Peek a boo

x nicole

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    Elysian May
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    […] utilizzando la resina del Platano Picchiatore.
    Erano ormai settimane che il volume rimaneva aperto a pagina sessantotto.
    Stava bighellonando dalle parti del Ghirigoro quando era stata attirata dai disegni intagliati sulla copertina di pelle: l'ampolla circondata da foglie di svariate piante erano decisamente un'accoppiata vincete, peccato venisse venduto alla modica cifra di non me lo posso permettere. Peccato che Elysian fosse particolarmente brava a prendere le cose in prestito. Aveva deciso di mettersi subito al lavoro, di leggerlo velocemente, attingere il più possibile a quelle informazioni e riportarlo al suo proprietario, poi però si era imbattuta in quel capitolo, in quel paragrafo, in quella precisa frase. Una blanda teoria sulle droghe l'aveva appresa nei laboratori, spesso aveva rinunciato a fumarsi quello che riusciva a portarle Run dall'esterno per poterlo studiare; la vera pratica l'aveva imparata uscendo da quell'inferno e incontrando quel tipo di persone che sui social ci tengono a scrivere lavora presso Bronx o ha studiato presso la strada della vita: ci aveva messo poco a capire i procedimenti per lavorarla, un altro discorso era inventare un nuovo tipo di sostanza stupefacente. Ogni tanto quando la sua coscienza le chiedeva perché non si trovasse un vero lavoro si raccontava la storiella che sarebbe diventata ricca creando una nuova droga che non danneggiasse il corpo e la mente a lungo andare, e allora i tipelli sui social avrebbero scritto lavora presso quella gran figa della signorina May. Soldi, fama e nobel per la scienza (esisteva?). S t u p e f a c e n t e.
    Ci aveva quindi girato attorno per giorni interi, letteralmente, girovagava per la stanza asettica di New Hovel gettando ogni tanto lo sguardo su quella frase e arrivando ogni volta alla stessa soluzione: avrebbe dovuto andarci. Lei, che ad Hogwarts non ci sarebbe potuta entrare neanche se sua madre avesse deciso di crescerla normalmente, ora decideva di rischiare le penne per una sciocca teoria. Si lasciò andare in un arrendevole sospiro e cadde a peso morto sul materasso, facendo sobbalzare sia il libro che l'agenda sulla quale aveva preso appunti il più ordinatamente possibile e vi rimase un'intera ora, fissando insistentemente il soffitto cercando di disegnarvi mentalmente i dintorni del castello. Se aveva considerato cool l'essere riuscita a tenersi a distanza dalla scuola di magia e dal quartiere improvvisato per loro per diverso tempo ora avrebbe voluto darsi della stupida, avrebbe potuto basarsi solo sulle foto, sui disegni e sugli articoli che aveva trovato a riguardo, non era riuscita a risalire a nessuna cartina precisa, sapeva solo che la via più semplice per morire arrivare al mistico albero era passare per il passaggio segreto che avrebbe trovato alla Stamberga Strillante. Dove, quanto avrebbe dovuto camminare e cosa avrebbe trovato esattamente dall'altra parte non lo sapeva, si guardò i palmi delle mani come se tutti i suoi poteri derivassero da lì e pensò, se non altro, di non essere totalmente disarmata. E se Hogwarts fosse in qualche modo schermata e non potesse usare la cronocinesi? Si alzò dal letto velocemente come se il gesto potesse scacciare la scomoda domanda "Ok, facciamolo."
    Entrare in quella catapecchia durante le ore pomeridiane, quando il sole poteva ancora illuminare tutto il disagio della ragazza, voleva dire affiggere cartelli e segnaletiche luminose con su scritto I'M A BAD BAD GIRL GAGA, ma si abbassavano anche le probabilità di trovarci già qualcuno, e così fu. Le assi di legno che inspiegabilmente tenevano ancora su la struttura cominciarono a scricchiolare nell'esatto momento in cui appoggiò la mano alla porta d'ingresso per spingerla in avanti ed entrare, la polvere illuminata dai raggi del sole che filtravano dal legno pareva quasi immobile, a terra un paio di bottiglie di vino e mozziconi di sigarette lasciate da chi era venuto prima di lei, l'aria rarefatta era di un caldo quasi fastidioso, come se le prime giornate di Settembre non fossero ancora riuscite e reprimere un estate più calda del normale. Ci fosse capitata per caso non avrebbe saputo dove sbattere la testa, ma la Stamberga non era troppo grande e Elysian sapeva esattamente cosa cercare: la botola* si trovava lì, poco distante dalla scala che portava al piano superiore, sollevò il quadrato di legno senza troppa fatica e si premurò di tenerlo aperto, ben saldato a terra, trascinandoci sopra quello che doveva essere stata una poltrona. Se c'era una cosa che voleva evitare era rimanere chiusa là sotto senza avere la possibilità di chiedere aiuto dall'altra parte. Quando -dopo essersi allacciata per ben due volte le scarpe- le fu chiaro che non avrebbe trovato altro modo per perdere tempo si calò nella botola e fu subito buio.
