No no not today. It’s too early to die

Shia x Park

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    Shia Ryan Hamilton < Gideon Kingsley

    Siamo qui da una vita. Sgualdrina aveva sbottato una volta Shia, mentre s'intratteneva con la dama Run. Si, non erano nel 1800 ma era diventata ricca e sembrava così aristocratica a volte, che a stento la riconosceva; ma il lupo perde il pelo e non il vizio quindi era comunque la sua sgualdrina, qualsiasi ceto fosse in quel momento e voleva ricordarglielo. Sempre.
    Sciaia, ho una reputazione da mantenere, non devi rivolgerti a me così. come se Shia potesse davvero credere alla sue parole, e poi aveva bisogno di lei. Da quanto tempo erano in quel dannato periodo? Neanche lui lo sapeva, sembrava un anno, anzi peggio: una vita. Era pure diventato un contadino. Shia era un contadino!Lui che nella sua felice esistenza da ricco non si era mai sporcato le mani; neanche quando faceva il mercenario aveva sudato alla fine, per non parlare di quando si era ritrovato con le mani sporche di sangue aveva davvero faticato. Ma lì era diverso, lui era un miserabile contadino di nome Gideon Kingsley; perché la vita gli aveva voluto male, anzi perché Lancaster lo aveva odiato dandogli quella copertura. Ma non poteva almeno rispettare la gerarchia del mondo dal quale venivano? E poi cazzo, Shia aveva rischiato la vita per trovarlo, bel ringraziamento fargli fare il contadino. Era davvero afflitto da qualche settimana il barbuto, non poteva neanche indossare i meravigliosi vestiti da ricco che aveva, ma degli stracci da plebeo. La cosa che più odiava in tutto quello era che non poteva neanche usare il proprio potere, non che fosse utile, visto che manco poteva ubriacarsi, ma che vita di merda. Era come esser tornato un magonò ai tempi di Hogwarts, cioè quando il suo gemello ci andava e lui se ne restava rinchiuso in casa, isolato dal mondo. Ecco,si sentiva in quel modo, inutile e solo. Dov'era Rea? E Shane? Cazzo gli mancava persino Al. Chissà che stava facendo in quel momento e soprattutto in quale periodo era l'amico, era vivo vero? O forse si neutralizzava quel legame essendo in due tempi diversi. Magari poteva vedere se il legame ci fosse ancora, uccidendo Gemes, ma se per tutta la quest ho scritto più volte che non voleva Run morta, valeva anche in quel caso. Anche se meh, la sgualdrina era diventata più ricca di lui. La stronzetta.
    Era uscito di casa, se quella poteva chiamarsi tale, viveva in un monolocale, e dormiva nella stessa camera di Aidan, in due letti separati. Era giusto dirlo solo perché se fosse stato per il barbuto non si sarebbe fatto problemi a condividere lo stesso letto, ma nessuno sembrava fidarsi di lui.
    Ti ricordo che è un ragazzino e in questo mondo è tuo fratello gli aveva ricordato la sua sgualdrina; oltre che ricca era diventata pure saggia. Ma fanculo. Comunque non ci aveva davvero pensato di provarci, non era così ossessionato dal sesso da come poteva sembrare, erano in una situazione di merda e non aveva voglia di fare cazzate anche se era davvero stanco di quel posto. Ma come potevano vivere senza cellulari e senza magia, era davvero difficile per uno come lui cresciuto nell'agio.
    Basta me ne vado aveva sbottato quel pomeriggio, stufo di quel mondo, di quel tempo e di quella vita. Aveva bisogno di essere di nuovo Shia e non Gideon , non voleva essere un banale contadino di barbabietole poi, manco sapeva della loro esistenza fino a quando non si era ritrovato a zappare la terra. Che poi ce lo immaginate Shia a seminare i campi? Ad arare? Neanche lui. Spesso faceva compagnia al fratello e si lamentava, gli raccontava di come la sua vita passata era gioiosa e di come era cambiata ed era stata messa sottosopra dopo quel viaggio nel tempo. Ma Wood (così si chiamava Aidan) aveva pur sempre diciassette anni e non poteva di certo continuare a rovinarlo; cioè lui lo avrebbe fatto se non fosse stato ammonito più volte da Run. Che vitaccia, non aveva neanche un bel locale per gay dove rifugiarsi. Voleva tornare disperatamente nel presente. Di solito non era un tipo lamentoso, come poteva essere il suo amato Shane, ma quella vita gli stava stretta e non era facile per uno come lui starci dentro bene. Uscì dal tugurio perché chiamarla casa era troppo, per andare in villa, da Run, gli mancava quella sgualdrina, erano giorni che non la vedeva e da quando dovevano fingere di essere qualcun altro era difficile stare con lei. Quanto gli mancavano le serata in locale, o semplicemente adescare le persone insieme per portarli nei laboratori, stava seriamente rimpiangendo quel lavoro, anche se non era onesto, ma ci campava ecco e di sicuro non si spezzava la schiena come faceva in quel momento come contadino. Si recò lentamente verso casa di Run, la sposa, ma che storia assurda lei che stava per sposarsi con il prete, Gemes; Lancaster si era davvero divertito nel dividerli in quel modo. Burlone di un Lancaster. Accese una sigaretta, almeno quelle già esistevano, non erano come quelle che era abituato a fumare ma era sempre meglio di niente, in fondo era la nicotina quello di cui aveva bisogno, non importava la marca. Che depressione. Una volta arrivato in quella villa suonò alla porta ed aprire fu Swing, perfettamente integrato nella parte da maggiordomo; Shia gli sorrise ma non troppo, anche lui era off limits («Sciaia. No.» - «Che ho fatto?» - «So a che pensi e la risposta e non provarci» ) maledetta Run, riusciava a leggergli nel pensiero sempre, non a caso era la sua sgualdrina. La persona di cui aveva bisogno in quel momento, ma anche Park poteva essere d'aiuto Salve gli sorrise e si tolse il capello da povero con tanto di giacca rattoppata; cosa aveva preso a fare quella pelliccia se alla fine non poteva indossarla. Voleva tornare a casa. Nella sua vita di agi e fatto di potere. Lì faceva tutto schifo. mi offri un tè o un brandy sarebbe meglio sperava di ubriacarsi, anche se la vedeva davvero dura.

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    Ci ricorderanno così
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    Sono stata leggermente ripetitiva, ma dopo giorni che provavo a scrivere ho deciso di finirlo e postarlo così.
     
