L'inferno è vuoto, tutti i diavoli sono qui

Shane x Jason

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    Una settimana, una settimana di merda. Aveva trascorso i suoi primi due giorni in quella nuova realtà studiando il territorio, facendo domande ad altri che, come lui, portavano al polso quel bracciale arancio. Non se la passavano bene, ed anche Shane avrebbe fatto la loro fine se fosse rimasto lì troppo a lungo. Non era abituato a stare tra la gentaglia, l’Howe. Lui era sempre stato un privilegiato, lo era di sangue, di nascita, di natura. Lo era e basta, lo era perché era lui, non perché fosse un mago o fosse uno special, lo era perché, in un modo o nell’altro, poteva ancora raccontare la sua storia, e lottava, lottava.
    Era convinto che se un modo per tornare al proprio mondo esistesse (ammesso che esistesse, appunto) non poteva trovarsi in altro posto se non al Ministero. Ed era da lì che aveva iniziato le sue ricerche. Non era stato facile, anche solo avvicinarsi a quella struttura era complicato per “uno del suo rango” un indegno. Ma era un indegno speciale, lui non era più un mago, ed il suo potere era spesso un passepartout riservato e soprattutto efficace. Comunque, i primi giorni non era riuscito ad entrare al Ministero, anzi, nonostante ci avesse provato aveva rischiato di finire nelle segrete e sotto tortura, riuscendo solo all’ultimo a volgere in suo favore una guardia che aveva corrotto. E quindi...niente, per un attimo aveva accantonato il piano Ministero.

    Si domandava dove cazzo fosse finito Shia, lo aveva cercato per più di quarantotto ore in ogni zona di Londra, con particolare attenzione ai quartieri che erano soliti visitare quando erano insieme. E poi si era reso conto che probabilmente non lo avrebbe trovato, forse era stato più fortunato di lui a non finire in quel mondo. Magari adesso era a casa sua.
    Ma aveva provato a cercarlo a casa sua, scoprendo che non era cambiata affatto, ma quando aveva bussato alla porta non aveva risposto nessuno e sul campanello il nome inciso riportava “Mr Sugar Beet” Signor Barbabietola? Quante risate avrebbero fatto, se fossero stati insieme?
    Poi, non contento, aveva fatto visita a Villa Icesprite, ritrovandovi solo macerie, ed una targa lì appesa raccontava di come tutta la famiglia di maghi fosse morta, sterminata da un incendio doloso anni prima. In un primo momento ne fu toccato, per un attimo la vista si appannò e divenne scura per il panico. Era davvero solo? Anche volendo non avrebbe trovato un Damian, o uno Shane a cui chiedere appoggio? Era solo, persino Villa Mills era vuota. Raccolse aria, si prese un attimo per riflettere, e poggiò la schiena al ferro sporco del cancello distrutto che racchiudeva un giardino incolto in cui, in passato, aveva vissuto. Sorrise, non riuscì a provare dispiacere, ma solo divertimento. Buffo pensare a quanto la vita continuasse a prendersela con i più deboli, privilegiando invece i potenti. La famiglia Icesprite non aveva mai raggiunto il potere, ed era stata punita per questo. Lui doveva raggiungere il potere, solo così sarebbe riuscito a fare davvero qualcosa di utile in quel mondo. Sospirò, voltando gli occhi al cielo, soffermandosi su quel colorito grigio spento e triste. Doveva tornare a casa, non ci faceva niente lì.
    Aveva fatto un ennesimo tentativo dirigendosi nel suo appartamento nei quartieri alti scoprendo, con profondo disappunto, che era abitato da un’altra persona. Aveva fatto in modo che non lo vedesse, ne aveva annullato i poteri, qualsiasi potere avesse. Lo aveva studiato per qualche giorno, mentre entrava ed usciva dal palazzo, prima di decidersi ad entrare in casa propria, la casa che suo zio, in un altra...vita, gli aveva regalato. Entrare non fu difficile, tutt’altro. Bevve un sorso d’acqua dalla sua bottiglietta, appena fuori dal portone d’ingresso che conduceva al suo appartamento, e ancora prima di dire la parola a c q u a, era già scivolato sotto la soglia della porta.
    Si prese qualche attimo per guardarsi intorno, sempre più spaesato e orripilato dalla colorita scelta stilistica che il giovane aveva operato per l’arredamento di casa sua. Piante, piante ovunque. Piante fiorite, piante grasse, piante spiantate (?) Gli sembrò di trovarsi in un prato. Legno e piante ovunque. Portò una mano sul cuore, poi, vedendo un enorme ritratto di Frida Kahlo che lo fissava dalla sua posizione, appeso nella parete principale, persino più grande della finestra che dava sul panorama di Londra. Che ne era stato del suo arredamento minimal?
    Minacciò di piangere, ma non lo fece. Tirò un profondo respiro, calmandosi.
    Se non vado in paradiso io, chi dovrebbe andarci?
    Ma il peggio non era ancora arrivato, fece un giro nelle stanze di quell’appartamento e la situazione non migliorò, piante, ancora piante, fiori e colori e...foto. Stavolta le sue. Di buono c’era che gli era familiare, lo aveva già visto da qualche parte di recente, forse al Ministero. Di male c’era...bè, giudicate voi.