    Rimase ferma immobile per una ventina di secondi, il braccio ancora alzato sopra la testa nel caso avesse dovuto tornare indietro velocemente, finché gli occhi non si abituarono alla poca luce e i contorni delle pareti e degli ostacoli lungo il sentiero si fecero più chiari. Chiunque avesse scavato quel passaggio lo aveva fatto con cognizione di causa, lasciando spazio sia in altezza che in larghezza nonché creando alcuni scalini che aiutavano a raggiungere la botola e Elysian si chiese se sarebbe stato tanto facile anche dall'altra parte. La luce che entrava alla base dell'enorme albero non tardò a farsi vedere e la ragazza si accucciò al limite del passaggio nella speranza di poter osservare tutte le dinamiche esterne e uscire allo scoperto solo quando sarebbe stata sicura non ci fosse nessuno, ovviamente fu obbligata a mandare tutti i suoi calcoli e le sue previsioni a cagare farsi benedire: non solo il passaggio andava a creare un certo dislivello fra la terra del parco e la terra sulla quale era poggiata la ragazza, anche le radici si erano impegnate ad impedirne la visuale. Con il cuore a mille, il fiato corto e la vescica piena si sforzò ad ascoltare ma nessun rumore sembrava unirsi a quello del vento che muoveva le foglie e i rami del Platano, quelle stesse foglie che servivano a lei. Gliene bastavano un paio, di quelle piccole, giusto per studiarle, se si fosse resa conto che effettivamente avrebbe potuto farne qualcosa sarebbe tornata ma per ora gliene bastavano davvero poche. Deglutì e si decise a fare quei due passi che la separavano dalla famosa, maestosa e per lei mortale Scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, ma in realtà più che dignitosi passi si rivelarono un rotolarsi nella terra e sgusciare via, il più lontano possibile dalla traiettoria dei rami.
    Ora, se fosse stata una strega studiata avrebbe saputo del bottone fra le radici dell'albero e avrebbe reso il tutto molto più semplice e veloce, ma lei era un esperimento (di quelli venuti neanche troppo bene) e la sua ignoranza dilagava. Raccolse immediatamente qualche foglia da terra mettendole al sicuro in una busta di plastica trasparente (e si sarebbe sentita molto Horatio Cane se non fosse che si stava cagando addosso), ma sapeva che ne avrebbe ricavato poco e niente, a lei servivano quelle ancora piene di linfa, ancora ben salde ai rami. Era il momento della verità: i poteri avrebbero funzionato? Atteggiandosi il più possibile da studentessa in giro per il parco puntò gli occhi contro quell'enorme cosa e si concentrò, si concentrò forse più del dovuto, perché quando il crack di un ramoscello spezzato raggiunse il suo apparato uditivo era ormai troppo tardi.

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    * non ricordo assolutamente se nei libri viene descritto il passaggio all'interno della stamberga, perciò mi sono attenuta ai film, chiedo venia
     
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    Nicole KeiraThompson
    « È necessario morire per rinascere senza paura »
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    Il Platano Picchiatore è un albero secolare; venne piantato nei giardini di Hogwarts nel 1971, in modo che il passaggio segreto ai suoi piedi (ancora oggi l’unico collegamento tra la scuola e la Stamberga Strillante) fosse accessibile solo a Remus Lupin.
    Questi infatti, essendo un Licantropo ed, a quel tempo, uno studente del primo anno, aveva necessità di trovare un luogo isolato dove trasformarsi e non costituire un pericolo per i suoi compagni; dunque gli fu messa a disposizione la Stamberga Strillante.
    La furia del Platano Picchiatore, che aggredisce chiunque gli si avvicini movendo i grossi rami bitorzoluti nell’aria, viene placata solo premendo una sorta di bottone posto nelle radici ancora visibili dal terreno. Solo così sarà possibile accedere al passaggio segreto e immobilizzare l’albero [...]


