blast of wrath

Diana x Sharman

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    Il clima in casa Cash si era andato decisamente a freddare nel corso dei giorni che avevano velocemente lasciato il posto ai mesi. Non vi era più l'armonia che caratterizzava l'appartamento e Diana sapeva che in parte era anche colpa sua, ma nei avrebbe pensato di arrivare al punto di provare dolore alla sola vista del fratello o della sorella. Perché mentre Cain e Diana faticavano a passar sopra al comportamento tenuto al rientro dalla missione di salvataggio a Brecon, i rapporti con Silver erano peggiorati a vista d'occhio. Erano stati degli sconsiderati a pensare che Silver sarebbe rimasta in disparte in silenzio, e come poteva quando la sua metà si faceva la sorella minore. Erano sempre stati molto uniti, tanto che era convinta niente avrebbe potuto scalfirli, ma poi semplicemente non erano più riusciti a tenere a posto le mani e la doccia era stata testimone del peccato da loro compiuto. E Silver era rimasta a raccogliere i pezzi dell'uno e dell'altra perché la stupidità con il senno di poi le aveva fatto comprendere che si erano lasciati dominare dal l'istinto incuranti delle conseguenze che una simile azione avrebbe potuto avere su tutti e tre.
    In casa si respirava aria pesante ma la comparsa del fratello scomparso di Cain e della figlia aveva alle bramato un po quei brutti sentimenti, non aveva il tempo materiale di pensare a ciò che era successo, troppo impegnata a fare la conoscenza della nipote ed a portarla a fare shopping con sè benché lei è lo shopping non andassero molto d'accordo. Aveva considerato l'idea di andarsene di casa e lasciare a Cain lo spazio che evidentemente necessitava ma non se l'era sentita di voltare nuovamente le spalle a Silver e così, ingoiato il boccone amaro, aveva ripreso possesso della propria camera e delle abitudine che la portavano fuori casa quanto più possibile. Accettava lavori su lavoro che me venivano commissionati da chiunque fosse intenzionato a pagare un'ingente somma di denaro per i propri scopi, prendi era pica la differenza tra rubare ed uccidere. Diana, oh piccola Diana abbandonata dall'innocenza ed accolta sotto l'ala protettiva del malvagio, l'angeli caduto che tentava i più deboli poetandoli sulla via più oscura e peccaminosa, così da poter avere le loro anime corrotte nel momento in cui il corpo diventava sempre più freddo.
    E Diana, dopo l'ennesimo lavoro, di tornare a casa proprio non aveva voglia così si era rifugiata a Diagon Alley in cerca di conforto. I locali riuscivano sempre a metterla di buonumore, erano il luogo della perdizione eterna dopotutto.
    Al Lilium scorreva alcool a fiumi tanto che se avesse potuto ci si sarebbe tuffata inebriando i sensi e dimenticando per qualche istante quanto la sua vita facesse schifo, quanto la sua vita le stesse così tanto stretta da mandarla al manicomio. Meno tempo passava in casa e più era libera, una libertà comunque a cui avrebbe rinunciato molto volentieri. Per una ragazza che aveva trascorso tutta la vita sotto l'ala protettiva di fratello e sorella non era facile ritrovarsi improvvisamente libera dal cordone ombelicale tagliato di netto r con violenza. Quella sensazione non le piaceva proprio, e quale soluzione migliore di una nottata in discoteca?
    Indossava un abito corto che lasciava molto poco all'immaginazione, così come l'ampia scollatura metteva in risalto il generoso decoltè. Diana non aveva mai avuto problemi con il proprio corpo, anzi si poteva dire che avevano uno stretto rapporto. Era confidente e n n si vergognava di certo a mettere in mostra quanta più pelle possibile, era il suo modello di essere. Non si nascondeva dietro a nulla, e più i sentimenti che provava erano negativi, più strati di vestiti si lasciava alle spalle. Era solo quando l'insicurezza e la paura prendevano il sopravvento che rubava qualcosa -in genere una felpa- dall'armadio di Cain, lasciandosi cullare dal profumo del fratello. Quel profumo a cui si era abituata fin dalla "nascita". Cain che per lei c'era sempre stato e che ora era diventato un estraneo, la persona che più la feriva, ed era quasi inevitabile che accadesse perché Diana sapeva che quella era la punizione per aver ceduto alla tentazione ed aver avuto un rapporto carnale con il fratello maggiore, parte di lei.
    In quelle ultime settimane era iniziata una dieta di fase di ribellione in cui la ragazza prendeva ciò che le veniva detto e lo buttava fuori dalla finestra, sapeva quanto il fratello odiava vederla fumare ed una parte di lei sperava che lui tenesse ancora a lei abbastanza da rimproverarla. Oramai era diventata una lotta e lo faceva quasi con dispetto, ma i tentativi di costringere Cain a calcolarla erano stati vani e la decisione di andare nell'unico luogo che riusciva a farle dimenticare i problemi era stata praticamente immediata.
    Si era incamminata lungo le strette con in bocca una sigaretta al caramello ricevuta in dono a Natale, quasi le dispiaceva aprire il pacchetto nuovo di zecca ma la frustrazione la stata logorando dall'interno, e quando era nervosa aveva bisogno solo di tre cose: alcool, droga e sesso.
    Ma non era ancora tanto disidrata da buttarsi sul sesso con degli sconosciuti, quello dipendeva solo dallo stato in cui versava a fine serata ed era consapevole che non avrebbe rinunciato all'alcool, l'amico più caro che aveva in quel momento.
    Aveva aspirato una lunga boccata di fumo mentre nel gelo della notte si fondeva con le tenebre a lei tanto care, diventando così invisibile ad occhi curiosi.
