4 minutes

indagini: ake + sandy

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +2    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Death Eater
    Posts
    943
    Spolliciometro
    +1,171

    Status
    Anonymous
    You torture saints with a single glance
    akelei beaumont
    Quel posto sembrava più vuoto di qualche giorno prima, molte delle persone che prima lo infestavano, all’improvviso non emettevano più un fiato. Era un peccato, le avevano tolto persino il piacere di chiudere loro la bocca, uno dei pochi passatempi che le rimanevano. Non poteva avere il suo lavoro indietro, non aveva i Baudelaire da infastidire e neanche fare da babysitter ad Eugene. Come viveva la plebe, solitamente? Alla fine, dopo ore passate a sorseggiare caffè e a guardare due piccioni copulare (cosa, non è periodo?), aveva deciso di chiedere l’aiuto da casa. Si era alzata dalla sedia ed era andata in cerca di qualche giovane, uno che sembrava costantemente disoccupato e senza una vita – all’inizio, non le era sembrava una missione così impossibile, almeno finché si era resa conto che non c’era quasi nessuno nel rifugio. Cristo, si era persa qualcosa? Un nuovo bar hipster o qualcosa del genere? Scrollò le spalle, in fondo neanche le piaceva quell’ammasso di decerebrati.
    «non…» era quello che intendeva. Quando aveva chiesto a un giovane qualsiasi di trovarle un film da guardare – e quello perché non riusciva a capire come funzionasse la tv – non pensava le avrebbe fatto subire due ore di un film bollywoodiano a caso. Con la migliore espressione deadpan che riusciva a mantenere in volto, osservava Priyanka e Raj danzare nei corridoi del Palazzo reale. Inutile ripetere che voleva morire. Aveva chiesto (minacciato) a Samantha se vi fosse qualcosa di decente in televisione, e lui era balzato prontamente su una pila di CD nella vetrinetta. Già lì, avrebbe dovuto capirlo, che Sammy era quel tipo di persona che guardava Il Segreto e sniffava cocaina nel tempo libero – era un po’ come lei, ma in versione teenager. «perché Raj si sta facendo la madre di Priyanka?» Akelei si sporse in avanti, evidentemente confusa dalla situazione. «non dirmi che-» con occhi strabuzzanti prese a sorseggiare (con la cannuccia, ovvio) il suo vino, sconvolta. Non pensava che gli indiani potessero offrire qualcosa di più del curry e Gandhi, doveva essere proprio un mondo alternativo, quello. «vuoi dirmi che tutto questo era per arrivare alla madre?» «mi aspettavo di meno, da un porno» la bionda annuì, continuando ad osservare la Madre strusciarsi contro Raj, con tante di strizzate al giovane sedere. «mi aspettavo di più, da una milf. Qualche frustino, no?» non era un segreto che Akelei fosse una fan del bondage, bastava vedere quanta pelle avesse nell’armadio. Beh, ho venti minuti quindi direi di tagliare.

    Se la sera prima non avesse finito per rimanere in mutande (quite literally), sarebbe tornata per una seconda giocata a poker. Alla fine, aveva deciso che neanche vedere dei giovani spogliarsi, non le sarebbe dispiaciuto. C’erano diverse cose che erano cambiate in quel mondo, e allo stesso tempo molte erano rimaste le stesse: il Lilum, ad esempio, rimaneva una certezza. Si fece strada tra il locale, evitando che quei corpi sudati la sfiorassero, finché non scorse familiare. Inclinò la testa, chiedendosi se quello era lo stesso ragazzo del porno indiano -no, non Raj, ma Samantha. E sperava che quella a spuntargli dalla tasca fosse coca, e non zucchero a velo per il pandoro. Se fosse stata una sera qualsiasi di un universo qualsiasi, non ci avrebbe pensato due volte prima di superare il suo tavolo e affiancarsi al giovane successivo. Quella volta, non lo fece.
    Scivolò sulla sedia accanto al de13 e allungò la mano verso il suo bicchiere, rubandoglielo da davanti. Beh, non che sembrasse interessato a quello. Sorseggiò il liquido ambrato, mentre faceva cenno con il capo alla ragazza sul palco «jeez, hai ancora la bocca che puzza di latte» – cit. «pensavo fossi più un tipo da milf» sollevò il sopracciglio biondo e gli restituì il bicchiere, già impaziente di mettere mano su qualcosa di più forte.


