there's a madness that's just coursing right through me

— pray + jamie

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  1. bones‚
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    prayluv eat
    Arrestò il passo e si sporse verso una delle tante superfici riflettenti. Le lenti scure scivolarono sulla pelle per accertarsi che l’inchiostro non fosse visibile sotto l’uniforme di polizia, e che, come al solito, il suo aspetto fosse impeccabile. Gli sarebbe piaciuto dire che, all’una di notte, quegli occhiali da sole servissero per celarlo alle telecamere, quando in verità erano necessari per completare il suo luk. Vanesio, eccessivo, persino in un’operazione delicata come quella: non era colpa sua, se il mondo meritava di vederlo al suo meglio – anche se in quel caso, con “mondo” si riferiva a se stesso. E non faceva una piega, Prayluv era al centro del suo universo.
    Se non si fosse trovato al Louvre in piena notte, avrebbe anche potuto aggiornare le sue storie; era sicuro che ai coniugi Eat interessasse cosa stesse facendo, al posto di raccontare loro l’ultima puntata di Don Matteo XCVII. «she wanted to fuck me harder than the US government fucked Bin Laden, fucked Bin Laden» avanzò ancheggiando per il corridoio, per poi voltarsi di scatto e lanciare un occhiolino seducente a Luigi XIV. Avrebbe continuato lo spettacolo, se ne avesse avuto il tempo: non poteva deludere il pubblico, lui che respirava attenzioni e lodi. Le critiche, un po’ meno: era certo che nessuno troneggiasse sul mondo da un piedistallo più maestoso del suo, almeno, non nel campo della rapina. Aveva scelto il Lovre come obbiettivo, perché sapeva di potersi permettere di essere così ambizioso.
    Sistemò una cuffietta sopra l’orecchio, così da sentire i passi di un’eventuale guardia. Era riuscito a neutralizzarne alcune (non che fossero chissà quante), ma sapeva che avrebbe potuto imbattersi in una di quelle rimanenti. La pistola in mano non era solo per l’aesthetic, come aveva ripetuto diverse volte a Just. Cristo, quasi gli mancava quel cazzone, si stava quasi rompendo le palle senza di lui – dopo il colpo, gli avrebbe almeno lasciato mandare le rose a Leo, giusto perché sapeva quanto ãmRö3 metteva in quei biglietti.
    Man mano che si avvicinava alla sala dove si trovava la Gioconda, sentiva il fiato farsi più corto e il ghigno sulle labbra sempre più pronunciato - era indeciso se dare la colpa alla cocaina o alla vita, ma quello l’avrebbe deciso successivamente. Si affacciò sull’ennesimo corridoio, ed era così convinto di trovarlo vuoto, che quasi non riuscì a processare l’uomo in mezzo in divisa. Visto che il mondo amava metterglielo nel culo (e non sono lui), quella era l’unico punto di accesso per la Salle des États. Si morse la lingua per impedirsi di bestemmiare, decidendo che - vaffanculo! - era solo una guardia: poteva toglierla di mezzo e riprendere da dove aveva interrotto. Avanzò nel corridoio, passi studiati per avvicinarsi quanto più potesse senza far rumore, ecco che finalmente qualcuno avrebbe apprezzato le sue mosse di danza «hai una pistola in tasca, o sei solo felice di vedermi?» e si va in scena.
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    Edited by bones‚ - 10/4/2018, 22:28
     
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    jamie hamilton
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    Jamie Hamilton era un bugiardo. Tutto di lui lo era: il suo sorriso, i brillanti occhi turchesi, il guizzare dei muscoli sotto la pelle sporca d’inchiostro, gli abiti neri da Guardia, il tono roco e privo d’accento a sgusciare distratto dalle labbra morbide; il sangue a scorrere nelle vene e quello a sporcargli le dita, le carezze sotto le lenzuola e le dita ad affondare nella carne nei vicoli più bui, la doppia, tripla, quintupla vita celata ai riflettori – tutte cazzate. Masticava odio e vomitava inganni, il ragazzo perfetto per la copertina perfetta di una rivista imperfetta dai contenuti vietati ai minori - ma la gente, quelle riviste lì, mica le apriva mai. Non c’era nulla di vero, in Jameson.
