This whiskey got me feelin pretty

ElyxNathalie

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    8.30 pm

    Senza ombra di dubbio era stata una giornata strana, di quelle totalmente inutili, prive di qualsivoglia impegno o interesse ma durante le quali si sente di poter affrontare l'intero mondo. Solo che il mondo ha altri piani. Un po' come quando decidi all'ultimo di chiamare un amico per uscire insieme e ti senti rispondere che ha già dei piani, ovviamente, da qui fino a Pasqua del prossimo anno.
    Si era anche svegliata presto, Elysian, e fra un mugugno e l'altro aveva deciso che sì, sarebbe stata una grande giornata. Si era buttata il suo zainetto in spalla ed era uscita da New Hovel in sella alla bicicletta che ancora in faccia portava i segni delle lenzuola stropicciate. Si era goduta l'aria del mattino attraversando il parco e comportandosi come fosse un'abitudinaria, come se tutti i giorni facesse le stesse cose e incontrasse le stesse persone: salutò tutti i corridori, con ancor più enfasi i ciclisti -si sa che fra sportivi ci si supporta- e si fermò da un venditore ambulante per una tazza calda di caffè intavolando un'accesa discussione sugli anziani che partivano da casa appositamente per venire a dar da mangiare agli uccelli, attirando stormi di piccioni che oltre ad infastidire avrebbero portato anche malattie. Chiacchiere da bar insomma. Il fatto che venne ricambiata da sguardi dubbiosi e truci di chi chiaramente non sapeva chi fosse era un dettaglio insignificante, lo faceva per lei, mica per loro. Ogni tanto le piaceva sentirsi parte di qualcosa che non fosse il piano di qualche folle che, immancabilmente, la voleva morta. Avesse voluto almeno morta proprio lei, Elysian May, a causa di una faida lunga una vita si sarebbe sentita quasi onorata, protagonista, invece no: era una fra tanti, trovata per caso, una fortuna per loro, la disgrazia per lei.
    Come suddetto la giornata si era letteralmente trascinata, senza regalare nulla di entusiastico alla mora che, a sole calato, decise di arrendersi. Racimolò qualche muffin dalla teca che i proprietari del Red Velvet si preoccupavano di sistemare fuori dal negozio con gli avanzi della giornata per chi non si poteva permettere un pezzo di pane e si buttò alla ricerca di un posto caldo dove poterli mangiare. Sarebbe potuta andare a casa, godersi il ripieno di cioccolato e le praline nella comodità del letto, ma sarebbe stata sola e proprio ad illuminarle la strada in quel momento c'era la scritta rossa del Lilum, era chiaro quale delle due opzioni avrebbe prevalso.