    [per arci] ha mai frequentato hogwarts?
     
    .
  2.     +1    
     
    .
    Avatar

    «I'm being perfectly fucking civil»

    Group
    Special Wizard
    Posts
    877
    Spolliciometro
    +1,312

    Status
    Offline
    nope! ♥
     
    .
  3.     +2    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Special Born
    Posts
    251
    Spolliciometro
    +505

    Status
    Offline
    what does it take to make you angry?
    Finzione: era soltanto quello, giusto?
    Non c’era niente di reale, non c’era niente che avesse un retrogusto rassomigliante a quello di casa – non c’era niente, punto.
    Soltanto finzione - quel mondo, quelle fasce, quel fottuto tutto; lui, in quel mondo, in quelle fasce, in quel fottuto tutto. Peccava di senso in ogni sfumatura che l’iride azzurra cercava di interpretare, in ciascun grido strozzato che lacerava la gola nell’incapacità di prendere forma – in tutti quei tiri di sigaretta dal sapore stantio, dal profumo di marcio; in tutti quei passi vuoti in un’altrettanto empia Londra, un eco nei vicoli scarsamente illuminati dalla pallida luce di un sole fin troppo timido.
    Pareva strano persino respirare, a Sunday DeThirteenth – perché era scomodo farlo, in quel mondo e in quelle fasce ed in quel fottuto tutto.
    Ma dovevano essere soltanto una mera illusione, quelle fitte al costato; ed aveva fumato tanto da non aver più bisogno di incamerare aria, trattenuto così tanto il fiato da non rendersi più conto di quando non sentiva il petto alzarsi ad un ritmo regolare; era stato così tanto tempo seduto contro il muro più nascosto dietro le strade di Londra, le gambe al petto e la fronte sulle ginocchia, da non volere più nemmeno sentire il bisogno di quella mancanza.
    E andava bene per un po’, sapete.
    Andava bene quando c’era l’alcol di una festa improvvisata ad annebbiarti la mente; andava bene quando potevi ignorare quel prurito al palato spiando da dietro una sedia la sua nuova one true pairing cercando di non farsi scoprire – almeno fino a quando una parte della coppia non si addormentava, ed era allora totalmente legittimato a non sentirsi più solo e molestare il fratello -; andava bene quando tua madre ti proponeva di guardare un maledettissimo porno in pieno pomeriggio dalla trama incerta, ma che di certo parlava di una MILF iraniana (o indiana).
    Andava bene quando si convinceva che CJ fosse da qualche parte a fare qualcosa da ricchi elitari; andava bene quando si convinceva che BJ, Sersha e Joey fossero stati rubati dalla mafia bulgara e venduti al migliore offerente, troppo biondi per non capire che quel furgoncino non era il finto furgoncino dei gelati che vendeva la droga; andava bene quando confidava che Barry stesse oramai assaporando la patata che scotta.
    Alzò gli occhi sul buttafuori del Lilum, le proteste di un avventore qualsiasi a suonare vaghe nella strada sulla quale era appena stato lanciato a calci in culo: non lo vide nemmeno, il grifondoro – gli occhi a soffermarsi sulle scritte al LED fin tanto che non iniziarono a lacrimargli, impedendogli di distinguere alcuna vera forma. Andava bene così.
    Perché era quando iniziava a riconoscere visi che non c’erano, che calava a picco.
    Perché anche Barrow Cooper aveva smesso di rispondergli al telefono – e lo avrebbe capito, in un altro fottuto universo: ci avrebbe riso su, andandogli a mettere la vibrazione e mettendoglielo sotto al culo fino a quando non sarebbe stato costretto a parlargli.
    “controllo se sono al lilum” ticchettò nervoso sulla tastiera del telefono, prima di portare di nuovo lo sguardo sull’uomo di poco prima. Amalie Shapherd non era certo la persona con la quale più avesse voglia di messaggiare alle undici di sera, o in qualsiasi altro orario della vita ad essere sinceri, ma di necessità era obbligato a fare virtù: tra tutti i pochi stronzi rimasti da Ollivander, lei era di certo una dei pochi con i quali i suoi amici avessero un qualche rapporto - e poi c’è Barry, a portare il concetto di rapporto d’amicizia ad altri livelli; questo, tuttavia, è un argomento del quale avrebbe il piacere di parlare con il diretto interessato ed in altri lidi. Di certo, non poteva essere preoccupata quanto lui per quei cinque coglioni – né mai le avrebbe permesso di anche soltanto pensare il contrario -, ma dovevano darsi man forte. Dovevano, o almeno lui doveva, trovarli.
    Perché andava sempre un po’ peggio.
    «che cazzo guardi» alzò un sopracciglio, la piega delle labbra inflessibile – immobile, mentre l’altro si avvicinava e le sue spalle restavano incollate al muro.
    Perché andava sempre un po’ peggio, quando era da solo.
    «ho detto, che cazzo hai da guardare» non gli importava quanto l’eccessivo olezzo d’alcol, evidentemente il motivo che l’aveva portato ad essere cacciato dal locale a luci rosse di Diagon Alley, si facesse strada ad ogni secondo. Non gli importava del fatto che non avrebbe dovuto uscire da solo, che quello non fosse il posto adatto a qualcuno con la fascia da Indegno. Non gli importava del fatto che in quel posto non ci avrebbe trovato i suoi amici.
    Non gli importava che lo avevano fottutamente abbandonato in un fottutissimo universo parallelo.
    Perché funzionava sempre un po’ peggio, quando non c’erano i Freaks.
    «evidentemente,» gli sputò il fumo in faccia, avvicinandosi a sua volta in tutta la sua magra altezza. «un’emerita testa di cazzo»

