Tell me what you think about when you can't fall asleep at night.

Nicole&Sherman

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1    
     
    .
    Avatar

    • All the best are crazy •

    Group
    Member
    Posts
    86
    Spolliciometro
    +106
    Location
    Nato in Irlanda, ma vive a Londra

    Status
    Offline
    Sherman Victor Parker
    I’m not crazy My reality is just different than yours
    Nicole era stata la prima e unica persona che gli era davvero stato vicino nella sua vita, i suoi genitori lo avevano abbandonato dimenticandosi di lui e rimpiazzandolo, i suoi compagni a scuola avevano sempre cercato di cambiarlo come d’altronde i suoi genitori, tutti lo avevano abbandonato nella vita avendo paura di lui o disprezzandolo, quando era entrato nei Laboratori pensava che non ce l’avrebbe fatta perché la tortura, il dolore, il buio e le troppe cicatrici nel corpo lo stavano portando sempre di più verso la disperazione e la morte, fino a quando arrivò lei, Nicole che l’avevano messa nella cella di fronte alla sua divise da delle sbarre a prova di qualsiasi magia o di fuga -anche se Sherman ci aveva provato a scappare, ben due volte, ma ovviamente tutto inutilmente- all’inizio entrambi non si erano rivolti parola ognuno vedendo il dolore dell’altro, ma non dicendo niente, poi in un modo che non si ricordava neanche si erano avvicinati parlando un po’ di più e facendosi forza nei momenti bui per cercare di non soccombere e di sopravvivere a quel tormento di ogni giorno per troppi e lunghi anni, aveva in mente le sue cicatrici a memoria, almeno quelle delle braccia, delle gambe, della schiena e della pancia, si ricordava quando e come gliele avevano fatte perché si dicevano tutto, sapeva dove erano situate perfettamente, poteva dire che era l’unica che aveva davvero conosciuto davvero e era l’unica fortunata che lo aveva conosciuto per quello che era, una persona migliore.
    Poi la magia si era infranta, il Laboratorio era stato smantellato, erano stati divisi e poi più nulla di lei, non era venuto a cercarlo dimenticandosi di lui e facendosi la sua vita per quanto si potesse vivere con quel ricordo, lo aveva abbandonato come tutti e da allora aveva espulso dalla sua mente anche l’unica persona che lo avesse capito davvero e che c’era stato per lui non chiedendo niente in cambio, c’è l'aveva con lei per questo, ma non poteva biasimarla, chi era per lei alla fine? Nessuno ora come ora.
    A me manca tenere in mano la bacchetta e sentirne il potere scorrerti nel corpo come una batteria e sicuramente userei il tuo potere per far fare agli altri quello che voglio io senza domande disse sorridendo leggermente.
    "Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te", le parole di Nicole lo fecero pensare, era vero, ma proprio perché gli altri gli avevano fatto cose brutte adesso faceva di conseguenza e era diventato così.
    Non puoi saperlo se lo Sherman di ora non lo farebbe, sono cambiato tanto, non sono più il Victor che conoscevi e non per mia scelta disse alzando le spalle guardandosi la mano scorticata e dolorante.
    Poi si mise a ridere divertito da quello che disse dopo lei Parlargli? Io con lui? e cosa dovrei dirgli? che gli voglio bene, che saremo una famiglia unita? Lui è quello con cui i miei genitori mi hanno rimpiazzato, che cos’ha lui che io non ho? disse con rabbia, ma non alzando la voce, ormai il danno lo aveva fatto già tempo prima.
    Io non voglio avere una famiglia, voglio essere solo disse pensando che in realtà lo era e gli andava bene così, meglio soli che mal accompagnati no?
    Non è niente disse alla sua proposta di guardargli la mano ferita, gliela porse solo perché si vedeva che voleva davvero aiutarlo, ma non ne aveva bisogno non gli faceva così tanto male, aveva avuto dolori peggiori e lei lo sapeva benissimo.
    25 ◆ Wizard ◆ Genera acidi e veleni ◆ Mangiamorte
    control by 'colson

     
    .
  2.     +1    
     
    .
    Avatar

    amaris 🍑

    Group
    Member
    Posts
    311
    Spolliciometro
    +430

    Status
    Offline
    resistance| psychowizard| empathy
    Nicole Rivera

    Tell me what you think about when you can't fall asleep at night.
    Lei non avrebbe saputo dire con precisione quand'è che Sherman avesse preso il posto di Victor. Non che non avesse notato subito il cambiamento del suo compagno, tutt'altro, ma per lungo tempo aveva preferito attribuirlo all'estenuante situazione nella quale entrambi si trovavano piuttosto che a ad uno dei tanti esperimenti a cui era stato sottoposto. Col senno di poi, si pentiva di non aver dato più importanza a quella strana luce che avevano acquisito i suoi occhi, a quella sua ostinazione nel voler abbandonare il nome che fino ad allora aveva invece usato, al suo modo di fare sensibilmente diverso da quello che aveva quando si erano conosciuti. Forse neanche allora avrebbe potuto far niente, ma almeno avrebbe potuto rimanergli accanto e provare, almeno provare, ad impedirgli di commettere imprudenze.
    Invece lo aveva lasciato al proprio destino e, adesso, non poteva non pensare di aver avuto una parte, seppur minima, nella morte dei suoi genitori adottivi e in tutti gli omicidi successivi.
    «Dovresti metterci del ghiaccio.» osservò critica, prendendogli la mano fra le sue ed analizzandone i lividi ancora rossastri ma che, presto, sarebbero diventati certamente più scuri. «Di solito fa più male dopo.» e non si riferiva solo a quella di ferita, Sherman avrebbe potuto intuirlo.
    «Non dico che tu debba volergli bene.» continuò poi, lo sguardo ancora sulla mano che non aveva ancora lasciato andare. «Dico solo che potresti provare a vederla diversamente. Non so quale fosse la volontà dei tuoi genitori, può darsi che non fosse loro intenzione farti sentire rimpiazzato, o può anche darsi che tu abbia ragione ad odiarli. In ogni caso, hanno sbagliato qualcosa per averti fatto sentire così, ma quel ragazzino... Lui sta soffrendo come te, forse di più. Ha visto i suoi genitori assassinati, non ha più nessuno a prendersi cura di lui e, io lo so bene, l'orfanotrofio non è un bel posto in cui vivere, specie per un bambino.»
    Ricordava perfettamente come fosse non avere nessuno con cui condividere la gioia di una nuova scoperta, nessuno da cui correre nelle notti piene d'incubi. E ricordava il tormento di non sapere perché fosse da sola, perché fosse capitato proprio a lei, così come ricordava quanto lurido fosse quel posto, quanto trascurato. Il solo pensiero le dava ancora il tormento.
    «So che pensi che stare da solo sia la soluzione ma, credimi, non lo è.» e lo sapeva lei, che era stata talmente tanto in solitudine non sapere più come uscirne. Gli lasciò andare la mano, pur non senza un briciolo di preoccupazione: non era certa che Sherman se ne sarebbe preso adeguatamente cura ma, d'altro canto, se l'era cavata senza di lei per tutto quel tempo, avrebbe potuto farlo ancora.
    «Senti Sherman, non so se tu abbia voglia di parlarne, ma... Cos'è che ti ha cambiato così tanto? Voglio dire, certo, quello che abbiamo passato potrebbe essere una spiegazione sufficiente, ma penso che ci sia qualcos'altro, mi sbaglio?»
    |like wat?| code by ms athelophobia
     