    Bla bla bla. Nicole sbadigliò seduta in modo scomposto su una poltrona rossa della biblioteca della scuola di Hogwarts con un tomo enorme in mano sulla storia della magia. Aveva già visto l'albero Picchiatore tante volte da lontano e non si era mai azzardata ad avvicinarsi perché era proibito per gli studenti della scuola e perché una volta un ragazzo ci rimase quasi secco se un professore sentendo le urla non fosse andato a soccorrerlo, Nicole non ci teneva a fare quella fine dolorosa e anche se amava il pericolo e trasgredire le regole quello era troppo anche per lei, se lo avesse mai fatto sarebbe stato quando avrebbe studiato davvero bene un modo per entrare e doveva anche capire di preciso dove si trovasse il pulsante per fermare l'albero e poter entrare senza problemi, Nicole di solito agiva sempre d'istinto e non pensava mia alle conseguenze delle sue azioni o a il pericolo che correva, ma quell'albero senza averlo studiato almeno un minimo ti faceva fuori in due secondi senza che te ne rendevo conto. Doveva studiare quella cosa per il compito del giorno dopo e non ci aveva capito un granché perché alla fine non le importava davvero, solo un pazzo avrebbe provato ad entrare o addirittura ad uscire da lì.
    Chiuse il grande tomo che fece rumore in tutta la biblioteca, ma fortunatamente c'era solo lei dato che era quasi sera e erano quasi tutti a prepararsi per mangiare.
    Doveva andare anche lei, ma prima come ogni sera doveva almeno fare un giro veloce del cortile della scuola per prendere una boccata d'aria, non le andava di stare in mezzo a tutte quelle persone che sgignazzavano e facevano rumore, lei era più per il silenzio e la solitudine.
    Uscì nell'aria fredda di quella serata e vide il cielo diventare più scuro segno che si stava avvicinando l'amata notte. Con il suo librone in mano che pesava ed era più grande sicuramente di lei si incamminò velocemente per non farsi vedere dall'interno verso il punto più isolato del parco e meno visibile cioè vicino all'albero picchiatore.
    Era fermo, immobile, grande e possente che sembrava dormire, ma che in realtà era in allerta.
    Stava per girarsi e finire il giro quando sentì un rumore e si nascose dietro un albero per vedere senza essere vista, una ragazza uscì dal passaggio segreto dell'albero veloce prendendo delle foglie dell'albero mettendole in un sacchetto di plastica e correndo via dai rami dell'albero che si stavano contorcendo per prenderla. L'albero emise un urlo da quella che sembrava una bocca, poi non sentendo più il pericolo ritornó come qualche istante prima, cioè immobile.
    La ragazza era sparita sotto di lei e non sentiva più niente, chi cavolo era così stupido da fare una cosa del genere? Rimase un attimo immobile dopo quello che aveva visto e dopo poco fece per uscire per cercare quella ragazza che era stata tanto folle.
    Non ce ne fu bisogno perché salì verso il cortile della scuola proprio vicina a lei esaminando le foglie dentro il sacchetto ignara di un'altra presenza.
    Nicole fece un passo verso di lei togliendosi da dietro l'albero con il tomo in mano e nel farlo fece scricchiolare involontariamente un ramo sotto di lei, ok non era proprio una persona silenziosa, avrebbe voluto fare un'effetto sorpresa alle sue spalle, ma neanche quello riusciva a fare con la sua poca grazia,adesso partiva la Nicole di sempre quella che non vorreste mai conoscere davvero.
    Camminó con un sorrisetto divertito in faccia andandole davanti e vedere una ragazza più o meno della sua età, ma che non aveva mai visto a scuola, ovvimante non poteva esserlo dato che anche se Nicole non si guardava molto in giro non ci voleva molto nel vedere che quella ragazza aveva infranto una regola importante e che non era arrivata dalla scuola per cui era un'impostora e lei l'aveva colta con le mani nel sacco.
    Ora che ho visto quello che hai fatto, che ti ho colta con le mani nel sacco, hai intenzione di scappare e tornare nell'albero? disse indicandolo sempre immobile, camminando e parlando in modo lento attorno a lei per poi fermarsi davanti guardando le foglie ancora nelle sue mani.
    Che cosa avevi intenzione di fare? Volevi entrare nella scuola? chiese continuando a farle un'interrogatorio con sguardo serio e crudele.
    Quella ragazza non le sarebbe scappata e non l'avrebbe lasciata andare senza almeno delle spiegazioni.

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    Edited by #Hope - 11/9/2017, 20:04
     
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    Avesse avuto il tempo per sudare freddo lo avrebbe fatto, la realtà è che accadde tutto troppo velocemente.