    Cerchi i tuoi amici in un locale di spogliarellisti, di coca e prostituzione, di lavoro in nero e probabilmente yakuza, di morte e perdizione – naturalmente, il posto adatto al più fiko dei gruppi sociali -: trovi tua madre, che elegante come un’assassina slovena scivola tra la folla cercando qualcuno da bombare uccidere.
    Non di certo la persona che avrebbe sperato di vedere lì – in quel momento, soprattutto.
    E sperava, Sunday DeThirteenth, che quei lividi freschi a truccargli il volto di tinte purpuree lo nascondessero – che quella violenza, celasse una fragilità che non era disposto a far vedere.
    A nessuno: figurarsi a sua madre.
    «jeez, hai ancora la bocca che puzza di latte» gli aveva rubato il cocktail? Davvero?
    Era quello ciò che gli era successo nel futuro?
    Era davvero così crudele? «dipende che tipo di latte intendi» a buon intenditor, poche parole.
    Di tante persone, buon Cigei, che potesse incontrare, proprio sua madre doveva rompere le palle? Si girò, rubando il primo cocktail che riuscì a passargli sotto le mani e mettendoselo sullo zigomo spaccato. «pensavo fossi più un tipo da milf» si strinse tra le spalle, senza riuscire a guardarla.
    Finzione: era soltanto quello, giusto?
    «non ho un tipo, prendo quello che passa il convento» aka, ancora nulla. Ma questo mamma non deve saperlo. «di solito, sono io il tipo» onesto. «che hai fatto alla faccia?»
    Aprì la bocca, si voltò.
    La richiuse.
    Avrebbe voluto rispondere a tono, qualche insulto, un bel a me lo chiedi? Non ti sei guardata allo specchio prima di uscire?, ma… cosa poteva dirle.
    Cosa poteva dirle.
    Akelei Beaumont, signori. Inattaccabile.
    «cazzi miei»
    E non era giusto le interessasse.
    Non era giusto gli chiedesse quelle cose - non era giusto nemmeno interagisse, capite.
    Non era fottutamente normale: e di anormale, lì, bastava ed avanzava Sunday DeThirteenth.
    «mi manca» CJ, Joey, Barry, Sersha, BJ, casa, Wendy, Fray – qualcosa che non fottutamente so «hogwarts» biascicò distratto, tirando fuori una bustina di polvere fatata - rubata durante la scazzotata di qualche decina di minuti addietro: belli i lerci di Londra.
    Chissà se anche ad Ake mancava - chissà se c’era mai andata ad Hogwarts. Chissà se era quella la fottuta cosa che l’aveva cambiata. Magari ci si va dagli amiki a Bodie spoiler: no «vuoi?»
    Perché se non si sniffa con la mamma si gode solo a metà #cosa.
    sunday dethirteenth
    somefuckingwhere
    ronan beaumont-barrow
    we're a freak show
    code by lele


    ciao mamy ♥
    ti sei mai trasferita ad hogwarts o hai sempre continuato a studiare a beauxbatons?
     