    .
  3.     +2    
     
    .
    Avatar

    • All the best are crazy •

    Group
    Member
    Posts
    86
    Spolliciometro
    +106
    Location
    Nato in Irlanda, ma vive a Londra

    Status
    Offline
    Sherman Victor Parker
    I’m not crazy My reality is just different than yours
    In quel momento una consapevolezza si insinuò nella sua mente quando Nicole gli prese la mano tra le sue e con occhio da infermiera ispezionó le ferite riportate da quello scontro con il muro di poco prima che al contrario di lui non si era fatto niente, si era appena reso conto che era la prima volta che sentiva la sua pelle e lei la sua, non si erano mai toccati perché erano sempre stati in due celle diverse, non che questo gli aveva fatto qualche effetto. Il cielo era scuro e la notte aveva iniziato a scendere lenta dietro le case di una Londra fredda, erano entrambi seduti sull’altalena di un parco che sembrava essere abbandonato dal mondo, era tutto rovinato e sembrava che nessuno ci avesse davvero messo piede da tanto tempo, sospiró e nel farlo uscì una nuvola di condensa che andò a disperdersi presto nel nulla, era dura dover andare avanti in un mondo che non ti voleva, già era difficile sopravvivere dopo tutto quello che avevano passato in quell’inferno che in un modo o in un’altro ti aveva segnato, ma adesso avevano anche l’intera popolazione magica che li vedeva come mostri e che non avevano i diritti che tutti i maghi avevano, era dura andare avanti sapendo che sarebbe sempre stato cosi e che non poteva e che non potevano farci niente.
    Si girò e la guardò in silenzio, ce l'aveva con lei per tante cose, ma era l’unica che forse aveva davvero vicino in quel mondo di merda e perché avrebbe dovuto comportarsi di merda anche con lei? Ok che era fatto così e era cambiato, ma c’era sempre un’eccezione no? Forse non ne era sicuro, perché fare quel passo significava essere debole, avere ceduto e non essere più solo, significava che avrebbe dovuto pensare anche a lei e non solo a se stesso e tutto questo perché erano stati “amici” “colleghi” nei laboratori, tutto questo perché lui all’epoca era diverso e aveva fatto si che potesse accadere. In quel momento pensò alle parole di Evangeline, la ragazza che davvero non poteva vedere perché troppo perfettina e che aveva sempre cercato in quegli anni di cambiarlo non capendo che lui era quello e che forse avrebbe solo dovuto stargli vicino per non farlo sprofondare sempre di più in quella merda in cui ora era, hai deciso tu di essere solo era vero aveva deciso lui di non avere nessuno vicino.
    Avrebbe dovuto metterci del ghiaccio, ma alla fine non gli faceva tanto male e sapeva che non lo avrebbe fatto, era un po’ autolesionista.
    Capi quello che volle dire con le parole successive, le ferite non facevano mai male subito, ma sempre dopo e le ferite del cuore erano quelle più brutte, perché nonostante cercassi di nasconderle a te stesso sapevi che c’erano, facevano male anche se cicatrizzate da tanto.
    Le strinse la mano involontariamente ancora tra le sue che non gli aveva lasciato andare, questa parte di lei non la sapeva, non sapeva tutto di lei come lei di lui, diciamo che il passato dell’altro non era una cosa che entrambi amavano raccontare, non sapeva che era stata in un orfanotrofio, ma poteva capire per quel poco che ci era stato.
    Posso capirti, so che posto sia, non ce l’ho con lui per qualcosa che mi ha fatto, ce l’ho con lui solo perché lo hanno scelto, lo hanno preferito a me, sono arrabbiato con lui perché di solito la famiglia dovrebbe sceglierti sempre, mentre a me non mi ha scelto nessuno, mi hanno rimpiazzato per un mostriciattolo che forse gli dava solo meno problemi disse scrocchiando la mascella ricordando quei tempi per poi chiudendo gli occhi per qualche secondo e riprendersi.
    Nicole disse sistemandosi meglio sull’altalena vedendo che dopo poco gli lasciò la mano ancora preoccupata, sapeva che non se ne sarebbe curato, ma alla fine non gli importava molto, sarebbe passato in giro di poco.
    Sono stato solo per troppo tempo, non so più come stare in mezzo agli altri senza sentirmi fuori posto, essere soli ti toglie ogni responsabilità su altre persone, devi pensare solo a te stesso senza preoccuparti di qualcuno e significherebbe affezionarsi a quella persona, significa essere deboli, vulnerabili e non posso permettermi di esserlo capisci? disse guardandola negli occhi in modo serio, ma con una punta di tristezza (?) non lo sapeva neanche lui.
    Non ti prometto che lo prenderò con me e che diventeremo una famiglia felice, ma posso pensare al fatto di vederlo e parlarci, cioè tu mi immagini con un bambino? Non facciamo scherzi già faccio fatica a prendermi cura di me figurati di qualcun’altro disse ridendo piano divertito al solo pensiero di diventare come un padre o un fratello maggiore che avrebbe dovuto cambiare pannolini, dare da mangiare, fare il bravo con lui e non poter più fare quel che cavolo voleva.
    Poi ecco la domanda tanto attesa che si sarebbe aspettato da lei come da chiunque lo avesse anche solo conosciuto un po’ per come era tempo prima.
    Si alzò dall’altalena di scatto prendendo un’altra sigaretta nel giro di neanche un’ora che aveva fumato l’altra, l'accese e aspirò più forte che poteva, faceva così quando era nervoso o quando erano arrivati in un punto critico.
    Te l’ho detto, dopo i laboratori ero già cambiato, ma la cosa che mi ha fatto cambiare in modo definitivo è stata vedere la mia famiglia riunita felice con quel moccioso, ma non solo, la notte che li ho uccisi mia madre si svegliò e vidi nei suoi occhi che non mi riconosceva solo quando gli dissi il mio nome spalancò gli occhi stupita ed è li che la pugnalai, non si ricordava di me, mi aveva totalmente dimenticato il giorno che mi rapirono, li ho odiati troppo e per troppo tempo, sono stato dimenticato, rimpiazzato e devo mettere altro? La mia rabbia mi ha consumanto, non mi fido più di nessuno perché so che tutti faranno come loro, sono diventato vendicativo e cattivo per colpa loro disse alzando le spalle aspirando ancora la sigaretta spiegandole una volta per tutte che il motivo era quello, era stato lasciato a marcire in quel posto, dimenticato, non lo avrebbe più permesso.
    25 ◆ Wizard ◆ Genera acidi e veleni ◆ Mangiamorte
    control by 'colson

