Collisione

Privata Pandòra

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    Nicole KeiraThompson
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    Ma che...
    Nicole si svegliò stringendo gli occhi perché ad un tratto dal suo campo visivo ci fu una grande luce che l'aveva accecata. Si spostò sul letto per vedere meglio e soffiò rumorosamente ributtandosi sul letto e mettendosi il cuscino sulla faccia.
    Ma perché? disse parlando ad alta voce ma dicendolo a se stessa o forse al tempo fuori.
    Sì la cosa che l'aveva svegliata era un raggio di sole perché quella mattinata era una bella giornata, con un caldo che ti entrava nelle ossa e non tirava un filo d'aria. Sarebbe stato motivo di allegria per tutti sicuramente, ma non per lei e vi chiedere il motivo di questa sua tristezza !
    Nicole odia il sole e con esso ogni sorta di calore come il fuoco...oh se lo odia. Odia i colori , troppi le danno fastidio alla vista, odia le persone che parlano troppo e quelle che parlano poco, odia sudare e dover stare chiusa in casa perché quella mattina il sole aveva deciso di far capolino sul mondo per farle fastidio.
    Si alzò dal letto e si sistemó vestendosi in modo non tanto fresco, ma alla fine per fortuna non era completamente vestita di nero.
    Amava il nero e ovviamente tutto quello che metteva parlava di quel suo amore, ogni volta che si vestiva doveva avere almeno una cosa di nero addosso o non stava bene era una fissa per lei. Quella giornata aveva deciso di portarsi una giacchetta e voi direte, odia il caldo e si mette pantaloni lunghi, scarpe chiuse e addirittura ha una giacca nera? Si questa era Nicole, completamene sfasata su tutto e non è una ragazza comune.
    Si mise un filo di trucco perché se si fosse truccata come al suo solito cioè con matita nera le sarebbe colato neanche il tempo di uscire dalla porta.
    Scese le scale e trovò suo padre sorridente al tavolo a fare colazione dato che erano le 10.30 del mattino.
    Che hai da sorridere tanto? chiese seria prendendo una tazza di latte e caffè e prendere un biscotto dalla tavola sedendosi di fronte a lui.
    Oh niente e sorrise ancora di più scuotendo la testa. Ma che aveva la gente era pazza per caso?
    Il sole oggi ti ha dato alla testa? chiese inzuppando il biscotto nel latte e mangiarlo.
    È proprio questo il punto, come ti senti questa mattina? chiese guardandola smettendo di mangiare.
    Ma si è bevuto il cervello? pensò storcendo il naso e smettendo anche lei di mangiare aspettando che lui dicesse altro perché non avrebbe risposto.
    Oggi è una bella giornata, c'è il SOLE, stai bene? disse suo padre non facendo più a stare così e scoppiando a ridere.
    Nicole stranó poco gli occhi e fece una finta risata Ah ah ah come sei divertente disse guardando fuori dalla finestra e sospirare, suo padre sapeva l'odio per il caldo e di quelle giornate e si divertiva sempre a prenderla in giro.
    Sto malissimo questo tempo mi butta giù disse finendo il suo ultimo biscotto e alzarsi per lavare la tazza.
    Sentì un'altra risata del padre e lo guardò male.
    Che ha da ridere?
    Se ti sentisse qualcuno al di fuori di me penso che ti porterebbero al manicomio
    Nicole sorrise, un sorriso sincero questa volta, il sorriso che regalava solo a suo padre nonostante facesse la dura anche con lui, ma che riusciva a sciogliersi un po' e far vedere un po' la vera lei solo a lui.
    Esco vado a fare un giro disse poi prendendo la borsa a tracolla e non aspettandosi una risposta aveva sempre fatto quello che voleva alla fine.
    Torna presto disse suo padre alzandosi sala tavola e iniziando a lavare la sua tazza, ma nicole era già uscita.
    Il sole ovvimante faceva troppo caldo e Nicole passó un'ora buona a girare a zonzo lamentandosi di quella giornata come faceva sempre.
    Stava guardando un albero spezzato verso Dark Street, Sono arrivata così lontano? pensò sconvolta e decisa a tornare indietro quando qualcuno le venne addosso e per poco non le cadde la borsa.
    Si girò indignata, ma alla gente proprio il sole da alla testa pensò innervosita per poi girarsi e vedere una ragazza un po' più grande di lei.
    Stai attenta non esisti solo tu disse ovvimante con il tono che Nicole sapeva fare bene come per dire " o te ne vai ORA o mi incazzo", ok non priorio così, ma era simile.
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    Edited by mephobia/ - 14/1/2018, 17:06
     