    Negli anni il suo modo di reagire alla paura era cambiato: il terrore di quando aveva realizzato cosa le stessero facendo aveva preso il posto di quello che provava quando ancora tutto le sembrava solo ingenuamente assurdo, poi, semplicemente, si era abituata. Se inizialmente i Dottori erano in grado di sorprenderla con nuove tecniche e nuovi colpi di scena quando si resero conto di aver imboccato la strada giusta tutto diventò routine, Elysian imparò a riconoscere ogni angolo di quei Laboratori e ogni angolo delle loro menti; sapeva che anche sgarrando le punizioni e le torture sarebbero rimaste quelle. Avrebbe avuto l'impressione di morire, quello sì, ogni volta, ma sapeva non sarebbe successo.
    Non aveva avuto paura nel momento in cui si era trovata sola against the world (come le tredicenni) e non l'aveva avuta quando l'avevano rapita e buttata in mezzo ad un labirinto come una cavia da laboratorio. Di nuovo, ironico. Aveva un po' sofferto quella storia là, quella del "vi facciamo saltare in aria assieme al capanno così di voi non rimarrà alcuna traccia", tuttavia era stata più ansia mista a dispiacere che vero terrore, quello che fa gridare e piangere e lascia senza via di fuga fisica e mentale.
    Ora, che non aveva la minima idea di quello che avrebbero potuto farle, che non sapeva se sarebbe finita dal preside (?) o al Ministero, che non sapeva se avrebbero potuto ucciderla per davvero, un po' di paura l'aveva. Rimase voltata di spalle il più possibile, lo sguardo fisso sulle foglie che tremavano al minimo movimento dell'albero, le mani che si chiudevano a pugno lentamente mentre nella sua testa contava fino a dieci, nell'assurda speranza che tutto quello che la circondava sarebbe scomparso. Altri passi. Verso di lei. Non avrebbe voluto aspettare di scoprire di che morte doveva morire, avrebbe voluto voltarsi e attaccare per prima, eppure quella piccola parte di sé che l'aveva tenuta in vita per 22 anni le consigliò di rimanere lì dov'era, pronta a difendersi certo, ma niente più. Avrebbe potuto benissimo essere un leprotto o qualcuno che veniva ad avvisarla di stare attenta, ma non era certa ci fossero lepri ad Hogwarts come non era certa che gli studenti si aiutassero davvero a vicenda, non si sarebbe stupita in effetti se fossero venuti a tifare per il Platano Picchiatore. Elysian chiuse d'istinto gli occhi e quando li riaprì una faccetta contornata da sottili capelli biondi occupava gran parte del suo campo visivo. Si lasciò andare in un sorriso e la maggior parte della tensione che aveva in corpo si alleviò: a trovarla non era stato un adulto, il che escludeva gravi problemi nell'immediato futuro, in più nonostante sembrasse tutta impettita e scocciata della sua presenza non sembrava spaventata e chi non è spaventato, si sa, è più aperto al dialogo. Forse. "Ora che ho visto quello che hai fatto, che ti ho colta con le mani nel sacco, hai intenzione di scappare e tornare nell'albero?" le girava attorno come un cacciatore che ha messo alle strette la sua preda eppure la cronocineta era sicura che neanche lei sapeva esattamente in che cosa era incappata e la successiva domanda gliene diede la conferma. Tentò di rimanere calma e rilassata mentre la sua mente sfornava un elenco infinito di risposte che avrebbe potuto darle e per quanto quelle ironiche fossero le sue preferite ancora una volta decise di provare a salvarsi la pelle con una decente mezza verità: "Ciao anche a te breve pausa e ricerca del contatto visivo, poi le porse la mano, come se fosse la cosa più naturale da fare in una situazione del genere lavoro come tirocinante in un'erboristeria alla periferia di Diagon Alley e mi hanno chiesto di dimostrare le mie capacità creando una nuova fragranza che possa essere usata sia come rimedio casalingo, come ad esempio il mentolo, sia per profumare le creme. Sono già passate diverse settimane e non avevo il coraggio di tornare con la coda fra le gambe dicendo loro di non aver avuto idee originali così… quando ho letto di alcune proprietà della resina del Platano ho deciso di rischiare." le parole si erano susseguite veloci per non lasciarle la possibilità di interromperla, poteva aggiungere solo un'ultima cosa "Se mi conoscessi sapresti che l'ultimo… beh, forse il penultimo posto dove vorrei entrare è quel castello quindi sì, mi piacerebbe finire velocemente quello per cui sono venuta e tornarmene da dove sono venuta." sorridendo alla sconosciuta per l'ennesima volta si chiese da quanto tempo non era stata così gentile con qualcuno.