    .
  4.      
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Death Eater
    Posts
    943
    Spolliciometro
    +1,171

    Status
    Anonymous
    sempre beaux!
     
    .
  5.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Death Eater
    Posts
    943
    Spolliciometro
    +1,171

    Status
    Anonymous
    You torture saints with a single glance
    akelei beaumont
    Man mano che passavano i giorni in quel buco di merda, Akelei stentava a riconoscersi: non era la Beaumont che conosceva, quella che stava cercando di sopravvivere a quel mondo. Non le piaceva, ma era anche vero che non era sicura di poter fare molto altro.
    Non si spiegava perché aveva raggiunto il ragazzino al tavolo, né da dove fosse nato quell’istinto. Conosceva Sunday De Thirteenth così come conosceva il resto dell’alta borghesia anglo-francese, in maniera così superficiale da non considerarli altro che mere conoscenze. Se l’avesse dovuto considerare qualcosa di più, sarebbe stato solo per il fatto di averle salvato il culo qualche mese prima. «non ho un tipo, prendo quello che passa il convento» lei l’aveva detto, che era la sua versione adolescente. Certo, se si tralasciavano i capelli corvini e il viso gonfio e sanguinante «giusto così» annuì solenne, intrecciando le mani sotto il mento. Più osservava la donna strusciarsi sul palo, e più una certa scena del porno le tornava alla mente: si trattava forse di quella con una ragazza bionda, che si spogliava davanti alla madre e al ragazzo senza un’apparente ragione? Rabbrividì al ricordo, il ricordo era troppo fresco per poterlo tollerare.
    Le luci illuminarono brevemente il volto del ragazzo, e se prima non aveva prestato molta attenzione alle ferite sul volto, ora era difficile non posarvici gli occhi chiari. «che hai fatto alla faccia?» la domanda le scappò dalle labbra prima che riuscisse a serrarle, la noia a prendere il sopravvento sul suo cervello. Non le interessava davvero cosa gli fosse successo, pensava solo fosse più ingessante farsi i cazzi suoi, che pensare a quanto fosse triste non avere le proprie Louboutins ai piedi. «cazzi miei» soffocò il sorriso sul dorso della mano, pensando a quando fosse simile ad Arci. Ah, gli adolescenti, che piaga per la società. «sei - cristo, simpatico come un dito nel culo» lasciò gli zaffiri a soffermarsi un momento di più sul suo volto, scacciando la sensazione di familiarità che sopraggiunse qualche secondo dopo. Giurava di averli già visti, quegli occhi.
    Senza che nessuno glielo chiedesse, il ragazzo iniziò a raccontarle della sua vita, e di quanto gli mancasse Hogwarts. Sollevò le sopracciglia e tamburellò con le dita sul tavolino, quei giovani non sapevano proprio cosa farsene della vita «davvero, tra tutte le cose che ci sono? Che priorità di merda, Samantha» ditele che aveva torto, ma insomma. Avrebbe davvero voluto concentrarsi sulle paturnie del ragazzo, se solo gli occhi non si fossero andati a posare sulle bustina che le stava offrendo. Forse, e dico forse, avrebbe dovuto smetterla di scroccare dai bambini. Era un po’ come il rubare loro le caramelle, ma in versione adulta. «vuoi?» ma per favore, non si rifiutava mai un po’ di polvere, specie se offerta così gentilmente «se insisti, non sarò io a dirti di no» quelle erano le vere serate da passare con i figlio, insieme a sniffare cocaina sul tavolino di uno strip club. Ottimo parenting, Akelei.


    [per arci] ha mai conosciuto i cata?
     
