Darling, how could you be so blind?

with a layer of shit and nothing bothers me now. -- 17 YO | Slytherin | Photographer

Quando aveva quattro o cinque anni era ossessionato dall'idea di avere un gatto. Implorava ogni giorno i suoi genitori perché gli lasciassero portare in casa quel gatto grasso che se ne stava sempre nel loro giardino, assicurando che non avrebbe mai più chiesto nient'altro nella vita. Sua madre glielo avrebbe anche lasciato fare, ma suo padre era stato irremovibile: nessuna bestiaccia randagia avrebbe turbato la quiete della famiglia Dumont. Eppure, i piagnistei di suo figlio avevano finito per urtare i suoi nervi forse ancor più di quanto non avrebbe fatto un animale domestico, così si era deciso a cercare una soluzione democratica per metter fine alla questione. Il lampo di genio arrivò alla vista della vecchia polaroid di sua moglie. "Scatta una foto a quel gatto, sarà esattamente come avercelo." assicurò a Charles, considerando definitivamente chiuso il caso.
Ecco, l'idea potrà sembrare ovviamente inefficace, ma la realtà dei fatti fu che le estenuanti richieste del giovane Dumont, in effetti, finirono. Non perché fosse così stupido da credere che una foto potesse compensare la sua voglia di dare amore ad un gatto grasso, affatto, ma aveva appena scoperto un passatempo decisamente più divertente dello star dietro ad un animale domestico: proprio la fotografia.
Aveva iniziato ad andare in giro con la macchina fotografica sempre al collo, ed era diventato via via sempre più bravo a cogliere la bellezza dei suoi soggetti, che fossero persone o animali o posti. Per quanto variabile fosse il suo carattere, la passione per la fotografia rimase per lui un punto fisso, una costante.
Da quando era arrivato ad Hogwarts, era quasi finito in punizione una miriade di volte a causa dei suoi / molesti / tentativi di fotografare qualsiasi cosa gli capitasse a tiro. Non era stato espulso per diverse ragioni, però: i mezzosangue avevano sempre la precedenza in termini di castighi, era troppo sveglio per farsi beccare, ed era troppo ambizioso per correre rischi eccessivi.
E così eccolo, quella sera, nella solitudine della Torre di Astronomia, ad armeggiare con la sua nuova macchina fotografica poggiata su un cavalletto. Con un occhio chiuso e l'espressione concentrata, guardava attraverso l'obiettivo muovendo la lente per assicurare la messa a fuoco al meglio delle sue possibilità.
«Oh, avanti bella, collabora.» imprecò, non riuscendo ad ottenere l'effetto desiderato. Lasciò la macchina nella sua postazione e si allontanò di qualche passo per osservarla da lontano. Cosa non andava? Poteva provare un incantesimo per rischiarare la lente, ma non era certo che avrebbe funzionato... Beh, tanto valeva provare. Estrasse la bacchetta dalla tasca dei pantaloni e la puntò verso l'obiettivo prendendo le dovute misure.
«Lens ocular!» pronunciò alla fine, chiudendo gli occhi per evitare di accecarsi con il potente fascio di luce dell'incanto. Quando riaprì gli occhi, tuttavia, ciò che aveva davanti non gli piacque per niente. C'era una ragazza davanti a lui, una giovane Tassorosso dall'aria ingenua.
Ci mise una manciata di secondi a fare due più due e a realizzare quanto era appena accaduto. L'incantesimo serviva a rischiarare la lente di una macchia fotografica, se puntato verso gli occhi di qualcuno... No.
Una cosa era riempire il dormitorio Tassorosso di carta igienica o fare lo sgambetto ad una ragazzetta -a suo parere- poco sveglia, quelle cose non avevano delle serie implicazioni. Ma era tutt'altra cosa...
«Elaine fottuta Howl.» scandì lentamente, riponendo la bacchetta nella tasca ed avvicinandosi a lei con cautela. «Se ti ho accecata, io ti uccido.»

Charles Antoine Dumont