    Uno sportivo.
    Uno sportivo egocentrico.
    Uno sportivo egocentrico e floreale.
    Era meglio la Kahlo.

    Tornò molto velocemente all’ingresso e lo attese tutto il pomeriggio, permettendosi di aprire il frigo per prendersi un bel succo di Cocco e Papaya, poi si sedette sulla poltrona rossa all’ingresso, poggiando i piedi sull’altra poltrona coordinata. Quasi si addormentò, ma poi lo percepì. Il suo ego. Aprì la porta.
    Era alto circa un metro e novanta, aveva capelli castani ed occhi dello stesso colore. Lo sguardo fiero di chi nella vita sapeva di avercela fatta, di chi non aveva mai vissuto i soprusi altrui, lo sguardo che Shane non aveva mai avuto, nemmeno essendo un privilegiato. Al polso una fascia di un colore argento intenso che identificava il suo posto, uno scelto.
    Quando quello lo vide, sgranò gli occhi, non si aspettava di trovare un estraneo in casa sua, ma erano solo punti di vista, per Shane l’estraneo era lui.
    Sì, sta succedendo. Rispose alla domanda a cui il ragazzo non aveva dato voce.
    Come hai fatto ad entrare, Indegno? Istintivamente il giovane portò dinnanzi a sé un braccio, come a volergli lanciare una magia, magari una liana o più probabilmente un fiore, bè...non ci riuscì.
    Cosa…?
    In un batter d’occhio l’Howe gli fu addosso, sfoggiando il più potente destro di cui era capace e stordendo il giovane che cadde a terra. Con espressione di dolore, tipica di chi ormai non ha più l’età, ritirò indietro il braccio.
    Ok Pochaontas, vediamo un po’ quanto sei utile. Con un balzo felino gli fu a cavallo, con le mani che, veloci, frugavano dentro la sua giacca elegante speranzose di trovare qualcosa. Recuperò un tesserino del Ministero della Magia. Ow. Soddisfatto come pochi, strinse le palpebre per leggerlo.
    Jess Ehrman… Merlino, che nome di merda, non riesco nemmeno a leggerlo. Si massaggiò le tempie. Mh-mh, assistente storiografo, oh poverino. Addirittura.
    Aveva fatto tombola.
    Si assicurò di legare il ragazzo con le lenzuola a fiori che aveva trovato negli armadi, lo legò alla perfezione, assicurandosi anche di bendargli la bocca per non farlo gridare al risveglio. Si inebriò della sua sicurezza, prima di assumere il suo aspetto. Si era spogliato abbandonando il lutto ed aveva spogliato il ragazzo, indossando i suoi vestiti di uno sgargiante viola inguardabile, aveva indossato la fascia argento, lasciando a terra la sua arancio, ed era uscito, chiudendo a chiave.