     
    .
  4.     +1    
     
    .
    Avatar

    amaris 🍑

    Group
    Member
    Posts
    311
    Spolliciometro
    +430

    Status
    Offline
    resistance| psychowizard| empathy
    Nicole Rivera

    Tell me what you think about when you can't fall asleep at night.
    Quel che Sherman aveva fatto ai suoi genitori non aveva giustificazioni, questo Nicole lo sapeva bene. Nonostante ciò, scegliendo di diventare una Psicomaga aveva anche accettato di non lasciare che il proprio giudizio sugli altri venisse influenzato da ciò che socialmente veniva considerato "giusto" o "sbagliato". Alla luce di questo, non era certo sua intenzione far passare l'omicidio come qualcosa di normale, ma sapeva che non avrebbe cambiato Sherman né nessun altro dei suoi pazienti semplicemente dicendo loro ciò che dovevano fare. Avrebbe solo ottenuto la reazione inversa: lo avrebbe innervosito ed avrebbe perso ogni possibilità di comunicazione.
    La stretta alla sua mano le confermò che stava procedendo per il verso corretto. Sorrise fra sé e sé di rimando, ma non lasciò che lui potesse accorgersene: non voleva in alcun modo fargli pentire di quel gesto che, per quanto piccolo, era già un bel passo avanti per l'uomo che era diventato.
    «Hai ragione, la famiglia dovrebbe sceglierti sempre.» concordò, e non poté fare a meno di pensare a quanto fortunata fosse stata lei ad essere scelta da quelli che erano stati i suoi genitori adottivi. Fu quel pensiero a suggerirle cos'altro dire. «Se ci pensi, però, siamo stati entrambi abbandonati da quelle che avrebbero dovuto essere le nostre vere famiglie. Io sono stata più fortunata al secondo tentativo, tu evidentemente no... Ma non significa che tu non possa tentare di nuovo. Sei adulto adesso, sei libero, puoi fare quello che ti pare... Puoi costruirti una famiglia che ti voglia bene davvero, oppure imparare a vivere senza, è lo stesso. » non era più sicura di star parlando soltanto a lui; quel discorso calzava bene anche per sé stessa, doveva ammetterlo.
    Abbassò lo sguardo con fare pensieroso alle parole di Sherman. Sebbene all'apparenza loro due potessero sembrare molto diversi, a quel punto Nicole ebbe l'impressione che non lo fossero poi così tanto. Certo, lei aveva scelto di aiutare gli altri, ma lo aveva fatto per alleggerirsi di quel senso di colpa che continuava a pesarle sullo stomaco: la consapevolezza di aver abbandonato tutti quelli a cui voleva bene solo per la paura di dover dar loro spiegazioni e, un po', anche per la paura di doverli perdere così come tutti i compagni che aveva perso ai Laboratori.
    «Stai parlando con una che non si è fatta nemmeno un amico da quando ha fatto ritorno al mondo reale.» gli rivolse un amaro sorriso, ricambiando il suo sguardo.
    «Mi sembra un ottima decisione, sono contenta che tu abbia preso in considerazione la cosa.» disse sinceramente, fiera di sé stessa per esser riuscita a far leva sui suoi sentimenti e di lui, per non essersi ancora una volta chiuso dietro al suo muro di ostinazione.
    Tuttavia, la questione non era ancora risolta. Se ne accorse vedendolo alzare in piedi per fumare l'ennesima sigaretta, come innervosito dalla sua ultima domanda circa le ragioni dietro al suo cambiamento.
    «Lo so... Sognavamo un mondo completamente diverso quando eravamo prigionieri e so quanto sia stato difficile scoprire che nessuno ci stava aspettando qui fuori.» poté solo commentare alle parole cariche d'odio di Sherman. Riusciva a stento a immaginare quanto potesse aver sofferto. «Ma non sono tutti come i tuoi genitori Sherman. Può essere difficile crederlo dopo tante delusioni, ma ti assicuro che esistono anche le persone buone. Neanche tu sei il cattivo, anche se continui a credere il contrario.»
    |like wat?| code by ms athelophobia
     
    .
  5.     +1    
     
    .
    Avatar

    • All the best are crazy •

    Group
    Member
    Posts
    86
    Spolliciometro
    +106
    Location
    Nato in Irlanda, ma vive a Londra