    10.30 pm

    La prima cosa a colpirla era stato il silenzio. Gli unici rumori erano dati dai tacchi e dalle scarpe dei ballerini che si alternavano sul palco in quella che con molte probabilità era la prova generale dello spettacolo di punta serale, passi ideati sicuramente dalla mente di un grande coreografo: schiappetta, schiappetta, spaccata. Allungarsi sulle gambe fino ad annusarsi i piedi, ancora sculettata, ritirarsi su facendo svolazzare ogni singola ciocca di capelli, indicare un punto a caso dove ci sarebbe stato il pubblico per poi toccarsi parti del corpo che a malapena Elysian riusciva a raggiungere con la spugna sotto la doccia. Nessuno si era accorto di lei e questo le diede non solo l'occasione di accaparrarsi una buona bottiglia di vino rosso dal bar ancora chiuso, ma anche quella di adagiarsi su uno dei divanetti più in ombra, dove rimase a gustarsi sia il suo lauto pasto che le prove di quello che sarebbe potuto benissimo essere il trailer di Magic Mike 3.
    Quando si accorse di essersi addormentata il danno era fatto: il locale era ormai gremito di spettatori, la musica alta scandiva il tempo sia per chi cavalcava il palco sia per i camerieri, che non si lasciavano scoraggiare dalle occhiate languide e dalle palpatine dei clienti muovendosi sinuosi (?) fra i tavoli e il litro di vino che si era scolata ora scorreva nel suo corpo facendola sentire come un marinaio alle prese con una burrasca in mezzo all'oceano. Tutto bene. Il piano era semplice, si sarebbe alzata, si sarebbe diretta verso l'uscita e sarebbe tornata a casa, magari portandosi dietro la bicicletta a piedi, per evitare di finire in qualche fosso, o magari no. Il fato era stato clemente con lei, le aveva permesso anche di assistere alle prove, di assicurarsi di sapere quello che sarebbe successo, le aveva sussurrato all'orecchio scappa finchè puoi, ma Elysian da brava rebel non aveva ascoltato, aveva fissato per un sacco di tempo i loro movimenti senza premurarsi delle indicazioni che si davano, ed eccola che a pochi metri dalla libertà veniva afferrata da un ragazzone biondo che la trascinò sul palco, dove altre due vittime si stavano già godendo il corpo dei ballerini contro il loro. Uno spettacolo interattivo, ecco cos'era. Tutto bene pt. 2
    Rimase là sopra per un tempo che le parve infinito, la voce della cantante sembrava volutamente bombardarle il cervello con ansimi e paroline sconce appena sussurrate, il ragazzo tentò di farla girare su sé stessa più volte, le prese le mani per appoggiarsele sui pettorali oliati e sul sedere stretto in un paio di mutandine di superman. Non è che non apprezzasse, sia chiaro, fin da bambina aveva imparato a riconoscere il valore del corpo di entrambi i sessi per poterli disegnare al meglio, più avanti aveva imparato ad apprezzarli anche nell'intimità, eppure l'idea del suo corpo alla mercé di un partner che non aveva scelto e sotto gli occhi di uomini vecchi e bavosi la faceva sentire sporca. Non il suo sangue da nata babbana, non il suo sangue da esperimento, non il periodo in cui aveva dormito per strada, non i muffin di fine giornata, ma quello sì, era sporca. E se si aspettava che il termine della canzone mettesse fine a quello scempio si sbagliava, scendere dal palco voleva dire semplicemente darsi in pasto a lupi affamati, diverse mani si allungarono verso di lei per infilarle alcune banconote nei vestiti, riprova del fatto che per gran parte del pubblico non era importante né che le donne fossero sexy né che sapessero ballare. Se non altro aveva guadagnato qualcosa.
    Incapace di affrontare l'aria gelida e il ritorno a casa si lasciò cadere su uno degli sgabelli a ridosso del bar e ordinò un bicchiere di whisky, dopodiché rimase ad osservare il locale per diverso tempo, in silenzio, tentando di elaborare un concetto che sentiva di avere sulla punta della lingua ma che non riusciva ad afferrare, e quando alla fine ci arrivò fu come un fulmine a ciel sereno, la rivelazione dell'anno. Sentiva di non potersi tenere tutta quella verità solo per sé, sentiva di dover fare qualcosa, di correre ai ripari e allo stesso tempo di uscire allo scoperto, rivelando a tutti quello che stava succedendo nel mondo. I suoi occhi misero a fuoco una ragazza poco distante da lei, era certa di non averla mai vista quasi quanto era certa di non aver ordinato nel frattempo un altro bicchierino, le si avvicinò piano, tentando di darsi un'aria sofisticata, di chi sa, si appoggiò con un certo sex appeal -o almeno così credeva- al bancone, le sfiorò appena il braccio per attirare la sua attenzione e poi lasciò che il suo sguardo si posasse nuovamente sulle ballerine "Secondo te sono qui perché lo vogliono?" Era una domanda che avrebbe potuto dire tutto e niente, una domanda che avrebbe potuto dare il via ad una discussione da bar come quella dei piccioni come avrebbe potuto farla cacciare via, ma Elysian puntava ad un significato più profondo, a quelle idee di libertà che l'avevano accompagnata per tutta la vita, e scegliendo quell'altra ragazza si sentiva come ad aver puntato il cavallo migliore. Tutto bene pt. 3