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    Claire Elisewin Donovan
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    Faceva freddo quella sera. Era dannatamente umido e Claire si maledì per essere uscita di casa con una magliettina leggera. In realtà non ricordava perché si fosse vestita così leggera. L’estate finiva molto presto in quel dell’Inghilterra, per non parlare di quando tramontava il sole. Si passava dall’estate all’inverno nel giro di poche ore. C’era uno sbalzo termico a cui lei non riusciva ancora ad abituarsi. Si strinse nelle spalle strofinandosi le braccia con le mani per farsi un po’ di calore. Per giunta, oltre al freddo aveva pure sonno. Le si chiudevano gli occhi, e tra uno sbadiglio e l’altro cercò di ricordarsi quando fosse iniziata quella giornata e cosa avesse fatto. Gli sbadigli le inumidirono gli occhi. Vedeva appannato davanti a sé ma non se ne preoccupò. Camminava, da qualche parte sarebbe arrivata. Molte luci dei lampioni non funzionavano più. Si erano fulminate? Nel mondo magico le cose si fulminavano? Spesso Claire alle cose che vedeva cercava di dare una spiegazione logico-scientifica, ma presto si rendeva conto che tutte le sue certezze, con la magia, venivano meno. Era davvero snervante per lei. A dirla tutta molte cose la snervavano.
    Poi, mise il piede in una pozzanghera, che le bagnò completamente la scarpa in tela che indossava quel giorno. «Maledizione! Ma quanto manca ancora?». Intorno a lei non c’era nessuno. Erano tutti spariti, come se si fossero volatilizzati. Quella scena fu come un dejavù per la magonò e per un attimo, al solo pensiero, le venne la pelle d’oca. Poi.. udì dei lamenti che la fecero sbiancare. Quella voce le era familiare e lei aveva paura di riconoscerla. Iniziò ad accelerare il passo. Non sapeva dove stava andando ma alla fine corse. Iniziò a sudare freddo e i capelli le si attaccarono alla pelle. Ci impiegò dei minuti che le sembravano ore prima di individuare la fonte. Quando la vide, anzi, quando LO vide, il suo cuore perse un battito. Drake aveva bisogno di lei.
    «Drake! Drake cosa ti è successo? Drake! » Si catapultò su di lui, ma lui non la guardava. Aveva ferite ovunque. Le venne da piangere ma sapeva che doveva concentrarsi per farlo guarire. Appoggiò le sue mani su di lui e aspettò che accadesse qualcosa. «Vattene! Tu.. Sei stata tu! Mi hai mentito! Per tutto questo tempo mi hai mentito! Sei stata sempre dalla loro parte!». Un colpo al cuore ben inflitto. Ciò che più temeva era ormai successo. «Cosa? Che dici? Chi è stato a farti..» Loro, ovviamente. Quei bastardi che mesi prima l’avevano cercata avevano ottenuto ciò che volevano e lei era stata loro complice. E questo era il risultato. Per di più, non solo Drake aveva scoperto la verità, adesso non riusciva neanche a guarire. Il suo potere non funzionava più, com’era possibile? Cercò di concentrarsi, ignorando quello che la circondava, ignorando i tentativi di Drake di divincolarsi, non pensando neanche alle conseguenze di ciò che era appena successo, ma niente. Era tutto inutile.
    Poi un dolore lancinante alla testa. E l’impressione di cadere nel vuoto.