    E mentre il suo essere si era lentamente fuso con l'oscurità che la circondava e che segnava l'ora in cui i bambini avrebbero chiuso i loro occhi, l'ora in cui gli adulti avrebbero potuto dare sfogo alle più perverse passioni. Come era accaduto la notte della vigilia quando era stata invitata all'annuale festa per la Vigilia di Natale. Era stata una serata interessante, il genere di notte che ti fa dimenticare problemi e dispiaceri. Un sorriso comparve suo volto al ricordo felice di una notte singolare. Cena con delitto, quasi quasi sperava di organizzarne una anche lei, anche se il risultato sarebbe stato certamente scadente. Ma poteva essere un'idea carina per tenere occupata Catarina, lei la ragione -una delle poche- per cui ancora non aveva lasciato la propria casa. Da quando Alec era scomparso nel nulla la vedeva spesso e volentieri appoggiata alla finestra con urlo stupidì peluche tra le braccia, aspettando fino a tarda notte il ritorno del padre che non credeva potesse lasciarla in modo tanto cruento. Ed era così sentiva quando lei stessa era stata abbandonata da Cain e Silver ma questo non l'aveva scoraggiata ed aveva continuato a comportarsi come se loro fossero ancora al suo fianco, come se da un momento all'altro avrebbero cominciato ad urlare addosso perché si comportava come una sconsiderata, e lo era davvero per aver lasciato Catarina con la madre dell'ex ragazzo -o quello che era- del fratello ritrovato. Tanto che importava, lei non era sua madre, non sapeva neanche cosa significasse avere una madre. Non poteva crescerla, ma non poteva neanche abbandonare l'unica famiglia che le era rimasta.
    Scuotendo il capo e facendo finire in faccia al malcapitato di turno la chioma mora, Diana si fece largo tra i corpi danzanti e sudati che si muovevano a ritmo di musica, un ammasso di corpi che se non fosse stato per i pochi abiti che indossavano avrebbe detto essere coinvolti in un'ottica di dimensioni epocali.
    La cosa più forte che hai ordinò al bancone sorridendo al barista mentre un dito giocherellava sensualmente arrotolando una ciocca scura merci mon cherì prese il bicchiere pronta ad allontanarsi quando una leggera spinta me fece rovesciare il contenuto del bicchiere per terra e su qualcuno davvero? Lo avevo appena pagato questo! commentò fumante per il pessimo affare.
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    • diana cash - sigarette al caramello (+ cena con delitto)
     
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    Il sole era calato già da tanto dietro le case di Londra e era ancora tutto illuminato ancora di addobbi natalizi.
    Il Natale, Sherman odiava il Natale, credeva che non avesse senso e che tutta quella gioia per qualcuno che non sapevano neanche se era realmente nato era una cosa stupida.
    Le troppe luci, il sorriso falso sui volti dei passanti solo perché era aria di festa e magicamente avevi un regalo sotto l’albero quando per tutto l’anno nessuno ti aveva degnato di un saluto.
    Odiava anche la neve, che scendeva lenta coprendo ogni cosa, quando la vedeva sospirava e chiudeva le tende, pensava che non coprisse solo le strade e i tetti delle case, ma che coprisse anche la falsità delle persone che a Natale come per magia erano tutti felici.
    Cazzo! disse Sherman guardandosi allo specchio del bagno, si era tagliato facendosi la barba perché troppo sovrappensiero.
    Scaraventó per terra il rasoio e si pulì fermando il sangue che un po’ aveva solcato il suo volto perfetto.
    Stupido rasoio di merda lo guardò a terra vicino a lui e gli tirò un calcio rompendolo.
    Viveva in un monolocale poco distante dal centro di Londra e per vivere faceva l’addestratore di animali magici velenosi, amava il suo lavoro perchè quelle creaturine gli assomigliavano tanto, sempre silenziosi, che si muovevano per cacciare e uccidere e che dentro di loro avevano un grande potenziale.
    Si sistemó i capelli e uscì aprendo l’armadio e prendendo le prime cose che aveva trovato.
    Abito.
    Non gli importava molto di vestirsi bene, l’importante era il nero ovunque, i colori gli davano fastidio e faceva di tutto per non guardarli. Amava l’ombra e ogni cosa che fosse scura, il sole e ogni cosa profumata o colorata lo mandava fuori di testa.
    L’aria fredda lo colpì al volto come un pugno allo stomaco, ma lo amava, amava ogni cosa viscida e fredda come il ghiaccio, come lui.
    Tirò fuori il suo solito pacchetto di sigarette e ne accese una tirando fuori il fumo bianco che andò a spargersi nell’aria intorno a lui e dissolvendosi, amava fumare, lo rilassava e non gli faceva pensare cosa che purtroppo non succedeva sempre.
    Non aveva una meta precisa come sempre d’altronde, camminava per ore e mai per andare in un posto preciso, improvvisava, la sua vita era un continuo improvvisare e senza certezze.
    Era una persona solitaria, gli piaceva camminare nell’ombra e essere sempre imprevedibile, come un serpente con la sua preda.
    Mentre camminava verso un posto non preciso sentì qualcuno venirgli addosso e subito Sherman con una velocità quasi sovrumana lo prese per il colletto, era sicuro fosse un uomo, lo aveva sentito dalla camminata e dal modo in cui i suoi piedi facevano rumore sul suolo.
    Poteva capire chi aveva intorno senza guardarlo, solo da un rumore di passi, da un mazzo di chiavi sulla serratura di casa, da un fruscio, non doveva guardarlo perché già aveva capito. Era una dote che aveva imparato nei laboratori, sempre al buio e al silenzio aveva imparato a riconoscere i passi, il rumore diverso di chiavi in mano di persone nuove, il fruscio vicino alla sua porta, il camminare e il chiudere le porte tutto frutto di anni di allenamento.
    Tra 3 secondi lascerò la presa e ti darò il vantaggio di scappare più lontano possibile e vedi la prossima volta di guardare dove cammini. 1...2... non ebbe il tempo di dire 3 che il ragazzo pressoché della sua età scappò più veloce del vento a gambe levate facendo quasi cadere una signora sulle strisce.