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    Edited by may[nagioia] - 15/9/2017, 19:20
     
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    La ragazza colta con le mani nel sacco la guardò per qualche istante per poi porgerle la mano salutandola come se loro potessero essere amiche, sicuramente a parere di Nicole era solo per prendere tempo e vedere che cosa dirle perché non sapeva come cavarsi da quella situazione molto delicata dato che se Nicole avesse voluto avrebbe potuto portarla dalla preside e farle passare le peggio ore della sua vita, ma era tutto da vedere come si sarebbe la ragazza giocata le sue carte.
    Nicole le strinse la mano velocemente perché a lei il contatto con un'altra persona le dava fastidio e la ragazza iniziò a dire una marea di cose sul fatto che era una tirocinante in un'erboristeria di Diagon Alley e che doveva creare una nuova fragranza che non aveva ancora inventato e per non tornare dal suo capo senza niente si era imbattuta nella resina di quell'albero e andare nei casini.
    Finì il suo lungo blaterare dicendo che voleva finire in fretta per tornarmene da dove era venuta perché non le sarebbe piaciuto entrare nel castello.
    La guardò in silenzio per poi guardare le foglie nel sacchetto di plastica ancora strette tra le sue mani, voleva la resina, ma perché aveva preso delle foglie? La resina arrivava fino alle foglie? Sentiva che la ragazza non le aveva detto la verità o almeno non tutta e non si aspettava certo che gliela dicesse alla fine erano perfette estranee e non si fidavano l'una dell'altra e anche Nicole non avrebbe mai detto la verità se si sarebbe trovata nei suoi panni per salvarsi la pelle e non andare nei guai, grossi guai.
    Guardò lei e poi guardò l'albero e alzò le spalle seria per poi infine parlare.
    Non mi interessa il perché lo hai fatto, perché hai quelle foglie in mano e perché hai rischiato tanto solo per un lavoro stupido, ma ora dovrai davvero essere convincente con me, dirmi il perché dovrei lasciarti andare e non dirlo a tutti e che cosa ci guadagnerei io disse per poi incrociare le braccia al petto davanti a lei con sguardo fisso su di lei per vedere un minimo tentennamento nella sua voce o nel suo sguardo e per capire se le stava mentendo. Nicole era molto brava a capire le persone solo guardandole, lo aveva imparato negli anni da sola a scuola e in giro per Londra, guarda in silenzio e in lontananza chi ritiene per lei interessante per i suoi scopri cattivi e non aveva mai sbagliato quello che pensava.
    Ogni cosa che faceva per una persona ormai era diventata più che altro per se stessa, un favore che faceva doveva essere ricambiato da un'altro favore o guadagno, non faceva e non avrebbe mai fatto un favore per qualcuno a gratis senza avere nulla in cambio non era da lei e poi non era buona con nessuno e tutti per lei erano uguali senza nessuna preferenza.
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    L'aveva convinta? No. O per lo meno non sembrava le sue motivazioni le interessassero più di tanto "Non mi interessa ecco appunto il perché lo hai fatto, perché hai quelle foglie in mano e perché hai rischiato tanto solo per un lavoro stupido, ma ora dovrai davvero essere convincente con me, dirmi il perché dovrei lasciarti andare e non dirlo a tutti e che cosa ci guadagnerei io " a lavoro stupido si sentì quasi offesa, cosa ne poteva sapere una ragazzina come lei che sembrava aver avuto fin troppo dalla vita cosa volesse dire un lavoro come quello che stava portando avanti lei. Avrebbe voluto spiegarglielo, raccontarle la verità ed invitarla al thè delle cinque per una bella fumata in compagnia, ma metti che oltre che rompicazzo facesse parte anche della narcotici, non poteva rischiare.
    Rimase in silenzio qualche secondo rigirandosi fra le mani il poco che era riuscita a cogliere da terra, sospirò chiedendosi cosa mai avesse fatto nella vita precedente per avere così tanta sfiga in ogni cosa che faceva, infine alzò lo sguardo e parlò alla bionda seriamente, mettendo da parte tutte le finte moine "Prima di tutto il fatto che consideri stupido il lavoro degli altri senza saperne nulla denota la tua bassezza, secondo vorrei rigirare la domanda e chiederti: cosa ci guadagneresti dicendolo a tutti? Credi davvero che in un momento come questo dove il mondo magico sta cadendo a pezzi qualcuno abbia voglia di interessarsi a me? inspirò profondamente cercando di calmarsi Senti, io qua non ci dovrei essere, lo sai tu e lo so io. Ora dimmi: cosa vuoi? Preferisci davvero tirare in ballo caposcuola o professori o vuoi concluderla in un altro modo? Sinceramente non ho molto da perdere." a parte la vita, ma quello lo tenne per sé.