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    Park Sehyung
    Adam Akers
    C’erano cambiamenti che giungevano all’improvviso; altri, invece, che si innescavano in maniera decisamente più graduale, senza neanche che tu possa accorgertene. Quello, invece, era stato un vero e proprio fulmine a ciel sereno. E molti avrebbero potuto perdere la testa se solo si fossero trovati nella situazione di Park Sehyung, che in quel frangente di storia aveva preso il nome di Adam Akers, ma non lui.
    Stava cercando di mettere in ordine qualsiasi cosa si fosse s'insinuata all'interno della sua testa, qualsiasi pensiero, qualsiasi azione gli facesse prudere le dita delle mani. Molto spesso la domanda che gli balenava nella mente, in un luogo dimenticato da Dio come quello, era se effettivamente esistesse un mondo migliore di quello presente all'interno di quelle quattro mura. E la risposta, quasi sempre, era no. Pessimismo cosmico lo avrebbe definito qualcuno; cinismo, invece, qualcun altro ancora, ma per il coreano era semplicemente la più cruda delle realtà.
    Una di queste era piuttosto evidente: aveva sempre avuto l'impressione di camminare su un pavimento di ghiaccio. Scricchiolante, instabile, pericolosamente scheggiato. Sarebbe bastato un nonnulla, come un graffio fin troppo profondo, ed ecco che tutto sarebbe andato in frantumi, lasciandolo privo di una base su cui appoggiarsi. Probabilmente non lo aveva mai avuta; o forse l’aveva persa oramai da tempo. Forse era sempre stato costretto a galleggiare nel vuoto senza aver, tuttavia, gli strumenti per farlo.
    La seconda, invece, avrebbe lasciato storcere il naso a qualcuno: avrebbe preferito essere un'insulsa ombra, di quelle che, controluce, si intravedevano sul pavimento e sui muri, ma che erano capaci di scomparire con altrettanta facilità. Perché aveva sempre preferito starsene in disparte, nascondersi tra la gente, carezzando con le proprie dita quegli ultimi strascichi di umanità che prima o poi sarebbero stati inevitabilmente corrotti da tutta quell'impurità e di cui, lo sapeva, avrebbe sempre e comunque bramato il contatto, nonostante tutto.
    Ma Sehyung si sentiva quasi sollevato di essere lì. Lontano dal contesto familiare da cui era cresciuto, lontano da ogni aspettativa e da ogni codice morale da rispettare sotto l’influenza di suo padre: era come se il vuoto in cui galleggiasse fosse in realtà fatto di sensazione che mai avrebbe potuto provare se fosse rimasto nel duemiladiciasette. Libertà, ad esempio.
    Si era immerso nella parte, schiena dritta, capelli ben pettinati (anche se quelli non potevano mai mancare anche nel suo tempo) e rigorosamente castani nonostante gli fosse ancora difficile mantenerli di quel colore quando rovesciava qualcosa o urtava altro (ovviamente chiedeva scusa all’oggetto colpito, le buone maniere erano fondamentali), camicia abbottonata e papillon nero sistemato alla (non) perfezione dopo solamente due ore di tentativi per prenderlo almeno un po’ decente. Ma la parte che Sehyung adorava più del suo travestimento da Adam era il fazzoletto da taschino con un simpaticissimo scoiattolo stampato all’angolo di esso che sbucava dalla tasca della giacca.
    Quello che non adorava fare, invece, era cucinare. Ricordava, nonostante fossero passati un po’ di giorni, il calore emanato dalla cucina quando stava cercando di tagliare delle barbabietole da zucchero per poter fare un’insalata. Sì, signore e signori, Adam il maggiordomo aveva dato fuoco ad una pentola nonostante non l’avesse ancora toccata. Ed era inutile dire come avesse cercato di preparare una torta e il preparato fosse caduto dopo averlo versato all’interno di una ciotola che, in realtà, una ciotola non era: andiamo, perché qualcuno avrebbe voluto aver bisogno di una ciotola con i buchi?
    E fu abbastanza grato a Run che gli permise di occuparsi delle pulizia e ridurre al minimo tutto ciò che implicava l’utilizzo di ciotole con i buchi, fuoco ed insalata. Invero quella mattina ad Adam fu ordinato di dare una veloce spolverata alla credenza adornata da foto di vecchi signori con dei vestiti abbastanza particolari, lampade ad olio che facevano un po’ vintage e delle piccole statuette in marmo che mostravano il busto di chissà qualche famoso artista. Swing si munì di un simpatico aggeggio dalle sembianze di una coda di animale, probabilmente era l’antenato dello swiffer, per poterlo passare tra quegli utensili e giocare a “Quante cose non riesco a buttare a terra e rompere nel minor tempo possibile”. Stava migliorando! Quella mattina aveva rotto solamente un paio di cornici (si sarebbe potuto scusare mischiando un po’ di coreano ed inglese, facendo uscire qualcosa del tipo “mianhajiman io non yeong-eoleul inglese” ossia un “io non parlo inglese”).
    Il suo gioco preferito venne interrotto da qualcuno che suonò alla porta, facendo rimbombare il rumore del campanello per tutto il salone della grande casa. Swing sussultò, buttando a terra una statuetta di marmo e, imprecando in tutte le lingue che conosceva, andò ad aprire la porta se non prima di aver nascosto i cocci dentro al camino. Si ritrovò davanti un contadino, o almeno così pensò dallo stato dei suoi vestiti e del volto, lievemente ricoperto da uno strato di terra. Il maggiordomo innalzò un sopracciglio e tenne le falangi ben strette attorno al pomello.
    Allora i poveri esistevano anche in quell’epoca, pensò. Ovviamente stava scherzando. Forse.
    « Mi dispiace, mi hanno ordinato di non far entrare i poveracci in questa casa. Portano le pulci e le malattie. E poi…noi in questa casa crediamo già in un bellissimo dio, non ci interessa un tizio pelato e dorato, arrivederci » e gli chiuse la porta in faccia, un po’ seccato.
    E restò davanti alla porta per qualche secondo prima di capire che fosse veramente il contadino che aveva lasciato fuori alla porta.
    « Shiaaaaa….oooo. Coff – coff, Gideon, scusami! Ti ho scambiato per un contadino di qualche strana religione, mi dispiace. Entra pure, sì. Per farmi perdonare ti preparerò la mia specialità! » La leggerezza con cui parlava era qualcosa di inedito, completamente estranea a quell'animo a lungo tormentato e che non faceva altro che auto-limitarsi sotto tutti i fronti. Assecondò la propria risata data dal nervosismo dell’aver fatto una figura di merda, sentendo quasi la mascella fargli male.
    « Se vuoi sederti sul divano…ti dispiacerebbe mettere qualcosa sopra? Li ho appena pulitì! » e con fierezza gli mostrò i cocci a terra « …in un modo mio ma ho pulito. » finì la sua frase tossicchiando un po’, avvicinandosi ad un comodino dove la padrona di casa teneva tutto l’alcol. Gliene versò un po’ nel bicchiere e glielo porse, soddisfatto del proprio lavoro. « Allora, come vanno i raccolti? Visto qualcosa di strano? Tipountizioamericanochevorreiprendereabotteperavercimandatiqui? » disse l’ultimo pezzo della frase avvicinandosi al suo orecchio e dicendo tutto di fretta, come se avesse paura che qualcuno avesse potuto sentirli nonostante la casa fosse vuota.