    Sherman rise di gusto sistemandosi la maglia un po’ sgualcita, gli piaceva essere così, far provare agli altri terrore nel guardarlo.
    Stava per riincamminarsi nella sua strada quando una musica poco distante da dove era lui giunse alle sue orecchie.
    Dove c’era festa c’era alcol e dove c’era alcol c’era divertimento.
    Si incamminò verso quella direzione buttando la cicca della sigaretta per terra con noncuranza lasciandola spegnere da sola, c’era una discoteca abbastanza famosa da quelle parti, dove l’alcol e la droga erano ovunque, un sorriso aleggiò sulle sue labbra prima di entrare e essere sommerso dal caldo di corpi troppo vicini, odore nell’aria di alcol e sudore e la musica che ti spacca i timpani.
    Era un bel modo anche per sfogare la rabbia, si faceva spingere e il gioco era fatto così lo poteva riempire di botte, era divertente, ma in quel momento doveva solo andare a bere.
    Andò nella zona bar e stava per salire il primo gradino che lo portavano al paradiso quando qualcuno gli venne addosso come un treno buttandogli nei vestiti un drink dall’odore troppo schifoso.
    Non lo aveva sentito arrivare perché lì dentro era tutto troppo imprevedibile con quel rumore e quel caldo che stava iniziando a farlo innervosire e non era un buon segno.
    Si girò stringendo un pugno facendo diventare le nocche bianche e invece di trovarsi un ragazzo da poter prendere a pugni si trovó una ragazza pressoché della sua età con una chioma scura e un vestito troppo scoperto.
    Come se non fosse abbastanza lei blaterava che aveva appena pagato il drink e bla bla bla.
    Si guardó i vestiti fradici e guardò il suo vestito altrettanto fradicio, il nervoso inizió a salire su di lui come una tigre che assalta alla gola una gazzella.
    Di solito con le donne ci andava a letto e ci flirtava, non urlava o aggrediva, ma quella volta davvero era diverso, anche se la tentazione era tanta di portarsela a letto data la sua bellezza, ma il nervoso prevaleva.
    Sparisci dalla mia vista o ti ritroverai con la testa direttamente nel drink così smetterai di lamentarti per i soldi, piuttosto inizia a tirarli fuori mi devi ripagare dei vestiti nuovi disse indicandosi e poi vedere il barista guardarlo smettendo di fare quello che stava facendo per qualche istante.
    Tu girati, no anzi preparami un gin tonic disse fulimandolo con gli occhi e quest’ultimo inizió a farlo in fretta e in poco tempo aveva le dira attorno al bicchiere freddo.
    Gli diede un sorso per assaggiarlo e sospiró, è il meglio che sai fare? Non ci siamo, per farti perdonare farai un drink che ha svuotato ovviamente su di me alla ragazza e non lo farai pagare disse come se stesse dicendo la cosa più normale del mondo.
    Ma...non poss..
    No! Tu PUOI e te lo dico io e detto ciò non ci fu più niente da dire.
    Ragazzina come hai visto il tuo drink c’è l'avrai, ma non mi sono dimenticato dei soldi che mi devi, anzi forse il doppio per averti anche offerto un drink che non meritavi dato che non guardi dove cammini disse appoggiandosi al bancone aspettando che gli desse i soldi e che si levasse di torno perché doveva assolutamente cambiarsi, l’essere appiccicato gli dava ancora più fastidio.

    25 ◆ Wizard ◆ Genera acidi e veleni ◆ Mangiamorte
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    Edited by Shadow_Black - 16/1/2018, 14:55
     
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    La sfiga attendeva in agguato dietro l'angolo, pronta a colpire quando meno se lo aspettava. E quella notte non si era di certo fatta attendere mentre il suo drink, che ancora non aveva avuto il piacere di assaggiare, si era riversato in parte sulla maglietta di qualcuno e sul pavimento, lasciando entrambi bagnati ed appiccicaticci. In un altro momento si sarebbe certamente messa a ridere ma era in lutto per la perdita del drink. Guardava il bicchiere vuoto che ancora reggeva tra le mani e tutto ciò che riusciva a vedere era un'altra cosa che l'aveva abbandonata. Prima Cain e Silver, poi Alec ed ora anche il suo prezioso drink. Storse il naso osservando come anche l'ultima goccia rimasta intrappolata nel bicchiere decise di lasciarsi cadere nella pozza di liquido ai suoi piedi, come se quella non potesse sopportare una vita di solitudine lontana dai suoi affetti. E quando anche l'ultima goccia traboccò, Diana lasciò cadere a terra il bicchiere che si infranse sul pavimento rompendosi in tanti piccoli pezzi, schegge che volarono aprendosi a ventaglio per l'impatto con la superficie dura.
    Crash.
    La musica era così alta che non si sorprese nemmeno quando alzando il capo si rese conto che per gli altri quella frazione di secondo era stata appunto quello, un effimero battito di ciglia che ai suoi occhi era trascorso a rallentatore come l'infinita corsa dei guarda spiaggia di Baywatch, un incantesimo rotto solo dal bicchiere andato in frantumi ai suoi piedi.
    Lo sguardo incrociò quello della vittima del drink, un uomo di bell'aspetto, occhi chiari e capelli biondi. Tipico. Aveva tutto dell'aspetto angelico tranne che il volto, quella era una maschera infernale e non tradiva il veleno sputato insieme alle parole che parevano un fiume in piena. Come si spegne? pensò guardandolo un attimo stralunata prima di sbattere velocemente le palpebre inebetita, alla fine non riuscì proprio a trattenersi e scoppio a ridere asciugandosi una finta lacrima. Questa era davvero bella! Sei un comico nato te l'hanno mai detto? commentò ridacchiando mentre poggiava una mano sopra il tessuto che copriva il braccio dell'uomo.