    Claire, con la testa dolorante, si accorse di essere caduta dal letto portandosi insieme tutte le lenzuola a cui si era attorcigliata. Non aveva la forza di rialzarsi, soprattutto dopo l’incubo di quella notte. Ma per quanto potesse essere stato un sogno, qualche scrupolo le era venuto. Sentì il suo cellulare ricevere una notifica e dopo essersi srotolata dalle lenzuola lesse il messaggio che le era appena arrivato: “Buomgiorno, ci vedimo oggi?”. Sorrise.. sia per la goffaggine dei maghi (o degli esperimenti che siano) di maneggiare con gli oggetti babbani e sia per quel ‘buomgiorno’ che spazzava via ogni dubbio circa la scorsa notte.
    Lo stomacò iniziò a brontolare e dopo aver fatto una lunga e abbondante colazione si infilò sotto la doccia. Fortunatamente non aveva molte cose da fare quella mattina se non comprare qualcosa a suo fratello per il compleanno di qualche settimana prima. Una volta che si fu vestita, staccò il telefono dal carica batterie e rispose: “Buongiorno! Passo da Hogsmeade e ti raggiungo. Non farti trovare in pigiama. <3”.
    I magonò non avevano molti modi di spostarsi da un posto all’altro. Specialmente dal bilocale in cui abitava Claire era difficile raggiungere le strade principali del mondo magico. Per questo prese la sua auto babbana e la parcheggiò vicino l’accesso per Hogsmeade.
    Una volta entrata nel piccolo villaggio decise di voler fare le cose con calma e di rilassarsi un po’. Non era grande quella cittadina, ma neanche piccola. Perciò mentre passeggiava fino al negozio di abbigliamento, tirò fuori dalla borsa un libro, e iniziò a leggerlo stando più o meno sempre attenta a dove metteva i piedi.
    Lesse forse più di un capitolo quando alzò lo sguardo dal romanzo e si rese conto di non avere idea di dove si trovasse. «Non di nuovo!» Non era raro che Claire, distratta come al solito, si perdesse ogni cinque minuti. Sbuffando scosse la testa, e decise perlomeno di finire le ultime due pagine dell’ultimo capitolo prima di rimettersi a cercare la strada. Si voltò di spalle, e lentamente ripercorse la strada che probabilmente aveva fatto per arrivare fin lì. E tutto questo sempre con il naso dentro il libro, ovviamente. Persa nel suo mondo ed in quello del romanzo. E nessuno l’avrebbe tirata fuori fino all’ultimo punto.