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    Edited by cerbérus - 1/12/2018, 23:06
     
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    Shia Ryan Hamilton < Gideon Kingsley

    Aveva subito molte ingiustizie nella sua vita, Shia: era stato rinchiuso in casa senza ricevere l'amore da parte della famiglia; non aveva avuto amici per molto tempo, conoscendo e provando quindi sulla propria pelle la solitudine. Magari era stato quello che lo aveva portato a prendersi gioco degli altri, o forse no chi lo sa. Comunque, sapeva cosa volesse dire perdere una persona alla quale voleva bene; era successo quando di punto in bianco non era riuscito più a parlare con sua cugina Rea. Dopo anni l'aveva ritrovata, e si volevano ancora bene ma non erano più affiatati come una volta, probabilmente non sarebbero più tornati come prima, ma lui se ne era fatto una ragione. Amen. Vogliamo aggiungere che era stato cacciato di casa per il suo orientamento. Ma non voleva essere una vittima, non lo era mai stato perché si era rialzato e lo aveva fatto in modo egregio; si era vendicato una volta avuto il dono e aveva reso la propria esistenza migliore; sino a quel momento. Probabilmente doveva pagare ancora una volta tutte le cazzate che era felice di aver compiuto. Povero Shia, era diventato da carnefice a vittima. Ebbene si, in quel caso era proprio una povero cucciolo in un mondo di stronzi. Era un contadino. Come poteva resistere? E poi quella frase, detta da Swing proprio non se lo aspettava. « Mi dispiace, mi hanno ordinato di non far entrare i poveracci in questa casa. Portano le pulci e le malattie. E poi…noi in questa casa crediamo già in un bellissimo dio, non ci interessa un tizio pelato e dorato, arrivederci » Da quando era caduto così in basso da farsi persino chiudere la porta in faccia? Ancora non poteva crederci. Tra l'altro, Swing, doveva ringraziare che Shia non fosse una persona permalosa come Gemes, o vendicativo come Run, a lui di solito scivolava ogni battuta e cattiveria; aveva sempre pensato che la vita fosse troppo breve per arrabbiarsi per ogni cazzata. Eppure vedersi chiudere quella porta in faccia aveva rotto ancora un ennesimo pezzo della sua autostima che già stava vacillando, da quando erano lì. Gli mancava così tanto il suo mondo. « Shiaaaaa….oooo. Coff – coff, Gideon, scusami! Ti ho scambiato per un contadino di qualche strana religione, mi dispiace. Entra pure, sì. Per farmi perdonare ti preparerò la mia specialità! » Era come se gli avesse infilzato una lama nel fianco e che continuasse a rigirarla a giorni alterni, due si e uno pure. Pure il nome è da povero disse ricordando di chiamarsi Gideon, un nome davvero da contadino. Seguì con lo sguardo il ragazzo, entrato perfettamente nella parte, forse anche troppo, Run lo aveva istruito davvero bene.
    « Se vuoi sederti sul divano…ti dispiacerebbe mettere qualcosa sopra? Li ho appena pulitì! » Cosa aveva detto?! Sul serio? Sai Swing, se non fosse che ho promesso di non toccarti neanche con un dito, a quest'ora saresti solo un ricordo dai capelli bellissimi doveva ammettere che aveva una bella chioma, era quasi invidioso. Dopo di che, ignorando quella sua offesa, anche se verità, si mise sul divano ( o forse era già seduto? Fingiamo che lo fa ora). Allungò il braccio e prese quel drink, sperava nella presenza della sua sgualdrina, così da ubriacarsi perché senza di lei non avrebbe avuto nessun effetto quell'alcool. Ma quanto poteva essere penoso? Sperare nella presenza della Crane per potersi ubriacare in pace. Se non moriva per qualche strana malattia ( pensando ancora di essere nel 1800 invece che nel 1917) si sarebbe tolto la vita presto per depressione. Chissà se c'era già Freud e la psicoanalisi, magari poteva chiedere il suo aiuto. Anche se a pensarci bene, non aveva bisogno che analizzasse i suoi sogni, il suo desiderio era sicuramente quello di tornare a casa da Shane.
    « Allora, come vanno i raccolti? Visto qualcosa di strano? Tipountizioamericanochevorreiprendereabotteperavercimandatiqui? » la voce di Park lo destò dai propri pensieri, ultimamente si ritrovava spesso a pensare, e non era così abituato ecco. Altro segno che stava impazzendo. Dovevano tornare a casa, dovevano assolutamente trovare un modo. Posò gli occhi sul suo interlocutore e gli sorrise amaramente.
    Il tizio non si è fatto vedere per fortuna. Ho una gran voglia di ucciderlo anche se ne va della mia vita che triste verità era anche quella. Davvero, cosa altro poteva andare storto? Girò il bicchiere col drink dentro e giù il primo sorso, sentendo la gola bruciare per una frazione di secondo, peccato che finì tutto lì. Amava di solito il proprio potere, perché aveva fatto ubriacare le peggio persone mentre lui al contrario rimaneva sobrio a guardare la scena; ma da quando erano lì, cioè da una vita a parer suo, era diventato un impedimento. Comunque. Tu che sei una persona saggia. Credo la disperazione fatta in persona, insomma stava per chiedere un favore al maggiordomo. Conosci un modo per poter lasciare un messaggio nel presente? detto così forse non avrebbe capito. Ti spiego meglio. Un altro sorso, così da finire tutto il contenuto in una mossa sola, per poi poggiare il bicchiere vuoto sul tavolino. Sto pensando di mandare un messaggio alle persone che sono rimaste nel 2017, so che siamo dalla parte opposta, ma ecco, magari se scrivo un messaggio e lo invio a Londra, con la specifica di aprirla in una determinata data. Magari la persona che dovrebbe riceverla, leggerà il messaggio ok da uno a dieci quanto poteva aver capito il ragazzo? Sicuramente niente. Ma aveva molto tempo a disposizione per farsi capire e magari poteva bere ancora, nella speranza che presto o tardi quel liquore sarebbe salito alla testa.
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    Park Sehyung
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    Aveva sempre preso troppo seriamente qualsiasi cosa rientrasse nel raggio d'azione delle sue responsabilità. Essere in quel posto, probabilmente, insieme ad essere un disonore per la sua famiglia occupavano il posto d’onore; un unico fattore però privò a Sehyung, Adam, di soffocare all’interno di quel dato di fatto. La consapevolezza che non fosse lì, a chilometri e chilometri di distanza, probabilmente neanche nato, continuava a piovere su di lui come una fresca pioggia d’estate in un pieno deserto, mentre un tarlo continuava a battere fastidiosamente contro il suo cervello, inducendolo così a chiedersi quando quella situazione di equilibrio apparente potesse continuare a permanere. Probabilmente sarebbe bastato ben altro che un nonnulla per accendere la fatidica miccia e porre fine a quella storia, nel bene o nel male che fosse.
    Nonostante ciò non era riuscito a scomparsi comunque del tutto. Solamente in quel momento si rese conto di non essersi mai lascito andare per davvero e che perfino il freddo, il buio e il sangue che aveva macchiato le sue mani, non fosse riuscito a rendere la sua postura ed il suo modo di porsi più rigidi. Era una sensazione inusuale, soprattutto quando Swing si ritrovava a condividere una stanza solamente con il suo riflesso, spingendolo a cogliere ogni minimo cambiamento di prospettiva, e, al contempo, a non smettere di sorridere. Per quanto potesse sembrare una carica di adrenalina pura, Sehyung, non aveva mai vissuto un momento in cui avesse riso maggiormente; era sempre stato troppo riflessivo e ligio ai propri doveri per rendersi conto dei propri sentimenti, chiusi in una piccola scatola fatta dagli insegnamenti di suo padre. Non aveva mai assaporato il brivido dell'inconsapevolezza, né tantomeno quello del pericolo o dell'adrenalina; anzi, aveva sempre tentato di tastare sentieri dalla parvenza sicura e stabile, troppo timoroso all'idea che qualcosa potesse sfuggire al suo controllo e che potesse coglierlo di sorpresa. Probabilmente, non aveva mai vissuto per davvero. E, altrettanto probabilmente, quella sarebbe stata la sua occasione.