    «Una volta fatta è fatta»
     
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  2. Nathalie McNeil
         
     
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    ❝'Cause it's a long road to wisdom
    But it's a short one to being ignored❞
    Avere un buon cuore di quei tempi non era cosa da poco. Ed infatti Nathalie McNeil mica si poteva dire che avesse un buon cuore. Più che altro aveva una coscienza ammaccata, che andava in qualche modo ripristinata. La solita questione vittima che diventa carnefice, no? No.
    Beh, il fatto era che la bionda aveva un po' di panni sporchi da lavare, o almeno di questo si era convinta, ed evidentemente i panni erano talmente tanti che le ore passate al San Mungo a salvare vite umane non erano sufficienti per lei: lì comunque veniva pagata. Pertanto, necessitava di attività pro bono, come dicevano i romani e gli americani fighi con le loro assicurazioni sanitarie.
    E pro bono che cosa avrebbe potuto fare? Andare ad invischiarsi in posti dove di bono non c'era niente, cercando di aiutare le vittime a non diventare a sopravvivere nonostante i carnefici.

    Ed eccola dunque lì, seduta ad un bancone di un locale dal dubbio gusto, vestita acchittata per mescolarsi tra la folla (No, cari, Tyler il barista figo non c'entrava affatto!), dopo essere uscita da una visita veloce ad una ballerina (che modo elegante di definirla!) ed essendo in attesa di un'altra da curare.
    Non avevano tempo, poverine, di restare il necessario al San Mungo, molte di loro avevano vite di merda alle spalle e lei, sebbene nella sua vita avesse avuto momenti di vero schifo, si sentiva quasi in dovere di aiutarle come poteva.

    Ovvio, stare lì non era il massimo delle ambizioni, soprattutto con gli sguardi che più che languidi erano luridi che le venivano gettati addosso, ma in alcuni momenti di scazzo totale potevano comunque servire vagamente a ringalluzzire la stima in sé stessa. O anche no.
    Di certo c'era che Tyler, il barista figo di turno, le allungava spesso bevute gratis, quindi intanto rimediava una buona sbronza. E, prima o poi, una pomiciata come si doveva tra i fusti di ricambio nel retro del bar.
    Tutte erano crollate sotto le sue lusinghe e l'alcool, prima o poi, avrebbe fatto cedere anche lei. Non con poche soddisfazioni, almeno stando a cosa dicevano le ragazze.