    Status
    Offline
    Sherman Victor Parker
    I’m not crazy My reality is just different than yours
    p
    Tutto intorno a loro era calmo, la notte li stava inghiottendo nel buio più totale e sembrava che solo loro fossero fuori posto in un quadro che doveva essere interamente nero, non c’erano tracce di stelle, ma c’era qualche nuvola grigia che si intravedeva tra i rami degli alberi vicini a loro. Il silenzio era ovunque e se non ci fosse stato abituato forse sarebbe voluto andare in un bar per sentire anche solo un po’ di musica, alcune volte nella sua casa, se si poteva definire tale, il silenzio era un dolore troppo forte per le sue orecchie che avevano sentito troppo silenzio nella loro breve vita, era la prova che qualcosa nella tua vita era andato nel verso sbagliato, alcune volte invece era piacevole quando si fermava a guardare fuori dalla finestra, o solamente quando passeggiava nelle strade sempre affollate di Londra.
    Quando era in un locale o in un posto pieno di persone non stava mai bene, si sentiva fuori posto non abituato a quella vita che non gli era mai appartenuta, ma alle volte il pensiero che circondarsi di persone fosse la soluzione alla sua solitudine lo sfiorava per pochissimo, poi se la dimenticava immergendosi nell’alcol si ogni sera.
    La sua sigaretta stava bruciando tra le sue dita forse troppo velocemente e l’aria era fredda, ma pulita come dopo una grande pioggia che spazzava via ogni male, era calmo ma allo stesso tempo non lo era.
    Stai dicendo questo a me o lo stai dicendo a te? le chiese guardandola dopo le sue parole che dicevano che era giusto riprovare ad avere una famiglia, tentare di nuovo di non essere soli o magari vivere senza per sempre.
    Quando parló ai suoi occhi gli sembrò come se fosse triste, malinconia, come se parlasse più a se stessa che a lui, non sapeva si come stava passando la sua vita dopo i laboratori e forse non era tanto migliore della sua come avrebbe immaginato.
    Libero? Nicole se cè una cosa che non sono è proprio quella, ti sembro per caso libero? Ho la polizia che mi sta cercando in ogni parte di Londra, arriverà il momento che mi troveranno e faranno due più due non ti pare? Scopriranno che avevano adottato un figlio e cercheranno questo figlio che casualmente è scomparso per cinque lunghi anni, cosa gli dico? Dove sono stato per tutto quel tempo? Sono stupidi umani Nicole, non capirebbero mai, mi troveranno e non starò più solo cinque anni rinchiuso, ma forse se uscirò sarà quando ormai non avrò più molto da fare data la mia vecchiaia, non sono libero, sono fregato disse aspirando buscamente il fumo della sigaretta per poi spegnerla e tornarsi a sedere vicina a lei nell’altalena dondolandosi.
    Nicole che non ha amici? Credo di aver capito male, pensavo che ne fossi sommersa, come mai non ne hai? Il mio fascino e il mio carisma scarseggiano in giro vedo, ma non ne avevo dubbi disse sorridendo divertito.
    Ho detto che ci penserò...ma sicuramente non porterò con me nessuno, è meglio che viva lontano da me, lo rovinerei più di quanto già non abbia fatto disse pensando a come era e che cosa faceva e non poteva rischiare, non poteva iniziare a fare quello che doveva e non quello che gli piaceva, non era pronto per la vera vita.
    Sognavamo Nicole hai detto bene, purtroppo sognare non ha portato a niente, ci ha solo illuso e l’illusione fa più male della realtà disse guardando il cielo e chiudendo per un istante gli occhi sentendo il freddo pungente di quella notte troppo calma, dove erano finiti tutti?
    Come puoi vedere ancora del buono in me? Ho ucciso Nicole !! Ho ucciso senza essermene mai pentito, ho ucciso ancora e la cosa che mi sorprende è che mi è sempre piaciuta la sensazione che provavo nel farlo, chi sono le persone buone? Dimmelo perché io non ne conosco disse appoggiando la testa sulla catena dell’altalena sentendo il bruciore alla mano aumentare, ma non voleva badarci non era importante.
    Non hai amici e l’ho capito, ma non so hai un ragazzo? O qualcuno che ti faccia desiderare di svegliarti la mattina? chiese per capire se fosse davvero sola come lui o se ci fosse stata in quegli anni una persona che nonostante tutto fosse rimasta, alla fine sperava fosse così per lei, era una ragazza che lo meritava, lui invece no.
    In lontananza inizió a sentire delle voci, allora non erano tutti spariti nel nulla! Poco dopo vide due ragazzi, pressoché della sua età abbastanza ubriachi dato che era un giorno di festa (?) se si poteva chiamare così il weekend e stavano proprio venendo ridendo verso di loro.
    Hey ragazzi, come siete carini, fidanzati? Beh vi dispiace se vi facciamo compagnia? disse uno dei due che sembrava il più lucido se si poteva dire così.
    Sherman si alzò dall’altalena andando vicino a loro.
    Non mi serve compagnia, ma se mi servirà un giorno vi chiamerò promesso disse sorridendo a entrambi nel modo “se non ve ne andate ora vi ammazzo”
    No non vogliamo fare compagnia a te, alla ragazza di fianco a te, è molto carina e tu non sei proprio il suo genere di compagnia ideale mi pare dato che sei così scontroso disse l’altro ridendo come se fosse la cosa più divertente del mondo e si avvicinarono entrambi a Nicole.
    Conto fino a tre e se non ve ne andate o la toccate non vedrete l’alba di domani ve lo prometto disse stringendo entrambi i pugni facendo diventare le nocche bianche.
    Oh oh oh, calmo cane da guardia, vogliamo solo due chiacchiere disse uno di loro mettendole una mano attorno alle spalle dandole fastidio e lì non ci vide più, si scaraventó addosso a lui buttandolo a terra e tirandogli pugni in faccia da fargli uscire sangue dal naso, l’altro che era meno ubriaco ovviamene gli si buttò addosso buttandolo a terra e facendogli sbattere la tempia sull’erba che diventò rossa perchè gli si aprì una bella ferita.
    Due contro uno non vale però disse spingendolo via e tirandogli pugni anche a lui. Il primo che aveva steso si era quasi ripreso e tornó all’attacco, era uno contro due e per sua sfortuna non aveva niente con se di appuntito da infilzargli nella carne, SCAPPA urló a Nicole che non sapeva bene dove fosse dato che la sua vista era annebbiata dal sangue e dal dolore fisico.
    Sputó in faccia a uno dei due non sapeva bene chi e quest’ultimo urló di dolore perché il suo veleno gli stava mangiando la carne e corse via impaurito, non sarebbe sopravvissuto più di due giorni, avrebbe avuto allucinazioni e sarebbe morto, stava farlo anche con l’altro bastato, ma non aveva paura forse era l’alcool che aveva in corpo che lo rendeva così impavido i stupido e inizió a pestarlo, ogni pugno era un dolore che aveva già provato parecchie volte, ma aveva sempre vinto non essendo mai in svantaggio numerico, era debole e doveva fare qualcosa per non sembrare un completo stupido, non voleva ucciderlo non davanti a Nicole e non lì per cui gli tiró una testata talmente forte che lo fece svenire metri più in là KO, quando si sarebbe svegliato forse non c’erano già più e lui sarebbe tornato a casa non ricordandosi della serata e di quello che era successo troppo ubriaco per ricordarlo o forse se lo sarebbe ricordato, ma nessuno gli avrebbe mai creduto.
    Si stava per rialzare quando un capogiro dovuto al sangue che aveva perso un po’ ovunque e lo sforzo lo fecero ricadere a terra svenuto nel buio più totale.
    25 ◆ Wizard ◆ Genera acidi e veleni ◆ Mangiamorte
    control by 'colson

     
    .
  6.      
     