    « Dai, prendila con filosofia, almeno non sembri…povero? Okay, forse un pochino lo sembri ma non lo sei dentro! Scommetto che hai un gran cuore che naviga nella tua ricca anima! O qualcosa del genere… »

    Mormorò con fare divertito, forse anche un po’ sincero, il coreano dopo essere tornato dalla stanza vicina per poter prendere una scopa ed una paletta. Iniziò dunque a pulire il macello che in precedenza aveva combinato; probabilmente se Run fosse stata lì gli avrebbe fatto raccogliere i cocci con la lingua. Avrebbe dovuto fare in fretta.

    « A chi lo hai promesso? E se fossi in gravissimo pericolo? E se stessi per cadere da un burrone tu non mi toccheresti, è così che stanno le cose, eh?!
    Owh, ti ringrazio, sei perdonato solo perché hai detto che i miei capelli sono bellissimi. E’ difficili mantenerli in questo bellissimo stato, sai? Soprattutto in quest’anno. SAI CHE NON HANNO LE MASCHERE PER I CAPALLI?! »

    E quasi stando ad imitare “L’urlo” di Munch, Sehyung mostrò tutto il suo disprezzo attraverso le sopracciglia inarcate ed il naso arricciato in una smorfia che avrebbe fatto sicuramente paura solamente ad una formica.
    Sì, forse stava un po’ esagerando e quasi si fece male con una scheggia ma niente o nessuno lo avrebbe fermato da prendersi cura dei suoi capelli, nemmeno un pazzo americano feticista dei viaggi nel tempo.

    « Beh, se lo uccidessi la probabilità di tornare a casa scenderebbero allo 0,1%, secondo te ne vale la pena? Adesso è all’1,1%, quindi…dove vuoi nasconderlo il cadavere? Io ti suggerisco sotto alle barbabietole. Nessuno le mangia, perciò avvelenare il campo non mi sembra una grande perdita. »

    Convinto di se stesso, Park Sehyung andò a rimboccarsi le maniche della camicia, alzandole fino al bicipite così da scoprire l’epidermide del suo braccio dove il tatuaggio a forma di clessidra ancora era macchiato sulla propria pelle a ricordargli il fallimento da lui ottenuto solamente qualche giorno prima.
    Sembravano passate settimane, forse anche mesi. Il tempo scorreva davvero lentamente quando sai che la tua vita finirà e tu rimarrai un maggiordomo in una futura città fantasma.

    « Saggissimo è il mio settimo nome! Prima di quello vengono Sehyung Swing Consuelo Rodrigo Fabrizio Corrado e poi Saggissimo, quindi, sì, posso aiutarti! »

    Sehyung, tenendo le orecchie ben tese ad ascoltare ogni singola parole del contadino, andò con il gettare i cocci nel pattume mentre le sue iridi corvine cercarono di non lasciar il fuoco del proprio sguardo dalle labbra del suo interlocutore così da non perdersi nemmeno una parola. E, quando esso ebbe finito, il coreano andò a riempire il suo bicchiere con ambe le mani. Se fosse stato possibile, probabilmente delle formule matematiche avrebbero svolazzato intorno al capo del diciottenne.

    « Wow, quest’idea è una figata! Ti hanno insegnato nella scuola dei contadini a pensare così?
    Ad ogni modo…il tuo piano potrebbe funzionare anche se più di qualcosa potrebbe andare storto. E se la lettera arrivasse nel nostro presente mentre noi siamo già morti qui? Loro non potrebbero più aiutarci. »

    Disse il maggiordomo con voce cauta e analitica prima di versarsi dell’alcol dentro uno bicchiere prima che il proprio fondoschiena andasse a toccare il divano della grande sala della casa. Il coreano ne prese un sorso e, come lo aveva portato alle labbra, quel liquido uscì altrettanto velocemente insieme ad un po’ della sua saliva.

    « Che schifezza, come fai a berlo?!
    Vediamo, vediamo…si potrebbe fare un viaggio verso Londra e lasciare qualche incisione su un muro. O su qualche reperto storico veramente importante ma, anche in questo caso, non credo che possa funzionare…vale lo stesso principio. »



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    Edited by cerbérus - 1/12/2018, 23:07
     
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    « Dai, prendila con filosofia, almeno non sembri…povero? Okay, forse un pochino lo sembri ma non lo sei dentro! Scommetto che hai un gran cuore che naviga nella tua ricca anima! O qualcosa del genere… » Ogni frase pronunciata da quel ragazzo dai bei capelli era una fitta per il suo cuore, come se dopo averlo pugnalato stesse ora, affondando sempre di più la lama lasciandolo un triste uomo e povero. Non era così confortante sapere di essere bello dentro, anche perchè non era così; se la sua anima era ricca era davvero messo male. Era quasi certo di non averlo. Che amarezza.
    Fece una smorfia e lasciò cadere il discorso, era povero fuori e dentro, discorso chiuso, doveva solo farsene una ragione, anche se non sarebbe mai successo.
    « Beh, se lo uccidessi la probabilità di tornare a casa scenderebbero allo 0,1%, secondo te ne vale la pena? Adesso è all’1,1%, quindi…dove vuoi nasconderlo il cadavere? Io ti suggerisco sotto alle barbabietole. Nessuno le mangia, perciò avvelenare il campo non mi sembra una grande perdita. »
    Come nessuno le mangia? il punto fondamentale non era nascondere il cadavere, alla fine se non era il campo delle sue “amate” barbabietole, avrebbe sicuramente trovato un altro posto, di certo non era quello il motivo per cui non uccideva Lancaster; se non avesse avuto quel legame, l'uomo non sarebbe ancora vivo, e lo avrebbe fatto fuori con le sue stesse mani, non aveva di certo vergogna a togliere la vita ad un'altra persona.
    Cosa lavora a fare mio fratello se non vengono apprezzate come si deve. Lo sapevo che questo mondo faceva schifo sbuffò per poi sprofondare nel divano sempre più depresso, quell'alcool non stava facendo il suo dovere. Che amarezza, non si stava ubriacando e se lo stava facendo, era il modo sbagliato, non voleva essere triste come quando succedeva ad Al. Lui voleva la sbronza allegra per la barba di Merlino.
    E non importa che mi mostri il tatuaggio. So che siamo nella merda. Io più di te ebbene si, lui era la vittima in quel dannato posto, se nei post precedenti non sono stata chiara non lo avesse capito o non lo avesse sentito le altre mille volte che lo aveva detto.
    « Wow, quest’idea è una figata! Ti hanno insegnato nella scuola dei contadini a pensare così?
    Ad ogni modo…il tuo piano potrebbe funzionare anche se più di qualcosa potrebbe andare storto. E se la lettera arrivasse nel nostro presente mentre noi siamo già morti qui? Loro non potrebbero più aiutarci. »
    Prese il bicchiere dalla sua mano per iniziare a bere all'istante, gli stava venendo il mal di testa a forza di pensare. Aveva chiesto il suo aiuto per un motivo, non per avere dubbi più grandi rispetto a quando era arrivato.
    Non lo so. Volevo solo mandare un messaggio a Shane, non vorrei mai che venisse qua, non può vedermi in questo stato. Ho una reputazione da mantenere. strano ma vero, non voleva farsi vedere in quello stato da Shane, infatti era felice che non fosse lì, o quasi, insomma non fare sesso liberamente era una tortura per uno come Shia, non aveva mai represso il suo essere gay, quindi farlo per lui era davvero difficile, quasi impossibile; alla fine aveva più autocontrollo di quanto pensasse. Bravo Shia.
    Un momento di silenzio, momento nel quale i due ragazzi bevvero quel liquore e Shia si sentì riavere, gli era sempre piaciuto il sapore, anche se non gli faceva effetto non voleva dire che non gradiva. Ma al contrario Park non sembrava che gli piacesse. Stolto.
    « Che schifezza, come fai a berlo?!
    Vediamo, vediamo…si potrebbe fare un viaggio verso Londra e lasciare qualche incisione su un muro. O su qualche reperto storico veramente importante ma, anche in questo caso, non credo che possa funzionare…vale lo stesso principio. »