    «NO!» Qualcuno era morto nel libro e lei non sapeva chi perché proprio quando era arrivata quasi alla fine del paragrafo qualcuno si era schiantato contro di lei, oppure lei si era schiantata contro qualcuno. Dettagli, insomma. Le cadde il libro a terra, e per di più perse anche il segno. «No.. il segno no.. ». Già. Le tragedie della vita.
    «Stai attenta non esisti solo tu.» alzò gli occhi e vide accanto a lei una ragazza dall’aria più o meno incazzata. Difficile non immaginare cosa stesse pensando.
    «Cavolo! Scusami, mi dispiace! Ti ho fatto male? » Si abbassò per prendere il libro da terra e notò che quella ragazza aveva un viso davvero poco familiare.
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    Nicole KeiraThompson
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    La ragazza che l’aveva travolta aveva avuto qualche istanti prima un librone in mano che si era chiuso su stesso e facendo in modo che la ragazza davanti a lei perdesse il segno e per lei sembrava una tragedia dato che quasi urlò disperata prendendo il libro da terra sperando di ritrovarlo.
    Che cosa aveva mai di speciale un libro? Poi perché la gente doveva leggere mentre camminava? Domande che gli frullavano nella testa e che non avrebbero mai avuto risposta se non la sua dato che non chiese nulla, ma sentì le sue scuse chiedendole se si era fatta male.
    Nicole fece finta di toccarsi una spalla dolorante anche se alla fine non le aveva fatto nulla se non che non le era quasi caduta la borsa, ma dettagli.
    Faceva sempre così quando qualcuno le andava addosso (o lei andava addosso a qualcuno), faceva finta di essersi fatta male e si arrabbiava così faceva sentire in colpa quella persona tanto che o le offrivano qualcosa da bere o da mangiare, cosa che apprezzava sempre molto oppure si arrabbiava e basta veramente andandosene indignata alla Nicole Thompson #wat.
    Mi chiedo sempre perché la gente debba leggere mentre cammina, ma non avete un posto dove sedervi? disse per rimarcare il fatto che le aveva dato fastidio, Nicole era fatta così e guai a chi intendeva alzare la voce con lei o a sfidarla perché adesso abbassavano il capo con paura, lei faceva paura alle persone e quella consapevolezza la metteva sempre di buon umore.
    Non aveva mai visto quella ragazza in giro e non poteva di certo averla mai vista dato che non usciva mai e di certo non andava spesso a Hogsmeade come passatempo, poi si sarebbe ricordata di lei dato che Nicole si ricordava sempre di tutti anche se lei non voleva ricordarsi di nessuno, anche per i nomi era la stessa cosa dal momento che vedeva la faccia e sapeva il nome potevano passare mesi ma quando vedeva quella persona le appariva come un flash il nome nella mente, tutti sapevano il suo a scuola per via di come si comportava e della reputazione di merda che aveva, ma che a lei piaceva essere vista così, la ragazza cattiva dove dovevi stare alla larga o ti capitavano cose brutte.
    La ragazza davanti a lei era grande qualche anno in più di lei e si vedeva, ma ovviamente non credeva alla favola raccontata in giro che chi era grande era anche intelligente o che dovevi per forza portare rispetto, Nicole non portava rispetto a nessuno e si poteva essere maleducata agli occhi degli altri, ma che cosa importava alla fine? A lei del parere degli altri se ne era sempre infischiata liberamente.
    Sembri sconvolta, ti ho rovinato il finale del libro delle storie dei bambini? chiese quasi ridendo perché alle sue orecchie tutto sembrava divertente, anzi lei si reputava divertente.
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    Claire Elisewin Donovan
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    Claire era una ragazza abbastanza melodrammatica. Faceva tragedie per ogni piccola cosa, specie se poi non stava di aria. Volete un esempio? Era una tragedia quando la mattina sbagliava a mettere il calzino al piede giusto e metteva quello di sinistra al piede destro e viceversa, nel senso che brontolava e iniziava a lamentarsi del fatto che forse la giornata non sarebbe andata come avrebbe dovuto dato che ormai aveva una possibilità su due di sbagliare; oppure era una tragedia quando non riusciva a finire le cose che si era prefissata di fare, cosa abbastanza frequente dato che era piena di impegni fin sopra la cima dei capelli; o ancora era una tragedia quando perdeva il classico appuntamento quotidiano che poteva essere la puntata di un telefilm o di un programma di quiz televisivo; o quando perdeva delle cose all’apparenza irrilevanti ma che improvvisamente diventavano di vitale importanza in quel preciso momento. Insomma.. alcune volte bastava davvero poco per creare scompiglio nella sua vita. Poteva essere melodrammatica tanto quanto poteva essere fredda e impassibile. Di solito erano le persone a lasciarla senza parole, un po’ per l’assurdità di quello che vedeva e un po’ perché odiava dare soddisfazioni. Anche e soprattutto quando le facevano i complimenti lei era capace di rispondere in modo tale da lasciare il suo interlocutore spiazzato, come se le avesse detto le cose più terribili del mondo. E questo succedeva con il fratello che nonostante avesse imparato (con gli anni) a conoscerla, ancora non si dava pace di fronte alle risposte pungenti della sorellina. E, ultimamente, stava succedendo anche con Drake, in particolar modo dopo che il loro rapporto si era in qualche modo un po’ più rafforzato.