    .
  6.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Special Born
    Posts
    251
    Spolliciometro
    +505

    Status
    Offline
    what does it take to make you angry?
    Sorrise, tagliente e malevolo, lo sguardo a vagare su spogliarellisti e pole dancer senza riuscire a posarsi su nessuno in particolare; al contrario della maggior parte dei suoi amici, Sunday DeThirteenth aveva avuto una famiglia fissa sin dalla tenera età, figure genitoriali che nella loro esigua utilità e presenza avevano comunque significato un punto di riferimento – almeno fino a quando ai limpidi occhi del naturalizzato americano tali figure non presero il volto delle gemelle. Aveva idealizzato in maniera controversa ed astratta August e May DeThirteenth, ma l’aveva pur sempre fatto: c’erano frasi, idiomi dati per certezza immutabile, che il ragazzo era certo sarebbero uscite dalla bocca dei genitori adottivi con la stessa cadenza di sempre, diventando quasi una filastrocca poco melodiosa imparata a memoria soltanto per impartire un concetto da apprendere così com’era, ed altre sentenze che era altrettanto sicuro mai avrebbero ambito a diventare assiomi. In quello standard di canoni che per esigenza personale aveva sempre cercato di eludere e rompere, odiandoli e non reputandoli calzanti con la propria personalità, c’erano cose che mai avrebbe pensato sarebbe stato possibile sentir uscire dalla bocca dei due coniugi: qualcosa come «giusto così», riferito ai suoi ambigui gusti sessuali, non rientrava di certo nella rosa di frasi reimpostate dei DeThirteenth.
    «sei – cristo, simpatico come un dito nel culo» eaula. Che madre sgarbata che aveva, Sandy. Non che avesse torto, ma comunque che diritto aveva. Nessuno, ecco quale. «lo so, me lo dicono in tanti» staccando in un gemito sommesso tra i denti il freddo bicchiere dallo zigomo, arrotolò ammiccante la lingua sulla cannuccia, sorseggiando il più rumorosamente e fastidiosamente possibile tra i cubetti di ghiaccio. «devo aver ripreso da mamma: papà sembra un tipo simpatiko» frecciatine? Probabilmente sì, ma tanto Akelei non le avrebbe capite. «sono bello, non potevo essere anche divertente» severo ma giusto.
    «davvero, tra tutte le cose che ci sono? Che priorità di merda, Samantha» sospirò, senza nascondere la melodrammaticità dietro il fiato a scivolargli dalle labbra sottili.
    Che cazzo ne sapeva, Akelei Beaumont, delle sue priorità?
    Che cazzo ne sapeva sua madre delle sue priorità?
    Che ne sapeva che era la sua casa, quella – che c’era quella famiglia che s’era costruito da solo, che sentiva che faticava ad accettarlo, che l’aveva abbandonato lì andandosene a fare in culo da qualche fottuta parte senza di lui.
    E forse avrebbe dovuto smetterla, di pensarla come sua madre – che quella stava diventando una sua priorità, e forse era quella più di merda. «mi piacciono i castelli, che ci posso fare – sono cresciuto con la disney, fammi causa» #wat
    E poi. «se insisti, non sarò io a dirti di no»
    E poi arriva la cocaina.
    Gli sembrò di respirare aria nuova nell’esatto momento in cui la inspirò di violenza, le narici a bruciare ed il dorso della mano a prudere della polverina residua – e faceva male, quel sorriso d’estasi ad aprire sempre di più le ferite fresche.
    Bruciava - ma era quello che sapeva fare meglio, Sunday DeThirteenth: darsi fuoco per cause che non avevano ragione di brillare nel buio, spegnendosi da sole come erano nate.
    «credo questo sia il momento» cominciò, scolando il cocktail e posandolo rumorosamente sul tavolo; ignorando gli ematomi sul petto, il dolore nel sollevare le braccia, si tolse la maglietta lanciandola su qualcuno (chi) (boh). «in cui si va di lap dance»
    Vai Ronan, falle vedere chi è il suo bambino preferito cosa.
    sunday dethirteenth
    somefuckingwhere
    ronan beaumont-barrow
    we're a freak show
    code by lele


    hai mai venduto tuo figlio (silkepil) ai doc?
     
    .
  7.      
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Death Eater
    Posts
    943
    Spolliciometro
    +1,171

    Status
    Anonymous
    no, non ha venduto nessun silkepil
     
    .
  8.      
     
    .
    Avatar

    «I'm being perfectly fucking civil»

    Group
    Special Wizard
    Posts
    877
    Spolliciometro
    +1,312

    Status
    Offline
    CITAZIONE
    [per arci] ha mai conosciuto i cata?

    DINDINDIN questione presa! Dominique non ha mai conosciuto i cata [sad violin playling.mp3]
     
    .
7 replies since 18/1/2018, 22:08   231 views
  Share  
.
Top