    Dici che possiamo andare a Londra? Non mi dispiacerebbe incidere una pietra nei pressi di casa sua. Oppure lasciamo una lettera sotto al suo materasso. Ma io non ho soldi, quel maledetto di Lancaster mi ha fatto povero altra delusione, si stava uccidendo da solo ancora una volta, aveva delle idee fantastiche a parere suo ma la sua povertà lo privava anche di quella gioia. Maledetti. Lui voleva essere di nuovo un Hamilton, non un contadino.
    Poi guardò quel bicchiere per la seconda volta vuoto, come la propria vita; iniziava a capire il malessere che attanagliava il cuore di Al quando si ritrovava a bere la sera. Ah,quanto gli mancava l'amico, sentiva che non stava bene, proprio come lui; e Shane, il suo principessino, chissà che stava combinando. Sospirò e alla fine decise di alzarsi e servirsi da solo, inutile sperare in Park, prese la bottiglia, riempì il bicchiere e con entrambi gli oggetti in mano torno sul divano accanto a bei capelli Beviamoci su, magari ci viene qualche idea migliore e riempì persino il suo bicchiere, alzò la bottiglia per fare il brindisi E ora bevi. Non voglio farlo da solo disse serio si attaccò alla bocca di Sehyung della bottiglia, sperando che l'amico facesse lo stesso ma col bicchiere che gli aveva riempito, poco importava se non gli piaceva doveva bere.
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    Agire non era mai stato nelle sue corde. Un tempo, forse, aveva posseduto la pretesa di sapere cosa stesse facendo, in quali meandri oscuri si stesse addentrando e addirittura quali conseguenze potessero generarsi dalle sue stesse azioni; adesso, invece, non ne aveva più la certezza. La verità era che lui era sempre stato più bravo a decifrare che a mettere tutto a posto, la verità era che lui, le ginocchia, se le era scorticate ben poche volte se non durante gli allenamenti che suo padre giornalmente gli proponeva.
    E questo venne dimostrato dal fatto che ci fu perfino un periodo in cui aveva ossequiosamente tentato di negare tutto, di fingersi grande quando le sue spalle non sarebbero state capaci di reggere neppure il peso di se stesso, ed era stato lì, paradossalmente, che si era reso conto di quanto labile e fugace potesse essere una semplice sensazione. Fragile, vulnerabile, qualcosa che andava custodito e che talvolta ti spingeva a svegliarti nel bel mezzo della notte con la percezione che il mondo stesse crollando ed i polmoni fossero in apnea, incapaci di inglobare ed espellere ossigeno. Ossigeno. Aria. Dio, soltanto adesso si rendeva conto di quanto quell'elemento gli fosse mancato, di quanto le narici, durante tutto quel tempo, non avessero fatto altro che inspirare qualcosa di fasullo ed illusorio. Qualcosa che mai avrebbe voluto anche solo sfiorare, ma che addirittura era penetrato all'interno del suo corpo.

    « Non era mia intenzione mostrarti il tatuaggio, anzi, per qualche ora mi sono anche dimenticato di averlo... »

    Gli occhi, a quel punto, sostarono in particolare sul volto del suo interlocutore per potersi distrarre dalla propria epidermide nivea macchiata da quel segno nero che non sentiva sua, in direzione delle quali le labbra sembrarono piegarsi un po' di più in una piccola smorfia di disgusto che si tramutò in una molto più simile ad un mezzo sorriso quando le sue orecchie captarono un nome. Shane.

    « Chi è Shane? Un tuo amico? Un tuo amico / speciale /? O è il tuo fidanzatino speciale?
    Se è il tuo fidanzatino speciale dovrai dirmi se lo chiami senpai o qualcosa del genere. O preferisci hyung? O forse oppa?
    “Senpaaaaaaai, notice me, senpaaaai, sarangheeeeeeyooooo”! »


    Mormorò con un fare tra il divertito e il provocatorio, sottolineando con la voce una dalle prime parole pronunciate, sbuffando una risata che, da sola, fu capace di smuovere le corde vocali del suo cuore, avvolgendolo all'interno di una presa calda e gentile. Avrebbe potuto vivere anche solo di quella sensazione, in quel momento, di quelle battute che, stupide all'apparenza, scivolavano via con una semplicità disarmante fino a penetrare nell'animo, lì dove sarebbero dovute arrivare.
    Ci si ostinava a dire che tutto andasse bene proprio mentre il mondo andava in fiamme, e a quel punto non esisteva nessuna possibilità se non quella di farsi fagocitare reprimendo delle urla di dolore. Col senno di poi, non avrebbe più permesso una cosa del genere. Perché per quanto potesse affermare di essere cresciuto, sapeva benissimo che ci fosse comunque qualcosa più grande di lui, un'entità con la quale non sarebbe mai potuto scendere a patti, ma di cui avrebbe potuto semplicemente accettare l'esistenza. Lo aveva fatto, e ancora non era riuscito a capire se fosse stato un bene oppure un male.