    Era ormai notte fonda quando riuscì ad avvicinarsi nella zona del Ministero, era stanco morto e pensò che forse avrebbe dovuto rimandare quell'operazione semi suicida. Camminando tra le vie buie di Londra, sentì degli schiamazzi in lontananza e non riuscì a fare a meno di venirne colpito. Non era solito immischiarsi in faccende che non lo riguardavano, che sentirsi un Indegno lo aveva reso più solidale con questi ultimi? Nah. Era solo che la rabbia del ragazzo a terra - perchè sì, percepiva che un ragazzo era a terra e tanti altri, prepotenti, ne stavano approfittando - gli portò alla memoria la sua infanzia, ricordandogli la sua stessa rabbia, un sentimento che aveva provato tante volte da bambino quando si era sentito inutile ed indifeso. Svoltò l'angolo della via, scorgendo in lontananza un pestaggio. Non distinse i volti dei protagonisti, ma subito intervenne suscitando in quei ragazzi una paura folle di lui.
    Cazzo, andiamo via!
    Signor Kahlo. Ricordatevi questo nome, BASTARDI.
    Lo interpretava bene il ruolo che aveva immaginato per il signor Khalo, vero?
    Si avvicinò al ragazzo a terra, riconoscendo prima la sua fascia color arancio, poi...un volto familiare.
    Jason?
    Jesse Ehrmantraut
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    Domanda per Hope
    sei un pg di Sara? Sei una strega?


    Edited by shane is howling - 20/2/2018, 22:16
     
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    RIsposta per Hope: SI è una strega


    Jason Maddox


    Amava il rosso, anche se non aveva più i capelli di quel colore da diverso tempo, ma era diventata un'abitudine chiamarlo in quel modo, probabilmente anche da sposati lo avrebbe fatto. Aspetta cosa? Cosa aveva appena pensato Maddox? Lui e Dakota insieme ci stava, ma addirittura un matrimonio, quello era esagerato, entrò in ansia, ebbe un attacco di panico come se il ragazzo al suo fianco glielo avesse appena proposto.
    «Jaz? Tutto bene? » Dakota lo aveva sentito sicuramente tremare e fu subito in allerta, era più forte di lui controllare che le persone intorno a lui stessero bene. Era un crocerossina in persona e lui ci era ormai abituato. Gli sorrise, cacciando ogni pensiero che gli era venuto, doveva smetterla di pensare, lo aveva sempre detto che non gli faceva bene, un Maddox non era fatto per essere intelligente, doveva consumare i propri neuroni nelle droghe.
    « Si rosso. Esco un secondo a fumare una sigaretta» stava a significare che aveva bisogno di evadere dal quel posto, che si era fatto fin troppo stretto, con tutte quelle persone lì ( in realtà siamo rimasti in tre, in questo mondo ma shh). Diede un casto bacio al compagno «torno subito» e sparì. Amava davvero la compagnia di Dakota e non s'immaginava di stare senza di lui; era grazie a lui che era diventato così ottimista rispetto alla vita, insomma aveva pensato di sposarlo ma da quando aveva quei pensieri stupidi eh? Non sapeva neanche se era legale un matrimonio gay, non si era mai interessato . « e non lo farò ora. » si disse; altro segno che stava impazzendo, parlare da solo. Forse no, infondo non era la prima volta che accadeva, anche se di solito succedeva dopo aver bevuto un bicchiere di troppo e fumato qualcosa di strano. Ah quanto gli mancava dell'erba buona, quel mondo era davvero pessimo. Di certo non perché non potevano muoversi tranquillamente per le strade; e figuriamoci se il problema era perché i maghi come lui erano considerati la feccia della società, lui lo era sempre stato quindi quella cosa non lo toccava, Ma una cosa lo mandava fuori di testa: non avere l'erba buona.
    «Merda» aveva dimenticato di mettersi la fascia, quella maledetta fascia che li distingueva dagli altri, che li discriminava. Non che a lui importasse averla ma tra Dakota e Donnie si erano così raccomandati che alla fine aveva ceduto e aveva accontentato soprattutto il compagno; ma a quel giro non si era ricordato di metterla. Amen, pensò peccato che quelle decisione gli costò caro. Non fece neanche troppi passi che si ritrovò circondato da ragazzi.
    «Cosa cazzo volete?» Non era nelle condizioni di fare il gradasso ma non era da lui fare quello che scappava o che cercava di ragionare, a volte era meglio parlare in effetti ma lui non era bravo a dire un semplice ti amo alla persona che amava figuriamoci se cercava di far ragionare le persone per non essere picchiato; e poi era stato dall'altra parte, quando aveva voglia di fare del male non c'erano chiacchiere che lo potevano far cambiare idea, se voleva torturare lo avrebbe fatto anche senza un valido motivo. Era nella situazione contraria ora, come si dice, quel che si semina si raccoglie poi, e lui stava sicuramente nella merda. Non provò neanche ad afferrare la bacchetta che gli aggressori iniziarono a ferirlo. Se avessero usato le mani o i piedi avrebbe anche provato a difendersi come si deve, era bravo nel corpo a corpo ma gli stronzi usarono i propri poteri. Erano dannatamente forti, che lui si ritrovò a terra cercando di non urlare troppo.
    «Signor Kahlo. Ricordatevi questo nome, BASTARDI. » una voce che non sapeva di chi fosse fece smettere quel dolore così da permettergli di alzarsi di nuovo, mezzo acciaccato e con ancora la voglia di fumarsi della buona erba. Guardò quel ragazzino che lo chiamò «Jason?», cercò di capire chi fosse ma davvero non ne aveva la minima idea ed era assolutamente sobrio « E tu chi cazzo sei?» e grazie ma questo passò in secondo piano, prima doveva capire se poteva fidarsi o se doveva difendersi, anche se lo aveva salvato non voleva dire che non voleva ucciderlo o torturarlo di persona e da solo; aveva imparato a non fidarsi.
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    Seconda domanda per Shane: lavori al ministero?
     