    .
    Avatar

    amaris 🍑

    Group
    Member
    Posts
    311
    Spolliciometro
    +430

    Status
    Offline
    resistance| psychowizard| empathy
    Nicole Rivera

    Tell me what you think about when you can't fall asleep at night.
    Il silenzio Nicole aveva imparato ad apprezzarlo. Un tempo era diverso, passava i giorni cercando di evitarlo perché era proprio nel silenzio che i suoi pensieri più oscuri tornavano a galla diventando sempre più assordanti. Poi aveva dovuto farci l'abitudine. Quando uscire fuori, essere a contatto con altre persone, sfiorare per sbaglio qualcuno aveva cominciato a diventare un incubo, a quel punto aveva trovato la pace nell'assenza di suoni, nella solitudine persino. Non che si trattasse di una vera tranquillità, tutt'altro, ma era tutto ciò che le restava per non impazzire. Anche Sherman sembrava vivere nel suo stesso dilemma, perciò si chiese se fosse una prerogativa di tutti gli ex pazienti dei Laboratori o semplicemente qualcosa che accomunava loro due e basta.
    "Stai dicendo questo a me o lo stai dicendo a te?", forse a entrambi, ma che importanza aveva? Scosse le spalle guardando un punto oltre di lui, lontano, cercando una risposta a quella domanda che però non aveva. In genere avrebbe risposto che no, lei non aveva bisogno di niente, che stava bene così, ma dirlo a Sherman avrebbe significato solo ammettere di essere infelice quanto lui e provargli per l'ennesima volta quanto effettivamente difficile fosse realizzare quanto aveva detto. E non poteva permetterselo, non poteva permettere che anche lui perdesse la speranza.
    «Finché si tratta solo di polizia babbana non dovrebbe essere un grosso problema. E poi non sei così facile da fregare, mi sbaglio?»
    Se non fosse stata tanto egoista, gli avrebbe anche suggerito di costituirsi e di ammettere le proprie responsabilità di fronte alla giustizia, ma non era ancora così disinteressata da poter permettere che uno dei pochi a cui voleva bene e che accettava ancora di rivolgerle la parola venisse rinchiuso da qualche parte chissà dove, per la seconda volta fra l'altro. Piuttosto, avrebbe fatto quanto in suo potere per evitare che accadesse.
    «Sai, sparire per sette anni non ha proprio un effetto positivo sulla vita sociale delle persone.» disse con una punta d'ironia nella voce, quasi a voler sminuire la cosa. «E temo di non essere più così brava a farmi nuovi amici.»
    Chi poteva considerare effettivamente amico allo stato delle cose? Solo Evangeline, ma neanche con lei era ancora riuscita ad aprirsi del tutto. Senz'altro un passo avanti, ma a volte anche pensare al loro rapporto la intristiva, la poneva proprio di fronte al suo fallimento.
    «Beh, il solo fatto che tu abbia accettato di pensarci è già qualcosa.» gli rivolse un sorriso debole, ancora impensierita dal discorso che si erano ritrovati ad affrontare. Inoltre, sebbene comprendesse lo stato d'animo di Sherman nei confronti di ciò che restava della sua famiglia, non riusciva a non pensare a quanto lei sarebbe stata invece desiderosa di ricongiungersi con i suoi cari se solo ne avesse avuti.
    «Non esistono persone buone e persone cattive Sherman, non siamo in una favola per bambini. Solo... Persone che fanno del proprio meglio per andare avanti. Il solo fatto che tu ne stia parlando in questi termini, che consideri te stesso un 'cattivo', significa che provi qualcosa, che c'è ancora del buono in te.» okay, quello era decisamente un discorso da Manuale di Psicomagia, ma mai teoria era stata tanto azzeccata a suo parere. Intendeva davvero ciò che aveva detto.
    «Il mio Furnic conta come 'qualcuno'? Perché altrimenti no, nessuno.» scosse la testa, sorridendo appena al pensiero del suo storico animale domestico, rimasto a casa perché non mandasse a monte i suoi progetti per quella serata con il suo pelo sensibile all'umore.
    L'avvicinarsi di due figure palesemente alticce la distolse dai suoi pensieri, interrompendo anche l'atmosfera che si era creata fra lei e Sherman. L'espressione di quest'ultimo le fece trattenere il respiro, timorosa di una sua possibile reazione eccessiva a quelle che, senza dubbio, erano provocazioni da parte dei due ragazzi. All'avvicinarsi dei due, Nicole non si alzò in piedi né diede segno di tirarsi indietro. Non voleva palesare il proprio disagio e rischiare di peggiorare la situazione e, per di più, era abbastanza convinta di potersela cavare usando il proprio potere qualora fosse stato necessario.
    «Tranquillo, sono solo...» non fece in tempo a finire la frase. Il gesto di uno dei due ubriachi, l'averle messo le mani addosso, fece scattare Sherman come una molla, impedendo anche a lei di ragionare lucidamente su cosa fosse meglio fare. Si alzò in piedi, indietreggiando e osservando la rissa che aveva appena avuto inizio davanti ai suoi occhi senza riuscire a muovere nemmeno un muscolo. Quando vide cadere Sherman, dovette usare tutta la sua forza di volontà per non urlare il suo nome rischiando che uno dei due potesse ricordarlo in seguito, sebbene fossero entrambi probabilmente troppo ubriachi per farlo.
    Socchiuse gli occhi e provò a usare il suo potere, ma era troppo scossa per riuscirci. Quando risollevò le palpebre, i due erano ormai fuori gioco e Sherman, sanguinante, era svenuto subito dopo di loro. Fu verso di lui che si precipitò, un nodo allo stomaco ed il cuore in gola per il terrore che potesse essersi fatto male sul serio.
    «Sherman?» lo chiamò, dandogli un paio di colpetti sul viso per svegliarlo. Diede un'occhiata alla ferita sulla sua testa e non gli piacque per niente. Si tolse la giacca che lui stesso le aveva prestato e cercò, per quanto possibile, di fermare il sangue. «Ti prego, ti prego, svegliati.»
    |like wat?| code by ms athelophobia
     
    .
  7.     +1    
     
    .
    Avatar

    • All the best are crazy •

    Group
    Member
    Posts
    86
    Spolliciometro
    +106
    Location
    Nato in Irlanda, ma vive a Londra