    «Ti sta bene quel vestito.»
    «Dici? A me non piace molto.»
    «Ma infatti non ho detto che è bello il vestito, ma che sta bene a te.»
    «Ah.. mah, non saprei.»
    « -.- »

    oppure..

    «Che hai fatto ieri sera?»
    «Sono uscito con una ragazza.»
    «… divertito?»
    «Claire..scherzavo.»
    «Ovviamente lo sapevo u.u»
    « -.- »

    Ma infatti, apparentemente, essere ‘tradita’ sembrava essere niente davanti al perdere il segno in un libro, classificata come una di quelle catastrofi naturali che solo Merlino poteva sapere, specie nei momenti di maggiore suspence. E così accadde quel giorno, con quella ragazza. Essendo una sconosciuta, l’unica preoccupazione che poteva paragonarsi al non sapere chi fosse morto in quel libro era pensare di aver fatto male a qualcuno. Ma evidentemente non c’era di che preoccuparsi, dato ciò che accadde di lì a qualche minuto.
    «Mi chiedo sempre perché la gente debba leggere mentre cammina, ma non avete un posto dove sedervi?» wait wait wait, come scusa? Si limitò a pensare Claire, che rimase a fissarla ammutolita. Siamo seri? Una ragazzina di manco 17 anni aveva davvero la faccia tosta di rispondere in quel modo manco le avessero spezzato la bacchetta? Ma robe da pazzi. «Sembri sconvolta, ti ho rovinato il finale del libro delle storie per bambini?», chiese come se le stesse venendo da ridere.
    A quel punto l’espressione del volto di Claire passò da scioccata a una che aveva appena sentito la cosa più stupida del mondo ripetuta due volte. «Io almeno ho come scusa il fatto che leggevo per esserti finita addosso, tu che scusa hai per essere finita addosso a me e non avermi scansata?» disse, mentre toglieva la polvere e la terra dalla copertina del libro. Possibile che le persone avessero sempre voglia di litigare? Sempre tutti così arrabbiati, così depressi, così repressi. Ma che avevano tutti quanti? Ma STATE CALMI!
    «E comunque no, a rovinarmi il finale ci ha già pensato l’autore. Al massimo tu mi allunghi la suspence. È quasi divertente. E poi.. se avessi tempo per sedermi lo farei, almeno così conosci più persone se ci finisci addosso. Serve a socializzare.» un pizzico di ironia aleggiò sul viso di Claire. Le veniva da ridere, ovviamente. A parte lo shock iniziale quella ragazza non sarebbe riuscita a rovinarle la giornata, per quanto potesse dirle parole o potesse essere scorbutica. Probabilmente non l’avrebbe mai più rivista e questo bastava per farsi scivolare addosso qualunque cosa. Se così non fosse stato, invece, aveva un motivo più per non arrabbiarsi. «… anche se non sempre funziona.» La fissò con sguardo curioso. Del resto era una ragazzina come tante, soprattutto a 17 anni si possono avere mille e uno motivo per essere arrabbiati, non spettava a Claire giudicarla.
    «Io sono Claire, piacere!» le allungò la mano, presentandosi, senza aspettarsi che la ragazza di fronte a lei la ricambiasse.