    Non capitava tutti i giorni che qualcuno si rivolgesse a lei in quel modo, di solito chi lo faceva non sopravviveva a lungo. Se fosse stata un'altra persona molto probabilmente lo avrebbe messo al tappeto in pochi secondi, ma era stata l'audacia di una risposta tanto velenosa a farla desistere.
    It will be fun.
    Ma devo dartene atto, hai davvero bisogno di soldi! commentò squadrandolo da capo a piedi assumendo un'espressione del tutto imbronciata, a metà tra disgusto e ironia. Diana era una delle poche donne a cui non importava nulla della moda, le piaceva indossare abiti provocanti quando voleva mettere in mostra la mercanzia per ripicca o per sentirsi apprezzata, ma il più delle volte preferiva girare per casa con indosso una semplice tuta. Non passava ore ed ore davanti allo specchio, prendeva la prima cosa che le capitava sotto tiro e la indossava in pochi secondi. Il resto del tempo lo passava a dormire o lavorare, ed in un lavoro come il suo il colore dominante era il nero. Il nero rappresentava tutto.
    Era elegante ma al tempo stesso rappresentava sicurezza, o voglia di nascondersi sotto un masso.
    Non sono il genere di persona che fa la carità ma voglio darti un consiglio: rifatti il guardaroba per quanto non sopportasse l'idea di sprecare la sua vita dietro ai vestiti -tanto ammettiamolo, era figa comunque- lo stesso discorso non valeva per gli uomini. Aveva un codice quando si trattava del sesso opposto.
    Jeans o pantaloni eleganti ed una camicia erano d'obbligo. Gli uomini che vestivano elegante avevano un certo fascino, parevano più colti ed importanti come uomini d'affari.
    Un must durante del sesso passionale. E Diana aveva molta fantasia per quanto riguardava gli uomini, che la realtà spesso fosse diversa era un altro paio di maniche.
    Il barista pareva essere particolarmente interessato al loro alterco ed il bellimbusto biondo non aveva mancato di far notare che lui sapeva intimando al povero ragazzo di preparagli un drink. Diana aveva salutato il ragazzo ammiccando e quel poverino aveva sbagliato qualcosa nel drink dato che mister-con-me-non-si-discute-sennò-chiedo-un-risarcimento mancava poco che gli staccasse la testa dal collo a morsi. Suvvia non essere così scortese, che ne è stato del ragazzo divertente di poco fa? Faceva così ridere attorcigliò una ciocca di capelli attorno al dito affusolato e pensò a quanto si sarebbe incazzato Cain ma lui non c'era, l'aveva abbandonata come si fa con la spazzatura e lei non era più così sicura su un suo possibile ritorno. Erano passate settimane ed era a conoscenza del fatto che tra loro i rapporti erano quello che erano, non poteva credere che Silver l'avesse lasciata da sola a crescere la figlia di loro fratello, perché si anche lui aveva deciso di sparire nel nulla. Picchiettò pensierosa le dita sul bancone quando la voce di quell'uomo ruppe quei pochi secondi di "silenzio" ordinando un altro drink per sè e per lei.
    Accetto il drink solo perché te lo sei rovesciato addosso ma non crederai davvero che ti dia un solo zellino vero? Che galantuomo sei? disse prendendo il bicchiere e portandosela alle labbra, bagnandole appena mentre nascondeva un sorriso divertito dietro di esso. È davvero buono! Considerati il mio migliore amico per questa sera disse al barista facendolo arrossire da capo a piedi, gli mandò un bacio divertita mentre riportava la sua attenzione sul biondo. Ti sei vestito al buio? Oh aspetta, non dirmi che il tuo elfo domestico ti ha rovinato tutti i vestiti shock, si portò una mano al cuore in una finta quanto perfetta imitazione di una sè stessa stupita ed inorridita al tempo stesso. Perché sì vivendo nel mondo magico aveva imparato un paio di cosette.
    Hollywood dovrebbe cedermi uno dei suoi preziosi Oscar pensò battendosi mentalmente un cinque.
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    La ragazza davanti a lei doveva avere più o meno la sua età o qualche anno in meno e si vestiva già con vestiti troppo corti e che davano poco all’immaginazione, ovviamente Sherman non poteva dire di non esserne attratto, il corpo femminile lo amava, ma non quella sera, quella sera non era andato lì per trovare belle donne, ma per bere e bere e bere ecc...
    Sembrava una ragazza poco timida e che andava subito al sodo senza giri di parole e come Sherman aveva intuito lei inizió a tirar fuori gli artigli prendendolo in giro e ridendo di lui.
    C’erano poche cose che potevano far saltare davvero i nervi a Sherman e una di queste era quando sapeva e vedeva che lo stavano prendendo in giro e ridevano di lui, ovviamente con gli anni aveva imparato a servire la vendetta come un piatto freddo, doveva arrivare in modo lento e doveva far venire la bocca amara.
    Appoggiò la schiena al bancone dietro di lui dando le spalle al barista imbranato di poco prima sorseggiando il suo drink mentre la mora aveva appena preso il suo nuovo drink tra le mani e lo guardava come se fosse un gioco, una sfida, ma non aveva capito che con Sherman era una partita persa per lei.
    Fece un sorrisino lieve, i soliti che faceva quando stava soppesando se arrabbiarsi o mantenere la calma per pensarci a tempo debito.
    Mi hanno detto tante cose, mostro, essere viscido senza cuore, assassino, ma mai comico, ti faccio ridere? disse quelle ultime parole come se fosse una sfida o per farle venire paura, ma in realtà lo disse con una naturalezza che poteva far venire ancora più i nervi.
    Più la guardava e più era annoiato, si annoiava facilmente e lei era come tutte le altre pollastrelle del circo, patetica.
    Si guardò un attimo intorno, c’era puzza di alcool ovunque, sudore, caldo, appiccicume sulle suole delle scarpe, musica a palla, gente che ballava troppo vicina e labbra infuocate tra volti sconosciuti, poi il suo sguardo tranquillo tornó da lei, la ragazza misteriosa e ridicola che faceva la grande quando in realtà era insicura e lo sapeva perché si vedeva.