    Magari avrebbe avuto fortuna e l'unico professore disponibile per una strigliata sarebbe stato Henderson, era certa di poterlo convincere dell'importanza della sua ricerca. O più semplicemente nessuno si sarebbe interessato ad una stupida ragazzina drogata quando maghi e non venivano continuamente rapiti apparentemente senza il consenso del regime. Continuava a ripetersi che era stupido aver paura del Preside, aveva visto la morte in faccia più di una volta, eppure era Hogwarts: la tanto acclamata e sussurrata scuola di magia. Aveva dovuto combattere con folli dagli ideali ancora più folli ma con una carica tanto importante quanto semplice come quella no, non sapeva cosa aspettarsi.
    "Tempo che decidi il da farsi io mi metto comoda che la vecchiaia è una brutta bestia" lentamente, con le mani ben in vista per tranquillizzarla, si sarebbe seduta a terra, abbastanza lontano dalla traiettoria dei rami del Platano ma abbastanza comoda da rotolare verso il passaggio nel caso la situazione si fosse fatta troppo pericolosa.
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    Nicole Keira Thompson
    La ragazza davanti a lei dopo le sue parole sembrò prenderla molto a male per la frase che aveva detto che il suo lavoro era stupido.
    Alla fine non sapeva davvero che lavoro facesse e i sacrifici che doveva fare per stare lì e tutto quanto, ma se il suo lavoro consisteva nel farsi ammazzare da un albero per una stupida resina allora si il suo era un lavoro stupido o forse lo era lei nel farlo dato che poteva lasciarci le penne.
    Alla fine a Nicole davvero non importava di lei come di quello che stava facendo, era solo molto strano e stupido che qualcuno entrasse lì cercando di ammazzarsi per un lavoro.
    Poteva benissimo lasciarla andare e far finta di niente dimenticandosi di lei e di quello che aveva visto, ma Nicole non era una persona che lasciava stare e sopratutto le piaceva dare fastidio.
    Te la prendi davvero per poco ragazza, penso solo che sia stupido il fatto di rischiare di morire per un lavoro ed è una cosa che hai appena fatto, però che lavoro strano il tuo è? Che ti fanno fare queste cose così pericolose disse guardandola come per farle capire che non credeva a una parola della sua farsa del lavoretto, ma ugualmente non voleva sapere o forse sì #wat.
    La ragazza era sveglia e in effetti ora che le aveva fatto quelle domande ci stava pensando, che cosa ci avrebbe guadagnato? Nessuno si sarebbe interessato a lei con tutti i problemi che avevano, ma Nicole era più furba e non si faceva mai prendere di sorpresa o alla sprovvista.
    Intanto la ragazza si era seduta per terra aspettando una sua risposta perché diceva che era vecchia.
    La cosa che la sorprese erano le sue ultime parole: Non ho nulla da perdere, lo aveva detto con tanta sincerità e con un fondo di verità che aveva fatto pensare a Nicole, anche lei diceva sempre così nelle situazioni difficili, non aveva nulla da perdere come lei ed era quello che la spaventava di più quello che avrebbe potuto fare.
    Tutti hanno qualcosa o qualcuno da perdere, non era vero non tutti, Nicole aveva solo il padre e se diceva che non aveva davvero nulla da perdere era una stronzata, ma per il resto potevano tutti bruciare allegramente davanti a lei.
    Ok non lo dirò a nessuno a patto che tu mi dica la verità e che magari ci andiamo a prendere qualcosa da bere disse mettendosi le mani nelle tasche, lo so che non posso uscire e che se mi scoprono mi sospendono e bla bla bla, ma l’ho già fatto e nessuno lo è mai venuto a sapere e confido nel tuo silenzio disse stringendo gli occhi a una fessura per farle capire che non le conveniva mettersela contro.
    Fece un sospiro e la sorpassó accovacciandosi in un piccolo buco in mezzo ai cespugli che dava subito fuori dalla scuola.
    Allora? Hai intenzione di seguirmi? disse per poi sparire in quel buco nero.