    Ed il mondo, le menzogne, le amava sempre un po’ tutte ed un po’ troppo. Giustificato nel sentirsi un giovane dio a cui le regole non potevano applicarsi – quelle legislative, quelle di cortesia. Era un così fottuto clichè dal non esserlo abbastanza, una categoria a parte di persone che quel mondo se lo sentivano proprio quanto il battito nelle costole – che poco importava quale pavimento venisse schiacciato dalle sue suole: che fosse il ruvido cemento di Parigi o la fredda pietra di Durmstrang , gli sarebbe appartenuto in ogni caso.
    Figurarsi il marmo liscio del museo del Louvre, che quei Jamie lì li aveva imboccati a pomposa presunzione ed egocentrismo sin da bambini. Assottigliò le palpebre, l’Hamilton, grato che l’oscurità celasse come le labbra si fossero fatte sottili alla domanda del più giovane degli Eat, gli occhi una sfumatura di blu più scura del solito. Un Jamie bambino era stato svezzato a disciplina, il mordersi la lingua soffocando insolenze e perversioni; un Jamie adulto aveva scoperto che limone e zucchero fossero più dolci rispetto al proprio sangue. Reclinò il capo, il pollice a sfiorare il labbro inferiore prima di spingere in bocca una caramella mettendo a tacere l’istintivo vuoi controllare? già a prudere sul palato. Nulla di personale, Jamie era semplicemente fatto così - specialmente quando aveva a che fare con dei criminali dei quali poteva poi sbarazzarsi in fretta, se la risposta fosse stata affermativa. Si sforzò di non schioccare la lingua con disapprovazione, una caramella poggiata sul medio mentre avanzava nella sua direzione. «apri la bocca, potrebbe essere il tuo giorno fortunato» ignorò la domanda di lui (o forse no?) facendo scattare il pollice per far compiere alla mentina la precisa traiettoria verso l’altro. Non era certo un segreto, eccetto per Will II, che Jamie mischiasse pasticche e caramelle: era pur sempre Jamie. Afferrò la piccola torcia puntandola direttamente su Pray, il sorriso dell’Hamilton a curvare innocente le labbra. «ti ho spento le telecamere, lupin, hai un’ora di tempo» masticò lento, le ciglia a battere pigre sugli occhi chiari, incrociando le dita dietro la nuca. «o sei solamente venuto a trovarmi perché ti mancavo troppo?» che, a suo dire, sarebbe stato del tutto legittimo. Condì la domanda ancora sorridendo, l’Hamilton, innocuo ed inopportuno come piaceva a lui.