    Stava ridacchiando con lui, infatti, in una versione giuliva ma che se la tira (avevano fatto una simpatica scommessa su quando sarebbe successo e lei avrebbe dovuto tener duro almeno un altro mese e mezzo, cosa del tutto impossibile), quando una ragazza si avvicinò a lei, visibilmente ubriaca.
    La McNeil rivolse uno sguardo interrogativo al barman, il quale era già sparito dietro ad un cliente. Si girò dunque in favore della nuova arrivata, mostrandosi del tutto interessata alla rivelazione del secolo che sembrava stesse per sganciare.
    - Tendenzialmente no, ma qualcuna che si diverte c'è. Tu sei qui perché lo vuoi?
    Buttata male, ma fu certa che la signorina di fronte a lei non se la sarebbe presa, in fondo.
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    Le labbra appena socchiusesi serrarono, gli occhi ridotti ormai ad una fessura nel tentativo di cogliere chissà quale dettaglio. La domanda della bionda l’aveva spiazzata, il filone di pensieri che si era susseguito nella sua mente era già lontano, come poteva obbligarla a tornare al principio del discorso ribaltando la situazione? Voleva davvero essere lì? O avrebbe preferito essere in un qualche paese del terzo mondo a medicare i bambini? O voleva forse tornarsene a casa da persone per cui non era certa di contare qualcosa? Voleva davvero vivere questa vita? Dio quanto è facile distruggere una persona ubriaca.
    Fece schioccare la lingua un paio di volte rendendo conto che con quel livello di salivazione non sarebbe riuscita a spiccicare mezza parola. Fece segno con la mano alla ragazza di aspettare, come se questa non aspettasse altro che una sua risposta, afferrò il bicchiere più vicino a lei e ne trangugiò il contenuto. No, decisamente non era il suo. Viva le epatite! Lo riappoggiò sul bancone asciugandosi poi la mano bagnata sui pantaloni “Diciamo che non era la mia prima opzione ma se sono qui è perché l’ho voluto io sentendosi la bocca ancora troppo impastata si chiese se la bionda riuscisse a distinguere le parole Sicuramente ci sono arrivate con le proprie gambe anche loro, nessuno sta insinuando che ci sia dietro un traffico di donne schiave ma si bloccò, le mani a mezz’aria interruppero il gesticolìo senza senso che stava accompagnando il discorso, niente, si era dimenticata cosa voleva dire. Le sorrise insistentemente sperando che almeno lei ne avesse colto il senso e riuscisse a concludere da sé la frase, si rese conto solo dopo alcuni secondi di silenzio imbarazzante che stava pretendendo un po’ troppo dalla sua nuova amica. In quell’esatto momento le passò accanto un ballerino che per premiarsi della riuscita del suo spettacolo aveva deciso di spendere parte delle mance in cocktail e, come un fulmine a ciel sereno, per Elysian fu di nuovo tutto chiaro “Ma! Ma non è detto che siano felici. Mi spiego: io sono venuta di mia scelta, se mi rendessi conto di essere più triste qua che altrove potrei andarmene, con il solo obbligo di pagare le bevute abbassò di un paio di toni la voce e si sporse in avanti e a volte neanche quello un sorriso complice si dipinse sul suo volto, questione di un attimo prima di tornare seria le persone che continuano a fare questo lavoro potrebbero non sapere come mollarlo una volta per tutte, potrebbero non essere capaci a muoversi nel vero mondo del lavoro perché nessuno glielo ha insegnato, alla fine in locali come questo è facile fare soldi con poco.” si zittì una volta per tutte. Non era certa di essere stata esaustiva, tutt’altro, neanche lei stessa si rendeva conto cosa volesse farne di tutto quel discorso, infondo si era sempre trovata bene al Lilum, perché mai avrebbe dovuto sabotarlo? Ma l’alcol… l’alcol le stava suggerendo qualcosa di importante, doveva solo capire cosa.
    Chiamò il cameriere per chiedergli dove diamine fosse finito il suo vino e se potesse prestarle un pennarello, si sarebbe scritta sulle tette #freestrippers e sarebbe salita sul palco mettendo fine a quello scempio. Si scostò il girocollo della maglia per controllare di non aver indossato il reggiseno, sgranò gli occhi rendendosi conto di non essere ancora riuscita a cancellare l’ultima scritta fatta con qualcosa di indelebile: l’ashtag freetits risaltava ancora sul suo petto. Piano annullato, ripeto, piano annullato.
    Ora che il piano A era andato a farsi benedire avrebbe dovuto ripiegare sul piano B, peccato lo avesse elaborato solo in parte ed era certa che sarebbe finito con lei che veniva sbattuta fuori dal locale con cattiveria e la sua faccia sarebbe comparsa sulle porte accompagnata dalla scritta io non posso entrare. “Improvvisiamo uno spettacolo di protesta. Io e te. Sul palco.” l’aveva buttata lì ma in cuor suo ci credeva davvero, doveva solo sperare nella bassa sobrietà -per non dire nulla- o nella disperazione dell’altra ragazza.