    Divertente come tu mi dica che dovrei cambiare il mio guardaroba quando tu esci con una specie di vestito che sembra più un tappetino da bagno che se non lo mettevi era uguale, cerca prima di tutto di coprirti perché stai dando spettacolo a tutti gli uomini di questo posto che non vedevano l’ora, ma dovresti rispettare te stessa e non vestirti così solo per farti notare e per colmare un vuoto che sai che non si riempirà mai disse facendole capire che lei in fatto di moda e vestiti davvero non doveva parlare perché era l’ultima che poteva dargli consigli, almeno lui era vestito e non gli si vedevano parti compromettenti, poi comunque era la sua vita poteva fare quello che voleva.
    Bevve un’altro sorso del suo drink che gli brució la gola e lo stomaco appena lo aveva ingerito, gli piaceva quella sensazione di leggerezza e di bruciore, come se stessi bruciando dentro.
    Si staccó dal bancone e si portò davanti alla ragazza perché iniziava a seccarlo e parecchio, ma si ostentava a stare calmo perché voleva solo divertirsi e bere, lei doveva solo capire di andarsene e alla svelta.
    Rise la sua solita risata metallica e agghiacciante perché davvero erano sul limite del ridicolo e Sherman come aveva già pensato e ho già detto si sarebbe gustato la sua vendetta, ma che voleva da lui? Non gli era bastato rovesciargli il drink addosso? Adesso voleva anche farlo incazzare, bene Sherman amava arrabbiarsi.
    Non vuoi pagarmi i vestiti che MI HAI bagnato di alcol? Tesoro non funziona così, cerca di non metterti contro di me, non questa sera perché non finirà bene, io non sono un gentiluomo, non sono il principe delle favole tutto gentile e premuroso, io le distruggo le favole ragazzina disse avvicinandosi al suo volto il tempo di dirle le ultime parole come una minaccia, lei poteva interpretarla come voleva.
    Ci stai davvero provando con lui? Ma hai un po’ di contegno almeno o ti butteresti addosso al primo che ti capita? disse scuotendo la testa vedendo che aveva a che fare con una bambina capricciosa e senza un minimo di femminilità di donna.
    Ragazzo non montarti la testa, quelle come lei ti illudono per i loro scopi e quando non hanno più bisogno di te ti lasciano come un cane bastonato, non fidarti di quelle con il rossetto perfetto e il vestito attillato è solo un illusione per non far vedere la realtà delle cose disse vedendo come lei ci stesse “provando” con lui e lui ovviamente ci era cascato come una pera, ridicoli.
    Ed ecco che ci dava ancora con il fatto dei vestiti e aveva detto qualcosa su un elfo domestico, ma non aveva capito bene.
    Cos’hai detto? Sono rimasto alla parola “ti” disse facendo un largo sorriso perché si lui vinceva sempre in un modo o nell’altro.
    Mh io vado a bere, mi sono stancato del tuo bla bla bla e lo fece mimandolo con una mano aprendola e chiudendola vai a casa a pettinare le bambole è più per la tua età disse dandole il colpo di grazia con un sorrisetto per poi girarsi e andare a sedersi più lontano possibile da lei non badandola più, ma sapeva che non sarebbe finita lì.
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    Sì sei un vero spasso. Sai cosa? Dovresti andare in quei locali di cabaret, forse sarai fortunato e non ti lanceranno pomodori addosso per la tua performance. Forse replicò sorridendo criptica, Diana non era la persona più simpatica al mondo e di questo ne era perfettamente consapevole. In realtà non le piaceva per nulla interagire con le persone, si creavano troppi silenzi imbarazzanti resi ancora più imbarazzanti quando venivano rotti. Sapeva di essere una persona difficile e che l'essere cresciuta in una buia cella non aveva aiutato la sua abilità nel socializzare, anzi quella era stata probabilmente la causa di tutto. L'inizio.
    Eppure Diana non si era lasciata affliggere, mai, neanche una volta. Era quella che era era e non se ne vergognava affatto anche se spesso e volentieri le persone non la capivano. Eppure la sua famiglia lo faceva. Suo fratello, lo stesso che l'aveva abbandonata dopo una mattinata infuocata e con il quale la situazione era ancora in sospeso. E lo sarebbe rimasta fino al suo ritorno, se mai ciò sarebbe un giorno avvenuto. Ma era difficile.
    È così faceva ciò che le riusciva meglio. Bere e ballare con degli sconosciuti, possibilmente limitando le effusioni che per ora erano un argomento alquanto sensibile.
    Rise apertamente al commento di quello strano tipo wow sembri uno psicologo, non è che lo sei vero? Perché dovresti fare un bel ripasso in quel caso annuì accompagnando la frase come se un semplice gesto del capo potesse dare importanza a qualunque cosa la bocca dicesse.
    Lo guardò, e lui era lì appoggiato al bancone mentre la guarda con uno sguardo diverso da quello a cui gli altri uomini l'avevano abituata. Ed era strano pensare che non tutti la vedevano come un pezzo di carne.
    Era tanto che non vedeva uno sguardo simile. E tutto sommato lo preferiva dieci, cento, mille volte a quello di un uomo voglioso che non vedeva l'ora di portarla in bagno.
    Eppure mancava qualcosa.
    Sbattè le palpebre velocemente ascoltando quando aveva da dire. Le stava facendo davvero la paternale per come si era vestita?! Non rimase a bocca aperta ma le palpebre erano così spalancate che temette gli occhi potessero uscirle dalle orbite. Fai sul serio? chiede sbalordita è un vestito stupendo, in discoteca non ci vai vestita da suora. E perché dovrei nascondermi? Sono abbastanza sicura che gli uomini mi ritengano una bella ragazza, mi sembra giusto dare loro qualcosa da guardare commentò facendogli l'occhiolino mentre spostava la massa di capelli concentrandola sulla spalla destra. Non avrebbe mai capito davvero gli uomini.