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    Edited by #epicWin - 13/3/2018, 19:19
     
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  3. bones‚
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    prayluv eat
    Doveva ammettere che il silenzio in quel posto era agghiacciante, lo sapeva che logicamente non poteva essere altrimenti vista l’ora, ma vi trovava qualcosa di spaventoso. Avete presente quando il ciula di turno esplora un qualche luogo mistiko di notte e viene poi sorpreso da un demone? Ecco, Pray si sentiva più o meno così. Si stava quasi pentendo di non aver più della musica sparata nelle orecchie, almeno così non dovrebbe dovuto pensare alle entità maligne di quel posto o alla voce di Jamie, non che vi fosse differenza. «apri la bocca, potrebbe essere il tuo giorno fortunato» Pray sollevò le sopracciglia, l’ombra di un sorriso divertito a sollevare le labbra: non si aspettava una risposta diversa, da Jameson Hamilton. Socchiuse gli occhi per poter vedere cosa avesse il ragazzo tra le dita, se avesse dovuto tirare a indovinare avrebbe puntato più su uno stupefacente qualsiasi che a una mentina «imboccami come una delle tue ragazze francesi» accolse tra le labbra la pasticca, in attesa di scoprire con cosa l’avesse deliziato quella volta l’Hamilton. L’accenno di un ghigno si accartocciò in una smorfia quando il ragazzo gli puntò una fottuta torcia in faccia, così, per puro hobby. «cazzo, hamilton, qual è il tuo problema?» fra i tanti, intendeva. Gli sfilò la luce di mano, e per quanto avrebbe voluto ricambiare il gesto, decise di spegnerla e infilarla in tasca «grazie per il pensiero, non dovevi» gli aveva scaldato il cuore, con quel gesto tanto premuroso, finalmente gli Eat avrebbero avuto della luce al posto delle candele – cosa non si faceva, pur di non pagare le bollette. «ti ho spento le telecamere, lupin, hai un’ora di tempo» «ma come farei senza di te, fujiko» posò una mano sul petto, fingendosi particolarmente colpito dall’aiuto del biondo. Non aveva un’estesa conoscenza dell’anime ma era sicuro che Fujiko fosse una sgualdrina, così come il karo amiko Jameson. Non gli disse che non aveva bisogno di alcun aiuto, o si sarebbe portato dietro il fratello, tuttavia si inutiva che non era - «o sei solamente venuto a trovarmi perché ti mancavo troppo?» «no, will mi ha solo mandato per controllare che non gli stessi scopando un’altra fidanzata» cosa che Jamie sembrava fare continuamente, da quello che gli aveva detto il Barrow. Non amava fare da babysitter al biondino ma era costretto a quello quando il ciula metteva il broncio a Jameson, e purtroppo nessuna musica era abbastanza alta per coprire la sua voce, credetemi ci aveva provato. «dai jamie visto che sei il padrone di casa fammi strada» spalancò un braccio davanti a sé a indicare il corridoio deserto, invitandolo a proseguire «mi aiuterai» perché siamo bff «perché mi vuoi troppo bene o vuoi qualcosa in cambio?» come, ad esempio, quel threesome che gli proponeva da alcuni mesi con una delle guide del museo – se fosse stato per Pray avrebbe puntato a una delle ragazze di William, ma quello era la sua fantasia.
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    Jamie era convinto che gli Eat fossero stati creati con i (pochi.) materiali di scarto non tossici né velenosi dell’Australia, ed ogni volta che interagiva con uno di loro, se ne convinceva maggiormente: era cristallino che qualcosa non funzionasse, in Just e Pray – su Holly aveva ancora qualche riserbo, voleva sperare che l’influenza di Justin non l’avesse ancora totalmente intaccata. «lo sai che è un reato, vero?» sottolineò, arcuando pigro le labbra in un sorriso, indicando con un lento movimento della mano la torcia che gli aveva appena rubato. Immaginava non facesse una grande differenza sulla fedina già infangata di Pray, ma perché non rimarcare quanto meraviglioso fosse essere un Jameson Hamilton che guadagnava dai reati altrui? Eh - ma non tutti potevano avere la sua classe, lo comprendeva. «lo