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    Da quando era arrivato in quella Londra, Shane era rimasto poco dove gli era stato consigliato di rimanere. Da subito, infatti, aveva cercato un modo per fuggire da quella realtà e questo affaccendamento gli aveva portato via più tempo di ciò che avrebbe pensato, erano giorni che non vedeva Jason e Dakota, quasi tanto da dimenticarsi di trovarsi in quella sventura con loro. Non era mai stato portato per il lavoro di squadra.
    « E tu chi cazzo sei? »
    Portò le mani sui fianchi, trasse un respiro. Il solito vecchio Jazzon.
    Si ricordò di essere sotto un'altra forma, ma non si stupì comunque delle sue parole, convinto che gli avrebbe risposto in maniera tagliente anche se avesse avuto il suo vero aspetto. Guardandolo sotto la forte luce di un lampione, notò qualcosa di diverso nel suo sguardo: non era lo stesso che era solito rivolgergli quando aveva la sua vera forma. Non che lo guardasse in modo tanto diverso, in genere, ma osservatore com'era, potè notare nei suoi occhi una luce diversa, più fredda e ne fu silenziosamente compiaciuto.
    Comunque non poteva dire di non comprendere la sua diffidenza, la percepiva sotto la pelle e la capiva fin troppo bene. Se lui e Jason avevano una cosa in comune, oltre alla vecchia casa ad Hogwarts, era proprio la cautela con cui si ponevano verso le persone. Jason avrebbe detto che erano "particolarmente attenti a non farsela mettere nel culo" ed avrebbe anche giurato che chiunque fosse pronto a farlo.
    Shane lo era sempre, ad esempio, ma per quel giorno aveva già dato.
    Non sapeva ancora se fosse prudente far sapere che era lui, dopotutto, parlando di fiducia, quanto poteva fidarsi di Jason Maddox?
    Erano nemici? No.
    Erano amici? Decisamente no.
    Si conoscevano da quasi un decennio ormai, entrambi si erano osservati crescere e cambiare, avevano avuto modo di confrontarsi e nonostante spesso non fossero riusciti a trovare un terreno comune, Shane non poteva dire di odiarlo. Certo era che l'esperienza al Lilum gli era rimasta incastrata in gola per parecchio tempo - e se Shane aveva un grande difetto, che lui considerava solo un pregio, era quello di essere molto vendicativo - ma era quasi acqua passata.
    Inarcò un sopracciglio alla sua domanda.
    Sono un eroe incompreso. Rispose, con espressione scioccata di chi non vede riconosciuti i propri diritti. E come minimo mi aspetto un po' di riconoscenza.
    L'espressione si fece seria e pensierosa, per qualche istante.
    Calati i pantaloni.
    E lo aveva percepito, quel battito mancato nel cuore di Maddox, pareva quasi avergli letto il pensiero "Lo ammazzo o mi ammazzo?"
    Lasciò passare qualche secondo, smorzanado il tutto appena prima di sentire l'animo di Jason ribellarsi, aprì le labbra in un ampio sorriso, lasciando cadere la tensione che si era accumulata in quel breve lasso di tempo. Sto scherzando.
    Sul volto di Ehrmantraut il sorriso era più luminoso che su quello di Shane Howe, si addiceva a quel volto.
    La situazione doveva apparire davvero paradossale agli occhi di Maddox, ma era proprio questo che divertiva Shane.
    Quello era un assaggio di una vendetta che mai avrebbe placato.
    Sono...come cazzo si chiamava?! Jesse? Ehm, Ehrmantraut...ricordi...? NO
    Certo che no, come faceva a ricordare? Comunque sarebbe durata poco, giusto il tempo di permettergli di andare al Ministero, poi avrebbe ripreso la sua forma e sarebbero tutti tornati al loro mondo. Non intendeva certo prenderlo in giro, o meglio non era quello il suo obbiettivo, era solo un optional (?)
    Cosa ci fai da solo a quest'ora? E' pericoloso.
    Domandò, senza tradire una reale preoccupazione, di cui persino lui stesso si stupì.
    Jesse Ehrmantraut
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    risposta: No