    Status
    Offline
    Sherman Victor Parker
    I’m not crazy My reality is just different than yours
    Non sono facile da fregare, ma scappare non è comunque vivere, alla fine me lo merito Nicole e saró contento quando mi prenderanno, sconterò le mie pene e morirò come devo, il prima possibile magari disse le ultime parole un po’ a bassa voce. Erano arrivati a parlare di un tasto davvero dolente per lui perché se prima aveva la voglia di sopravvivere e di vivere per se stesso, adesso non aveva più voglia di farlo neanche per se stesso, perché sapeva che se avesse vissuto ancora qualche anno avrebbe ucciso ancora e ancora perché non poteva negarlo, gli piaceva far provare agli altri dolore, far provare quello che si teneva dentro, era un mostro e ne era consapevole e quando si guardava allo specchio vedeva un uomo insanguinato e con una risata metallica.
    Aveva distrutto delle famiglie, delle speranze e delle vite senza battere ciglio, senza rimpianto, aveva visto scorrere sangue diverso di persone diverse giorno dopo giorno, si era macchiato di sangue non suo coprendo le sue tracce, ma non avrebbe potuto farlo per sempre.
    Si guardò attorno respirando l’aria di quella notte fredda, ma non troppo per uno che il freddo lo portava dentro.
    Anche io avevo degli amici e sembra strano detto da me che sembro il signor oscuro, ma sai ai tempi di quando ancora ero ingenuo e “diverso” avevo qualcuno con cui avevo legato, anche con te era successo, ma come puoi ben constatare la fiducia viene riposta sempre nelle persone sbagliate, mi ero fidato di te e tu te ne sei andata, hai fatto la tua vita per quanto possibile e mi hai cercato perché hai come paziente quel bamboccio, non prendiamoci in giro, se non avessi avuto a che fare con quel bambino non mi avresti mai cercato e ora non saremmo qui disse con l’aria di chi era stato preso in giro e di chi ci aveva creduto nonostante tutto.
    Ma scommetto che troverai le persone degne della tua fiducia e che ti vogliono bene.
    Rise appoggiandosi alla trave di legno che teneva l’altalena con la schiena.
    Sono realista Nicole, non sono la sfumatura tra nero e bianco, sono il nero che copre ogni cosa è spazza via ogni colore e la sua armonia, il fatto che dico che sono una persona cattiva dimostra che o che cosa ho fatto per poterlo dire, non c’è del buono in cui uccide disse alzando le spalle e respirando piano rilassandosi guardandola di tanto in tanto in silenzio.
    Era una ragazza pura e buona, alla fine lei non poteva davvero capirlo.
    Poi la calma che si era creata aveva fatto spazio a quello che avete appena assistito e Sherman era a terra con a testa rivolta verso l’erba e il sangue, il suo a terra.

    Una luce, una luce folgorante e calda lo aveva accolto appena si era reso conto di dove era.
    Era nella stazione di King’s Cross a Londra, dove da bambino ogni 15 settembre saliva sul treno per andare a Hogwarts, -ovviamente tutto puramente casuale, niente film di Harry Potter nei paraggi ahah- non capiva dove fosse e perché si trovasse lì tutto pulito di bianco e con una pace che non aveva mai provato prima, che cosa era successo?
    Poi come un treno i ricordi di qualche istante prima di svenire, l’urlo di Nicole in lontananza e i corpi svenuti a terra dei ragazzi ubriachi di poco prima.
    Lo sapeva dentro di se, ma non voleva dirlo ad alta voce perché sarebbe stato davvero reale una volta detto e non era ancora pronto per andarsene, non perché avesse qualcuno che lo aspettasse o qualcuno che piangesse per lui, ma perché avrebbe voluto almeno incontrare i suoi veri genitori per parlare con loro e capire tutto il dolore che aveva provato nella sua breve vita se avesse davvero avuto senso.
    Si sedette su una panchina e sorrise pensando che adesso sarebbe salito sul primo treno che non lo avrebbe portato a Hogwarts, ma che lo avrebbe portato in un posto oscuro.
    Quel posto sembrava più una sala d’attesa del dentista, tutto silenzio e magari tra poco sarebbe uscito un dottore vestito di bianco che gli avrebbe detto che era il suo turno e non sarebbe più tornato.
    Che strana era la vita, un attimo prima stavi bene e un attimo dopo eri in un posto tutto bianco e troppo pulito.
    Una voce in lontananza lo riscosse e si alzò guardando il pavimento che aveva lasciato spazio a una scena nel presente, c’era lui a terra riverso in una pozza di sangue perché aveva sicuramene sbattuto la testa da qualche parte nella caduta, Nicole su di lui che gli tamponava la ferita chiamando il suo nome e schiaffeggiandolo dicendogli di svegliarsi e due corpi a terra uni svenuto e l’altro morto (?) non lo sapeva neanche lui, gli aveva sputato e sicuramene avrebbe avuto la faccia sfigurata per l’eternità, sorrise da lassù vedendo che c’era qualcuno che nonostante tutto, nonostante sapesse che persona era e che cosa aveva fatto, era lì che cercava di salvarlo, Nicole.
    Non sentirti in colpa quando me ne andrò..non è colpa tua disse sperando che la sua voce la raggiungesse e glielo dicesse, non voleva che si sentisse responsabile.
    Poi un terremoto sotto i suoi piedi e intorno a lui solo nero e un peso al petto enorme, era la fine lo sapeva, era morto.

    Sentì dolore, dapprima solo alla testa, poi tutto al corpo, piano aprì gli occhi e la vista non gli fece mettere subito a fuoco cosa lo circondava, cercó di muoversi, ma faceva fatica, il volto di Nicole fu la prima cosa che incontró il suo sguardo.
    Sono morto disse con un filo di voce non avendo nessuna spiegazione plausibile, dov’era?
    L’erba sotto di lui gli solleticava la pelle e gli fece aggrottare la fronte, si sentiva vivo nonostante non avrebbe dovuto sentirsi così e la circostanza.
    Si mise a sedere con tanta fatica e la testa subito gli pulsò tantissimo, prese il giacchetto (?) che aveva sulla testa per fermare l’emorragia e vide che non era morto, ma era solo svenuto per qualche minuto, tutto era come nella sua visione, i due ragazzi a terra e Nicole su di lui preoccupata.
    Sto bene anche se non sembra, mi riprendo sono fatto di roccia disse sorridendo leggermente rendendosi solo conto ora che Nicole stava bene e una strana leggerezza si impadronì di lui, per fortuna era riuscito a salvarla.
    Non me ne andrò di certo per un po’ di sangue in meno, stai bene? le chiese poi rendendosi conto che non glielo aveva ancora chiesto.
    Si mise in piedi e nel farlo barcolló, ma rimase in piedi, era molto debole e il sangue sulla giacca e per terra era troppo, ma voleva credere che non fosse solo suo o sarebbe sbiancato, più bianco di come era messo non poteva essere, sembrava un fantasma e la testa gli era troppo pesante.
    Torna a casa e fatti una dormita, me la caverò, ma dobbiamo andarcene prima che si risveglino, non riuscirò a fare un secondo round disse iniziando a incespicare un piede davanti all’altro un po’ barcollando. Non poteva farsi vedere da qualcuno ridotto così o avrebbero chiamato un’ambulanza e non voleva, voleva solo andare a casa e dormire, il sangue si sarebbe fermato da solo o almeno sperava.
    Mi dispiace che la serata sia finita così, avró modo di rifarmi, vai a casa davvero, ce la farò disse parlando un po’ male perché davvero non ci stava capendo molto, meno sangue al cervello probabilmente.
    25 ◆ Wizard ◆ Genera acidi e veleni ◆ Mangiamorte
    control by 'colson