    « Non penso che una semplice lettera possa bastare, o un sasso. Penso che ci voglia qualcosa di più eclatante o significativo. Solitamente negli anime fantascientifici funziona in questo modo.
    Che ne pensi di, che ne so, incidere qualcosa su un suo oggetto di famiglia? Porta vecchi anelli o ciondoli? Orologi a pendolo? Pettini incrostati? Niente? Nothing? Nada? »


    E non appena vide il maggiore sedersi nuovamente vicino a sé, riempiendo non solo il suo bicchiere ma anche il proprio, il coreano non fece altro che mostrare la sua faccia non del tutto eccitata al pensiero di bere qualcosa di così terribile; perché tutti lo sapevano, Park Sehyung non era un grande bevitore, anzi, era quel tipo di persona che veniva spesso scelto come accompagnatore a casa alle feste, sempre se ci fosse andato, e come quello che durante una serata con gli amici, sempre se ne avesse avuto qualcuno, avrebbe sicuramente preso dell’acqua naturale o della soda, lasciando lo spumante analcolico alla fragola solo per le occasioni speciali.

    « Alla salute, allora… »


    E guardo con un altro po’ di riluttanza il liquido all’interno del bicchiere prima di portarlo alle sue labbra rosee e prenderne un lungo sorso, sentendolo ardere lungo la sua gola.

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    Edited by cerbérus - 1/12/2018, 23:08
     
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    Da quanto tempo erano lì? Iniziava a dimenticare persino il volto di Shane. ( « Sul serio Sciaia, siamo qui da poco. Non ne fare un dramma e poi qui si sta bene » - «Questa vita mi sta stretta, sgualdrina lo sai. In tutti i sensi. Fossi libero di provarci con mio fratello ad esempio » - « Senti Sciaia, te l'ho già detto. Aidan è piccolo per favore. ») Che palle! La vita era ingiusta ed era davvero tutto molto triste. Stava lentamente impazzendo senza tecnologia e senza poter mostrare davvero il suo essere gay; Inutile dire che aveva anche pensato a Park, ma niente, anche lui era off limits per uno come Shia. In pratica gli avevano proibito di vivere e tutto quello era terribilmente frustrante per lui se non si era capito. Vogliamo aggiungere che non c'era neanche Shane con lui, Se solo ci fosse stato lui a fargli compagnia, sicuramente sarebbe andata meglio la permanenza lì. Gli mancavano le sue frecciatine cattive, quello sguardo acido che gli lanciava quando Shia gli faceva qualche battuta stupida.
    « Chi è Shane? Un tuo amico? Un tuo amico / speciale /? O è il tuo fidanzatino speciale? Se è il tuo fidanzatino speciale dovrai dirmi se lo chiami senpai o qualcosa del genere. O preferisci hyung? O forse oppa? “Senpaaaaaaai, notice me, senpaaaai, sarangheeeeeeyooooo”! » Fu quasi tenero il ragazzo, era sprecato come maggiordomo, d'altronde pure lui non era nato per far il contadino. Sorrise a Park « Sai, non so se posso dirtelo, sembri così puro. E ho promesso di non rovinarti ». Un secondo di riflessione, poi alzò gli occhi al cielo, al diavolo i buoni propositi, in fondo il ragazzo aveva 19 anni, mica era così piccolo da non sapere cosa fosse il sesso. Gliene avrebbe parlato e lo avrebbe fatto, lo giuro, nessuno era lì per fermarlo e proprio per la non presenza di Run ad esempio che era ancora sobrio, ma divagarono. Ritrovandosi a parlare di altri metodi per contattare il suo giulietto, perso chissà in quale dimensione.
    « Non penso che una semplice lettera possa bastare, o un sasso. Penso che ci voglia qualcosa di più eclatante o significativo. Solitamente negli anime fantascientifici funziona in questo modo.
    Che ne pensi di, che ne so, incidere qualcosa su un suo oggetto di famiglia? Porta vecchi anelli o ciondoli? Orologi a pendolo? Pettini incrostati? Niente? Nothing? Nada? »

    « Ma negli anime fantascientifici di solito i due amanti si trovano nello stesso posto ma in tempi diversi? Perchè io non saprei proprio come arrivare a Londra.» chiese ma alla fine non si aspettava davvero una risposta, voleva solo sfogarsi con qualcuno e si, pure ubriacarsi ma se quello non stava funzionando; almeno era in bella compagnia che tra l'altro sembrava essere già brillo; sarebbe stato divertente vederlo ubriaco. Quanto avrebbe retto ancora? Poteva verificarlo, infondo erano soli, nessuno era lì per controllare il lupo malefico in azione. Avevano i bicchieri pieni e la voglia di vivere abbastanza scarsa da poter bere fino a svenire senza un vero motivo. Si sentiva davvero molto il Crane. Gli mancava quella testolina depressa, sentiva che il loro legame era sempre più debole e quello non voleva dire che era un bene, anzi l'esatto contrario. Che vita triste, stava perdendo il legame e quindi rischiava di morire. Come al solito insomma.
    « Alla salute, allora… »
    « eh!? Ah si alla salute bei capelli» disse scompigliandogli con la mano libera i capelli, trovandoli al quanto rilassante, erano davvero magici, mentre con l'altra svuotava il bicchiere nella sua gola.« mmh...buono » disse ammirando il ragazzo seduto al suo fianco e continuando ad accarezzargli quei capelli « Hai davvero dei capelli soffici. Usi uno shampoo speciale per averli in questo modo? Vorrei che la mia barba fosse morbida come i tuoi capelli e invece sono un contadino » f ece ricadere pesantemente il braccio per poi versarsi dell'altro alcool, copiò la mossa riempendo il bicchiere di Sehyung, voleva proprio vederlo ubriaco. Dategli una gioia al ragazzo poverino.
    « Sai anche io quando ero un Hamilton la mia barba era ben curata, ma guarda ora. » la indicò e dopo aver bevuto l'ennesimo sorso di quell'alcool scadente afferrò la mando di Park « Senti com'è crespa ora. La mia vita è triste vedi?» disse e provò a farsi toccare la barba. Si, era talmente disperato che ora parlava persino della sua triste barba. Voleva una misera gioia, anche se fosse stato uno shampoo speciale del 1918. Una cazzo di gioia gliela vogliamo dare a questo povero ragazzo?! Eh si, aveva divagato, dimenticando per un momento il vero motivo per il quale fosse andato lì. Ma qual'era? L'aveva davvero dimenticato e a lui l'alcool non faceva effetto. Amen



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    Insomma..non mi piace ma inutile, non mi viene meglio al momento.
     