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    È necessario morire
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    Doveva ammettere che Hogwarts era particolarmente bella, anche vista da quella prospettiva non del tutto… favorevole ecco. Incuteva tanto timore quanto rispetto, sembrava trasudare conoscenza, regole e leggi, austerità, esattamente il contrario di ciò che si poteva cogliere aprendo la porta di casa sua. Per non parlare del sua personale camera da letto. Fosse stata una studentessa probabilmente l’avrebbero cacciata il secondo giorno. Sorrise sorniona fantasticando su quante cose fantastiche avrebbe però potuto assistere, forse avrebbe dovuto farsi più furba e presentarsi alla prossima lezione di controllo dei poteri, chissà che non ne avrebbe ricavato qualcosa di buono oltre alla tremenda sensazione di dover rimanere rinchiusa in un’aula scolastica per quanto? Un’ora? Due? Si trattenne dall’essere scossa dai brividi.
    Te la prendi davvero per poco ragazza, penso solo che sia stupido il fatto di rischiare di morire per un lavoro ed è una cosa che hai appena fatto, però che lavoro strano il tuo è? Che ti fanno fare queste cose così pericolose” la cronocineta tornò coi piedi per terra riportando lo sguardo sulla ragazzina, non potè fare a meno di sorriderle, una punta di tristezza a bloccarlo lì, a metà “In effetti hai ragione, è un po’ stupido ma in un mondo come questo allargo le braccia ad indicare tutto quello che le circondava o hai una passione, un obiettivo anche stupido da perseguire, o sei fregato.” fece ricadere le mani sulle gambe emettendo uno schiocco sordo, per quanto le facesse piacere tutto quel botta e risposta alla Pomeriggio 5 la situazione stava andando davvero per le lunghe di conseguenza o trovava il modo di accopparla e andarsene o se ne andava nella speranza di non essere seguita per non doverla poi accoppare “Ok non lo dirò a nessuno a patto che tu mi dica la verità e che magari ci andiamo a prendere qualcosa da bere
    Plot twistone!
    Rimase con la bocca semi aperta, la mano sinistra appena davanti, pronta per dire qualcosa, esattamente, però, non sapeva cosa. Per come si erano svolte le cose fin dal primo momento non aveva immaginato un risvolto simile neanche lontanamente, le aveva pensate davvero tutte: dall’arrivo del guardiano ad un reggimento di pavor, dall’essere invitata a cena dal Ministro perché sei stata molto audace ad introdurti così nel castello, dobbiamo parlare del tuo futuro ad un’apocalisse zombie, ma un cambio repentino di personalità della blondie decisamente no. Il ragionamento seguente quasi non lo percepì tanto era intenta a capire se ci fosse sotto una qualche strategia per incastrarla, eppure questa fece su baracca e burattini e dopo averle chiesto un’ultima volta di seguirla si infilò nel passaggio sotto il Platano, inutile dire fosse più che stupita ma arrivati a quel punto non poté fare altro che stringersi nelle spalle e seguirla.
    Ripercorse il tragitto che aveva fatto all’andata in silenzio, ancora indecisa sul da farsi: agli occhi degli altri sarebbe sembrata sempre uno sporco esperimento che si era introdotto al castello solo per uscirne con una studentessa. Un ostaggio? Che potessero vederla come una missione ribelle? Probabilmente avrebbe solo dovuto liberarsi la mente, non era raro vedere maghi e esperimenti girare insieme, doveva solo sperare che miss lunatica non la infamasse. Quando finalmente rientrarono alla Stamberga Elysian era arrivata anche in fondo ai suoi pensieri, concludendo che ormai c'era dentro fino al collo, tanto valeva pedalare! Che poi il detto non era esattamente così ma va bene comunque.
    Prima di abbandonare la casa infestata le si parò davanti "Se io prometto di raccontarti il vero motivo per qui ero al castello tu prometti di non incastrarmi? le porse la mano in segno di pace nonché di presentazione e comunque io sono Elysian, ora portami a bere che mi hai fatta cagare in mano e il mio cuore non regge più certe cose!" chissà lassù in cielo quanto era quotata la sua disfatta.