     
    .
  8.     +1    
     
    .
    Avatar

    amaris 🍑

    Group
    Member
    Posts
    311
    Spolliciometro
    +430

    Status
    Offline
    resistance| psychowizard| empathy
    Nicole Rivera

    Tell me what you think about when you can't fall asleep at night.
    Per quanto male le facesse sentirsi ancora una volta accusare per l'avere abbandonato coloro che avevano sempre fatto affidamento su di lei, stavolta le affermazioni di Sherman non la colpirono più del dovuto. Era stata egoista, invero, ma scegliere di incontrarlo non era certo stata una decisione di convenienza, tutt'altro: se avesse seguito il proprio istinto, avrebbe lasciato che il destino facesse il suo corso senza neppure provare ad intervenire. Non le era stato semplice accettare l'idea di doversi trovare faccia a faccia con il senso di colpa che, da quando aveva fatto ritorno alla vita reale, non l'aveva mai lasciata, così come non era stato facile mostrarsi rilassata a quell'appuntamento che, al solo pensarci, le smuoveva centinaia di emozioni diverse, nessuna delle quali serena. Eppure lo aveva fatto, e lo aveva fatto per lui, per sé, per quel bambino che aveva innescato qualcosa di cui non poteva neanche essere consapevole, ma l'aveva fatto.
    «Hai ragione, non lo avrei fatto. Ma per paura, non per egoismo, voglio che questo ti sia chiaro.» rispose, con una determinazione che non sapeva neppure di avere. «Quel bamboccio, come lo chiami tu, è solo stata la motivazione di cui avevo bisogno per fare un passo avanti verso di te. Capisco la tua ostinazione nel vedere tutto in negativo, ma dovresti almeno sforzarti di assumere una prospettiva diversa di tanto in tanto, lo sai?»
    Sapeva di non essersi comportata nel migliore dei modi e che, chiudendosi in sé stessa, aveva di fatto chiuso la porta in faccia a persone come Sherman che invece non avrebbero dovuto rimanere da soli. Si sentiva in parte responsabile per quella visione oscura della vita che ormai l'altro sembrava aver con fermezza assunto, ma non avrebbe lasciato che questi le lanciasse anche accuse che non credeva di meritare. Poco coraggiosa lo era stata, indubbiamente, ma mai intenzionalmente egoista o, peggio, cattiva.
    «Non le sto cercando, mettiamola così. Ma ho cercato te.» abbassò lo sguardo, lievemente imbarazzata dalle sue stesse parole, eppure affatto pentita di ciò che aveva appena detto. Era vero: non sarebbe mai potuta andare avanti se prima non avesse guardato a ciò che non si era mai lasciata del tutto alle spalle. Sherman, Evangeline, quelle erano le persone a cui doveva nuovamente aprirsi prima di poter anche solo ponderare l'idea di una vita nuova.
    Le parole del ragazzo, le sue reazioni dinanzi a situazioni impreviste come quelle che di lì a poco avevano finito per presentarsi a loro, non erano altro che i segni di un'infinita serie di cicatrici mai riassorbite a cui Sherman stesso continuava a strappare le suture. Nicole voleva aiutarlo, voleva così tanto farlo che quasi le veniva da piangere dinanzi alla possibilità di non essere effettivamente capace di farlo. Ma ci avrebbe provato, anche se lui si fosse rifiutato, anche a costo di dover usare il suo potere come mai avrebbe voluto.
    «Non andrai da nessuna parte, non osare.» mormorò, stringendo i denti per impedire a ciò che provava di esplodere. Paura, vuoto, la consapevolezza di quello che continuava a starsi perdendo fuggendo da ogni contatto, il timore di non poterlo mai più riavere indietro.
    Strinse più forte il tessuto sulla ferita, chiedendosi per quale dannato motivo avesse scelto di fare la Psicomaga piuttosto che studiare medimagia. Poi diede un'occhiata al sangue, ne sentì l'odore pungente fino ai polmoni, e ricordò il motivo della sua scelta. Sarebbe svenuta, se solo l'adrenalina che continuava a pomparle nelle vene non le ordinasse di restar vigile e di fare qualcosa, qualsiasi cosa per l'uomo che aveva fra le braccia. E poi, finalmente, Sherman si svegliò.
    «Devi avere un'alta considerazione di me per pensare di essere in paradiso.» scherzò, incredibilmente sollevata dal vederlo vigile e cosciente. Si diede della stupida per essere riuscita solo a pensare al peggio. «Non metterti a sedere così in fretta.» provò a dissuaderlo, pur senza molti risultati. Testardo, in fondo, lo era sempre stato.
    «Credo che tu mi abbia fatto perdere una decina d'anni di vita ma sì, sto bene.» gli rivolse un sorriso stanco, spostando poi lo sguardo verso i due ubriachi che avevano avuto la sfortuna di incontrare Sherman. Non si soffermò sui loro corpi inermi a lungo: il solo vederli gli ricordava in che razza di situazione si erano appena cacciati. Aveva assistito ad un'aggressione, forse ad un omicidio (non se n'era accertata e non era convinta di volerlo fare), e si trovava di fronte a due scelte: mandare a puttane la vita di una persona a cui teneva o rendersi complice di un reato.
    «Dimmi che non li hai uccisi e che puoi fare qualcosa per loro.» sussurrò, guardandolo dritto negli occhi con espressione corrucciata. Non provò neppure a fermarlo dall'alzarsi in piedi, sebbene lo avesse a sua volta seguito per accertarsi di poterlo sorreggere nel caso di un giramento di testa. «In ogni caso, dobbiamo chiamare qualcuno. Non possiamo neanche lasciarli... Così.» aggiunse con risolutezza.
    Non sarebbe riuscita a chiudere occhio se non avesse fatto qualcosa per rimediare a tutto quel casino, e non sarebbe riuscita a dormire neppure lasciando andare Sherman come se nulla fosse, rischiando anche di non rivederlo più.
    «Puoi venire da me se vuoi.» azzardò, pur non essendone pienamente convinta. Non è che fosse poi così abituata ad invitare persone in casa sua, tutt'altro, men che meno dopo una rissa. «Ci siamo dentro entrambi, d'altro canto.»
    |like wat?| code by ms athelophobia
     
    .
  9.      
     