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    Park Sehyung
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    Avrebbe davvero voluto allungare la mano soltanto per poter raggiungere lo specchio al di sopra del vecchio camino di quella magione. Cercare di afferrare la propria gota per poi stringere il proprio collo riflesso all’interno di esso e rendersi conto, ancora una volta, che fosse tutto reale. Un’incertezza nella quale sentiva sempre più di vivere, dolce ma allo stesso tempo temuta, mentre il tempo seguiva il suo scorrere naturale proteso verso l’infinito, probabilmente ignaro della loro presenza del tutto innaturale, una scarica di adrenalina lungo la spina dorsale nel bel mezzo della notte; erano quelli, i viaggiatori del tempo. E non riusciva ancora a capire se ciò suonasse nei timpani come una maledetta melodia o come un dolce stridio, figli entrambi di un susseguirsi di eventi, note che risuonavano nelle vene di ognuno di loro, tutte capaci di limare gli animi nel bene o nel mare, sempre se ne fosse stato possibile.
    Avrebbe davvero voluto, Park Sehyung, chiudere gli occhi, lasciare che una brezza notturna, gelida come quella di Seoul, gli accarezzasse il viso e gli scostasse appena i capelli per poterlo portare via.
    Avrebbe davvero voluto lasciarsi trasportare dagli eventi, aprire le bracciare, farsi sfuggire anche un sussurro flebile che sarebbe stato rumoroso come un urlo nella notte, per il coreano, intrecciare le proprie dita con il proprio riflesso per dimostrare a se stesso che, in qualche modo, era ancora vivo. Perché sapeva che neanche quella, in quel frangente, fosse una certezza alla quale aggrapparsi, mentre deambulava all'interno di un mondo fatto di echi distorti e rimasugli di sogni infranti che erano capaci di far perno su emozioni recondite e che si credeva, oramai, di aver relegato all'interno di una zona emotiva oltremodo remota. Il problema non era la sensazione, ma la consapevolezza che bastasse davvero poco perché essa tornasse a galla. Una piccola scintilla era sufficiente, a volte, per fare in modo che venisse generato un incendio che potesse propagarsi al punto da radere al suolo un'intera foresta. E lui a quel punto non avrebbe potuto fare niente di niente, se non mettersi in disparte e lasciare che le lacrime, manifestazione tangibile di un malessere interiore, bagnassero le gote rosee, rivelando ciò che vi era dieto il suo sorriso sempre smagliante, un’anima corrotta, un’anima che aveva conosciuto il sangue ma che, adesso, non ricordava nemmeno più di esistere.

    « Dovrei…prenderlo come un complimento? Nel dubbio…grazie? Sei davvero gentile? »

    Innalzò un sopracciglio corvino, Sehyung, le labbra poi arricciate che trattennero una breve risata che si fece spazio per diffondersi nell’aria circostante nonostante soltanto lui, forse nemmeno lui, in realtà, sapeva quanto fragilmente stesse custodendo quei piccoli sprazzi d’umana fragilità che erano rimasti nel suo cuore. E chiunque avrebbe potuto dirgli che fosse alquanto infantile, che il tutto si stesse sgretolando tra le sue dita quasi per gioco, lui si sarebbe semplicemente tappato le orecchie e sarebbe andato avanti.

    « Non preoccuparti, ho una soluzione anche per quello! Parola di Sehyung.
    Allora, la guerra è appena finita, no? Quindi ci sono un sacco di uomini morti e, dunque, un sacco di giovani puledre che non hanno più un marito. Lascia stare le giovani puledre e concentrati su quelle vecchie, perché, ripeti con me: gallina vecchia fa buon brodo. Quello che devi fare è rubare uno smoking, o il vestito di un soldato, ed andare da una vecchia vedova che, colpita dal trauma della perdita, ti scambierà per suo marito e allora ZAAAC! Tu aspetti che muore e gli prendi l’eredità o boh, organizzate la vostra nuova luna di miele. »


    Spiegò il suo piano forse con fin troppa euforia, celando in quel modo il velo di tristezza che da lì a qualche giorno aveva gravato sulle spalle del coreano, andando a portare un pugno sul proprio petto e a chiudere gli occhi per qualche istante in una posa totalmente eroica. Quell’espressione ti totale trionfo andò poi scemando quando sentì il tocco del maggiore tra i suoi amati capelli, senza che Sehyung gli avesse dato il permesso; arricciò nuovamente la punta del naso e piegò il viso in un’espressione a sua detta minacciosa ma che, in realtà, era quasi paragonabile a quella di un cagnolino tremolante.

    « NON. SI. TOCCANO. I. MIEI. CAPELLI. IN. QUEL. MODO.
    CA
    PI
    TO
    ?? »


    Ed i capelli di Sehyung andarono a tingersi di un rosso parecchio accesso mentre la propria mano libera scostò quella del suo interlocutore quando cercò di portarla vicino alla sua barba. Fu timoroso, Sehyung, avendo paura di rimanerci incastrato o di trovare reperti più vecchi della terra stessa.


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    Se clicchi l'ultima frase detta da Sehyung c'è un piccolo supporto video.
    e6f43baab16f4f858d6d2256d16fdae7ec3e0971_00


    Edited by cerbérus - 1/12/2018, 23:08
     
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    Shia Ryan Hamilton < Gideon Kingsley

    Era lì a casa di Run, che parlava da diverse ore con Swing, come se fossero amici da diverso tempo, non che lui avesse difficoltà a fare amicizia al dire il vero, ma non avrebbe mai pensato di farlo con un coreano dai capelli bellissimi, da sobrio. Ok, sapeva di non potersi ubriacare quindi probabilmente tutto quello in un momento normale della sua vita sarebbe finito con il kinese ubriaco tra le sue braccia; e si, anche se era piccolo non riusciva a non pensare che una notte con lui non sarebbe stato male. Invece era lì che parlavano anche se beh non stava esattamente ascoltando ogni singola parola pronunciata dal ragazzo, tanto che alla fine di quello che sembrò un rimprovero Shia decise di cambiare argomento.
    « NON. SI. TOCCANO. I. MIEI. CAPELLI. IN. QUEL. MODO.
    CA
    PI
    TO
    ?? »
    Alzò le mano a mò di resa, per poi osservare attentamente il ragazzo; «Ho capito non si toccano i capelli senza permesso. Li curi molto eh?» In fondo lo capiva, lui amava moltissimo la propria barba e non era felice di averla trascurata per così tanto tempo, essere un contadino lo stava uccidendo dentro e fuori; possibile che il resto degli abitanti non si rendessero conto di quanto fosse tremendo stare in quel far west?! Porse il bicchiere verso l'amico per farsi versare un altro drink, anche se non riusciva a farsela salire non voleva dire che doveva smettere di bere, chissà quanto avrebbe retto prima di crollare. Non lo avrebbe mai scoperto. Così alla fine posò il bicchiere «Ma basta pensare ad un piano di fuga, anche se non so esattamente cosa tu abbia detto» perchè fingere di averlo ascoltato quando era evidente il contrario. Questo perchè mentre il ragazzo, giustamente, stava provando ad aiutarlo per consolarlo o qualsiasi cosa stesse facendo, lui era già partito per un altro pensiero. Guardò Swing, da capo a piedi, che se lo sarebbe fatto era palese e oramai chiaro, ma aveva avuto il divieto da parte di Run. Non che avesse paura di lei eh, ma in quel periodo si trovava in difficoltà e non seguire le istruzioni, aveva il terrore di non tornare indietro. Comunque tornando al ragazzo che aveva davanti, più lo guardava e più nasceva in lui la curiosità di sapere cosa ne sapesse della vita. «ma tu la conosci la storia dell'ape e del fiore?» non si aspettava una vera risposta anche perchè l'obiettivo non era raccontargli quella storia. «vieni a sederti accanto a me» (fingiamo che sia stato in piedi per un momento). Era arrivato il momento di fare educazione sessuale e si, aveva promesso che avrebbe aspettato quella sgualdrina di Run, ma questa aveva deciso di farsi i cazzi suoi quel giorno quindi si meritava di perdersi quel momento. «dimenticala. La vera storia e più importante è quella delle due api.» prese il drink e lo versò nel bicchiere del rosa «sei pronto?» aveva deciso di mettere da parte i suoi enormi problemi e non giudicatelo perchè per lui essere povero era davvero una catastrofe, quindi non parlarne per me più di mezzo minuto voleva dire che l'argomento che stava per affrontare era decisamente importante e serio. Aspettò un accenno di consenso da parte del kinese che forse non arrivò ma gli importava? Decisamente no. Posò la mano sulla sua gamba «Partiamo dalla storia della banale ape che va di fiore in fiore, prendendo il polline e che vive così una vita felice passando per prati fioriti senza mai trovare il fiore preferito. Magari qualcuna è fortunata e si ferma per tutta la vita lì, ma questa è un'altra storia.» si fermò per guardare quanto Swing fosse attento o quanto avesse capito di tutta quell'incipit. «ci sei vero?» e versò da bere nel proprio bicchiere fece cenno al ragazzo di bere con lui tutto d'un fiato. Non si preoccupò che lo facesse davvero, ma lui bevve per poi tornare alla sua storia «dove ero rimasto? Ah si. Come abbiamo detto, ogni ape girovaga impollinando i fiori, perchè questo ti hanno sempre detto e come hanno insegnato a loro. Ma non tutti sanno che esiste un'ape speciale che trova molto più divertente girare intorno alle altre api. Eppure questo piccolo animale non ha avuto vita facile perchè tutte le api che conosceva erano abituate a ronzare tra le piante. Ma non si perse d'animo perchè sapeva che nel mondo c'era almeno un'ape speciale come lei; e fu così. Trovò un'ape che come lei voleva solo amore da qualcuno del suo stesso genere. Così si sono avvicinate e pungiglione contro pungiglione è nato l'amore di una giornata. Solo di una perchè quell'ape era un animale libero che una volta capito che nel mondo c'erano altre api come lei, decise di approfittarne così si ritrovò con altre apette; anche senza pungiglione ma questa è un'altra storia. E non credo tu sia pronto. Vero?»