    can you hear me? spotify insp. by ms. atelophobia
     
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    Nicole KeiraThompson
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    Neutrale | 16 anni | Corvonero | Animago
    Tutti quelli che non potevano frequentare Hogwarts o che ancora non erano pronti per andare data l’età, vedevano la scuola sotto un altro aspetto, bellissima, imponente e bla bla bla, non era vero niente era l’illisione che ti dava non avendoci passato neanche un giorno, ma una volta dentro non potevi più tirarti fuori e allora capivi la fregatura e che i sogni che ti eri fatto non erano veri. Era tutto il contrario di quello che gli altri pensavano, era orribile, ovviamente non per tutto, la cosa bella della scuola era la stanza, - dove era da sola ovviamente - i corridoi di notte buia e silenziosi, il cortile che ti dava un attimo di respiro e dove potevi guardare il piccolo mondo che ti circondava da un posto così lontano e assente da tutto, poi le cose positive erano finite per Nicole, il resto era tutto schifo, le aule con i professori stupidi all’interno, le materie incomprensibili, la mensa che tante volte le faceva schifo, la biblioteca dove non aveva mai messo piede perché studiare non era una delle sue priorità nonostante andasse abbastanza bene a scuola per la sua memoria, ma soprattutto la cosa che odiava di più di quel posto era la sala delle torture e i Torturatori dentro che erano felici nell’infliggere dolore e ridevano di te mentre urlavi perché avevi fatto qualcosa che non dovevi fare, Nicole quel posto lo conosceva a memoria con tutte le birichinate fatte ormai le cicatrici che aveva erano troppe anche solo per contarle e ricordarsi come gliele avevano fatte, sperava davvero che se qualcuno avesse dovuto scegliere avesse scelto diversamente, perché li non c’era niente che potesse davvero essere come tutti pensavano, era un’illusione.
    Si riscosse guardando la ragazza davanti a lei -che si era completamente dimenticata della sua esistenza, cosa che Nicole faceva spesso e senza volerlo- che aveva appena aperto le braccia al vento dicendo qualcosa sul “obbiettivo, passione, fregato”.
    Io non ce l’ho una passione e campo ugualmente per cui disse alzando le spalle, perché poco le importava, nessuno avrebbe pensato alle tue passioni, in quel mondo nessuno pensava a te, dovevi tu da solo pensare per te stesso.
    Entrarono entrambe nel Platano una volta che la ragazza acconsentì a una bevuta e velocemente percorsero la casa infestata, Nicole però si volle guardare un attimo intorno, non ci era mai stata dato che era proibito per gli studenti o altre persone entrare lì e se l’avessero scoperta altro che sala delle torture forse ci sarebbe stata una settimana intera o l’avrebbero sospesa per dei mesi, ma chi l’aveva detto che l’avrebbero dovuta scoprire? Non aveva lezioni per quelle ore e poteva tornare in tempo senza essere notata, era brava a non essere notata, era la sua specialità.
    Una volta uscite appena sull’uscio della casa la ragazza le si parò davanti con uno sguardo indagatorio e fece quello che ovviamente si era aspettata da lei, le chiese conferma che non avrebbe dovuto dire niente della sua entrata di scena dall’albero e le avrebbe raccontato il vero motivo. La cosa era interessante dato che davvero era curiosa del perché fosse lì quindi annui con la testa perché quando Nicole diceva una cosa era quella, poi vide la sua mano in mezzo a loro sospesa in aria, si stava presentando, era vero che non sapeva neanche il suo nome infatti nella sua testa la chiamava “pazza ragazza dell’albero” o cose simili, ovviamente Nicole anche se era una maleducata e lo sapeva benissimo fece “la persona educata” certo per quanto ti è possibile -sempre la sua vocina incoraggiante nella testa le dava conforto -
    Sono Nicole le strinse la mano in modo saldo per poi lasciarsi alle spalle la scuola, i problemi e la casa infestata per cercare un posto dove bere qualcosa di decente quello che non faceva da tanto dato che a scuola l’alcool e le cose buone non esistevano.
    Rise un attimo alle sue ultime parole divertita, che l’avesse fatta cagare in mano quello era sicuro e era contenta un po’ perché a lei le piaceva quando faceva spaventare qualcuno o che avesse il controllo della situazione e che la fine della storia la potesse decidere lei con un semplice “si, no”.
    Che ti ho fatto prendere un colpo quello è sicuro, ma perdonami sei stata la prima persona divertente che ho incontrato dopo tanto tempo a scuola, sai le cose misteriose mi piacciono e quando ti ho vista uscire da lì dovevo in qualche modo fare qualcosa di divertente disse sorridendo perché si lo era stato.
    Entrarono in un bar non tanto affollato e questo era a suo vantaggio dato che odiava la troppa gente intorno a lei, si sedettero in un tavolino poco distante dalla porta d’ingresso e vicino a una grande vetrata che dava su un marciapiede e sulla strada, prese il menù e guardò che cosa potesse prendere, dato che non le sarebbe capitato più per un po’ di tempo doveva mangiare e bere a volontà.
    Intanto che aspettavano un cameriere che ovviamente era in ritardo, incroció le mani davanti a se sul tavolo e appoggiò la schiena allo schienale un po’ duro della poltroncina.
    Allora dove eravamo rimanete?
    role code made by effe don't steal, ask

     
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7 replies since 10/9/2017, 19:07   385 views
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