aggiungerò in lista» convenne magnanimo, chinando appena il capo. Non comprendeva come taluni membri della società potessero definirlo un elemento nocivo quando chiaramente era un moderno, e meglio vestito, Gandhi: fra Vin e gli Eat, faceva più opere buone lui di Madre Teresa. «no, will mi ha solo mandato per controllare che non gli stessi scopando un’altra fidanzata» Fu il turno di Jamie di portarsi un’offesa mano al petto, labbra dischiuse e sopracciglia corrugate, oltraggiato nel profondo dalla mancanza di fiducia del Barrow. «mi sento insultato» sottolineò, caso mai non avesse compreso quanto si sentisse ferito. «non lo fare mai in segreto» oh, ma per che persona l’avevano preso? Non aveva mai nascosto le proprie sveltine con le bionde di Gugi – anche perché di solito, erano a casa sua. Quando sapeva non avrebbe potuto coglierli in flagrante, Jamie- «gli avrei mandato un video» ecco. Ancora la bocca si curvò in un ghigno, occhi chiari a luccicare di malizia nell’esigua luce notturna del museo. Ammiccò all’Eat stringendosi languido nelle spalle. «lo sapete che sono un bravo ragazzo» il migliore, avrebbe detto senza rimorso alcuno. «dai jamie visto che sei il padrone di casa fammi strada» Intrecciò le dita dietro la nuca, piegò il capo su una spalla. «perché mi vuoi troppo bene o vuoi qualcosa in cambio?» Ah, ecco. Ora sì che avevano raggiunto un’intesa – Jamie era un bravo ragazzo ed un ottimo amico, ma non così tanto. Il sorriso si ampliò sulle labbra assumendo la turpe nota del non detto, un sopracciglio ad arcuarsi indolente nell’indicargli con un cenno la direzione da seguire. «preferisco just» si giustificò morbido facendo spallucce, il tono basso a rimbalzare da una parete all’altra. Iniziò a camminare lungo il corridoio, rallentando il passo per rimanere al fianco dell’altro. «indubbiamente, non è gratis» precisò, fosse mai che fraintendesse. «ti terrò aggiornato quando saprò il prezzo» arcuò le sopracciglia ruotando gli occhi verso Pray. «vuoi offrire qualcosa, o preferisci l’effetto sorpresa?» rimase vago ed ambiguo perché poteva, un sorriso sghembo sulle labbra a grondare miele e facili fraintendimenti: insinuare il dubbio di aver capito male, era uno dei passatempi preferiti da Jamie.
    Oh, a ciascuno i propri.

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    prayluv eat
    «lo sai che è un reato, vero?» sollevò le sopracciglia, una mano a strofinare il mento: pensava che gliene importasse? Al contrario, più un qualcosa era proibito e pericoloso e più Pray era sentiva il bisogno di buttarcisi a capofitto. Non conosceva limite, e man mano che la sua ingordigia aumentava, così faceva la posta in gioco. «ma pensa, non l’avrei mai detto» e dire che lui non lo considerava certamente un reato. Sapete com’è, in Australia avevano regole diverse per il crimine. Lasciò che l’Hamilton prendesse possesso della sua torcia, trovando karino il fatto che fosse così gentile da fargli luce - era quello l’unico vantaggio di essere una principessa, per Sua Altezza Prayluvvina Eat. «mi sento insultato, non lo farei mai in segreto» in tutta onestà, il ragazzo non aveva mai capito il rapporto che avevano i due ragazzi, né aveva voluto: quei gossip erano per suo fratello, non per lui. «gli avrei mandato un video» se l’Hamilton avesse continuato così, era sicuro che un giorno avrebbe avuto la sua personalissima categoria su YouPorn. Beh, una carriera valeva un’altra, ed era sicuro che una pornostar era pagata ancora meglio di una guardia.
    Forse avrebbe dovuto incominciare a considerare di cambiare carriera. «immagino che ormai ne abbia una vasta collezione» dovette resistere alla tentazione di ammiccare all’Hamilton, e solo perché si vantava di avere un pudore. Poteva capire il fascino di Jamie Hamilton, ma non comprendeva come ogni ragazza potesse cascarci. Beh, lui era etero che poteva saperne hihi‼11! «lo sapete che sono un bravo ragazzo» «davvero un ragazzo modello» piegò le labbra in un ghigno, scuotendo appena la testa. Eh già, proprio un bravo ragazzo.