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    chiedo scusa per lo schifo ahha
     
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    Park Sehyung
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    Se Sehyung avesse avuto un galeone per ogni situazione imbarazzante in cui si era misteriosamente ritrovato, probabilmente avrebbe avuto i soldi necessari per riempire una vasca di palline e farci il bagno dentro. E quella, per tutti i kimchi della Corea, era una di quelle.
    Se ne stava seduto su quel divano, un bicchiere di vetro tra le falangi e il sapore dell’alcol sulle proprie labbra rosee, in quel momento dischiuse per permettere a caldi sospiri di fuoriuscire e dissolversi nell’aria, lasciando il Park in quello stato semi confusionale. Come aveva fatto a finire in quella situazione del genere? Non fraintendetelo, la compagnia di Shia non gli dispiaceva affatto ( tranne quando lo guardava come se fosse una crocchetta di pollo da inzuppare nel ketchup #keskifolamaionese ) ma, il coreano, di situazione sociali non era un asso. Il massimo con cui aveva a che fare erano i suoi compagni di casata quando era a Hogwarts o, al massimo, era solito partecipare a qualche dibattito quando veniva interpellato durante le cene di lavoro a casa Park. Nulla di quello che stava accadendo in quel momento era paragonabile alle skills di Sehyung.
    «Li curo moltissimo! Più che altro perché, se non lo facessi, inizierebbero a lampeggiare come se fossero una palla da discoteca…ed in un periodo storico come questo, non mi sembra il caso. Non voglio finire su un rogo», la caccia alle streghe non c’era più da diversi anni? Beh, lui ne aveva comunque paura «…è abbastanza scortese da parte tua, sai? E comunque era un piano fantastico, peggio per te!» già, perché di piani fantastici Swing ne aveva avuti parecchi da quando era arrivato nel 1917; uno tra questi era l’aver provato a sacrificare Aidan al dio Re Leone, prendendolo in braccia e facendogli vedere la vastità dei campi di barbabietole, dicendogli inoltre che quello sarebbe stato tutto suo se fossero usciti da quella situazione. Aveva funzionato? No. Era ritornato a casa con un bernoccolo? Ovvio, ma i veri eroi dovevano correre certi rischi. E sì, sarebbe potuto andare avanti a pensare a come aveva interrogato un orologio o di come aveva invitato un barbone all’interno della villa perché, probabilmente troppo ubriaco, aveva iniziato a blaterare su qualcosa che centrasse i terrapiattisti ed i viaggi temporali, rivelandosi alla fine un impostore. Shia catturò nuovamente la sua attenzione quando gli porse quella domanda a lui strana,«ma tu la conosci la storia dell'ape e del fiore?», faceva parte del folclore inglese? Allora si fece più vicino a lui, Sehyung, avvicinando l’orecchio al maggiore come se stesse per rivelargli uno dei più grandi ed oscuri segreti del mondo ma, ahimè, il coreano era ignaro dell’argomento delicato che stavano andando a trattare. «Veramente io non conosco nemmeno la storia dell’ape e del fiore…è rilevante al fine della nostra conversazione?» sempre più curioso, il ragazzo che in quel momento si ritrovò a cambiare colore dei capelli, da un rosso tenue ed un azzurro simile al colore del cielo, mettendo in mostra la sua fame di conoscenza «ma ci sono, vai!».
    Probabilmente non avrebbe mai dovuto dare il consenso, Swing, ritrovandosi inizialmente spiazzato a quel racconto, aggrottando le sopracciglia per tutto il tempo (facendo quasi un baffo di ciglio a bj) e con le labbra teatralmente schiuse in un mix di stupore e sconcerto. Che storia…particolare, pensò nel bel mezzo del racconto e, quando ebbe finito, Sehyung si chiede in quale realtà avesse vissuto fino a quel momento. Oh pikkolo ancelo, nulla sarà più come prima. «Beh, che…uhm, dire. Storia particolare! Dovrebbe avere una qualche tipo di morale?», tossicchiò tra una parola e l’altra mentre il viso del ragazzo si tinse di un rosso porpora quasi più acceso del fuoco che scoppiettava nel camino in quel momento e se fosse stato più lucido, o anche semplicemente più vivo dentro, si sarebbe lasciato andare a qualche affermazione di sorta, anche alquanto calorosa, che potesse dargli ragione o semplicemente apprezzare di più quella…lezione di vita? «Rimarrei un altro po’ a chiacchierare di api e pungiglioni ma ehi, guarda come si è fatto tardi! Devo preparare la cena e non c’è nulla in casa, quindi… », porgendogli un sorriso di sorta, Swing si alzò lentamente dal divano, mettendo un cuscino al proprio posto e, altrettanto lentamente, si ritrovò ad indietreggiare lentamente fino a quando la propria schiena non entrò in contatto con la porta dell’ingresso e, infine, uscì.


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    LUCKY STRIKE: • Sehyung Park - Dovrà sollevare un pg verso il cielo e promettergli che un giorno tutto quello sarà suo
     
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