    Non che le fregasse molto di capirli, c'era solo una persona che valesse la pena di comprendere ma le era passata la voglia di giocare, quindi avrebbe aspettato una sua mossa. Doveva tornare a casa prima a poi. Tutti quanti dovevano farlo.
    E non preoccuparti, il buco dentro di me è stato riempito dall'incazzatura sogghignò. Non era solita buttare doppi sensi in una frase a caso, ma era un pò che non si lasciava andare completamente, per il semplice fatto che non le sembrava giusto farlo. Non nei suoi confronti.
    Eppure ora che era lontano sentiva di non avere più freni.
    Ma perchè si dava tanto da fare per quei vestiti? Neri. Privi di qualunque colore. Erano abiti adatti al suo lavoro notturno, a tutto c'era un limite. Il nero non è un colore.
    La sfuriata dello sconosciuto-ormai-non-tanto-sconosciuto l'aveva lasciata interdetta per qualche secondo, la cannuccia rossa tra le labbra. Pazzo.
    Cominciava a dubitare della sanità mentale di quel ragazzo. Probabilmente soffrirà di qualche disturbo di gestione della rabbia, ma a lei piacevano le sfide e non era per nulla intenzionata a lasciarsi sopraffare. Non da un uomo. Mai da un uomo.
    Beh tesoro, non è che tu abbia guardato dove stessi mettendo piede, quindi non usare queste minacce da quattro soldi con me. Non attacca commentò tornando a prestare attenzione al barista, tutto muscoli e niente cervello sicuramente.
    Non era una grande amante dei muscoli, ma si sentivano parecchio ed erano piacevole tutto sommato. Se potevi sopportarlo.
    Ho capito qual è il tuo problema! disse battendo in pugno sul palmo aperto, come aveva fatto a non pensarci prima? Era talmente ovvio, se solo avesse speso un po' di tempo ad effettivamente ascoltarlo. Hai bisogno di farti una scopata amico, ci credo che sei così teso e nervoso commentò sedendosi al bancone, accavallando le gambe sulla sedia troppo alta.
    E poi quelle mestruate erano le donne. Pff.
    Rise ascoltandolo mentre metteva in guardia in barista da lei, come se quel tipo non si fosse già ripassato tutte le donne del locale nella sua mente. Ho capito, sei un ragazzo fedele. Litigato con la tua ragazza? Questo spiegherebbe molte cose in effetti l'ultima frase la disse più a sè stessa che all'altro ma non si curò minimamente di abbassare il tono di voce, giusto di un paio di note. Non vai per locali se vuoi una storia seria, questi sono i locali dove il sesso occasionale regna sovrano. I legami sono una rottura di scatole e lo sapeva molto bene purtroppo. Le era stato bene il sesso con degli sconosciuti con cui aveva fatto due salti sulla pista da ballo, non c'erano imbarazzanti silenzi, non c'erano gelosie e non c'erano cuori spezzati. Peccato che poi la favola finiva ed i sentimenti, stanchi di bussare alla porta, entravano direttamente dallo spiraglio della finestra lasciata aperta.
    Anziché sentirsi male per aver fatto sesso Cain, un'azione che avrebbe dovuto trovare riprovevole vista la natura del loro rapporto, era arrabbiata per come erano cambiate le cose tra loro. Per come il gelo era entrato nella loro casa e per come tra loro fosse rimasto tutto in sospeso, tra silenzi imbarazzanti ed attacchiamo incontrollato di rabbia e frustrazione.
    Sesso senza impegno, con sconosciuti, era l'unico modo per salvarsi dal cuore spezzato. E lei che di legame non aveva mai voluto, era riuscita a mandare al discolo tutt'e le sue certezze e le regole che aveva creato per la propria sicurezza. Era bastata una volta per spezzarla.
    È serio? chiese al barista riferendosi al biondo. Sembri esperto, pettini molte bambole? Strano hobby per un uomo, sapevo che avevate un lato femminile commentò ironica guardando la schiena che le era stata mostrata. Inarcò un sopracciglio sbuffando.
    Allora, ancora valida l'offerta? chiese il barista sorridendole mentre indicava la porta del bagno alle sue spalle. Lo guardò per qualche secondo prima di scuotere la testa ed allontanarsi la ricerca dell'uomo misterioso. Tutto sommato si stava divertendo.
    Cosa che non le capitava da scarso tempo. Molto tempo.
    Lo individuo poco più in là e non perse tempo avvicinandosi a lui quasi di soppiatto. Non è carino lasciare una signora alla mercè di un malintenzionato si sedette accanto a lui sorridendo e sorseggiando il cocktail come se fosse la cosa più naturale al mondo, come se lui fosse un amico di vecchia data.
    Non capita spesso che qualcuno si rivolga a me in quel modo, è stato divertente. Ma sei un pò maschilista o una donna ti ha ferito ed ora odi l'intero genere femminile mescolo distrattamente il liquido trasparente con la cannuccia che sbatteva sbatteva contro il ghiaccio e lo rendeva il protagonista di un vortice nel bicchiere semi vuoto.
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    Si sedette lontano da quel barista imbranato e da quella ragazzina troppo impertinente e troppo bambina che non aveva la testa per stare in un posto del genere, scommetteva che non sarebbe arrivata a 25 anni senza avere un bambino, ma non erano cavoli suoi perché di lei non gli importava una mazza, lui era venuto lì solo per bere e svagarsi e forse si trovare una ragazza per la notte perché no, erano quelli alla fine i piaceri della vita.
    Ordinó un barbon con ghiaccio e dopo aver bevuto un leggero sorso sentendosi bruciare la gola e lo stomaco ripensó a qualche minuto prima alla loro conversazione se si poteva dire così..