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    Edited by pandòra - 13/3/2018, 21:30
     
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    Nicole KeiraThompson
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    La giornata non era davvero iniziata con il piede giusto, si era svegliata per colpa di un raggio di sole che ovviamente aveva voluto oltrepassare la sua barriera inespugnabile della stanza per posarsi sul suo volto stanco, poi si era ritrovata a parlare con una ragazza che invece di leggere seduta e senza dare fastidio a nessuno, lo faceva in piedi e ora ce l’aveva con lei per cosa? Perché aveva perso il segno del suo prezioso libro?
    Nicole non era una persona tranquilla, non lo era mai e non lo era soprattutto se al posto del cielo scuro e carico di pioggia c’era un sole che spaccava le pietre e le spaccava persino l’umore.
    Si sistemó i suoi occhiali da sole sulla testa guardandola meglio e facendosi guardare meglio, aveva delle occhiaie enormi nonostante il trucco non fosse poco sul suo volto piccolo e pallido, ma aveva gli occhi freddi come il ghiaccio di chi non ha voglia di scherzare non quel giorno.
    Nicole aveva sempre un buon pretesto per litigare e per far sì che la giornata andasse per il verso giusto, perché dico così? Beh non c’era un giorno che non litigasse con qualcuno anche per una cavolata.

    Mi presti il telefono per fare una chiamata?
    Io non poss...
    Perché? Cos'è non hai credito? Certo e io ci casco anche vero? Di subito che non vuoi darmelo e facciamo prima
    Io non...
    Va bene, ma me la lego al dito



    Questa è una delle tante cavolate per cui si scalda e finisce con il litigare o con il fare paura all’altro senza dargli il tempo di dire niente sorridendo felice della sua reazione, era come se litigare fosse vita per lei, era un modo per impiegare il tempo e per non essere del tutto sola (?).
    Hai presente i fantasmi? Sono anime invisibili all’uomo, tu sei questo, un fantasma per me, ti sono venuta addosso perché ti sei smaterializzata davanti a me all’ultimo secondo capisci? Non prendertela dai disse vedendola che si puliva il libro come se fosse un lingotto d’oro, non capiva cosa ci fosse di così tanto bello nel leggere un libro che era pura fantasia, leggere era rifugiarsi in un mondo per non vivere nel tuo, per rimandare sempre il fatto che la vita faceva schifo e che bisognava viverla prima o poi.
    Beh socializzare come hai notato non è il mio forte disse rimettendosi gli occhiali davanti agli occhi perché davvero quel sole le dava fastidio.
    Alle volte pensava di essere un vampiro e non una maga, il sole le dava fastidio, la tenebra e la notte erano la sua casa e si sentiva al sicuro, poteva dire di non essere del tutto normale.
    Poi così a sorpresa di Nicole la ragazza di fronte a lei si presentò porgendole la mano in modo educato e in segno di resa (?), poteva anche snobbarla e lasciarla lì come una povera cretina con la mano a mezz’aria, ma alla fine apparte lo shock iniziale di quel trambusto non le aveva fatto davvero qualcosa, forse non le avrebbe fatto male un po’ di socializzazione, anche se riteneva sempre che non ne aveva bisogno.
    Nicole disse solo stringendole la mano guardandola negli occhi, metteva sempre un certo timore agli altri, nel modo come si comportava e come parlava, era la bulletta della scuola, ma non per questo non era umana e non aveva un cuore, si di pietra.
    Non era mai davvero un piacere per lei, non le interessava conoscere qualcuno, tantomeno presentarsi, tanto nel giro di qualche minuto se ne sarebbero andate per la loro strada ognuna con la propria vita, lei avrebbe finito il suo libro sapendo così il finale travolgente e Nicole avrebbe girato a caso per alcuni isolati e poi sarebbe tornata a casa come sempre a non fare un granché.
    Spiegami una cosa Claire, cos’ha di tanto speciale uno stupido libro? Per me è solo un modo per scappare dalla realtà disse alzando le spalle non capendo davvero come potesse avere “cura” di un libro inutile e trattarlo come se fosse la sua vita.
    Alla fine lei che ne poteva sapere di libri, faceva fatica ad aprire quelli di scuola, lei aveva sempre vissuto la sua vita e leggere non era mai stato uno dei suoi passatempi, era troppo impegnativo, tutte quelle pagine e quelle parole troppo complicate per la sua mente troppo stupida da comprenderle, si riteneva una persona realista e sognare non lo faceva più da tempo.
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