettere che il biondo aveva il suo fascino, probabilmente non l'aveva mai nascosto nemmeno a sè stessa, il che la diceva lunga sul giovane. I sentimenti non erano il forte della cronocineta, che aveva vissuto creandosi castelli di aspettative sulla persona giusta, crescendo tra i libri dove intense storie di amore si alternavano a finali romantici e tragiche fini. Insomma, aveva aspettato il suo principe (o principessa) a lungo e ogni volta che qualcuno sembrava poter essere un ottimo candidato il suo cuore si faceva codardo, si tirava indietro diventando... difficile.
    Non sapeva perchè lo facesse, dopotutto sentiva ancora la necessità del calore umano sulla propria pelle, sebbene non sempre il contatto fosse ben accetto. Sembrava quasi che lì lì dove la sua storia stava raggiungendo l'apice della felicità metteva i freni, quasi come se preferisse continuare quell'odissea piuttosto che approdare su una spiaggia sicura. Non era certamente solo questo a renderla un personaggio complicato, ma certamente riconosceva la complessità della sua mente e del suo stesso subconscio, ritrovandosi ingarbugliata tanto quanto gli altri nel tentativo di risolvere il rompicapo in cui si era tramutata. C'era un tempo, prima della missione e prima ancora dei laboratori, in cui Helianta era stata leggermente meno complessa. Non era esattamente facile, ma aveva come il vago ricordo di un sentimento al quale si era lasciata andare, qualcosa a cui aveva deciso di non mettere quei dannatissimi freni. I ricordi offuscati e l'impossibilità di dare un nome a quel sentimento non la tormentavano più da molto ormai, rassegnatasi all'amnesia che l'aveva colta durante la sua prigionia... eppure in quel momento, con il giovane Barrow sedutelo affianco, sentì quella stessa riluttanza nel porsi dei limiti. Senza problemi aveva ammesso la bellezza che il Francese emanava e si era lasciata andare al desiderio di esplorare quello che William le aveva suscitato.
    Tutto nel suo piccolo, ovviamente, visto che non aveva l'audacia o la spavalderia di fare il primo passo verso una meta che per quanto bella sembrava... sfarfallante. Le sembrava quasi di rincorrere una lucciola che col suo bagliore intermittente spariva e riappariva, Sara capirà.
    «come mai tutta sola? I tuoi compagni non apprezzano l’arte?» sorrise sommessamente alla guardia (certo che l'uniforme non rendeva più facili le cose) per poi abbassare il proprio sguardo sulle ginocchia. Era un tasto dolente quello della compagnia, sebbene avesse fatto il callo alla solitudine.
    «temo di essere io a non apprezzare loro» sospirò con ironia, essendo conscia che se avesse voluto stare con qualcuno nulla glielo avrebbe impedito. Ancora nessuno la evitava come la peste, ma se avesse continuato così avrebbe potuto correrne il rischio seriamente.
    «non che non mi piacciano, anzi» si affrettò a specificare con espressione allarmata, l'ultima cosa che desiderava era apparire come un'inguaribile misantropa agli occhi di tutti (vabbè, aveva salvato in mondo ma ciò non significava che non poteva odiare le persone comunque) e poi era vero, voleva bene ai suoi amici... solo che a volte apprezzava più della sana e silenziosa solitudine. «credo di essere solo ancora molto confusa...» su varie cose, ma questo evitò di dirlo. Immaginò che il discendente del Barrow avesse iniziato quella conversazione per non sembrare scortese e che non volesse davvero sorbirsi i dubbi esistenziali di una vita di stenti come quella della Moonarie e certamente non poteva biasimarlo per ciò, nemmeno lei avrebbe voluto accollarsi una storia come la sua se non fosse, be, che era la sua appunto. «non sento la loro stessa urgenza di tornare a casa, sai? Nel passato non ho davvero nulla che mi leghi a quei luoghi e dopo le mie mirabolanti avventure un nuovo inizio non farebbe male» raccontò riassumendo in breve il dilemma che più l'affliggeva in quel periodo «immagino che mi sento in colpa per non sentire la mancanza di casa» ammise con non troppa convinzione, come se l'aver trovato il centro della questione non l'avesse aiutato affatto a risolverla.
    Sollevò ancora una volta gli occhi sulla folla disomogenea dispersa attorno ai quadri, chiedendosi quali fossero i problemi che affliggevano i cuori altrui e immaginandosi lì a osservare ammaliata un'opera di cui aveva letto centinaia di volte, avendo come unico peso sul petto un problema effimero di una vita ordinaria come la bolletta del gas o il dover rinunciare ad un paio di aperitivi per comprare una borsa nuova. Chissà come sarebbe stata una Helianta Moonarie di un mondo diverso, di un universo diverso, forse più in pace con sè stessa o magari ancora completamente ignara del mondo magico. Chissà se avrebbe potuto rubarla una vita come quella, come aveva visto fare in uno dei tanti show televisivi che aveva binge-watchato su Netflix.
    «non sapevo che tu lavorassi anche qui» si voltò verso William facendo dondolare la coda di cavallo forse con un po' troppa enfasi. Se avesse saputo che l'avrebbe trovato lì forse si sarebbe trovata in dubbio se entrare o no. Nulla in contrario al Barrow, ma con certezza avrebbe percorso quei corridoi alla ricerca di una chioma bionda, forse da evitare o forse da incrociare volontariamente. Quello non l'avrebbe saputo fino alla prossima visita al museo, quando avrebbe già saputo cosa aspettarsi.
    «ad ogni modo no, è la mia prima volta qui al Louvre» ammise quasi con colpevolezza e un sorriso imbarazzato stampato in faccia.
    code made by zachary, copia e t'ammazzo©
     
    .
2 replies since 20/3/2018, 04:11   180 views
  Share  
.
Top