    Uno psicologo? A te non basterebbe neanche quello, forse uno strizza cervelli si disse a quella ragazza che pur di farsi vedere forte e grande rispondeva a tono a ogni cosa che gli diceva. Sherman era proprio tutto, ma non uno psicologo perché non sapeva badare a se stesso e non faceva altro che casini ovunque, altroché lui poteva essere un paziente casomai.
    Rise poco dopo guardando la sua scollatura troppo pronunciata e il modo come gli aveva fatto l’occhiolino, quella ragazza era davvero senza ritegno.
    Ma dici sul serio? Pensavo fossi più sveglia di così ragazzina, non sono cavoli miei se vuoi far vedere a tutti la tua mercé, guarda lui e indicò il barista che in quel momento non stava ascoltando dato che era impegnato a fare un drink schifoso a chissà chi.
    Lui è uno di quelli che sembra stupido, ma non lo è, ti vuole portare in bagno e quando lo farai all’inizio ti auto convincerai che sia stato bello e giusto, poi ti sentirai una merda e l’attenzione che ti avrà dato non te la darà più e si vanterà con i suoi amici di essersi fatto una ragazza che non ha esitato a vendersi e guarda lui disse indicando un uomo sulla quarantina che li guardava di tanto in tanto, lui è uno che ha moglie e figli, ma che pur di farsi una ragazzina con carne fresca farebbe di tutto, gli stai dando spettacolo e aspetta solo il momento giusto per venire da te e farti la proposta, sei tu che dai modo a loro di farlo, non siamo noi a essere così, siete voi che ci provocate a esserlo, poi libera di fare la ragazza facile disse sorridendole staccandosi dal suo orecchio e finendo il drink schifoso che gli aveva fatto.
    La rabbia porta a fare cose che non si vogliono fare, ci porta a non pensare in modo lucido, ascolta qualcuno che fa cose cattive dettate da tutto ciò disse buttando il bicchiere a terra, si era rotto di parlare con lei, voleva lasciarla fare quello che voleva e lui voleva solo bere.
    Io ho bisogno di una scopata? Mh in realtà si ne ho bisogno cara , ma non con te, non sei di mio gradimento disse ridendo perché davvero stava andando al limite del ridicolo, una scolata era quello che ci voleva per farlo riprendere un po’, ma non ora e non con lei sicuramene si sarebbe sentito come violentare una ragazzina viziata, ma neanche morto.
    Tesoro non ho una ragazza e non voglio averla, non sarei fedele e non voglio avere legami, non sono il tipo, troppe rotture come dici tu, sono qui per bere e forse si fare sesso occasionale, parli come se avessi perso il tuo unico amore disse pensando che forse era così e era lì quella sera perché aveva avuto una delusione d’amore (?) e questo avrebbe spiegato parecchie cose.
    Poi non ascoltò neanche le sue ultime parole salutandola con la mano e sparendo dalla sua vista.

    Sorrise ancora seduto su quello sgabello scomodo della discoteca, era cinque minuti che l’aveva lasciata lì così senza una parola e non se ne pentiva per niente, sarà stata in un bagno con quel barista morto di...lasciamo stare, alzò le spalle e bevve un’altro sorso per poi sorprendersi nel vederla sedersi di fianco a lui con il suo drink in mano girando la cannuccia sul bordo.
    Cosa vuole ancora? si chiese mentalmente esasperato.
    Vuoi seguirmi per tutta la serata? Mi hai preso per un baby sitter? disse esasperato alzando gli occhi al cielo e scuotendo la testa perché davvero non ce la faceva più di quella sua voce sempre persistente nelle sue orecchie.
    Non è carino fare cosa? Non eri tu quella che voleva andare a letto con quel barista malintenzionato? Siamo ridicoli disse non credendo a quello che sentiva e fece tintinnare il ghiaccio sul bicchiere passandosi una mano sui capelli.
    Io rispondo così a tutti non sei l’unica tranquilla, nessuna donna mi ha ferito, non ho mai avuto una donna/ragazza e sono super contento così, troppe responsabilità e io voglio essere libero e senza catene disse pensando che non si sarebbe mai fidanzato perché non era da lui e perché non gli andava di rivivere i laboratori ancora una volta, sarebbe stato come essere in carcere e lui l’amore non sapeva neanche che cosa fosse e non voleva provarlo.
    L’amore ti rende vulnerabile, ti distrugge disse poi in fine ridendo perché non avrebbe mai pensato di parlare dell’amore con una ragazzina.
    Comunque sono Sherman e non è un piacere disse rendendosi conto che non sapeva il suo nome e se gli avrebbe rotto ancora per tutta la serata doveva almeno sapere come si chiamasse.
    25 ◆ Wizard ◆ Genera acidi e veleni ◆ Mangiamorte
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    Edited by Shadow_Black - 30/3/2018, 12:48
     
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    Roar ruggì imitando un leone ed enfatizzando il verso con un gesto della mano, in stile gatta con gli artigli affilati. Sarebbe interessante vedere uno strizza cervelli che prova a capirmi, finirebbe per impazzire commentò sedendosi a uno degli sgabelli davanti al banco ed accavallando lentamente, molto lentamente, le gambe.
    Attorcigliò una ciocca di capelli tra le dita affusolate senza interrompere il contatto visivo con l'uomo, era interessante intavolare una conversazione con un adulto di tanto in tanto. In fin dei conti aveva trascorso gli ultimi mesi in compagnia di una bambina di sei anni, non una grande conversatrice se non conoscevi a memoria u Teletubbies e le loro canzoncine.
    Sei uno spasso dico davvero rise apertamente senza curarsi di nascondere il divertimento che provava. Era indecisa se essere divertita oppure offesa dall'insinuazione. Certo, non mancava di divertirsi quando le capitava l'occasione ma non era una sprovveduta, in realtà erano gli uomini a cadere vittima del suo fascino. Gli uomini erano convinti di sapere tutto, di avere il controllo assoluto sulle donne che incontravano ma erano solo degli agnellini.