    Jason Maddox


    Jason odiava farsi aiutare dagli altri, anche quando ne aveva davvero bisogno come in quel caso, essere in debito non gli piaceva mai in nessun caso; a stento riusciva a sopportare quando la persona al suo fianco c'era Dakota, e lui lo amava (si lo dico in ogni post ma l'amore è così), figuriamoci se davanti aveva uno sconosciuto. Guardò con diffidenza il ragazzo davanti a lui, avrebbe potuto ringraziarlo ma non gli piacevano gli estranei, almeno che non fosse completamente strafatto o ubriacato, ma non era quello il caso, quindi non gli piaceva ecco tutto. «E come minimo mi aspetto un po' di riconoscenza.» lo sapeva, ecco perchè preferiva cavarsela sempre da solo piuttosto che farsi aiutare; era meglio ritrovarsi con qualche livido in più o qualche costola rotta piuttosto che dover un favore a qualcun altro.
    «Calati i pantaloni.»E poi quella risposta tagliente; sul serio doveva andarsene da quel posto magari con un cadavere alle proprie spalle. Rude come pensiero, ma quella risposta lo aveva innervosito, anche se era un tipo facilmente irritabile. Afferrò la propria bacchetta, uno contro uno poteva ancora farcela. «Non credo proprio.» disse col ghigno , non avrebbe mai dato il culo ad uno sconosciuto, non lo aveva mai dato neanche a Dakota, figuriamoci a lui. «Sto scherzando.» vide comparire un sorriso, segno che stava davvero scherzando, ma Jason continuava a non fidarsi, infatti tenne comunque la bacchetta anche se non era più in posizione di attacco.
    «sisi va bene.» voleva andarsene da quel posto e magari accantonare l'idea di cercare la droga, sarebbe rimasto in quel mondo senza un briciolo di roba da farsi. Un'intera vita da sobrio. Che schifo. Voi direte, ha Dakota, di cosa cazzo si lamenta? Era un uomo, aveva l'obbligo morale di farlo.
    «Sono...Jesse? Ehm, Ehrmantraut...ricordi...? » quel nome non gli diceva assolutamente niente, se fosse stato nel suo mondo, probabilmente sarebbe stato quasi normale, dato che aveva fatto spesso amicizia senza saperlo, ma lì era pulito e se vogliamo aggiungere che non conosceva nessuno era impossibile che fosse qualcuno amico. Assolutamente no. « Non ho la minima idea di chi tu sia. E se permetti ora devo andare » fece per voltarsi quando questo continuò a parlargli. Davvero non poteva solo averlo salvato e andarsene? Non aveva voglia di fare nuove amicizie, non in quel posto almeno, voleva tornare a casa sua.
    «Cosa ci fai da solo a quest'ora? E' pericoloso.» Lo aveva davvero chiesto? Si stava preoccupando di lui o voleva ucciderlo? Non era chiaro, e Jason non capiva mai davvero le persone, non che gli importasse davvero. (ma che sto dicendo?) Lo guardò stranito, e se ci stava provando con lui? L'ho già detto che non era bravo a capire le persone? Come minimo neanche ci pensava di provarci con lui, ma non si sarebbe stupito se a quell'ora e in quel posto, isolati da tutto, volesse qualcosa, Maddox era comunque un figo ( ahah scusa). Non era male in effetti, e gli ricordava qualcuno di familiare, eppure in quel posto non conosceva davvero nessuno; tra l'altro vogliamo aggiungere che era diventato monogamo? Non avrebbe mai tradito Dakota anche se una cosa a tre non sarebbe stata una cattiva idea; che non sarebbe mai diventata realtà con il rosso. Forse era meglio così, geloso com'era non avrebbe tollerato che qualcuno di diverso da lui lo toccasse. Si Jason era strano. «Non sono affari tuoi Jesse. » disse calmo ma non troppo, iniziava a dargli sui nervi quel ragazzo; e poi cosa gli doveva dire? Che stava cercando della roba? Se fosse stato comunque mandato dal ministero per prelevarlo? E soprattutto non voleva dare ragione a Dakota, che gli aveva sconsigliato di uscire da sola; odiava quando succedeva, tra l'altro andava sempre a finire in quel modo, tra i due quello che aveva ragione era sempre lui e detestava sentirglielo dire. Ma cosa poteva fare ora che era lì per uscire da quella situazione? Guardò quel ragazzo e alla fine provò a non farsi uccidere inventando la prima scusa plausibile « sto andando al ministero.» bugia, ma che altro poteva dire? Non si fidava del ragazzo ed era meglio che sapesse che stava andando al ministero che altro.
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    No...e ci sei quasi.