    Sapete cosa sarebbe stato meglio? Iniziare a parlare di affari, l’unico motivo per cui il ragazzo era lì. «preferisco just» questo era un colpo basso, doveva ammetterlo. «cambierai idea, fidati» schioccò la lingua sul palato, evitando di fargli l’occhiolino per non implicare doppi sensi. «indubbiamente, non è gratis» non fu stupito da quella risposta, si era aspettato qualcosa del genere. Jamie non dava mai qualcosa per non ricevere niente in cambio, l’Eat non poteva dargli torto. «strano, non me lo sarei mai aspettato» e dopo aver sentito le parole del ragazzo, Pray compì un paio di passi in avanti, avvicinandosi al ragazzo più di quanto sarebbe stato lecito «ormai dovresti sapere che mi presto a tutto» e quella volta ammiccò alla guarda, un sorriso malizioso a piegare le labbra «basta nominare un prezzo»
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    Si domandò da quanto tempo Prayluv Eat fosse nel mondo del crimine, sollevando pigro un sopracciglio nella sua direzione. Non si era mai posto domande personali riguardo i fratelli Eat, limitandosi a quel che potesse tornargli utile – sostanzialmente, di loro aveva sempre visto i ladri e non le persone. In quel momento, il dubbio venne lecito: non si lasciava mai dettar mercato al ricettatore, era la prima regola che insegnavano ai piccoli ladruncoli di quartiere. Qualcuno doveva essere stato assente mentre insegnavano alla Banda Bassotti come portare a casa la pagnotta. «ormai dovresti sapere che mi presto a tutto» Aveva appena – Jamie si fermò al centro del corridoio, la testa piegata nella direzione del ragazzo. Se non fosse stato il primo, e più accanito, ammiratore di se stesso, avrebbe creduto di aver problemi di udito – ma sapeva di essere perfetto, quindi era certo di non aver frainteso. Lo osservò avvicinarsi arcuando anche il secondo sopracciglio, torreggiando su di lui di quasi venti centimetri. Umettò indolente le labbra, gli occhi a scivolare in quelli altrettanto chiari dell’altro. Non indietreggiò, Jamie. Non si mosse affatto, l’angolo destro della bocca a premere per diventare un sorriso sghembo pregno di tutto il non detto che si lasciava sempre alle spalle. «basta nominare un prezzo» Piegò la testa da un lato, il pollice ad accarezzare pensoso il labbro inferiore. Gli vennero in mente almeno una risposta o (cinque) due con cui ribattere, ma le ingoiò tutte in favore di una muta risata a scuotergli debolmente le spalle. «ti stai mettendo in una posizione scomoda,» asserì, un ghigno morbido ed affettuoso a pesare sulla bocca. Appena un guizzo negli occhi verdi ad enfatizzare quanto quella posizione, pur essendo scomoda, non rientrasse ancora fra le sue preferite – ma ci andava maledettamente vicina. «te ne rendi conto, almeno?» gonfiò le parole dell’usuale arroganza tipica di Jamie Hamilton, lasciando però che lo sguardo rimanesse serio e meditabondo - lo sapeva? Gliel’avevano detto che non si giocava con il fuoco? Si annoiava facilmente, Jamie, ed altrettanto facilmente trovava nuovi, effimeri, divertimenti con il quale riempire il proprio tempo: Pray si era offerto come capro espiatorio, quel giorno.
    Rivolse un mentale cenno di scuse a Just.
    «sei fastidiosamente impaziente» osservò, alzando il braccio per poggiare la mano a palmo aperto sulla testa di Pray come avrebbe fatto con il corrimano di una scalinata, il sorriso a pendere divertito dalle labbra. «ma se proprio insisti,» abbassò il tono di voce di un’ottava, facendo scivolare le dita sotto il mento dell’altro per afferrargli le guance fra pollice ed indice – non gentile, e non amichevole: era il suo ultimo avviso a comportarsi bene, d’altronde. Si avvicinò di un altro passo sollevandogli il viso così che potesse ancora guardarlo negli occhi, ammonendolo con il più amabile dei sorrisi a non esagerare. «voglio l’80% dell’incasso.» concluse melenso, socchiudendo le palpebre e stringendosi nelle spalle. Oh, gliel’aveva chiesto lui!

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5 replies since 9/3/2018, 05:36   263 views
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