    .
    Avatar

    • All the best are crazy •

    Group
    Member
    Posts
    86
    Spolliciometro
    +106
    Location
    Nato in Irlanda, ma vive a Londra

    Status
    Offline
    Sherman Victor Parker
    I’m not crazy My reality is just different than yours
    Era in piedi, lì a pochi passi dai due corpi stesi a terra che non muovevano un muscolo.
    Sapeva di non averli uccisi perché non si poteva uccidere nessuno con una craniata in testa e con uno sputo velenoso in faccia, quello più sfortunato era senz’altro quest’ultimo, perché per via del suo sputo avrebbe avuto la parte colpita martoriata per sempre, ma per una volta non era stata colpa di Sherman.
    Erano stati quei due idioti a dargli fastidio e non farsi i cavoli loro, erano ubriachi per cui non era stato proprio uno scontro alla pari, ma per la prima volta neanche Sherman ne era uscito incolume e questa cosa lo faceva arrabbiare ancora di più, ma si costrinse a stare calmo perché più si alterava è più la testa gli pulsava dolorosamente.
    Non sapeva se il sangue stava continuando a uscire copiosamente o si era arrestato lasciandolo tutto sporco e malconcio, ma sapeva che il giorno dopo sarebbe stato tutto dimenticato, almeno per lui.
    Paura era quella la parola che aveva sentito prima di tutto quel baccano dalla bocca di Nicole, non voleva lasciare la conversazione a metà perché voleva risposte e voleva anche darle, non gli importava di quei due tizi stesi a terra di fianco a loro e neanche che lui se si fosse guardato allo specchio sarebbe sembrato un morto vivente.
    Perché Nicole avrebbe dovuto avere paura di provare a cercarlo? Magari era il senso di colpa di tutti quegli anni passati senza farlo e con il rimorso di non averlo fatto prima magari.
    La paura agisce in modo diverso su ognuno di noi, per cui capisco se hai preferito lasciarti alle spalle tutto e tutti per...paura disse le ultime parole piano perché anche solo parlare gli cosava davvero un grande sforzo. Non voleva continuare a farla sentire ancora di più in colpa per cui tagliò corto con un gesto della mano per poi portarla nella giacca che aveva ancora sulla testa appoggiata. Sapeva che se l’avesse tolta da lì avrebbe visto il sangue, ma non di qualcun’altro, il suo e sarebbe sbiancato ulteriormente quindi rimandò l’inevitabile lasciandola premuta ancora un po’.
    Ho cercato te.. le parole che Nicole aveva detto poco prima un po’ imbarazzata su quell’altalena in silenzio dove tutto era ancora una cosa magica.
    Gli sembrò strano anche per le sue stesse orecchie sentire quelle parole mai pronunciate da nessuno, nessuno lo aveva mai cercato nella sua breve vita, i suoi veri genitori, quelli adottivi, i suoi ex compagni di scuola, nessuno si era più fatto vivo e lui con loro, ma sentire che c’era qualcuno che lo aveva cercato gli dava una sorta di “speranza” (?) per se stesso.
    Sorrise solo lievemente forse in modo impercettibile per poi tornare alla cruda realtà di quello che era successo.
    Ovviamente Sherman non aveva dato ascolto alle accortezze di Nicole su come comportarsi, non lo faceva davvero apposta lui era fatto in quel modo, più qualcuno gli diceva di non farlo e più lui lo faceva.
    Vedeva negli occhi di Nicole una specie di supplica per quei due ragazzi che erano inermi a terra, voleva che li aiutasse. Per un attimo a quella richiesta rimase interdetto e immobile corrucciando la fronte, chi mai aiutava qualcuno con cui avevi avuto una lite? Ovviamente avrebbe dovuto farlo Sherman perché se no Nicole non glielo avrebbe mai perdonato, se fosse stato solo li avrebbe lasciati lì a marcire, ma non sarebbe purtroppo successo quel giorno.
    Si avvicinò ai due ragazzi piano borbottando qualcosa di incomprensibile tra se e se per il dolore che aveva ovunque, toccò a entrambi i ragazzi i polsi e entrambi battevano anche se abbastanza lievemente.
    Non sono morti stai tranquilla, stanno facendo solo un pisolino disse guardandoli ancora per un attimo.
    Prese il suo telefono e fece una cosa che non avrebbe mai fatto in altre circostanze, con un numero sconosciuto chiamó il 118 dicendo che c’era stata una rissa tra i due e che ora erano a terra, erano vivi, ma avevano bisogno di cure e al più presto, disse il luogo e staccó senza dire nulla.
    Contenta? Ora arriveranno e li cureranno, dobbiamo andare via ORA se vogliamo non incontrarli e avere una raffica di domande interminabili disse iniziando a camminare lentamente, forse troppo perché davvero il dolore alla testa era talmente forte da stordirlo a volte.
    Si tolse la biacca che aveva in testa e non la volle neanche guardare buttandola in un cassonetto poco più in là ben nascosto, ormai era inusabile per cui tanto valeva buttarla subito.
    Per metà testa aveva una chiazza enorme di sangue che gli ricopriva buona parte dei capelli e del collo dato che era sceso lentamente, era sporco ovunque e sperava di non incontrare nessuno o sarebbe stata la fine.
    Stava per ripeterle che sarebbe andato a casa e che lei avrebbe dovuto fare altrettanto, che se la sarebbe cavata e che forse le avrebbe anche scritto per farsi sentire, ma la sua risposta gli fece sgranare gli occhi.
    Stava davvero sentendo bene o era a corto di sangue nel cervello? Lo aveva davvero invitato a casa sua? Si fermò un attimo per pensare, era vero che c’erano dentro entrambi ormai, ma lei non era davvero obbligata a offrirsi il danno lo aveva fatto lui.
    Davvero non serve, posso benissimo andare a casa mia, me la cavo disse sorridendole stancamente per farle capire che era troppo, non poteva accettare di stare a casa sua e sporcarle casa da come era ridotto. Casa sua già era un mezzo porcile per cui non avrebbe avuto problemi a sporcarla ulteriormente.
    25 ◆ Wizard ◆ Genera acidi e veleni ◆ Mangiamorte
    control by 'colson



    role chiusa <3


    Edited by Shadow_Black - 19/4/2018, 11:22
     
    .
23 replies since 15/1/2018, 20:42   768 views
  Share  
.
Top