    «Una volta fatta è fatta»
     
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  4. Nathalie McNeil
         
     
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    NathalieMcNeil
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    Il panegirico della sua nuova amica del cuore era anche piuttosto divertente e la McNeil non era di certo una che si tirava indietro di fronte a ragionamenti arzigogolati e senza alcun senso. Sarebbe stata felice di continuare la pantomima, ma gli occhi bruni di Tyler che la guardavano da lontano erano una sirena che la ammaliava più di quanto sarebbe stato necessario.
    Gli voltò dunque volutamente le spalle, un po' per sfregio, un po' perchè quel vestito le faceva un culetto niente male, prendendo per le mani la rivoluzionaria e avvicinandosela per parlarle in un orecchio.
    - Per fare una protesta dovremmo diventare sorelle della rivoluzione. Vuoi diventare mia sorella?
    Rise convinta, alzarsi in piedi le aveva fatto realizzare quanto Tyler fosse stato generoso con i suoi coktails di sottobanco: ora erano due sconsiderate, ubriache della buona, nel bel mezzo di un night.
    - Io sono Nathalie, sis.
    Non attese una risposta dalla mora, se fosse venuta sarebbe stata del tutto superflua: era ovvio che fossero legate da qualcosa di insindacabile, come la sonora sbronza che si portavano. La trascinò nel bel mezzo della mischia, iniziando a ballare con lei, ridendo, fingendo sguardi lascivi che poi direzionava dappertutto tranne che al bar.
    La scena, sicuramente, avrebbe divertito Tyler, soprattutto quando due o tre delle ragazze si aggiunsero a loro, attirando gli avventori del locale come mosche.
    - Loro sono nostre! Sciò, brutti pervertiti, sciò!!!
    Li scacciava con le mani, non del tutto certa di dove e quanti effettivamente fossero: nella realtà era molto probabile che ne vedesse almeno il doppio.
    Una delle girls iniziò a urlare - Girl power! e la McNeil le andò dietro, ripetendolo come un mantra, o un coro da stadio, saltando e abbracciando le altre.
    Rivoluzione si, ma per cosa, alla fine?
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    uuuh” si lasciò sfuggire quella sola vocale in un misto di approvazione e devozione. Non avrebbe dovuto mostrarsi tanto debole ma lei una sorella non l’aveva mai avuta, men che meno una sorella di rivoluzione, non poteva certo perdere tempo a fare quella sostenuta che mh, non so dovrei controllare la mia agenda, quando le poteva ricapitare un’occasione del genere? Annuì quindi vigorosamente senza preoccuparsi delle ciocche di capelli che le ciondolavano davanti agli occhi stringendo di rimando la mano della sorella acquisita, indecisa se fosse una stretta di presentazione o una di quelle da amiche che trotterellano da qualche parte insieme perché sono bff. Jesus ma cosa aveva bevuto? Che ore orano? La mamma lo sapeva dov’era? Tu non hai una madre. Ottimo inconscio signorina May.
    Io sono Nathalie, sis” si fece trascinare lontano dal bancone senza porre resistenza “Elysian cercò di farsi sentire sovrastando il rumore della musica piacere!” ridacchiò fra sé: i nomi non erano necessari, non quando si puntava a cose più grandi. Dannazione, avevano optato per la rivoluzione senza sapere niente l’una dell’altra, avevano deciso di essere sorelle, il che voleva dire che in quel frangente si sarebbero coperte le spalle, che cosa avrebbe potuto definire in più un nome? Anzi, probabilmente avrebbero dovuto scegliersi un nome in codice, uno di quelli geniali ma anche divertenti, quelli che agli occhi delle persone fanno sembrare brillanti ma che, soprattutto, non avrebbero ricondotto a nessuno nel caso la mattina dopo qualcuno avesse provato a denunciarle. Mosse le labbra provando a sillabare un fantastico nome da ribelle in incognito, peccato che il suo cervello fosse momentaneamente assente e l’unica cosa che riuscì a coniare fu un mix fra batman, la donna cannone e sheldon cooper, assolutamente impronunciabile.