    Vedi? Voi uomini siete convinti che le donne siano stupide ma in realtà siete degli agnellini che finiscono a piangere in un angolino dopo essere stati usati da una ragazza per loro irraggiungibile gli uomini erano le creature più stupide al mondo e la scienza era la prima a confermare quella teoria.
    Si trovavano di fronte una bella ragazza, magari poco vestita, e subito pensavano che fosse una preda facile. Beata ignoranza!
    Potrò essere incazzata e frustrata quanto vuoi ma non sono io la preda come poteva un uomo comprendere un concetto a lui sconosciuto?
    Diana aveva trascorso la vita a guardarsi le spalle, a proteggersi da chi voleva farle del male e questo l'aveva portata ad essere ciò che era. La rabbia poteva accecarla al punto di farla andare con uno sconosciuto, vero, ma chi sarebbe finito in un angolino a piangere certo non sarebbe stata lei. Ed era abbastanza egoista da prendersi il suo piacere senza ricambiare il favore, la stronza</>.
    Di decisioni sbagliate ne aveva prese molte in vita sua Diana, è più di una volta si era trovata con le spalle al muro. Eppure c'era sempre stato chi era pronto ad abbatterlo quel muro, ma ora che le era stato portato via le mancava la terra sotto i piedi, e l'ossigeno nei polmoni. La vita era complicata.
    Ma d'altronde cos'era facile?
    Oh Lilith non avrai creduto mi stessi offrendo? Era solo una constatazione! Non sei proprio il mio tipo come minimo dovresti essere mio fratello ed avermi scopata nella doccia di casa nostra pensò affogando i dispiaceri nell'alcool al ricordo di chi o che cosa l'avesse portata in quel locale.
    Il fascino di una persona risiede nel mistero commentò vaga salutando l'uomo con la mano e scuotendo il capo. Inutile dire che ordinò un paio di shottini prima di buttarsi nella mischia e ballare con un paio di ragazzi. La musica la odiava con tutta sè stessa ma rimbombo nel petto era un motore sufficiente per farla muovere come se non ci fosse un domani. Movimenti incerti, a tratti inesperti, che si fondevano in un un'orgia di corpi sudati che si cercavano a vicenda. L'ambiente era squallido, fiumi di alcool che scorrevano sul pavimento e tra i corpi sudati che si muovevano senza un vero ritmo, mani che toccavano quanta più carne possibile, bocche che baciavano la pelle salata su cui si posavano talvolta denti affilati come lame. Era l'ambientazione perfetta per un film porno di seconda mano.

    Oramai scarsa di scatenarsi la ragazza tornò sui suoi passi e recuperò dal bancone il cocktail che aveva lasciato poco prima. Il barista ancora le lanciava sguardi lascivi ed era certa si fosse goduto lo spettacolo del suo ballo, forse anche troppo.
    Gli sorrise lievemente prima di girare i tacchi e raggiungere la sua preda.
    Che babysitter scorbutico! Mi domando cosa ci faccia un uomo come te in un locale come questo se odiava tanto le ragazze che si vestivano poco e flirtavano, quello era il luogo meno indicato per lui.
    Mai detto di volerci andare a letto, hai fatto tutto da solo. Quando sei una bella ragazza ne approfitti per avere ciò che vuoi e per farlo flirti. Il <i>flirt
    è una promessa, peccato non venga mai rispettata nascose un sorriso mordendo la cannuccia mentre sorseggiava allegramente il suo cocktail. Aveva appena svelato il segreto numero uno delle donne, e non le importava minimamente di averlo fatto.
    I legami fanno schifo perché prima o poi la fiducia viene meno e lì cominciano o problemi commentò non riferendosi assolutamente a Cain ed a ciò che era accaduto nel bagno di casa loro. Forse era meglio che se ne fosse andato.
    Ma chi voleva ingannare? Lo odiava per quello.
    Senza di me ti annoieresti ammettilo disse facendogli la linguaccia. Era impossibile fare a meno di quel lato infantile, segno di un'infanzia rubata che le avevano strappato con forza e violenza. Okay mi annoio, facciamo un gioco disse a bassa voce, convergendo lo sguardo nell'azzurro dei suoi occhi pronta a cogliere la benché minima sfaccettatura. Era diventata brava a riconoscere i segni nelle persone, era ciò che le permetteva di fare il suo lavoro senza farsi uccidere o fregare da chi la ingaggiava per i suoi servizi potremmo giocare a vero o falso. A turno diciamo tre cose riguardo noi stessi -due false ed una vera- e l'altro deve indovinare l'unica vera, se sbaglia beve era chiaro che il solo divertimento nasceva dalla quantità di alcool che circolava in corpo quindi più ce n'era meglio era. Alcool tutta la vita.
    Se c'era qualcosa che invidiava agli adolescenti babbani americani era proprio la loro idea di divertimento, organizzavano feste dove l'alcool scorreva a fiumi e non pensavano alle conseguenze delle proprie azioni. Ciò che importava era divertirsi e quello Diana sapeva farlo molto bene, lei che aveva cominciato a lasciarsi andare quando aveva capito che non voleva più nascondersi, che lei non voleva vivere ancora in gabbia come era accaduto dal giorno in cui era nata. La sua libertà se l'era guadagnata anche se in realtà era fuggita stringendo la mano del fratello maggiore, fuggita da quello che i babbani avrebbero considerato un campo di concentramento dove la morte sopraggiungeva solo per i più deboli, per coloro che smettevano di lottare e lei non lo aveva mai fatto nonostante il dolore, le lacrime, la paura e la solitudine.
    Ubriacarsi forse era un'azione sconsiderata. Farlo dove poteva essere riconosciuta ed uccisa, o peggio catturata dagli estremisti ribelli, non era la mossa migliore ma sicuramente avrebbe messo su un atto, non era il genere di persona che si lasciava catturare e torturare senza lamentele.
    Lei era forte. Era tosta.
    | ms.
     
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6 replies since 10/1/2018, 20:32   404 views
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