    CITAZIONE
    non avrebbe mai dato il culo ad uno sconosciuto, non lo aveva mai dato neanche a Dakota, figuriamoci a lui.

    non dovrebbero farmi così ridere certe volgarità. #culioggetti

    Verginellah



    Che Jason fosse una persona complicata, Shane l’aveva sempre saputo. Ma non ricordava che fosse così difficile averci a che fare, probabilmente perché era da tanto che non si rapportava a lui come avrebbe fatto uno sconosciuto, e Jason lo trattava con sufficienza anche per questo. Certo, non si aspettava che gli facesse le feste per avergli salvato il culo. In fondo loro erano molto simili: orgogliosi, testardi e schivi. Possibilmente non avrebbero dato soddisfazione a nessuno che non fossero loro stessi. Non aveva idea se Ehrmantraut conoscesse davvero Jason nel loro universo, né poteva sapere se questo Jess esistesse davvero nel loro, magari era già morto o, peggio, non era mai nato.
    Si allarmò, quando Jason gli disse che stava andando nella sua stessa direzione, il Ministero. Le cose si sarebbero complicate se fossero andati entrambi lì, perché non avrebbe potuto fare le sue ricerche senza farsi scoprire. Si domandò perché dovevano continuamente sbattere l’uno contro l’altro anche quando non si trovavano su una linea nemica, anche quando avrebbero dovuto essere alleati ed aiutarsi l’un l’altro. Si rese conto che, sé davvero avesse voluto andarsene da lì, avrebbe dovuto avere la strada spianata il più possibile.
    Così, semplicemente, ancora prima di rispondere qualcosa al ragazzo si assicurò che nel vicolo non ci fosse anima viva e, lentamente, riprese la sua forma originale. L’altezza era quasi la stessa, persino lo sguardo era simile, sebbene quello di Shane apparisse più tagliente e più chiaro di quello di Ehrmantraut.
    Quindi sei diventato fedele? Domandò, appena ripreso del tutto il suo aspetto. Ma a chi vuoi darla a bere.
    Forse avrebbe dovuto dargli delle spiegazioni, ma mica era il suo insegnante wat
    Allora stiamo andando nella stessa direzione.
    Shane Howe
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    Risposta: SIIIIIIIIIIIIII indovinoato!! Lo so magari alla domanda sei una ribelle potevo già dartela buona con quel no, ma shh...
     
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