    Mentre seguiva Nathalie attraverso il locale si chiese dove la stesse portando, cosa avesse in mente, se i suoi discorsi avessero scatenato in lei chissà quali pensieri di ribellione repressi da tempo e se l'avesse sorpresa con qualcosa di straordinario. Perché di quello aveva bisogno: qualcosa che andasse fuori dall'ordinario quando l'ordinario già trattava cose poco banali come lotta per il potere, morte e distruzione. Doveva uscire dall'ordinario in modo semplice, sgarrare come sgarrano i tredicenni. Se solo lei non avesse passato i suoi tredici anni rinchiusa e non avesse la ben che minima idea di cosa fosse un bacardi breezer o che il #31# non fosse il numero di una cella ma la possibilità di fare una supercazzola con scappellamento, dio quanto le sarebbe piaciuto saperlo.
    Quando sbatté il muso contro la spalla nuda di una sconosciuta si rese conto che il loro viaggio si era concluso e che invece della libertà avevano guadagnato solo un biglietto in prima classe per la perdizione.
    Rimase ferma, indecisa sul da farsi, almeno finché la bionda non cominciò a ballare in modo alquanto provocante attorno a lei, non era certa di essere quel tipo di ragazza, non che non le piacesse ma non era certa di esserne capace, non quando per la testa aveva una rivoluzione! Decise di darla un poco vinta all’amica, di muoversi a tempo di musica, un passo per volta, niente di speciale, niente di troppo spinto; apprezzò persino l'arrivo di altre ballerine, se non altro le davano la possibilità di ragionare sul piano senza dover pensare anche a come muovere i piedi e stare anche in piedi.
    Eppure non capiva, fino a poco prima sembravano perfettamente in sintonia, la bionda e la mora pronte a conquistare il mondo e ora cosa stavano facendo? Combattendo lo sfruttamento sessuale mettendosi in mostra come oggetti sessuali? Esattamente lo stesso tranello in cui erano caduti il femminismo e compagnia bella. Ah! Ma lei non si faceva mica abbindolare così, aveva solo bisogno di
    Gola secca?
    vino, aveva solo bisogno di vino. Rivolse un cenno di ringraziamento alla tizia che le aveva offerto da bere e si appoggiò al bracciolo di un divanetto per sorseggiarlo e concedersi una tregua. Per non rischiare che le scendesse la botta cadendo in una sbornia triste avrebbe dovuto berne almeno altri due, o forse avrebbe potuto evitare tutto e tutti e andare diretta a casa, fin. In quell’esatto momento un urlo non del tutto femminile la fece trasalire e qualcuno l’afferrò per un bracciò trascinandola nuovamente in mezzo alla mischia “Girl power!” seguendo l’onda del salto per non rimanere schiacciata alzò gli occhi al cielo: nessuno aveva colto il suo ideale, per lo meno esisteva un sorta di cameratismo fra donne, sempre meglio che l’odio reciproco alla mean girls. Fu in quel momento che le cadde lo sguardo sul palco dove, al contrario di quello che stava accadendo lì sotto, si stavano esibendo due ragazze indossando solamente dei body difficili persino da considerare tali. Forse non era tutto perduto, forse poteva fare ancora qualcosa, per permettere loro almeno una serata lontano da tutto quel disagio e se avesse coinvolto abbastanza persone magari non li avrebbero neanche arrestati. Sorrise e si concentrò: strinse più forte le mani delle persone con cui già era in contatto, si costrinse a non chiudere gli occhi per visualizzare meglio chi la circondavano al momento, chi non conosceva. Da quelle parti tutti bevevano, una buona percentuale faceva uso di droghe leggere, una percentuale più bassa di droghe pesanti, qualunque cosa fosse successa sarebbe stato difficile per chiunque decretare cosa ma soprattutto chi fosse stato l'artefice di quello "spostamento" e in ogni caso per poter accusare quel qualcuno avrebbero dovuto raccontare di essere stati al Lilum e più precisamente di essersi esibiti sul palco.
    Fu questione di millesimi di secondi, impercettibili per chiunque. Quando le molecole e il tempo si ristabilirono Elysian allentò la presa e rivolse uno sguardo di vittoria a Nathalie mimando con le labbra girl power. Ora sì che poteva ballare.

    «Una volta fatta è fatta»


    chiedo immensamente scusa per averci messo un'eternità ma mi ero persa con le role del post quest e soprattutto con gli esami!
     
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4 replies since 2/10/2017, 15:48   337 views
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